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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 44 di martedì 29 luglio 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 11.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Balocchi, Bindi, Brancher, Brugger, Caparini, Ceccuzzi, Cossiga, Evangelisti, Fogliardi, Fugatti, Giancarlo Giorgetti, Leo, Lo Monte, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Milanato, Nizzi, Pescante, Scajola, Stucchi e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni (ore 11,02).

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge:
RENZO BORTOLUSSI, da Sequals (Pordenone), chiede interventi di messa a regime del torrente Meduna che evitino la costruzione della progettata diga tra Colle di Arba e Sequals (146) - alla VIII Commissione (Ambiente);
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede:
che in caso di dimissioni o decesso del Presidente del Consiglio dei ministri le sue funzioni siano assunte temporaneamente dal Presidente della Camera dei deputati (147) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
il riordino dell'Ente nazionale risi (148) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
l'istituzione della polizia regionale della regione siciliana (149) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'attribuzione del titolo di «onorevole» ai cittadini distintisi nella difesa dei diritti e della libertà (150) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
misure contro l'abbandono dei terreni agricoli (151) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
che la lingua italiana sia dichiarata patrimonio nazionale e dell'umanità (152) - alla VII Commissione (Cultura);
l'abolizione dell'immunità parlamentare, la riduzione del numero dei parlamentari e dei Ministeri e il potenziamento delle funzioni dei prefetti (153) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla P2 (154) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
SANTE MARTINO CENTRONE, da Castellana Grotte (Brindisi), chiede l'abolizionePag. 2del canone di abbonamento alla RAI (155) - alla IX Commissione (Trasporti);
ANTONIO CARRISI, da Iglesias (Cagliari), chiede disposizioni per consentire l'ammissione dei soggetti fabici alle Forze armate (156) - alla IV Commissione (Difesa);
PASQUALE ANDREA CHIODI, da Gallo Matese (Caserta), chiede norme in materia di dottorati di ricerca per gli avvocati e i praticanti legali e sulle scuole di specializzazione per le professioni legali (157) - alla II Commissione (Giustizia);
GRAZIELLA BATTAGLIA, da Godega di Sant'Urbano (Treviso), e numerosissimi altri cittadini, chiedono la chiusura dell'uscita autostradale di Pianzano fino alla messa in esercizio della bretella di collegamento con la strada statale n. 13 (158) - alla VIII Commissione (Ambiente).
VENERINO TOSINI, da Ferrara, chiede l'inasprimento delle sanzioni per chi non rispetta la pulizia e il decoro dei luoghi pubblici (159) - alla II Commissione (Giustizia);
MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede interventi per garantire la libertà di scelta dei minori in materia religiosa (160) - alla I Commissione (Affari costituzionali).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 735 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97, recante disposizioni urgenti in materia di monitoraggio e trasparenza dei meccanismi di allocazione della spesa pubblica, nonché in materia fiscale e di proroga di termini (Approvato dal Senato) (A.C. 1496) (ore 11,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97, recante disposizioni urgenti in materia di monitoraggio e trasparenza dei meccanismi di allocazione della spesa pubblica, nonché in materia fiscale e di proroga di termini.
Ricordo che nella seduta del 28 luglio scorso si è conclusa la discussione sulle linee generali ed ha avuto luogo la replica del Governo mentre i relatori vi hanno rinunciato.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1496)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1496), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1496).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1496).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già presentate nel corso dell'esame presso le Commissioni e in tale sede dichiarate inammissibili, in quanto non strettamente attinenti alla materia oggetto del decreto-legge: Froner 3.9, che dispone l'attribuzione alla regione Valle d'Aosta e alle province autonome di Trento e di Bolzano del contributo relativo al servizio sanitario nazionale sui premi delle assicurazioni dei veicoli e dei natanti; Zazzera 4-bis.15 che reca modifiche alla disciplina in materia di inserimento nelle graduatorie permanenti relative al personale docente della scuola per coloro che hanno frequentato specifici corsi.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative non previamente presentate in sede referente: Brugger 4.030, in materia di rimborsi delle spese per le consultazioni elettorali; Rubinato 4-sexies.30, limitatamente all'ultimo periodo (che riproduce il contenuto dell'emendamento Rubinato 4-sexies.2 dichiarato inammissibile in sede di Commissioni riunite) relativo a spese in favore della regione Veneto.Pag. 3
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, cari colleghi (non posso salutare i presidenti delle due Commissioni di merito, che non vedo in Aula), noi abbiamo presentato un numero limitatissimo di proposte emendative, ossia trenta. Il Comitato dei nove ha già deciso di esprimere un parere contrario su tutte e trenta, ma vedremo come andrà avanti la discussione in Aula. Il numero limitato non è dato dal fatto che non vi fosse bisogno di modificare il provvedimento in esame. Ve n'era tanto bisogno, perché ancora una volta siamo di fronte a un provvedimento raffazzonato, incoerente, parziale e confuso: esso contiene di una serie di «toppe». Ovviamente, vi sono anche misure condivisibili, ma il carattere del provvedimento è appunto quello di cui parlavo.
Ci siamo soffermati su alcuni temi per sfidarvi, per non darvi un alibi e per costringervi a venire in Aula a confrontarvi, al fine di evitare un'ennesima votazione di fiducia. In questi giorni abbiamo visto provvedimenti confusi e raffazzonati e ne abbiamo licenziato uno. Ieri vi è stata la denuncia del presidente Giancarlo Giorgetti circa i tempi limitati che non permettono analisi compiute alle Commissioni di merito e che poi determinano le situazioni di cui, come vediamo, i giornali si occupano in questi giorni. L'ultima è la cancellazione degli assegni sociali per chi non ha lavorato per dieci anni continuativamente. In questa fobia dell'immigrazione, si producono norme incredibili. E non si venga a dire che, anche nei confronti della norma in esame, l'opposizione non aveva manifestato la sua contrarietà. Lo avevamo rilevato in Commissione (con gli interventi dell'onorevole Calvisi) ed in Aula (con gli interventi dell'onorevole Miotto e di altri colleghi): si tratta di una norma che, di fatto, cancella l'assegno sociale a 760 mila anziani.
Questo è un modo di legiferare sbagliato e pericoloso. Il Governo ha dichiarato questa mattina che molto probabilmente il decreto-legge n. 112 del 2008 verrà trasmesso alla Camera in terza lettura a seguito degli opportuni interventi del Presidente della Repubblica sulla questione postasi con l'articolo 60. Non c'era bisogno che intervenisse il Presidente della Repubblica. Per ore, giornate intere, in sede di Commissioni riunite noi abbiamo discusso di tale problema: l'onorevole Tabacci se ne ricorderà. Siamo appunto partiti da ciò: abbiamo considerato questo aspetto una condicio sine qua non per procedere nel nostro lavoro. Malgrado ciò, si è voluti andare avanti e si è prodotta una norma sbagliata e raffazzonata.
Affermare che - considerato che dobbiamo modificarlo - ci limiteremo solo alla modifica dell'articolo 60, ci sembra sbagliato: dal momento che vi sono milioni - e non migliaia! - di precari preoccupati per le norme prodotte e vi sono migliaia di anziani che beneficiano dell'assegno sociale preoccupati, sarebbe irresponsabile non rivedere complessivamente quel provvedimento, che è sbagliato, anche per il riconoscimento che, in quest'Aula, è provenuto da eminenti rappresentanti della maggioranza.
Mentre pensavo al mio intervento sul complesso delle proposte emendative, mi chiedevo quale filo comune si possa ricavare da questi primi provvedimenti del Governo in materia economica, da questa confusione normativa e da questa contraddittorietà.
Io ne avrei trovati due, uno di merito, l'altro di metodo. Sul merito, colleghi, vi è una costante: la tendenza all'allentamento della lotta all'evasione e all'elusione fiscale. Vi è un sostanziale abbassamento della soglia della legalità. Vi è il solito messaggio da «Italietta» degli anni Sessanta: «Cercate di arrangiarvi, noi vi allentiamo le corde».
Vanno in questo senso le norme approvate in precedenza: l'uso del contante, la tracciabilità dei professionisti, l'abolizione dell'elenco clienti e fornitori, le norme sull'accertamento con adesione.
Guardate, non mi convince nemmeno la norma sui notai, che avete strombazzatoPag. 4come un risparmio per le imprese. Anche questo è un abbassamento della soglia della sicurezza e della legalità, perché non c'è più nessuno che abbia la responsabilità del contenuto dell'atto e che si occupi della lesione del diritto di terzi, compresi quelli dello Stato. Vi è demagogia e populismo anche in questo.
Ma soprattutto vi è una complessiva deregolazione del mercato del lavoro. In questo Paese, è stimata un'evasione da mancata fatturazione per 100 miliardi l'anno e un'evasione equivalente da contribuzione lavorativa. Vi è gran parte del Paese che è sotto il sommerso.
Abbiamo dimostrato in quest'Aula che le aspirazioni di rispettare i saldi e i parametri solo attraverso i tagli alla finanza pubblica non sono praticabili, realizzabili e credibili.
Dovremmo rivedere assolutamente quella manovra, perché nei tre comparti fondamentali dello Stato (scuola, sanità e sicurezza) il nostro Paese forse spende male, ma in percentuale sul PIL spende meno della media degli altri Paesi europei. Più di tanto non si potrà fare.
C'è una partita, invece, che ci vede al di sotto della media europea, quella della fedeltà fiscale. Se non si interviene su quella, non potremo rimettere in carreggiata questo Paese, che ha la palla al piede più grossa degli altri Paesi europei, avendo il debito pubblico più alto d'Europa, il terzo del mondo, che mangia ogni anno cinque punti di PIL, solo per i 76 miliardi di interessi che noi paghiamo.
Ma dove pensate di andare, se allentate su questo fronte, se allentate la lotta all'evasione fiscale? Veramente pensate di cavarvela solo con il taglio delle spese, che poi va a danno esclusivo dei più deboli?
In questo provvedimento, vi è una norma pericolosissima, che favorirà ancora di più il lavoro nero: l'articolo 3, comma 8, che prevede l'abrogazione della responsabilità solidale tra appaltatore e subappaltatore per ritenute fiscali.
Noi sappiamo come lavorare in nero corrisponda sempre a lavorare senza il rispetto delle norme di sicurezza. La deregolazione del mercato del lavoro ha visto l'abolizione inquietante di norme importanti che erano state introdotte.
Nella precedente legislatura, avevamo trovato il modo di fermare una prassi che oserei definire barbara, quella di far firmare le dimissioni in bianco e tenere il lavoratore, soprattutto le donne, sotto ricatto. Era stata sostenuta da gran parte della maggioranza e da molte deputate che oggi sono Ministre e sono nel banco del Governo.
È un fenomeno certo minoritario nel mondo della nostra impresa, ma inquietante e veramente barbaro. Si è trovato il modo di eliminare anche quella norma.
Sul metodo, invece, continua la vostra strategia di demagogia, di populismo, di propaganda e di annunci ai quali poi non corrispondono i fatti.
Il Ministro Brunetta ha annunciato risparmi per 8 miliardi per effetto delle sue misure. Vedremo il risultato.
Intanto, il Ministro stesso ha coperto, condiviso e sostenuto 30 miliardi di euro di spesa nei comparti di spesa pubblica di sua competenza senza che i «suoi» 8 miliardi di euro di risparmio si siano ancora visti. E poi, cosa si fa? Mentre si annuncia la lotta per l'efficienza della macchina pubblica si rivede il tetto al trattamento economico dei grandi dirigenti pubblici che avevamo posto nell'ultima legge finanziaria. Per chiunque riceve emolumenti e retribuzioni a carico delle finanze pubbliche avevamo fissato, infatti, un tetto massimo equivalente alla retribuzione del primo presidente della Corte di Cassazione con deroghe che comunque non andavano oltre il doppio del compenso del primo presidente della Corte, mentre ora si torna indietro, all'anarchia, e si favoriscono e si coprono privilegi e ingiustizie.
Inoltre, sono state prorogate le norme per la revisione delle comunità montane e per la loro riduzione, così come le norme per la riduzione, l'eliminazione, la revisione dei consorzi di bonifica e potrei aggiungere altro. Volevo dire al sottosegretario Molgora - se il sottosegretario mi ascolta - che ieri, replicando in sede diPag. 5discussione sulle linee generali a proposito della cosiddetta «Visco sud» - tema che non intendo trattare -, aveva dichiarato che non esistono oneri rispetto agli impegni verso la Commissione europea (mentre il Servizio studi della Camera afferma, al contrario, nella sua relazione, che questa norma comporta un onere di notifica dell'amministrazione alla Commissione europea).
Voglio concludere, signor Presidente, evidenziando un'altro articolo di questo decreto-legge: l'articolo 4-bis, comma 15, che si occupa della ex Sviluppo Italia ovvero del riordino delle partecipazioni societarie dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa Spa. La norma di per sé è innocua limitandosi a garantire una proroga del tempo per l'azione di riordino delle società regionali che la ex Sviluppo Italia Spa aveva nel nostro Paese. L'occasione di questo articolo, tuttavia, mi permette di ricordare il Paese che abbiamo ereditato, Ministro Vito, dalla vostra gestione. Nella scorsa legislatura nella Commissione bilancio, dopo aver audito l'amministratore delegato di Sviluppo Italia Spa, abbiamo prodotto la riforma prevista nella legge finanziaria del 2007 di cui vi ho parlato. L'amministratore delegato, infatti, ci aveva presentato questo quadro affermando di aver trovato, insediatosi nell'azienda, 57 società controllate, 124 società partecipate, 1700 dipendenti, il 63 per cento dei quali con funzioni di staff e il 37 per cento di operativi ovvero tre dirigenti dirigevano due impiegati. Noi abbiamo scritto nella finanziaria che doveva partire un piano di riordino che vedesse al massimo tre controllate e tredici partecipate. Era stato creato un mostro con 422 membri di organi di amministrazione, tra revisori ed amministratori, e noi abbiamo previsto che i consiglieri di amministrazione e i sindaci non potessero essere più di dodici. Ebbene, anche sul piano della lotta ai privilegi e alle corporazioni, alle incrostazioni, ai monopoli e sulle liberalizzazioni che devono vedere questo Paese agire in una vera economia di mercato, vediamo un allentamento. In queste ore, in cui discutiamo di questi provvedimenti e non leggiamo più le campagne di stampa dei ben pensanti, dei grandi giornali, de il Giornale, di Libero che ogni giorno, con pagine scandalistiche, intervenivano su questi temi, ci chiediamo che fine abbiano fatto e dove stia andando questo Paese. Per parte nostra siamo molto preoccupati e ostacoleremo in quest'Aula con i nostri emendamenti il provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, mi rivolgo a lei con grande preoccupazione ma, se mi permette, data la conoscenza ormai datata, anche con grande amicizia e simpatia, affinché si faccia interprete nei confronti della Presidenza della Camera di una situazione davvero molto delicata che è andata creandosi con un crescendo continuo in questi due mesi e mezzo di attività.
Credo che le prime tre cariche dello Stato, la Presidenza della Repubblica, quella del Senato e quella della Camera, abbiano, in base ai principi della nostra Costituzione, un obiettivo scritto e non solo costantemente attuato negli anni precedenti, cioè quello di essere istituzione di garanzia nei confronti di tutti i cittadini e - mi permetta, Presidente - soprattutto nei confronti degli eletti del popolo o, se preferisce, in base alla nuova legge «porcata», nei confronti dei nominati - noi tutti - dai partiti. Non è più accettabile che il Governo «violenti» il Parlamento e che le Presidenze delle due Camere se ne stiano con le mani in mano. Mi scusi l'affermazione pesante, ma tanto è!
Su undici provvedimenti adottati dalla Camera ben dieci sono decreti-legge, e sulla maggioranza di questi si è proceduto con il voto di fiducia, per poi scaricare - come abbiamo assistito nei giorni scorsi e nelle ultime ore su tutti i giornali, e anche su tutti i media - sul Parlamento errori, omissioni e norme mal scritte. Questo è davvero troppo, e non è più tollerabile!Pag. 6Sapendo da subito qual era il vostro DNA, di questa maggioranza e di questo Governo - che definirei, in una parola, forse un po' abusata ma molto vera, autoritario (una volta si sarebbe detto post-fascista ma adesso mi permetto di dire pre-fascista) - avevo suggerito ai colleghi della Commissione bilancio di assumere di fronte ad un atteggiamento di questa fatta - attuando un principio della fisica secondo il quale ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria - un analogo atteggiamento.
Credo che noi parlamentari dell'opposizione non dobbiamo più - lo dico a me stesso per primo - piangerci addosso, fare dei piagnistei ed essere definiti, come hanno già fatto, dei piagnoni, perché altrimenti diventiamo complici di questi comportamenti assolutamente non più tollerabili.
Signor Presidente, ritengo, dato che ormai questa dovrebbe essere l'ultima settimana di lavoro prima dell'interruzione estiva, che alla ripresa autunnale la Presidenza debba farsi carico del rispetto del ruolo del Parlamento, altrimenti noi dell'opposizione dovremo adottare tutti quegli atteggiamenti di autotutela che la Costituzione ci consente, perché solo tutelando le prerogative del Parlamento tuteliamo i principi costituzionali. E il principio primo è quello della divisione dei compiti, dei poteri, dei primi quattro poteri: quello di Governo, quello legislativo, quello di tutela delle leggi (cioè della magistratura) e quello dell'informazione. Mi fermo sul secondo, cioè quello che spetta Parlamento, ovverosia quello di legiferare, e non di subire come sta avvenendo ormai da due mesi e mezzo. A meno che non si voglia unire in unico solo uomo al comando tutti e quattro i poteri: quello di Governo ce l'ha; quello della magistratura lo vuole mettere «a mordacchia»; quello del Parlamento lo ha messo a tacere; quello dell'informazione lo controlla per intero, o perché è azionista di maggioranza di controllo, o perché di fatto è azionista politico (mi riferisco alla RAI). Il collega Duilio ieri ha usato un'espressione forte che condivido: siamo alla «finzione» democratica, anziché alla funzione democratica, noi stiamo facendo finta, siamo alla finzione.
Fatta questa premessa doverosa per rispetto davvero del Parlamento, entro velocemente nel merito del decreto-legge - ancora una volta - al nostro esame (qualcuno mi deve spiegare dove stavano le urgenze). In particolare, mi riferisco all'abrogazione sostanziale della «Visco sud» con una norma insensata che depotenzia i benefici anticongiunturali, e lo fa con tre interventi.
In primo luogo, vengono ridotte di 626 milioni, per il biennio 2008-2009, le risorse a sostegno del credito di imposta a favore delle imprese per l'acquisto di beni strumentali connessi al progetto di investimento iniziale, vale a dire quello di accompagnamento, di start up. Stiamo parlando di provvedimenti e di iniziative di crediti di imposta a favore di imprese del sud del Paese. È stato dimostrato ampiamente quanto sia alto e stia crescendo il differenziale tra il nord e il sud del Paese. Questo Governo, al di là delle parole, assume provvedimenti che vanno nella direzione opposta, quella di penalizzare il Mezzogiorno: glielo dice una persona, signor Presidente, che viene dal nord. Sì, infatti il Paese deve essere uno soltanto, al di là delle sparate di qualche Ministro, che però gode poi per intero di tutti i benefici di Ministro della Repubblica italiana.
Questo Paese sarà uno solo se riusciremo a far crescere il sud. Invece, voi ne diminuite la potenzialità riducendo le risorse: lo avete fatto anche con i provvedimenti precedenti. Per sostenere Alitalia avete sottratto risorse al Meridione, avete ridotto gli interventi anche con il decreto-legge n. 25 giugno 2008, n. 112, che è oggi all'esame del Senato della Repubblica. Oltre che ridurre le risorse fate anche sparire quell'automatismo, che avevamo introdotto noi del centrosinistra tra la fine degli anni Novanta e l'inizio del Duemila, l'automatismo del credito di imposta che avrebbe messo al riparo - come ha messo al riparo - le aziende dalla discrezionalità che, come è ben noto, al sud è molto alta. In una parola le aziende, così come lePag. 7famiglie, sono soggette allo strumento del consenso che si chiama, in altro modo, clientela. Dunque, si vuole ritornare alla clientela e, per fare questo, si introducono procedure burocratiche, tortuose e incomprensibili. Tutto ciò a danno delle iniziative, rallentando i processi legati a investimenti assolutamente necessari in quell'area.
La strada da voi imboccata va nella direzione esattamente opposta a quella a noi indicata dal Governatore Draghi nelle Considerazioni finali del 31 maggio scorso, il quale affermava esattamente: «Sul ritardo del Mezzogiorno pesa la debolezza dell'amministrazione pubblica, l'insufficiente abitudine alla cooperazione e alla fiducia, un costume diffuso di noncuranza delle norme». Sono parole pesanti, come potete sentire, e aggiungeva: «Per il progresso della società meridionale l'intervento economico non è separabile dall'irrobustimento del capitale sociale». Quindi, è importante non tanto la quantità delle risorse, signor Presidente, ma la qualità dei risultati che otteniamo con quelle risorse. «L'azione pubblica degenera» - aggiungeva ancora il Governatore Draghi - «senza un sistema di valutazioni indipendente e trasparente, che dia ai cittadini informazioni chiare e confrontabili sulla qualità dei servizi».
Proprio questi dati, questi indicatori sono quelli che il rapporto annuale del dipartimento per le politiche di sviluppo e di coesione elabora ogni anno. Ebbene, che cosa si fa? Che cosa fa il Governo e la maggioranza con questo decreto-legge? Abolisce la direzione studi, proprio lo strumento in mano al Ministero dell'economia e delle finanze che elabora questi dati. Ciò avviene in concomitanza con l'altro grave provvedimento adottato qualche giorno fa: l'abolizione della commissione tecnica per la finanza pubblica, che, come sanno tutti i colleghi, era la struttura indipendente che forniva la maggior quantità di dati ed informazioni proprio sulla finanza locale. Quindi, abolite due organismi indispensabili per un vero federalismo fiscale e, in particolare, per il rapporto tra federalismo e Mezzogiorno.
Credo davvero che la schizofrenia dell'attuale Governo sia ormai irrefrenabile e si moltiplichi quotidianamente. Da una parte, volete il federalismo fiscale: il Ministro Calderoli si è dichiarato disponibile a confrontarsi su basi serie e non ha «spinto» nella Commissione per le questioni regionali, neanche adottando per intero la bozza della delibera della regione Lombardia. Noi abbiamo apprezzato tale disponibilità del Ministro Calderoli. Ma, dall'altra parte, intervenite penalizzando le autonomie locali e le regioni, anche con il provvedimento in esame. Quindi, predicate in un modo e agite in un altro, attuate una secessione nei fatti: per il nord prevedete una piena autonomia - e non posso che esserne felice, come uomo del nord - il sud, invece, deve essere controllato per intero, perché le clientele devono essere salvaguardate.
Signor Presidente, credo - e l'ho chiesto anche in Commissione - che il Governo avrebbe dovuto fare una cosa: siamo ancora sempre in tempo, vero sottosegretario Molgora? C'era proprio lei in Commissione, quando le ho chiesto che venissero forniti dati precisi sulla «Visco sud» su due momenti storici. Lei ha detto giustamente: abbiamo speso, sono stati stanziati 3-3,5 miliardi di euro. Ma non basta fare questa affermazione sulla cifra assoluta: quali sono le ricadute che tale importo, tale somma in sé gigantesca, ha prodotto nel nostro sud? Non ce l'ha mai detto. Sarebbe stato bene conoscere da una parte quali erano gli effetti negativi e le eventuali distorsioni del credito d'imposta automatico e quali sono invece, dall'altra, gli effetti positivi o le distorsioni sull'abolizione dell'automatismo e sulle procedure burocratiche. Gliele chiedo ancora, signor Presidente, gliele chiedo attraverso il Ministro Vito, che ci ha raggiunti nel frattempo: in Parlamento, io deputato ho diritto-dovere di sapere, quando mi accingo a legiferare, cosa accade nel Paese a fronte di una norma preesistente e cosa accadrà a fronte di una norma abrogata.
Queste sono le nostre osservazioni. Ne aggiungo ancora una velocemente, consideratoPag. 8che il tempo corre. Mi riferisco all'altro grande provvedimento contenuto nel decreto-legge in esame, quello che di fatto va ancora una volta nella direzione di favorire l'illegalità, l'elusione e l'evasione fiscale. Lo avete fatto con il decreto-legge n. 112 del 2008, abrogando quanto di buono era stato realizzato su questo fronte dal Governo Prodi, i cui interventi hanno prodotto effetti positivi e a dirlo non è Renato Cambursano: lo ha scritto il Governatore della Banca d'Italia e lo ha detto la Corte dei conti.
Non contenti di quanto avete fatto con il decreto-legge n. 112 del 2008, ritornate sulla materia, anche qui facendo sì che gli obblighi contenuti nella norma preesistente sui lavori in appalto e subappalto vengano cancellati con un colpo di spugna. Ciò non farà altro che spingere ancora una volta verso il lavoro nero e verso l'evasione fiscale. Dico ciò da torinese e da piemontese, regione in cui nell'ultimo anno vi sono stati dieci morti su due grandi incidenti verificatisi sui luoghi di lavoro: alla ThyssenKrupp e al molino di Fossano. Il provvedimento in esame va nella direzione di ridurre le protezioni per i lavoratori, soprattutto delle aziende che lavorano in subappalto, di quei lavoratori, che magari ricevono una telefonata il giorno prima di una visita fiscale o previdenziale, e, conseguentemente, vengono allontanati da tali aziende e richiamati non appena gli ispettori se ne sono andati.
Concludo, signor Presidente, richiamando ancora una norma: nel provvedimento in esame si finanziano gli interventi a favore del ripristino dello stato ex ante rispetto all'alluvione del Piemonte e della Valle d'Aosta. Per il 2008 finora sono stati stanziati, comprese queste cifre, 42 milioni di euro, a fronte di 217 milioni di euro, quantificati dalla regione Piemonte e dalle due province di Cuneo, governata dal centrodestra, e della provincia di Torino, governata dal centrosinistra.
Questo siete capaci di fare! Neanche a dare risposte urgenti ad alluvioni e a calamità naturali. È la prima volta nella storia di questo Paese e dovreste davvero vergognarvi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, questo provvedimento un tempo si definiva «milleproroghe» e, quindi, non mi scandalizzo affatto se, ormai, per consuetudine, si rinnovino una serie di proroghe. Mi limiterò a parlare esclusivamente di un settore, quello della pesca. La ragione di ciò sta nel fatto che con il decreto-legge 3 luglio 2008, n. 114, il Governo aveva varato alcune misure. Il testo di quel decreto-legge recitava esattamente così: «Misure urgenti per fronteggiare l'aumento delle materie prime e dei carburanti nel settore della pesca, nonché per il rilancio competitivo del settore».
Di questo decreto-legge si è persa traccia e nessuno ne ha più parlato, tranne il Ministro Zaia che, con grande enfasi, quasi a fare un proclama, assieme al Ministro Calderoli, dicevano di aver risolto tutti i problemi della pesca; salvo, poi, inserire tale tema nel provvedimento in esame, con una dizione radicalmente diversa. Il testo recita: «Fermo di emergenza temporaneo e definitivo e cassa integrazione guadagni straordinaria nel settore della pesca».
Onorevoli colleghi, forse molti di voi non seguono questo settore, che è allo stremo ed in grande difficoltà. Dopo che il Ministro Zaia - lo ribadisco - ha «venduto» questa notizia come chissà quale provvedimento straordinario abbia adottato il Consiglio dei ministri, il tutto si riduce ad una spesa complessiva di dieci milioni di euro che, se dovesse essere ripartita tra le imbarcazioni e le imprese della pesca, risulterebbe, a malapena, nemmeno di cento, centocinquanta euro ad equipaggio. In questo senso, la beffa.
La beffa vi è anche per un'altra ragione: queste risorse, negli anni, proprio dal settore della pesca, vengono traslate e «posteggiate» momentaneamente per l'agricoltura e, con grande fantasia, ilPag. 9Governo si riprende i citati dieci milioni di euro. È questa la risposta che avete dato al mondo della pesca? Ritengo proprio di no! Le manifestazioni di protesta, che si sono svolte nel corso degli ultimi mesi, a seguito dell'approvazione di quel provvedimento, si faranno sentire ancora di più, perché è ovvio che i pescatori si sentano presi in giro. E le definiscono misure urgenti per fronteggiare l'aumento delle materie prime e del costo del carburante!
Dov'è la risposta? Signori del Governo, questa è la domanda a cui sfuggite, perché il provvedimento in oggetto prevede solo ed esclusivamente il fermo per 30 giorni in quattro mesi: si tratta di una compensazione, di qualche indennità giornaliera ai membri dell'equipaggio, che, peraltro, non sono garantiti per gli aspetti previdenziale, fiscale e assicurativo. Si tratta, quindi, di un provvedimento che davvero delude tutti e che, certamente, creerà grandi disagi nel mondo della pesca.
Abbiamo presentato diversi emendamenti, diretti sempre in una direzione, cioè quella di migliorare questo testo. Non è stato ancora possibile ottenere una risposta concreta da parte del Governo: speriamo che nelle prossime ore vi sia qualcosa di più che possa, comunque, sensibilizzare il Governo in questo senso.
Abbiamo chiesto, con i nostri emendamenti, di estendere i benefici non solo a coloro i quali attuano la pesca volante e quella a strascico, ma anche alle imprese per la pesca mediterranea e quella costiera (diciamo cose ovvie). Abbiamo chiesto senza esito la riduzione dell'aliquota per l'IRAP, nonché un provvedimento ricognitivo per far pagare meno l'utilizzo delle aree demaniali alle imprese della pesca: nulla di tutto questo. Ancora, abbiamo chiesto di estendere al 2008 l'applicazione del regime IVA speciale nel settore della pesca, così come previsto in quello dell'agricoltura: ancora nulla.
Di che cosa dobbiamo parlare, con questo provvedimento? Quali sono stati gli atti conseguenziali per risolvere il problema? Il mondo della pesca assolutamente non ci sta, non ci stiamo noi, perché anche con questo provvedimento si poteva fare di più. Si poteva immediatamente attuare e mettere in sistema un regolamento comunitario che prevede, per il 2010, il divieto della pesca a strascico, accompagnando l'uscita: il 2010 non è tra cento anni, è tra due anni, e le imprese della pesca non sanno ancora cosa fare. Una risposta in questo senso non c'è, da parte del Governo. Neanche quella di contrastare la pesca a strascico del novellame o della «neonata», che è uno scempio, un flagello. Anche con il provvedimento in esame poteva essere presa qualche iniziativa in questo senso: nulla di tutto questo; il provvedimento, invece, inserito in un simile contesto, riduce la portata dell'intervento di emergenza. Ma quale emergenza? Si tratta di un normalissimo finanziamento di fermo biologico, che viene venduto per cosa eccezionale.
Questo significa, signor Ministro, cari colleghi, signor Presidente, mortificare le aspettative di un'imprenditoria ridotta allo stremo. La crisi evidenziata dal caro gasolio non può essere liquidata con un intervento ordinario, anche se lo volete far passare per provvedimento definitivo di emergenza. Sono queste le ragioni per le quali abbiamo presentato questo gruppo di emendamenti, nella speranza che il Governo abbia, almeno, la sensibilità di condividerne alcuni.

PRESIDENTE. Avverto che sono state ritirate dai presentatori le seguenti proposte emendative: Rubinato 4-sexies.30; Borghesi 3.1; Costantini 4.4; Borghesi 4-quater.1 e Aniello Formisano 4-quinquies.1.
Nessun altro chiedendo di parlare, dichiaro chiusa la fase degli interventi sul complesso degli emendamenti.
Invito i relatori ed il Governo ad esprimere il parere.

ISABELLA BERTOLINI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, formulo un invito al ritiro di tutte le proposte emendative presentate, altrimenti esprimo parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

Pag. 10

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutte le proposte emendative presentate.

PRESIDENTE. Il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo, mentre il seguito dell'esame del provvedimento, con votazioni, avrà luogo a partire dalle 16.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 15,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boniver e Mura sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sull'estensione all'intero territorio nazionale della dichiarazione dello stato di emergenza per l'eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari, deliberata dal Consiglio dei ministri in data 25 luglio 2008.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'estensione all'intero territorio nazionale della dichiarazione dello stato di emergenza per l'eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari, deliberata dal Consiglio dei ministri in data 25 luglio 2008.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dell'interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, che desidero ringraziare per la sollecitudine con cui ha accolto l'invito della Presidenza a riferire in Aula. Prego, onorevole Ministro.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella seduta del 25 luglio il Consiglio dei ministri ha deliberato, su mia proposta, l'estensione all'intero territorio nazionale della dichiarazione dello stato di emergenza derivante dal persistente ed eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari, al fine di potenziare le attività di contrasto e di gestione del fenomeno. Tale estensione è stata ritenuta necessaria in quanto i centri di accoglienza delle tre regioni Sicilia, Calabria e Puglia, oggetto della precedente delibera di stato di emergenza (il DPCM del 14 febbraio 2008 del Governo Prodi), erano ormai insufficienti a contenere l'alto numero di arrivi.
Il provvedimento del Presidente del Consiglio dei ministri è la conferma di precedenti proroghe dello stato di emergenza relative a tutto il territorio nazionale e mira a consentire, secondo quanto disposto dall'articolo 5 della legge n. 225 del 1992, l'adozione delle ordinanze di protezione civile attraverso le quali sarà possibile alloggiare gli extracomunitari su tutto il territorio nazionale, migliorando le strutture esistenti.
La prima delibera di stato di emergenza - il DPCM del 20 marzo 2002 - presentata dall'allora Ministro dell'interno Scajola, si era resa necessaria per gestire a livello nazionale l'afflusso dei circa 5 mila stranieri irregolari sbarcati all'epocaPag. 11sulle coste italiane. La situazione di emergenza dichiarata nel 2002 è stata ripetutamente prorogata, sempre per tutto il territorio nazionale, dai diversi Governi che hanno dovuto affrontare il fenomeno migratorio. In particolare, le proroghe sono state annualmente disposte con DPCM dell'11 dicembre 2002 (Ministro Pisanu), del 7 novembre 2003 (Ministro Pisanu), del 23 dicembre 2004 (Ministro Pisanu), del 21 aprile 2005 (Ministro Pisanu), del 28 ottobre 2005 (Ministro Pisanu), del 16 marzo 2007 (Ministro Amato) e del 14 febbraio 2008 (Ministro Amato). Solo in quest'ultima proroga delle proroghe - quella del 14 febbraio 2008, la quale, peraltro, ha prorogato lo stato di emergenza al 31 dicembre 2008 - viene circoscritto l'ambito spaziale, limitandolo alle regioni Calabria, Sicilia e Puglia, dove dovevano essere completati gli interventi di protezione civile già avviati.
Peraltro, il ricorso agli strumenti di protezione civile per la gestione dei problemi legati all'immigrazione non è una novità: già nel 1999, in occasione dell'eccezionale afflusso di profughi provenienti dai Paesi Balcanici, a causa dell'acuirsi della situazione di instabilità nel Kosovo (la cosiddetta «missione arcobaleno»), l'allora Governo D'Alema deliberò lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale per l'attivazione di centri di accoglienza in Italia. L'emergenza fu poi addirittura estesa anche all'estero.
La limitazione dello stato di emergenza alle regioni Calabria, Sicilia e Puglia si è rivelata non adeguata a fronteggiare il fenomeno. L'eccezionale afflusso di immigrati e richiedenti asilo ha reso necessario in questi mesi distribuire le persone giunte sulle coste meridionali dell'Italia, in particolare nell'isola di Lampedusa, in altre realtà nazionali e con procedure di urgenza.
Sono stati, infatti, attivati centri di assistenza e soccorso ad Aviano, Castiglione delle Stiviere, Settimo Torinese, Roma, Castelnuovo Di Porto e Ancona.
Nel primo semestre del 2008, contrariamente alle previsioni che avevano fatto sperare ottimisticamente in una riduzione degli sbarchi riducendo lo stato di emergenza a sole tre regioni, le persone sbarcate in Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna sono state 10.611, mentre nello stesso periodo del 2007 erano 5.380. I dati complessivi riferiti al 20 luglio di quest'anno registrano arrivi per 13.102 unità. Se il trend manifestato nel primo semestre dovesse permanere nella restante parte dell'anno si possono prevedere, per la fine dell'anno, arrivi complessivi per circa 30 mila persone.
La ricettività dei centri di identificazione ed espulsione risulta, al 28 luglio di quest'anno, pari a 1.191 posti, con un'attuale presenza nelle strutture di 765 persone ed una restante disponibilità di 426. Inoltre, presso i CDA e i CARA risultano disponibili, al 28 luglio, 6.655 posti, ai quali si devono aggiungere i 762 di Lampedusa che portano la capienza massima a 7.417 posti.
Appare evidente la situazione di eccezionale pressione migratoria che ha reso necessario estendere nuovamente, così com'è stato fatto negli ultimi sei anni su tutto il territorio nazionale, la dichiarazione dello stato di emergenza dichiarata, da ultimo, dal Governo Prodi nel febbraio del 2008 e limitata a sole tre regioni.
Durante la vigenza dei precedenti stati di emergenza, dal 2002 in avanti, le amministrazioni chiamate ad affrontare questa delicata e complessa tematica hanno potuto avvalersi di poteri e strumenti straordinari proprio grazie alle dichiarazioni di emergenza, rese possibili dall'emanazione di venti ordinanze di protezione civile che, nel rispetto dei principi dell'ordinamento, hanno consentito di adottare i necessari provvedimenti anche in deroga alla disciplina vigente.
Negli anni passati - e noi intendiamo replicare queste disposizioni - si è autorizzato, ad esempio, il Ministro dell'interno - si tratta dell'ordinanza del 12 ottobre 2007 - in deroga al comma 2, dell'articolo 1-sexies del provvedimento, ad assegnare un contributo straordinario pari a cinque milioni di euro agli enti locali interessati dalla realizzazione degli insediamenti. Lo stesso Ministero dell'internoPag. 12è stato autorizzato ad assegnare contributi, nel limite di 350 mila euro, a favore di coloro che hanno ottenuto lo status di rifugiato o il permesso umanitario e non sono stati ospitati nelle strutture di accoglienza del sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo, con le modalità stabilite con provvedimento del capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Anche questo intervento è avvenuto grazie all'ordinanza di protezione civile. Inoltre, il Ministro dell'interno ha potuto procedere all'espletamento delle procedure selettive per l'assunzione di personale per gli sportelli unici; è stata, altresì, prevista una norma nelle ordinanze che consente al capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione di adottare tutte le misure necessarie per allestire le strutture destinate alla gestione dell'emergenza - indicate ai successivi commi - provvedendo anche all'esecuzione di tutte le opere accessorie ed indispensabili per la loro funzionalità. Tutti interventi che senza le ordinanze di protezione civile non si sarebbero potute fare.
Gli interventi realizzati sono stati diretti fondamentalmente alla gestione della prima accoglienza, dell'eventuale trattenimento degli immigrati e del loro successivo allontanamento, nonché ad assicurare la piena funzionalità degli organismi preposti alle procedure per l'ingresso autorizzato dei lavoratori stranieri. In particolare, per l'amministrazione dell'interno, hanno rivestito un'importanza strategica le disposizioni con le quali sono state autorizzate misure straordinarie e procedure semplificate - come ho citato - in deroga alle vigenti disposizioni in materia di appalti, lavori pubblici e acquisti di forniture e servizi, finalizzate all'allestimento di nuove strutture di accoglienza, nonché alla realizzazione dei necessari interventi di adeguamento e di potenziamento delle strutture esistenti per migliorarne la funzionalità e assicurarne la rispondenza a più elevati standard di vivibilità.
Questi sono gli interventi realizzati con le precedenti ordinanze di protezione civile. Tra le iniziative che si sono concretizzate negli anni passati grazie a questi strumenti, rammento, innanzitutto, il cosiddetto «modello Lampedusa», aperto alla collaborazione, tra gli altri, dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni e della Croce rossa italiana, la cui validità viene riconosciuta sia dai Paesi europei sia dalle stesse istituzioni comunitarie.
In sostanza, si è riusciti a trasformare l'originario centro di permanenza temporanea ed assistenza, istituito nel 1998, con una capienza iniziale di 186 posti, con funzione di trattenimento e identificazione degli immigrati appena sbarcati, in una nuova e più funzionale struttura per il primo soccorso, l'accoglienza e lo smistamento degli immigrati, che oggi ha una capienza di 381 posti, estensibile, all'occorrenza, a 762.
Un'altra iniziativa di rilievo che si è riusciti a realizzare in passato con le ordinanze in questione è stato il potenziamento, attraverso l'erogazione di consistenti contributi finanziari e la previsione di procedure semplificate in deroga, del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), che, per l'elevata qualificazione raggiunta e la misura della capacità di accoglienza dimostrata, ci consente di parlare, anche in questo caso, di modello italiano di accoglienza.
Sempre sulla base delle citate ordinanze, varie amministrazioni statali (i Ministeri dell'interno, degli affari esteri, della solidarietà sociale, del lavoro e della previdenza sociale) negli anni scorsi hanno potuto impiegare risorse umane aggiuntive, destinate al potenziamento dei rispettivi uffici aventi competenze in materia (gli sportelli unici che ho citato, gli uffici immigrazione delle questure, le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari), sia attraverso la stipula e il rinnovo di contratti di fornitura di lavoro temporaneo e di contratti di lavoro a tempo determinato sia attraverso l'autorizzazione ad effettuare prestazioni di lavoro straordinario aggiuntive, in deroga ai limiti ordinari.
Sono stati, inoltre, assicurati il potenziamento e il regolare funzionamento dellePag. 13commissioni per il riconoscimento dello status di rifugiato, portando da sette a dieci il numero di quelle territoriali, prevedendo per esse modalità semplificate di costituzione, nonché assicurando un adeguato servizio di interpretariato.
Ultime, ma non di minore importanza, sono le disposizioni che hanno consentito di effettuare spese di gestione in particolari settori di attività, nonché variazioni compensative tra capitoli delle unità previsionali di base del Ministero dell'interno, in deroga ai limiti di spesa e alle norme procedurali previste dalle varie leggi finanziarie.
Con la riespansione della dichiarazione di stato di emergenza su tutto il territorio nazionale il Governo ha, sostanzialmente, inteso proseguire il percorso già intrapreso negli anni passati, a partire dal 2002, per assicurare sempre più civili e dignitose condizioni di accoglienza ai cittadini extracomunitari.
Si tratta, in sostanza, di continuare a fare quanto i Governi italiani hanno fatto da sette anni a questa parte e che quest'anno si era sperato, invano, che si potesse limitare a tre sole regioni.
Su questa vicenda, nei giorni scorsi, si sono sviluppate polemiche: il Governo è stato accusato di essere composto da veri e propri mascalzoni; così facendo - si è detto - i prefetti potranno avere poteri particolari e il Governo alimenterà la paura dei cittadini.
Si è detto che è una decisione davvero abominevole; si è detto che questa, la proroga di un'ordinanza che c'è da sette anni, è la misura più razzista che un Governo occidentale avesse mai pensato; si è detto che è un provvedimento che non ha precedenti né giustificazioni e che è di eccezionale gravità.
Si è detto che lo stato di emergenza apre di fatto la caccia all'immigrato su tutto il territorio nazionale; che è un modo di avere le mani libere per espropriare gli organi preposti dalla legge dalle proprie funzioni: vale per il Parlamento e per tutti gli organi periferici. Sono affermazioni gravi, infondate, che sono anche molto singolari perché provengono da esponenti politici presenti in Parlamento, molti dei quali hanno avuto una precedente esperienza di governo proprio nel Governo Prodi, che ha approvato in sede di Consiglio dei ministri queste stesse ordinanze. Mi risulta pertanto difficile da comprendere la ragione di queste polemiche; ma voglio replicare non con espressioni mie, ma con le parole che ha usato sull'edizione del Corriere della sera di domenica un esperto di cose politiche italiane, Angelo Panebianco: «Il Governo utilizza una norma vigente per dichiarare lo stato di emergenza di fronte all'afflusso dei clandestini. Dalla sinistra partono bordate: razzismo, xenofobia, autoritarismo, intollerabile clima emergenziale. Quella norma però è stata in passato utilizzata anche dal Governo Prodi. Come mai all'epoca nessuno fiatò? Come mai nessuno di quelli che oggi strillano accusò quel Governo di razzismo e xenofobia? Perché i "sacri principi" devono sempre essere piegati alle esigenze politiche del momento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)? Non è forse un modo per dimostrare che in quei principi, utili solo come armi da brandire contro l'avversario, in realtà, non si crede affatto?» Le politiche dell'immigrazione...

FURIO COLOMBO. Perché non si linciavano gli extracomunitari (Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Prego, onorevoli colleghi.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Le politiche per contrastare l'immigrazione clandestina e la criminalità definite da questo Governo sono contenute nel pacchetto sicurezza, che si compone di un decreto-legge, di un disegno di legge e di tre decreti legislativi. Il decreto-legge è stato recentemente approvato, è entrato in vigore, e come forse saprete questa mattina abbiamo cominciato a dare immediatamente attuazione a quel provvedimento con la firma mia e del Ministro della difesa Ignazio La Russa del decreto che prevede l'utilizzo di 3 mila militari (ApplausiPag. 14dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Immediatamente attuato! Intendo portare i tre schemi di decreti legislativi all'approvazione definitiva nel prossimo Consiglio dei ministri, venerdì prossimo, a seguito dei pareri formulati dalle competenti Commissioni parlamentari e anche delle osservazioni ricevute dall'UNICEF, un'organizzazione che non ha atteggiamenti pregiudiziali ma molto concretamente vuole tutelare, come noi vogliamo tutelare, la dignità umana in primo luogo dei tanti bambini senza nome, senza volto che ci sono nei campi nomadi italiani abusivi. In questi tre decreti sono contenute le norme che riguardano una disciplina più restrittiva sui ricongiungimenti familiari, sul riconoscimento e la revoca dello status di rifugiato politico, nonché in materia di stabilimento dei cittadini comunitari.
Voglio in quest'Aula spendere due parole sulla questione che è stata resa nota oggi, la preoccupazione espressa dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg in un rapporto formulato dopo una visita in Italia. Abbiamo risposto a questo rapporto, il Governo ha risposto replicando punto per punto sulle contestazioni e sulle preoccupazioni e dimostrando che sono tutte totalmente infondate (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), quando il Commissario parla di mancato rispetto dei diritti umani. Ma respingo (Commenti del deputato Colombo-Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... Stai buono!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di mantenere un contegno degno di quest'Aula. Prego, Ministro.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Ma respingo con indignazione l'affermazione del Commissario del Consiglio d'Europa secondo cui gli atti di violenza avvenuti in Italia ai danni dei campi nomadi sono avvenuti «senza che vi fosse un'effettiva protezione da parte delle forze dell'ordine che a loro volta hanno condotto raid violenti contro gli insediamenti».
È una falsità clamorosa: la Polizia non ha mai fatto simili azioni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro)! Il commissario dica quali sono questi atti! Dica quali sono questi atti! La Polizia non ha mai tenuto comportamenti di questo genere.
In conclusione, il Governo ha la ferma volontà di proseguire nell'azione intrapresa di contrasto alla criminalità e all'immigrazione clandestina, con misure efficaci ed immediate, che garantiscano il diritto di ogni cittadino a vivere nella sua città e nel suo Paese in piena sicurezza, combattendo le situazioni di degrado sociale e umano, offrendo a chi viene dall'estero in Italia per lavorare e vivere onestamente gli strumenti e i mezzi per integrarsi pienamente nel tessuto sociale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia), ma esigendo al contempo il pieno rispetto della legge, delle nostre culture, del nostro sistema sociale.
Questi sono i principi fondamentali contenuti nel Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo, predisposto dalla Presidenza francese dell'Unione europea. I punti qualificanti di tale Patto sono: contrasto dell'immigrazione irregolare attraverso l'impegno degli Stati ad evitare le sanatorie generalizzate e quelle relative a settori lavorativi, ricorrendo invece a strumenti di legalizzazione caso per caso, e assicurando altresì l'allontanamento dall'Unione degli stranieri che vi soggiornano irregolarmente; organizzare l'immigrazione legale in funzione delle esigenze e della capacità di accoglienza di ogni Stato membro; proteggere meglio l'Europa migliorando il controllo delle sue frontiere esterne, in uno spirito di solidarietà, anche attraverso lo sviluppo delle capacità operative di Frontex e la mobilitazione di tutti i mezzi per garantire un controllo più rigoroso dei confini terrestri e marittimi europei; costruire un sistema comune europeo in materia di asilo (è un aspetto, questo, che reputo particolarmente importante); infine, promuoverePag. 15la cooperazione per favorire lo sviluppo dei Paesi terzi. Su questi principi, e sulla linea della Presidenza francese, si riconosce pienamente il Governo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bertolini. Ne ha facoltà.

ISABELLA BERTOLINI. Signor Presidente, desidero anzitutto ringraziare il Ministro Maroni a nome del gruppo del Popolo della Libertà per l'informativa precisa, puntuale e documentata che egli ha fornito oggi all'Aula su questa decisione del Governo. Mi permetto di dire che il Ministro Maroni lo aveva già fatto nei giorni scorsi con grande chiarezza attraverso gli organi di informazione, ma è anche giusto che vi sia un'informativa istituzionale.
Il principio che regge questo provvedimento, almeno per noi della maggioranza, è molto chiaro: nasce dall'esigenza di gestire ed amministrare al meglio il grandissimo flusso di immigrati da cui oggi il nostro Paese è investito, cercando di garantire l'equilibrio fra solidarietà e ordine pubblico. Continuano, infatti, nel Paese gli sbarchi di clandestini: i centri di permanenza temporanea, oggi divenuti centri di identificazione ed espulsione, che - lo voglio ricordare - la sinistra ha tentato invano di smantellare, sono insufficienti e in alcuni casi inadeguati. La situazione rischia, dunque, di andare fuori controllo.
Compito di un Esecutivo responsabile è a questo punto quello di intervenire prontamente, intervenire - come ha detto il Ministro - anche per garantire un trattamento adeguato a quei disperati che sbarcano sulle nostre coste. Questo provvedimento, infatti, consente semplicemente di avviare procedure accelerate di organizzazione e di spesa per fronteggiare l'eventuale emergenza, un'esigenza, questa, che - come ha ricordato anche il Ministro - era stata sentita già dai Governi precedenti, dal momento che si tratta della sesta proroga su questo tema, un'esigenza condivisa soprattutto dal Governo Prodi, che aveva adottato identica ordinanza nel 2007 e l'aveva reiterata (anche se limitata a tre regioni) nel febbraio 2008.
Eppure, in questi giorni abbiamo assistito ad una vera e propria sceneggiata da parte dell'opposizione: sono state lanciate delle accuse pesantissime di razzismo e xenofobia; si è parlato di democrazia in pericolo, di autoritarismo. Abbiamo sentito un'opposizione confusa, evidentemente alla ricerca di un'identità ormai smarrita, che di fronte a questa iniziativa si dice indignata e scandalizzata e che arriva a contestare perfino provvedimenti che essa stessa aveva adottato quando era al governo del Paese.
Ma non solo: ritengo un clamoroso autogol politico e una circostanza forse ancora più esilarante, se non fosse tragica, il fatto che queste accuse arrivino non solo da esponenti della sinistra massimalista, che ci hanno abituati anche a ben altro, ma da persone che di quell'Esecutivo facevano parte, come il Ministro Bindi, che ha parlato di Stato di polizia, o peggio ancora l'onorevole Minniti, che all'epoca era Viceministro dell'interno e che probabilmente aveva partecipato alla stesura del provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia) ed oggi dice che il Governo deve spiegare al Parlamento e al Paese una decisione che desta preoccupazione.
Peccato che il Governo Prodi con il Ministro Amato, onorevole Minniti, non ha mai spiegato un bel niente al Paese e al Parlamento, e quindi a nessuno, quando adottò lo stesso provvedimento, e nessuno allora, né da destra né, tanto meno, da sinistra, si alzò a lanciare accuse strumentali e infondate: un comportamento schizofrenico, privo di buonsenso ed assolutamente ingiustificato. Sul fronte dell'immigrazione abbiamo ereditato una situazione complessa e nonPag. 16lo nascondiamo; possiamo dire una situazione di emergenza, che ha creato nel Paese difficoltà di ordine pubblico e di sicurezza che, con coraggio e determinazione, stiamo cercando di affrontare. Voglio essere molto chiara: non ci faremo intimidire, signor Ministro, da una campagna mediatica, demagogica ed inutile che tenta di delegittimare il nostro operato e l'operato del Governo. Siamo certi di avere intrapreso la strada giusta e difenderemo con forza la bontà delle soluzioni che abbiamo individuato per il Paese, stremato dal devastante biennio del Governo Prodi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia - Commenti del deputato Misiani).
Lo dico al Ministro Maroni: conti su di noi del Popolo della Libertà, perché continueremo a difendere gli italiani e, soprattutto, a spiegare loro le iniziative che questo Governo ha adottato, dal pacchetto sicurezza alle misure per il restringimento per i ricongiungimenti familiari degli extracomunitari, dall'introduzione del reato di clandestinità, di cui dovremo discutere, alle impronte per tutelare i bambini rom (Commenti del deputato Colombo), dalla chiusura dei campi nomadi all'utilizzo dell'Esercito. E lo faremo in ogni occasione come questa, ma anche quando la sinistra - una sinistra ormai isterica - all'estero punta l'indice contro l'Italia, contro il nostro Paese che sta solo cercando di limitare l'afflusso senza regole dei clandestini, quella stessa sinistra che però non dice mai niente quando altri Stati sparano sui barconi dei disperati (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia).
Noi difenderemo le iniziative adottate, signor Ministro, anche dagli attacchi pretestuosi degli apparati burocratici internazionali (l'ultimo è di oggi)...

PRESIDENTE. Onorevole Bertolini, deve concludere.

ISABELLA BERTOLINI. ...che sono lenti e farraginosi se si tratta di fermare le stragi nel mondo, ma solerti ed inutilmente efficienti quando cercano di censurare un Governo che lavora per i suoi cittadini. Polemiche come questa, voluta dalla sinistra che non ha proposte da avanzare ma è prigioniera della propria sterile propaganda, non aiutano noi a governare meglio.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Bertolini, il suo tempo è terminato.

ISABELLA BERTOLINI. Concludo, signor Presidente, dicendo solo che ci rendiamo conto che i complessi processi dell'immigrazione vanno organizzati con prontezza...

PRESIDENTE. La prego, onorevole Bertolini, il tempo a sua disposizione è terminato.

ISABELLA BERTOLINI. Credo, però, che dobbiamo rispondere alle istanze dei cittadini che ci chiedono più sicurezza e più legalità nel Paese, per avere maggiore libertà (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Minniti. Ne ha facoltà.

MARCO MINNITI. Signor Presidente, signor Ministro dell'interno, la ringrazio per essere venuto qui in Parlamento e mi auguro che anche i colleghi della maggioranza, oltre ad essere particolarmente agitati, l'abbiano ascoltata nelle cose che lei ha detto. Penso che fosse giusto che il Parlamento venisse chiamato a discutere, e colgo l'occasione anche per ringraziare il Presidente della Camera che ha avuto questa sollecitudine. D'altro canto, se l'opposizione non chiede di discutere in Parlamento cosa dovrebbe fare? Noto un certo fastidio per le sedi parlamentari e questo mi preoccupa, cari colleghi della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il fatto che si possa discutere in Parlamento di misure importanti come quelle sull'immigrazionePag. 17lo ritengo un diritto, anzi un dovere, dell'opposizione! Posso aggiungere un'altra cosa, signor Ministro? Mi sarei aspettato che le parole che lei qui ha detto, le avesse dette immediatamente venerdì pomeriggio.
Si è lasciato colpevolmente per ore che la situazione andasse fuori controllo, che vi fosse una rincorsa delle ansie e delle preoccupazioni degli italiani, e poiché lei ha citato dichiarazioni di esponenti dell'opposizione mi consenta di citarne una soltanto di un'autorevole esponente della sua maggioranza e del suo partito. Cito testualmente: finalmente un Governo che vede la realtà per quello che è. Un forte segnale tale da fare sì che l'immigrazione clandestina non sia più tollerata.
Signor Ministro, un po' troppo entusiasmo per una semplice proroga. La verità è che ci troviamo di fronte ad un provvedimento che non è soltanto una proroga: è l'estensione, a tutto il territorio nazionale, di un provvedimento che prima era in vigore soltanto in tre regioni. Ciò per una ragione semplicissima, signor Ministro: negli anni passati quel tanto vituperato Governo Prodi aveva fatto diminuire gli sbarchi in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e quindi l'emergenza era ridotta soltanto a tre regioni! Oggi, invece, la situazione è quella che lei ci ha esposto, e cioè gli sbarchi sono raddoppiati e si prevede che triplicheranno. Non oso immaginare ciò che sarebbe successo se fosse venuto qui un Governo di centrosinistra, in questo Parlamento, a dire che gli sbarchi sarebbero triplicati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Riflettete su quello che si fa e quello che si dice.
Le verità - vorrei che su questo anche i colleghi della maggioranza riflettessero con noi - che ci dicono questi dati è che il fenomeno dell'immigrazione è molto più complesso di quello che voi fate capire agli italiani. Non basta la faccia cattiva per fermare coloro che partono dall'Africa: se uno fa trecento chilometri a piedi nel deserto non si ferma certo per una dichiarazione roboante dell'onorevole Cota (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)! Lo so che questo dispiace agli italiani, ma purtroppo è così (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Il problema è molto più complesso. Il problema vero, signor Ministro, è che in questo Paese adesso manca una strategia sui temi dell'immigrazione. Voi ci state isolando dall'Europa (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). A me dispiace, signor Ministro, che lei abbia una posizione così semplice su quanto avviene in Europa. Il Parlamento europeo ci critica, ci censura, il Consiglio d'Europa ci critica e noi andiamo avanti con un riflesso autistico, come se tutto quello che abbiamo fatto e pensato fosse sempre giusto. Non è così. Senza l'Europa non si va da nessuna parte. Abbiamo bisogno di tenere insieme un progetto che sia in grado di comprendere integrazione e sicurezza. Voi non conoscete questo equilibrio, perciò mandate un messaggio sbagliato.
Infine, signor Presidente, il problema vero è che nel momento in cui si introduce il reato di immigrazione clandestina si stabilisce, di fatto, che in Italia non sarà più possibile allontanare nessuno. Signor Ministro, nel momento in cui lei afferma ciò - mi consenta di dirlo senza nessuna aggressività - lei sta mentendo agli italiani e al Parlamento: il reato di immigrazione clandestina significa spostare i termini dell'allontanamento sine die. Di fatto, si prende atto che non è possibile allontanare nessuno, si cronicizza il problema e si rende l'Italia un Paese che non affronta seriamente tali questioni.
Concludo con un'ultima considerazione. Il nostro Paese adesso è governato da un Esecutivo molto roboante in ordine ai temi della sicurezza. Ascolto parole molto forti ma poi, dopo le parole, guardo i fatti, e vedo i tagli alle forze di polizia e quelli al Ministero della difesa: parliamo di sicurezza e disarmiamo coloro che devono proteggere il territorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma accanto a quei tagli vi è un altro problema che mi preoccupa, il taglio alle politiche dell'immigrazione: 200 milioni inPag. 18meno in tre anni per l'immigrazione, l'accoglienza e la garanzia dei diritti. Voglio ricordare l'elenco che ha citato prima la collega Bertolini, che a lei fa un effetto tranquillizzante e a me, invece, preoccupa. Guardo con preoccupazione a un Paese in cui vi è il reato di immigrazione clandestina...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Minniti.

MARCO MINNITI. ...in cui vi è l'esercito che presidia le strade e le città e in cui vi sono i bambini rom cui vengono prese le impronte.
Quel Paese è un Paese che a me crea qualche preoccupazione (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Fatemi finire di parlare, ho concluso.
Cari colleghi, signor Ministro, attenzione: state disegnando un Paese che ha paura, state disegnando un Paese che asseconda la sua paura...

MATTEO BRIGANDÌ. Basta, adesso! Presidente, basta!

MASSIMO POLLEDRI. L'hai già detto, basta!

PRESIDENTE. La prego di concludere, siamo due minuti oltre il tempo assegnato.

MARCO MINNITI. Ho finito. Un Paese così non sarà mai più sicuro. Lo dico a voi e vorrei che lei, signor Ministro, ci ascoltasse, sapesse comprendere e si fermasse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, Ministro, l'ha già fatto lei molto bene (Commenti del deputato Colombo)...

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, la prego, che c'è?

FURIO COLOMBO. Presidente, dica al Ministro di non ridere!

PRESIDENTE. Prego, onorevole Cota.

ROBERTO COTA. La ringrazio, signor Presidente. Signor Ministro, l'ha già fatto lei in maniera molto autorevole, vorrei però ricordare ancora una volta di che cosa stiamo parlando. Si tratta di una proroga di un provvedimento che parte da lontano, cioè dal 2002, e che ha attraversato la vita di tre Governi, e soltanto nell'ultimo periodo il Governo Prodi ha ritenuto, sbagliando, di modificarne la portata.
Questo Governo, invece - lo ribadisco - sull'immigrazione ha una linea chiara e coerente, che per fortuna non è fatta di continui cambi di rotta, non dice un giorno una cosa ed un altro giorno il suo contrario, come è successo, ad esempio, negli ultimi due anni quando è stato ampliato a dismisura lo spettro dei ricongiungimenti familiari.
Ho sentito parlare l'onorevole Minniti, e l'ho sentito dire che c'è stato un aumento, in quest'ultimo periodo, dell'immigrazione clandestina. Vorrei chiedere a lui e a tutti voi: chi ha governato fino al maggio di quest'anno? Non c'era forse il Governo Prodi e lei, forse, non era Viceministro dell'interno, con delega specifica alla materia (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà)?
È evidente, altresì, e vorrei riaffermarlo, che questo provvedimento, appunto per la coerenza della linea del Governo, non nasce come sporadico, ma è un tassello di un mosaico che ricomprende una serie di altri provvedimenti che si possono bene identificare nelle misure del cosiddetto pacchetto sicurezza, contenute non solo nel decreto-legge, ma anche in un disegno di legge che è stato presentato, in una serie di decreti attuativi, in una serie di provvedimenti amministrativi, come quello relativo all'identificazione all'interno dei campi nomadi, non dei campi rom (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Proprio lei invece, ViceministroPag. 19Minniti, ha usato, quando si trattava di sottoscrivere i patti con le città, una diversa denominazione, parlando invece di rom, e questo vorrei ricordarglielo ancora una volta.
Ma quello che più mi colpisce, colleghi, è l'atteggiamento dell'opposizione, che francamente non capisco. Qualcuno ha parlato, l'ha ricordato il Ministro Maroni, di doppia morale che contraddistingue la sinistra: un'idea, una proposta, un provvedimento, delle persone sono considerati positivamente o negativamente a seconda della convenienza del momento. Questa non è una bella cosa (per usare un eufemismo), soprattutto nei confronti della gente che si aspetta un «sì» o un «no» a seconda che un provvedimento o una linea siano giusti o meno.
Si è detto che questo è un provvedimento razzista. Ricordo ancora che lo avete fatto voi quando eravate al Governo. Andate in giro a dire che prendere le impronte digitali all'interno dei campi nomadi è razzista...

FURIO COLOMBO. Sì! Sì! Eccome!

ROBERTO COTA. E allora cosa direte, tra pochi mesi, quando all'interno di questo Parlamento si voterà attraverso le impronte digitali? Direte che il Presidente della Camera è un razzista perché vuole identificare i deputati se sono presenti o non sono presenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Proprio oggi - sicuramente l'avrà apprezzato, Ministro Maroni - un europarlamentare di origine rom ha detto che la sua idea è una buona idea.
In quest'Aula, invece, c'è qualcuno che ha parlato, arrogandosi la rappresentanza dei rom, non so in base a quale delega, e probabilmente ha sentito parlare dei campi nomadi solo frequentando i salotti, così come dei problemi dei minori (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). Già, è così.

FURIO COLOMBO. Razza romana!

ROBERTO COTA. Questa sinistra - e mi avvio alla conclusione - ha una doppia morale un po' su tutto in questi mesi; sul federalismo un giorno dice che va bene il dialogo, poi fa i capricci e dice che questo non sta più simpatico e che con quell'altro non vogliono più parlare. Doppia morale che abbiamo visto anche nella vicenda delle assunzioni senza concorso alle poste, qui vorrei ricordarlo: in Commissione e in Aula tutto bene, addirittura l'ex Ministro del lavoro Damiano nel suo approfondito intervento in quest'Aula ha parlato di tutto lo scibile, ma non ha detto una parola su questo punto.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO COTA. Signor Ministro, noi la invitiamo ad andare avanti con la sua linea chiara. Chi è in regola entra e resta, si integra, ha tutti i diritti ma anche tutti i doveri (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). E cioè rispetta le nostre regole. Chi non lo è, se ne va.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO COTA. Questa regola di chiarezza è una buona regola per tutto il Governo e per i suoi Ministri (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, delle due l'una, onorevole Maroni: o è un'emergenza (e i numeri della sua relazione sembrano dimostrarlo) e allora non c'è bisogno di sminuire e neanche di far polemica, c'è bisogno di affrontare il tema così come ci si presenta; oppure è un'ordinaria amministrazione, e allora non capisco tanti entusiasmi, tanta pubblicità, perché se l'ordinaria amministrazione è sempre stata questa, e continuano ad aumentare gli sbarchi, vuol dire che l'ordinariaPag. 20amministrazione dell'emergenza in fondo non risolve poi tanti problemi.
Ho sentito parlare di opposizione; noi non siamo certo l'opposizione della demagogia o della polemica, non lo siamo stati la scorsa legislatura, dove eravamo all'opposizione quando c'era il Ministro Amato, non lo siamo in questa legislatura in cui governa il Popolo della Libertà e c'è lei come Ministro dell'interno. Mi chiedo però e vi sottopongo alcune riflessioni: non c'erano forse i dati che l'hanno spinta a proporre questa emergenza al momento dell'audizione del 25 giugno davanti alla I Commissione? Allora, alla fine di giugno, al tempo della sua audizione, questa emergenza sbarchi ancora non c'era? Come mai si è attesa la conferenza stampa del 25 luglio? Eppure, i dati del primo semestre da gennaio a giugno (lei ce li ha ricordati) sono inquietanti: 5.387 sbarchi nei 12 mesi del 2007, 11.949 nei primi sei mesi del 2008.
Eppure, da aprile - non si tratta di una polemica, ma di spunti di riflessione per tutti - dalla campagna elettorale che ha riguardato questo Paese, tutti hanno parlato di sicurezza; forse l'effetto deterrenza degli annunci che sono stati fatti e da qualche giorno anche l'entrata in vigore del decreto-legge avrebbero dovuto produrre dei risultati. Invece, i primi sei mesi ci dimostrano che parlando, sventolando la bandiera della sicurezza, questo effetto annuncio non ha portato i risultati desiderati.
Il prefetto Morcone chiede la rinuncia da parte della politica all'ansia del titolo. Noi non abbiamo nessuna ansia di titoli dei giornali, è un virus che non ci appartiene; vorremmo guardare alla sostanza di questo provvedimento e dell'azione complessiva sulla sicurezza del Governo del Paese. Mi permetto di suggerirle che forse c'è stata un po' di bizzarria nella comunicazione di un provvedimento ordinario o forse il Ministero, come ho detto, avendo i dati da qualche settimana è un po' fuori tempo. L'effetto annuncio ha prodotto dei risultati contrari fino a questo momento e le forze di sicurezza vivono un momento di disagio, visto che stanno manifestando tutte assieme (prima alla Camera e oggi al Senato).
Il problema della sicurezza è anche un desiderio dei cittadini, e in questo non vi è dubbio, tuttavia la caccia al rom, la previsione dell'aggravante e la presenza dei militari nelle città finora non sembra siano serviti ad affrontare e a dare una soluzione al problema che riguarda tutti gli italiani. Continuano ad aumentare gli sbarchi degli immigrati nel nostro Paese.
Onorevole Ministro, non vi è alcuna polemica sulla sostanza, ma vorrei darle qualche suggerimento e qualche distinguo: meno strumentalizzazioni e annunci, più efficacia - per esempio relativamente alle norme contro i trafficanti degli essere umani - e anche una diplomazia più virile - oserei dire - nei confronti dei Paesi che si affacciano sulla riva sud del Mediterraneo.
Esprimiamo al Governo la solidarietà per l'annotazione del Commissario europeo, che oggi si è pregiato di darci attenzione, che francamente è eufemistico definire stravagante.
L'Europa di fatto è ancora ferma su questo tema. C'è bisogno che i Ministri dell'interno e degli esteri italiani prendano a cuore l'idea di una Conferenza europea sull'immigrazione, che dal 2004 è rimasta nel cassetto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Ci vuole una più oculata attenzione alle risorse, onorevole Ministro. Capisco che non è lei che tiene i cordoni della borsa della spesa, ma 3,5 miliardi di tagli nel prossimo triennio non possono servire a dare più sicurezza ai cittadini. Parliamoci chiaro.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, la prego di concludere.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Non possono servire nemmeno a contrastare meglio la criminalità sul territorio e nelle acque territoriali.
Concludo, onorevole Ministro, invitando a porre un'ennesima attenzione.Pag. 21Questo Paese sembra destinato allo stato di emergenza e quella contro i clandestini ha avuto tre grandi figure in questi ultimi mesi: le impronte, il reato, i militari, cui si aggiunge oggi l'ordinanza.
Noi vorremmo chiederle con grande serenità e anche con grande serietà di affrontare, invece, il nodo della sicurezza, e anche il nodo del contrasto all'immigrazione clandestina, partendo dalla sostanza. Ascoltiamo le forze di sicurezza e mettiamole nelle condizioni di poter lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, signor Ministro, vorrei innanzitutto rassicurarla su un aspetto: sento di poter dire, con certezza e con assoluta fermezza, che quello della sicurezza del nostro Paese e dei nostri cittadini, della necessità di un'attenta gestione dei flussi migratori e di contrasto dell'immigrazione clandestina è un tema che, all'interno di quest'Aula, è condiviso da tutti. Non appartiene ad una parte, non appartiene ad una sensibilità e non è estraneo alle altre.
Premesso questo, signor Ministro, noi le rivolgiamo degli appunti, che non riguardano a questo punto, dopo i chiarimenti che lei ci ha dato qui oggi, tanto i provvedimenti che questo Governo ha fino ad ora adottato, compreso questo sulla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, quanto piuttosto quello che fino ad ora questo Governo non ha fatto per contrastare l'immigrazione clandestina e garantire la sicurezza dei cittadini italiani.
Da quando siete in carica - ce l'ha detto lei, signor Ministro - gli sbarchi di immigrati clandestini nel nostro Paese sono raddoppiati. Non avete adottato fino ad ora nessun serio provvedimento per il contrasto dell'immigrazione clandestina. Tutto quello che siete riusciti a partorire finora è stata una norma, la cosiddetta aggravante di clandestinità, che è una norma, quand'anche non viziata di incostituzionalità, assolutamente inutile, irrilevante e insignificante. È una norma che sarà, comunque, sottoposta al giudizio di prevalenza tra attenuanti e aggravanti e, quindi, non sarà applicata praticamente mai. Avete soltanto portato avanti dei pannicelli caldi.
Oggi lei ci dice una cosa, di cui prendiamo atto con piacere, che non ci crea problemi nel dirle, signor Ministro, che questo provvedimento di dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, conformemente a quanto era già stato fatto dai Governi precedenti, lo consideriamo un fatto positivo; non abbiamo problemi ad approvarlo ed a sostenerlo, dopo che lei ci ha spiegato con chiarezza che si tratta di un provvedimento che mira a rendere più dignitose e civili le condizioni di accoglienza, a fare dell'Italia un modello di accoglienza, a migliorare gli standard di vivibilità dei centri di accoglienza, a creare e costruire nuovi centri di assistenza. Insomma, è sostanzialmente un provvedimento di natura umanitaria.
Lei potrà però comprendere che non è stata questa la prima reazione che abbiamo avuto quando, dopo uno scarno comunicato del Governo, che ci diceva soltanto che era stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale, i commenti di tutta la sua maggioranza sono stati di un tenore ben preciso: le dichiarazioni dell'onorevole Cota le ha già citate l'onorevole Minniti, ma vorrei citare altre dichiarazioni. L'onorevole Bertolini ha affermato: «il Governo Berlusconi ha disposto un provvedimento di emergenza per contenere l'invasione degli immigrati» e l'onorevole Borghezio ha dichiarato: «Il Governo dimostra di essere il Governo forte che fa sul serio, che da tanti anni il nostro popolo attendeva», mentre l'onorevole Bocchino ha spiegato che: «negare il problema dell'immigrazione clandestina significa ignorare i dati sulla criminalità in Italia».
Lei oggi ci ha spiegato che questo provvedimento è tutto altro, ne prendiamo atto e non abbiamo problemi, come le ho già detto, a sostenerlo. Ma il problema è un altro: voi parlate con una lingua biforcuta (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) perché se lei fossePag. 22andato oggi a Treviso dal suo amico Gentilini ad affermare le cose che ha detto a noi nel giustificare lo stato di emergenza nazionale, Gentilini la impalava sul pennone più alto dove sventola il gonfalone di San Marco. Questa è la verità: voi i cittadini italiani, soprattutto quelli del nord, li prendete in giro da quindici anni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori-Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ROBERTO COTA. Ma che dici!

LUCIANO DUSSIN. Basta!

MASSIMO DONADI. Vada a Treviso a dire quello che ci ha detto oggi; vada a Treviso a dire che non avete fatto ancora niente di niente per contrastare l'immigrazione clandestina; vada a Treviso a spiegare che, da quando esiste la legge Bossi-Fini, in sei anni, il numero dei clandestini in Italia è aumentato di un milione.

GIANLUCA BUONANNO. Pensa all'indulto!

MASSIMO DONADI. Se nella legislazione italiana sull'immigrazione vi è un problema, quello si chiama Bossi-Fini, quel gigantesco colabrodo che, nel nome dell'ipocrisia, ha creato una normativa inapplicabile e inutile che ha spinto l'immigrazione verso la clandestinità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Se oggi la clandestinità nel nostro Paese è un problema, lo si deve alla vostra incompetenza. Dovete smetterla di governare soltanto con gli slogan e con gli spot pubblicitari!
Signor Ministro noi oggi lo ribadiamo: il provvedimento di dichiarazione dello stato di emergenza nazionale è un buon provvedimento, ma non serve a niente per risolvere il problema dell'immigrazione clandestina. Si rimbocchi le maniche, si metta al lavoro e faccia qualcosa perché fino a oggi, su questo fronte, non ha fatto assolutamente niente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà, per tre minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor Ministro, a nome del gruppo del Movimento per l'Autonomia la ringrazio per l'informativa che ha reso al Parlamento, ma, soprattutto, le esprimo la solidarietà per gli attacchi ingiusti che ha subito in questi giorni e che sono stati ripresi in questa Aula.
Se mi consente, vorrei interpretare il suo stato d'animo. Si aspettava forse di raccogliere delle utili proposte per affrontare e risolvere questa drammatica situazione dell'immigrazione e invece anche in questa Aula dall'opposizione, così come abbiamo ascoltato dall'onorevole Minniti, non è arrivata una proposta per fronteggiare questo problema. Ancora una volta abbiamo verificato che l'intenzione di questa opposizione è quella di cogliere ogni occasione, anche alla luce della riproposizione di un provvedimento già assunto da altri Governi, anche da quelli del centrosinistra, per sottolineare che questa è una maggioranza razzista e xenofoba.
Vorrei chiedere all'onorevole Minniti se non gli venga il dubbio che il raddoppio degli sbarchi di immigrati clandestini non sia legato al fatto che per due anni c'è stato un Ministro della solidarietà sociale che, a dispetto delle vostre attese, è diventato anche segretario di un partito che faceva parte della vostra maggioranza, e che ha teorizzato che tutti coloro che venivano in Italia, compresi gli irregolari e clandestini, dovevano essere regolarizzati. È probabile, anzi ne sono sicuro, che quello che sta accadendo è il risultato di due anni di mistificazioni. La questione dell'immigrazione è troppo seria per essere piegata a strumentalizzazioni e a semplificazioni; riguarda il dramma di centinaia di migliaia di persone che fuggono dai loro Paesi di origine per bisogno o per necessità legate a persecuzioni, ePag. 23riguarda al tempo stesso l'esigenza del nostro Paese di garantire ai propri cittadini la tenuta del tessuto sociale, civile e culturale, e - se mi è consentito - anche religioso. Solidarietà e garanzia di rispetto della legalità non possono essere disgiunti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ARTURO IANNACCONE. In conclusione, invito il Ministro e il Governo a garantire, pur nell'emergenza (il Movimento per l'Autonomia sostiene il provvedimento assunto), così com'è stato ricordato dal segretario del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti Marchetto, la piena tutela e il pieno rispetto dei diritti umani di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Preavviso di votazioni elettroniche senza registrazione di nomi (ore 16,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, decorre da questo momento il termine di preavviso di cinque minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, questo fine settimana è stato occupato da un dibattito, purtroppo tutto giornalistico, sulle modifiche che la maggioranza e il Governo avrebbero inteso apportare, o sarebbero state costrette ad apportare sulla legge di conversione del decreto concernente la manovra economica. Abbiamo appreso dai giornali che il provvedimento dovrebbe essere modificato al Senato e perciò tornare alla Camera ancora prima della pausa estiva, perché sarebbero state sollevate obiezioni a proposito dell'articolo 60, disposizione che, come l'onorevole Tabacci ha avuto modo di richiamare e di denunciare più volte in Commissione e in quest'Aula, rimetteva a provvedimenti di carattere amministrativo del Ministro dell'economia e delle finanze modifiche degli appostamenti nelle poste di bilancio rispetto a determinazioni avvenute in via legislativa, quindi con un evidente profilo di incostituzionalità.
Abbiamo appreso, sempre dai giornali, che Governo e maggioranza si trovano in grande imbarazzo a giustificare il fatto che dovrebbe essere modificata la soppressione degli assegni sociali nei confronti di categorie in particolare difficoltà economica, in quanto sarebbe stata introdotta una previsione in base alla quale questi poveretti, poiché non hanno avuto versamenti contributivi e per questo ricevevano l'assegno, non lo riceveranno più. Abbiamo appreso dal dibattito giornalistico che in un primo momento, rispetto a questi emendamenti, veniva disconosciuta addirittura la paternità, perché il Governo e la maggioranza dichiaravano di non saperne niente; in seguito abbiamo sentito che c'era la disponibilità a modificarli; oggi dal dibattito giornalistico apprendiamo che il Ministro dell'economia e delle finanze ha affermato che quelle disposizioni non si cambiano, tranne l'articolo 60, perché evidentemente «(...) vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole (...)». Ma in tutto il resto la manovra è blindata perché diversamente la maggioranza potrebbe approfittare di qualche varco per dilatare le sue aspirazioni.
Ora, signor Presidente, mi rivolgo a lei, perché ritengo che in questa materia anche la competenza del Presidente della Camera è certamente non irrilevante, e ai colleghi dell'opposizione ma anche ai colleghi della maggioranza: questo è l'effetto di un metodo che non può proseguire. ÈPag. 24l'effetto di un metodo in cui il Parlamento è costretto a legiferare sotto la pressione della fretta, con lo strumento della decretazione d'urgenza, con lo strumento del maxiemendamento e della questione di fiducia.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Vietti.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Concludo, signor Presidente, ma non credo di star dicendo cose irrilevanti, anche ai fini del funzionamento della nostra Camera. Ebbene fate in modo che questa fretta almeno sia ben riposta, perché se voi ci imponete questi ritmi e, poi, in questi «pacchetti» che ci fate votare a scatola chiusa sono contenuti errori, contraddizioni manifeste, norme incostituzionali, vi sono profili continuamente da rettificare, francamente viene meno anche la fiducia che Governo e maggioranza pretenderebbero di avere. Dico alla maggioranza e al Governo di non espropriare il Parlamento delle sue prerogative. Abbiate più fiducia nel Parlamento perché, forse, se il Parlamento discutesse e si confrontasse su queste norme, in primo luogo sapremmo cosa è contenuto nelle disposizioni che votiamo...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Vietti.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. ...in secondo luogo, forse potremmo migliorarle. Dunque, fate in modo che anche un'opposizione costruttiva e responsabile come la nostra non passi ad un atteggiamento di sfiducia pregiudiziale rispetto a ciò che maggioranza e Governo propongono in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,12).

PRESIDENTE. Da questo momento decorre il termine di preavviso di venti minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento per le votazioni mediante procedimento elettronico.

TESTO AGGIORNATO AL 5 SETTEMBRE 2008

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1496.

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è esaurita la fase degli interventi sul complesso degli emendamenti ed i relatori e il Governo hanno espresso i rispettivi pareri.
Avverto che l'emendamento Zazzera 4.31 è stato ritirato dal presentatore.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1496)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Antoni 2.1.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. L'articolo 2 del decreto-legge al nostro esame, sostanzialmente produce una modifica del credito di imposta per gli investimenti nelle aree non sviluppate, nelle aree deboli del Paese.
Questo articolo, in sostanza, produce un effetto, a mio giudizio, molto dannoso perché nei fatti mette in discussione l'unico strumento rimasto per incentivare gli investimenti produttivi nelle aree deboli del Paese.
L'emendamento che proponiamo è soppressivo dell'articolo 2 del provvedimento sottoposto alla nostra attenzione, perché riteniamo che sia importante, in questa fase, richiamare gli investimenti produttivi nelle aree deboli e cercare, attraverso questa strada, di produrre sviluppo.Pag. 25
Veniamo da una storia lontana: come strumento per fare investimenti produttivi abbiamo avuto la famosa legge n. 488 del 1992. Purtroppo ci siamo accorti che, sottoposta ad una verifica, la legge n. 488 del 1992 produceva effetti distorsivi attraverso la discrezionalità e anche attraverso infiltrazioni di delinquenza organizzata e non. Pertanto, si è ritenuto giustamente di proporre uno strumento automatico come il credito d'imposta, che eviti appunto la discrezionalità (e quindi la possibilità di interventi delinquenziali) e produca effetti positivi.
L'articolo 2 del provvedimento in esame invece, riducendo nei fatti il credito d'imposta a una nuova discrezionalità da parte degli uffici, produce l'effetto di scoraggiare proprio gli investimenti e determina due conseguenze assolutamente negative: la prima è quella che l'articolo stesso deve essere autorizzato dalla Commissione europea, mentre il credito di imposta, dopo un anno di verifica da parte della Commissione, era stato accettato. Se oggi, con l'articolo 2 del provvedimento in esame, lo si modifica, bisogna ricominciare la procedura, il che significa che per un anno o per un determinato periodo di tempo la Commissione riapprofondirà il tema, con conseguenze assolutamente negative in termini di incertezza degli operatori e delle imprese che vogliono investire e che non sanno se, a quel punto, la Commissione accetterà o meno questo nuovo testo.
Ciò che non si capisce, signor Presidente e signori del Governo, è la ragione per la quale mantenete il credito di imposta per la ricerca, che vale per tutto il territorio nazionale, come nella impostazione precedente - ed io sono d'accordo che quel credito di imposta per la ricerca rimanga - e cambiate solo quello per le aree deboli del Paese. Francamente, vi è una discriminazione che indica una volontà del Governo di discriminare appunto le aree deboli del Paese.
Questo è un errore clamoroso, perché se si vuole mettere in moto un processo di sviluppo reale ed autentico, abbiamo bisogno di imprese che investano, che creino valore, che creino lavoro produttivo, che smettano con il processo clientelare che ha caratterizzato molte fasi delle classi dirigenti del Mezzogiorno. Ma come si fa ad uscire da questa condizione, se non si hanno strumenti come il credito di imposta, che è uno strumento automatico, chiaro, certo ed esplicito?
Per questo chiediamo di sopprimere l'articolo 2 del provvedimento in esame e per questo riteniamo che, attraverso tale strada, si dia un segnale. Non basta fare i «trionfi napoletani» del Presidente del Consiglio, non basta annunciare in maniera roboante che si è aperta una nuova fase: se non si apre una fase di sviluppo, di investimenti, di nuove possibilità per le imprese di utilizzare strumenti automatici, il rischio forte è una regressione. Lo si vede da tutti i dati: il Mezzogiorno cresce meno della media nazionale, che è già molto bassa, il che dovrebbe fare riflettere tutti. Abbiamo questo strumento, teniamocelo. Cerchiamo di fare in modo che non si perda ulteriore tempo: approvando l'emendamento in esame lo si potrebbe mettere in moto e finalmente effettuare quella svolta, attraverso gli investimenti produttivi, di cui il Mezzogiorno ha tanto bisogno.
Chiedo a tutta la maggioranza e al Governo di rivedere questa posizione e di accettare uno strumento automatico, chiaro e certo, che ha una sola conseguenza: dare un'incentivazione forte agli investimenti produttivi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,35 con immediate votazioni.

La seduta, sospesa alle 16,20 è ripresa alle 16,35.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.Pag. 26
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Antoni 2.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione (Commenti).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 391
Votanti 386
Astenuti 5
Maggioranza 194
Hanno votato
169
Hanno votato
no 217).

Prendo atto che i deputati Delfino, Leoluca Orlando, Porfidia, Graziano, Losacco, Portas, Binetti, Zazzera, Naro, Palagiano, Farinone, Laganà Fortugno, Dal Moro, Ferranti, Gianni Farina, Occhiuto, Esposito e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Allasia, Vincenzo Antonio Fontana, Antonino Foti, Baldelli, Gava, Bragantini, Comaroli, Fugatti, Germanà e Papa hanno segnalato che non riusciti ad esprimre voto contrario.
Prendo altresì atto che i deputati Galletti e Miglioli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Compagnon e Vietti hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi. Prendo infine atto che la deputata Cenni ha segnalato di aver espresso erroneamente il proprio voto.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, chiedo scusa, ma non ci ha lasciato nemmeno il tempo di votare l'emendamento D'Antoni 2.1. Eravamo presenti, ma è stato di una velocità impressionante.

PRESIDENTE. Diciamo che il tempo vi è stato per la stragrande maggioranza dei colleghi, ma non per lei! Comunque, ne prendo atto.
Ricordo che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Antoni 2.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, nuovamente come nel 2002, il Ministro Tremonti trasforma il credito d'imposta per il sud da incentivo automatico a incentivo contingentato e fruibile fino alle risorse disponibili, per ciascun anno agevolato. In questo modo, si irrigidisce e si burocratizza la procedura, perché le imprese devono prenotare il diritto alla fruizione dell'incentivo e attendere il nulla osta dell'Agenzia delle entrate, prima di avviare gli investimenti agevolati. Si dettano i tempi degli investimenti da realizzare e si limita al 30 per cento della spesa sostenuta l'utilizzo del primo anno del credito d'imposta autorizzato. Per le imprese del sud, onorevoli colleghi, che hanno effettuato già investimenti dal 1o gennaio 2007 al 2 giugno 2008, dal 13 giugno scorso è iniziata una vera e propria lotteria contro il tempo per la prenotazione telematica al bonus. Ancor peggio accade per le imprese meridionali che intendono avviare nuovi investimenti successivi al 2 giugno scorso, a causa del vincolo ad un nuovo parere dell'Unione Europea.
Il Governo, onorevoli sottosegretari, ancora una volta, pone il problema delle coperture. Da parte del Governo, infatti, si afferma che l'esigenza posta a base di questo provvedimento è costituita dalla certezza della spesa. Insomma, per il Governo lo stanziamento in bilancio non opera più come mera previsione di minor gettito, ma esclusivamente come tetto di spesa. Tuttavia, ove anche il problemaPag. 27fosse il controllo della spesa, perché, onorevoli sottosegretari e Ministro Tremonti, si omettono le risorse a disposizione per il ciclo 2007-2013, che consentono anche di coprire un «tiraggio» eccessivo di questo strumento, come anche la rimodulazione di metà periodo? Esiste, dunque, la sufficiente copertura degli stanziamenti previsti attraverso l'utilizzo dei fondi strutturali e delle risorse FAS? Onorevoli sottosegretari, per quale ragione la si modifica?
Temiamo che si voglia determinare un arretramento complessivo degli strumenti d'incentivazione dello sviluppo industriale. Temiamo la messa in discussione del progetto strategico Industria 2015.
Temiamo possano subire la stessa sorte di smantellamento i fondi per l'innovazione e gli strumenti di sostegno alla finanza di impresa. Onorevoli colleghi, onorevole sottosegretario, modificando la «Visco-sud» si mette il sud in condizione di non poter utilizzare gli strumenti più moderni, più innovativi e trasparenti che risiedono, in parte, in quell'automatismo. Il Mezzogiorno, onorevoli colleghi e mi rivolgo a tutti, non ha bisogno di euro, di fondi nuovi e aggiuntivi, ha bisogno di trasparenza, di regole, di legalità, di libertà e di mercato, per contribuire alla crescita dell'intero Paese.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Antoni 2.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 463
Astenuti 33
Maggioranza 232
Hanno votato
206
Hanno votato
no 257).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cambursano 2.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, come ho avuto modo di dire anche nella discussione sulle linee generali del provvedimento, vorrei suggerire al Governo, che ha ritenuto addirittura di creare un Ministro per la semplificazione, che costui, invece di dedicarsi alle leggi vecchie da tagliare, fosse utilizzato perché leggesse le leggi che state facendo. Se c'è un provvedimento che invece di semplificare crea un'inutile complicazione è infatti proprio il provvedimento che stiamo discutendo in questo momento: esso infatti introduce tutta una serie di ulteriori adempimenti che probabilmente avranno un effetto negativo, addirittura anche quello di permettere un'elusione di imposta. Infatti, questa sorta di prenotazione, consente, a chi l'ha effettuata, di dedurre comunque, l'anno successivo, una quota fino al 30 per cento del credito di imposta, anche nel caso di silenzio, cioè nel caso che non avesse dato nessun via libera chi deve controllare, cioè chi deve dare il nulla osta per la fruizione del credito. Abbiamo sempre detto che dobbiamo creare meccanismi semplici ed immediati perché le imprese possano avere delle semplificazioni. Proprio voi, che ci avete raccontato che il Governo Prodi ha fatto di tutto per complicare la vita alle imprese, state creando un'inutile complicazione e non solo, togliete anche fondi rispetto a quelli previsti.
Con l'emendamento in esame, vogliamo quanto meno ripristinare la somma già prevista in origine per il 2008, pari quindi a 306 milioni di euro (che voi invece riducete con il provvedimento in esame a 63 milioni), con una corrispondente riduzione delle assegnazioni a favore degli interventi per il 2008 di cui al decreto-legge 22 ottobre 1992, n. 415, convertito con modificazioni dalla legge 19 dicembre 1992, n. 488, a valere sul Fondo per le aree sottoutilizzate di cui all'articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289. Conseguentemente,Pag. 28il Ministro dell'economia e delle finanze sarebbe autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio. Riteniamo che l'emendamento vada accolto perché mette a disposizione, in aree che di tanti investimenti hanno bisogno in questo momento, una somma superiore e quindi un volano che attiverebbe certamente una quantità di investimenti molto più grande.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cambursano 2.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 474
Astenuti 32
Maggioranza 238
Hanno votato
206
Hanno votato
no 268).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Aniello Formisano 2.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Le chiedo scusa, onorevole Cambursano, ma lei è cofirmatario dell'emendamento e poiché ha già parlato sul complesso degli emendamenti non può intervenire. Può intervenire un altro deputato del suo gruppo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Prego, onorevole Borghesi, ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, l'emendamento Aniello Formisano 2.9 ha una funzione molto importante proprio per limitare gli effetti delle complicazioni che state introducendo. Esso prevede, in sostanza, che per tutti i progetti di investimento che, sulla base di atti o documenti aventi data certa, risultino avviati entro il 31 dicembre 2008, si continui ad applicare la normativa preesistente, ossia quella già prevista dalla legge finanziaria 27 dicembre 2006, n. 296.
In altri termini, con questo emendamento, chiediamo che la nuova normativa, se deve entrare in vigore, entri in vigore per i progetti che saranno avviati a partire dal 1o gennaio 2009.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Aniello Formisano 2.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 473
Astenuti 31
Maggioranza 237
Hanno votato
209
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Galletti 2.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, questo emendamento mira a risolvere un errore che, a mio parere, è presente nella norma. In altre parole, la norma, così come è concepita, consente alle aziende che richiedono il contributo attraverso questo articolo di scontare immediatamente - ossia, nell'anno di presentazione dell'istanza - il 30 per cento del credito d'imposta, senza sapere ancora se la domanda verrà accettata o meno.
Ciò significa che stiamo mettendo in mano alle imprese un bellissimo metodo - se va bene - di pianificazione fiscale e -Pag. 29se va male - di elusione fiscale, nel senso che un'azienda può presentare la domanda, pur sapendo di non avere i requisiti e, nell'anno di presentazione, può già godere di un credito d'imposta del 30 per cento.
Penso che il Governo intendesse - ma non lo ha scritto e, quindi, su questo nascerà un ampio contenzioso - che poi, nel caso in cui la domanda non venga ammessa, il credito d'imposta verrà successivamente restituito. Tuttavia, ripeto, anche se così fosse, permettiamo alle imprese di godere in un anno di un 30 per cento di credito d'imposta, senza averne i requisiti.
Oltretutto, andiamo contro i princìpi generali del credito d'imposta e di formazione dei bilanci, i quali prevedono che il credito d'imposta segua le spese: in altre parole, nell'anno in cui effettuo le spese e le computo a bilancio, ho diritto al credito d'imposta. Così facendo, invece, lo avrei fittizio, senza avere alcuna spesa in bilancio e godendo solo del credito d'imposta, aggirando anche la trasparenza dei bilanci.
Chiedo, pertanto, al Governo di rivedere questa norma perché, così com'è formulata, è profondamente sbagliata e dà adito ad interpretazioni di tutti i generi.

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 2.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 499
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato
237
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Gaglione ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Baretta 3.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, mi rivolgo direttamente al Governo, ai colleghi della maggioranza e anche a coloro che ho visto che si astengono: il tema di cui stiamo discutendo è molto delicato, lo sappiamo ed è quello che riguarda i rapporti tra appaltatore e subappaltatore.
Mi rivolgo direttamente al Governo perché la proposta contenuta nell'emendamento a mia firma è di mediazione, non di contrarietà, in quanto l'obiezione principale mossa a questa norma è di essere troppo rigida. Pertanto, tra l'abrogare completamente la norma e, quindi, far venir meno il rapporto di solidarietà che, in qualche modo, consente di evitare grandi problemi nella gestione delle imprese, ed il lasciare la norma così com'è, considerata anche dalle imprese troppo rigida, la proposta che vi facciamo è quella di preparare un nuovo decreto, da emanare entro un periodo di tempo stabilito, ossia novanta giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame (quindi un po' di tempo è già passato), sentite le organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori, che attui le nuove normative, dando già per scontato che da quel momento l'attuale normativa sarà superata.
Con questo spirito penso che si potrebbe trovare una soluzione ragionevole, sia dal lato dell'impresa e dell'assunzione di responsabilità, accogliendo, quindi, l'obiezione di eccessiva rigidità, sia dal lato della garanzia di non aprire un varco di irresponsabilità nei rapporti tra appalto e subappalto.
Lo ripeto: si tratta di una proposta di mediazione. Chiedo al Governo se confermi il parere contrario su tale proposta emendativa o se essa possa essere accolta.Pag. 30
Aggiungo che, nel caso in cui il parere fosse favorevole, si potrebbe anche discutere di un eventuale stesura più adatta.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Barletta. Prendo atto che il Governo conferma il parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baretta 3.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 506
Astenuti 1
Maggioranza 254
Hanno votato
243
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che la deputata Golfo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Servodio 3.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Servodio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, anch'io vorrei richiamare l'attenzione degli onorevoli sottosegretari e anche dei relatori: si tratta di un argomento molto importante e delicato.
All'articolo 3 è stata introdotta una norma, il comma 8-ter, che modifica profondamente le disposizioni in materia di quota minima di carburanti da fonti rinnovabili da immettere annualmente al consumo. Tale norma introduce una modifica perché aggiunge alle tipologie dei carburanti attualmente previste i combustibili sintetici.
L'emendamento a mia firma è finalizzato ad esplicitare in maniera molto chiara che i combustibili sintetici siano esclusivamente ricavati dalle biomasse.
Vorrei qui ricordare ai colleghi che l'emendamento raccoglie la preoccupazione e l'orientamento emersi durante il dibattito in Commissione agricoltura sul provvedimento al nostro esame. Si tratta di una preoccupazione ed un orientamento, peraltro, recepiti dal relatore di maggioranza, il collega onorevole Sardelli, che ne ha esplicitamente fatto riferimento nel parere.
Desidero ricordare a tutti i colleghi che il nostro rilievo è fondato perché la norma assimila i combustibili sintetici a quelli derivati dalle biomasse di origine vegetale e animale. Ricordiamo che le norme comunitarie menzionano i biocarburanti sintetici, ma a partire dalle biomasse, mentre la norma qui introdotta vuole introdurre i combustibili sintetici che, ricordo a tutti noi, non solo derivano dalle biomasse, ma anche dal gas metano e dal carbone. Quindi, la direttiva comunitaria ne fa menzione, ma non in questi termini, e mi sembra che sia opportuna una modifica anche per evitare difficoltà.
La scelta è, quindi, di incentivare i combustibili sintetici. Peraltro - vorrei ricordarlo ai colleghi, signor Presidente - essa ricade negativamente anche sul lavoro svolto dalla Commissione agricoltura e dall'Assemblea nella precedente legislatura perché in alcune proposte di legge, ripresentate anche nell'attuale legislatura e nell'ultima finanziaria, abbiamo trattato e dato un grande impulso all'uso delle biomasse di origine agricola coinvolgendo direttamente in modo saggio ed equilibrato l'agricoltura.
Mi rivolgo al Governo: se questa norma venisse confermata, di fatto, si rischierebbe di disincentivare la promozione di biomasse di origine agricola e di rendere meno competitivo questo nuovo processo di diversificazione delle fonti energetiche e del contestuale, seppure graduale, passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, segnatamente a quelle agroenergetiche.
Mi sembra che sia necessario da parte di tutti non fare un passo indietro rispetto al lavoro svolto anche nella precedente legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 31

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, in effetti, quello che dice la collega Servodio è esatto. Il parere della Commissione puntualizza che per combustibili sintetici vanno intesi quelli derivati dalle biomasse e non quelli derivati dal carbone e dal gas, che, di per sé, sono già combustibili.
D'altra parte, se così non fosse, si aprirebbe uno spazio notevole per le lobby del carbone e del biogas, a scapito del mondo agricolo e contro l'impostazione stessa del legislatore, che vuole favorire, invece, i combustibili di sintesi dalle biomasse.
Pregherei, quindi, il Governo di accogliere un ordine del giorno, che presenteremmo nel rispetto degli interessi del mondo agricolo e anche della determinazione della Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere questo emendamento e chiedere, in effetti, un chiarimento al Governo.
In quest'Aula abbiamo discusso, anche in altre occasioni, di provvedimenti che, nati in una maniera, hanno ottenuto un effetto opposto: penso al Cip 6 e alle fonti assimilabili.
Siamo di fronte ad una situazione analoga: così come è formulato, il provvedimento lascia aperta la strada all'interpretazione per cui l'origine delle materie prime non sia affatto vegetale, ma da combustibili fossili.
Chiedo al Governo, effettivamente, un chiarimento in materia; magari abbiamo letto male e un chiarimento può essere necessario; altrimenti, siamo di fronte ad un pericoloso cavallo di Troia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, l'onorevole Servodio ha spiegato bene la contraddizione di questo provvedimento e il rischio che esso, in qualche modo, comporta.
È essenziale per noi sapere se il Governo intenda, quanto meno, accogliere un ordine del giorno che lo impegni a specificare e ad interpretare con chiarezza che per combustibili sintetici si intendono esclusivamente quelli provenienti da biomasse.
Se il Governo è di questo parere, in quanto cofirmatario, anch'io insisterò presso l'onorevole Servodio per ritirare l'emendamento e trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.

Testo sostituito con l'errata corrige del 5 SETTEMBRE 2008 PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende intervenire.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Servodio 3.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 496
Astenuti 3
Maggioranza 249
Hanno votato
250
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che i deputati Nirenstein e Di Biagio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Guido Dussin e Montagnoli hanno segnalato di aver espresso erroneamente voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimerne uno contrario. Prendo infine atto che il deputato D'Amico ha segnalato di aver erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi.Pag. 32
Onorevole relatore, a lei la parola. Intende proseguire o riunire il Comitato dei diciotto?
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende intervenire.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Servodio 3.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 496
Astenuti 3
Maggioranza 249
Hanno votato
250
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che i deputati Nirenstein e Di Biagio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Guido Dussin e Montagnoli hanno segnalato di aver espresso erroneamente voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimerne uno contrario. Prendo infine atto che il deputato D'Amico ha segnalato di essersi erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto espimere voto contrario.Pag. 32
Onorevole relatore, a lei la parola. Intende proseguire o riunire il Comitato dei diciotto?

GIOACCHINO ALFANO, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, dato il contenuto dell'emendamento, sarebbe meglio sospendere la seduta cinque minuti per riunire il Comitato dei diciotto ....

PRESIDENTE. Onorevoli deputati, per favore! Vi prego di prestare attenzione!
Onorevole relatore, le chiedo scusa, ma il brusio è tale che mi ha impedito di capire.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, chiederei, se possibile, di sospendere la seduta per cinque minuti.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa fino alle 17,15.

La seduta, sospesa alle 17, è ripresa alle 17,20.

PRESIDENTE. Chiedo ai relatori se intendano riferire sulle decisioni assunte dal Comitato dei diciotto. Prego, onorevole Bruno.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, il Comitato dei diciotto si è riunito ed ha valutato l'emendamento che è stato approvato. Per il resto, possiamo andare avanti.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Cambursano 3.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, penso che da questo momento la discussione e la valutazione degli emendamenti si pongano quanto meno in un contesto differente; ritengo, infatti, che, a questo punto, possano intervenire anche altri cambiamenti in sede di conversione in legge del decreto-legge in esame. Mi sento, quindi, di illustrare con maggiore pienezza le nostre proposte emendative, che in Commissione sono state totalmente rigettate perché il testo non poteva essere in alcun modo modificato.
Adesso cambia il contesto, e il nostro emendamento vuole in qualche modo temperare il provvedimento, che di fatto va ad abrogare le norme contenute nel cosiddetto decreto-legge Bersani relative alla responsabilità solidale tra appaltatore e subappaltatore.
Voglio ricordare che l'abrogazione delle modalità operative della responsabilità solidale comporta il venir meno in capo al subappaltatore dell'obbligo di comunicare all'appaltatore il codice fiscale dei soggetti impiegati nell'esecuzione dell'opera e di attestare il versamento delle ritenute fiscali relative ai propri dipendenti occupati nel cantiere; comporta, inoltre, il venir meno in capo all'appaltatore dell'obbligo di comunicare al committente il codice fiscale dei lavoratori impiegati dal subappaltatore e della possibilità di essere esonerato dalla responsabilità solidale attraverso l'acquisizione della documentazione; e, infine, comporta il venir meno in capo al committente del rischio di vedersi applicata una sanzione amministrativa da 5 mila a 200 mila euro.
La nostra proposta è che con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, venga individuata la documentazione da produrre da parte del subappaltatore; in mancanza, l'appaltatore è legittimato a sospendere il pagamento del corrispettivo, accantonando le somme dovute su appositi conti.
In altri termini, non torniamo alla situazione preesistente, che era più rigida e vincolante, ma stabiliamo comunque in capo al subappaltatore l'obbligo di consegnare una documentazione senza la quale l'appaltatore è legittimato a sospendere il pagamento. È una misura che è comunque cautelativa, e quindi crea minor danno rispetto a quello che avverrebbe con l'approvazione tout court dell'intervento previsto dal decreto-legge Bersani.

Pag. 33

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cambursano 3.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato
244
Hanno votato
no 272).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Berretta 4.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, noi chiediamo la soppressione dei commi 2 e 2-bis dell'articolo 4, perché riguardano una normativa estremamente importante e delicata, quella sulla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Senza questa soppressione, avremmo una posposizione di data per quanto riguarda la comunicazione di informazione relativa agli infortuni sul lavoro, da comunicare agli istituti, all'INAIL e all'Ipsema e avremmo, inoltre, una posposizione di data relativa alle visite mediche che i lavoratori sono tenuti ad eseguire.
Tra le altre cose, signor Presidente e onorevoli colleghi, desidero far notare che questa norma è già entrata in vigore lo scorso 15 maggio: che cosa accadrà dunque fra quella data e il 3 giugno, giorno di emanazione del decreto?
Per quanto riguarda l'articolo 2-bis, esso differisce le norme che dovrebbero entrare in vigore oggi sui certificati di valutazione di rischio e sulla disciplina della tipologia dei rischi nei luoghi di lavoro: il Governo avrebbe potuto pensare prima al fatto che tali norme dovevano essere messe in condizioni di agire.
In proposito, riscontriamo una contraddizione assai grave: ci pare possibile il gran parlare di infortuni sul lavoro, anche in quest'Aula, e piangere lacrime di coccodrillo di fronte ai morti sul lavoro, e poi cancellare norme che tutelano la sicurezza dei lavoratori? Il calo dei morti sul lavoro - nel 2006 furono 1.341, nel 2007 1.210 - è infatti anche il frutto di queste normative che combattono lavoro nero e precarietà.
Noi riteniamo, purtroppo, che ci troviamo di fronte ad un disegno grave ed organico di questo Governo verso la diminuzione delle tutele. Ciò vale per il protocollo del 23 luglio 2007 come vale per il testo unico sulla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro; poco fa, inoltre, abbiamo visto che è stata votata l'abrogazione di una norma che pone in capo al committente la responsabilità solidale in caso di appalti. Ancora, abbiamo visto la campagna del Governo contro le sanzioni per quanto riguarda la tutela della salute dei lavoratori, mentre non si spendono i fondi già stanziati - pari a 50 milioni di euro - per la formazione dei lavoratori previsti dalla legge n. 81. Infine, si abolisce la tutela contro l'aberrazione delle dimissioni in bianco, si promuove una norma anti-precari, si cerca di eliminare una norma - quella del giorno prima - che obbliga le imprese a dichiarare anticipatamente l'assunzione di un lavoratore (così da evitare l'altra aberrazione, quella della regolarizzazione dei lavoratori post mortem o dopo gli incidenti). E tutto questo è condito da marce indietro e prese di distanza da parte di taluni ministri di questo Governo nei confronti dei propri sottosegretari e dei parlamentari della maggioranza che promuovono queste stesse norme.
Per noi, questo è un segno assai preoccupante, poiché mina alle fondamenta le tutele nel lavoro e nel mercato del lavoro. Sarebbe dunque importante se il Governo tornasse indietro e ripristinasse le scadenze previste dal testo unico sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Per questo, chiediamo la soppressione dei commiPag. 342 e 2-bis dell'articolo 4 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, solo un minuto per rivolgere un appello al Governo e ai presidenti delle Commissioni. Il nostro voto di poco fa ha modificato il provvedimento e fa dunque sì che esso debba tornare al Senato. Come sappiamo, accade spesso che, nel corso dell'esame di un decreto, vista la prossima scadenza, vi sia una sostanziale blindatura rispetto agli emendamenti, così da evitare che esso debba tornare nell'altro ramo del Parlamento.
La mia domanda, umile e collaborativa, è di verificare con i presidenti delle Commissioni e il Governo se, a questo punto, avendo ormai superato la questione del ritorno al Senato, emendamenti come quello appena illustrato dall'onorevole Damiano non possano essere presi in considerazione e magari ricevere un parere favorevole, dal momento che non fanno altro che migliorare il testo al nostro esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Berretta 4.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 523
Votanti 522
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato
247
Hanno votato
no 275).

Prendo atto che la deputata Zampa ha segnalato di essersi erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zazzera 4.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Con questo emendamento noi dell'Italia dei Valori chiediamo la soppressione del comma 3 dell'articolo 4 del decreto-legge «milleproroghe» che stiamo discutendo, per due motivi. In primo luogo vi è un pasticcio normativo, in quanto il termine per l'emanazione dei regolamenti di cui all'articolo 2, comma 634, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, di fatto è stato cancellato da voi stessi, dal Governo, con l'articolo 26 del decreto-legge n. 112 del 2008 cosiddetto «taglia-enti», riferito cioè a quegli enti con personale sotto le cinquanta unità, esattamente come nel caso della fondazione «Il Vittoriale degli italiani». Il Vittoriale degli italiani è ovviamente uno dei tanti enti che determinano sprechi di risorse pubbliche. Nato il 17 luglio del 1937, avrebbe dovuto chiudere, ai sensi del decreto-legge n. 112 del 2008, il 1o luglio di quest'anno, ma ovviamente il Governo ne chiede la proroga, considerato che comunque a quella fondazione vanno risorse pari a 50 mila euro l'anno.
Considerata la necessità di dare segnali ai cittadini in un momento in cui vi è una richiesta di austerità e si chiede ai precari di perdere ogni speranza (e ricordo che rispetto ad una normativa come quella sui precari il Governo è rimasto fermo), occorre dare ai cittadini segnali positivi di un Parlamento che sa fare a meno anche di enti inutili. Pertanto faccio appello alla Lega, che so essere sensibile rispetto a temi come questi e che sono certo non potrebbe che essere d'accordo sulla soppressione da noi proposta.
Noi dell'Italia dei Valori chiediamo, con coerenza, di ridurre gli sprechi e di sopprimere, quindi, il comma 3 dell'articolo 4 (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamentoPag. 35Zazzera 4.32, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 523
Votanti 388
Astenuti 135
Maggioranza 195
Hanno votato
111
Hanno votato
no 277).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Libè 4-bis.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di sopprimere, al comma 7 dell'articolo 4-bis, la lettera b), perché si tratta ancora di una proroga di termini per gli incentivi alle cosiddette fonti assimilabili. Ma sulla questione dei termovalorizzatori abbiamo già fatto una discussione ampia all'atto dell'approvazione del provvedimento sull'emergenza rifiuti. Non sappiamo - perché anche nelle Commissioni non ci è stato chiarito - quali saranno gli effetti, ma proprio per evitare che si apra un'ulteriore finestra chiediamo di sopprimere la lettera b), perché ciò che è stato deciso è deciso, e riteniamo che in questo campo non si possa andare avanti a suon di incentivi che pagano solo i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Libè 4-bis.2, di cui condivido totalmente l'indicazione sull'uso dei contributi dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 4-bis.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 527
Maggioranza 264
Hanno votato
250
Hanno votato
no 277).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cambursano 4-bis.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, arriviamo ora ad una serie di emendamenti da noi proposti che fanno riferimento ai commi 8 e 9 dell'articolo 4-bis. Si tratta di due emendamenti che ne propongono la soppressione, anche se con effetti di tipo diverso. Vorrei ricordare, al riguardo, che non si cita mai il destinatario di questo intervento.
Anche qui vorrei capire cosa ne pensa il Ministro per la semplificazione normativa che afferma che d'ora in avanti dovremo scrivere i provvedimenti senza fare riferimento ai numeri delle leggi e degli articoli e scriverne il testo. Sarebbe interessante vedere che cosa sarebbe successo se si fosse fatta la sostituzione all'interno del provvedimento in esame. Tuttavia, il risultato finale è che vi è un solo possibile destinatario dell'intervento in oggetto che riguarda l'emergenza rifiuti: si tratta del comune di Palermo, se riesco a interpretare, appunto, il risultato finale di varie allocuzioni contenute nell'articolo 4-bis, comma 8.
Faccio presente che all'emergenza rifiuti che riguardava il comune di Napoli dedicammo addirittura un intero decreto-legge che discutemmo a lungo. Mi chiedo, invece, per quale motivo non affrontiamoPag. 36il tema dell'emergenza che può riguardare anche altre parti del Paese in modo altrettanto approfondito, per capire meglio di quale emergenza si tratta prima di destinare delle somme che sono erogate a tale scopo.
Pertanto, con l'emendamento in esame proponiamo la soppressione dei commi 8 e 9 e che i contributi contenuti nel comma 8 siano invece destinati ad un problema veramente urgente ed emergenziale che riguarda l'alluvione che si è verificata in Piemonte e chiediamo di aumentare a 180 milioni di euro le risorse a favore delle popolazioni colpite dagli eventi alluvionali di maggio. Si tratta di emergenze immediate e rapide e alle quali bisogna far fronte immediatamente rinviando, invece, ad un altro provvedimento la discussione relativa questo tipo di emergenza che non appare così acuta come era quella che affrontammo per Napoli.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, intervengo velocemente. Lei sa bene che i relatori sono due, uno per la Commissione Affari costituzionali e uno per la Commissione Bilancio. Come relatore della Commissione bilancio volevo mettere in evidenza il fatto che la spesa passa da 18 milioni, quasi 19, a 180 milioni e la copertura finanziaria di tale incremento di spesa è abbastanza dubbia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cambursano 4-bis.10, non accettato dalla Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 362
Astenuti 163
Maggioranza 182
Hanno votato
79
Hanno votato
no 283).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Monai 4-bis.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ferma restando la soppressione dei commi 8 e 9 con l'emendamento in esame chiediamo che le risorse a favore delle regioni colpite dagli eventi alluvionali del maggio scorso - stiamo parlando di alcune aree del Piemonte - non siano considerate ai fini del patto di stabilità e quindi si utilizzino le risorse che sarebbero risparmiate attraverso la soppressione di questi commi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, vorrei cogliere l'occasione della discussione in ordine a tali emendamenti per svolgere una riflessione, soprattutto approfittando della presenza straordinaria dell'onorevole Bonaiuti e naturalmente del Ministro Vito, che ci segue sempre in modo accurato.
Nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio ha spiegato che l'opposizione nel nostro Paese sostanzialmente è solo «sfascista». Non ha fatto distinzioni in ordine all'opposizione e questo lo capisco perché è frutto di una precisa strategia politica. Tuttavia, vorrei far notare agli amici del Governo, li definisco «amici» perché tali sono, che un'opposizione come questa non c'è mai stata.
Infatti, stiamo convertendo a tambur battente un decreto-legge con la scusa della blindatura rispetto alla navette delle due Camere, rinunciando anche a quei correttivi minimali che sappiamo far parte di errori che determinano la possibilitàPag. 37pratica di non applicare parte di questo provvedimento per la sola ragione che il Governo dice «non si può toccare nulla».
Ma io posso capire questo, Ministro Vito, perché c'è una lunga consuetudine parlamentare al riguardo e si vuole evitare che il provvedimento torni al Senato ma, poiché qualche minuto fa il provvedimento è stato modificato e deve comunque tornare al Senato, vi formulo una domanda assolutamente non polemica: perché non cogliere l'occasione per correggere quelle piccole cose che possono determinare un miglioramento della qualità legislativa (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Italia dei Valori e del deputato Mario Pepe (PdL))?
Non capisco perché su questo punto, onorevole Cicchitto, non troviamo un'intesa perché in termini di lavori parlamentari basta che il Comitato dei diciotto si riunisca per un'ora (in tutto i lavori dureranno un'ora in più) per avere una produzione legislativa seria e correggere degli errori. Qui non c'entra niente né la destra, né la sinistra, né la maggioranza, né l'opposizione, né Berlusconi, né Veltroni; qui c'entra solo il buonsenso e credo che dovremmo applicarlo perché ve n'è un certo deficit (certamente da parte di tutti).
Chiedo, per favore, che ci possa essere questa riflessione e chiamo il presidente della Commissione all'assunzione delle sue responsabilità. Dobbiamo applicare una regola di intelligenza minimale, perché sappiamo che ci sono degli errori tecnici che richiederanno magari che in un prossimo decreto-legge qualcuno modifichi le norme che stiamo approvando. Scusate, ma si tratta veramente di un problema di buonsenso (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Italia dei Valori e del deputato Mario Pepe (PdL)).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Monai 4-bis 32, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 530
Votanti 528
Astenuti 2
Maggioranza 265
Hanno votato
247
Hanno votato
no 281).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 4-bis.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi (Commenti di deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, potrebbe dire ai colleghi di evitare epiteti nei confronti di chi sta intervenendo, semplicemente perché sta facendo né più, né meno, il suo dovere? È appena arrivato un epiteto da parte di un collega della Lega!

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, se avessi inteso l'epiteto cui lei fa riferimento non avrei mancato di intervenire, ma lei sa che la Presidenza è lontana.

ANTONIO BORGHESI. Certo, la capisco.
Credo che in quest'Aula si ricorderà che quando discutemmo il decreto-legge che riguardava gli interventi straordinari per Napoli in tema di rifiuti vi fu una proposta della Lega Nord che venne accolta e che consisteva nel trasformare il contributo in un prestito.
Mi chiedo per quale buon motivo un intervento destinato per la stessa ragione al comune di Palermo, invece, debba avere una natura diversa sotto questo profilo dall'intervento che si è fatto per Napoli. Per Napoli si è dato un prestito e, pertanto, immagino sia equo che anche per Palermo queste somme vengano date sotto forma di prestito. A questo serve l'emendamentoPag. 38che ho proposto e che stiamo per votare. Inviterei tutti ad una riflessione su questo punto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 4-bis.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 526
Votanti 350
Astenuti 176
Maggioranza 176
Hanno votato
70
Hanno votato
no 280).

Prendo atto che i deputati Monai e Favia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Tenaglia ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Antoni 4-bis.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siragusa. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, il nostro emendamento mira a subordinare l'erogazione di questo contributo al controllo analogo previsto dalla normativa europea. Ecco perché anch'io, sia pure molto meno autorevolmente, mi permetto di fare mio l'appello del presidente Casini e dell'onorevole Giachetti.
La normativa europea sul controllo analogo, infatti, prevede che l'affidamento a terzi di servizi senza pubblico incanto venga effettuato solo a condizione che gli enti esercitino sulle aziende affidatarie il cosiddetto controllo analogo, di cui stiamo parlando in questo momento. Questo emendamento, infatti, sana un debito che il comune di Palermo ha nei confronti dell'azienda AMIA; non affronta quindi, come pure è stato detto, un'emergenza rifiuti, quanto piuttosto un'emergenza di bilancio di questa azienda che, nel 2001, era ancora capace di produrre utili e che invece nel bilancio patrimoniale 2006 iscrive un debito di 186 milioni. Questo debito è stato già pagato dai contribuenti palermitani con l'aumento del 75 per cento della TARSU effettuato l'anno scorso. Senza farla lunga sui motivi per cui è stato prodotto questo disavanzo, direi che, più di una volta, il consiglio comunale di Palermo - lo riferisco anche su richiesta del medesimo - ha approvato diversi ordini del giorno e mozioni volti a far sì che le aziende in house fossero soggette al controllo analogo.
In realtà, quindi, quello che noi chiediamo è un fatto soltanto di ottemperanza alla legge. Se la normativa europea sulla concorrenza prevede un controllo analogo, e quindi che le aziende partecipate siano soggette alle procedure di incanto pubblico per quanto riguarda le forniture, che siano soggette a pubblici concorsi, mentre qui stiamo parlando di aziende che assumono a chiamata diretta, noi chiediamo che tutto questo, anche questo prestito che viene incontro ad una situazione di difficoltà che il comune di Palermo e i suoi cittadini subiscono a causa di una cattiva amministrazione di un'azienda, venga invece sanato con un contributo, in applicazione di una legge, e che pertanto l'azienda AMIA sia soggetta al controllo analogo. Chiediamo che tale controllo sia esercitato in forma di indirizzo, di monitoraggio e di verifica, così come peraltro prevede la legge, e che si eserciti con la verifica dei profili gestionali, economici, patrimoniali e finanziari dell'attività svolta, nonché sull'esattezza, la regolarità, l'economicità e la redditività dell'attività dell'amministrazione societaria.
Mi sembra quindi che si tratti di un emendamento assolutamente di buonsenso che mira a far sì che un contributo dato al comune di Palermo per ripianare i debiti dell'azienda sia utilizzato nella maniera più trasparente e soprattutto più efficace possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 39

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, condivido questo emendamento perché noi, e lo dico principalmente agli amici della Lega, facciamo tanto i difficili quando si tratta di erogare dei contributi. Io sono invece convinto che i contributi vadano erogati: il problema è quello dei controlli sugli stessi. Qui dobbiamo irrigidire le norme che regolano la trasparenza sull'erogazione e sull'utilizzo di questi contributi.
Chiedo anche a voi di valutare questo aspetto, perché il problema non è quanti fondi vengono erogati: è che, purtroppo, la maggior parte di questi fondi non vengono utilizzati per offrire un reale servizio ai cittadini italiani, a coloro che pagano le tasse! Dovete ricordarvelo e dobbiamo ricordarcelo tutti in quest'Aula. È per questo che sosterremo questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, si tratta di uno dei casi cui faceva riferimento precedentemente l'onorevole Casini: è possibile introdurre un miglioramento a questa norma e renderla più trasparente, semplicemente approvando questo emendamento.
Questo emendamento, a cui chiedo di apporre anche la mia firma, fa riferimento ad un aspetto che tutti i consiglieri comunali e chiunque abbia un'esperienza in consiglio comunale hanno subito sulle proprie spalle, vale a dire la difficoltà di controllare le società partecipate, cioè i servizi esternalizzati, in particolare i servizi esternalizzati con società a partecipazione interamente pubblica. Ciò riguarda la società di gestione dei rifiuti, quindi la stragrande maggioranza dei casi. Oggi per un consigliere comunale gran parte dell'attività non è più soggetta a controllo, perché i servizi, essendo esternalizzati, hanno una vita propria all'interno di quella società.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIAN LUCA GALLETTI. Ritengo che questo emendamento che riporta i controlli in seno al consiglio comunale sia uno di quei casi di miglioramento e di trasparenza della norma che prego il Governo di valutare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Antoni 4-bis.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 530
Votanti 522
Astenuti 8
Maggioranza 262
Hanno votato
244
Hanno votato
no 278).

Prendo atto che il deputato Favia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ghizzoni 4-bis.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, l'emendamento presentato da tutti i deputati del gruppo Partito Democratico nella VII Commissione interviene a modificare la previsione del comma 17 dell'articolo 4-bis, in materia di reclutamento di ricercatori universitari.
Signor Presidente, forse vale la pena ricordare succintamente le norme che hanno regolato negli ultimi anni tale materia In particolare, la legge finanziariaPag. 40per il 2007, la prima legge finanziaria del Governo Prodi, in coerenza con l'impegno assunto in campagna elettorale di sostenere e potenziare la ricerca e di valorizzare i giovani di talento, ha previsto un piano straordinario di assunzione, per il triennio 2007-2009, di circa 4.000 ricercatori nelle università e negli enti di ricerca.
In particolare, la legge finanziaria ha vincolato le risorse per l'assunzione dei ricercatori universitari, vale a dire 20 milioni nel 2007, 40 milioni per il 2008 e 80 milioni per il 2009, all'adozione di un regolamento che avrebbe dovuto contemplare nuove modalità di svolgimento dei concorsi, ispirate ai principi di trasparenza e di valorizzazione del merito e di allineamento agli standard europei.
Purtroppo, dopo un percorso accidentato e tormentato, il nuovo regolamento non ha ottenuto la registrazione da parte della Corte dei conti. Questa situazione ha reso, quindi, necessario un intervento con un'apposita norma, per svincolare le risorse dall'adozione del regolamento di cui ho parlato.
Così avvenne lo scorso anno, quando, con una specifica norma, noi utilizzammo le risorse per il 2007, poiché si riteneva di poter adottare comunque il nuovo regolamento, anche in ritardo rispetto ai tempi previsti. Ma così non è stato.
Ora, con la norma in parola, si svincolano le risorse stanziate per il 2008, vale a dire 40 milioni di euro. Concordiamo con la ratio di questo provvedimento, perché consente di proseguire l'attuazione del piano previsto dalla legge finanziaria per il 2007, il piano di assunzione dei ricercatori, ma riteniamo questa previsione normativa tutto sommato un po' riduttiva e molto timida, poiché si limita a rendere utilizzabili le risorse per il solo anno in corso, perché, a fronte delle conclamate esigenze di ringiovanire il corpo accademico e di innovare la didattica e la ricerca universitaria, il Governo non ha previsto di rendere disponibili anche le risorse per il 2009, che sappiamo che sono disponibili, che ammontano a ben 80 milioni di euro e consentirebbero di completare il piano straordinario di assunzioni.
Signor Presidente, sottosegretario che non mi sta ascoltando, mentre io tento di convincerlo della bontà di questo emendamento, comprendo la difficoltà di fare propria questa ipotesi, perché è in contrasto con quanto erroneamente e superficialmente avete previsto nel decreto-legge n. 112 del 2008, approvato dalla maggioranza in quest'Aula la scorsa settimana, che prevede già per il 2009 il limite del 20 per cento del turn over delle assunzioni del personale universitario.
Espresso in questi termini (20 per cento del turn over), forse non si comprende la reale portata di questo provvedimento, ma se dico che, per assumere un giovane ricercatore, dovremo aspettare che cinque docenti vadano in pensione, allora forse appare a tutti chiaro quanto questa norma sia irrazionale e penalizzante per il sistema della ricerca universitaria.
Lo sblocco delle risorse previste per le assunzioni per il 2009 e, conseguentemente, il superamento del blocco del turn over per i ricercatori universitari per il 2009, è in sintesi il contenuto di questo emendamento che abbiamo presentato come deputati del Partito Democratico.
L'accoglimento di questo emendamento rappresenterebbe un atto coerente anche con gli ordini del giorno presentati dagli onorevoli Ghizzoni e Aprea, due distinti ordini del giorno accolti dal Governo nel corso dell'approvazione del decreto n. 112 del 2008, che impegnano il Governo ad immettere risorse ai giovani ricercatori del sistema universitario.
Ma soprattutto il parere favorevole - per questo chiedo un ripensamento - su questo emendamento sarebbe coerente con la volontà espressa dalla stessa maggioranza, almeno dai componenti di maggioranza nella VII Commissione, i quali, vale la pena ricordarlo, signor Presidente, già nel parere espresso in Commissione sul decreto n. 112 del 2008, posero una condizione che prevedeva l'esclusione dei ricercatori dal blocco del turn over e che, insieme a noi del Partito Democratico, inPag. 41Commissione, su questo provvedimento, hanno espresso una condizione di analogo tenore.

PRESIDENTE. Onorevole Ghizzoni, la prego di concludere.

MANUELA GHIZZONI. Tale condizione esclude - cito dal parere approvato dalla Commissione - totalmente dal blocco del turn over il reclutamento dei ricercatori anche per il 2009. Chiedo, quindi, un atto di coerenza, lo chiedo ai colleghi della VII Commissione che in maggioranza hanno votato questo parere. Chiedo un ripensamento estremo al Governo per il bene del sistema universitario e del Paese. Ora non vi è più nemmeno del resto - lo abbiamo visto poco fa - anche la presunta blindatura del testo.

PRESIDENTE. Concluda onorevole Ghizzoni, la prego.

MANUELA GHIZZONI. Non vi è più, facciamola saltare ancora per una norma di buon senso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, mi permetto di rivolgermi al Governo, al presidente del principale gruppo di maggioranza e sommessamente anche a lei signor Presidente. Questo è il Parlamento ovvero un luogo in cui ci si confronta, si propongono soluzioni ai problemi degli italiani, dove si possono legittimamente contrastare le argomentazioni. In questa discussione dove, come hanno già affermate i colleghi Giachetti, il presidente Casini ed altri, non abbiamo neanche il vincolo di una blindatura, stiamo svolgendo in modo assolutamente sereno le nostre argomentazioni. È stata illustrata adesso dalla collega Ghizzoni una proposta emendativa che riguarda la ricerca nelle nostre università e i ricercatori universitari. Si tratta di una proposta di assoluto buon senso e ragionevolezza. Il Governo e la maggioranza possono anche dirci le regioni per le quali non ritengono di accogliere l'emendamento Ghizzoni 4-bis 17, ma non comprendiamo questo silenzio, questo muro, questa incapacità di registrare qualunque argomento ragionevole, questo atteggiamento inutilmente muscolare da parte di una maggioranza che ha dimostrato anche oggi di non avere motivo di sentire una grande capacità muscolare tutte le volte che si priva dello scudo del voto di fiducia. Il buon senso vorrebbe che si dia senso al Parlamento, che ci si confronti e che si abbia qualche volta un segnale di risposta, un argomento, un qualche ragionamento da parte della maggioranza. Diversamente, crescono le pulsioni a scegliere un altro modo di fare opposizione, quello che nega valore al dialogo, che blocca i lavori del Parlamento, che fa intervenire 210 o 220 parlamentari su un singolo emendamento e che vi tiene qui fino a quando non decade il decreto. Non è quella l'opposizione che abbiamo scelto. Vorremmo che il Governo per una volta desse il senso di apprezzare la qualità della democrazia che è fatta di confronto democratico e non di silenzi e di prove muscolari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori).

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo aveva già chiesto di intervenire allorché aveva preso la parola il presidente Casini, ma coglie volentieri anche adesso l'occasione di rispondere all'onorevole Soro. Non esiste una pregiudiziale contrarietà o disattenzione del Governo rispetto alle questioni che sono state poste dai gruppi di opposizione ai quali, d'altra parte, lo stesso Governo non ha difficoltà a riconoscere la disponibilità ad un confronto serrato sul merito delle questioni. IlPag. 42punto, tuttavia, è proprio che, rispondendo al merito delle questioni, onorevole Soro, e non per un pregiudizio, questi emendamenti non possono essere accolti - spiegherò successivamente il perché - pur volendo tuttavia offrire la possibilità di una strada alternativa.
Con riferimento alla proposta emendativa cui aveva fatto riferimento l'onorevole presidente Casini, in realtà era già previsto che, per gli eventi alluvionali, quei contributi fossero fuori dal Patto di stabilità, per cui sarebbe stato inutile aggiungere tale previsione e tra altro l'altro vi era anche una modifica dei commi 8 e 9 sui quale il Governo era contrario. In ordine, invece, all'emendamento Ghizzoni 4-bis.17, il dispositivo previsto dal testo del decreto-legge, coerentemente con la linea che il Governo ha voluto garantire in sede di proroga dei termini di non influire in questa sede anche sugli anni a venire, ha previsto semplicemente di considerare l'anno 2008. Ciò non esclude che successivamente, se non si riuscirà a realizzare provvedimenti più incisivi di riforma anche nel settore della ricerca universitaria, si dovrà procedere con una proroga anche per il 2009, ma questo non si può stabilire in questa sede come prevede invece l'emendamento presentato dai colleghi del Partito Democratico che, tra l'altro, prevede per la copertura delle modifiche espresse al decreto-legge n. 112 che è all'esame dell'altro ramo del Parlamento.
Anche per questo il Governo si trova nell'impossibilità di accogliere questo emendamento; tuttavia, se lo stesso fosse ritirato ed il suo contenuto fosse trasfuso in un ordine del giorno (analogamente agli emendamenti già presentati sulla stessa materia dagli onorevoli Aprea e Nicolais), il Governo non avrebbe alcuna difficoltà ad accoglierlo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Ghizzoni, intende accogliere l'invito del Governo?

MANUELA GHIZZONI. Mi riservo di presentare un ordine del giorno, che peraltro sarà analogo a quello già presentato e analogo nella sostanza a quello della collega Aprea, ma chiedo che il mio emendamento sia posto in votazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 4-bis.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 535
Votanti 527
Astenuti 8
Maggioranza 264
Hanno votato
245
Hanno votato
no 282).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Ruvolo 4-ter.1.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. È ritirato, signor Presidente.

PRESIDENTE. No, mi riferisco all'emendamento Ruvolo 4-ter.1, e non risulta, onorevole Ministro, che sia ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 4-ter.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 515
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato
240
Hanno votato
no 275).

Pag. 43

Prendo atto che il deputato Delfino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dire che, poiché il tema della mancanza di voti non si può risolvere con la moltiplicazione degli stessi e la pratica si sta diffondendo ampiamente, mentre i voti della maggioranza li abbiamo visti nelle precedenti votazioni, la pregherei di gettare il suo occhio vigile dall'altra parte dell'emiciclo perché stiamo «salendo» parecchio.

RENATO FARINA. Guarda anche dalle tue parti!

PRESIDENTE. Getterò un occhio vigile su ogni parte dell'emiciclo, onorevole Giachetti.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 4-ter.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 514
Maggioranza 258
Hanno votato
240
Hanno votato
no 274).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Sani 4-ter.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sani. Ne ha facoltà.

LUCA SANI. Signor Presidente con questo emendamento si propone in primo luogo di innalzare a quaranta milioni di euro il finanziamento per il fermo temporaneo dell'attività di pesca per le imbarcazioni a strascico o a volante. Inoltre, si propone di finanziare tale intervento attraverso la riduzione degli stanziamenti di parte corrente e non attraverso l'impiego di risorse già destinate al settore della pesca. Si propone ciò perché il settore - come sappiamo - versa in gravi difficoltà e richiede risorse aggiuntive e straordinarie per far fronte più incisivamente al costo del gasolio (problema che non solo non è risolto ma rischia di aggravarsi ulteriormente) ed anche per decisivi interventi strutturali. Le risorse del fondo europeo per la pesca, nonché per il credito peschereccio vanno quindi orientate in questa direzione e non alla gestione dell'emergenza. Nell'articolo 4-ter, di cui stiamo discutendo, si prevedono interventi a sostegno dell'arresto definitivo delle imbarcazioni, si parla di ristrutturazione della flotta. Questa è una misura giusta poiché la flotta italiana è sensibilmente sovradimensionata rispetto al bisogno del Paese, ma non si prevede nulla sull'ammodernamento della flotta peschereccia che registra imbarcazioni con un'età media intorno ai trenta anni. Quindi, si tratta di imbarcazioni che hanno alti consumi di gasolio e di imbarcazioni che non rispondono alle più attuali misure per la sicurezza dei lavoratori, di imbarcazioni con tecniche di pesca vetuste che diminuiscono ulteriormente la già bassa competitività delle imprese italiane rispetto a quelle di altri Paesi.
Soprattutto i dieci milioni relativi al credito-peschereccio vanno indirizzati su questa voce. Per questo motivo al sostegno del settore occorrono nuove risorse e non, per così dire, una nuova ripartizione delle risorse già dedicate.
Ad esempio, sempre nell'articolo 4-ter, è contenuta una positiva estensione in deroga, degli ammortizzatori sociali previsti per il settore agricolo anche ai marittimi impegnati nell'attività di pesca. Questo tema è stato oggetto, tra gli altri, di una risoluzione che il gruppo del Partito Democratico ha proposto in Commissione agricoltura e che è stata approvata al di là del parere contrario del Governo. OggiPag. 44ritroviamo questo tema inserito nell'articolo 4-ter e lo salutiamo come un positivo ripensamento rispetto al rilancio del settore.
Riteniamo che occorra proseguire su questa strada e, quindi, come sugli ammortizzatori sociali, chiediamo e auspichiamo un positivo ripensamento volto alla ricerca di risorse aggiuntive di cui il sistema pesca italiano ha urgente bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sani 4-ter.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 520
Astenuti 1
Maggioranza 261
Hanno votato
245
Hanno votato
no 275).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Ruvolo 4-ter.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, tutti sappiamo che in questo decreto-legge - perché dopo l'esame nelle Commissioni è venuto fuori in maniera lampante - sono presenti incongruenze tecniche che dovremmo correggere con altri provvedimenti. Riguardano in particolare - lo voglio ricordare al Ministro Vito - l'articolo 2, relativo ai crediti di imposta e l'articolo 3, riguardante le norme in materia di subappalto. Dunque, non vedo per quale motivo - veramente mi sfugge la risposta a questo interrogativo - il Comitato dei diciotto non possa riunirsi e, con la disponibilità dei relatori, presentare alcuni emendamenti che possano correggere il provvedimento.
L'emendamento in questione è uno di quei casi. È chiaro a tutti che nel momento in cui prevediamo ammortizzatori sociali per il settore della pesca, non possiamo poi sottoporre gli introiti derivanti da questi ammortizzatori sociali alla tassazione ai fini dell'IRES e dell'IRAP. È un controsenso: concedo un contributo e, nello stesso tempo, lo sottopongo a tassazione. È come dire che sto concedendo il 50 per cento di quel contributo, oltretutto mettendo in moto un meccanismo burocratico che non ha alcun significato. Voglio dire che esistono già contributi o ammortizzatori sociali in altri campi che non sono soggetti a tassazione ai fini IRES e IRAP.
Si tratta, quindi, a mio avviso, di un evidente errore di chi ha preparato questo provvedimento. Non sarebbe male, dal momento che è ancora possibile intervenire, sistemare queste incongruenze (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 4-ter.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa, può evitare di votare per il suo collega? Grazie.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 517
Maggioranza 259
Hanno votato
242
Hanno votato
no 275).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 4-ter.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 45

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 522
Maggioranza 262
Hanno votato
245
Hanno votato
no 277).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Borghesi 4-sexies.025.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, con l'articolo aggiuntivo in questione, noi dell'Italia dei Valori chiediamo che venga ripristinata la tempistica relativa ai termini di sospensione del pagamento dei tributi e contributi per i paesi molisani che hanno subito il terremoto nel 2002. Il termine era stata fissato dal precedente Governo al 20 dicembre 2008 e, invece, l'attuale Governo l'ha anticipato al 30 giugno 2008. Inoltre, chiediamo che vengano ripristinati i 24 milioni di euro degli oneri finanziari conseguenti e ugualmente disposti con il decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248.
I tagli che sono stati apportati - a nostro avviso anche indiscriminati - hanno quindi interessato anche la voce relativa proprio alla sospensione dei tributi per i paesi del «cratere» di San Giuliano di Puglia. È evidente che la sospensione sarebbe di aiuto, un aiuto importante per tutte le famiglie di quei paesi del «cratere», che sono purtroppo soggetti a disagi proprio all'interno di quell'area.
Poi desidero svolgere alcune considerazioni, signor Presidente: il decreto-legge in esame risulta un po' come una coperta patchwork, cioè molto rappezzata: per alcune problematiche vi sono delle risoluzioni, ma per altre vi è molto poco. Vi sono alcuni punti che sono degni di considerazione, ma altri punti e altri settori non sono stati assolutamente toccati e quei tagli previsti sono rimasti tali.
Allora, come Italia dei Valori vorremmo fare noi una raccomandazione: vi chiediamo di attuare gli ordini del giorno del precedente decreto-legge, che avete accettato proprio come raccomandazioni. Infatti, proprio all'interno di quegli ordini del giorno vi è la risoluzione ai guai degli italiani. Vedete, le parole pronunciate dal sottosegretario Vegas - «Un ordine del giorno non si nega a nessuno» - sono oltretutto errate, perché è un sigaro che non si nega a nessuno. Ma gli italiani non hanno chiesto un sigaro al sottosegretario Vegas.
Se questa è l'impostazione data dal nostro Robin Hood, dal nostro Tremonti - che chiamo simpaticamente Robin Hood, di certo non offendo gli onorevoli, come è successo poco fa in quest'Aula, dove ho sentito gridare «imbecille» nei riguardi di un onorevole: io non apostroferei come «imbecille» né un onorevole né un Ministro, ma chiamo simpaticamente Tremonti Robin Hood; oltretutto, vorrei che magari il Presidente della Camera, che non mi ascolta neanche e poi ci rimprovera oppure ci richiama dicendo solamente «Onorevoli colleghi», prendesse posizione di fronte a talune offese - vorrei suggerirgli di riflettere molto. Infatti, non siamo responsabili soltanto delle nostre azioni e delle nostre intenzioni, ma siamo anche responsabili della riflessione che dovremmo fare sulle nostre azioni: deve riflettere soprattutto perché si accorgerà di aver complicato l'economia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Borghesi 4-sexies.025, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 518Pag. 46
Astenuti 1
Maggioranza 260
Hanno votato
243
Hanno votato
no 275).

Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Libè 4-novies. 4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, torniamo su un tema già visto qualche settimana fa: ritorniamo ad inserire il termovalorizzatore di Salerno tra quelli che dovrebbero ricevere i famosi contributi CIP6.
Noi dell'Unione di Centro abbiamo dimostrato, anche all'atto della votazione di quel provvedimento, che non abbiamo pregiudizi: non siamo favorevoli a questa forma di incentivazioni, ma capiamo che la situazione in Campania è difficile.
Vi è qualcosa che però ci fa dubitare. Avevamo già deciso di autorizzare l'utilizzo di questi contributi per Napoli e Caserta.
Scusi signor Presidente, ma non sento niente.

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi di non disturbare l'oratore.

MAURO LIBÈ. Non capisco come mai nel provvedimento in esame vi sia la necessità di aggiungere Salerno, ribadendo Napoli e Caserta. Forse si voleva, mettendolo nel mucchio, farlo passare in modo un po' più tranquillo. Capiamo - l'ho vissuta a lungo - la questione della Campania.
Tuttavia, vi è un fatto: il sindaco di Salerno - mi rivolgo un'altra volta agli amici della Lega Nord - ha ribadito, per anni e anni in guerra col presidente della regione Bassolino, che avrebbe realizzato il termovalorizzatore senza bisogno di alcun contributo (ed egli appartiene allo stesso partito). Vi è una motivazione per cui il presidente della regione non lo autorizzava, ma le condizioni non sono cambiate, anzi. Abbiamo votato il provvedimento concernente la Campania e, finché non si è giunti all'articolo 8, Salerno non era presente. Una mattina è venuto il sottosegretario Bertolaso, sostenendo che nella notte aveva parlato con il sindaco De Luca e che vi era bisogno del citato incentivo. Riteniamo che esso non sia necessario, a meno che il sindaco di Salerno, insieme a qualcun altro, ci spieghi come mai, visto che si concedevano i contributi agli altri due impianti, di colpo ne avesse bisogno anche lui. Le nostre posizioni, proprio per questi motivi, rimangono ferme (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cesario. Ne ha facoltà.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sulla questione in oggetto viviamo ancora in Campania un'emergenza che ha avuto momenti di miglioramento, ma è necessario completare il ciclo integrato dei rifiuti. Il provvedimento in esame non va verso questa direzione e posso anche spiegarne le motivazioni. Il sindaco di Salerno, qualche anno fa chiese, in Commissione ed anche in quest'Aula, di poter liberamente allocare sul territorio di Salerno un termovalorizzatore, al di là degli incentivi (perché non si parlava di essi). Adesso, non vediamo quale sia l'ostacolo ad inserire incentivi, visto che la procedura per la realizzazione del termovalorizzatore a Salerno è in fase avanzata e quello di Caserta è ancora fermo al palo. Anche con senso di responsabilità, dobbiamo dare un impulso forte e non far verificare di nuovo quello che è accaduto, e cioè che le gare d'appalto risultavano deserte e non si riusciva a completare in maniera efficace il ciclo integrato dei rifiuti.
Noi voteremo «no» sull'emendamento in oggetto, perché vogliamo fare in modo che questo processo vada avanti celermente: Salerno, in questo senso, ha dato un impulso forte, perché vi è una proceduraPag. 47in fase avanzata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'emendamento Libè 4-novies.4, ma non per le ragioni che il collega Libè (ed altri colleghi) hanno rappresentato, e cioè per la questione relativa al sindaco di Salerno, che prima evidenzia il fatto che è in grado di realizzare l'impianto ed ora, invece, non può più farlo, se non riceve anche lui il contributo CIP6. Tuttavia, in quest'Aula il sottosegretario Bertolaso ha affermato che, senza il contributo CIP6, ci si può anche scordare questo provvedimento per risolvere il problema della calamità (chiedo alla collega Anita Di Giuseppe di permettermi di vedere, perché vedo pochissimo e, quindi, di non fare gesti di vario tipo).
Sulla questione in oggetto, il problema vero è che oggi, in un quadro delicatissimo - quello, cioè, di riuscire a far partire gli inceneritori che sono stati programmati da anni a Napoli e a Caserta - rischiamo, invece, di mettere sul piatto qualcosa che attiri gli imprenditori ad investire non più su Napoli e Caserta, ma sull'inceneritore di Salerno. Pertanto, rischieremmo di destabilizzare il piano di emergenza sugli investimenti per gli inceneritori in Campania (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, la norma contenuta nell'articolo 4-novies, secondo comma, è straordinaria ed eccezionale, come tale è la vicenda dei rifiuti in Campania, in cui la costruzione degli impianti (innanzitutto dei termovalorizzatori) presenta difficoltà obiettive, ben più pesanti rispetto al resto del Paese. Da qui, la necessità della concessione degli incentivi CIP6, per passare dalla fase degli interventi emergenziali ed urgenti alle soluzioni stabili e definitive. L'emendamento Libè 4-novies.4 (sul quale esprimeremo un voto contrario) porterebbe a conseguenze gravi ed ingiustificate, profondamente sbagliate e assurde, perché bloccherebbe la costruzione del termovalorizzatore nella città di Salerno, dove la procedura di gara è in corso, il sindaco è stato nominato commissario con ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri e i reiterati impegni assunti dal Governo Prodi prima e dal Governo Berlusconi dopo, hanno sottolineato la concessione integrale del contributo CIP6 a quell'impianto.
L'emendamento in esame, sul quale voteremo contro, avrebbe una sola conseguenza: impedire e bloccare la realizzazione dell'unico impianto che, dopo Acerra, può partire per la termovalorizzazione subito in Campania e del quale c'è necessità.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

TINO IANNUZZI. L'assunzione corale di responsabilità dell'Assemblea è quella di evitare un emendamento profondamente e assurdamente sbagliato.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 4-novies.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 504
Astenuti 6
Maggioranza 253
Hanno votato
26
Hanno votato
no 478).

Pag. 48

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1496)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1496).
Ricordo che l'ordine del giorno Pelino n. 9/1496/9 è stato ritirato, l'ordine del giorno n. 9/1496/45 deve intendersi a prima firma Misiti e l'ordine del giorno 9/1496/48 deve intendersi a prima firma Messina.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 18,25).

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Mario Pepe n. 9/1496/1, a condizione che l'ultimo capoverso del dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «a predisporre idonee misure per attenuare e definitivamente rimuovere lo stato di crisi sociale che è dichiarato dai sindaci delle aree interessate», altrimenti esso è accolto come raccomandazione.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Nicolais n. 9/1496/2 e Marinello n. 9/1496/3.
Il Governo accetta, inoltre, l'ordine del giorno Barbieri n. 9/1496/4, a condizione che sia riformulato espungendo dal dispositivo le seguenti parole: «onde evitare una palese ed ingiustificata discriminazione», altrimenti esso è accolto come raccomandazione.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marsilio n. 9/1496/5, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Burtone n. 9/1496/6, a condizione che sia riformulato espungendo dal dispositivo le seguenti parole: «prorogandone i termini fino all'intero anno 2008», altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Vannucci n. 9/1496/7 se riformulato nel senso di espungere il secondo capoverso del dispositivo, altrimenti esso è accolto come raccomandazione.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Santelli n. 9/1496/8 e Pelino n. 9/1496/9.

PRESIDENTE. Mi scusi sottosegretario Molgora, le ricordo che l'ordine del giorno Pelino n. 9/1496/9 è stato ritirato (Commenti). Invito i colleghi a permettere al Governo di continuare e a seguire con attenzione i lavori.

ROBERTO GIACHETTI. Presidente, non abbiamo gli ordini del giorno!

ANTONIO BORGHESI. Presidente, non abbiamo gli ordini del giorno!

PRESIDENTE. Ma come, il fascicolo degli ordini del giorno non è stato posto in distribuzione? A me risulta che esso è in distribuzione. Vada avanti, signor sottosegretario, faremo poi una sintesi rispetto all'espressione dei pareri del Governo.

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'ordine del giorno Ruvolo n. 9/1496/10 è stato ritirato?

PRESIDENTE. No, signor sottosegretario, è stato ritirato l'ordine del giorno Pelino n. 9/1496/9.

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'ordine del giorno Ruvolo n. 9/1496/10, se riformulato nel senso di modificare il secondo capoverso del dispositivo...

ROBERTO GIACHETTI. Ma non abbiamo i pareri!

Pag. 49

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei non ha gli ordini del giorno, non i pareri. Prego, per cortesia, di distribuire gli ordini del giorno ai colleghi.
Poiché stanno fotocopiando gli ordini del giorno per distribuirli, sospendo la seduta, in modo da permettere a tutti di avere il testo degli ordini del giorno; dopodiché, proseguiremo con l'espressione del parere da parte del Governo.
La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,30, è ripresa alle 18,50.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, poiché nella comprensibile confusione che c'è stata c'è voluto del tempo affinché anche la Presidenza si rendesse conto che non potevamo lavorare in mancanza del materiale, la pregherei di invitare il sottosegretario a ripartire dal parere relativo all'ordine del giorno Mario Pepe n. 9/1496/1.

PRESIDENTE. Certamente, onorevole Borghesi. Prego i colleghi di accomodarsi ed invito il sottosegretario Molgora a riassumere i pareri già dati ed a proseguire con i pareri del Governo sui rimanenti ordini del giorno.
Ricominciamo, quindi, dall'ordine del giorno Mario Pepe n. 9/1496/1 che, ricordo anche al sottosegretario ed a tutti colleghi, è il collega del Partito Democratico.

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/1496/1, a condizione che il terzo capoverso del dispositivo venga riformulato come segue: «a valutare l'opportunità di predisporre idonee misure per attenuare e definitivamente rimuovere lo stato di crisi sociale che è dichiarato dai sindaci delle aree interessate»; se non verrà così riformulato, l'ordine del giorno verrà accolto come raccomandazione.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Nicolais n. 9/1496/2 e Marinello n. 9/1496/3, mentre accetta l'ordine del giorno Barbieri n. 9/1496/4, a condizione che il dispositivo venga riformulato eliminandone la parte conclusiva successiva alle parole: «le criticità di cui in premessa». Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Marsilio n. 9/1496/5, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Burtone n. 9/1496/6, a condizione che il dispositivo venga riformulato espungendo le parole: «prorogandone i termini fino all'intero anno 2008», altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Vannucci n. 9/1496/7, a condizione che venga riformulato eliminando il secondo capoverso del dispositivo; altrimenti, è accolto come raccomandazione. Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Santelli n. 9/1496/8.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Pelino n. 9/1496/9 è stato ritirato.

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Ruvolo n. 9/1496/10, a condizione che venga riformulato il secondo capoverso del dispositivo, sostituendo le parole «a prevedere» con le seguenti: «a valutare».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Zeller n. 9/1496/11, Vitali n. 9/1496/12, Lo Moro n. 9/1496/13, Costantini n. 9/1496/14, Occhiuto n. 9/1496/15, Zaccaria n. 9/1496/16, Duilio n. 9/1496/17, Ceccuzzi n. 9/1496/18 e Bellotti n. 9/1496/19, mentre non accetta l'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1496/20, in quanto ha una visione completamente diversa dal testo della norma che abbiamo appena votato.
Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Siragusa n. 9/1496/21, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Baretta n. 9/1496/22 e Berretta n. 9/1496/23.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Damiano n. 9/1496/24, mentre accogliePag. 50come raccomandazione l'ordine del giorno Moroni n. 9/1496/25.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Morassut n. 9/1496/26 e Ferrari n. 9/1496/27, mentre non accetta l'ordine del giorno Giovanelli n. 9/1496/28, perché sono in corso delle modifiche sulla materia relative al Codice delle autonomie, e quindi questo intervento condizionerebbe quel codice.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bitonci n. 9/1496/29, mentre accetta l'ordine del giorno Fogliato n. 9/1496/30, purché il dispositivo venga riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad eliminare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di eliminare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Polledri n. 9/1496/31...

ANTONIO BORGHESI. Ci sono due ordini del giorno n. 9/1496/31!

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Mi riferisco all'ordine del giorno Polledri n. 9/1496/31.

PRESIDENTE. C'è l'ordine del giorno Polledri n. 9/1496/31 e poi l'ordine del giorno Gidoni n. 9/1496/32.

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Gidoni n. 9/1496/32, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di sostituire le parole «ad adottare opportune» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lulli n. 9/1496/33, purché il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole «ad adottare le opportune» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Vico n. 9/1496/34 e Sanga n. 9/1496/35.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Scarpetti n. 9/1496/36, a condizione che il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole «ad escludere» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di escludere».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cambursano n. 9/1496/37, purché il dispositivo venga riformulato sostituendo, al primo capoverso, le parole «ad individuare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di individuare». Per quanto concerne il secondo capoverso del dispositivo, si chiede di espungerlo, in quanto tutte le somme relative a questi fondi sono escluse, per definizione, dal Patto di stabilità.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Barbato n. 9/1496/38, mentre accetta l'ordine del giorno Giulietti n. 9/1496/39. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zazzera n. 9/1496/40, mentre accetta l'ordine del giorno Piffari n. 9/1496/41.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Monai n. 9/1496/42, mentre accetta gli ordini del giorno Palagiano n. 9/1496/43 e Pisicchio n. 9/1496/44.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Messina n. 9/1496/45...

PRESIDENTE. Mi scusi, si tratta dell'ordine del giorno Misiti n. 9/1496/45.

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Ha ragione, signor Presidente. Vi sono stati alcuni cambiamenti di firmatari. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Misiti n. 9/1496/45, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Borghesi n. 9/1496/46, purché il dispositivo sia riformulato eliminando la parte conclusiva, ossia le parole successive a: «nel più breve tempo possibile»; altrimenti, il parere è contrario.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Commercio n. 9/1496/47, mentre accetta l'ordine del giorno Messina n. 9/1496/48, a condizione che il primo capoverso del dispositivo sia riformulato sostituendo le parole «ad apportare necessarie» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/1496/49, e accetta l'ordinePag. 51del giorno Sardelli n. 9/1469/50, purché il dispositivo venga riformulato sostituendo le parole «a prevedere» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di prevedere».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Latteri n. 9/1496/51, mentre accetta l'ordine del giorno Fugatti n. 9/1496/52.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rota n. 9/1496/53, mentre accetta l'ordine del giorno Rubinato n. 9/1496/54.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Cicu n. 9/1496/55, Agostini n. 9/1496/56, Sani n. 9/1496/57 e Brandolini n. 9/1496/58.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Zucchi n. 9/1496/59, mentre accetta l'ordine del giorno Oliverio n. 9/1496/60.

PRESIDENTE. Secondo la prassi, ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Onorevole Mario Pepe (PD), accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1496/1?

MARIO PEPE (PD). Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Nicolais n. 9/1496/2 è stato accettato dal Governo.

ANITA DI GIUSEPPE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno Nicolais n. 9/1496/2 relativo ai dirigenti scolastici.

PRESIDENTE. Sta bene. Ricordo che l'ordine del giorno Marinello n. 9/1496/3 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Barbieri accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/4, accettato dal Governo.
Onorevole Marsilio, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/5, su cui il Governo ha formulato un invito al ritiro?

MARCO MARSILIO. No, signor Presidente, non insisto per la votazione. Voglio però chiedere al Governo se può, quanto meno, accogliere come raccomandazione la parte concernente la verifica con il Ministro per le politiche europee in ordine all'aspetto che riguarda la vicenda della possibile infrazione rispetto all'utilizzo di questi contributi.

PRESIDENTE. Il Governo?

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il problema è che ciò contrasta con il testo del decreto-legge in esame. Poi le verifiche le possiamo fare comunque; tuttavia, contrastando con il testo del decreto-legge, questo ordine del giorno è incompatibile con il medesimo. Ciò porta all'impossibilità di fare ulteriori passi sull'ordine del giorno in discussione.

PRESIDENTE. Sta bene. L'ordine del giorno Marsilio n. 9/1496/5 è ritirato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno Burtone n. 9/1496/6, accolto come raccomandazione dal Governo, purché riformulato.

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Intende intervenire sull'ordine del giorno Burtone n. 9/1496/6?

AMEDEO CICCANTI. No, signor Presidente, avevo chiesto la parola prima sull'ordine del giorno Barbieri n. 9/1496/4, per chiedere di aggiungere ad esso anche la mia firma. Lei non ha avuto modo di vedere.

Pag. 52

PRESIDENTE. Chiedo scusa, non avevo visto.
Onorevole Vannucci, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1496/7?

MASSIMO VANNUCCI. Vorrei chiedere al sottosegretario di ripensare il proprio parere, perché non posso accettare la riformulazione.
L'ordine del giorno riguarda l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, la ex Sviluppo Italia Spa. Tale società fu oggetto di una forte azione di riforma con la finanziaria per l'anno 2007: al suo insediamento, infatti, il precedente Governo rilevò che essa si era articolata in 57 società controllate e 124 società partecipate, creando un mostro di 181 società, con 1.700 dipendenti, di cui il 63 per cento con funzioni di staff, il 37 con funzioni operative (la catena di comando era insomma di un dirigente che governava due quadri e tutti e tre governano cinque impiegati: un mostro). Noi abbiamo stabilito che le società controllate debbono passare a 3 e quelle partecipate a non più di 13; in aggiunta, i 492 fra consiglieri di amministrazione e sindaci devono passare a 24. Ora, con questo provvedimento, si dà una ulteriore proroga a questa riorganizzazione.
L'ordine del giorno tendeva, dunque, a mettere in chiaro che questo processo deve continuare. Se il sottosegretario Molgora mi chiede di sopprimere la seconda parte del dispositivo, io credo che non corrispondiamo più a questo impegno. Eppure, mi sembra che egli condivida la prima parte, quella relativa al piano di riordino, e la seconda non faceva che confermare la nuova missione di Sviluppo Italia, cioè quella di «sostenere lo sviluppo della competitività del sistema Paese, attraendo qualificati investimenti esteri, favorendo la creazione e lo sviluppo d'impresa anzitutto nei settori strategici ed agevolando lo sviluppo del territorio e della sua competitività». Non vedo per quale ragione questa parte debba essere soppressa. Forse l'obiezione è che il Governo è già intervenuto, modificando tale missione con l'articolo 43 del decreto-legge n. 112, all'esame del Senato: ma se così è, si potrebbe semplicemente aggiungere, in fine, le parole «considerate le modifiche apportate dall'articolo 43».

PRESIDENTE. Sottosegretario Molgora, cambia il suo parere? Mi scusi, onorevole Fogliato, dovrebbe...

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il parere non cambia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vannucci n. 9/1496/7, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 509
Astenuti 4
Maggioranza 255
Hanno votato
239
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che il deputato Berardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Onorevole Fogliato, mi scusi: dal momento che siamo in votazione, deve permettere al Governo di seguire i lavori; altrimenti, non riusciamo a procedere.
Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo dell'ordine del giorno Santelli n. 9/1496/8 e ricordo che l'onorevole Pelino ha ritirato il suo ordine del giorno n. 9/1496/9.
Prendo atto che l'onorevole Ruvolo accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/10, accettato dal Governo.Pag. 53
Ricordo che i successivi ordini del giorno Zeller n. 9/1496/11, Vitali n. 9/1496/12, Lo Moro n. 9/1496/13, Costantini n. 9/1496/14, Occhiuto n. 9/1496/15, Zaccaria n. 9/1496/16, Duilio n. 9/1496/17, Ceccuzzi n. 9/1496/18 e Bellotti n. 9/1496/19 sono stati accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1496/20, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1496/20, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 519
Astenuti 2
Maggioranza 260
Hanno votato
243
Hanno votato
no 276).

Ricordo che il successivo ordine del giorno Siragusa n. 9/1496/21 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Baretta n. 9/1496/22 e Berretta n. 9/1496/23, accolti dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che il successivo ordine del giorno Damiano n. 9/1496/24 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Moroni non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/25, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che i successivi ordini del giorno Morassut n. 9/1496/26 e Ferrari n. 9/1496/27 sono stati accettati dal Governo.
Chiedo all'onorevole Giovanelli se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/28, non accettato dal Governo.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, quest'ordine del giorno aveva lo scopo di evidenziare l'atteggiamento contraddittorio del Governo in riferimento alla questione delle comunità montane. In un Paese dove non si chiude mai niente, grazie alla norma contenuta nella finanziaria per il 2008 si è aperto un processo di riorganizzazione radicale delle comunità montane, che ha portato già undici regioni a statuto ordinario su quindici a ridimensionare sostanzialmente il numero delle comunità montane, a ridefinirne i confini, a ridurre drasticamente il personale politico impegnato, con una forte riduzione dei costi.
Da una parte, il Governo con la norma contenuta nel decreto dimostra di credere a questa riforma, tant'è che proroga i termini che scadevano a giugno e li allunga fino a settembre, per dare tempo anche alle altre regioni di portare avanti questo processo di riorganizzazione. Dall'altra parte però, con il decreto n. 112 del 2008 gli toglie i fondi per il funzionamento ordinario, praticamente condannandole al dissesto finanziario. Non chiederò il voto sul mio ordine del giorno n. 9/1496/28, perché è materia che ridiscuteremo con il codice delle autonomie, ma mi interessava mettere in evidenza come su questa materia siete proprio schizofrenici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno Giovanelli n. 9/1496/28 si intende pertanto ritirato.
Ricordo che l'ordine del giorno Bitonci n. 9/1496/29 è stato accettato dal Governo.

TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Delfino?

TERESIO DELFINO. Sull'ordine dei lavori, perché non so se mi è data la possibilità di parlare su questo ordine del giorno.

Pag. 54

PRESIDENTE. Può intervenire sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Intervengo allora sull'ordine dei lavori, soltanto per segnalare che con un ordine del giorno stravolgiamo tutto l'atteggiamento che l'attuale maggioranza, nella precedente legislatura in cui era al Governo, aveva sostenuto in direzione totalmente contraria. Sono veramente stupito e volevo solo che rimanesse agli atti che siamo davanti ad una questione di grande rilevanza che non può essere risolta con questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ricordo ancora, dunque, che l'ordine del giorno Bitonci n. 9/1496/29 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Fogliato accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/30, accettato.
Ricordo che l'ordine del giorno Polledri n. 9/1496/31 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto, altresì, che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Gidoni n. 9/1496/32 e Lulli n. 9/1496/33, accettati. Prendo atto, inoltre, che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Vico n. 9/1496/34 e Sanga n. 9/1496/35, accolti come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Scarpetti accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/36, accolto come raccomandazione dal Governo, e che l'onorevole Cambursano accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/37, accettato dal Governo.
Prendo atto, altresì, che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Barbato n. 9/1496/38, accolto come raccomandazione dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Giulietti n. 9/1496/39 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/1496/40, accolto come raccomandazione dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Piffari n. 9/1496/41 è stato accettato dal Governo, e prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/1496/42, accolto come raccomandazione dal Governo.
Ricordo che gli ordini del giorno Palagiano n. 9/1496/43 e Pisicchio n. 9/1496/44 sono stati accettati dal Governo.
Chiedo all'onorevole Misiti se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/45, non accettato dal Governo.

AURELIO SALVATORE MISITI. Mi scusi signor Presidente, ma il mio ordine del giorno non è questo, ma il n. 9/1496/48.

PRESIDENTE. Chiedo scusa all'onorevole Misiti. Chiedo pertanto all'onorevole Messina se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/45, non accettato dal Governo.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, l'onorevole Misiti si era stupito perché di solito i suoi ordini del giorno vengono sempre accettati, mentre oggi no, ponendosi così un problema di difetto di firma...

PRESIDENTE. Volevamo invitare l'onorevole Misiti a ricevere anche un parere contrario!

IGNAZIO MESSINA. Avrebbe così provato l'ebbrezza di un parere contrario.
Signor Presidente, il parere contrario del Governo, che invito a rivedere, è grave perché non fa altro che perpetrare una politica del Governo contro il sud dall'inizio di questa legislatura, con provvedimenti che sono partiti dalla sottrazione dei fondi per le infrastrutture in Sicilia e in Sardegna e sono via via proseguiti.
Con quest'ultimo non si era riusciti ad emendare il disegno di legge e perciò si era solo chiesto, con l'ordine del giorno in esame, l'intervento del Governo con riferimento alla possibilità di reintrodurre ilPag. 55credito d'imposta automatico e non il credito d'imposta come previsto attraverso l'Agenzia delle entrate. Tra l'altro i fondi sono stati tagliati, come espressamente visto. Nel 2008 vengono resi disponibili 63 milioni di euro contro i 377 che il Governo Prodi aveva previsto per il 2007. Ciò a dimostrazione di una volontà precisa.
Invito il Governo a rivedere il proprio parere in ordine all'ordine del giorno in esame. Rileggo esattamente quanto viene chiesto che è cosa veramente banale e mostrerebbe una certa disponibilità, a meno che non vi sia un'avversione precisa. La parte dispositiva dell'ordine del giorno in esame recita: «impegna il Governo a procedere, con le associazioni dei datori di lavoro e le organizzazioni sindacali dei lavoratori più rappresentative sul piano nazionale, ad una verifica degli effetti e dell'efficacia delle misure di cui al provvedimento al nostro esame, al fine di valutare l'eventuale conferma, l'estensione o la revisione - nel rispetto delle competenze parlamentari - delle modalità di funzionamento dei crediti d'imposta per gli investimenti in aree svantaggiate».
Francamente, signor Presidente, non accettare tale ordine del giorno significa mettere un bollo forte da parte del Governo e affermare con chiarezza, a noi del Sud, per quanto riguarda questa legislatura e questo Governo, non frega assolutamente niente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere contrario è motivato da questo problema. Al di là del fatto che gli intendimenti sono diversi dalle norme che abbiamo votato, ogni modifica che determina l'estensione del provvedimento, cioè dei beni che sono valutati per il credito d'imposta o dei soggetti, determinerebbe effettivamente - come qualcuno aveva detto precedentemente sbagliando - di nuovo il passaggio in sede europea e quindi ciò creerebbe ulteriori problemi riguardo l'applicazione. Poiché si vogliono evitare tali problemi il Governo non accetta l'ordine del giorno in esame. Questa è la spiegazione del parere del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, intervengo anche per sottoscrivere l'ordine del giorno in esame e per contestare al sottosegretario la dichiarazione appena fatta. È l'articolo che avete approvato che imporrà un ulteriore esame da parte della Commissione europea perché cambiate i criteri e, quindi, si dovrà tornare dinanzi alla Commissione europea.
L'ordine del giorno impegna solo il Governo a svolgere un esame attento, quanto di più semplice si possa fare. Tuttavia, poiché la vostra volontà è smontare gli interventi per gli investimenti produttivi nelle aree deboli del Paese, confermate ciò ulteriormente. È l'articolo 2 che vi porterà davanti alla Commissione, non l'ordine del giorno in esame. Lo affermo per la chiarezza di tutta l'Assemblea.

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Messina n. 9/1496/45.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Messina n. 9/1496/45, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 56
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 494
Astenuti 27
Maggioranza 248
Hanno votato
221
Hanno votato
no 273).

Prendo atto che l'onorevole Borghesi accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/46 accolto come raccomandazione dal Governo.
Onorevole Commercio, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/47, accolto dal Governo come raccomandazione?

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, intervengo per chiedere al Governo di valutare l'opportunità di modificare il parere atteso, che suggerisco di riformulare sostituendo nel dispositivo, le parole: «a emanare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di emanare». Ritengo che il Governo, vista anche l'importanza e la delicatezza dell'argomento, potrebbe accogliere la nostra proposta.

PRESIDENTE. Faccio presente che è il Governo che deve proporre la riformulazione.

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Commercio n. 9/1496/47 a condizione che nel dispositivo, le parole «a emanare» siano sostituite dalle seguenti: «a valutare l'opportunità di emanare».

PRESIDENTE. Quindi, il Governo accetta l'ordine del giorno Commercio n. 9/1496/47 nel testo riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
Prendo atto che l'onorevole Misiti accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/48, accettato dal Governo e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/1496/49, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sardelli n. 9/1496/50 accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Latteri n. 9/1496/51, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Fugatti n. 9/1496/52 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto, inoltre, che l'onorevole Rota non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/53, accolto come raccomandazione dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Rubinato n. 9/1496/54 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cicu n. 9/1496/55, Agostini n. 9/1496/56, Sani n. 9/1496/57 e Brandolini n. 9/1496/58, accolti come raccomandazione dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Zucchi n 9/1496/59, non accettato dal Governo.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, mi rivolgo al sottosegretario perché rispetto a tutti gli ordini del giorno accettati dal Governo, questo forse è il meno impegnativo. Le faccio notare che il tema dell'acquacoltura e del canone ricognitorio che rivolge agli stessi operatori (alle cooperative e agli imprenditori privati) un sistema diverso di pagamento di concessioni demaniali non ha ragione di esistere. Invito il Governo, anche magari premettendo la famosa formula «a valutare l'opportunità di»,Pag. 57ad accogliere l'ordine del giorno presentato.

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, riformulando il dispositivo dell'ordine del giorno Zucchi n 9/1496/59 nel senso di aggiungere dopo le parole «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di», il Governo lo accoglie come raccomandazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zucchi n. 9/1496/59, accolto come raccomandazione dal Governo, nel testo riformulato.
Ricordo, infine, che l'ordine del giorno Oliverio n. 9/1496/60 è stato accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1496)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, dico subito che l'UdC giudica nel complesso questo provvedimento apprezzabile perché ci sono una serie di norme che condividiamo, però intendo chiarire immediatamente che non siamo d'accordo - l'abbiamo già detto altre volte - con il metodo della decretazione d'urgenza.
Vorrei ricordare a tutti noi che in due mesi e mezzo di attività abbiamo varato undici leggi di cui dieci sono disegni di legge di conversione di decreti-legge. Noi crediamo che il Parlamento sia qui per discutere e per provvedere ad elaborare leggi dal proprio interno, non solo per convertire le decisioni che vengono dall'esterno. In questo decreto, oltretutto, è stata fatta un'operazione di trapianto attraverso l'inserimento dei decreti-legge n. 113 e n. 114 del 2008. Permettetemi, ma noi la consideriamo, dal punto di vista costituzionale, un'operazione un po' spregiudicata. È già successo, ed è stato un fatto stigmatizzato anche dal Comitato per la legislazione, durante la XIV legislatura.
Vengo al concreto. Abbiamo detto che riteniamo soddisfacenti alcune disposizioni contenute all'interno di questo provvedimento come quelle fiscali relative al monitoraggio e alla trasparenza dei meccanismi di allocazione della spesa pubblica, la proroga per l'invio delle dichiarazioni dei redditi e dei rimborsi IRPEF e IRES, la facoltà di estendere le modalità di pagamento virtuale per l'imposta di bollo, le limitazioni di guida ai neopatentati e anche la proroga sulle opere di prevenzione per l'adeguamento, per quanto riguarda gli incendi nelle strutture turistico alberghiere e l'emergenza nel settore della pesca.
Vi sono anche dubbi che abbiamo già evidenziato durante il dibattito e che voglio ricordare rapidamente e che riguardano, principalmente, le norme nel contesto del trattamento dei rifiuti. Abbiamo discusso a lungo in quest'Aula di emergenza e ci ritroviamo che in ogni provvedimento viene inserito sempre qualcosa. Abbiamo mostrato i nostri dubbi sulla proroga che si accorda al Governo per riconoscere incentivi agli impianti di termovalorizzazione.
Ribadiamo il nostro «no» al riconoscimento degli incentivi CIP6 per il termovalorizzatore di Salerno, non perché abbiamo - lo ripeto - una posizione pregiudiziale, ma perché riteniamo che, a fronte di dichiarazioni sulla non necessità di questi fondi, non capiamo la ragione per cui poi vengano ugualmente erogati, anche con il voto di coloro che hanno contestato continuamente da queste aule questo modo di agire.
Noi continuiamo a ritenere che si poteva fare meglio e che in quest'Aula ci si poteva confrontare per migliorare questoPag. 58provvedimento (lo abbiamo anche detto a nome del nostro presidente), ma il Governo ha fatto orecchie da mercante, ha fatto finta di non sentire. Crediamo che si debba porre attenzione alle tante necessità di quei cittadini che ancora credono che in questa sede ci si ritrovi per discutere dei loro problemi. Restiamo convinti di questo e non cambiamo idea; voi avete scelto un altro sistema, che facciamo fatica a condividere ma, dimostrandoci liberi da pregiudizi ideologici, ci asterremo su questo provvedimento, perché riteniamo ancora una volta di dare priorità ai contenuti.
Non siamo degli illusi, signor Presidente: noi crediamo che la serietà imponga la coerenza, la coerenza di non cambiare idea a seconda che ci si trovi nei banchi del Governo o in quelli dell'opposizione, la coerenza di non cambiare le proprie dichiarazioni rese all'interno dell'Aula una volta tornati nei propri territori, affermando cose totalmente diverse. Noi questa coerenza non la dimentichiamo e continueremo. Saremo illusi, ma per il bene del Paese siamo convinti che dovrete ravvedervi anche voi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, il provvedimento in esame reca disposizioni urgenti in materia di monitoraggio e allocazione della spesa pubblica, nonché in materia fiscale e di proroga termini. Noi del Movimento per l'Autonomia notiamo degli elementi di criticità sui quali non intendiamo tacere; segnaliamo un atteggiamento del Governo contraddittorio nei confronti del sud del Paese e in particolare nei confronti delle istanze del Movimento per l'Autonomia. Da una parte c'è una disponibilità al dialogo della maggioranza, dall'altra parte c'è una difficoltà di concordare alcune posizioni a difesa dei territori della Mezzogiorno.
L'incidente di percorso a cui abbiamo assistito oggi alla Camera (lo voglio spiegare), che riguarda la definizione di combustibili sintetici, ne è un esempio lampante. In Commissione agricoltura all'unanimità ci eravamo espressi affinché per combustibile sintetico si intendesse soltanto il combustibile derivante dalle biomasse, in modo che questo fosse un ristoro economico in particolare per il mondo agricolo. Il fatto di voler estendere la definizione di combustibile sintetico anche ai.... Vorrei pregare il Governo di ascoltare perché su questo tema è stato già espresso un voto contrario e quindi desidero richiamare l'attenzione del sottosegretario.
Il fatto di volere estendere la definizione di combustibile sintetico anche ai combustibili derivanti da gas e da carbone penalizza fortemente il mondo agricolo e la Commissione agricoltura si era espressa in modo univoco e unanime in questo senso. Pertanto non abbiamo compreso perché il Governo non abbia voluto accettare l'ordine del giorno presentato, inducendo i presentatori ad insistere per la votazione dell'emendamento. Non possiamo pensare che il Governo non si rendesse conto dell'importanza di quel voto e di quell'ordine del giorno. Noi siamo stati coerenti con quanto avevamo detto in Commissione ed abbiamo votato a favore dell'emendamento del Partito Democratico. Questo incidente di percorso richiede e sollecita una maggiore collegialità e una maggiore attenzione ai problemi che noi poniamo in quest'Aula.
Un altro aspetto su cui, a nome del Movimento per l'Autonomia, desidero porre l'attenzione è quello relativo all'articolo 2 che concerne disposizioni in materia di fruizione del credito di imposta finalizzato al sostegno degli investimenti delle imprese del sud. Noi notiamo con preoccupazione l'esiguità delle risorse per il 2008, che sono soltanto 64 milioni di euro e 450 milioni di euro nel 2009.
Ci rendiamo conto della situazione complessiva di difficoltà finanziaria che questo Governo deve affrontare, ma segnaliamo anche che tutto questo sicuramente non giova e non dà certezza agli imprenditori e alle imprese, che contavanoPag. 59sul credito di imposta per gli investimenti in atto, che per buona parte hanno già realizzato.
Un altro aspetto su cui voglio porre l'attenzione riguarda il fatto che, in materia di rifiuti, il decreto-legge prevede incentivi per i termovalorizzatori, detti CIP6. Il decreto-legge prevede incentivi solo per quelli localizzati in alcune province della Campania. Noi sappiamo che c'è un'emergenza in arrivo, che potrebbe essere quella di altre regioni rispetto al problema di reperire discariche ancora capienti per i rifiuti; quindi è necessario accelerare e premiare le regioni che stanno realizzando i termovalorizzatori.
L'ordine del giorno presentato dall'onorevole Commercio, firmato da tutto il Movimento per l'Autonomia, andava in questa direzione: favoriva e premiava i termovalorizzatori già autorizzati e in corso di costruzione. Il Governo opportunamente ha rivisto il proprio parere su questo ordine del giorno, precedentemente accolto come raccomandazione, accettandolo. Speriamo, quindi, che al più presto acceleri anche il reperimento di risorse, perché questo è un problema che potrebbe presentarsi gravemente in molte altre regioni, non solo del Mezzogiorno d'Italia.
Mi avvio alla conclusione con un riferimento al settore della pesca, di cui abbiamo parlato prima. Il settore della pesca attraversa un momento di crisi notevole. Noi abbiamo chiesto l'istituzione di una sottocommissione adatta per affrontare la crisi grave e strutturale del settore della pesca. Il decreto-legge individua delle risorse. Abbiamo chiesto, con un ordine del giorno, che il fermo pesca sia facoltativo e possibilmente anche flessibile nell'individuazione dei tempi, cioè che non sia necessario che il fermo pesca venga attuato da tutte le flotte pescherecce e in un determinato periodo, che per la maggior parte era il periodo di agosto o di settembre, quando più forte è la richiesta di pescato da parte del consumo.
Mi pare che la discussione e l'attenzione del Governo a queste riflessioni abbiano permesso un miglioramento complessivo del decreto-legge. Quindi, possiamo concludere, esprimendo un giudizio favorevole sul provvedimento, ferme restando le considerazioni di ordine politico generale, che noi poniamo alla maggioranza, di maggiore attenzione ai problemi del Mezzogiorno del Paese e di maggiore dialogo tra le forze della maggioranza stessa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, svolgo poche considerazioni di carattere generale, perché nel merito la discussione è stata ampia. Il mio intervento è volto, sostanzialmente, a ricordare che abbiamo a che fare con un decreto-legge che si occupa di allocazione di spesa pubblica e proroga dei termini di una serie di funzioni dello Stato, che arrivano - ahimè - in ritardo, in materia fiscale.
Dunque, prorogare i termini è quasi un classico in quest'Aula. È stato fatto negli anni ed è da augurarsi che, se riusciremo a cambiare il sistema, dando risposte esaurienti e tempestive ai nostri cittadini, questa sia una delle ultime volte che ci occupiamo di questi aspetti.
Peraltro, differire i termini vuole anche dire mettere in evidenza, come dicevo prima, le inefficienze di uno Stato, che costa tantissimo. Infatti, è giusto ricordare che lo Stato che dà risposte in ritardo brucia più di metà dell'intera ricchezza prodotta dal Paese. È uno Stato che vanta record di spesa e di personale impiegato in tutti i settori che devono dare risposte sociali, perché - ricordiamolo pure - in Italia, per la sanità, la scuola, la sicurezza e la giustizia, spendiamo più della media degli altri Paesi europei.
Malgrado siamo a conoscenza di quali siano i livelli di questi servizi, anche questa sera siamo arrivati al punto di prorogare dei termini perché le risposte sono lunghe a venire. Allora vi è la necessità sempre più impellente di cambiare l'assetto istituzionale e di andare verso forme di autogoverno che diano risposte immediate e che siano, soprattutto, assolutamente responsabili.Pag. 60
A tale riguardo, ad esempio, nel testo è prevista anche la proroga dei termini per risolvere i problemi dei rifiuti della Campania: se si fosse trattato di una Stato serio che prevede sì poteri di autogoverno, ma che controlla e fa pagare chi sbaglia, in Campania vi sarebbe un commissario al posto dell'attuale governatore regionale Bassolino. Sebbene ciò non sia avvenuto, è da augurarsi che nella riforma federalista, di cui attendiamo la presentazione entro metà settembre, si entri anche nel merito di queste vicende.
Bisogna, quindi, prevedere maggior potere a chi deve fornire risposte al territorio, ma anche la possibilità da parte dei cittadini di arrivare a cambiare i propri amministratori in anticipo, perché è giusto utilizzare quello che la Costituzione già consente ovvero il potere sostitutivo. Se uno riduce la propria regione ad un'immensa discarica a cielo aperto, non ha senso che continui a governare nonostante i propri cittadini lo abbiano clamorosamente bocciato, come abbiamo visto anche nell'esito elettorale delle ultime elezioni politiche in Campania, dove il quadro politico non è più rivolto verso i governi di centrosinistra.
Governare male vuol dire soprattutto aumentare i sacrifici per quella parte d'Italia come la Padania e quelle quattro regioni che dagli studi dell'Unioncamere del Veneto risultano essere sistematicamente e storicamente in soccorso delle altre sedici, rimettendoci la bellezza di 60 miliardi di euro all'anno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Il Piemonte, la Lombardia, il Veneto e l'Emilia Romagna non riescono più a pagare per le inefficienze dello Stato. Ci auguriamo che a settembre, quando cominceremo a discutere della riforma federale del Paese, si tenga conto anche di questi aspetti. Anche perché siamo arrivati al punto in cui i 50 o i 60 miliardi di euro di aiuto all'anno redistribuiti alle altre regioni, finché l'economia tirava esistevano, ma in questi tempi di crisi globale non vi sono più. Rischiamo, come sta già succedendo, di chiudere le attività della Padania nel nord del Paese, perché si continuano ad assorbire le loro ricchezze per pagare le inefficienze che ci vedono impegnati questa sera nella proroga dei termini; la «macchina» che consuma tutto questo non è assolutamente efficiente.
Parlando delle proroghe in termini fiscali, ricordo a chi continua a sostenere che nei territori della Padania vi sono gli evasori fiscali che solo in questa parte del Paese abbiamo il record di tasse incassate rispetto al prodotto interno lordo e non di tasse richieste. Se continuiamo a taglieggiare e a prendere per la gola i nostri artigiani, i nostri produttori, vi sarà sì «fame» al nord, ma vi sarà miseria nera al centro e anche al sud. Alla luce di tutto ciò rinnovo l'invito a prepararsi per realizzare un lavoro serio per il cambiamento sostanziale di questo Paese, perché è meglio non reintrodurre la povertà e noi saremo responsabili di evitarlo.
Con questo auspicio il nostro voto sarà favorevole. L'impegno che estendiamo a tutti è, però, quello di evitare di ritrovarci nei prossimi anni a parlare delle inefficienze e dei costi dello Stato, considerato che in quest'Aula si discute di prorogare i termini, mentre i cittadini aspettano i risultati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo in dissenso dal gruppo per poter parlare su un tema che non mi è stato possibile affrontare nel corso dell'esame degli ordini del giorno, quindi non parteciperò al voto finale. Posso così esprimere, in modo sintetico ma compiuto, una mia opinione sull'orientamento espresso dal sottosegretario Molgora a nome del Governo sull'ordine del giorno Bitonci n. 9/1496/29, che affronta il tema spinoso e complesso delle multe pregresse per quanto riguarda le quote latte. Il Governo ha accettato tale ordine del giorno cambiando così radicalmente la sua opinione e la sua linea rispetto a questo un tema. La linea, che noi avevamo affermato con laPag. 61legge n. 119 del 2003, era stata largamente concertata con le organizzazioni professionali agricole, che unitariamente avevano condiviso quella legge.
Pertanto, in questa occasione non posso che esprimere un forte dissenso su questo nuovo orientamento che sembra emergere dal Governo con l'accettazione del suddetto ordine del giorno, perché ricordo che l'Unione europea non fa sconti sulla violazione dei regolamenti comunitari. Allora, io mi domando, cosa vuole fare oggi il Governo? Premiare chi ha violato consapevolmente la legge? Vuole punire chi, con fatica, ha rispettato la legge? È questa, mi domando, la cultura della legalità che il Governo si propone di affermare? Sono interrogativi verso i quali non possiamo far finta di non prestare attenzione, e allora quello che segnalo come elemento indispensabile è che venga assolutamente mantenuto il principio di legalità affermato dalla legge n. 119 del 2003. Con tale legge, tra l'altro, sottosegretario Molgora, era stata offerta con la rateizzazione l'opportunità a tutti di rientrare nella legalità. Oggi noi siamo davanti all'apertura di un nuovo orientamento. Allora se non pagano - concludo signor Presidente - gli «splafonatori» consapevoli, proprio perché la Comunità europea non farà sconti, altri produttori agricoli - come è già capitato in passato - e altre filiere produttive agricole pagheranno in loro vece. Questo intento, se così fosse, è inaccettabile perché iniquo.
Mi sento quindi di richiamare con forza l'attenzione del Governo e della maggioranza perché la via della legalità e della giustizia venga ribadita. Il Governo tenga fede all'impegno preso di tutelare i produttori che si sono mossi nel rispetto della piena legalità, altrimenti in questo Paese finiranno per avere sempre ragione i furbi, e tutelando i furbi non costruiremo mai un vero futuro per il nostro mondo agricolo e per la nostra società civile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, mi richiamo fondamentalmente all'intervento che ho svolto già in sede di discussione sulle linee generali, ne riprenderò alcune parti, però non posso mancare di fare prima un'osservazione.
Infatti ho immaginato che i decreti-legge e le questioni di fiducia, che si sono susseguite in queste ultime settimane, fossero, in realtà, essenzialmente dovuti a problemi di tempo. Devo tuttavia osservare che, quando in quest'Aula siamo arrivati a svolgere una vera discussione, talvolta la maggioranza è andata sotto. Ciò mi fa pensare che, in realtà, non sia poi così compatta come afferma il suo Presidente del Consiglio, Berlusconi, tant'è che quando si svolge una discussione sugli emendamenti, è già capitato che talvolta la maggioranza sia andata sotto. Quindi, forse, l'idea di procedere per decreti-legge è funzionale proprio alla volontà di impedire la discussione in Aula. A tale proposito, voglio richiamarmi anche ad alcune considerazioni che sulla questione pregiudiziale di costituzionalità ha svolto, con grande lucidità, il collega Zaccaria, il quale ha rilevato che in due mesi e mezzo abbiamo approvato undici leggi e, di queste, ben dieci sono conversioni di decreti-legge, anche con alcune crucialità di tipo costituzionale. In particolare, nel caso del decreto-legge al nostro esame, è presente un duplice trapianto perché vi sono stati inseriti altri due decreti, il decreto-legge 30 giugno 2008, n. 113 e il decreto-legge 3 luglio 2008, n. 114. Esprimo tutta la mia solidarietà al Presidente della Repubblica che probabilmente, di fronte a queste situazioni, proverà qualche angoscia.
Riguardo al contenuto, vi è una serie di norme che ci impedisce di esprimere un voto favorevole: infatti, è stato istituito un Ministero per la semplificazione normativa e, invece, nel provvedimento in esame, interveniamo per complicare. La nuova normativa sulla cosiddetta «Visco-sud» complica e obbliga ad adempimenti, invece di essere lineare e, addirittura, rischia di consentire, come è stato rilevato da qualche collega, persino l'elusione dell'imposta: in un caso specifico che è stato anchePag. 62citato, consente all'imprenditore che abbia fatto quella prenotazione di poter immediatamente denunciare nella dichiarazione dei redditi una quota del credito di imposta conseguente, anche se non ha realizzato gli investimenti previsti.
Riteniamo grave, inoltre, l'abrogazione delle norme che avevano introdotto la responsabilità solidale tra appaltatore e subappaltatore. Ciò porterà all'aumento dell'evasione fiscale e anche dell'evasione contributiva, in un campo che certamente già soffre di queste situazioni. Si tratta, quindi, di un intervento sicuramente peggiorativo. Così come lo è lo slittamento degli obblighi in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, previsti dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.
È solo un po' risibile l'idea di disporre una proroga per quei due enti che, in base ad un altro decreto-legge che questo stesso Governo ha adottato e sottoposto all'Assemblea, sono destinati a scomparire: anche questo creerà delle sovrapposizioni inutili.
Molto più grave è la questione che riguarda il termine di cui al cosiddetto decreto-legge Bersani che viene modificato per quanto riguarda l'istituto della gestione dei servizi in house, vale a dire la previsione del differimento del termine per la cessazione di attività non consentite con riferimento a società a capitale pubblico e misto costituite o partecipate dagli enti locali.
Ancora una volta è un Governo che dimostra di compiere interventi contrari al liberalismo e, invece, di essere favorevole a misure da Stato protezionistico e di stampo statalista. Anche su questo aspetto, ripeto che siamo di fronte a misure che sono l'esatto contrario della liberalizzazione, così necessaria al nostro Paese per uscire dalla situazione in cui si trova.
Poi sono previste norme che, al fine di salvare il deposito addirittura dell'ultima bomboletta di vernice contenente un certo gas volatile pericoloso, poiché qualcuno possiede ancora delle scorte, permettono di sopportare il rischio di morte per chi utilizzerà quel tipo di prodotto.
Per non parlare della questione della riapertura dei termini per i contributi cosiddetti del CIP 6: va bene, si faccia, però non posso dimenticare che vi sono iniziative imprenditoriali nel nord Italia, in Piemonte, nella zona di Torino, ma anche altrove, che hanno visto modificarsi le regole del gioco mentre il gioco era in corso, che avevano ottenuto tutte le autorizzazioni per eseguire l'investimento e alle quali che abbiamo detto: «Abbiamo scherzato».
Si doveva avere il coraggio, almeno per quelle iniziative già assentite e già approvate, di dare la possibilità di ottenere gli stessi benefici che sono stati assegnati oggi alla Campania. Sulla questione del rinvio dell'istituzione degli uffici periferici nelle nuove province, ancora una volta bisognerebbe che il Governo ci chiarisse la sua posizione: devono essere abolite, come è stato detto? Poi si è detto che sarebbero state abolite solo nelle aree metropolitane: allora? Si abbia il coraggio di dire che non si rinvia più: non si realizzano proprio quegli uffici periferici, che avrebbero pesi rilevanti sulla finanza pubblica. Per questo vi sono molti motivi e aspetti, all'interno del decreto-legge in esame, sui quali dissentiamo e perciò confermo il voto contrario del gruppo Italia dei Valori al provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, negli ultimi giorni stiamo velocemente giungendo alla fine di un primo ciclo dell'attuale legislatura, un ciclo breve, di tre mesi, i famosi primi cento giorni, però molto intenso.
In questi primi cento giorni avete scelto di scaricare sul Parlamento un numero considerevole di provvedimenti, quindi è un ciclo breve ma così intenso che può consentirci di trarre qualche primo bilancio, qualche prima valutazione e qualche primo giudizio. Ebbene - lo dico con molta semplicità - il bilancio, dal nostro punto di vista, è seriamentePag. 63deludente, per ragioni di procedura e per ragioni di merito.
Le ragioni di procedura sono state più volte denunciate nelle ultime settimane: sono stati tutti decreti-legge e tre i voti di fiducia (e se ne capisce la ragione, lo ha detto adesso il collega Borghesi: ogni volta che non viene posta la questione di fiducia ci scappa un emendamento).
Non si tratta soltanto di questioni di procedura, ma soprattutto di questioni di merito: non una «lenzuolata», ma un intero corredo avete dato agli italiani nelle ultime settimane. Davvero: questa forza che avete ereditato con il voto degli italiani, che vi dà la sicurezza che avete dimostrato nelle Aule parlamentari e che dimostrate al di fuori di esse, non si sta invece trasformando in un'oggettiva debolezza politica? Quanto è successo in queste settimane sembra poter condurre a tale valutazione.
È già successo, è già successo esattamente a voi nella legislatura in cui avete governato per cinque anni; siete durati cinque anni, ma progressivamente, da un inizio anche allora scoppiettante, avete poi dimostrato che dietro vi era poco: grande capacità di prendere i voti, poca capacità di governo. Ebbene, sia chiaro che questo è un punto sul quale la riflessione andrà riproposta in autunno, quando cambierà la fase politica, quando arriveranno appuntamenti di merito ulteriori e molto importanti. Però voglio dire che la valutazione politica che porta ovviamente l'opposizione a guardare con interesse le vostre crescenti difficoltà non ci sta offuscando.
Siamo preoccupati per il Paese: il Paese ha bisogno di un Governo, non di un Governo che scarichi quantità così considerevoli di provvedimenti, ma che sappia affrontare i problemi prioritari, i problemi veri, quelli che assillano la maggior parte della popolazione. In questi giorni e in queste settimane abbiamo visto che tale capacità di discernimento e di selezione non è presente nella vostra linea politica.
Non si tratta soltanto di errori (che vi sono), di sviste (che vi sono), di agguati notturni di questo o quel componente della maggioranza (che, pure, vi sono stati). Si tratta di un'impostazione che avete dato a questa fase della legislatura: lo abbiamo visto in queste settimane ed anche nel decreto-legge oggetto di conversione. Nei giorni scorsi, abbiamo assistito alle vostre decisioni e alle polemiche. Abbiamo visto che i poliziotti ed i lavoratori hanno dovuto prendere posizione: non ho notato alcuna strumentalità in quelle prese di posizione, ma un sincero disagio ed una sincera preoccupazione. Abbiamo visto, altresì, crescere il disagio per gli errori, le contraddizioni e le fatiche di questi giorni; i giornali ne sono pieni ieri e oggi. Il collega Fugatti ha, addirittura, cercato, nel tentativo di offuscare tali contraddizioni, una sorta di complicità postuma dell'opposizione: egli si è chiesto dov'era l'opposizione. Essa è sempre stata in Aula, anche quando i banchi della maggioranza erano vuoti, ed è stata anche nelle Commissioni: vorrei rilevarlo, perché ciò rappresenta un elemento di riflessione dei nostri lavori. La prova di questo apparente lassismo dell'opposizione è data dalla circostanza - come ci viene accusato - che non abbiamo fatto ostruzionismo nelle Commissioni. È vero, non abbiamo fatto alcun ostruzionismo: ci siamo opposti nel merito di ogni provvedimento, ma siamo stati presenti responsabilmente, ci siamo confrontati ed è ciò che abbiamo fatto su questo provvedimento, ancora una volta, in maniera assolutamente inutile.
Vorrei ricordare a me stesso, a tutti voi e al Governo che, proprio per dar corso ad un atteggiamento serio di confronto, pur nelle differenze di merito, nelle Commissioni riunite abbiamo deciso, autonomamente, di ridurre il numero degli emendamenti. Ci siamo presentati in quest'Aula con nove emendamenti del Partito Democratico. Lo ripeto: nove emendamenti, con l'idea di avere, su quell'aspetto, la possibilità di una discussione di merito. In Commissione, avevamo anche evidenziato le priorità e le avevamo poste come segnalazione di un percorso di serio confronto. Abbiamo vistoPag. 64oggi qual è stata la vostra risposta: avete rifiutato tutti gli emendamenti (Dai banchi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà si grida: «tempo!»)...

PRESIDENTE. Colleghi, mancano ancora tre minuti e 30 secondi: il collega ha diritto di svolgere la dichiarazione di voto.

PIER PAOLO BARETTA. Abbiamo visto tutte le vostre risposte sui punti importanti. Ne cito solo tre, per ragioni di tempo. Innanzitutto, il credito d'imposta. Guardate, quello di oggi è il risultato di una serie di interventi, che hanno messo in seria difficoltà il Mezzogiorno e la situazione meridionale. Si era iniziato con l'ICI e si è proseguito con il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 112 del 2008. Oggi destrutturate il credito d'imposta e vi assicuro che con questa situazione mettiamo il sud fuori da ogni circuito di possibilità di competere. Poco fa, l'onorevole Luciano Dussin ha ricordato che se va male il Paese vanno male tutti e va male anche il sud: è esattamente la tesi che sosteniamo da due mesi in quest'Aula. Pertanto, questo vostro intervento è inaccettabile. Avete risposto «no» all'intervento che manteneva solidità di responsabilità tra l'appaltatore e l'appaltato.
Vorrei ricordare a questo Governo che tale discussione era iniziata nel 2002, con il compianto Marco Biagi, quando il dibattito sul superamento della cessione di ramo d'impresa divenne un oggetto di discussione seria, attorno al quale costruire forme di garanzie e di responsabilità, non di destrutturazione. Ma, ancora: abbiamo visto come avete risposto alla ricerca universitaria e, tutto sommato, se non vi fosse stato un voto autonomo del Parlamento, nemmeno su questioni delicate come quella dell'agricoltura, avreste fatto un'apertura. Pertanto, da questo punto di vista, il nostro giudizio non può che essere negativo. Siamo di fronte ad un ulteriore elemento che completa il ciclo di questi tre mesi.
Avete dato la dimostrazione che non avete una disponibilità seria. Benissimo, tenete conto però che i redditi degli italiani e il fatto che non riducete le tasse sono due appuntamenti che non scompariranno dall'agenda politica. A settembre cambierà la fase politica, a settembre avremo di fronte un nuovo ciclo sul quale la nostra discussione, la nostra capacità di intervento in Parlamento vi porteranno sicuramente al confronto. È infatti chiaro che le questioni che stiamo proponendo sono al centro dell'interesse degli italiani e dei cittadini e che si tratta di un'agenda diversa da quella che avete imposto al Paese in queste settimane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, intervengo solo pochi minuti non tanto sul merito del provvedimento - di ciò dobbiamo ringraziare i relatori Alfano e Bertolini per il ricco contributo che hanno dato, sia nelle Commissioni che in Aula, e di ciò ritengo che tutta l'Assemblea debba essere loro grata - quanto per formulare alcune considerazioni politiche sul provvedimento. Il collega Baretta, che è intervenuto prima, ma anche il collega Soro, nell'intervento precedente e altri, hanno lamentato al tempo stesso due cose contraddittorie. La prima è un'eccessiva azione del Governo: si è infatti lamentato il fatto che su undici provvedimenti, dieci siano decreti-legge e la difficoltà, da parte dell'opposizione, di far valere le proprie ragioni. La seconda è un'assenza del Governo dalla soluzione dei problemi del Paese (Dai banchi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà si grida: «tempo!»).
Pregherei, signor Presidente, i colleghi soprattutto di maggioranza, di consentirmi di svolgere l'intervento.

PRESIDENTE. Ha ragione.

Pag. 65

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Cercavo infatti di rispondere alle obiezioni dell'opposizione anche per loro conto. Perciò il coro «tempo», che giunge sempre dallo stesso angolo, sarebbe bene si placasse, e non solo oggi ma per sempre! (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Stracquadanio ha completamente ragione. Onorevole Stracquadanio, la invito a svolgere le sue osservazioni con tutta calma.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Ai colleghi che hanno fatto osservazioni politiche ritengo che siano dovute alcune repliche. Il collega Borghesi ha parlato addirittura dell'angoscia del Capo dello Stato. Pregherei tutti di tenere conto che il Capo dello Stato parla per atti ufficiali. Egli ha controfirmato tutti i decreti-legge, ritenendo che avessero quel carattere di straordinaria necessità ed urgenza per rispondere ai problemi del Paese, altrimenti non li avrebbe controfirmati. Non dobbiamo mettere il Capo dello Stato, colleghi, nella condizione di dover utilizzare anche le cerimonie ufficiali nell'ambito dei saluti di fine stagione, per precisazioni, perché egli promulga le leggi in modo meditato e convinto. Il Capo dello Stato è garanzia di tutti, a condizione che nessuno lo «tiri per la giacchetta»: sarebbe bene che tutti si attenessero a questo comportamento.
Per quanto riguarda il fatto che si sia proceduto con dieci decreti-legge in così poco tempo, preciso, collega Baretta, che l'agenda non è stata dettata dalla maggioranza al Governo, ma innanzitutto dagli elettori. Abbiamo infatti approvato in questi mesi esattamente quanto avevamo promesso in campagna elettorale. Abbiamo risolto l'emergenza dei rifiuti di Napoli, da voi colpevolmente trascurata per mesi e mesi: avevate perfino detto che l'avreste risolta in quindici giorni e che non bisognava perciò chiudere le scuole, perché di li a poco il Governo Prodi l'avrebbe risolta. Onorevole Zaccaria, non abbiamo avuto soltanto il tempo delle elezioni, che ha rallentato l'azione del governare, ma due anni di colpevole non governo, dovuti solo al fatto che per mantenere in piedi la maggioranza de L'Unione, che non aveva vinto le elezioni, avete lasciato per due anni il Paese nella paralisi, essendo capaci soltanto di governare attraverso l'innalzamento della pressione fiscale, e vedremo anche ciò in dettaglio.
L'opposizione sostiene di essere venuta in Aula con proposte e modifiche, mentre noi siamo stati sordi e non abbiamo ascoltato. Mi permetto di osservare che non è vero per almeno due ragioni: la prima, intanto, è che in quest'Aula è stato approvato - anche con il concorso di deputati di maggioranza - un emendamento presentato dall'opposizione. Chi ha fatto parte, come me, del Comitato dei diciotto, sa bene che questo non ha comportato alcuna tragedia: ci siamo riuniti, in cinque minuti abbiamo deciso di andare avanti e abbiamo affidato al Senato il compito di completare il disegno di questo provvedimento secondo le logiche parlamentari normali.
Ma non basta. L'opposizione avrebbe qualche titolo a lamentare l'eccesso di decretazione, se avesse risposto positivamente al nostro invito a riformare i Regolamenti. La maggioranza ha presentato una proposta di riforma dei Regolamenti parlamentari che, innanzitutto, garantiva il Parlamento rispetto al Governo e alla sua necessità di azione. Nella nostra proposta di riforma del Regolamento è previsto che non si possano presentare maxiemendamenti da parte del Governo. Inoltre, avevamo previsto anche un riconoscimento istituzionale al Governo ombra.
Ebbene, collega Soro, che poc'anzi ha rimproverato la chiusura del Governo, voi avete detto che il Governo ombra è solo un modo di articolazione politica organizzativa e non un'innovazione istituzionale, e che, pertanto, la riforma regolamentare che vi avevamo proposto non vi interessava!
La responsabilità per la quale dobbiamo venire incontro alle emergenze delPag. 66Paese fa sì che dobbiamo procedere attraverso la decretazione d'urgenza e, in molti casi, anche attraverso il voto di fiducia. Infatti, solo in questo modo il Governo è riuscito, in cento giorni, a dare soddisfazione a quell'agenda economica, sociale e politica che il Paese ha chiesto con il voto nelle elezioni del 13 e 14 aprile, non la maggioranza, non i Ministri, non il Governo!
Il provvedimento al nostro esame chiude questo ciclo. Vorrei ricordarvi che è grazie ad esso, a questa velocità e a questo lavoro parlamentare che siamo stati qui, per cinque lunedì di seguito, a votare, signori deputati, perché il Parlamento ha lavorato intensamente i sabati e le domeniche nelle Commissioni, altro che Parlamento esautorato! I maxiemendamenti sono venuti grazie al fatto che i voti nelle Commissioni hanno costruito il percorso parlamentare attraverso il quale il Governo ha posto la fiducia, rispettando in questo, come dire, il tracciato che aveva dato il Parlamento.
Pertanto, il bilancio della maggioranza è largamente positivo in tutti i dettagli ed io pregherei anche, signor Presidente, la maggioranza stessa di essere più orgogliosa di sé. Oggi noi non approviamo il «milleproroghe», che dà l'idea di una democrazia fondata sulla proroga e sulla deroga. Noi oggi approviamo un provvedimento che contiene fortissimi elementi innovativi sul piano fiscale, sul piano del sostegno ad un settore in crisi quale quello della pesca, nonché sul piano della lotta all'elusione o all'evasione fiscale; la vecchia organizzazione del credito d'imposta al sud negava la possibilità dello sviluppo, creando la possibilità, invece, di ottenere contributi senza, per questo, fare da volano di crescita.
Concludiamo, quindi, non con un decreto-legge «milleproroghe», ma con un decreto-legge che, sul piano fiscale, della semplificazione amministrativa (come ci chiede il trattato di Lisbona), delle riforme e dell'adeguamento di termini - che anche per l'inerzia di due anni, 2006-2008, non sono stati implementati - ha ridato finalmente slancio all'azione delle istituzioni e comincia a restituire al Paese un po' di fiducia nel Governo e nel Parlamento.
L'unico modo di contrastare l'antipolitica, colleghi del PD e colleghi dell'opposizione, è quello di operare e di decidere! Noi abbiamo creato le condizioni per un Governo che sceglie e decide, e per una maggioranza che lo sostiene con convinzione, ma non in modo supino, approvando e discutendo i provvedimenti. Per questo motivo, il Popolo della Libertà voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1496)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1496)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1496, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 735 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97, recante disposizioni urgenti in materia di monitoraggio e trasparenza dei meccanismi di allocazione della spesaPag. 67pubblica, nonché in materia fiscale e di proroga termini» (Approvato dal Senato) (1496):

Presenti 511
Votanti 480
Astenuti 31
Maggioranza 241
Hanno votato 277
Hanno votato no 203

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Sull'ordine dei lavori (ore 20,15).

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi di defluire silenziosamente dall'aula.

RENATO FARINA. Signor Presidente domani, su decisione del sindaco, a Milano sarà messo in mostra un grande striscione che ricorda i nostri connazionali ed il cittadino somalo rapiti il 21 maggio scorso.
Credo che questa decisione sia molto importante perché, purtroppo, si è scambiato il silenzio chiesto dal Governo sulle trattative con la totale indifferenza rispetto a tale avvenimento con il risultato di lasciare nella totale solitudine le famiglie dei rapiti ed i rapiti medesimi ed anche con l'inevitabile risultato che, quando non c'è la pressione dell'opinione pubblica, chi dovrebbe far qualcosa inevitabilmente si rilassa.
Si tratta di un risultato tremendo di questa imposizione del silenzio e non credo che ci sia il diritto, da parte di chi rapisce le persone, di imporre anche l'agenda dei nostri sentimenti e dei valori che l'opinione pubblica deve far valere.
Non possiamo trasformare il silenzio che il Governo continua a chiedere in indifferenza. È terribile come l'atteggiamento, anche del Parlamento, dipenda dal nome e dall'appartenenza dei gruppi corporativi delle persone rapite in scenari di guerra, e so quello che dico. È una cosa gravissima e credo che sia giusto che almeno noi, qui dentro, ne abbiamo consapevolezza.
Credo che il gesto del comune di Milano sia altamente simbolico, un nome ed un cognome, tre volti, tre facce che chiedono di essere guardate da noi con quella solidarietà che non può essere negata dall'esigenza di silenzio nelle trattative (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo per associarmi al richiamo che ha fatto, con grande intelligenza e umanità, il collega Farina, e per andare oltre.
In quest'Aula, signor Presidente, lei ricorderà che in molti casi, lo scorso anno, ci è stato chiesto di chiudere la bocca, di stare in silenzio, perché le trattative erano a buon punto, si stavano portando grandi novità per la liberazione degli ostaggi.
Vorrei sottoporre, invece, alla sua attenzione una richiesta, anche a nome del nostro gruppo parlamentare, perché il sottosegretario o il Ministro venga almeno in Commissione, come sempre è accaduto in questi casi (sempre il Governo è venuto in Commissione a dare notizie, dopo qualche settimana, su come andassero le trattative), e ci riferisca sulla sorte dei due italiani ancora oggi nelle mani - ahimé - non di un gruppo terroristico qualunque, ma di Al Qaeda, in una regione drammatica, che l'Europa e l'Italia fanno finta di non conoscere, così come fanno finta di non conoscere l'occupazione che le corti islamiche stanno facendo sistematicamente di quel Paese, anche attraverso i rapimenti e i soldi dei riscatti che arrivano dai Paesi occidentali.Pag. 68
La mia richiesta, quindi, oltre ad associarmi alle straordinarie parole del collega Farina, è che lei si faccia promotore - se magari ha un attimo di attenzione o comunque lo hanno i funzionari dell'Assemblea - di chiedere al Ministero degli affari esteri, al Ministro Frattini o, quanto meno, ai suoi sottosegretari, così come accaduto nei precedenti della scorsa legislatura da parte della Farnesina, di far sapere, prima della chiusura dei lavori di quest'Aula parlamentare, e comunque prima dell'inizio della pausa estiva, attraverso la sua persona, cioè il Ministro, o i suoi sottosegretari, quali sono le reali condizioni e quale tipo di trattativa il nostro Governo sta svolgendo per condurre a casa i due italiani che sono nelle mani di un gruppo terroristico, il più pericoloso oggi in attività nel mondo occidentale e non solo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ringrazio sia l'onorevole Renato Farina sia l'onorevole Volontè. Informerò il Presidente della Camera del contenuto dei vostri interventi e ci attiveremo presso il Governo perché possa riferire e dare informazioni all'Aula al più presto.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 30 luglio 2008, alle 10:

(ore 10 e p.m.)

1. - Discussione del disegno di legge (ove concluso dalla Commissione):
S. 759 - Ratifica ed esecuzione del Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull'Unione europea e il Trattato che istituisce la Comunità europea e alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Lisbona il 13 dicembre 2007 (Approvato dal Senato) (1519).

(ore 15)

2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 20,20.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1496 - em. 2.1 391 386 5 194 169 217 60 Resp.
2 Nom. em. 2.3 496 463 33 232 206 257 54 Resp.
3 Nom. em. 2.6 506 474 32 238 206 268 53 Resp.
4 Nom. em. 2.9 504 473 31 237 209 264 53 Resp.
5 Nom. em. 2.13 501 499 2 250 237 262 53 Resp.
6 Nom. em. 3.2 507 506 1 254 243 263 52 Resp.
7 Nom. em. 3.5 499 496 3 249 250 246 52 Appr.
8 Nom. em. 3.3 516 516 259 244 272 51 Resp.
9 Nom. em. 4.2 523 522 1 262 247 275 50 Resp.
10 Nom. em. 4.32 523 388 135 195 111 277 48 Resp.
11 Nom. em. 4-bis.2 527 527 264 250 277 48 Resp.
12 Nom. em. 4-bis.10 525 362 163 182 79 283 47 Resp.
13 Nom. em. 4-bis.32 530 528 2 265 247 281 47 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 4-bis.7 526 350 176 176 70 280 47 Resp.
15 Nom. em. 4-bis.5 530 522 8 262 244 278 47 Resp.
16 Nom. em. 4-bis.17 535 527 8 264 245 282 47 Resp.
17 Nom. em. 4-ter.1 516 515 1 258 240 275 47 Resp.
18 Nom. em. 4-ter.7 514 514 258 240 274 47 Resp.
19 Nom. em. 4-ter.10 521 520 1 261 245 275 48 Resp.
20 Nom. em. 4-ter.12 517 517 259 242 275 47 Resp.
21 Nom. em. 4-ter.15 522 522 262 245 277 47 Resp.
22 Nom. articoloagg. 4-sexies.025 519 518 1 260 243 275 47 Resp.
23 Nom. em. 4-novies.4 510 504 6 253 26 478 47 Resp.
24 Nom. odg 9/1496/7 513 509 4 255 239 270 45 Resp.
25 Nom. odg 9/1496/20 521 519 2 260 243 276 45 Resp.
26 Nom. odg 9/1496/45 521 494 27 248 221 273 45 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 27
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Ddl 1496 - voto finale 511 480 31 241 277 203 46 Appr.