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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 39 di lunedì 21 luglio 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 16,05.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 15 luglio 2008.
(È approvato).

TESTO AGGIORNATO AL 22 LUGLIO 2008

Missioni.

Testo sostituito con l'errata corrige del 22 LUGLIO 2008 PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cirielli, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Menia, Miccichè, Mura, Prestigiacomo, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Scajola, Soro, Schifani, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cirielli, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Menia, Miccichè, Mura, Prestigiacomo, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Scajola, Soro, Stefani, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Su lutti dei deputati Antonello Soro, Antonio Rugghia e Angelo Zucchi.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Soro è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.
Esprimo un analogo sentimento di cordoglio nei confronti dei colleghi Antonio Rugghia e Angelo Zucchi, entrambi colpiti da un grave lutto: la perdita del padre.
A tutti e tre i colleghi va il doveroso e sincero sentimento di cordoglio della Presidenza e di tutta l'Assemblea.

Sostituzione di un deputato componente della delegazione presso l'Assemblea parlamentare della NATO.

PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte della delegazione presso l'Assemblea parlamentare della NATO il deputato Italo Bocchino, in sostituzione del deputato Carmelo Briguglio, dimissionario.

Designazione dei componenti della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi.

PRESIDENTE. Comunico di aver designato i deputati Daniela Sbrollini e Roberto Speciale quali componenti della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, istituita ai sensi dell'articolo 27 della legge 7 agosto 1990, n. 241, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.Pag. 2
Il Presidente del Senato della Repubblica ha designato quali componenti della stessa Commissione i senatori Gennaro Coronella e Gerardo D'Ambrosio.

Annunzio della formazione di una componente politica nell'ambito del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che è stata autorizzata, ai sensi dell'articolo 14, comma 5, secondo periodo, del Regolamento, e sulla base della richiesta pervenuta in data 16 luglio 2008, la formazione, nell'ambito del gruppo parlamentare Misto, della componente politica denominata «Liberal Democratici - Repubblicani», alla quale aderiscono i deputati Daniela Melchiorre, Francesco Nucara e Italo Tanoni.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,10).

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, ieri un Ministro della Repubblica, Umberto Bossi, ha pronunciato parole e manifestato gesti di una volgarità miserevole e penosa, offensivi dell'inno nazionale. Lo stesso Ministro ha poi espresso altre parole offensive degli insegnanti costretti per ragioni di lavoro a emigrare dal sud al nord del Paese dove rendono, peraltro, un servizio di qualità insostituibile. Questa mattina in un'intervista, un altro Ministro, Gianfranco Rotondi, a proposito dei magistrati ha auspicato di «colpirne uno per educarne cento». Tre giorni fa, il presidente del maggior gruppo di maggioranza al Senato, Maurizio Gasparri, ha parlato di «cloaca del CSM».
Stiamo assistendo ad un involgarimento del linguaggio politico da parte di alcuni uomini delle istituzioni che ha superato ogni limite di tolleranza possibile e tutto questo nell'augusto silenzio del Capo del Governo e capo della maggioranza. Signor Presidente, lei capisce che non sono accettabili le solite giustificazioni del tipo: «Ma Bossi è fatto così, è il suo modo di parlare un po' colorito» e via dicendo e banalizzando.
Lei, signor Presidente, rappresenta il Parlamento, non soltanto tutti noi, ma la sacralità dell'espressione della sovranità di tutto il popolo italiano, del nord, del centro e del sud. In una qualche misura, dunque, rappresenta la sacralità dei simboli della sua unità. Forse le cose dette dal ministro Rotondi sarebbero efficaci proprio per i membri del Governo, ma non vogliamo reagire con polemiche troppo facili e insieme, inevitabilmente, troppo inadeguate.
Ci attendiamo da lei, signor Presidente, parole nette e severe nei confronti di un Ministro, anzi di due Ministri e di altri esponenti - mi dispiace - in questo caso del suo partito le cui affermazioni offendono tutti gli italiani e screditano in modo gravissimo l'immagine internazionale del nostro Paese. Mi consenta di aggiungere infine, signor Presidente, che mentre sto parlando sento tutta la tristezza di dover chiedere un pronunciamento che in nessun'altra democrazia dovrebbe essere sollecitato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, esprimo solo alcune parole per dire quello che mi sono trovato a sostenere (è evidentemente un'ovvietà) da Presidente della Camera e da deputato dal 1983 in poi, da quando sono entrato in questa Aula: l'inno nazionale e il tricolore sono elementi costitutivi della nostra identità nazionale, sono minimi comuni denominatori che non possono essere discussi.
Credo che, cogliendo l'occasione delle parole dell'onorevole Castagnetti, bisognaPag. 3rivolgere da questa Aula un saluto deferente alla personalità politica che più di ogni altro ha concorso a restaurare la nobiltà di questi simboli. Mi riferisco al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che tanto ha fatto per l'unità nazionale, per il tricolore e per l'inno nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori, e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Naturalmente la mia solidarietà, come quella dell'onorevole Castagnetti, si estende agli insegnanti italiani, tutti, bianchi, rossi e verdi, del nord, del sud, del centro e delle isole (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori, e di deputati del gruppo Popolo della Libertà) che nella scuola italiana, con degli stipendi a volte umilianti, concorrono alla formazione dei nostri figli.
Molti esponenti della maggioranza in questi giorni, in queste ore, hanno sostenuto l'esistenza di un Bossi bifronte: un Bossi di lotta per il suo popolo e per la sua base elettorale, ed uno di Governo per il federalismo. Qualcuno potrebbe reagire a queste affermazioni di esponenti del Popolo della Libertà liquidandole come espressioni singolari. Io proporrei però di andare un po' cauti in questa sorta di liquidazione, perché mi sembra che queste posizioni di alcuni colleghi del centrodestra siano esattamente le stesse di molti colleghi dell'opposizione, i quali a giorni alterni riconoscono al Ministro Bossi un'utilità, se può far saltare il banco del Governo magari utilizzando il federalismo, e una pericolosità politica, se fa le battute che ha fatto nei giorni scorsi.
Allora onorevoli colleghi, io richiamerei tutti - il Presidente della Camera sa fare il suo lavoro senza bisogno di mie particolari perorazioni - ad avere convinzioni e a difenderle perché se le nostre convinzioni a giorni alterni si scambiano con le convenienze credo che la democrazia italiana non ci guadagni, al di là di Bossi (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, io mi ritrovo e sottoscrivo le espressioni pronunziate dai colleghi Castagnetti e Casini. Tuttavia vorrei - credo sia doveroso - ricordare che poco più di una settimana fa in Parlamento, come nel resto del Paese, è infuriata una polemica durissima sulle parole pronunciate da alcuni comici. Se quella polemica così dura nei modi era giustificata, le chiedo che cosa dire allora delle dichiarazioni di un Ministro della Repubblica italiana, non padana, un Ministro che ha giurato sulla Costituzione italiana, non sul «libretto verde»? Le dichiarazioni rilasciate ieri dal Ministro per le riforme Umberto Bossi non possono lasciarci inermi.
Voglio dire che ho apprezzato, nel caso di specie, posizioni che si sono distinte nella maggioranza, come quelle dell'onorevole Bocchino e del Ministro La Russa. Ma noi non possiamo non sentirci profondamente preoccupati, ancor più che per gli stessi attacchi che Bossi ha rivolto ai professori del sud e all'inno nazionale, dalla difesa povera di argomentazioni e contenuti in cui molti esponenti della maggioranza in queste ultime ore si sono lanciati.
Di fronte a questa sottocultura razzista e sovversiva, di fronte ad un'offensiva strutturata e sistematica contro le istituzioni - rispetto alla quale è bene anche ricordare l'espressione del senatore Gasparri, che la scorsa settimana ha definito «cloaca» il Consiglio superiore della magistratura e il fatto che oggi l'esimio Rotondi, esprimendosi con una logica nazista, ha affermato, rivolto ai magistrati, che bisognerebbe colpirne uno per educarne cento - di fronte a tutto questo, nessun cittadino e nessuno uomo politico e tantomeno lei, signor Presidente Fini, può restare a guardare.
Per questo motivo, davvero, oggi avrei preferito non pronunciare questo intervento ma limitarmi ad applaudire un suoPag. 4intervento, le sue parole, magari pronunciate in apertura di questa seduta, esattamente come ha fatto il suo collega Schifani all'indomani della manifestazione di piazza Navona, quando ha voluto stigmatizzare le parole dure espresse nei confronti del Presidente della Repubblica e all'indirizzo del Santo Padre.
Vede, se esponenti della sua stessa forza politica, hanno deciso di offendere il Paese, la sua storia e le sue tradizioni ingiuriando ogni cittadino che orgogliosamente si dice italiano, se membri del Governo hanno deciso di gridare alla strumentalizzazione o di minimizzare l'intervento di Bossi, come ha fatto ancora il Ministro Rotondi, con una battuta fuori luogo, pur di difendere l'autore di esternazioni scurrili e razziste, almeno da lei, signor Presidente, ci aspettiamo e pretendiamo che giunga una chiara e decisa condanna delle parole del leader del Carroccio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori anche per stemperare i toni. L'inno di Mameli appartiene a tutti noi e unisce tutti noi che siamo rappresentanti del popolo. Dunque, quello che segue è un omaggio dedicato con affetto a Umberto Bossi (Attiva in prossimità del microfono un apparato audio che riproduce l'inno nazionale).

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Non mi può togliere la parola: è l'inno di Mameli, l'inno d'Italia!

PRESIDENTE. Che succede, onorevole Mussolini?

ALESSANDRA MUSSOLINI. Se lei non mi dà la parola, signor Presidente!

PRESIDENTE. La prego di spegnere il registratore, onorevole Mussolini.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Ma è l'inno d'Italia, signor Presidente! È bello farlo sentire qui. Mi auguro che tutte le sedute possano essere aperte dall'inno d'Italia: almeno sarà ascoltato ogni giorno, signor Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Mussolini, diciamo che questo intermezzo ha reso più chiaro il senso del suo intervento che inizialmente, almeno a me, non era apparso facilmente comprensibile.
Onorevole Colombo, ha facoltà di parlare. Intende intervenire sull'ordine dei lavori?

FURIO COLOMBO. Sì, signor Presidente. Mi unisco da un lato alle parole addolorate dell'onorevole Castagnetti e a quelle vibranti dell'onorevole Evangelisti e anche alla frase politicamente importante dell'onorevole Casini, quando dice che non c'è un giorno «sì» e un giorno «no» per personaggi, persone e situazioni come queste.
Ma vorrei aggiungere un passaggio del discorso dell'onorevole Bossi a cui non abbiamo fatto riferimento finora. Cito dal giornale La Stampa di oggi: «Dobbiamo lottare contro la canaglia centralista. Ci sono quindici milioni di uomini disposti a battersi per la loro libertà: o otterremo le riforme oppure sarà battaglia e la conquisteremo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Dobbiamo lottare contro questo Stato canaglia. È arrivato il momento, fratelli, di farla finita».
Signor Presidente la prego di notare - ma lei lo ha notato e tra poco ce lo dirà - che queste parole sono state pronunciate da un Ministro della Repubblica.
Vorrei dire due cose. In primo luogo, desidero esprimere la solidarietà, la più viva, al Capo dello Stato che rappresenta la nostra unità e l'inno che è stato insultato, gli insegnanti che sono stati sviliti,Pag. 5l'Italia che viene segata in due dalla loro violenza secessionista (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
In secondo luogo, mi domando a nome di quanti, in quest'Aula, sto chiedendo le dimissioni del Ministro della Repubblica, Umberto Bossi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, mi sembra che sull'ordine dei lavori possa intervenire un deputato per gruppo...

PRESIDENTE. Presidente Cota, credo che lei comprenda che non è il caso di essere fiscali su questo.

ROBERTO COTA. No, non comprendo, comunque (Commenti della deputata Dal Lago)...

PRESIDENTE. Se l'onorevole Dal Lago vorrà parlare, non farò certo obiezioni.
Prego, onorevole Cota.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, io penso che Bossi abbia ragione quando dice che la gente non vuole essere schiava di Roma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), cioè non vuole essere schiava di uno Stato centralista, vecchio e spendaccione.
Penso anche, Presidente e colleghi, che nessuno dovrebbe essere schiavo di qualcosa o di qualcuno, e lo dico con riferimento a coloro i quali sono iscritti al partito della strumentalizzazione a gettone, nel senso che qualunque frase viene strumentalizzata pur di creare cancan e polemica ad ogni costo.
Ritengo inoltre, signor Presidente e colleghi, che Bossi abbia ragione quando dice che è necessario regolarizzare i concorsi e regionalizzarli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), fare in modo che all'interno di ciascuna regione tanti giovani possano trovare lavoro senza essere costretti a fare migliaia di chilometri, trapiantati in posti che non conoscono e che abbia ragione nel dire che questa regionalizzazione debba cominciare dalla scuola.
È evidente - e lo dico con riferimento alla ormai famosa frase relativa all'inno di Mameli - che l'onorevole Bossi intendesse riferirsi proprio a questo, ossia ad un concetto contenuto nell'inno di Mameli, e lo abbia fatto con specifico riferimento ad una situazione politica, cioè all'esigenza (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti del deputato Colombo)...

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, non disturbi per favore.
Onorevole Cota, prego, prosegua pure.

ROBERTO COTA. Capisco che vi sia qualcuno intollerante, però siamo in una democrazia e, quindi, siamo tutti liberi di parlare.
È evidente che l'onorevole Bossi ha fatto riferimento a questo, ossia ad un concetto nell'ambito di un comizio politico. Inoltre, devo anche dire che il termine «schiavo» contenuto nell'inno di Mameli, è qualcosa che si pone in contrasto con la nostra cultura, con la nostra civiltà, proprio la civiltà democratica di oggi. È addirittura censurato il termine «schiavitù» dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, la quale afferma che questo termine dovrebbe essere bandito dalla legislazione di tutti gli Stati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Pertanto, colleghi, Bossi ha sempre usato un linguaggio diretto, ha dato accelerazioni verbali quando andavano date e, in questo momento, va data un'accelerazione per cambiare il Paese, per cambiare il sistema. Ho visto molti strillare e poi dargli ragione, sì, sistematicamente ragione, sulle cose che ha detto prima di chiunque altro.
Oggi potrei fare polemica, mi verrebbe voglia di dire che abbiamo un debitoPag. 6pubblico che qualcuno ha creato, qualcuno che oggi parla (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Mi verrebbe voglia di dire, signor Presidente, colleghi, ministri, che vi sono amministrazioni locali che hanno un debito stratosferico e, anche qui, questo debito, qualcuno lo ha creato!
Tuttavia, mi rendo conto che oggi noi tutti sappiamo di avere la responsabilità di cambiare e che o si fanno le riforme adesso, oppure il Paese esplode.
Penso e spero che ci sia questa consapevolezza, di non avere una classe politica ricordata per la sua inconcludenza. Quello di Bossi è un richiamo che va ascoltato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

FURIO COLOMBO. Ecco, l'ha detto Cota che sta al Governo!

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Poi, prima di passare al punto all'ordine del giorno, credo sia dovere della Presidenza dire qualcosa.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per esprimere il punto di vista del Popolo della Libertà. Noi valutiamo un leader politico, un partito politico ed un gruppo parlamentare, per l'atteggiamento, in quanto ad affidabilità democratica ed istituzionale, all'interno del Parlamento. Detto questo, dobbiamo sottolineare che in questi anni di attività parlamentare, sia nella maggioranza sia all'opposizione, con i colleghi della Lega, mai e poi mai abbiamo potuto mettere in dubbio l'affidabilità democratica ed il rispetto per le istituzioni di questo partito, di questi leader e del gruppo parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Dopo aver detto questo ed aver espresso un giudizio positivo sugli atteggiamenti che vengono assunti sui provvedimenti all'esame del Parlamento e sul contributo - lo dico ai colleghi dell'opposizione, perché tante volte è stato oggetto di riflessione comune - che Bossi e la Lega hanno dato, negli ultimi quindici anni, alla modernizzazione e alla crescita del dibattito politico ed istituzionale e anche a porre alcune questioni importanti, ribadisco quanto affermato in alcune dichiarazioni di stampa, richiamate anche dal collega Evangelisti.
Tutti noi sappiamo che in Parlamento si parla all'istituzione, mentre nei comizi spesso si parla alla pancia del proprio elettorato. Noi abbiamo il dovere di dire, all'interno di quest'Aula che ci sono alcuni confini invalicabili. Tra questi c'è il rispetto per l'unità nazionale che a nostro giudizio è inviolabile e con esso tutti i simboli collegati all'unità nazionale, a partire dall'inno di Mameli (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Nutro un grande rispetto per il lavoro parlamentare e politico di tutti i partiti, a partire dalla Lega, ma l'invito è ad evitare di toccare quella simbologia che fa parte della storia e della cultura politica e istituzionale di questo Paese e di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo del Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Premetto che non ho alcuna intenzione e non avrei né i titoli né le capacità di insegnare alcunché ad alcuno e men che meno di parlare esprimendo giudizi. Fatta questa doverosa premessa, credo e mi auguro che l'Aula sarà concorde nel momento in cui esprimo una convinzione. Sarà certamente un giorno positivo per la qualità della politica italiana e quindi per certi aspetti per la maturità della società italiana, quello in cui chiunque è chiamato ad avere una responsabilità - grande o piccola che sia - avrà ben chiaro che, nel momento in cui parla a nome della responsabilità che ricopre e comunque in ragione del mandato elettorale ricevuto, ha il dovere di essere sempre consapevole che le parole a volte sono ancor più importanti di quel che apparentemente possono sembrare e che anche gli atteggiamenti sono o possonoPag. 7essere oggetto di valutazioni che non attengono unicamente alla buona educazione.
Faccio questa premessa, perché certamente, come è stato ricordato in molti interventi, in particolar modo dal presidente Casini, non è la prima volta che in quest'Aula e fuori di qui, nella passione politica ci si scontra - anche in modo acceso - in ordine a parole, atteggiamenti, di questo o di quell'esponente politico, in questa o in quella manifestazione comiziale: chi ha una certa esperienza sa che anche in quest'Aula è accaduto. Il mio auspicio è che sempre e comunque, almeno per il futuro, tutti, a partire ovviamente da chi parla, avvertano il dovere di atteggiamenti e parole rispettosi non solo - onorevole Castagnetti - del bon ton istituzionale, ma rispettosi di quello che è il mandato popolare ed elettorale che si riceve.
Ciò detto, non ho alcuna difficoltà nel dire che, in particolar modo quando si ricopre una carica di Governo, quando si giura fedeltà alla Costituzione, quando si agisce nel nome non di una parte ma del Governo della Repubblica, sempre e comunque, in quei casi, si deve avvertire un dovere supplementare e ulteriore di rispetto, perché certamente nessuno, men che meno un Ministro, deve pronunciare parole che possano offendere quello che è il sentimento nazionale. E il sentimento nazionale è anche nell'inno nazionale; nell'inno nazionale per quel che significa, al di là delle parole, delle strofe della fine del secolo scorso che lo compongono, perché quell'inno rappresenta per il popolo italiano, al pari della bandiera, l'elemento distintivo, l'elemento di tanti sacrifici, l'elemento certamente di una precisa identità nazionale, un elemento simbolico e, come tale, va rispettato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori). E credo che identico rispetto lo si debba avvertire sempre e comunque nei confronti degli italiani tutti, quale che sia il luogo in cui nascono, quale che sia il luogo in cui risiedono, quale che sia il luogo in cui lavorano: perché certamente il primo dovere di un parlamentare della Repubblica, il primo dovere di un Ministro della Repubblica è ricordare che non esistono gli italiani del nord, del centro e del sud, ma unicamente gli italiani, che in quell'inno si riconoscono (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro, Italia dei Valori e Misto-Movimento per l'Autonomia).
Credo - e concludo - che l'onorevole Bossi, cui certamente tutti, seppure in momenti diversi, hanno dato atto della grande passione politica con cui ha condotto e conduce la sua battaglia, coglierà - mi auguro nelle prossime ore o nelle prossime giornate - l'occasione per precisare il suo pensiero, proprio perché, accanto alla passione politica che gli è da tutti riconosciuta, credo che a chi ricopra un incarico autorevole debba essere in qualche modo fatto credito - e ce l'ha - di intelligenza politica.

MANUELA DAL LAGO. Questo non se lo può permettere!

PRESIDENTE. Perché? Perché - lo dico a tutti colleghi, in particolar modo ai colleghi della Lega, se me lo posso permettere - non c'è dubbio che l'unità nazionale, che i simboli dell'unità nazionale, che il rispetto per l'unità nazionale, sono condizioni imprescindibili per qualsiasi politica di autentica riforma e per qualsiasi politica che porti a quel federalismo, soprattutto se di tipo fiscale, che è certamente garanzia - come il Ministro Bossi ha detto in più di un'occasione - di sviluppo dell'Italia intera e non soltanto di una parte dell'Italia. E quell'Italia intera, piaccia o meno, si è riconosciuta e si riconosce nell'inno nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, sono dispiaciuto di una cosa prima diPag. 8tutto, cioè che lei ha citato gli interventi di tutti: si vede che non ha ascoltato il mio, forse era impegnato. Nel mio intervento ho spiegato che il Ministro Bossi intendeva fare riferimento ad un concetto contenuto nell'inno di Mameli, e questo concetto faceva riferimento alla «schiavitù» (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori). Allora, ribadisco qui, in quest'Aula...

PRESIDENTE. Presidente Cota...

ROBERTO COTA. No, un attimo. Lei, signor Presidente, ha parlato di responsabilità di chi ricopre una carica istituzionale, quindi è giusto che la responsabilità ci sia in capo a tutti. Le ribadisco qui (lei sicuramente sa che ne dovrà tenere conto) che la gente sente, in maniera forte e chiara, la necessità di cambiare questo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e di passare da uno Stato centralista e spendaccione ad uno Stato federale, dove i territori e i popoli abbiano pari dignità; ed esiste certamente la dignità dei cittadini del nord che noi qui vogliamo riaffermare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare (Commenti).

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, la par condicio esiste almeno in quest'Aula!
Intervengo solo per spiegare all'onorevole Cota che il Presidente Fini, in un ineccepibile intervento da Presidente della Camera, ha avuto una postilla politica: vi ha spiegato che il federalismo non potrà essere costruito contro il Mezzogiorno d'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

MANUELA DAL LAGO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Dal Lago, un intervento per gruppo: poi passiamo all'ordine del giorno. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, ringrazio il Presidente Casini per la lezione di democrazia e quant'altro. Lo ringrazio, come ringrazio il Presidente della Camera dell'invito che ci ha rivolto. Nel ringraziarvi, però, vi devo dire che non ne abbiamo bisogno: noi abbiamo forte il senso delle istituzioni e della democrazia! Lo abbiamo molto forte e siamo qui - a nome dei cittadini del nord, che ci hanno dato un ampio consenso - proprio per rappresentare questo senso di democrazia e di istituzione. Questo senso vuole dire una cosa sola - e ripeto anch'io che non voglio essere schiava di Roma -, cioè che siamo stanchi di pagare per gli altri e di continuare a non avere ciò per cui paghiamo le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È questo il voto dei cittadini del nord!
E sono d'accordo con lei, Presidente: è vero che il federalismo si fa con tutti. Ma si fa con tutti rispettando tutti. E allora io le dico che siamo stufi di pagare per l'immondizia di Napoli: noi al nord ce la paghiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Le dico che siamo stufi di pagare per i debiti di Roma: se il mio comune, Vicenza, avesse la situazione economica che ha Roma, vorrei vedere se vi fosse un Parlamento che paga o invece manda le carte in tribunale.

DOMENICO SCILIPOTI. E allora non votare!

MANUELA DAL LAGO. Vogliamo essere tutti uguali, presidente Casini. E per essere tutti uguali, siamo stanchi delle diseguaglianze di questi anni. E su questo pretendiamo rispetto; e pretendiamo di non avere più una Roma, questo Parlamento, opprimente, pressante, che ci chiude nelle nostre libertà e nella nostra voglia di lavorare e di fare. Perché noi abbiamo sempre lavorato e abbiamo sempre fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Dunque, pretendiamoPag. 9grande rispetto e non abbiamo bisogno di lezioni da voi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo per dire che il gruppo dell'Italia dei Valori ha molto apprezzato le sue parole di equilibrio e di richiamo alle istituzioni. Non vorrei, con un atto che sarebbe sicuramente banale, ricordare al presidente Cota le parole dell'inno d'Italia: so perfettamente che le conosce e dunque non voglio dirgli che egli non le conosce. Dunque prendo atto del fatto che nel tentativo, forse impossibile, di cercare di giustificare parole offensive verso i simboli più alti dell'unità nazionale, la bandiera e l'inno, senso stesso dell'unità nazionale, nel tentativo impossibile di giustificare le parole di Bossi, che hanno infangato e irriso, in un gesto sguaiato e volgare, questi simboli per noi importanti - e, lo sappiamo, importanti anche per lei, signor Presidente - si è cercato di ignorare il senso vero delle parole di quell'inno.
Al collega Cota vorrei però dire una cosa diversa: che oggi egli ha parlato come presidente di un gruppo di opposizione, non come presidente di un gruppo che è al Governo. Devo invece ricordare che la Lega in questo Governo ha responsabilità importanti, responsabilità che la hanno portata, fino ad oggi, a votare soprattutto norme che hanno portato ben poco di utile non dico ai cittadini padani - cosa che è interesse esclusivamente del loro gruppo - ma ai cittadini italiani.

GIORGIO JANNONE. Non è un intervento sull'ordine dei lavori!

MASSIMO DONADI. Hanno votato molte norme che hanno portato benefici agli interessi particolari del Premier; hanno votato una norma che destina al salvataggio dell'Alitalia romana più soldi di quanto la Robin Hood tax non destini ai pensionati meno abbienti del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori); hanno votato un provvedimento che stanzia 500 milioni l'anno senza termine di scadenza per Roma capitale. Alla faccia della Padania!
Questi sono i provvedimenti di cui la Lega deve dare ragione; e non è che l'incapacità, fino ad ora, di dare risposte a quel voto dei cittadini del nord, che li ha portati qui possa trovare la facile scappatoia di offendere l'inno d'Italia o di dimenticarne il significato, nel quale tutti gli italiani si ritrovano invece compresi, soprattutto - lo dico con orgoglio - i cittadini del nord (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

WALTER VELTRONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER VELTRONI. Signor Presidente, per prima cosa voglio ringraziarla per la chiarezza della posizione che lei ha voluto esprimere. Penso che lei oggi abbia veramente saputo interpretare il sentimento di gran parte dell'Aula - anche se non di tutta -, e penso che sia stato giusto, da parte sua, farlo con tanta nitidezza.
Voglio però anche dire che nel corso di questa seduta dell'Assemblea la cosa ha un pochino cambiato di dimensione. Lo sforzo che si è fatto in queste ore - a mio avviso anche con scarsa correttezza nei confronti di un leader politico come Umberto Bossi, del quale non ho mai interpretato le parole come una forma di esuberanza (è un leader politico e quando parla lo fa con cognizione di causa, e quindi le cose che ha detto evidentemente le ha dette ponderandole e valutandole) - di derubricare tutto questo ad un'ennesima ragazzata, ad un eccesso di intemperanza da parte del leader della Lega, è venuto meno nel momento in cui ha preso la parola - lo dico con rispetto per la persona - il capogruppo della Lega, Cota. Ed anzi prima, quando l'onorevole Colombo ha citato le parole del Ministro Bossi, il quale invitava alla rivolta contro lo Stato canaglia (Stato del quale peraltroPag. 10egli, essendo Ministro della Repubblica, dovrebbe tutelare e rappresentare il buon nome), a quel punto è scattato un applauso dai banchi della Lega e l'onorevole Cota ha cominciato il suo intervento dicendo che loro erano d'accordo con Bossi.
Mi permetta, onorevole Cota, ma quanto alla spiegazione circa il testo dell'inno non vorrei che finissimo con una censura a Mameli, piuttosto che con una valutazione delle parole di un Ministro della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Voglio solamente dire che a questo punto si pone, però, una questione politica di un profilo un pochino diverso: non sono le parole del Ministro Bossi, che già di per sé sono gravi, ma è la posizione tutta intera che la Lega ha qui espresso a sostegno, legittimamente, delle parole del Ministro Bossi. E siccome queste parole, come hanno dimostrato l'intervento dell'onorevole Bocchino e l'applauso che da diverse parti dell'Aula ha raggiunto le parole del Presidente Fini, non sono condivise da una parte della maggioranza, penso che questo sia un tema politico nuovo con il quale ci troviamo a fare i conti. Mi permetta solo di aggiungere anche, onorevole Cota, che quei riferimenti che lei ha fatto al debito pubblico e al debito di enti locali sono riferimenti che inviterei a togliere dalla propaganda. Se infatti dovessimo entrare nel merito (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) dovremmo vedere che probabilmente vi sono dei comuni nei quali il debito pro capite è più alto che in altri (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

GIACOMO CHIAPPORI. La voragine romana l'hai fatta tu!

WALTER VELTRONI. Ma è una discussione che varrà la pena di fare. Vorrei solo concludere dicendo che le parole del Presidente Fini sono stato chiare, e mi auguro che lo siano altrettanto le parole del Presidente Schifani. Manca però all'appello una posizione della quale - credo - il Paese giustamente e legittimamente si attende di sentire il contenuto: è la posizione del Presidente del Consiglio, il quale è chiamato a dire se le parole di un suo Ministro sono parole che condivide, e a questo punto non più solamente le parole di un suo Ministro ma le parole di un gruppo che fa organicamente parte, e con elevate responsabilità, della maggioranza che egli dirige.
Mi aspetto che le parole del Presidente Berlusconi arrivino in tempi brevi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro ed Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà, quindi passeremo all'ordine del giorno.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, qualora Bossi qualche giorno fa non avesse detto che era d'accordo con la maggioranza per quello che riguardava l'intenzione di portare avanti sia il federalismo fiscale sia una nuova legge globale concernente la giustizia, questa discussione non ci sarebbe stata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Visto che la Lega queste cose le ha sempre dette e sempre pronunciate e noi abbiamo anche detto che, sia per quello che riguarda i riferimenti all'inno nazionale, sia per quello che riguarda Roma, abbiamo una diversa posizione e siamo in dissenso da essa, malgrado questo, qualora Bossi avesse detto che prendeva le distanze dalla maggioranza su uno di questi due temi, avremmo avuto un'esaltazione della Lega di Bossi come costola della sinistra e non la loro messa sotto accusa in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Respingiamo questo strumentalismo; sappiamo che la storia della Lega e il contributo che la Lega ha dato a questa nuova Repubblica e a questo Parlamento è stato un contributo di innovazione e di serietà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e per queste ragioniPag. 11non ci facciamo prendere da uno strumentalismo di bassa lega (Applausi ironici dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). ..uno strumentalismo di bassa lega, che non c'entra con la Lega Nord! Si tratta del vostro strumentalismo, il solito per cui siete pronti a cavalcare qualunque posizione che possa andare tatticamente a vostro vantaggio criminalizzando immediatamente chi si colloca in una posizione diversa.
Quindi, non cadiamo in questa trappola, respingiamo al mittente il discorso che è stato fatto, confermiamo il nostro rapporto di lealtà e di alleanza con la Lega, come con le altre formazioni politiche che costituiscono il centrodestra e che danno la loro adesione a questo Governo e ritengono che questo sia un episodio parlamentare di non grandissimo rilievo.
Dopodiché confermiamo, evidentemente, quello che abbiamo sempre detto: la nostra massima lealtà rispetto all'unità nazionale e rispetto all'inno di Mameli, ma questa non è una ragione per instaurare un processo politico di cui conosciamo tutti gli elementi e che avete fatto tante volte (Commenti del deputato Lulli) ...lo respingiamo al mittente e manteniamo il nostro rapporto politico con la Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

ANGELO CERA. Chiedi scusa ai giovani laureati del Sud! Torna in panchina!

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (A.C. 1386-A) (ore 16,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
Ricordo che nella seduta del 18 luglio scorso il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'emendamento Dis.1.1 del Governo (vedi l'allegato A della seduta del 18 luglio 2008 - A.C. 1386) interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 112 del 2008 (Per le modificazioni apportate dalla Commissione e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione vedi l'allegato A della seduta del 18 luglio 2008 - A.C. 1386).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 1386-A)

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, il nostro giudizio complessivo sulla manovra economica, che pur contiene diversi punti interessanti e condivisibili anche per quanto riguarda le priorità che abbiamo indicato come Minoranze linguistiche, è pregiudicato dal comportamento del tutto irrituale e lesivo dei diritti del Parlamento da parte del Governo il quale, dopo aver compresso la legge finanziaria in un decreto-legge, dopo aver posto la questione di fiducia, limitando così l'esame parlamentare in Aula, non ha neanche mantenuto la promessa solennemente e ripetutamente data davanti alla Commissione bilancio di recepire interamente tutte le modifiche apportate dalla Commissione stessa nel maxiemendamento del Governo.Pag. 12
Per questo esprimiamo la nostra ferma protesta per tale pericoloso precedente. Il lavoro svolto in Commissione aveva indubbiamente migliorato il testo, anche riguardo a temi che avevamo sottoposto noi delle Minoranze linguistiche. Mi riferisco alle modifiche introdotte sul patto di stabilità, che tra l'altro hanno migliorato il confronto tra Stato e regioni, anticipando le trattative al 31 ottobre 2008 e prevedendo per le regioni speciali la possibilità dell'assunzione di nuove competenze statali.
Altri punti positivi da noi proposti e accolti riguardano più efficaci requisiti per l'attribuzione dell'assegno sociale agli stranieri, che devono aver soggiornato e lavorato per almeno dieci anni prima di poter percepirlo. Inoltre, ricordo la norma di salvaguardia sulla tesoreria unica e, in particolare, una norma molto attesa in provincia di Bolzano: la parziale rimozione del blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, che permette l'assunzione di 30 persone vincitrici di concorsi presso il tribunale e l'INPS di Bolzano, garantendo così il mantenimento di servizi statali indispensabili.
Di contro, il maxiemendamento del Governo ha tolto, fra gli altri, un nostro emendamento, approvato in Commissione, che le associazioni di categoria del turismo e dell'agricoltura e persino la stampa nazionale specializzata considerano di grande rilevanza: l'obbligo di dare comunicazione dell'instaurazione del rapporto di lavoro entro cinque giorni, e non più il giorno antecedente all'inizio del lavoro. Questa norma avrebbe permesso di facilitare di molto l'assunzione di personale anche stagionale ad agricoltori ed operatori del turismo. Come detto poc'anzi, il comportamento del Governo ha pregiudicato il nostro giudizio complessivo.
Per queste ragioni, i deputati delle Minoranze linguistiche non voteranno la fiducia al Governo, mentre si asterranno sul voto finale del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà, per sette minuti.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Ministro, per la seconda volta in meno di un mese siamo chiamati a dare la fiducia al Governo. La prima volta è stata in occasione dell'esenzione dell'ICI, e il Governo sa bene quali sono state le nostre profonde perplessità, o meglio la nostra esplicita contrarietà, sull'opportunità politica - e non solo - di utilizzare per la copertura risorse destinate alle opere infrastrutturali del Mezzogiorno.
Oggi votiamo la fiducia sulla manovra finanziaria. In questo caso, si tratta di un provvedimento molto complesso, che introduce profonde innovazioni. È un intervento i cui esatti contorni si sono in parte delineati solo pochi giorni fa in Commissione bilancio e rispetto al quale sarebbe stato non soltanto auspicabile, ma necessario un maggiore approfondimento del Parlamento, sia in Commissione che in Assemblea. Per il futuro, in particolare sulle grandi scelte di politica economica, è bene che il Governo si confronti maggiormente con il Parlamento e ne rispetti pienamente il ruolo.
Così come avviandoci verso una stagione di grandi riforme che potrebbero rappresentare una straordinaria opportunità per il Paese è impensabile affrontarla mostrando i muscoli: bisogna invece tentare di raggiungere obiettivi largamente condivisi. Entrando nel merito della manovra, abbiamo ascoltato con attenzione il Ministro Tremonti e abbiamo potuto apprezzare alcune delle motivazioni di fondo che hanno portato al varo di questo provvedimento, di una manovra finanziaria basata su due pilastri: quello del consolidamento triennale del bilancio pubblico e quello dello sviluppo.
Non vi è dubbio, signor Ministro, che la situazione economica internazionale è preoccupante e che per molte famiglie italiane la preoccupazione si è già trasformata in repentino impoverimento. La capacità di spesa delle famiglie si è pesantementePag. 13ridotta, mentre rimangono invariati salari e pensioni.
Il Governo se ne sta facendo carico, evitando di aumentare la pressione fiscale e colpendo, tra l'altro, i soggetti economicamente forti (banche, assicurazioni). Se la situazione economica complessiva del Paese è difficile, è ancora più grave quella del Mezzogiorno; un Mezzogiorno che, va detto, si muove anch'esso con diverse velocità, per cui se da un canto alcune regioni fanno dei passi in avanti uscendo dall'Obiettivo 1, altre permangono in una situazione...
Signor Presidente, io non riesco ad andare avanti... non vado avanti se lei non ristabilisce l'ordine...

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Commercio. Prego i colleghi di prendere posto e di non disturbare l'oratore.
Prego, prosegua, onorevole Commercio.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Altre permangono in una situazione di grande e preoccupante difficoltà. Di questa Italia a due velocità non si occupano più solamente gli studi e i rapporti di ISTAT e Svimez ma, signor Presidente, la Caritas: sì, proprio la Caritas, che parla della drammatica situazione del sud, dove il 39 per cento dei nuclei familiari si colloca nella fascia di reddito più bassa e il 13 per cento delle famiglie confessa di non potersi permettere un pasto adeguato ogni due giorni, così come riportato in questi giorni da autorevoli organi di stampa. Questi dati confermano che per il meridione è necessario uno sforzo straordinario, riforme innovative che consentano di attrarre investimenti e recuperare competitività. Bisogna che gli imprenditori trovino forti ragioni per investire, favorendo così occupazione e quindi benessere.
Signor Presidente, più volte in questi anni abbiamo indicato nella fiscalità di vantaggio la strada da percorrere per lo sviluppo del sud, convinti come siamo che tutto ciò è funzionale alla ripresa economica del Paese. Non chiediamo, signor Ministro, finanziamenti a pioggia, risorse da dissipare, risorse che irresponsabilmente, come qualcuno contesta, poi non vengono neanche utilizzate. Chiediamo che lo Stato, senza spendere un soldo, offra a soggetti privati disposti ad investire un'opportunità per superare il grave ostacolo di un sistema infrastrutturale deficitario sotto ogni profilo.
Ribadiamo ancora una volta che siamo pronti ad accettare la sfida di un federalismo fiscale, solidale e responsabile, che tuteli le regioni più deboli, un federalismo fiscale legato a doppio mandato alla fiscalità di vantaggio per le aree del Paese economicamente svantaggiate. Esprimiamo soddisfazione per la scelta di dare il via con questa manovra, così come previsto nel programma di Governo, ad una banca del Mezzogiorno. Attendiamo ora l'attuazione di un piano decennale straordinario concordato con le regioni per il potenziamento, completamento e razionalizzazione delle infrastrutture: porti, reti stradali e autostradali, alta capacità ferroviaria, ponte sullo stretto.
Concordiamo pienamente, signor Ministro, circa la necessità di non disperdere risorse in tante piccole opere e di concentrarsi per la realizzazione di opere decisive per lo sviluppo. Sul ponte dello stretto di Messina il Movimento per l'autonomia, ovviamente più degli altri, è perché si realizzi, ma certamente, Ministro Tremonti, non è disposto ad accettare che per un'intera legislatura ci si limiti ad agitare l'idea del ponte come un vessillo atto a distrarre dalle scelte contingenti dell'Esecutivo. Anche questa volta il Governo si è impegnato ad accogliere un ordine del giorno da noi presentato. Si tratta di un atto che è innanzitutto simbolico, ma al quale il Movimento per l'autonomia attribuisce notevole valenza politica...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Concludo, Signor Presidente. Esso ribadisce il formale impegno assunto con gli elettori, sottoscritto nel programma politico dalle forze che danno vita a questa maggioranza.Pag. 14
Signor Presidente, onorevole Ministro, oggi voteremo la fiducia al Governo, una fiducia che non è in bianco, ma sottoposta ad una verifica costante sui precisi impegni nei confronti delle popolazioni del Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, mi permetta, prima di iniziare la pregherei di far allontanare dal banco del Governo coloro che non ne hanno titolo, perché stiamo discutendo sulla questione di fiducia!

PRESIDENTE. Presidente Bruno, la prego di non parlare con il Ministro Fitto. Prego, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio che ancora una volta non si fa vedere, il Presidente del Consiglio Prodi non ha mai snobbato il Parlamento, ed infatti è sempre stato presente ai dibattiti sulla fiducia ed è sempre intervenuto a nome del Governo per spiegare le sue ragioni (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Comprendiamo come nella visione politica del Presidente Berlusconi che non si fa mai vedere, valga il motto «un uomo solo al comando» e la democrazia sia un optional, per cui il Parlamento sia per lui solo un inutile orpello, da eliminare non appena possibile, come dimostrano, del resto, alcuni contenuti in materia di formazione del bilancio dello Stato del decreto-legge che stiamo discutendo.
Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi e colleghe...

PRESIDENTE. La prego, onorevole Borghesi, si fermi... pregherei i colleghi del gruppo della Lega di non fare capannello. Ministro Maroni, confido nella sua qualità di uomo d'ordine... prosegua, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, poi mi permetterà di recuperare il tempo. La ringrazio.
La manovra economica sulla quale il Governo ha chiesto la fiducia presenta poche luci e molte ombre. Cominciamo dalle poche luci. Apprezziamo l'idea che la manovra abbia una valenza triennale, ma riteniamo sbagliato modificare attraverso un decreto-legge la legge finanziaria. Il Parlamento trae, infatti, la sua maggiore funzione di controllo nell'individuare il quadro entro il quale si deve muovere l'Esecutivo; così facendo, invece, esso viene del tutto esautorato, modificandone la funzione in una sorta di competenza notarile, che toglie ogni spazio ad un controllo reale. Avremmo preferito che ad una razionalizzazione della situazione attuale, opportuna e necessaria, si arrivasse attraverso un dibattito serio e approfondito, che lasciasse intatta la capacità del Parlamento di essere soggetto attivo delle politiche economiche e sociali nazionali. In fondo, giova non dimenticare mai, che, pur con tutte le riserve sulla legge elettorale «porcata», i rappresentanti del popolo sono i parlamentari, e non i membri del Governo.
Apprezziamo gli interventi per favorire lo sviluppo della banda larga e il piano casa, che peraltro è una continuazione di quello avviato dal Governo Prodi, che le Commissioni hanno salvato per la parte già attuata e del quale l'attuale maggioranza voleva prendere il merito. Apprezziamo del pari le proposte di riduzione della spesa della pubblica amministrazione, anche se esse appaiono oggi niente più che delle buone intenzioni, che vogliamo verificare a posteriori quando saranno realizzate, semmai ci si riuscirà.
Apriamo un credito anche verso le azioni volte ad incrementare la produttività dei dipendenti dello Stato, anche se riteniamo sbagliato fare di ogni erba un fascio e considerare tutti indiscriminatamente fannulloni. Così come riteniamo che se vi sono ammalati che dichiarano il falso essi vadano duramente colpiti insieme ai medici che glielo hanno permesso, non accettiamo l'idea di avviarePag. 15crociate anche contro gli ammalati veri, ai quali, già in difficoltà, sarà tolto immediatamente quanto serve loro per vivere. Non vogliamo tornare ai padroni delle ferriere e vogliamo che sia data una prospettiva anche a tutti coloro che lavorano precariamente, ma da tanti anni, nella pubblica amministrazione.
Troviamo infine positiva l'azione volta a contrastare le false invalidità, ma anche sotto questo aspetto - intendiamoci bene - come sempre ciò che conta è che l'esempio parta dall'alto. Noi dell'Italia dei Valori vorremmo che tutte le false dichiarazioni fossero trattate allo stesso modo, da quella di chi si finge ammalato, a quella del Presidente del Consiglio che ha reso falsa dichiarazione sotto giuramento davanti a Dio e agli uomini, da quella di chi si finge invalido, a quella del senatore della vostra maggioranza che ha dichiarato falsamente di essere residente all'estero, eppure è stato da voi sottratto ad un giusto giudizio.
Con le poche luci ho finito, vengo ora alle molte ombre. Avete detto agli italiani che avreste ridotto le tasse e invece oggi ci dite che la pressione fiscale non solo non calerà nei prossimi tre anni, ma addirittura crescerà nel prossimo. Fin da quando, due mesi fa, il Ministro Tremonti ha detto di voler colpire la speculazione dei petrolieri e delle banche, noi dell'Italia dei Valori l'abbiamo paragonato non tanto a Robin Hood, quanto allo sceriffo di Nottingham. Ho visto che anche il fondo di ieri del Corriere della sera di Francesco Giavazzi si intitola «Robin Hood alla rovescia»: noi l'abbiamo detto in tempi non sospetti.
L'ineffabile Ministro sceriffo di Nottingham Robin Tremonti, come io lo chiamo, ha citato nel suo intervento dei giorni scorsi de Tocqueville, il campione dell'idea di democrazia liberale, ma, come vedremo, ben poco di liberale c'è nelle sue azioni di politica economica.
D'altronde, egli non rifiuta per vezzo l'idea di farsi passare per il nuovo Colbert. Tuttavia, come qualcuno ha scritto, la versione casareccia di colbertismo può essere definita come interventismo pubblico in stile francese con truppe burocratiche in stile italiano: in sostanza, come se si perseguissero gli obiettivi di Air France avendo a disposizione solo Alitalia.
Avete detto agli italiani che non avreste più messo le mani nelle loro tasche, invece le avete fatte mettere ai petrolieri, alle aziende energetiche locali, agli assicuratori e alle banche. Petrolieri, produttori di energia, assicuratori e banchieri, infatti, stanno già prelevando agli italiani ciò che avete chiesto loro di versare, mentre famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese e piccole e medie imprese indifese di fronte alle banche stanno già pagando le tasse che voi avete chiesto a coloro che definite speculatori. La benzina è già ulteriormente aumentata e dando più tasse a voi non calerà, mentre i lavoratori che devono usare il loro automezzo pagheranno mediamente da 30 a 50 euro in più al mese. Le aziende energetiche locali, dando più tasse a voi, produrranno meno utili per gli enti locali e per i loro soci, che aumenteranno i prezzi dei servizi; gli assicuratori, dando più tasse a voi, non caleranno le tariffe e faranno pagare agli automobilisti assicurati più di quanto dovuto; le banche, dando più tasse a voi, hanno già aumentato le tasse e le commissioni alle piccole e medie imprese e ai chi ricorre al credito al consumo per arrivare alla fine del mese.
Noi dell'Italia dei Valori avevamo suggerito a Robin Tremonti, che voleva colpire la speculazione di farlo colpendo le rendite finanziarie, ovvero coloro che guadagnano anche 500 milioni di euro con una sola operazione senza pagare un centesimo di tasse. Tuttavia, comprendiamo come troppi vostri amici stiano tra i «furbetti del quartierino» e, forse, finanzino le vostre campagne elettorali.
Avete detto agli italiani che avreste condotto la lotta all'evasione fiscale ed avete ridotto la tracciabilità dei pagamenti, favorendo evasori fiscali e criminalità organizzata, mentre avete eliminato l'obbligo dell'elenco clienti e fornitori, unico strumento per scoprire le fabbriche di fatture false. Avete detto agli italiani, inoltre, che volete attuare il federalismo fiscale e,Pag. 16invece, avete tolto 300 milioni di euro per darli ad un'azienda pubblica decotta come Alitalia. Avete eliminato di fatto l'ICI, l'unica vera imposta federale a favore dei comuni; avete sospeso per regioni ed enti locali ogni capacità impositiva; avete accentrato a Roma la gestione dei Fondi europei per le aree sottoutilizzate; avete regalato a Roma 500 milioni di euro solo perché il nuovo sindaco è amico della vostra maggioranza; avete tagliato in modo indiscriminato i fondi alle università e a regioni, province e comuni, che dovranno ridurre ed eliminare i servizi ai cittadini. Per i comuni si tratterà già da quest'anno di decidere se eliminare servizi (tra i più importanti per le famiglie e per le donne) come scuola-bus e asili nido.
Avete detto agli italiani che c'era una cordata pronta per Alitalia e dopo tre mesi non ve ne è neanche l'ombra e l'unica corda che c'è è quella che ogni giorno si stringe attorno al collo di Alitalia e dei suoi dipendenti.
Avete detto agli italiani che avreste aumentato il loro potere di acquisto e l'unica cosa che avete inventato è la carta di povertà per un umiliare tutti coloro che già sono umiliati dall'essere poveri.
Avete detto agli italiani che non avreste toccato lo Stato sociale e avete tolto in modo indiscriminato i fondi alle regioni per la sanità e ciò le costringerà a prelevare dalle tasche dei cittadini contributi sotto forma di ticket che, così oggi solo apparentemente, fate la bella figura di abolire.
Avete detto agli italiani che volevate operare per la sicurezza dei cittadini e avete tolto alla giustizia e alle forze dell'ordine alcuni miliardi di euro, controbilanciati da solo 300 milioni di euro che di fronte alle proteste avete dovuto recuperare, rinviando per il resto a futuri e quantomeno ipotetici incassi.
Avete detto, inoltre, che avreste attuato politiche liberali ed avete consolidato il cartello delle banche con il ridicolo intervento sui mutui che, invece di stimolare la concorrenza sulla portabilità, regala ad esse interessi certi e persino gli interessi sugli interessi.
Avete detto che avreste attuato politiche liberali e per molti anni futuri avete sottratto alle regole del mercato e della concorrenza i servizi pubblici locali, permettendo anche dopo l'ultima modifica il perpetuarsi di gestioni pubbliche inefficienti, ma che danno tanti consiglieri d'amministrazione e tanti posti di lavoro da gestire.
Avete detto che avreste attuato politiche liberali ed avete sottratto alle regole del mercato il settore dell'autotrasporto su gomma con metodi da Paese di socialismo reale, imponendo una tariffa fissata dallo Stato che supera i patti liberamente stipulati tra le parti.
Avete detto che avreste fatto politiche liberali, ma avete regalato alle concessionarie autostradali meccanismi automatici di adeguamento delle tariffe che ancora una volta saranno i cittadini a pagare.
La vostra politica, contraria alla concorrenza tra banche, fornitori, servizi pubblici locali e autotrasportatori, favorirà le rendite, a danno dei cittadini e dei consumatori. In conclusione, avete detto agli elettori che avreste combattuto gli sprechi della politica eliminando le province e poi siete tornati indietro rispetto alle vostre posizioni in ordine alle province e alle città metropolitane, ma non avete neppure la forza di sopprimere le comunità montane. Noi vi avevamo proposto la riduzione delle circoscrizioni e l'obbligo della gestione associata dei servizi generali nei piccoli comuni, ma voi avete preferito togliere i soldi alle forze dell'ordine. Come si vede, poche luci e tante ombre.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO BORGHESI. Per questo Italia dei Valori non potrà votare a favore della fiducia al Governo sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevoli Ministri, onorevoli colleghi, inPag. 17questi pochi mesi di avvio della legislatura, noi dell'Unione di Centro abbiamo svolto un'opposizione costruttiva, mai pregiudiziale. Anche singolarmente, ciascuno di noi ha cercato di interpretare l'indicazione costituzionale espressa dall'articolo 67 «Ogni membro del Parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato» ed il monito di Luigi Sturzo. Dunque, né gli elettori, né il collegio, né il gruppo parlamentare, né il partito sono rappresentati dal deputato: né gli elettori, né il gruppo, né il partito possono conferire mandati. Il rapporto è unico tra il deputato e la nazione da lui rappresentata.
Ancora più difficile è tenere questa posizione nello schema forzato del bipolarismo annebbiato da un liberismo semplificatore tendente al bipartitismo, ma dobbiamo riuscirci, nell'interesse del Paese. Per questo motivo ci siamo astenuti dalla votazione sul cosiddetto «lodo Alfano», incatenato con il decreto-sicurezza, sia nell'intento di ridurre il danno della sospensione di decine di migliaia di processi, sia con l'intento di aprire un confronto sui temi della giustizia, che non può essere invocato dalle inquietudini o dalle preoccupazioni giudiziarie di Berlusconi, ma dalla constatazione che sono i cittadini a reclamare una «giustizia giusta», non solo sul piano penale, ma anche, e soprattutto, su quello civile.
Per questo motivo, abbiamo stigmatizzato la posizione inutilmente polemica del senatore Gasparri nei confronti del CSM, perché essa interpreta uno scontro aperto con la magistratura, che non aiuta a trovare l'equilibrio corretto. Così, plaudiamo all'azione di Berlusconi sui rifiuti a Napoli, invitandolo ad assumere una posizione consapevole delle emergenze nazionali con continuità e non a giorni alterni, mischiata alla cura ossessiva dei suoi interessi particolari.
Allo stesso modo, non possiamo seguire, neppure tatticamente, nella speranza di incrinare la coesione della maggioranza, le parole e i gesti di Bossi, assunti per umiliare i nostri simboli nazionali e per galvanizzare un localismo strapaesano. L'onorevole Bossi lasci stare Cattaneo, Manzoni e Rosmini: non è roba per i suoi denti (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico)!
È questo il contesto politico dove personalmente, a nome dell'Unione di Centro, confermo il nostro voto contrario sulla fiducia richiesta dal Governo sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 112 del 2008.
Ovviamente, la nostra posizione è molto argomentata, come sanno i colleghi che hanno seguito i lavori delle Commissioni V (Bilancio) e VI (Finanze) riunite e la discussione sulle linee generali in Aula. Gli onorevoli Galletti, Ciccanti e Occhiuto hanno seguito da vicino l'iter del provvedimento in esame. Il nostro giudizio è molto severo, a cominciare dalle questioni istituzionali, dai rapporti tra Governo e Parlamento e dal ruolo delle autorità indipendenti. Si è modificata la procedura di bilancio, si sono introdotte discrezionalità di rimodulazione (disposte con decreti ministeriali, in contrasto con l'articolo 81 della Costituzione), si modifica la disciplina generale di contabilità con un provvedimento di decretazione d'urgenza. Se, infatti, può essere utile anticipare la manovra economica, di questo diamo volentieri atto al Ministro Tremonti. Aggiungiamo che questo deve essere il risultato di una modifica legislativa introdotta dal Parlamento e non di un'iniziativa autonoma del Governo, sulla quale addirittura si pone la questione di fiducia.
Come vede, signor Ministro, quando si tratta di difendere i principi e i valori di un libero Parlamento, noi non la potremmo seguire, nemmeno se ce lo imponesse il realismo della tattica politica più spregiudicata.
In materia di autorità indipendenti, avete fatto un pericoloso scivolone che, però, ci rende avvertiti delle vostre reali intenzioni di portare le autorità indipendenti a livello di agenzie del Governo.
L'emendamento Fugatti, con il consenso di Vegas, colpiva l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, ma intendeva tracciare una linea. Temo che la retroPag. 18marcia non sia definitiva, perché il vostro Governo ha una chiara impronta statalista, come questo emendamento, poi soppresso, e quello sui servizi pubblici locali, poi corretto, senza ridurre il pasticcio che ne deriverà, chiaramente dimostrano.
È sintomatico che queste proposte vengano dalla Lega. Lo dico con molto rispetto. C'è un'evidente insofferenza di ampi settori della maggioranza per l'inevitabile dialettica tra il Governo e le autorità indipendenti, dove si sono andate affinando professionalità spesso superiori a quelle messe in campo nei gabinetti dei Ministeri. Forse nasce anche da qui la tentazione di sottometterle al Governo. Ma la politica industriale che si rivendica, onorevole Scajola, va realizzata con il metro della concorrenza. Allora la si mette in condizione di guardare agli interessi generali, di tutelare il cittadino consumatore, senza piegarsi ai particolarismi dei singoli potentati, privati o a partecipazione statale che siano.
Ecco perché sulle questioni nodali e di principio teniamo fermo il punto. Il Governo, sbandierando la Robin Hood tax aveva messo le mani avanti, sostenendo che l'Autorità per l'energia elettrica e il gas avrebbe dovuto vigilare per impedire che l'onere della tassa fosse traslato sui prezzi al consumo. È la conferma che il rischio traslazione, paventato da noi, ma anche dal Governatore della Banca d'Italia, era giusto. La nostra proposta era motivatamente alternativa e poggiava su un intervento organico in materia di CIP6, per ottenere le risorse necessarie, 1,3 miliardi, per offrire tariffe agevolate ai clienti più svantaggiati, invece di istituire un Fondo sociale, che si presta ad una gestione troppo discrezionale. Invece di fare solletico ai petrolieri, si poteva intervenire con una scelta diretta, semplice e lineare: bloccare definitivamente la truffa delle assimilate, le false rinnovabili, che tanto pesano sulla bolletta elettrica.
Sulle municipalizzate avete fatto una parziale correzione, dopo che, l'altro giorno, in Aula avevamo segnalato l'evidente contraddizione con la disciplina comunitaria. Si introduce il meccanismo perverso che consente di tenere in vita le società pubbliche o miste, ove non vi siano le condizioni per il ricorso al mercato. Così, il Governo liberale sposa il socialismo municipale, fondato sulla «mangiatoia», termine molto caro a Bossi, per ragioni di potere incurante di pesare sulle tasse dei cittadini. La Lega, su questo argomento, è più indietro della posizione che aveva assunto Rifondazione Comunista nella coalizione guidata da Prodi.
Non condividiamo il meccanismo sbrigativo e indifferenziato dei tagli lineari di spesa, che già in passato non hanno prodotto i risultati previsti. Così operando, si trattano allo stesso modo situazioni meritevoli di scelte diverse, come dimostra la vicenda del comparto sicurezza. Abbiamo colto, dalle preoccupate parole del ministro Tremonti, la profondità della crisi internazionale. Noi non la sottovalutiamo, ma al suo interno spicca una crisi tutta italiana: la produzione industriale è crollata (meno 6,7 a giugno), l'inflazione colpisce, riducendo il potere d'acquisto di salari e pensioni già erosi, la crescita del 2008 è di poco sopra lo zero e per i prossimi anni sarà di uno striminzito 1-1,2 per cento, molto al di sotto della media dei Paesi dell'euro.
Senza crescita nessun risanamento strutturale dei conti pubblici potrà accadere. Così come è impensabile che un taglio non qualificato della spesa possa innescare lo sviluppo. Ci sembra un taglio alla cieca, che non elimina gli sprechi, ma resta in superficie. Questo è il dramma. Così non si innesca lo sviluppo e senza crescita il Paese si frantuma, salta quel poco di coesione sociale che ancora resta, si riduce lo spazio per i più deboli, si esalta la furbizia e la violenza disgregatrice dell'economia sommersa.
Mi auguro che il Governo non voglia infilarci in una pericolosa spirale di drammatizzazione sociale, come sembra preludere un certo dibattito brutale e sbrigativo sul federalismo fiscale. C'è la necessità, invece, di creare una condizione di fiducia, anche tra i cittadini del Mezzogiorno. Su questo punto, noi abbiamo lavorato molto in queste settimane. Aspettiamo dal GovernoPag. 19una proposta seria e realistica, rifuggendo dalla tentazione di considerare taumaturgica l'espressione federalismo fiscale, perché può essere l'ultima occasione per modernizzare il nostro Paese, rendendolo più efficiente, al servizio dei cittadini.
Abbiamo apprezzato, in questo senso, la sua posizione, signor Ministro, espressa su Il Sole 24 Ore del 18 luglio. Per realizzare, però, tutto ciò, è necessario porre un limite al federalismo delle furbizie contrapposte, tra chi valuta quanto può recuperare in termini di risorse nel gioco dei nuovi equilibri e chi considera quanto può continuare a spendere sulla base di un generico principio di solidarietà e di perequazione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

BRUNO TABACCI. Se la Lega resisterà alla tentazione di affiggere un manifesto padano si potrà fare qualcosa di buono e di utile per l'Italia, diversamente, malgrado siamo ancorati all'Europa, potremmo correre il rischio di una deriva jugoslava. Saremo vigilanti, il nostro voto contrario di oggi non ci impedirà di continuare a testimoniare una collaborazione istituzionale, anche dall'opposizione, piena e consapevole (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori-Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non possiamo certo dire che il Governo Berlusconi sia fortunato sotto il profilo economico allorché entra in carica: nel 2001, infatti, pochi mesi dopo l'entrata in carica vi fu l'attentato alle torri gemelle, con tutto quello che ne conseguì sotto l'aspetto economico a livello mondiale, oggi il ritorno al Governo avviene nel pieno di una crisi economica che è sì italiana, ma anche europea e forse mondiale. L'Italia nel 2008 vedrà forse crescere il proprio PIL dello 0,5 per cento. Il Paese, quindi, è fermo e anche negli altri Paesi europei non possiamo dire che la situazione economica sia rosea. Noi oggi paghiamo la crisi e gli squilibri della globalizzazione. Quindici, venti anni fa i fautori della globalizzazione ci avevano detto che con questo nuovo processo economico avrebbero avuto vantaggio tutti, sia i cittadini che le nazioni, e che si sarebbe andati verso una nuova ricchezza. Oggi ci stiamo accorgendo che non è così. La sbornia globalista sta terminando ed è ben vero che possiamo comprare un cellulare a 30 euro, ma con quella stessa cifra non si fa neanche più il pieno di un'utilitaria e il motivo è presto detto: si sono lasciati crescere in maniera impetuosa e repentina i Paesi in via di sviluppo. Dieci o quindici anni fa allorché Lega affermava che si doveva controllare questa crescita perché altrimenti si sarebbe andati incontro a degli aspetti negativi e che la si doveva regolarizzare tramite dazi, quote e limiti, venivamo citati come fautori di una politica che era fuori dal mondo, come antimodernisti e medievali; oggi il prezzo che paghiamo è quello che stiamo vedendo. Siamo di fronte ad una manovra economica triennale - è la prima volta - di lungo periodo volta ad affrontare una crisi economica che crediamo non sarà di breve periodo. Si tratta di una manovra triennale importante per cercare di arginare l'impatto negativo che vi è sull'aspetto economico e lo si fa per decreto sebbene qualcuno ci critichi. Noi riteniamo che se nel 2006 la devolution fosse stata approvata - ricordiamoci che allora il centrosinistra si oppose - oggi non si parlerebbe più di bicameralismo perfetto, provvedimenti così importanti non dovrebbero più passare dai due rami del Parlamento e probabilmente anche all'interno di un singolo ramo del Parlamento si potrebbero approfondire maggiormente le tematiche. Invece, siamo di fronte al vecchio sistema istituzionale che voi, opponendovi alla nostra riforma federale e istituzionale, avete mantenuto inalterato.
Il principio generale dei provvedimenti economici di questo Governo è uno solo: non si chiederà neanche una tassa in più ai cittadini e questo l'abbiamo visto nelPag. 20decreto-legge sull'abolizione dell'ICI e lo vediamo in questo provvedimento. È certamente vero che si tassano le banche e i petrolieri, ma piuttosto di tassare i cittadini le imprese e le famiglie, come avete fatto voi nei due anni precedenti, noi preferiamo tassare i banchieri e i petrolieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Gli stessi banchieri che ci ricordiamo venivano a votare alle vostre primarie dell'Ulivo e dell'Unione e che vi siete ben guardati dal tassare quando eravate al Governo. Si parla di pressione fiscale, che altro non è che un rapporto dove al denominatore vi è il Prodotto interno lordo.
È difficile, colleghi, diminuire la pressione fiscale se il prodotto interno lordo non cresce. Voi avete governato durante due anni in cui il PIL cresceva e non avete diminuito la pressione fiscale, anzi l'avete aumentata. Oggi, questo è il massimo che si possa realmente fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) perché la pressione fiscale è un dato matematico, un rapporto, ma se il denominatore non cresce è molto difficile far aumentare il prodotto.
Per quanto riguarda la questione dei ticket e il problema, che abbiamo affrontato, dei fondi alle regioni in materia di sanità, si tratta dello stesso discorso: era stato introdotto il ticket da dieci euro con la finanziaria del 2007, ed è nostra volontà non farlo pagare dal 1o gennaio 2009, ma per fare questo occorre trovare dei fondi. Sembrava che la cosa fosse sbagliata, il principio è quello di non tassare i cittadini. I fondi per le regioni sono stati trovati e il ticket da dieci euro per le visite specialistiche, introdotto da voi, non partirà: è questo il denominatore comune del provvedimento.
Per quanto riguarda la sicurezza credo, Presidente, che occorra essere molto chiari: la Lega non accetta lezioni da nessuno sul fronte della sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e soprattutto da chi fino a quattro mesi fa diceva che la sicurezza era un problema che non esisteva, che la Lega cavalcava le paure e che la Lega fomentava l'odio. Adesso sono tutti diventati baluardi della sicurezza. In questo provvedimento vi sono 400 milioni per la sicurezza, di cui 100 previsti per i comuni e per il controllo locale del territorio, ed inoltre è previsto che in tale fondo affluiscano le risorse derivanti dai depositi bancari e postali grazie ai beni confiscati alla mafia. Se oggi le auto della polizia e dei carabinieri non hanno il carburante e se non ci sono soldi per le manutenzioni, tutto ciò è a causa dei tagli che la sinistra ha operato, perché noi siamo al Governo da un mese e mezzo, e se non c'è il carburante è per colpa dei tagli da voi realizzati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania): nelle leggi finanziarie di Prodi sono stati previsti 800 milioni di tagli rispetto alla questione sicurezza.
Per quanto riguarda i servizi pubblici locali si è parlato molto di una Lega contro la concorrenza e contro le liberalizzazioni. Casualmente a dire così sono gli stessi che quindici anni fa affermavano che la globalizzazione avrebbe arricchito il Paese. Gli stessi che quindici anni fa facevano queste affermazioni, oggi dicono che la Lega è contro la concorrenza e le liberalizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sia chiaro: noi siamo per i patrimoni dei nostri comuni e siamo perché i patrimoni costruiti nel tempo, anche dalla comunità e dai territori, siano difesi dalle scorribande che possono arrivare dagli investitori o da parte di monopolisti esteri. Non vogliamo situazioni di oligopolio: è questo il principio della Lega.
Nel programma del PD - concludo Presidente - vi era scritto che occorreva tagliare la spesa pubblica per 15 miliardi all'anno. Questo Governo sta tagliando qualcosa in materia di spesa pubblica. Abbiamo visto molte critiche e molte perplessità, ma ci piacerebbe sapere dove avreste trovato voi questi 15 miliardi di spesa pubblica da tagliare. Vi sono stime importanti che dicono che in questo Paese, così com'è costruito in modo centralista, gli sprechi potrebbero essere tagliati per 80 miliardi di euro all'anno.Pag. 21
Qual è la modalità per riuscire ad individuare questi sprechi e a colpirli? La modalità è una sola: riuscire a conferire l'autogoverno e l'autonomia ai territori. Ancora una volta la risposta è una sola, ancora una volta la risposta è il federalismo anche per il taglio degli sprechi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). E quel progetto che la Lega - concludo Presidente - aveva lanciato vent'anni fa (il federalismo fiscale) ancora oggi rappresenta l'unica soluzione ai mali di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei cominciare con una domanda da rivolgere al Governo: che cosa c'entra questa manovra economica con la crisi che denunciate, e che denunciate spesso con dei toni apocalittici?
Da quel che leggiamo la crisi dovrebbe derivare da errori, forse da complotti di mondialisti, globalisti, mercatisti, all'occorrenza anche comunisti e da centrali di speculazione. Con tutti questi, noi, opposizione, saremmo sostanzialmente o, almeno, culturalmente collusi.
Ecco allora la prima richiesta: fermate per favore queste parole e questo modo di discutere. Se vogliamo parlare seriamente, sappiamo anche noi, prima di voi, che il mondo così non va e c'è bisogno di regolarlo meglio. Abbiamo imparato da altre fasi della storia, da altre impietose globalizzazioni, sia gli errori di un positivismo ingenuo, sia le drammatiche colpe di culture protezionistiche difensive, nazionaliste che portarono anche ad immani tragedie.
So bene che la storia non si ripete. So bene quanti distinguo potreste fare di fronte ad accuse di protezionismo, di chiusura, di localismo, ma i sofismi da convegno valgono poco. Di fronte ai problemi che la globalizzazione ci scarica davanti alla porta di casa e che noi dobbiamo assieme razionalmente dominare, vale il messaggio che si dà al senso comune, al corpo grosso del Paese e voi, da tempo, state dando un messaggio che a me sembra un po' pericoloso.
Noi italiani, da mille anni, siamo un Paese che importa materie prime che non ha e le trasforma sapientemente in prodotti che esporta. Se inoculiamo nel senso comune germi che contraddicono questa apertura, non sapremo più che mestiere fare e taglieremo il ramo sul quale siamo seduti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Parliamo, dunque, di crisi ma parliamone razionalmente. Tra mutui americani e materie prime ci sta arrivando un «uno-due» che può davvero stordirci...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Bersani, pregherei i colleghi di non fare capannello e di non intrattenere i rappresentanti del Governo.

PIER LUIGI BERSANI. La ringrazio, signor Presidente.
Dicevo che tra mutui americani e materie prime ci arriva un «uno-due» che può farci male e che si aggiunge ai nostri problemi. Come reagiamo? Come evitiamo, tenendo i conti in regola, che la nostra economia perda vitalità e che lo tsunami dell'inflazione si scarichi sulle famiglie più deboli? Come evitiamo che la questione economica e la questione sociale si avvitino nella crisi, moltiplicandosi a vicenda? Trovo che un tentativo di risposta a questa fondamentale domanda nella manovra non vi sia.
In questa manovra, Ministro Tremonti, che in nome dell'urgenza ha travolto procedure, ha umiliato Parlamento e opposizione, in questa manovra notturna, un po' catacombale perché il proscenio era dovuto ai problemi del Premier, in questa manovra fatta ad ondate successive di norme piene di mille disparate cose, manca un intervento davvero urgente e, cioè, sostanzialmente un pacchetto di misure - questo, Ministro, non c'è dal primo momento, dalla manovra ICI - che rafforzinoPag. 22nell'immediato il potere d'acquisto di retribuzioni e pensioni, che favoriscano nell'immediato la chiusura dei contratti e la riforma della contrattazione, che sollecitino nell'immediato investimenti pubblici e privati a fini di produttività e di innovazione, che stimolino e ottengano nell'immediato un trasferimento di risorse dai settori protetti direttamente alle tasche dei consumatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Se ne avessimo avuto la possibilità, avremmo voluto discutere di questo, e darvi nel dettaglio forse anche qualche idea. Invece voi avete tirato dritto. Non siete andati a dare una risposta a questa crisi che evocate: voi, sostanzialmente, siete andati dove vi porta il cuore!
Voi credete - e per l'amor di Dio è un'opinione - che si possa stimolare l'economia e gli attori economici abbassando l'asticella delle regole e mettendo tutto questo sotto il titolo «semplificazione», che è un bellissimo titolo, ma che spesso nasconde «deregolazione» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Voi pensate che al popolo, alla gente bisogna rivolgersi direttamente, senza intermediari imbarazzanti, con delle misure compassionevoli e bisogna rivolgersi più all'immaginazione che al portafoglio, perché tanto poi il popolo segue. Voi pensate che con i settori protetti e i poteri forti occorre avere un compromesso corporativo, mettersi al tavolo a discutere e vedere il do ut des; pensate che i tagli alla spesa si possano fare senza riforme, o con riforme occulte, mascherate, non dichiarate. Questa è una vostra antica ispirazione; potrei portarvi mille esempi (lo hanno già fatto i miei colleghi dell'opposizione).
Voi siete venuti meno ad una promessa che avete fatto in campagna elettorale tutti i giorni: abbassare le aliquote. Non l'avete mantenuta e - Borghesi lo ricordava - con una serie di micromisure avete detto: va' beh, ma fattela da te, la riduzione fiscale, guarda in faccia il tuo commercialista! Ma se questo ci porterà meno entrate fiscali al netto della congiuntura, sarà una responsabilità gravissima per voi!
E anche per quanto riguarda i messaggi alla povera gente, come dicevo prima, i ceti deboli dovrebbero accontentarsi di vedere Robin Hood che volteggia tra i rami, senza prendere in tasca un euro, e i poveracci dovrebbero accontentarsi della carta dei poveri. E qui, signor Ministro, lei accusa la sinistra di snobismo. No, signor Ministro. Quei soldi lì - o altri ancora, spero - dateli loro in posta con un aumento delle pensioni, date loro la quindicesima (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori) e lasciatela fare a noi la sinistra, che voi avete tanto da fare, lasciatela fare a noi la sinistra!
Lo so anch'io che questa è una misura americana - è presente in America, non siamo mica provinciali - così come era presente in America quella misura che consentiva di ipotecare la casa per mangiarsi la pizza e che voi, nel 2002, avevate pensato di introdurre (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)! Ma perché, invece di queste tutte queste cose, una volta o l'altra, dall'America non ci portate le leggi sull'evasione fiscale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori), le leggi sui conflitti di interesse! Portateci un po' di questa roba, invece che sempre queste cose.
Quanto ai settori protetti - assicurazioni, banche, imprese del genere, concessionarie di ogni genere - il punto è questo: voi non li avete messi faccia a faccia con il consumatore, li avete messi a tu per tu con il Governo. Questo è il punto fondamentale che ci divide. Siamo arrivati a vedere l'ENI fare l'elemosina al fisco! Ma quante telefonate avete fatto? Una, due, tre? Suvvia!
Come abbiamo visto, le assicurazioni sono al tavolo del Ministro Scajola. Mi immagino che gli chiedano di tornare indietro rispetto alle norme che avevo predisposto io, non posso immaginare altro esito di quei tavoli.Pag. 23
Con le banche non si parla più di massimo scoperto; avete introdotto un accordo sui mutui che è regressivo rispetto a norme precedenti; con i petrolieri, cercate di azzerare l'Autorità; con le concessionarie, non parliamone, rinnovate concessioni ad occhi chiusi, altro che l'1,7 per cento di inflazione programmata che volete. Tutto questo in cambio di un po' di soldi, ma questi soldi se li riprenderanno con molta facilità.
Quanto ai tagli, come dicevo, si tratta di tagli senza riforme o con riforme occulte e inespresse e i tagli fatti così sono spese che buttate fuori dalla porta e vi rientrano dalla finestra, tagli sulla sicurezza senza un'idea di riorganizzazione delle forze dell'ordine, tagli micidiali su scuole e università, senza dire come e dove! Ad esempio, per quanto riguarda i 100 mila insegnanti, ci volete dire quale pezzo del sistema smontate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Ditecelo, per favore!
Per quanto riguarda gli enti locali, voglio rivolgermi alla Lega Nord Padania: non è che voi pensate davvero che il nord, dopo quel che sta vedendo (enti locali, tagli, eccetera), si accontenti di un insulto all'inno! Vorrà qualcosa di più concreto di quello che non sta arrivando adesso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Vorrà qualcosa di più concreto, anche questo benedetto nord!
Non parliamo del Mezzogiorno: da quando si è aperta la legislatura, il Mezzogiorno ha preso solo bombardamenti! Non ho visto nulla di positivo, di concreto, un'idea nuova, un intervento nuovo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIER LUIGI BERSANI. Ho concluso, signor Presidente.
Quanto ai fannulloni, il problema esiste, naturalmente, ma nessuno penserebbe di farne la base di una politica economica. Qui sta invalendo l'idea curiosa che lo sviluppo economico tocchi ai Ministri Brunetta e Calderoli.
Con tutta la stima, credo che sia un compito impari rispetto alle competenze di questi due Ministeri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Si tratta quindi - e chiudo - di una manovra depressiva dei consumi, degli investimenti, dei servizi di welfare; e di una manovra anche non trasparente: c'è questo piccolo particolare del fabbisogno. Voi non ci avete dato risposta: venti miliardi in più previsti al secondo semestre. Ce la darete, una risposta. Crolleranno le entrate al netto della congiuntura? Ne risponderete.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIER LUIGI BERSANI. Non sarete in grado di controllare la spesa? Ne risponderete. Sbucherà un tesoretto? Dovrete spiegarci come mai è tutto urgente, tranne che dare due soldi alla gente che oggi ne ha bisogno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Questo dovrete spiegarlo! La fiducia naturalmente noi ve la neghiamo.

PRESIDENTE. Concluda.

PIER LUIGI BERSANI. Questa è una specie di bomba a frammentazione, quando se ne vedranno gli effetti...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Bersani.

PIER LUIGI BERSANI. ...credo che anche quelli che voteranno la fiducia adesso se ne pentiranno un po' (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, gli interventi che si sono succeduti hanno avuto tutti il comune denominatore di non disconoscere l'analisi che il Ministro Tremonti ha presentato in quest'Aula, e ancor prima in sede di presentazione del Documento di programmazionePag. 24economico-finanziaria, in relazione alla difficilissima congiuntura economica internazionale.
L'aspetto sul quale viceversa è mancata l'analisi, soprattutto da parte degli esponenti dell'opposizione, riguarda la particolarità del sistema nazionale italiano che in questa difficoltà strutturale nazionale si trova in condizioni peggiori rispetto a nostri competitori; si trova in condizioni non paragonabili perché costretto a dover fronteggiare una difficoltà strutturale, una difficoltà congiunturale, un rapporto con nuovi competitori sin qui sconosciuti, insieme alla gestione di un bilancio pubblico in cui il 40 per cento delle entrate annuali devono essere destinate a coprire gli interessi di un debito pubblico aumentato a dismisura nel corso degli anni e dei decenni passati, di cui certamente non può essere chiamato a rispondere questo Governo. Voglio dirlo chiaramente, per non alimentare facili strumentalizzazioni polemiche: di esso non può essere chiamato a rispondere nemmeno il Governo che lo ha preceduto, ma certamente ha avuto, nel corso dei decenni passati, all'interno di quest'Aula delle responsabilità chiare e precise, che condizionano l'azione dell'Italia in termini di risanamento, che condizionano anche la necessità di dovere tenere conto della gestione di un bilancio come si fa dalla maggiore delle imprese nazionali fino all'ultima delle famiglie.
Quando si tratta di mettere mano alla gestione economica, le voci sulle quali operare sono due: si aumentano le entrate, una logica cara, storicamente coltivata dalla sinistra, con la imposizione di nuove tassazioni di anno in anno, o si comincia a guardare all'altro versante del bilancio, quello della spesa, al contenimento di una spesa pubblica che mangia il 50 per cento del bilancio, che sommato agli oneri finanziari rende inapplicabile alcuna politica di carattere economico ed industriale in Italia da oramai troppi anni. E allora il significato di questa manovra e il significato di questa struttura pluriennale che il Governo ha voluto dare sta esattamente in questo: non si può pensare di realizzare nulla se non si cambia il sistema di un bilancio che è paralizzato per il pagamento degli interessi e per il contenimento dei costi che sono assunti.
Il primo intervento è quello, per la prima volta senza un'ulteriore tassazione, senza mettere un centesimo di tassazione in più a carico e a danno dei cittadini, di contenere la spesa e provare ad aumentare e a migliorare l'efficienza dello Stato: cosa che ci sta particolarmente a cuore perché solo uno Stato efficiente può riacquisire un'autorevolezza, agli occhi dei cittadini e degli amministrati, che ha drammaticamente perduto nel corso di questi anni. Così, e non in altro modo, si spiegano le scelte contenute in questo intervento, che riguardano il taglio degli oneri e degli enti inutili, che riguardano una drastica diminuzione delle spese di collaborazione e consulenza a carico degli organi dello Stato, centrali e periferici, che riguardano la diminuzione delle emissioni di spesa dei Ministeri.
E ancora, il blocco del turn-over, in una realtà che è sovraccarica di funzionari del pubblico impiego: dalle più piccole municipalizzate all'amministrazione generale dello Stato vi è un grado di inefficienza che è incomparabile con qualunque altra realtà nazionale con la quale ci dobbiamo confrontare. Così si spiega l'obbligo di trasparenza e di spesa imposto a tutte le realtà amministrative; così si spiega il controllo di efficienza del pubblico impiego quanto ad orari, gestione delle malattie, rimborsi delle invalidità; così si spiega il contenimento del debito che viene richiesto alle regioni e gli enti locali, presupposto questo principale - e mi rivolgo agli amici della Lega, che so essere particolarmente sensibili sul tema - perché si possa concretizzare il percorso del federalismo e perché esso possa essere un elemento premiante per le amministrazioni virtuose e non sfoci drammaticamente, come in alcune accezioni potrebbe accadere, in un'ennesima prova di assistenzialismo.
Questo è certamente il nucleo principale di un intervento che però, nonostante le ristrettezze e le difficoltà, pone il problema di provare per la prima volta aPag. 25scrivere una linea di politica economica. La politica non può infatti determinare l'economia, ma certamente può indirizzarne in via prioritaria i percorsi. Questo è quello che noi facciamo con la scelta di dare nuovi strumenti alla nostra impresa: un'impresa vecchia e stantia, poiché ancorata ad un sistema che ne fece il successo negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, cioè quello basato su una produzione a scarso valore aggiunto e che fondava la propria competitività nei mercati internazionali sulla possibilità di produrre a ciclo continuo con costi di produzione inferiori. Tutto questo oggi non c'è più, e questo vantaggio competitivo non sarà più adoperabile per il nostro sistema economico. Di qui l'esigenza di investire nella riconversione tecnologica e nell'innovazione; di qui, gli interventi sulla banda larga, sugli investimenti nei settori energetico e delle telecomunicazioni, sul sostegno all'internazionalizzazione delle imprese, sul blocco ai vincoli che voi avevate posto alla realizzazione di una rete infrastrutturale più moderna (a partire dalla TAV), sugli investimenti sul nucleare, sulla ricerca sul nucleare pulito di quarta generazione, sulla possibilità di costituire un'impresa in un giorno, sul decentramento degli accertamenti (perché solo così si fa vera lotta all'evasione fiscale), sulla semplificazione delle procedure per avvicinare cittadini e imprese alla pubblica amministrazione, sulla liberalizzazione concreta a partire dai servizi di pubblica utilità.
In proposito, ex ministro Bersani - mi rivolgo a lei con cui di queste cose abbiamo parlato parecchie volte in passato -, negli anni passati lei si è reso protagonista di una riforma di sedicente liberalizzazione la cui unica traccia rimasta per gli italiani è il fatto che i barbieri sono aperti al lunedì (circostanza questa che, per mancanza di materia prima, né a me né a lei ha portato giovamento alcuno).
Noi stiamo cercando viceversa di realizzare cose concrete: stiamo cercando di procedere alla modernizzazione di questo Paese senza mettere le mani nella tasca degli italiani, senza imporre un centesimo di più di tassazione. Salvo che per alcune categorie specifiche: le aziende petrolifere, le banche, le assicurazioni. Noi - lo dico quasi sommessamente - ci rendiamo conto di dover dire questo con un certo imbarazzo poiché, a differenza di alcuni autorevoli esponenti della maggioranza della passata legislatura, non abbiamo una banca: ma non credo che questa considerazione sia sufficiente per dire che da questo punto di vista non siamo legittimati ad intervenire.
Da ultimo, signor Presidente, è stato detto in alcuni interventi da parte di esponenti dell'opposizione che questa manovra non si occuperebbe di cercare di rinvigorire il potere di acquisto delle famiglie, che sono le prime evidentemente a soffrire di queste circostanze. Anzitutto, voglio ricordare che, nelle sue ancora poche settimane di vita, questo Governo e questo Parlamento hanno già realizzato molti interventi in quel senso: dall'abolizione dell'ICI, alla detassazione degli straordinari, alla rinegoziazione dei mutui (per consentire alle famiglie di far fronte all'aumento del costo del denaro). A tali interventi oggi questo provvedimento ne aggiunge molti altri, che hanno un'efficacia immediata per migliorare la capacità delle famiglie di rapportarsi con il loro bilancio. Parlo del piano cassa, cioè del piano di interventi di edilizia pubblica residenziale; parlo della diminuzione del costo della scolarizzazione, con la possibilità di accedere ai libri via Internet, cosa peraltro che consentirà anche a qualche nostro collega senza alcun aggravio economico di avere una maggiore e più puntuale dimestichezza con l'uso della lingua italiana, troppo spesso bistrattata anche nelle piazze dai rappresentanti politici di questo Paese nel corso delle ultime settimane.
Parlo dell'abolizione del cumulo della pensione con i redditi da lavoro, in modo che chi è ancora in grado, ha la disponibilità e la volontà di guadagnare qualche cosa in più per la propria famiglia (ma anche di garantire al sistema nazionale una maggiore e più puntuale produttività) possa farlo senza la penalizzazione della scurePag. 26fiscale, cui voi avete fatto troppo spesso unicamente riferimento. Parlo della sterilizzazione dell'IVA sull'aumento dei prodotti petroliferi e dell'introduzione della carta prepagata per gli anziani, che purtroppo vivono in condizioni di indigenza.
Per concludere - signor Presidente - questo è un provvedimento che, dal nostro punto di vista, ha l'obiettivo di centrare il primo bisogno necessario, che è quello di rimettere sul binario giusto un treno che era drammaticamente deragliato.
Adesso che ci accingiamo ad approvare questo provvedimento, abbiamo tutti assieme la necessità - che speriamo sia avvertita in modo comune da tutti - di dare energia alla motrice di quel treno. Ciò significa dare credito e fiducia a chi è abituato a rischiare del proprio e a rimboccarsi le maniche senza chiedere assistenza, patronati o coperture sindacali; significa il riconoscimento del merito affinché chi sa dare di più, investire di più ed inventare di più abbia il sacrosanto diritto di ambire ad avere risultati superiori rispetto al fannullone e all'incapace; ciò significa, infine, realizzare riforme concrete in termini di modernizzazione.

PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, la invito a concludere.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Concludo, signor Presidente, dicendo che noi siamo pronti a fare ciò con tutti, cioè con tutti quelli che decideranno di non cadere nelle sabbie mobili di un populismo sgrammaticato e sudaticcio che troppo spesso in queste settimane ha caratterizzato l'azione dell'opposizione.
Il Popolo della Libertà condivide il senso di responsabilità cui ci chiama il Governo con questa manovra, e non farà mancare la sua convinta ed appassionata fiducia all'azione di questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Votazione della questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 1386-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 112 del 2008, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Salvini.
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama - Al momento della chiama del deputato Bossi, applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 18)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge n. 1386-A: Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazionePag. 27della finanza pubblica e la perequazione tributaria.

Presenti e votanti 576
Maggioranza 289
Hanno risposto 323
Hanno risposto no 253

(La Camera approva).

Si intendono conseguentemente precluse tutte le ulteriori proposte emendative presentate.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Balocchi Maurizio
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Caldoro Stefano
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catone Giampiero
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Commercio Roberto Mario Sergio
Consiglio Nunziante
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Cota Roberto
Crimi RoccoPag. 28
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Dima Giovanni
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibelli Andrea
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giudice Gaspare
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Granata Benedetto Fabio
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
Latteri Ferdinando
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Maccanti Elena
Malgieri Gennaro
Mancuso Gianni
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Maroni Roberto
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Mazzocchi AntonioPag. 29
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Melchiorre Daniela
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Mondello Gabriella
Montagnoli Alessandro
Moroni Chiara
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Orsini Andrea
Pagano Alessandro Saro Alfonso
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (Pdl)
Perina Flavia
Pescante Mario
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pirovano Ettore
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Rivolta Erica
Roccella Eugenia Maria
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Salvini Matteo
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Savino Elvira
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scelli Maurizio
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca LucioPag. 30
Stasi Maria Elena
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Taglialatela Marcello
Tanoni Italo
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Traversa Michele
Tremaglia Mirko
Tremonti Giulio
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vegas Giuseppe
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vitali Luigi
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zacchera Marco
Zorzato Marino

Hanno risposto no:
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Brugger Siegfried
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calearo Ciman Massimo
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccuzzi Franco
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Ciccanti Amedeo
Cimadoro Gabriele
Ciocchetti Luciano
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Concia Anna Paola
Corsini Paolo
Coscia Maria
Costantini Carlo
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia GraziaPag. 31
Delfino Teresio
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Pietro Antonio
Donadi Massimo
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Favia David
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Graziano Stefano
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lo Moro Doris
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melis Guido
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Monai Carlo
Morassut Roberto
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Paladini GiovanniPag. 32
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (Pd)
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pionati Francesco
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Quartiani Erminio Angelo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Romano Francesco Saverio
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Rota Ivan
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Russo Antonino
Ruvolo Giuseppe
Samperi Marilena
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Scilipoti Domenico
Servodio Giuseppina
Siragusa Alessandra
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Testa Federico
Tidei Pietro
Tocci Walter
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vico Ludovico
Vietti Michele Giuseppe
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl
Zinzi Domenico
Zunino Massimo

Sono in missione:
Alessandri Angelo
Berlusconi Silvio
Buonfiglio Antonio
Buttiglione Rocco
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Giro Francesco Maria
La Russa Ignazio
Miccichè Gianfranco
Mura Silvana
Romani Paolo
Soro Antonello
Stefani Stefano
Urso Adolfo

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito del provvedimento è rinviato ad altra seduta.

Pag. 33

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunica che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata definita, ai sensi dell'articolo 24, commi 3 e 6 del Regolamento, la seguente organizzazione dei lavori per i prossimi giorni.
Domani, martedì 22 luglio, alle ore 9, con prosecuzione pomeridiana e notturna, fino a conclusione, avrà luogo l'illustrazione degli ordini del giorno riferiti al disegno di legge n. 1386 - Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (da inviare al Senato - scadenza: 24 agosto 2008).
Mercoledì 23 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), ad inizio seduta, il Governo esprimerà il proprio parere sugli ordini del giorno. Seguirà la fase delle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno e, quindi, la votazione dei medesimi.
Giovedì 24 luglio, alle ore 12, avranno luogo le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sul disegno di legge di conversione n. 1386, con ripresa televisiva diretta; seguirà il voto finale sul provvedimento.
Giovedì 24 luglio, pomeridiana, e venerdì 25 luglio, avrà luogo l'esame congiunto del conto consuntivo della Camera dei deputati per il 2007 (Doc. VIII, n. 1) e del progetto di bilancio interno della Camera dei deputati per il 2008 (Doc. VIII, n. 2) e l'esame della proposta di legge n. 1406 e abbinate - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Approvata dal Senato - ove conclusa dalla Commissione).
Lunedì 28 luglio avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1496 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97, recante disposizioni urgenti in materia di monitoraggio e trasparenza dei meccanismi di allocazione della spesa pubblica, nonché in materia fiscale e di proroga di termini (Approvato dal Senato - scadenza: 2 agosto 2008), con inizio alle ore 11.
Mercoledì 23 luglio non avrà luogo il question time.
Le Commissioni potranno riunirsi nelle fasi in cui non sono previste votazioni.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Martedì 22 luglio 2008, alle 9:

Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (1386-A).
- Relatori: Zorzato, per la V Commissione e Jannone, per la VI Commissione.

La seduta termina alle 19,10.