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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 12 di martedì 3 giugno 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 15,35.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 21 maggio 2008.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Aprea, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Brunetta, Carfagna, Casero, Cirielli, Colucci, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Frattini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giro, La Russa, Letta, Lombardo, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Prestigiacomo, Rigoni, Roccella, Ronchi, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Valducci, Vegas, Zacchera e Zucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della nomina di un sottosegretario di Stato.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 30 maggio 2008, la seguente lettera:

«Onorevole Presidente,
La informo che il Presidente della Repubblica con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta e sentito il Consiglio dei Ministri, ha nominato, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il dottor Guido Bertolaso, Capo del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con decorrenza dal 23 maggio 2008.
Firmato: Silvio Berlusconi»

Rivolgiamo al sottosegretario Bertolaso i migliori auguri di buon lavoro e buona fortuna: pare che ne abbia molto bisogno!

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 15,42).

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza, con lettera in data 30 maggio 2008, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla II Commissione (Giustizia):
«Conversione in legge del decreto-legge 30 maggio 2008, n. 95, recante disposizioni urgenti relative al termine per il riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria» (1212) - Parere delle Commissioni I e V.

Pag. 2

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Integrazione nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ha reso noto, con lettera in data 30 maggio 2008, che il deputato Ettore Rosato è stato nominato tesoriere del gruppo (molti auguri all'onorevole Rosato!). Ha quindi comunicato la nuova composizione del direttivo del gruppo medesimo: presidente: Antonello Soro; vicepresidente vicario: Marina Sereni; vicepresidente: Gianclaudio Bressa; tesoriere: Ettore Rosato; segretari: Roberto Giachetti ed Erminio Angelo Quartiani.
Il comitato direttivo risulta, infine, così composto: Teresa Bellanova, Rita Bernardini, Bruno Cesario, Maria Coscia, Elisa Marchioni, Margherita Miotto, Federica Mogherini, Carmen Motta, Barbara Pollastrini, Giovanni Sanga, Marilena Samperi, Francesco Tempestini, Guglielmo Vaccaro, Massimo Vannucci e Rodolfo Viola.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,45).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, prendo la parola per far presente alla Presidenza, come evidentemente è noto anche all'opinione pubblica nazionale, che nei giorni scorsi eventi straordinari dal punto di vista climatico, dovuti a forti precipitazioni piovose, hanno colpito il nord ovest del Paese, producendo effetti calamitosi che hanno portato sconvolgimento in quei territori e hanno causato vittime e ingenti danni. Credo di poter significare alla Presidenza la richiesta di verificare la disponibilità del Governo, anche già nelle prossime ore, a riferire all'Assemblea relativamente alle misure di sostegno ai territori e alle popolazioni colpite dagli eventi calamitosi.

PRESIDENTE. Credo di poterla rassicurare della partecipazione di tutto il Parlamento, e in particolare della Camera dei Deputati, alla solidarietà con le popolazioni colpite da questi eventi. Avrò premura di informare immediatamente il Presidente della sua richiesta, affinché possa prendere contatto con il Governo e chiedergli la presenza in Aula che lei ha domandato. La informo tuttavia che nella giornata di domani alle ore 15, nel question-time, già ci sarà una prima occasione per il Governo di esprimere la sua posizione e le sue valutazioni su quanto è accaduto. Questo, naturalmente, ad adiuvandum, e non per sostituire la doverosa attenzione dovuta alla proposta che lei ha fatto.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 15,48).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Rinvio dell'interrogazione Bobba n. 3-00007)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del presentatore e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interrogazione Bobba n. 3-00007, prevista all'ordine del giorno, è rinviato ad altra seduta.

(Ipotesi di ristrutturazione dell'Enea - n. 2-00002)

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Garagnani se intende illustrare la sua interpellanza n. 2-00002, concernente ipotesi di ristrutturazione dell'Enea, nel qual caso ricordo che ha un tempo non superiore aPag. 3quindici minuti ovvero se si riserva di intervenire in sede di replica (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione).

FABIO GARAGNANI. Mi riservo di illustrarla e di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Ugo Martinat, ha facoltà di rispondere.

UGO MARTINAT, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, in via preliminare si evidenzia che l'Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente (Enea) è stato riordinato con decreto legislativo 3 settembre 2003, n. 257. Lo stesso decreto all'articolo 2, comma 2, prevede che detto ente sia dotato di un ordinamento autonomo, adottato conformemente ai decreti legislativi n. 257 del 2003 e n. 204 del 1998 sulla base di indirizzi definiti dal Ministero dello sviluppo economico, d'intesa col Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché col Ministero degli affari esteri.
Si fa presente, quindi, che il consiglio di amministrazione dell'Enea, con la delibera n. 11/2008 del 14 marzo ultimo scorso, ha deliberato di istituire le strutture organizzative di secondo livello dei dipartimenti e delle direzioni centrali secondo gli indirizzi specificati nella stessa deliberazione.
Nel definire l'articolazione organizzativa è stata prevista la possibilità di individuare posizioni e responsabilità per significative realtà territoriali e progettuali, che la direzione generale dell'Enea dovrà sottoporre di volta in volta al voto del consiglio di amministrazione. A tale proposito si evidenzia, inoltre, che tale delibera si inserisce nell'ambito di un processo di riorganizzazione dell'ente già avviato dalla gestione commissariale e dà attuazione a quanto previsto dal regolamento di organizzazione e funzionamento.
Il processo di riorganizzazione dell'ente è stato preordinato al superamento di due criticità più urgenti: da un lato, la necessità di garantire una maggiore focalizzazione delle attività dell'ente sui grandi obiettivi delle politiche pubbliche in un settore di grande delicatezza; dall'altro, l'esigenza di dare una necessaria dimensione organizzativa interna di secondo livello ai dipartimenti che oggi comprendono centinaia di persone.
Si segnala inoltre che la stessa delibera tiene conto esplicitamente di due elementi rilevanti non ancora definiti, cioè la mancata approvazione del documento di programmazione triennale, ancora alla valutazione dei ministeri, e il processo di transizione verso il comparto contrattuale della ricerca.
In questo contesto, non del tutto definito, il consiglio di amministrazione, anche su sollecitazione della Corte dei conti, ha ritenuto comunque di dover adottare indirizzi organizzativi per applicare quanto prescritto dal regolamento di organizzazione e funzionamento. In particolare, gli indirizzi organizzativi così approvati si riferiscono ai seguenti aspetti: valorizzare il ruolo dei centri territoriali al fine di stimolare la capacità dell'ente di realizzare iniziative a livello regionale e locale in collaborazione con università, istituzioni ed imprese; dare centralità ai progetti dell'ente al fine di garantire una maggiore focalizzazione delle attività dell'istituto su temi interdipartimentali su cui si registra una forte domanda esterna (tali progetti afferiscono a quattro grandi aree o direttrici: client energy, energia, ambiente e territorio, tecnologie emergenti e ricadute di tecnologie Enea; all'interno di esse sono inseriti al massimo 18 progetti, individuati dopo ampio confronto con le strutture dell'ente); stimolare una cultura del risultato anche attraverso un decentramento delle responsabilità gestionali ed amministrative; semplificare i procedimenti interni e snellire le strutture organizzative.
Ai sensi del regolamento di organizzazione e funzionamento spetta quindi al direttore generale, in collaborazione con i capi dipartimento, l'individuazione delle posizioni di secondo livello e la proposta al consiglio di amministrazione dell'istituzione di responsabilità analoghe, comePag. 4quella del responsabile dei centri territoriali o dei progetti. Allo stato attuale, il direttore generale sta predisponendo gli atti propedeutici per sottoporre a manifestazione di interesse l'attribuzione degli incarichi di secondo livello. Alla luce delle informazioni fornite dall'ente non è prevista all'ordine del giorno della riunione del consiglio di amministrazione del prossimo 12 giugno alcuna decisione sul processo di riorganizzazione.
In questo contesto, il nuovo Governo aggiornerà gli indirizzi dell'ente non solo attraverso l'ordinaria attività di vigilanza, ma anche in occasione dell'approvazione del piano triennale e annuale dell'ente. A tal fine, il Ministero dello sviluppo economico, con lettera del 26 maggio 2008 al presidente dell'Enea, ha sospeso la procedura di approvazione del piano triennale, riservandosi di far pervenire nelle prossime settimane indirizzi di azione di cui l'ente dovrà tenere conto nella definizione dei piani operativi e delle linee di attività, alla luce delle priorità delle politiche pubbliche in materia di energia, ambiente, innovazione tecnologica e ricerca di sistema.

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, poco fa non mi sono spiegato bene, intendevo dire che avrei voluto illustrare la mia interpellanza, riservandomi, come nelle passate legislature, eventualmente di rispondere, dichiarandomi soddisfatto o meno.
In ogni caso, prendo atto della risposta del sottosegretario, che ha fatto riferimento ad una sospensione delle procedure d'azione, e mi rendo conto che il Governo appena costituito non può prescindere completamente da quanto si è svolto finora. Registro però - ed era questa la ragione della presentazione della mia interpellanza - che i processi di ristrutturazione sono in corso anche per effetto dell'elezione alla Camera dei deputati, nelle liste del Partito Democratico, di un dirigente dell'Enea di Brasimone, il quale aveva un compito di coordinamento e di direzione ben preciso.
Ora, considerato che nel passato vi furono fatti non sufficientemente chiariti all'opinione pubblica, e che una certa dose di preponderanza politica ha caratterizzato molto spesso nel passato e nel presente la vicenda dell'ENEA, di Brasimone e di Bologna città, ritengo che sia necessaria un'attenzione particolare da parte del Governo, soprattutto alla luce del fatto che la politica energetica dell'attuale Esecutivo con riguardo agli enti di ricerca si differenzia notevolmente da quella del precedente.
Ma i componenti dell'attuale consiglio di amministrazione, nominati dal Governo Prodi, facevano riferimento, oltre che a forze politiche, anche a culture profondamente diverse e alternative rispetto a quelle dell'attuale maggioranza. Perciò, non è questione di spoil system, ma è questione di oggettività nell'individuazione di obiettivi e di linearità della linea di Governo: un Governo ha vinto le elezioni sulla base di un certo programma, ed è chiaro che il consiglio di amministrazione che ha una concezione opposta non può più presiedere alle scelte fondamentali di tale ente. Invito pertanto il Governo ad essere conseguente con queste affermazioni e a procedere ad un rinnovo totale dei vertici dell'amministrazione, soprattutto di quei componenti che si sono caratterizzati nel passato per scelte, chiamiamole ambientaliste, ma sicuramente alternative ed ostili al nucleare ed alla ricerca (non entro nel merito).
In questo contesto, credo che debba essere valutata anche la necessità di porre - e sottolineo tale aspetto - un blocco al processo di ristrutturazione in corso, proprio perché questo processo di ristrutturazione, anche nei vertici medio-bassi, deve fare riferimento ad una nuova dimensione dell'Enea ed agli obiettivi (la ricerca, l'energia, l'ambiente, la collaborazione con il territorio e l'università) che il Governo si propone nell'utilizzare e nel diversificare l'approccio di questo importante ente di ricerca, che è stato continuamente vagliato in questi anni per effettoPag. 5anche delle discussioni in corso sul nucleare e sulla validità dei centri di ricerca (ricordo che disponiamo del centro di Brasimone, e di un altro ente a Piacenza).
Di fronte a tale situazione, sulla base della constatazione che questo consiglio di amministrazione si differenzia, almeno nella sua maggioranza, dall'impostazione del Governo, considerando inoltre che l'ENEA ha mantenuto al suo interno - nei centri emiliano-romagnoli oggetto della mia interpellanza di Bologna e Brasimone e presso le consociate - un'importante area di competenza ed infrastrutture che prende il nome di presidio nucleare, ritengo occorra che il Governo faccia un preciso riferimento a tutto ciò.
Nella presente occasione, pertanto, mi preme ribadire un fatto importantissimo, e cioè che proprio alla luce di queste circostanze è del tutto inappropriato che il consiglio di amministrazione deliberi una ristrutturazione dell'Enea concepita su presupposti completamente diversi, in questo caso non nucleari.
Occorre, al contrario, che vengano stabilite condizioni particolari sulla base delle quali impostare un'attività di detto ente, anche prendendo come punto di riferimento risorse umane che sono presenti sul territorio e che non sono state, a mio modo di vedere, sufficientemente valorizzate, per una certa pressione politica e sindacale che, purtroppo, ha caratterizzato l'Enea negli ultimi anni.
Dico molto chiaramente ciò che è avvenuto, e pertanto mi aspetto, in nome della discontinuità, che l'attuale Governo sappia assumersi le sue responsabilità, affrontando i problemi il più possibile lontano da logiche per così dire consociative o bipartisan, con un'oggettiva interpretazione dei fatti e con l'assunzione di decisioni e di responsabilità che, in questo caso come in altri, credo riguardino l'avvenire del Paese.
Con tali precisazioni - che sono anche raccomandazioni - mi dichiaro soddisfatto, anche se auspico che il Governo - che è appena agli inizi - intraprenda questa strada. Mi curerò di vigilare sull'attività del Governo, anche perché provengo da una regione che ha connotati particolari, ed intendo essere un parlamentare che fa opera di sindacalista e di rappresentanza territoriale - come è stato definito - proprio rivendicando determinate realtà, la bontà di certe scelte e, soprattutto, la coerenza con l'impegno sottoscritto a livello di Governo, che credo debba essere attuato, in presenza peraltro di ripetute denunce negli anni scorsi, da parte di chi vi parla, costantemente inevase.

(Iniziative in merito a problematiche concernenti l'Università di Bologna - n. 2-00011)

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare l'interpellanza Carlucci n. 2-00011, su iniziative in merito a problematiche concernenti l'Università di Bologna (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione), di cui è cofirmatario.
Onorevole Garagnani, intende illustrare l'interpellanza? Adesso ha capito il meccanismo «nuovo»?

FABIO GARAGNANI. Sì, signor Presidente, intendo illustrare l'interpellanza, ma lo avevo capito anche prima, solo che evidentemente non ci siamo spiegati, o meglio io non mi sono fatto capire (ma sono alla terza legislatura!).
Signor Presidente, signor sottosegretario, con tale interpellanza ...

PRESIDENTE. Le ricordo il limite di quindici minuti.

FABIO GARAGNANI. E cinque per la risposta. Ma il mio intervento sarà compreso nel limite dei quindici minuti.

PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, i minuti a disposizione per la risposta sono dieci. Questa volta siamo più generosi...

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, signor sottosegretario, con tale interpellanza intendo porre all'attenzione del Governo, per la settima o ottava volta,Pag. 6il problema dell'università di Bologna in riferimento agli esposti presentati alla magistratura dal sottoscritto e finora rimasti inascoltati, ma soprattutto con riguardo a fatti di cronaca realmente accaduti che hanno, in un certo senso, danneggiato il buon nome dell'università di Bologna, in particolare se riferiti ad una maggioranza di docenti, studenti ed operatori dell'università che svolgono con professionalità il proprio lavoro.
L'interpellanza intende proprio porre rimedio a certe omissioni, reati e comportamenti lesivi della dignità umana ed universitaria e mira a non fare di ogni erba un fascio. Tuttavia, tali comportamenti devono essere sanzionati dalle autorità competenti, a livello giurisdizionale quando ne ricorrono le circostanza e in tale occasione a livello ministeriale.
Già da diverso tempo, sia durante il periodo in cui il dicastero era presieduto dal Ministro Moratti sia allorché era presieduto dal Ministro Mussi, ho posto il problema relativo all'università di Bologna, insieme a quello di altre università, per i fatti che coinvolgono la facoltà di medicina e chirurgia e per altre vicende. Ma in tale circostanza desidero fare presente al Governo - è l'oggetto della mia interpellanza - la situazione anomala che si protrae da tempo con riguardo alle dimissioni di quattro componenti della commissione personale tecnico-amministrativo dell'università di Bologna, tra cui due docenti universitari e due appartenenti al personale amministrativo, reiterate negli ultimi giorni nonostante l'invito espresso dal rettore a recedere dalle dimissioni.
I quattro membri dimissionari hanno ribadito che a loro parere (leggo testualmente la relativa dichiarazione) «non esistono le condizioni perché la commissione personale possa adempiere a quei compiti attribuiti dallo statuto, dal regolamento e dal piano strategico». Non sto a leggere tutto il contenuto della dichiarazione però le affermazioni citate nell'interpellanza si riferiscono al personale dirigente, non sufficientemente dotato dei requisiti di legge, all'organizzazione dell'apparato amministrativo, al ruolo del direttore amministrativo e al fatto che tutte le proposte che riguardano l'università di Bologna sono deliberate senza acquisire il parere di nessuna commissione. Credo che in ordine a tale punto si siano espressi ripetutamente - anzi ne sono sicuro - i sindacati di base. Può sembrare strano, dato che mi colloco su una posizione politica alternativa, ma da diverso tempo sono un paladino dei diritti dei sindacati di base e, in questa circostanza, allorché si tratta di rivendicare il rispetto della legge, sostengo la giustezza delle rivendicazioni di tali sindacati.
Intendo citare solo alcuni fatti alla base di tali denunce: innanzitutto il problema della fondazione Alma Mater. Le denunce (che ho allegato all'interpellanza) configurano un quadro estremamente preoccupante in cui versa l'ateneo bolognese, sul quale ho da molto tempo richiesto un'ispezione ministeriale, che ritengo ammissibile, e che tuttavia non è stata mai concessa, nonostante il parere estremamente favorevole del Ministro Mussi e quello dello stesso tenore espresso dalla Commissione cultura nella passata legislatura. Tutto ciò è basato sulle dichiarazioni espresse dal rappresentante degli studenti nel senato accademico che, quattro o cinque mesi fa, in sede di inaugurazione dell'anno accademico ha rivolto parole estremamente critiche e pesanti verso la gestione amministrativa e concorsuale dell'ateneo, comprendendo anche gli appalti, senza essere smentito da alcuna autorità accademica. Anche in ordine a tale punto ho presentato un esposto alla magistratura, la quale si è ben guardata dall'intervenire, ma ciò è consono - purtroppo - alla situazione italiana.
Non desidero fare di tutta un'erba un fascio ma auspico un intervento del Governo a fronte di tutto ciò, dinanzi a concorsi e nomine, ad una situazione economico-amministrativa che è particolarmente grave e che lei, signor sottosegretario, avrà presente - anche solo per sentito dire - e a tutte le altre vicende che hanno riguardato nel passato la facoltà di medicina e chirurgia di Bologna.Pag. 7
Con riferimento alla recente istituzione, oggetto di una mia interpellanza sulla quale forse risponderà lei stesso, di quattro cattedre nella facoltà di medicina e veterinaria, devo ricordare che, guarda caso, nella seduta del senato accademico è stato ringraziato (cito gli atti) l'allora Ministro delle politiche agricole e ambientali De Castro che insegna in quella facoltà; si tratta di quattro cattedre individuate ad hoc.
Di fronte a tale situazione (sulla quale vi sono altri particolari, come ho già detto) credo che il Governo abbia un potere di vigilanza e controllo proprio in virtù del rispetto dei principi di trasparenza che debbono caratterizzare ogni ente pubblico e, in particolare, una università. L'autonomia universitaria non può prescindere dai vincoli di imparzialità e di oggettività nell'amministrazione della medesima. Il motivo dell'interpellanza è chiedere, all'interno dei poteri che competono al Governo e senza limitare l'autonomia universitaria, di porre in essere un'ispezione o un qualsiasi altro atto che dia alla maggior parte dei docenti e degli studenti dell'università di Bologna e all'intera cittadinanza la sensazione che qualcosa è stato fatto e occorre fare di fronte a comportamenti e situazioni al limite, se non oltre, l'illegalità.
In ciò risiede la ragione dell'interpellanza, della quale mi attendo una risposta esaustiva da parte del Governo.

PRESIDENTE. A tutti noi sta a cuore l'università di Bologna, alma mater studiorum iuris fons purissima. Pare che non sia più tanto pura, almeno stando a quanto afferma l'interpellante. Speriamo di avere rassicurazioni dal sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Ugo Martinat, che ha facoltà di rispondere.

UGO MARTINAT, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, rispondo per conto terzi, ovviamente.
Con riferimento all'interpellanza illustrata dall'onorevole Garagnani riguardante alcuni aspetti della gestione dell'università degli studi di Bologna, si comunicano i seguenti elementi sulla base di quanto trasmesso dal rettore, anche in una circostanziata relazione, corredata da allegati e depositata agli atti a disposizione degli onorevoli interpellanti qualora ne volessero prendere visione.
Riguardo l'esposto presentato dall'onorevole deputato in merito alle dimissioni di quattro membri della commissione del personale tecnico ed amministrativo si riferisce che l'ateneo in parola, con la nota n. 26180 del 26 maggio 2008, ha fornito alla locale procura della Repubblica un esaustivo documento che attesta come la commissione citata sia stata posta nelle condizioni di operare, ed abbia operato, secondo le prerogative e le attribuzioni di propria competenza e come le doglianze espresse dai dimissionari suddetti siano risultate prive di ogni fondamento.
Con riferimento a tali doglianze nel predetto documento l'ateneo riferisce che la commissione del personale in parola era stata messa a conoscenza della situazione generale del personale stesso quanto a consistenza e distribuzione fra le strutture. Era stato, infatti, trasmesso l'atto ricognitivo dei rapporti di lavoro, previsto dall'articolo 4 del CCNL del 27 gennaio 2005 che descrive la consistenza e la distribuzione nelle strutture d'ateneo di tutto il personale.
Da alcuni anni, sia in occasione delle presentazioni del bilancio di previsione e del conto consuntivo, sia nella trattazione di argomenti di carattere generale da parte degli organi di governo, vengono con dovizia di particolari esposti i dati relativi alla consistenza del personale. Inoltre, sul portale dell'ateneo è riportato in dettaglio, per singola struttura, ed è di facile consultazione, l'elenco del personale in servizio anche a tempo determinato.
In ordine al diniego relativo alla richiesta di poter accedere all'applicativo di gestione dati il piano di licenze assegnate ha visto privilegiati i titolari degli incarichi di responsabilità (tra i quali il rettore ed i presidi di facoltà) mentre non sono, ad oggi, ricompresi i membri delle commissioni permanenti.Pag. 8
L'acquisto di nuove licenze, infatti, deve essere frutto di una specifica scelta, attesi i risvolti economici e di strategia organizzativa della stessa che, quando coinvolgerà tutte le commissioni, permetterà l'accesso anche ai membri della commissione del personale. È stato precisato, peraltro, che a richiesta è possibile ottenere dall'area del personale tutte le informazioni tecniche desiderate, purché nel rispetto delle norme vigenti.
Per quanto riguarda il mancato inoltro delle pratiche con un certo anticipo rispetto alla singola seduta, si è chiarito che una maggiore anticipazione avrebbe necessariamente comportato un irrigidimento dell'iter e una diversa tempistica dell'interlocuzione tra gli uffici e le strutture dell'ateneo e i titolari delle richieste, che si sarebbe mal conciliata con le esigenze delle strutture stesse. È stata tuttavia assicurata, da parte degli organi competenti, una più puntuale attenzione al problema dei tempi concessi ai componenti della commissione stessa per studiare le pratiche.
Si ritiene necessario, per chiarezza d'informazione, accennare per brevi linee al ruolo attribuito dalla normativa vigente alla commissione in parola, prevista dall'articolo 35, comma 4, dello statuto generale di ateneo, e disciplinata da un apposito regolamento: come le altre commissioni permanenti ha unicamente funzioni istruttorie. Il suo compito è finalizzato a snellire le attività del consiglio d'amministrazione. Inoltre, esamina, in via preventiva, le questioni sulle quali gli organi di governo sono chiamati ad esprimersi e che riguardano, esclusivamente, il personale tecnico ed amministrativo. Tale personale, con esclusione dei dirigenti e del direttore amministrativo per i quali è prevista una normativa ad hoc, è disciplinato dal relativo contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto università, dove la dizione personale «non docente» è stata sostituita da «personale tecnico-amministrativo».
L'Alma Mater, costituita con atto del 21 dicembre 1996, è la Fondazione dell'università degli studi di Bologna. È partecipata anche da enti ed organizzazioni esterne e svolge compiti generali di supporto all'università. Non risultano, al momento, sul bilancio di ateneo, passività riguardanti la fondazione suddetta.
Con riferimento alle dichiarazioni attribuite al rappresentante degli studenti, designato dal medesimo relatore, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico 2007-2008, dalle stesse risulta che alcune espressioni critiche fossero rivolte ad altre università e, al contrario, quelle relative all'ateneo di Bologna, in particolare al suo rettore, risultassero di assoluto apprezzamento e stima, sia personale che professionale.
Infine, si fa presente che, secondo quanto stabilito dalla legge n. 168 del 1989 (che ha attuato l'autonomia universitaria, prevedendo la potestà statutaria e regolamentare degli atenei e degli enti di ricerca), il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca è titolare dei poteri di indirizzo e coordinamento nei confronti delle predette istituzioni, nel rispetto dei principi di autonomia stabiliti dall'articolo 33 della Costituzione. Conseguentemente, è da escludere che il Ministro possa esercitare poteri di tipo ispettivo, che sarebbero lesivi dell'autonomia riconosciuta alle università ed agli enti di ricerca.
Ciò considerato, il Ministero può chiedere elementi conoscitivi alle università - come nel caso di cui si tratta e come, peraltro, è già avvenuto in passato - mentre è allo stesso preclusa l'attivazione di strumenti ispettivi.

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, mi dichiaro totalmente insoddisfatto. Capisco che il sottosegretario abbia dovuto affrontare un problema di non sua diretta competenza. Tuttavia, sarebbe stata doverosa una maggiore attenzione da parte del Governo all'andamento del dibattito su questo argomento nella scorsa legislatura. Mi consenta, ma è semplicemente ridicolo che voi attingiate elementiPag. 9dal rettore che è oggetto dell'interpellanza in esame.
Quindi, a mio parere l'obiettività richiede che la valutazione e l'istruttoria - credo che questo sia anche il senso di una risposta che bisogna dare ad un parlamentare - si rivolgano non soltanto alla parte oggetto dell'interpellanza, ma anche al corpo accademico, ai rappresentanti dei docenti e degli studenti nel senato accademico. Così come formulata - non ce l'ho con lei, signor sottosegretario - la risposta non mi soddisfa assolutamente. Infatti, non affronta i vari problemi e non è vero che sul problema non si possa intervenire con un'ispezione ministeriale.
Infatti, ne abbiamo dibattuto lungamente in Commissione cultura: vi sono i margini, vi è una legge del 1935, che consente l'ispezione ministeriale in presenza di gravi fatti. La sua risposta - che scuso soltanto con la brevità del tempo a disposizione di permanenza nel suo incarico, in quanto è da poco tempo che il Governo si è insediato - dà soprattutto l'impressione che vi sia l'intenzione di «lavarsene le mani».
Questo è inaccettabile perché da troppo tempo alcuni enti ed organismi, in nome della loro presunta autonomia, fanno ciò che vogliono; credo che ci siano nella legge gli strumenti per chiedere il rispetto della medesima, non consentendo che in nome dell'autonomia si possa fare ciò che si vuole.
Vede, signor sottosegretario, l'interpellanza è molto lunga ed esaustiva e lei, per il Governo, ha risposto solo ad una parte della domanda. Mi auguro - dato che ne ho presentate altre tre - che nelle prossime il Governo possa essere più consapevole, anche attraverso un'istruttoria più precisa su ciò che si è verificato e si sta verificando in questi giorni all'università di Bologna. Ho una serie di dichiarazioni di docenti che denunciano situazioni al limite della violazione di legge. Trovo poi inaccettabile che si assuma come attenuante un'affermazione del rettore in presenza di frasi gravissime dello studente che ha denunciato violazioni di legge precise. Questo è un fatto che deve essere tenuto presente, come pure non può essere sottaciuta l'indagine in atto da parte della magistratura su concorsi pilotati nella facoltà di medicina e chirurgia.
Tutti questi fatti presentano un quadro sul quale il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca non può restare indifferente. Nella passata legislatura noi ipotizzammo un'indagine della Commissione sulla situazione anomala di alcuni atenei, tra cui quello di Bologna. Ciò non può essere solo compito della VII Commissione, ed anche il Governo deve intervenire laddove, sulla base di elementi provati, la legge è violata o, perlomeno, vengono alterate quelle regole di equilibrio istituzionale, di rispetto della persona, di rispetto del ruolo dei docenti e degli studenti, senza le quali non si può fare cultura.
Pertanto, questa è la ragione - lo ripeto non è un fatto personale - della mia totale insoddisfazione, che mi auguro possa tramutarsi in pieno favore in una successiva risposta ad altre tre interpellanze che ho presentato sulla materia.

PRESIDENTE. Mi vengono in mente gli articoli 128 e 136 del Regolamento, che ci spiegano che cos'è un'interrogazione e che cos'è un'interpellanza. Un'interrogazione chiede al Governo di riferire se una qualche notizia è vera o falsa, per quanto ad esso consta. Un'interpellanza chiede una presa di posizione politica da parte del Governo, cosa intenda fare per affrontare una determinata situazione.
Sono ammirato per la versatilità dell'onorevole Martinat. Tuttavia se il Governo desse l'incarico di rispondere in Aula ai sottosegretari competenti per materia - i quali, anziché attenersi semplicemente alle dichiarazioni degli uffici, potrebbero prendere impegni politici in materia - il rapporto tra Governo e Parlamento sarebbe facilitato. Non pretendo la presenza del Presidente del Consiglio, come succede in Gran Bretagna con il question time.
Porrò la questione in Conferenza dei presidenti di gruppo, lo voglio assicurare all'onorevole Garagnani. D'altro canto voglioPag. 10rassicurare l'onorevole Martinat: ha tutta la mia comprensione per il difficile e meritorio lavoro che sta facendo per conto del Governo.

(Interventi per definire i livelli minimi essenziali del diritto allo studio validi su tutto il territorio nazionale - n. 2-00020)

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00020 concernente interventi per definire i livelli minimi essenziali del diritto allo studio validi su tutto il territorio nazionale (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione).

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, la ringrazio per le sue affermazioni che difendono - credo che sia d'accordo anche Governo - il diritto di noi parlamentari ad essere tutelati in un compito fondamentale, l'esercizio del sindacato ispettivo, che richiama in pieno il collegamento con il nostro elettorato e rappresenta la rivendicazione di una nostra posizione e di un nostro ruolo politico che oggi è così compresso sotto altri aspetti. La ringrazio vivamente per questo richiamo, perché ha interpretato la mia richiesta al Governo, al quale ho chiesto quali iniziative politiche intendeva adottare ed ho ricevuto come risposta il silenzio. Lo ripeto, la mia osservazione non è rivolta al sottosegretario Martinat.
L'interpellanza in oggetto fa riferimento ad altri atti di sindacato ispettivo che ho sottoposto all'attenzione dei vari Governi, che si sono succeduti dal 2001 ad oggi, e riguarda il problema del diritto allo studio qual è concepito ed attuato nelle varie regioni. Intendo subito precisare che si tratta di una questione estremamente delicata, in quanto anche in questo caso coinvolge l'autonomia delle regioni, mentre prima si parlava dell'autonomia delle università.
Tuttavia, di fronte ad un diritto essenziale quale quello all'istruzione, ritengo che il Governo non possa prescindere dal fornire una propria valutazione di merito ben precisa in presenza di situazioni totalmente diverse, che vanificano il diritto all'istruzione degli studenti e delle loro famiglie, diritto garantito dalla Costituzione.
Attualmente nell'ambito del territorio nazionale - chi vi parla è stato, a suo tempo, consigliere regionale - vigono varie leggi sul diritto allo studio estremamente diverse tra loro. Vi è, ad esempio, quella lombarda, che credo di dover apprezzare in modo significativo perché di fatto ha concepito un'evoluzione del diritto allo studio. Fino a vent'anni fa quest'ultimo era concepito come diritto ai buoni scuola, alla mensa e al trasporto; oggi, invece, si registra un'evoluzione in materia, suffragata anche da sentenze della Corte costituzionale che prevedono che tale diritto vada oltre e comporti il diritto dello studente (o della famiglia, se lo studente non è maggiorenne) a poter accedere al tipo di istruzione che ritiene più confacente alla propria aspirazione culturale.
Vi sono regioni, come la Lombardia e attualmente anche il Veneto, che hanno interpretato il diritto allo studio secondo questa ottica, attuando leggi regionali sul diritto allo studio che, entro certi limiti, ma comunque in modo significativo rispetto al passato, consentono alla famiglia dello studente di individuare il tipo di scuola più confacente alla sua ispirazione ideale, sempre all'interno di un quadro nazionale, a proposito del quale richiamo la cosiddetta legge Berlinguer del 2000. Tali leggi hanno consentito ai genitori di scegliere il tipo di scuola primaria e secondaria a loro più confacente con l'elargizione di buoni scuola.
Nell'interpellanza ho citato l'esempio della Lombardia, che nel passato anno scolastico ha stanziato 46 milioni di euro, e del Veneto che ne ha stanziati 20 e, come paradosso estremo, ho citato - ahimè - la mia regione, l'Emilia Romagna, che non ha stanziato neanche un euro! Pongo dunque al Governo un quesito e chiedo una valutazione politica ben precisa: di fronte ad un diritto essenziale, qual è quello all'istruzione, domando se sia giusta questa disparità di trattamentoPag. 11nei confronti della sua fruizione; mi sembra infatti opportuno e doveroso che un tale diritto spetti a tutti gli studenti, dalla Sicilia all'Alto Adige. Al riguardo ho presentato una proposta di legge nella passata legislatura e credo che il Governo debba intervenire. Ferma restando l'autonomia delle regioni, che non è assoluta, lo Stato non può esimersi dall'intervenire perché il problema - che tra l'altro, sotto alcuni altri aspetti, si pone anche per la materia della salute - è che vi sono livelli essenziali di prestazione che spettano ad ogni cittadino. Aggiungo anche la difficoltà di avviare oggi in Italia una legge paritaria; essa sarebbe utile ed opportuna, anche se mi rendo conto che di fronte ad un milione di docenti nelle scuole di Stato non vi sono mezzi; questa però non può essere una scusa per non attuare alcuna forma di esperimento e per non avviare forme di intervento che veramente rilancino un progetto di autentica competizione formativa all'interno di un sistema scolastico statale bloccato, com'è quello italiano, che non favorisce l'emergere di nessuna eccellenza perché le eccellenze che emergono sono compresse. Questo, tuttavia, è un altro discorso.
Alla luce di tali considerazioni credo dunque che il Governo non possa esimersi dall'esprimere una valutazione; ritengo altresì che - lo ripeto: senza ledere l'autonomia regionale - non possa esimersi dal definire e dall'attuare, d'intesa con le regioni attraverso la Conferenza permanente Stato-regioni (che può dire e fare qualcosa in materia), una qualche forma di intervento che definisca i livelli minimi essenziali validi su tutto il territorio. Parlo di stabilire livelli minimi, non livelli massimi, per tutto il territorio nazionale, trattandosi del diritto allo studio, che è riconosciuto come diritto essenziale da numerose sentenze della Corte costituzionale e che, pertanto, deve essere garantito su tutto il territorio, mentre in alcune regioni, come la mia, tale diritto non è garantito. Aggiungo, concludendo, che questo diritto è talmente essenziale che di fronte al ricorso presentato da alcune forze politiche cittadine nei confronti delle leggi regionali della Lombardia e del Veneto, che attribuivano il buono scuola a tutte le famiglie, la Corte costituzionale ha riconosciuto la legittimità di quelle leggi regionali. Perciò credo che a questo punto, proprio anche in considerazione della politica scolastica del nuovo Governo, delle affermazioni del Presidente Berlusconi - che ovviamente condivido - e di quelle del Ministro dell'istruzione Gelmini - che parimenti condivido - il Governo debba iniziare un percorso.
Non pretendo una risposta immediata oggi in quanto mi rendo conto delle difficoltà (ho accennato all'inizio del mio intervento che si tratta di un problema delicato), ma chiedo una risposta politica che faccia salvo tale diritto e riconosca la parità dei cittadini davanti alla legge, perché di questo si tratta; voglio sapere perché uno studente delle scuole superiori di Milano, Bergamo o Pavia abbia diritti che uno studente di Bologna, Ferrara e Modena non ha. Non mi sembra giusto. Ritengo che, a un livello minimo, lo Stato debba intervenire per garantire dovunque tali diritti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Ugo Martinat, ha facoltà di rispondere.

UGO MARTINAT, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Vorrei ricordare preliminarmente che la legge 10 marzo 2000, n. 62, che reca norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione, all'articolo 1, commi 9 e seguenti, ha previsto un piano straordinario di finanziamento alle regioni che, per rendere effettivo il diritto allo studio e all'istruzione a tutti gli allievi delle scuole statali e non statali, dispone l'attribuzione, prioritariamente a favore delle famiglie in condizioni svantaggiate, di apposite borse di studio, da fruire mediante apposita detrazione fiscale. Il finanziamento ha carattere permanente ed è stato sempre, regolarmente, ripartito tra le regioni.
Inoltre, la questione riguardante l'assegnazione di contributi alle famiglie chePag. 12iscrivono i figli alle scuole paritarie, nella quattordicesima legislatura, è stata oggetto di particolare attenzione da parte del Governo pro tempore, tant'è che la legge 27 dicembre 2002, n. 289 ha previsto un apposito finanziamento in tal senso, per complessivi 90 milioni di euro, da ripartire in tre anni. Le modalità e i criteri per l'attribuzione del contributo alle famiglie di allievi iscritti alle scuole paritarie e frequentanti classi fino al primo anno delle scuole secondarie superiori paritarie sono stati, inoltre, definiti con apposito decreto interministeriale e il programma di interventi ha trovato copertura finanziaria fino al 2006.
Con riferimento alle iniziative richieste dall'onorevole interpellante affinché non vi siano disparità di trattamento tra regione e regione negli stanziamenti che le regioni stesse, in applicazione delle leggi regionali riguardanti il diritto allo studio, determinano in favore delle famiglie che iscrivono i figli alle scuole paritarie, non è possibile alcun intervento, in quanto trattasi di materia già da tempo demandata alla competenza esclusiva delle regioni.
Con riguardo, poi, alla richiesta di determinare i livelli minimi essenziali degli interventi regionali in materia di contributi alle famiglie validi per tutto il territorio nazionale, si ricorda che la competenza dello Stato, come più volte chiarito dalla Corte costituzionale, riguarda soltanto la determinazione degli standard strutturali e qualitativi di prestazioni che, concernendo il soddisfacimento di diritti civili e sociali, devono essere garantiti con carattere di genericità a tutti gli aventi diritto. In materia di scuole paritarie, disposizioni nel senso sopra indicato sono state esplicitate dalla legge 10 marzo 2000, n. 62 e nel regolamento di attuazione di cui al decreto ministeriale 29 novembre 2007, n. 267.
In merito, infine, all'adozione di iniziative finalizzate all'aumento di fondi da destinare alle scuole paritarie, la questione potrà essere oggetto di apposito esame solo nell'ambito del programma di Governo, con particolare riguardo alla compatibilità finanziaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, mi dispiace, ma mi dichiaro totalmente insoddisfatto. Signor sottosegretario, sembra che ce l'abbia con lei, ma lei è un semplice referente. Invero, nella risposta all'interpellanza è stata fatta una confusione notevole fra parità scolastica e diritto allo studio; si tratta di due concetti completamente diversi! Fra l'altro, non è vero che lo Stato non possa intervenire perché si tratta di materia di competenza esclusiva delle regioni: nella quattordicesima legislatura, infatti, fu predisposta una proposta di legge per la fissazione dei limiti essenziali che fu discussa da tutte le Commissioni competenti - ovviamente sulla base di un presupposto di legittimità della medesima - e non giunse all'esame dell'Aula in quanto la legislatura era in scadenza. Il provvedimento, però, fu discusso dalla Commissione cultura, dalla Commissione bilancio e dalla Commissione affari costituzionali. Per tali motivi, innanzitutto non è vero che lo Stato non possa intervenire.
In secondo luogo, lei ha parlato di finanziamenti alle scuole paritarie; ebbene, a parte il fatto che a mio modo di vedere sono limitati, costituiscono una misura diversa. Io mi riferisco, invece, al diritto allo studio, che è un diritto essenziale. Lei ha parlato di borse di studio, ma queste sono state date dallo Stato per la fruizione di alcuni diritti essenziali che competono, ad esempio per assicurare il vitto o il trasporto.
L'oggetto della mia interpellanza verteva, invece, sulla fruizione di diritti concomitanti con quelli prima enunciati - sono infatti tutt'uno con la fruizione di borse di studio che riguardano vitto, trasporto, alloggi - e si riferisce, in particolare, alla possibilità di scegliere un istituto. Questa è ormai una concezione del diritto allo studio moderna e accettata da tutti, perché, grazie al cielo, sono pochi gli studenti che necessitano di interventi assistenziali così significativi.Pag. 13
Oggi la richiesta degli studenti e delle famiglie si rivolge tout court alla possibilità di scegliere un certo tipo di offerta o una proposta educativa di un significato particolare. Più che sul finanziamento ho chiesto una risposta sui livelli minimi essenziali di prestazione che è un discorso di stretta competenza dello Stato.
Ho citato prima l'esempio della sanità: l'autonomia regionale non può comprimere il diritto del cittadino alla tutela della sua salute, al di là dell'organizzazione sanitaria, che compete alle regioni.
Dunque, al di là dell'organizzazione in materia di diritto allo studio, lo Stato non può essere assente in un settore come questo, che sempre più evolve verso forme nuove di assistenza e che, in questo caso, richiede alle regioni e agli enti locali di ritrarsi da compiti che propriamente non spettano loro, dando una voce alle famiglie e agli studenti all'interno di quella dimensione pubblica della scuola che tutti invochiamo e che non significa un amalgama indistinta di scuole ideologiche di vario tipo, ma un unico sistema pubblico imperniato su una competizione educativa che, però, sia rispettosa di regole ben precise.
In questo senso - lo ribadisco e concludo - la sua risposta mi è parsa molto affrettata e approssimativa - me lo consenta - perché il problema è molto più complesso. Le ripropongo la domanda: ma perché un genitore dell'Emilia Romagna o della Toscana, che intende iscrivere il figlio alla scuola materna o elementare parificata, non può scegliere ed è obbligato a indicare una determinata scuola, mentre il genitore della Lombardia o del Veneto può fare questa scelta? Non credo sia un problema da lasciare solo alle regioni. Non dico di stabilire standard massimi, ma mi pare doveroso fissare standard minimi per tutti, proprio per quel rispetto dei principi garantiti.
Questa è la ragione per cui mi dichiaro insoddisfatto della sua risposta, sperando - visto che anche in questo caso ho interpellato il Governo - che in una fase successiva il Governo possa intervenire, dando una risposta a tanti genitori, studenti e famiglie che chiedono semplicemente il rispetto di un loro diritto, per troppo tempo vanificato, come nella mia regione.

(Tagli di personale docente e amministrativo nella regione Friuli-Venezia Giulia - n. 2-00027)

PRESIDENTE. L'onorevole Monai ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00027, concernente tagli di personale docente e amministrativo nella regione Friuli-Venezia Giulia, per quindici minuti (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione).

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo solo per introdurre l'argomento di questa problematica che riguarda il Friuli-Venezia Giulia, ma in generale tante altre parti d'Italia. Si fa riferimento allo schema di decreto ministeriale con il quale si provvede alla dotazione di organico del personale docente, con la relativa quantificazione a livello nazionale e regionale, con i criteri di ripartizione da adottare con riferimento alle diverse realtà provinciali e alle singole istituzioni scolastiche. Nella mia regione, in particolare, vi è stata una notevole «falcidia» di insegnanti, nonostante un incremento significativo della popolazione scolastica che, secondo i dati rilevati nel settore in questione, vede un aumento di 309 unità, cui fa da contraltare un taglio di ben 72 insegnanti, rispetto all'organico stabilito per l'anno precedente.
In questo modo oltre quaranta classi non potranno essere autorizzate e la situazione si ripercuoterà anche sulla scuola primaria dove la richiesta dei dirigenti scolastici di settanta insegnanti non verrà assecondata. Tutto ciò crea forti preoccupazioni sia nella popolazione scolastica e nelle famiglie sia nelle organizzazioni sindacali che si trovano a dover tutelare l'esigenza primaria, per la regione e per la politica scolastica statale, di far tesoro e investire molto in questo settore strategico sul quale uno Stato evoluto, come vogliamoPag. 14essere, deve puntare le sue attenzioni e i suoi finanziamenti in maniera cospicua e importante. A fronte di ciò abbiamo, invece, questi sintomi, questi segnali, che vanno in direzione opposta e che creano delle forti sperequazioni. Si tratta di sperequazioni ancora più evidenti in una regione che presenta un territorio prevalentemente montano e che vede, con la diminuzione delle classi scolastiche, ulteriormente pregiudicata la possibilità di mantenere un'incidenza demografica significativa in zone montane già di per sé a rischio di spopolamento. Per tali motivi vi è la necessità di tutelare la formazione scolastica in una regione come il Friuli-Venezia Giulia fortemente impegnata a garantire quelle necessità locali, dovute alla presenza di lingue minoritarie come il friulano, lo sloveno e il tedesco, che sono componenti aggiuntive di un humus culturale che va protetto e sul quale vi sono state importanti leggi come la n. 482 del 1999 e la n. 38 del 2001 (a queste leggi statali si sono affiancate alcune iniziative di legge regionale che hanno, per esempio, incentivato la continuità didattica nei territori montani fornendo degli incentivi e dei sussidi economici agli insegnanti che si impegnavano a rimanere in quei territori). Questo sforzo collettivo che gli enti locali stanno da tempo attuando potrebbe essere frustrato e vanificato dal contraddittorio segnale teso al ridimensionamento drastico del personale docente e non docente che il Governo, in questo momento, sta fornendo.
La promozione delle «tre i» (con tale espressione ci si riferisce all'inglese, all'impresa e all'informatica) enunciata nello specifico capitolo dedicato alla scuola dal programma di Governo della coalizione vincente alle ultime elezioni, non vorremmo, dal segnale che abbiamo registrato in queste settimane, che si trasformasse in un acronimo: «insegnanti insufficienti e isolati». Se così non sarà, saremo pronti a sostenere un'indicazione da parte del Governo in controtendenza rispetto a questo segnale. Tutto ciò vale soprattutto, ad esempio, per una situazione come quella della scuola primaria di Aquileia, dove l'impossibilità di garantire la continuità didattica del tempo pieno ha dato il via a una mobilitazione di varie famiglie legate a questa scuola elementare, che ha avuto molta eco sugli organi d'informazione e che ha creato un elemento di preoccupazione molto più ampio di quanto non fosse in realtà quello circoscritto alla comunità di Aquileia. Mi auguro, quindi, che il Governo possa fornirci dei segnali rassicuranti in un settore così nevralgico per lo sviluppo del Paese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Ugo Martinat, ha facoltà di rispondere.

UGO MARTINAT, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, è opportuno premettere che la legge del 27 dicembre 2006, n. 296, conteneva una serie di misure che avrebbero comportato, nel biennio 2007-2008, un contenimento negli organici di complessive 47 mila unità tra personale docente e personale amministrativo, tecnico ed ausiliario della scuola.
Verificata l'impossibilità di conseguire dette riduzioni in soli due anni, con l'articolo 2, comma 412, della legge n. 244 del 2007 (finanziaria 2008) si è proceduto ad una rimodulazione del citato intervento con la previsione di una riduzione complessiva di posti, tra personale docente ed ATA, di 14 mila unità per l'anno 2007-2008 e di 11 mila unità per ciascuno dei tre anni successivi (2008-2009, 2009-2010, 2010-2011).
Per l'anno scolastico 2008-2009 la medesima legge finanziaria ha disposto un ulteriore contenimento nella misura di 2 mila posti, portando in tal modo a 13 mila unità l'intervento di riduzione da attuare in questo stesso anno scolastico. La legge ha, inoltre, mantenuto la clausola di salvaguardia che prevede la riduzione delle dotazioni complessive di bilancio del Ministero, ad eccezione delle competenze spettanti al personale, in misura corrispondente alla quota di riduzioni non operata in ciascun anno.
Le riduzioni da operare nell'anno scolastico 2008-2009 sono state suddivise inPag. 1512 mila posti per il personale docente e mille posti per il personale ATA.
L'assegnazione dei posti relativi al personale docente è stata definita, per ogni regione, tenendo conto prioritariamente della previsione dell'incremento o del decremento degli alunni, ma necessariamente anche di tutte le nuove disposizioni di razionalizzazione previste dalla legge finanziaria per il 2008. Sono state, inoltre, applicate tutte le altre misure individuate dalla finanziaria stessa per il raggiungimento dell'obiettivo, quali l'innalzamento del rapporto alunni-classe, la riduzione dei posti di docenti specialisti di lingua inglese nella scuola primaria, la possibilità di derogare ai parametri stabiliti per la formazione delle classi.
Le previste riduzioni sono state adottate - di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze - in parte in organico di diritto, per una quota pari al 60 per cento, e la restante quota del 40 per cento in organico di fatto; ciò per non arrecare grave pregiudizio alla qualità del servizio scolastico, corrispondere meglio alle esigenze del territorio e, inoltre, per avere una maggiore disponibilità di posti utili per la mobilità e per le nomine in ruolo, nonché per una maggiore stabilità del personale interessato, a tutela della continuità didattica.
Il relativo schema di decreto interministeriale è stato sottoscritto dai due Ministri interessati ed è stato trasmesso alla Corte dei conti per la registrazione. Detto schema di decreto interministeriale, contenente le dotazioni organiche per l'anno scolastico 2008-09, inviato ai direttori generali regionali, concerne la sola quota di posti da ridurre in organico di diritto mentre la determinazione dell'organico di fatto sarà effettuata allorché i dati riferiti alle iscrizioni saranno ampiamente consolidati e non più presunti; ciò al fine di rapportare le consistenze di organico alle reali necessità del territorio e procedere ad una redistribuzione più ponderata della restante quota di interventi da effettuare sull'organico di fatto.
Con la circolare n. 19 del 1o febbraio 2008 - di trasmissione dello schema del decreto interministeriale riguardante le dotazioni organiche del personale docente per l'anno scolastico 2008-2009 - è stata anche segnalata l'opportunità che vengano poste le basi per realizzare, tra gli uffici scolastici regionali e le regioni, delle intese utili a sviluppare, per l'anno scolastico 2009-2010, una programmazione dell'offerta formativa che sia coerente con l'obiettivo di migliorare sia la qualità del servizio d'istruzione sia l'efficienza e l'efficacia della stessa.
Per quanto riguarda la regione Friuli-Venezia Giulia, si è verificata una situazione comune anche ad altre regioni in quanto, al termine delle operazioni di rideterminazione degli organici del personale docente ed ATA, è risultato che, pur a fronte di un aumento di alunni rispetto all'organico di diritto 2007-2008, si è resa comunque necessaria una riduzione complessiva per il personale docente di ventidue posti e per il personale ATA di venti posti.
Per quanto riguarda nello specifico la provincia di Udine, ove si è anche registrato un incremento di alunni rispetto all'organico di diritto 2007-2008, vi è stato un decremento di dieci posti di personale docente. La questione riguardante l'organico del personale scolastico della regione sarà oggetto di esame nella fase di adeguamento dell'organico di diritto alla situazione di fatto, come del resto è avvenuto anche nei decorsi anni. In quella sede saranno trovate soluzioni atte a risolvere eventuali situazioni più critiche che dovessero manifestarsi con l'inizio del prossimo anno scolastico.

PRESIDENTE. L'onorevole Monai ha facoltà di replicare.

CARLO MONAI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziare il Governo per la tempestività della sua risposta. Infatti, la mia interpellanza è datata 28 maggio 2008, e il fatto che già oggi in questa sede abbiamo ottenuto una risposta non può che rappresentare un segnale di attenzione, per il quale esprimo la mia gratitudine.Pag. 16
Ho apprezzato, d'altra parte, anche l'impegno a rimodulare, nell'ambito della programmazione dell'organico di fatto, eventuali lacune che attualmente si prefigurano nell'impostazione dell'organico di diritto.
Certamente, se è vero che il decreto interministeriale in questione in qualche modo è una conseguenza necessitata dell'ordinamento legislativo citato, in particolare delle leggi 27 dicembre 2006, n. 296 e 24 dicembre 2007, n. 244, vi è forse da domandarsi se il criterio che deve o dovrebbe uniformare l'azione del Governo rispetto al tema dell'efficienza del sistema scolastico debba essere proprio quello di non arrecare grave pregiudizio ad esso piuttosto che quello di implementare le risorse al fine di garantire un servizio più efficiente e più apprezzato.
Da questo punto di vista, quindi, l'auspicio è che, con la consapevolezza e la responsabilità di impostare un'azione di Governo che veda nella scuola pubblica un caposaldo fondamentale per lo sviluppo del Paese e per investire sulle nuove generazioni, vi sia un'inversione di tendenza e la consapevolezza che i canali di efficienza e di buona amministrazione non necessariamente devono orientarsi sulla logica del risparmio della spesa e del dato negativo di non arrecare grave pregiudizio.
Pertanto, da questo punto di vista, sospendo il mio giudizio in merito alla risposta del Governo e attendo di vedere nei prossimi mesi come si attuerà e si declinerà in concreto questa esigenza, che, peraltro, come è stato ricordato dallo stesso sottosegretario, presenta uno scarto già significativo tra le presenze del corpo docente nell'anno scolastico 2006-2007 rispetto all'incremento della popolazione scolastica e in relazione alle diminuite forze in campo previste per il prossimo anno scolastico. La ringrazio, quindi, per la tempestiva risposta e ci riserviamo di esprimere un giudizio più compiuto all'esito dei temperamenti impostati da questa normativa.

(Misure di prevenzione e contrasto della criminalità nella provincia di Frosinone - n. 3-00001)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Anna Teresa Formisano n. 3-00001, concernente misure di prevenzione e contrasto della criminalità nella provincia di Frosinone (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazione).

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, l'interrogazione presentata dall'onorevole Formisano affronta i problemi della sicurezza pubblica nella provincia di Frosinone, traendo spunto da alcuni episodi criminosi accaduti a Fontechiari in un breve arco temporale.
Effettivamente, soprattutto nelle aree periferiche di qualche centro minore della provincia di Frosinone, sono stati segnalati furti perpetrati nelle ore notturne all'interno di abitazioni, i cui proprietari hanno successivamente riferito di essere stati narcotizzati mentre erano addormentati. Le indagini repentinamente avviate e tuttora in corso sono condotte prevalentemente dai locali comandi dell'Arma dei carabinieri.
A Fontechiari dall'inizio dell'anno ad oggi sono stati consumati quattro furti, tutti concentrati tra giovedì 8 maggio e sabato 10 maggio, e un tentativo di furto. Secondo i primi accertamenti, dalle indagini in corso non emergono evidenze che gli autori dei reati abbiano fatto uso di sostanze narcotizzanti.
I proventi dei reati sono costituiti da piccole somme in denaro, da un personal computer, da un orologio di marca e da un'autovettura, che era stata lasciata aperta e con le chiavi a bordo.
In relazione all'episodio più grave, in cui è stata coinvolta una bambina, cui sono state tagliate alcune ciocche di capelli, rinvenute sul cuscino e sul pavimento, le indagini, condotte dai carabinieri della compagnia di Sora e coordinatePag. 17dal procuratore della Repubblica di Cassino, escluderebbero l'ipotesi del rapimento, anche solo tentato.
I sanitari del pronto soccorso del presidio ospedaliero di Sora, dove la giovane vittima è stata visitata, hanno riscontrato uno stato ansioso-reattivo, un eritema alla base del collo e alla coscia destra e tracce di sostanza colorante nera sul collo.
I genitori della giovane non hanno escluso che gli eritemi potrebbero essere stati causati da loro stessi, nella concitazione del momento.
Questi episodi, soprattutto per l'elevato allarme sociale che hanno determinato, hanno ricevuto una pronta risposta da parte delle autorità. Infatti, il 16 maggio scorso, presso la prefettura di Frosinone si è tenuta un'apposita seduta del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, cui hanno partecipato anche i sindaci del capoluogo e di Fontechiari.
Nella circostanza è stato disposto l'ulteriore potenziamento delle attività di prevenzione e controllo del territorio, con un incremento del numero di pattuglie impegnate e la predisposizione di mirati servizi.
Relativamente alla situazione della sicurezza pubblica nella provincia di Frosinone, preciso che, nel corso del 2007, in quel territorio si era registrato effettivamente un incremento del numero dei delitti denunciati rispetto al 2006, a conferma di un trend presente dal 2005.
Peraltro, l'indice della delittuosità in rapporto alla popolazione residente registrato nel 2007, pari a 3.006 delitti ogni 100.000 abitanti, è risultato inferiore ai corrispondenti indici di livello nazionale e regionale, pari rispettivamente a 4.899 e a 6.243.
Il fenomeno delittuoso di maggior rilievo è stato rappresentato dai furti che, nel triennio 2005-2007, hanno inciso sul totale dei reati nella misura di circa il 34 per cento. Nel 2007, l'incremento dei furti - ed in particolare dei furti in abitazione - rispetto al 2006 è stato pari a circa il 20 per cento.
Tuttavia, l'efficace attività di contrasto alla criminalità condotta nel 2007 dalle Forze di polizia della provincia di Frosinone ha consentito di deferire all'autorità giudiziaria 6.049 persone (più 2 per cento rispetto al 2006), 1.005 delle quali in stato di arresto.
L'attività di prevenzione dei fenomeni criminali può contare su un dispositivo ordinario di controllo del territorio assicurato, per la Polizia di Stato, dalla questura di Frosinone e dai dipendenti commissariati di pubblica sicurezza di Cassino, Fiuggi e Sora, nonché, per i servizi specialistici di rispettiva competenza, dai sette presidi della Polizia stradale e della Polizia ferroviaria ubicati nella provincia.
Alle dipendenze del comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri di Frosinone operano sei compagnie e cinquantacinque stazioni, mentre il locale comando provinciale della Guardia di finanza dispone di due compagnie, due tenenze e due brigate.
Questo dispositivo di prevenzione generale e controllo del territorio è integrato con il concorso del reparto prevenzione crimine della Polizia di Stato che, nel 2007, ha predisposto l'intervento nel frusinate di 74 equipaggi, con 222 operatori.
Già dal 2003 è stato istituito nel capoluogo provinciale il modulo operativo del «Poliziotto e carabiniere di quartiere», mentre nel 2007, il servizio del «poliziotto di quartiere» è stato attivato anche nel comune di Cassino.
Quanto alla presenza, in provincia di Frosinone, di affiliati a clan camorristici, mentre non si registrano al momento fatti delittuosi ad essi ascrivibili, corre l'obbligo di evidenziare che sono stati osservati tentativi di penetrazione nel territorio ad opera di gruppi delinquenziali, favoriti dalla contiguità territoriale con il casertano, soprattutto nel comprensorio di Cassino. Tuttavia, tali tentativi di penetrazione seguono la strategia del ricorso ad azioni non violente, tali da non suscitare allarme sociale.
Al riguardo, la questura di Frosinone ha da tempo attivato appositi servizi info-investigativi, con particolare riferimento ai tentativi di infiltrazione nel cassinate.
Infatti, come emerge da mirate indagini - talune tuttora in corso - condotte dalla direzione investigativa antimafia per ilPag. 18contrasto del fenomeno del riciclaggio di capitali e dai locali organi territoriali di polizia, è stata riscontrata la presenza di affiliati ad importanti clan del casertano, quali i gruppi Esposito di Sessa Aurunca, La Torre di Mondragone, i sodalizi Bidognetti e Schiavone di Casal di Principe, Belforte di Marcianise; si è evidenziata, peraltro, anche la presenza di organizzazioni provenienti dal napoletano, tra le quali il clan Di Lauro del quartiere partenopeo di Secondigliano.
Risulta, altresì, che soggetti collegati con la criminalità organizzata abbiano tentato di inserirsi nel tessuto economico, attraverso ditte e società all'apparenza pulite, sia in appalti per lavori pubblici sia in altre attività economiche e commerciali. Il citato clan Esposito di Sessa Aurunca, peraltro, ha subito già nel 2000 durissimi colpi ad opera delle forze dell'ordine, con la cattura di alcuni elementi di spicco.
La presenza di clan del casertano è stata confermata anche dall'operazione di polizia giudiziaria denominata «Siska», che l'8 marzo 2007 ha consentito di disarticolare un sodalizio criminale - dodici componenti del quale erano residenti in provincia di Frosinone - attivo nel settore dello spaccio di sostanze stupefacenti.
Costante attenzione viene dedicata all'attività di prevenzione e contrasto sullo specifico versante; in particolare, allo scopo di fronteggiare più efficacemente i tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata campana, anche attraverso l'avvio di proficue collaborazioni investigative tra la questura di Frosinone e quelle di Caserta e Napoli, con il coordinamento della direzione distrettuale antimafia presso la procura della Repubblica del capoluogo partenopeo.
Già da alcuni anni, inoltre, una sezione della squadra mobile della questura di Frosinone opera direttamente a Cassino per una più immediata azione di contrasto che, fra l'altro, ha consentito di bloccare sul nascere, con l'arresto dei responsabili, alcuni tentativi di estorsione in danno di operatori economici.
Infine, fra le più significative operazioni di contrasto della criminalità condotte nella provincia, oltre all'arresto di numerosi pregiudicati provenienti dalla Campania, autori di rapine consumate in pregiudizio di autotrasportatori lungo l'asse autostradale che attraversa il territorio comunale di Frosinone, riferisco dell'arresto di sei persone, ritenute responsabili dei reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, avvenuto il 19 febbraio scorso al termine di una complessa indagine.

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di replicare.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, non sono completamente soddisfatta, perché, oltre tutto, la relazione che il sottosegretario ci ha letto testimonia nei fatti come la mia interrogazione abbia un fondamento di preoccupazione.
Non mi può dire, onorevole sottosegretario, che non si registrano fatti delittuosi, ma tentativi di penetrazione, e poi ci riporta l'elenco di tutti gli arresti eccellenti compiuti nel cassinate, della collaborazione fra la questura di Frosinone e quella di Caserta. Non è un sogno, queste sono realtà!
Ho introdotto l'argomento, ricollegandomi al fatto avvenuto a Fontechiari, ma mi permetto di evidenziare che la settimana scorsa - quindi non trent'anni fa e dopo l'episodio oggetto della mia interrogazione - non è un sogno che la questura di Frosinone, in collaborazione con quella di Caserta, abbia sequestrato a Cassino, nel centro della città, un immobile, una palazzina e due capannoni industriali, perché oggetto di indagini su un clan della camorra.
Quello che ho riportato, quindi, non è un film, non è un sogno; ma, d'altronde, lei stesso ha elencato una serie di date, di fatti che confermano questo.
Non voglio creare allarmismo, ci mancherebbe! Vivo in quel territorio, quindi lungi da me creare allarmismo; nemmeno vorrei essere, però, tra quelli che il giorno dopo, quando esce la notizia sul giornale, dice: «saremo presenti, faremo qualcosa». Vorrei che si facesse prima del dopo!
Caro onorevole collega sottosegretario, che oggi è in questa sede a dirmi tante cosePag. 19che sapevo - perché lei mi ha raccontato la storia della mia terra, che conosco bene -, mi permetto di leggerle ciò che ha affermato il sostituto procuratore antimafia De Ficchy, che credo sia persona al di sopra di ogni sospetto, come si suole dire, il quale ha lanciato un allarme mafia nel cassinate, indicato come teatro di operazioni finanziarie spregiudicate, ma silenziose, da parte di clan come i Casalesi e i Bardellino.
Mi permetto altresì di riportare quanto è emerso dall'osservatorio tecnico-scientifico per la sicurezza e la legalità della regione Lazio, presentato al Forum della Pubblica Amministrazione non più tardi di un mese fa, nel quale si diceva che sul territorio laziale sarebbero attive dalle sessanta alle sessantasette organizzazioni criminali, con circa trecento affiliati; e nello specifico sarebbero circa venticinque le cosche appartenenti alla 'ndrangheta, diciassette alla camorra, quattordici a Cosa nostra e due alla Sacra corona unita. Già nella scorsa legislatura avevo sollevato più volte, ahimé invano, inutilmente, tali questioni, tali sensazioni e tali notizie, che apprendiamo purtroppo spessissimo dalla stampa.
Voglio anche dire che già un altro territorio viciniore al nostro - sto parlando del comune di Formia - è stato oggetto (passatemi il termine) di grande attenzione da parte di questi signori; e noi siamo territori confinanti, e purtroppo siamo territori molto confinanti con la regione dalla quale partono tutte queste organizzazioni criminali. In un momento allora in cui si discute tanto del pacchetto sicurezza, in momento in cui gli italiani si aspettano una risposta precisa sulla questione sicurezza, questione che è stata messa, a mio avviso intelligentemente e con grande lungimiranza, al centro dell'azione politica di questo Governo, mi aspetto un'azione precisa, con assegnazione di risorse, di fondi, di mezzi, di uomini, se vogliamo fare veramente un'azione di prevenzione, e non correre, e magari piangere, e magari andare pure a qualche funerale il giorno dopo, quando oramai è troppo tardi.
Onorevole sottosegretario, concludo con un'affermazione, perché molte volte si sottovalutano certi fenomeni. Ho ascoltato attentamente la relazione che lei ha letto, e che ha ricavato ovviamente da un'indagine svolta attraverso le questure, gli uffici: tutte cose sacrosante, ci mancherebbe. Però il sentimento che si vive in quel territorio è un sentimento di paura, perché non è soltanto il furto nell'abitazione, non è soltanto la telefonata, non è soltanto il furto al TIR al casello autostradale di Cassino o di Pontecorvo piuttosto che di Ceprano: è una sensazione di essere vicini ad essere accerchiati. Sono qui, eletta in quel territorio, a denunciare questo, e vorrei che il Governo desse una risposta precisa e puntuale, con risorse per mezzi, per uomini, per tutelare la tranquillità di quei cittadini.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 4 giugno 2008, alle 10,30:

(ore 10,30 e ore 16)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 4 - Conversione in legge del decreto-legge 23 aprile 2008, n. 80, recante misure urgenti per assicurare il pubblico servizio di trasporto aereo (Approvato dal Senato) (1094).
- Relatore: Valducci.

(ore 15)
2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 17,05.