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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 10 di mercoledì 28 maggio 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,05.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aprea, Bossi, Brancher, Brugger, Colucci, Cossiga, Cota, Craxi, Crosetto, Donadi, Gregorio Fontana, Lo Monte, Martini, Mura, Roccella, Ronchi, Soro, Stefani, Valducci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,08).

SABINA ROSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SABINA ROSSA. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, ho chiesto di intervenire per ricordare oggi un doloroso anniversario. Il 28 maggio del 1974, in piazza della Loggia, a Brescia, durante una manifestazione antifascista, una bomba uccise otto persone e ne ferì 108. Queste otto persone morirono perché consapevolmente, da cittadini, quella mattina avevano scelto di essere in piazza per manifestare contro la violenza eversiva e in difesa delle istituzioni.
La bomba scoppiò sulle ultime parole di Franco Castrezzati, che, a nome dei sindacati CGIL, CISL e UIL, disse: «La Costituzione, voi lo sapete, vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista».
Si tratta di una strage politica, la cui impunità pesa enormemente sui familiari delle vittime e fa provare a tutti noi una sensazione strana: che quel fatto non sia mai accaduto, che le persone morte quella mattina siano state anch'esse annullate e dimenticate.
Dopo 34 anni, otto processi e due inchieste, che hanno determinato un nulla di fatto, in accoglimento delle richieste della procura di Brescia, il giudice dell'udienza preliminare, Lorenzo Benini, ha ritenuto ammissibile la tesi accusatoria di una terza istruttoria, tuttora pendente presso la procura, e ha rinviato a giudizio sei imputati.
Il 25 novembre 2008 inizierà, quindi, un nuovo processo davanti alla seconda Corte di assise di Brescia. A rispondere di concorso per strage saranno Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Pino Rauti, Francesco Delfino, Giovanni Maifredi e Maurizio Tramonte. Il procuratore Di Martino ha commentato: «Siamo di fronte ad unPag. 2giudice che è stato assolutamente indipendente, che non si è fatto condizionare da precedenti sentenze».
L'Italia, dopo la Colombia - ha scritto Manlio Milani, presidente dell'Associazione dei caduti di Piazza della Loggia - è il Paese con il più alto numero di cittadini, funzionari dello Stato, caduti per atti di terrorismo e per lo stragismo politico e mafioso.
Siamo il Paese delle associazioni delle vittime, dove i familiari si riuniscono e si battono per avere giustizia; dove, senza l'impegno di una parte della società, è difficile arrivare alle verità mancanti. Ciò sta a significare che vi è una ferita nelle regole della democrazia del nostro Paese, una ferita così profonda che non può essere rimarginata con l'oblio e la rimozione.
L'esigenza di ottenere giustizia è un valore fondante di ogni società, l'aspetto irrinunciabile per tornare a dar vita a quell'ideale di comunità che il crimine ha violato. La giustizia dovrebbe avere anche questa funzione: quella, attraverso il riconoscimento delle responsabilità, di ristabilire le regole infrante. La giustizia dovrebbe riguardare la salvaguardia dei valori democratici, anziché un desiderio personale di vendetta.
Ciò che vogliamo ricordare e tramandare è il valore della vita, accompagnato dall'impegno dei cittadini capaci di assumersi la responsabilità della difesa delle istituzioni, nel rispetto della legalità, che proprio in quegli anni difficili seppero rendersi interpreti di grandi pagine di lotta e partecipazione democratica: operai, studenti, uomini e donne interpreti di quell'Italia che seppe sconfiggere il pericolo golpista, lo stragismo e il terrorismo; quell'Italia che, ancora oggi, attende giustizia e verità sui tanti misteri delle cosiddette stragi di Stato.
Ci sono state centinaia di morti e oggi i familiari aspettano di riconciliarsi con le istituzioni attraverso il riconoscimento delle ragioni che hanno determinato le stragi e la loro impunità.
Nasce da qui l'esigenza che ogni espressione politica sappia guardare dentro la propria storia, cercando di capire quanto della propria cultura abbia contribuito al ricorso alla violenza per far prevalere le proprie ragioni. Si tratta di mettere in campo un patto civile tra le forze politiche, che permetta ad ognuno di affrontare quei nodi della propria storia, quei fatti che appaiono ancora oggi indicibili. Un patto civile che, attraverso il riconoscimento di una responsabilità condivisa, possa approdare ad una memoria condivisa sui fatti accaduti, perché non abbia a perpetuarsi il principio per cui il valore della memoria storica è solo quello contro qualcuno, quello che alimenta odio, rancore e rivalsa. Solamente un percorso di verità e di giustizia permetterà a questo Paese di riconciliarsi e darsi una memoria condivisa, che faciliti il superamento di quelle vere e proprie barriere ideologiche che ancora oggi ne infettano il dibattito politico.
Infine mi rivolgo al Presidente Fini, che era presente il 9 maggio al Quirinale durante la cerimonia voluta dal Presidente Napolitano nel giorno della memoria, dedicato alle vittime del terrorismo interno e internazionale e delle stragi di tale matrice. Mi rivolgo alle istituzioni tutte, perché siano accelerate le procedure affinché vengano digitalizzati tutti i documenti raccolti dalle Commissioni stragi e solo recentemente resi pubblici, che potrebbero rivelarsi utili anche alla magistratura di Brescia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Rossa, la ringrazio per la testimonianza, anche nel convincimento che tutta l'Aula si associa al ricordo di quel giorno, di quel momento. Rappresenterò al Presidente della Camera le sue richieste.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorronoPag. 3da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, proprio sull'ordine nei lavori vorrei pregarla la prossima volta, quando l'Aula è convocata alle 9, di aiutare tutti noi, cominciando alle 9, non alle 9,07. Altrimenti si può cominciare alle 9,30, così come avevamo chiesto ieri. In particolare, ieri il Presidente Fini ci aveva chiesto per le vie informali a che ora pensavamo fosse utile convocare l'Aula e noi avevamo suggerito le 9,30, proprio perché sappiamo che alle 9 c'è una certa difficoltà. Va benissimo convocarla alle 9, ma se è convocata a quest'ora, si faccia in modo che la seduta possibilmente cominci alle 9 e non alle 9,07.
Detto questo, signor Presidente, vorrei reiterare una richiesta che abbiamo avanzato nella giornata di ieri e che riguarda alcuni accadimenti nella città di Roma nei giorni e nelle settimane scorsi (non uno solo). Noi prendiamo atto che il Ministro Gelmini ha avviato un'inchiesta interna per capire cosa è accaduto ieri all'università: mi riferisco alle autorizzazioni all'iniziativa all'interno della stessa università. Speriamo che questa indagine dia dei risultati e che siano comunicati al Parlamento.
Tuttavia, non si tratta solo di questo: non è solo un fatto amministrativo, non è solo legato a ciò che è accaduto ieri all'università, signor Presidente. Ieri abbiamo inoltrato una richiesta esplicita al Governo, e la reitero qui davanti al Ministro per i rapporti con il Parlamento: nella nostra città da alcune settimane stanno accadendo episodi che hanno tutti una matrice razzista e che stanno colpendo parti diverse della città. Mi riferisco all'aggressione ad un dj - un ragazzo gay - a Roma qualche giorno fa, al noto raid del Pigneto, di cui si è parlato molto sui giornali, nonché, ancora ieri, all'aggressione nei confronti di alcuni studenti universitari. Non credo, come dice il sindaco Alemanno, che possiamo circoscrivere la cosa soltanto all'iniziativa di un gruppo di imbecilli: seppure fosse, questo gruppo di imbecilli è ben organizzato e sta dimostrando di colpire ripetutamente ed in modo organizzato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Quindi, signor Presidente, tramite lei - non è presente il Ministro Vito, ma spero che lei avrà la possibilità di rappresentarglielo - chiediamo che il Ministro dell'interno o il Governo comunque, nelle decisioni che vorrà assumere, venga a riferire alla Camera per farci capire cosa sta accadendo a Roma. Si tratta di episodi che non sono mai accaduti in questa città da tanto tempo e che soprattutto accadono dopo che in questa città si sono vinte le elezioni, anche perché, in modo irresponsabile a nostro avviso, è stato alimentato il tema della violenza, dell'insicurezza. Sono state alimentate alcune questioni che, sarà casuale o meno, stanno determinando da alcuni giorni situazioni molto preoccupanti per la sicurezza di tutti quanti e soprattutto di chi vuole vivere liberamente e in modo democratico fare politica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la sua richiesta, che fra l'altro è stata già avanzata nella giornata di ieri, è stata già sottoposta al Governo, che provvederà al più presto a darci risposta in materia. Per quanto riguarda l'inizio dei lavori d'Aula, è vero che oggi i lavori sono cominciati alle ore 9,05. C'era stato infatti un piccolo problema: non l'avevano vista in Aula e per questa ragione non abbiamo cominciato subito.

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 4

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, desidero rivolgermi al Ministro per i rapporti con il Parlamento, che vedo come sempre attento e presente.
In questi giorni ci troviamo a discutere di questo decreto-legge e dell'ormai famoso articolo aggiuntivo presentato dal Governo, che, com'è ormai evidente, sta rallentando, se non bloccando i lavori del Parlamento. Per questo, vorrei rivolgere al Ministro, alla cui sensibilità politica e attenzione alla qualità e alla nobiltà del lavoro parlamentare questo problema non sfugge, alcune considerazioni che attengono all'organizzazione dei lavori d'Aula.
Credo sia fuori discussione che questo articolo aggiuntivo del Governo abbia posto problemi sin dalla sua presentazione, dal momento che è stato proposto quando ancora le Commissioni permanenti non erano costituite e dunque è stato sottoposto ad un vaglio contenuto sia nei tempi che nei modi da parte di una Commissione speciale: peraltro, la sua natura dal punto di vista formale e procedurale non ne consentiva una facile ed automatica valutazione di ammissibilità da parte della Presidenza, al punto che sicuramente è stato necessario qualche sforzo interpretativo - considerate le circostanze e la procedura di infrazione aperta dall'Europa - per dichiararne l'ammissibilità.
Ancora una volta, dunque, nel proseguire questo dibattito ci troviamo di fronte ad un rallentamento dei lavori. In proposito, signor Ministro (apprezzerei se lei mi ascoltasse, ma vedo che non è interessato, quindi proseguo ugualmente), credo che dobbiamo considerare anche un'altra serie di questioni non meno rilevanti. Anzitutto, va detto che questo decreto, quand'anche fosse convertito, dovrà comunque essere esaminato dal Senato, ove saranno richiesti ulteriori giorni di esame. Quindi, si deve considerare che il fatto che la sua scadenza sia ormai non lontanissima (se non ricordo male l'8 giugno) pone a mio avviso un ulteriore problema rispetto alle attribuzioni del Presidente della Repubblica. Dal momento infatti che il Presidente appose la sua firma sul decreto a suo tempo evidentemente sulla base di una valutazione della formulazione di allora, questi, trovandosi ora di fronte un testo convertito a due giorni o a un giorno dalla scadenza, di fatto si vedrebbe privato di quello che è l'unico potere che la Costituzione gli riconosce in questi casi, cioè il potere di rinviare la legge alle Camere: mancherebbe infatti tecnicamente il tempo per tale adempimento, se non dando per scontato che il decreto stesso decada.
Per tutte queste ragioni, come ho già detto ieri, signor Ministro, il gruppo Italia dei Valori ha presentato un articolo aggiuntivo, Di Pietro 8.0100, che è speculare ma opposto rispetto a quello del Governo. Noi rinnoviamo la nostra disponibilità in qualunque momento a ritirarlo se pari comportamento verrà adottato anche dal Governo. Credo infatti che sarebbe auspicabile per tutti non già archiviare questo argomento, ma rinviarne l'esame alla sede competente, cioè alla Commissione trasporti, per consentirne un esame attento che permetta anche di apprezzare quei profili che, agli occhi del sottosegretario Romani, ne determinano la legittimità: profili che, evidentemente, a molti esponenti dell'opposizione ancora sfuggono, ma che magari da un confronto parlamentare potrebbero apparire almeno in parte più chiari.
In ogni caso, sempre da questo confronto parlamentare potrebbe emergere una norma che sia più confacente a rispondere, sotto ogni profilo, alle censure mosse all'Italia dalla Corte di giustizia delle Comunità europee e dal Consiglio europeo. Per tale ragione, rivolgo ancora una volta questo appello al Governo.

PRESIDENTE. Prendo atto del suo intervento. Il Governo sicuramente avrà modo di valutare.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 9,25)

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 5

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, ho appreso dagli organi di stampa - ed anche da una campagna di affissione di manifesti di Alleanza nazionale nella mia città di Milano - che noi italiani dovremmo andare orgogliosi della figura di Giorgio Almirante. Voglio allora contribuire anch'io al clima di ricordo di questa figura, leggendo da La Difesa della razza (rivista pubblicata all'epoca dalla Repubblica di Salò), un testo autografo di Giorgio Almirante in data 5 maggio 1942. Cito, con la sua firma: «Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che io sento rifluire in me, e posso vedere, analizzare e confrontare col sangue degli altri. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto alberga in questi determinati corpi, i quali vivono in questo determinato Paese; non di uno spirito vagolante tra le ombre incerte d'una tradizione molteplice o di un universalismo fittizio e ingannatore. Altrimenti, - dice Giorgio Almirante - finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei; degli ebrei che, come hanno potuto in troppi casi cambiar nome e confondersi con noi, così potranno, ancor più facilmente e senza neppure il bisogno di pratiche dispendiose e laboriose, fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani di noi, e simulare di esserlo, e riuscire a passare per tali. Non c'è che un attestato col quale si possa imporre l'altolà al meticciato e all'ebraismo: l'attestato del sangue». Ringrazio chi ha avuto l'idea di intitolare una via a Roma a Giorgio Almirante per non dimenticare, perché in effetti noi non dimenticheremo mai. Vi ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fiano. Credo faccia piacere a lei e all'Aula se le dico, senza alcun tipo di esitazione, che le frasi che lei ha letto sono frasi certamente vergognose (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Unione di Centro), che esprimono un sentimento razzista che, purtroppo, in quell'epoca tragica per il nostro popolo albergava nell'animo - e, a volte, nelle parole - di tanti, troppi esponenti che, subito dopo la guerra, si collocarono in alcuni casi a destra, in altri casi in altre formazioni politiche (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (A.C. 6) (ore 9,28).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee.
Ricordo che nella seduta del 27 maggio scorso sono stati accantonati gli articoli aggiuntivi 8.05 del Governo e 8.06 (Nuova formulazione) del Governo.
Ricordo, altresì, che da ultimo è stato votato ed approvato l'articolo aggiuntivo 8.08 del Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,30).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, in verità avevo chiesto un attimo prima di potere intervenire sull'ordine dei lavori e mi scuso di dover porre una questione di davvero minor spessore rispetto agli interventi che mi hanno precedutoPag. 6e che ho apprezzato nei contenuti e nei toni come, voglio dirlo, ho apprezzato molto anche la sua replica.
Devo porre un problema antipatico come è già accaduto - all'inizio della precedente legislatura - di doverlo porre al suo predecessore, l'onorevole Bertinotti. Anche nell'attuale legislatura al gruppo dell'Italia dei Valori il Collegio dei questori ha attribuito un certo numero di uffici nel complesso dei palazzi cosiddetti Marini 2 e Marini 3. Ciò è avvenuto il 21 maggio, ovvero mercoledì della scorsa settimana. A tutt'oggi, risultano però ancora occupate dai parlamentari del gruppo di Forza Italia le stanze 258-A, 258, 259-A, 259, 261, 262, 264, 265, 266, 267, 268 e 269. In particolare vorrei sottolineare che una di queste, la 259, è occupata ancora dall'onorevole Lupi, attualmente Vicepresidente della Camera. Mi sembra che davvero tale situazione debba essere risolta. Non vi è alcun intento polemico, tuttavia mi sembrava doveroso richiamare la sua attenzione.

PRESIDENTE. Sottoporrò doverosamente al Collegio dei questori la questione che lei ha sollevato.

Si riprende la discussione (ore 9,32).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 6)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 6).
Ricordo che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A - A.C. 6).
Chiedo al relatore, onorevole Gioacchino Alfano, quali indicazioni voglia dare circa la ripresa dei nostri lavori.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente, considerate le proposte emendative accantonate, propongo di iniziare i nostri lavori dall'articolo aggiuntivo 8.09 del Governo con una precisazione, se è possibile compierla adesso altrimenti potremmo effettuarla in sede di coordinamento formale. Il dispositivo rimane lo stesso, però dovremmo aggiungere all'inizio del testo le seguenti parole: «dopo l'articolo 292 del Codice della navigazione inserire il seguente».

PRESIDENTE. Prendo atto della sua proposta.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,33).

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, mi scuso per il mio intervento quando è senz'altro più importante affrontare con velocità il nostro lavoro per fornire risposte al Paese. Tuttavia, signor Presidente, porto alla sua attenzione, così come agli altri onorevoli qui presenti, una serie di difficoltà cui vado incontro ultimamente riguardo al problema degli operatori.
Sono costretta, ancora una volta, a ricordare tale problema. Ieri mi sono permessa di chiamarla e capisco che si tratta di una questione privata, che non so come affrontare, ma ora ho deciso di farla presente in Aula. Intervengo appunto in ordine ad una serie di situazioni collegate sia agli operatori sia al personale dell'Aula. Per risolvere la mia situazione, che in tale contesto è divenuta in un certo senso pubblica, le chiedo se può sentire il questore, con il quale ho già parlato, o se egli può contattarla in modo da risolvere il problema delle pari opportunità.
Le spiego il mio problema, altrimenti non siamo in grado di capirci. Abbiamo sistemato l'Aula e tutto il complesso del Parlamento in modo che sia accessibile per garantire le pari opportunità. TuttaviaPag. 7non viene legittimato il riconoscimento degli operatori e non mi riferisco a lei, che mi ha dato un grande aiuto personalmente e anzi continuo a ringraziarla per ciò, ma non capisco come debbano essere retribuiti gli operatori.
Infatti, non riesco a comprendere se i loro emolumenti debbano essere detratti dal mio stipendio e ciò sarebbe accettabile anche se non sarebbe giusto, perché se un altro parlamentare percepisce una certa retribuzione non capisco perché io dovrei percepire di meno. Lei sa che non sono una persona venale, ma si tratta di una questione di democrazia.
Potrei decidere di devolvere quei soldi ad un'associazione, però non riesco a capire perché io debba pagare il doppio degli altri per svolgere il mio diritto-dovere di stare alla Camera (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà, Unione di Centro e Italia dei Valori). Quindi, sulla base di quanto detto, siccome conosco lei come persona da tanti anni parte sensibile che non usa la solidarietà in modo svenduto, ma concreto, e visto che ho già fatto presente la questione agli uffici e al gruppo, ma non ho avuto risposta, mi sono trovata costretta a farlo in Aula. Le chiedo scusa per averle fatto perdere del tempo.

PRESIDENTE. Credo che lei non abbia fatto perdere tempo né a me, né ai colleghi in aula. La ringrazio per le parole che ha testé pronunciato. Sarà personale cura del Presidente chiedere subito al Collegio dei questori di metterlo nella condizione di fornire una risposta non soltanto verbale, ma concreta a quanto da lei sollevato.

Si riprende la discussione (ore 9,35).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 6).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.09 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vengo da Nola, dal cosiddetto «triangolo della morte» (composto dai comuni di Nola, Acerra e Marigliano), così definito perché è il territorio più avvelenato ed inquinato del mondo, dove hanno scaricato ed interrato tonnellate di rifiuti tossici e velenosi provenienti soprattutto dalle industrie del Nord. Si scaricavano cento tonnellate al giorno di rifiuti industriali della Maserati provenienti dalla Lombardia di Formigoni già durante il periodo del Governo Berlusconi (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ebbene, in questa terra avvelenata, inquinata, dove si muore di tumore con grande facilità, siamo stati veramente felici quando abbiamo visto il manifesto del Popolo della Libertà durante la campagna elettorale: cca' nisciuno è fess', dove beffeggiavano Bassolino e la Jervolino perché doveva arrivare il «mago Zurlì Berlusconi» a risolvere il nostro problema della munnezza in Campania. Invece, nello scorso Consiglio dei ministri, Berlusconi anziché trattare e risolvere il problema della munnezza in Campania, è venuto a risolvere i problemi suoi. Ha continuato con l'attacco all'informazione libera (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Vi prego.

FRANCESCO BARBATO. ...colpendo la pluralità d'informazione. Sono attacchi svolti da tantissimo tempo, già con la censura che è stata fatta a Travaglio quando ha reso nota la verità su Schifani e quando è stato è stato censurato Annozero perché ha dato spazio a Grillo (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

FILIPPO ASCIERTO. Vergognati!

FRANCESCO BARBATO. ...quando proprio ieri hanno cercato di spostare,Pag. 8ancora una volta, Annozero da giovedì a venerdì prossimo quando si parlerà de Il divo, il film su Andreotti, per cercare di ridimensionare e di beffeggiare Annozero. Hanno spostato la trasmissione in concomitanza con la partita dell'Italia per imbavagliare l'informazione libera.
Con Retequattro abbiamo avuto una ennesima dimostrazione del conflitto di interessi. Noi invece vogliamo dare e non prendere dalla politica. E io da Nola le porto qui il giglio della festa che si farà il mese prossimo, la festa dei gigli (Espone una miniatura raffigurante un giglio).

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, non esponga in Aula oggetti che non sono consoni alla dignità del Parlamento.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, lo regali al Presidente Berlusconi, lo porti al suo principale e gli dica...

PRESIDENTE. La prego di moderare i termini nei confronti del Presidente della Camera.

FRANCESCO BARBATO. Sono segnali che noi vogliamo dare a Berlusconi...

PRESIDENTE. Concluda il suo intervento, la prego.

FRANCESCO BARBATO. ...anche se lui ci ha «fatto fessi» e ha «fatto fessi» i napoletani. Malgrado ci abbia «fatto fessi» noi invece ricambiamo in questo modo, ossia dandogli qualcosa. Vogliamo dare. Concludo annunciando che voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, un attimo di attenzione per favore. Non vi sono altre richieste di intervento per dichiarazione di voto.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente, intervengo con riferimento al provvedimento nel suo complesso, non per fare una valutazione di merito, quanto piuttosto per cercare di dare un metodo ai nostri lavori visto che siamo al primo intervento sul provvedimento.
Dobbiamo ancora esaminare trentasette proposte emendative, di cui sette del Governo. Solo queste ultime sette mantengono qualche criticità (soprattutto l'ultima, che viene più volte richiamata). È normale che l'opposizione stia cercando di utilizzare tutte le proposte emendative, anche quelle che non rientrano nel contendere - si è sempre fatto uso di questa tecnica - per poter convincere il Governo a rivedere alcune questioni: non è una novità.
Quindi, con questa valutazione di merito volevo rimandare all'articolo aggiuntivo 8.015 del Governo tutte le riflessioni critiche, anche per evitare di utilizzare questa tattica in aula per affrontare temi che, sicuramente, non solo non sono richiamati in nessuna parte del decreto-legge in esame, né nelle proposte emendative ad esso riferite, ma sicuramente non vengono richiamati neanche dal punto di vista dell'opportunità, visto che alcuni di questi temi sono delicatissimi, come tutte le questioni in campo.
Tornando al metodo di lavoro, visto che è indispensabile fare chiarezza su questo, volevo ricordare che il decreto-legge di cui stiamo parlando è stato esaminato insieme ad altri tre decreti-legge adottati dal Governo precedente. Ciò deve essere tenuto presente. Infatti, la Camera dei deputati ha esaminato quattro decreti-legge adottati dal Governo precedente. Analizzando tali provvedimenti - possiamo anche parlare degli altri tre decreti-legge, se vogliamo escludere quello ora al nostro esame - si poteva al loro interno rintracciare norme sicuramente non necessarie, né urgenti, così come richiesto ai decreti-legge emanati in periodo di prorogatio.
Pertanto, richiamo l'opposizione ad una valutazione di merito sull'articolo aggiuntivoPag. 98.015 del Governo, perché avremmo potuto fare lo stesso per i decreti-legge che riportavano argomenti che potevano essere rinviati alla legislatura successiva. Per esempio, sono stato relatore di uno degli altri tre decreti-legge che abbiamo esaminato, quello relativo alla protezione civile. Anche in quel caso vi erano delle questioni che potevano essere rinviate. Infatti, avete finanziato il capitolo della protezione civile con un provvedimento in campagna elettorale. È vero che la protezione civile aveva bisogno di risorse aggiuntive per poter svolgere attività entro fine anno, ma tali risorse non erano mancanti in quel periodo, per giunta di campagna elettorale. Quindi, poiché la valutazione delle risorse insufficienti sarebbe stata effettuata tra settembre e ottobre, ciò poteva essere fatto dall'attuale Governo. Invece, il Governo precedente ha preferito adottare un decreto-legge rifinanziando la protezione civile.
Quindi, vorrei suggerire all'Assemblea che le proposte emendative, che pure abbiamo presentate a quel decreto-legge, servivano a dimostrare che vi erano delle questioni che avremmo posto nel caso in cui il provvedimento fosse stato adottato dall'attuale Governo. Abbiamo poi deciso in Commissione - ero il relatore - di tralasciare le esigenze di modifica, rimandandole a provvedimenti successivi. Non capisco come mai siamo riusciti a trovare un accordo su provvedimenti del Governo Prodi e non urgenti in campagna elettorale, mentre adesso non lo si vuole fare per situazioni simili.
Quindi, ho colto l'occasione. Lei è abbastanza esperto per capire che serviva recuperare un po' di tempo, ma era anche importante ricordare questi concetti. Ci tenevo a dirlo, perché è inutile continuare a dibattere su questioni che tutti quanti sappiamo non essere pertinenti con il tema centrale, solo per perdere tempo inutilmente.

PRESIDENTE. Chiedo al rappresentante del Governo se concordi sulla riformulazione precedentemente proposta dal relatore in merito all'articolo aggiuntivo 8.09 del Governo.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo l'accetta, anche perché si tratta di una riformulazione puramente formale.

PRESIDENTE. Onorevole Ministro, per quanto formale si tratta pur sempre di una riformulazione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, se ho udito bene c'è una riformulazione ancorché, come dice il collega Alfano, marginale. Penso che sarebbe opportuno prevedere del tempo per la presentazione di subemendamenti.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, come è stato detto, seppure con il sorriso sulle labbra, si tratta di una riformulazione puramente formale che riguarda il titolo.

ROBERTO GIACHETTI. Ma chi stabilisce se la riformulazione sia formale o sostanziale, signor Presidente?

PRESIDENTE. Si tratta unicamente dello stesso testo che è collocato nel codice della navigazione, quindi non ritengo che ci siano le ragioni per accogliere la proposta da lei avanzata.

ROBERTO GIACHETTI. Ma è stata apportata una modifica, signor Presidente? Se è così inutile non si riformuli; se si riformula bisogna dare la possibilità...

PRESIDENTE. Se lei preferisce, eliminiamo il termine «riformulazione». La sostanza non cambia.

ROBERTO GIACHETTI. E di cosa si tratta, allora?

Pag. 10

PRESIDENTE. Il testo è il medesimo.

ROBERTO GIACHETTI. Quindi, il collega Alfano ha parlato per un quarto d'ora su qualcosa che è rimasto esattamente come prima.

PRESIDENTE. La si può mettere anche in questi termini. Siamo tutti, come dire, vecchi del mestiere.

ROBERTO GIACHETTI. Vorrei sapere se il testo che noi voteremo è identico al testo precedente, e allora abbiamo parlato un quarto d'ora a vuoto. Se invece si propone di modificare il testo, anche solo in parte, io le chiedo la possibilità, come prevede il Regolamento (poi stabiliremo noi se è rilevante o meno), di poter presentare dei subemendamenti.

PRESIDENTE. Credo che lei abbia ascoltato attentamente gli interventi in Aula e seguito i lavori dell'Assemblea. Si tratta non di una riformulazione, ma di una proposta che il relatore ha avanzato al Governo e, non a caso, ho chiesto al Governo come intendeva rispondere alla proposta avanzata dal relatore. Credo che quanto detto sia sufficiente per proseguire i nostri lavori.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, se la correzione è solo formale ci si può affidare alla formula di rito: «gli uffici sono autorizzati ad apportare le correzioni formali». Se non è così, ha ragione il collega Giachetti a richiamarsi al Regolamento e a chiedere una sospensione.

PRESIDENTE. Nessuno ha dato torto al collega Giachetti. Credo che quanto detto dalla Presidenza abbia contribuito a superare la questione posta legittimamente dall'onorevole Giachetti.
Siamo nelle condizioni di proseguire i nostri lavori.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei chiederle, prima di procedere alla votazione, che nel corso della medesima sia garantita, attraverso la verifica delle tessere da parte dei deputati segretari, la regolarità del voto.

PRESIDENTE. Invito fin d'ora i deputati segretari a verificare che ogni voto sia espresso dal parlamentare presente.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei capire, alla fine di questa discussione, se ci accingiamo a votare l'articolo aggiuntivo 8.09 del Governo con l'introduzione della modifica, sia pure formale, proposta dal relatore oppure se votiamo l'articolo aggiuntivo così com'era, salvo poi in sede di coordinamento formale autorizzare l'introduzione della modifica. Sono due cose diverse.

PRESIDENTE. Il termine «riformulazione» ha alimentato lo scambio di opinioni. Votiamo l'articolo aggiuntivo 8.09 del Governo con la formulazione proposta dal relatore Alfano.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante provvedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.09 del Governo, nel testo modificato, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 11
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 497
Votanti 495
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato 259
Hanno votato no 236.

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Rampelli e Ruben hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.010 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura, alla quale ricordo che ha cinque minuti a disposizione. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, intervengo a nome del gruppo Italia dei Valori per dichiarazione di voto sull'articolo aggiuntivo 8.010.
Si tratta di una proposta emendativa volta a regolare a livello europeo la definizione di giardino zoologico; è una norma che ritengo meritoria perché consentirà di uniformare, in tutta Europa, le condizioni in cui gli animali devono vivere all'interno dei giardini zoologici. Trovo però molto singolare che mentre ci accingiamo a votare una norma che uniforma le caratteristiche degli zoo a livello europeo, il Governo faccia di tutto affinché l'Italia rimanga la pecora nera per quanto riguarda il sistema radiotelevisivo. Per questo, nel preannunziare il voto favorevole dell'Italia dei Valori sull'articolo aggiuntivo in esame, ritengo però doveroso ripercorrere le tappe della travagliata vicenda delle frequenze radiotelevisive.
Si tratta, chiaramente, della vicenda di Europa 7 che da molti anni rappresenta uno scandalo italiano e che ora è diventata addirittura uno scandalo europeo, l'ennesima questione per la quale da Bruxelles sono costretti a tirarci le orecchie e a ricordare a noi, che ne siamo la patria, le norme fondamentali del diritto. La vicenda di Europa 7 nasce nel 1999, ovvero nove anni fa, quando lo Stato italiano le assegna la concessione per una rete nazionale, ma non le frequenze per trasmettere; su quelle frequenze c'è già Retequattro e su quelle frequenze c'è ancora oggi Retequattro, perché i Governi di diverso colore che si sono succeduti hanno consapevolmente trascurato la vicenda, legittimando di fatto quella che altro non è che un'occupazione abusiva.
Di solito le occupazioni di case popolari sono effettuate da disperati che, per dare un tetto alla propria famiglia, compiono un atto di forza. Qui, invece, è accaduto il contrario: vi è un'azienda forte e potente, che prepotentemente, grazie al potere politico, continua a prosperare attraverso uno strumento che non le spetta. A far valere i diritti del più debole, in questo caso di Europa 7, non sono servite tutte le sentenze dei diversi tribunali nazionali prima, e neppure di quelli europei poi.
Nel novembre 2002 la Corte costituzionale, con la sentenza n. 466, stabilisce che Retequattro deve dismettere definitivamente le trasmissioni in via analogica terrestre entro il 31 dicembre 2003. Il 24 dicembre 2003: l'allora Premier Silvio Berlusconi si fa un bel regalo di Natale, firma un decreto-legge «salva Retequattro» per aggirare il termine stabilito dalla Consulta. Qualche mese dopo, nell'aprile 2004, arriva la cosiddetta legge Gasparri che, infischiandosene della sentenza della Corte costituzionale, consente a Retequattro di continuare a trasmettere nonostante non abbia più la concessione; Europa 7 deve ancora aspettare.
La questione travalica i confini nazionali ed arriva finalmente a Bruxelles, l'Europarlamento a maggio 2004 approva una risoluzione nella quale esprime la preoccupazione che l'anomalia italiana si propaghi in altri Paesi dell'Unione, e invita la Commissione europea a intervenire. Il 19 luglio 2005: è la volta del Consiglio di Stato che, con un dispositivo di ben 61 pagine, riconosce tutti i diritti e le ragioni di Europa 7 e invia alla Corte di giustizia dieci quesiti, nei quali ravvisa che la cosiddetta legge Gasparri e il decreto-leggePag. 12che ho menzionato non rispettano le direttive europee. Un anno dopo, a luglio 2006, la Commissione europea mette in mora l'Italia per la cosiddetta legge Gasparri, proprio perché non rispetta le direttive europee. Il 13 settembre 2006: il Governo Prodi si impegna a modificarla. Il 19 luglio 2007 la Commissione europea dichiara l'infrazione dell'Italia a causa della cosiddetta legge Gasparri e denuncia che quest'ultima ha avvantaggiato Retequattro a danno di Europa 7.
Arriviamo così al 31 gennaio del 2008, quando la Corte di giustizia delle Comunità europee stabilisce che i regimi transitori che si sono susseguiti con il decreto-legge «salva Retequattro» e la cosiddetta legge Gasparri non rispettano le direttive europee e che, quindi, il lungo periodo transitorio di cui ha beneficiato Retequattro è illegittimo; la Corte riconosce inoltre a Europa 7 il diritto ad avere le frequenze per trasmettere.
Questa è la tormentata cronologia di quella che, ormai, appare come una via crucis giudiziaria, nella quale a ogni sentenza positiva si è data risposta con l'indifferenza o con provvedimenti volti a raggirare le sentenze stesse.
Credo che possiamo veramente parlare di un totale dispregio del rispetto della legalità, inaccettabile in uno Stato di diritto.

PRESIDENTE. Onorevole Mura, la prego di concludere.

SILVANA MURA. Il nuovo Governo, invece di apprestarsi a dare finalmente esecuzione alla sentenza, procede nella direzione opposta: una scelta assolutamente arrogante... (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mura. Il tempo a sua disposizione è esaurito.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brandolini. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

SANDRO BRANDOLINI. Signor Presidente, riteniamo che si sia sbagliato - anzi, si sia persa un'occasione - inserendo nel decreto-legge in esame, ossia in un provvedimento d'urgenza, la risposta alla procedura di infrazione relativa ai giardini zoologici. Peraltro, a breve dovremo discutere il disegno di legge finanziaria: quella sarebbe sicuramente un'occasione opportuna per un approfondimento serio del tema, con riferimento non solo al tema dei giardini zoologici, ma anche a quanto previsto dal comma 2 dell'articolo 2 del decreto legislativo 21 marzo 2005, n. 73, che esclude da questa normativa i circhi e i negozi di animali, ossia proprio i luoghi nei quali gli animali tenuti in cattività hanno i trattamenti peggiori. Si tratta di norme sicuramente meritevoli di attenzione, al pari di quelle riguardanti il benessere animale, che regolano la produzione di animali di allevamento, materie anch'esse disciplinate dalla normativa comunitaria.
È stata persa un'occasione, quindi, per affrontare seriamente tale problema: nel modificare il comma 1 dell'articolo 2 del citato decreto legislativo 21 marzo 2005, n. 73, ci si è limitati - rispondendo al parere motivato nell'ambito della procedura di infrazione - ad introdurre le specie animali sottoposte a questa regolamentazione. Nella proposta emendativa in esame ci si è limitati a fare riferimento a legislazioni - peraltro anche abbastanza lontane nel tempo, quindi non attuali - quali, in particolare, la cosiddetta legge sulla caccia (la legge n. 157 del 1992) e il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, che affronta il problema delle aree protette.
Con l'introduzione da parte del Governo della proposta emendativa riguardante le frequenze televisive abbiamo una dimostrazione del fatto che, in questo Paese, l'unica area veramente protetta è quella del Presidente del Consiglio e, in particolare, Mediaset. Questa, però, sarebbe stata l'occasione per affrontare seriamente il tema, non limitandosi a dare una mera risposta alle richieste e quindi al parere motivato inserito nella procedura di infrazione aperta dall'Unione europea.Pag. 13
Chiediamo, pertanto, il ritiro dell'articolo aggiuntivo 8.010 del Governo e, al tempo stesso, la previsione di una consultazione all'interno della Commissione agricoltura; chiediamo, in particolare, che siano sentiti l'Istituto nazionale per la fauna selvatica - che in materia sicuramente può esprimere un parere e attualizzare le specie da inserire all'interno del decreto-legge - ed anche gli operatori di questo settore. Per tali ragioni non possiamo votare a favore dell'articolo aggiuntivo in esame. Preannunzio, pertanto, l'astensione del Partito Democratico sulla proposta emendativa in discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, questa norma si inserisce all'interno di una matrice di direttive dell'Unione europea che si occupano in modo particolare del benessere animale. Sono direttive le quali qualche volta suscitano ironie. Ricordo quando ebbi a difendere in quest'Aula la direttiva sulle galline ovaiole e molti dicevano: noi siamo dalla parte degli allevatori e non delle galline. Poi arrivò la peste aviaria e avere adottato tempestivamente una normativa che salvaguardava la salute delle galline risultò essere un elemento potente per la difesa della salute degli italiani e, nonostante grandi timori, la peste aviaria in Italia non ha provocato grandissimi danni né alla salute umana né agli allevatori, che, avendo accettato anticipatamente alcune limitazioni per il benessere degli animali, hanno poi visto che i loro animali resistevano meglio a questa invasione.
Tra l'altro, questa linea ha un'eco importante anche nelle Costituzioni di Paesi europei a noi simili. Senza arrivare agli eccessi di un animalismo il quale mette sullo stesso livello l'essere umano e l'animale, desidero tuttavia ricordare la modifica costituzionale della Repubblica federale tedesca, la quale ha introdotto una ragionevole tutela del benessere animale come valore costituzionalmente protetto. In Italia qualche tentativo in questo senso - non nella passata legislatura, ma in quella ancora precedente - non ha avuto seguito e forse varrebbe la pena riprenderlo. Nel caso specifico, si tratta di arrivare ad una più precisa definizione della differenza tra il circo e lo zoo, perché esistono prescrizioni specifiche che riguardano il benessere animale nel caso dei circhi, nei quali l'animale è chiamato a svolgere delle prestazioni ed è sottoposto a processi di addestramento che non si applicano, invece, nel caso degli zoo.
Tutto sommato mi pare che la definizione sia sufficientemente precisa, perché si dice che giardino zoologico è una «struttura pubblica o privata con carattere permanente e territorialmente stabile» - è questo l'elemento reale di distinzione rispetto al circo - «aperta e amministrata per il pubblico almeno sette giorni all'anno, che espone e mantiene animali» in vario modo protetti.
Una critica che si potrebbe muovere è che forse sarebbe valsa la pena di cogliere l'occasione per dare una regolamentazione più ampia a questioni connesse al tema dei parchi biologici e dei giardini zoologici, che in Italia attendono soluzione. Anche qui mi domando poi, dal punto di vista meramente formale, se ci fossero proprio i motivi di necessità e di urgenza, perché la procedura di infrazione è soltanto al momento del parere motivato. Probabilmente questo è un provvedimento che, pur se tecnicamente presentabile in questa forma, sarebbe stato meglio collocato nella legge comunitaria. Ciò avrebbe dato anche la possibilità di una più matura riflessione con una regolamentazione legislativa migliore. Il gruppo dell'Unione di Centro si asterrà (Applausi del deputato Realacci).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà, per un minuto.

GABRIELE CIMADORO. Su questo articolo aggiuntivo il nostro gruppo, sebbene sicuramente favorevole al suo contenuto, esprimerà un voto di astensione. Questa èPag. 14la dimostrazione che stiamo svolgendo male il lavoro in quest'Aula. Signor Presidente, la settimana scorsa, lei ha rivolto un appello, richiamando i parlamentari a maggiore attività. Ci state obbligando qui per un comportamento scorretto del Governo. Ci avete chiamato in quest'Aula a comportarci in questo modo. Credo anche che la sua dichiarazione sia un po' populista, come ama dire il mio amico Casini, anche perché lei è stato prima d'ora responsabile di un partito e avrebbe avuto allora la possibilità di proporre questi orari di lavoro in Aula, che non consentirebbero più - naturalmente non sono d'accordo - al parlamentare di svolgere tutte le altre attività alle quali è chiamato...

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, la ringrazio. Il suo tempo è terminato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per preannunziare un voto contrario all'articolo aggiuntivo 8.010 del Governo proprio per le motivazione esposte prima di me dall'onorevole Buttiglione che riguardano l'assenza di quei presupposti di necessità e urgenza che l'articolo 77 della Costituzione presuppone affinché si possa procedere alla decretazione di urgenza piuttosto che all'ordinaria legge comunitaria. Da questo punto di vista, temo che un analogo problema si porrà per la proposta emendativa «salva Retequattro» perché se evochiamo il messaggio che il Presidente della Repubblica formalizzò il 15 dicembre 2007 in merito al rinvio alle Camere della cosiddetta legge Gasparri troviamo analoghe censure legate alla illegittimità di quelle norme che oggi ripropongono la vexata quaestio con questa ulteriore proroga a termini scaduti.
Per questi motivi ritengo che ci sarebbe una buona disponibilità da parte del Governo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Monai.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, l'onorevole Barbato che è intervenuto prima per il gruppo dell'Italia dei Valori non è riuscito a completare il suo pensiero per il brusio che si è sollevato da una parte dell'Assemblea, ma intendeva riferirsi al suo principale alleato al quale lei avrà senz'altro riferito delle gravi assenze di ieri dato che - come ha dichiarato in un'intervista di qualche giorno fa al Corriere della sera - teme che il problema principale dei due rami del Parlamento sia proprio l'improduttività. Alla luce di ciò, i buoni esempi che devono dare i parlamentari riguardano, in primo luogo, il problema della presenza. Vorremmo, quindi, soltanto che ci fosse riconosciuto almeno un merito, un ruolo, quello di stimolo ad aumentare la produttività dei nostri lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo 8.010 del Governo si riferisce alla questione dei giardini zoologici e in qualche modo tende a specificare, con riferimento esplicito alla normativa europea, la definizione di giardino zoologico precisandone i caratteri in maniera più dettagliata. È chiaro che questo argomento si poteva inserire in altri provvedimenti di legge e non in un decreto-legge di così grande urgenza. Tuttavia, si tratta di una questione che certamente non è contro qualche principio e per tale motivo, su questo argomento, ci asterremo.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Misiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo per esprimere il mio voto diPag. 15astensione su questo articolo aggiuntivo 8.010 del Governo e per esprimere ancora una volta la grande preoccupazione per l'immagine che l'Italia vedrà compromessa e sporcata in Europa. Non dimentichiamo che già nel 2004 una prima volta il Consiglio d'Europa, composto da 45 nazioni europee, ha deplorato - queste sono state le testuali parole - il fatto che in Italia a un imprenditore televisivo si impedisse di avviare la propria attività, si impedisse di fare il proprio mestiere, solo perché ciò contrastava con gli interessi dell'allora Presidente del Consiglio. Sono passati quattro anni e temo che l'Europa sarà nuovamente costretta a deplorare il fatto che il Parlamento, il Governo e le istituzioni si sono bloccate per interessi personali e non per interessi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo 8.010 del Governo, in merito al quale intervengo a titolo personale, riguarda gli animali tenuti nei giardini zoologici, quindi gli animali in cattività.
Tuttavia, ciò mi fa venire in mente che qui siamo in un «Paese in cattività», perché secondo quanto dichiarato oggi sui giornali dal Presidente del Consiglio dei ministri, da una parte, occorre abrogare ed eliminare immediatamente lo strumento delle intercettazioni telefoniche per mettere il bavaglio alla magistratura e non consentire ad essa di verificare quanto accade in deroga, o meglio, contro le leggi del Paese, dall'altra, occorre mettere il bavaglio anche alla stampa, come più volte è stato detto. A ciò si aggiunge, attraverso l'articolo aggiuntivo del Governo, la necessità di dare una informazione unidirezionale.
In altre parole, si vuole avere il controllo pieno e totale dell'informazione in questo Paese, e mettere il Presidente del Consiglio e la sua maggioranza in condizioni di controllare la libertà dei cittadini...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cambursano, il suo tempo è terminato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, chiederei se fosse possibile, oltre che salvaguardare opportunamente gli animali in gabbia e tutelarli, salvaguardare anche «le emittenti in gabbia» (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico). Per questo motivo vi chiedo di ritirare l'articolo aggiuntivo «ammazza Europa 7 » e - lo dico seriamente - apriamo un confronto a tutto campo!
Questa mattina sul Corriere della sera Walter Veltroni ha lanciato una proposta che io ritengo molto seria. Si tratta di un confronto a tutto campo sull'innovazione, sulla fonte di nomina RAI per un amministratore delegato, per allontanare i partiti, tutti, dal controllo dell'azienda. Si tratta, dunque, dell'apertura di una sfida sull'innovazione possibile e non solo sulla conservazione degli interessi esistenti. Ritiriamo quell'articolo aggiuntivo e apriamo in quest'Aula un dibattito a tutto campo! Mi sembrerebbe più produttivo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, per esprimere il mio voto contrario sull'articolo aggiuntivo in esame. L'esame di tale proposta ci porta ad evidenziare una tempistica che credo serva esclusivamente a consentire a chi gestisce giardini zoologici di ottenere contributi in maniera semplice. Infatti, se si evidenzia che, ai fini del presente decreto-legge, per giardino zoologico s'intende qualsiasi struttura pubblica o privata, con carattere permanentePag. 16e territorialmente stabile, aperta e amministrata per il pubblico almeno sette giorni all'anno, rilevo che sette giorni all'anno siano un po' pochi per consentire ad una struttura di chiamarsi «giardino zoologico» e di ottenere in tal modo l'accesso a finanziamenti, che probabilmente rappresentano il vero fine dell'apertura di quella struttura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per esprimere un voto contrario sull'articolo aggiuntivo 8.010 del Governo. Ritengo che, quando l'Unione europea chiede all'Italia di rispettare una normativa, il nostro Paese debba conformarsi ad essa; non si ha, quindi, altra scelta, se non proprio quella di uniformarsi.
L'articolo aggiuntivo «salva Retequattro» è totalmente inidoneo a mettere in regola il nostro Paese, perché sostanzialmente non risolve nessuno dei vizi della normativa italiana in materia radiotelevisiva. Questa proposta emendativa, infatti, si limita soltanto a dare alcune indicazioni di dettaglio e a prevedere un rinvio del passaggio di Retequattro al digitale nel 2012, anno in cui dovrebbe completarsi la conversione dall'analogico al digitale terrestre.
Inoltre, l'articolo aggiuntivo proposto dal Governo non soddisfa le richieste vincolanti della Corte di giustizia delle Comunità europee e tanto meno il rispetto della pronuncia della stessa Corte sul caso Europa 7. La televisione è un forte mezzo di comunicazione che veicola informazioni, e non è giusto pilotare informazioni a proprio piacimento. Questo articolo aggiuntivo, dunque, limita la libertà di espressione. Il Governo deve essere al di sopra delle parti...

PRESIDENTE. Grazie onorevole, il tempo a sua disposizione è concluso.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, leggo il rapporto del Parlamento europeo sulla libertà di informazione, nel quale si prende atto che in Italia, da decenni, il sistema radiotelevisivo opera in una situazione di assenza di legalità, accertata ripetutamente dalla Corte Costituzionale, e di fronte alla quale il concorso del legislatore ordinario e delle istituzioni preposte è risultato incapace del ritorno ad un regime legale. RAI e Mediaset continuano a controllare tre emittenti, malgrado la sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito che non è consentito ad uno stesso soggetto di irradiare più del 20 per cento dei programmi televisivi su frequenze terrestri in ambito nazionale, e malgrado avesse definito il regime normativo della legge n. 223 del 1990 contrario alla Costituzione italiana, pur essendo un regime transitorio.
Nemmeno la legge 31 luglio 1997, n. 249, aveva accolto le prescrizioni della Corte Costituzionale...

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. ...che ne dichiarò l'illegittimità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, su questo articolo aggiuntivo mi asterrò in quanto non merita un voto contrario. Tende, infatti, a specificare, con riferimento esplicito alla normativa europea, la definizione di giardino zoologico, precisandone i caratteri in maniera più dettagliata.
Sono, però, imbarazzato a trattare in maniera quasi positiva la proposta emendativa in questione, quando con riferimento al decreto-legge in esame vengono presentate proposte emendative come l'articoloPag. 17aggiuntivo 8.015 del Governo, pur nella irricevibile riformulazione, inammissibili e non urgenti.
Si tratta di proposte emendative che nella loro sostanza sono già state bocciate dalla Corte costituzionale, dal TAR, dal Consiglio di Stato, dalla Commissione europea e dalla Corte di giustizia delle Comunità europee. Viene da chiederci...

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è esaurito, onorevole Favia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costantini. Ne ha facoltà.

CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dichiarare il mio voto di astensione sull'articolo aggiuntivo 8.010 del Governo, non perché lo stesso non sia condivisibile, ma perché non ricorrono i presupposti e i requisiti dell'urgenza; di conseguenza, avremmo probabilmente fatto meglio a trovare una sede più idonea per riflettere ed elaborare meglio la proposta emendativa.
Non posso non cogliere l'occasione per sottolineare come, al momento, il Governo non abbia ancora dato risposta alla proposta del nostro capogruppo, l'onorevole Donadi, che ha messo in evidenza come, in questo momento, siano in discussione due proposte emendative. L'una tende a far cessare una condizione di illegalità pluridecennale, e mi riferisco all'articolo aggiuntivo 8.0100, di cui primo firmatario è l'onorevole Antonio Di Pietro. L'altra, invece, tende a reiterare e a perpetuare questa condizione di illegalità, consentendo ad una emittente televisiva, che occupa abusivamente le frequenze di un'altra emittente televisiva, di continuare ad esercitare la propria attività sino al 2012. Mi aspetto una risposta dal Governo nel corso di questa mattinata.

PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è terminato, onorevole Costantini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, prendo la parola a titolo personale per preannunciare un voto di astensione.
Vorrei, però, richiamare a lei e a tutti i colleghi l'articolo 3 della Costituzione rispetto all'articolo aggiuntivo del Governo che salva Retequattro.
Il secondo comma dell'articolo 3 della Costituzione recita che: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
L'articolo aggiuntivo in questione viola in modo palese un articolo importante della nostra Costituzione che parla di eguaglianza dei cittadini, di pari dignità sociale e di eguaglianza davanti alla legge (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fiorio. Ne ha facoltà.

MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale e mi permetto di chiedere il ritiro dell'articolo aggiuntivo 8.010 del Governo, in quanto ritengo che la questione debba essere approfondita ulteriormente.
Credo che l'attenzione e la sensibilità crescente dei cittadini verso il tema del benessere animale - dei diritti degli animali, direi - non possano essere rubricate soltanto come una questione di adeguamento alle normative europee, ma segnino davvero la crescita anche culturale di una società.
Considerata la non urgenza del provvedimento è, forse, il caso di ascoltare tutte le parti interessate per addivenire ad una posizione condivisa. Da questo punto di vista, la riflessione va estesa ai circhi, ai negozi di animali e a tutti quanti quegli esercizi che adoperano animali e li mostrano a spettatori.
Ritengo che il rinvio alle Commissioni competenti sia d'uopo.

Pag. 18

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sani. Ne ha facoltà.

LUCA SANI. Signor Presidente, anch'io intervengo a titolo personale per chiedere il ritiro della proposta emendativa in esame, perché è sbagliato discutere in questi termini della definizione di giardino zoologico. Ritengo che tale materia richieda una regolamentazione più ampia, poiché attiene al benessere degli animali.
Bisogna anche capire come tutto ciò si colleghi e si concili con un altro tema, ossia quello del traffico, del commercio e dell'importazione di animali nel nostro Paese, soprattutto delle cosiddette razze esotiche. Ci sono norme sicuramente severe, ma che ad oggi presentano lacune.
Quindi, l'invito al ritiro si motiva con la necessità di una discussione più ampia su tale tema, anche al fine di mettere la maggioranza parlamentare in condizioni di riflettere con più serenità.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Sani, il suo tempo è terminato, le chiedo scusa.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cenni. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io intervengo sulla proposta emendativa in esame.
Ovviamente, stiamo toccando un tema di grande interesse, che meriterebbe sicuramente ben altro spazio e ambito di discussione, così come è successo ieri, a proposito di altre materie relative al tema dell'agricoltura.
Il nostro Paese ambisce ad essere un Paese europeo e, quindi, ha bisogno di norme certe, che regolino seriamente anche la materia dei giardini zoologici, così come molte altre materie.
Del resto, vedete, si può fare anche ironia sul benessere animale, così come oggi qualche quotidiano ha ironizzato sul tema dei volatili e della sconfitta del Governo, ieri, su tale punto. Tuttavia, credo che anche dalle norme sul benessere degli animali si possa giudicare il livello di civiltà di un Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, anch'io intervengo per esprimere il disagio per il modo in cui stiamo affrontando questioni e temi veri, che meriterebbero un diverso spazio di discussione: rischiamo di banalizzare tali argomenti con una discussione inadeguata, che sta avvenendo all'interno dell'Assemblea, perché ci rendiamo conto che il tema centrale è un altro.
La questione del benessere animale andrebbe affrontata con maggiore attenzione e competenza, aggiungerei, all'interno della Commissione di merito.
Tra l'altro, non esiste alcuna ragione di urgenza per trasferirla, come avete fatto con altre proposte emendative, all'interno del decreto-legge in esame.
Avremmo potuto cogliere l'occasione per svolgere una discussione più vasta sul benessere animale, su ciò che riguarda gli animali, ma riguarda e incide anche sulla salute degli uomini.
Tutto ciò ci è precluso perché volete compiere una forzatura, inserendo temi che non ci consentono alcun elemento di approfondimento. Per questo motivo voglio esprimere il mio disagio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Servodio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, anch'io intervengo a titolo personale per sottolineare che nel nostro Paese, finalmente, da qualche anno sta crescendo una cultura vera e innovativa riguardo al benessere degli animali.
Il benessere degli animali interessa anche - lo affermava l'onorevole Zucchi - la salute dei cittadini, lo sviluppo di un'agricoltura sana, lo sviluppo di un ambiente vicino all'uomo. Quindi, rappresenta l'altra faccia della medaglia.Pag. 19
Preannuncio la mia astensione sulla proposta emendativa in esame, perché, come affermava il collega Buttiglione, è vero che con essa si fornisce finalmente una definizione certa di giardini zoologici, però è anche vero che gli animali vivono nei circhi, vengono venduti per attività economiche. Ministro Vito, come avete fatto per altre proposte emendative, avete utilizzato il decreto-legge in esame per inserire un po' di tutto, in una sorta di insalata. Quindi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Servodio, il suo tempo è terminato, le chiedo scusa.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, devo intervenire in dissenso dall'ex Ministro Buttiglione.

PRESIDENTE. Capita.

LUCA VOLONTÈ. Sì, capita, certo. Ma non perché non abbia ben spiegato all'Assemblea il tema complessivo del benessere degli animali o la differenza tra i circhi e i giardini zoologici.
Francamente, mi spiace che non siano stati considerati fino in fondo gli effetti del primo capoverso dell'articolo aggiuntivo 8.010 del Governo, laddove si dice che «per giardino zoologico si intende qualsiasi struttura pubblica o privata con carattere permanente e territorialmente stabile, aperta ed amministrata per il pubblico almeno sette giorni all'anno».
Più avanti non si specificano le specie selvatiche, nate anche in cattività, che devono essere presenti su questa eventuale proprietà privata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo anch'io in dissenso rispetto al presidente Buttiglione, ma in assonanza con quanto detto dal mio amico Luca Volontè. Voterò contro questo articolo aggiuntivo, perché non condivido la sua definizione di giardino zoologico, laddove afferma che per giardino zoologico si intende qualsiasi giardino con qualche specie animale aperto al pubblico per almeno sette giorni all'anno.
Questa disposizione non mi convince, e non vorrei che, magari, venisse pensata una legge che prevede contributi a favore di chi, per sette giorni, trasforma il proprio giardino in giardino zoologico. Francamente, non condivido questa proposta emendativa e voterò contro, essendo un'animalista convinta e avendo a casa mia tanti animali. Preannuncio, quindi, un voto contrario sull'articolo aggiuntivo in esame (Applausi di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cristaldi. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

NICOLÒ CRISTALDI. Signor Presidente, credo che non ci sia bisogno di utilizzare cinque minuti. Intendo brevemente esprimere la mia personale perplessità sul contenuto di questo articolo aggiuntivo, perché non comprendo come possa essere definita giardino zoologico una struttura pubblica o privata che ha l'obbligo di restare aperta soltanto sette giorni all'anno.
Vi è anche una frase insidiosa per quel che mi riguarda. Non capisco come una struttura possa essere amministrata ed aperta per sette giorni. Che significa amministrazione per soli sette giorni? Penso che un argomento di questa natura, che, tra l'altro, porta alcuni soggetti ad essere beneficiari di contributi da parte della pubblica amministrazione, debba essere attentamente valutato. Ecco perché esprimo personalmente la mia riserva e mi asterrò sull'articolo aggiuntivo 8.010 del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,Pag. 20l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, è il mio primo intervento alla Camera. Immagino mi faccia gli auguri, vero Presidente?

PRESIDENTE. Auguri!

ANDREA SARUBBI. Vorrei dedicare il mio intervento alle persone che, come me, sono all'inizio dell'attività legislativa (ce sono diverse anche nella maggioranza). Ce n'è una, in particolare, che ha parlato ieri e che si è preoccupata molto quando ha visto che i nostri banchi erano vuoti: si tratta dell'onorevole Buonanno.
Vorrei spiegare all'onorevole Buonanno cosa è successo ieri. È successo che vi siete accorti che, senza l'opposizione, è brutto, è peggio. Vi siete accorti che non si può giocare da soli, che l'opposizione riveste un ruolo importante. Il nostro ruolo è di vigilare, di fischiare quando c'è un'infrazione, quando le cose non vanno.
L'onorevole Buonanno, quando era sindaco in Valsesia, è diventato famoso perché ha messo dei vigili di cartone a bloccare il traffico: erano dissuasivi, ma non fischiavano mai. Ecco, noi non possiamo essere di cartone; quando serve, fischieremo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, visto che parliamo di giardini zoologici, apprendo dai giornali che nel bioparco di Roma è nata una giraffina e si è aperto un concorso per trovare un nome a questo nuovo arrivo.
Speravo fosse un maschio, perché avrei concorso con il nome di Emilio Fede. Essendo, però, una femmina, propongo all'Aula di votare tutti insieme per chiamarla Retequattro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lehner. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, sono nuovo in quest'Aula e apprezzo - attenzione! - l'opposizione, che svolge il suo lavoro in modo generalmente corretto.
Ho sentito qualche espressione volgare, ma sono stati, mi pare, solo un paio di casi.
Per quanto riguarda invece noi, la maggioranza, esorto il Presidente Fini, se vuole, a farsi carico di una mozione: invitare cioè, alla luce di quello che è accaduto ieri, i membri del Governo a dimettersi dal Parlamento, per consentire ad esso di lavorare a regime pieno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Onorevole Lehner, il suo tempo è terminato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bachelet. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, anzitutto grazie per il cordoglio per la morte di Giuntella espresso alla fine del mio intervento giovedì scorso.
Poi un ricordo: quand'ero il suo sfidante al collegio Prati-Delle Vittorie di Roma, dodici anni fa, lei portava una spilla delle Frecce tricolori. Ad uno sciocco della mia parte politica che la definiva un'esibizione fascista dissi: «Lo sai? Quasi quasi mi faccio regalare una spilla così anch'io». Gli spiegai che tanto il suo impegno politico, signor Presidente, quanto il mio erano mossi dal superiore interesse della nostra cara Italia, come la chiamò una volta Enrico Berlinguer. Ieri il Ministro Vito ha detto che la sconfitta del Governo sugli uccelli non ha significato politico. D'accordo: ma se si scoprisse che anche pesca, cioccolato, discriminazioni sul lavoro e giardini zoologici non contano politicamente, perché politicamente, per questa maggioranza, conta solo la salvezzaPag. 21di Retequattro, allora sarebbe lecito dubitare che non l'interesse dell'Italia e nemmeno della Padania, ma solo quello di Arcore e dintorni rappresenti la molla ultima dell'azione politica di questa maggioranza. Signor Presidente, ho nostalgia della sua spilla; conservo la speranza che non solo sugli uccelli ma anche su Retequattro qualcuno della maggioranza si assenti, dimostrando di amare la patria più di Mediaset.

PRESIDENTE. Onorevole Bachelet, il suo tempo è terminato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.010 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 528
Votanti 305
Astenuti 223
Maggioranza 153
Hanno votato 270
Hanno votato no 35

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata Nirenstein ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole. Prendo atto altresì che il deputato Salvini ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Bachelet ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Signor Presidente, riguardo l'articolo aggiuntivo 8.05 del Governo, concernente la materia del cioccolato, riteniamo che esso sia tecnicamente la miglior soluzione possibile di mediazione; tuttavia, per andare incontro alle esigenze dell'industria italiana, che questo Governo particolarmente ha a cuore, riteniamo di dover, da questo momento, aprire un'ulteriore fase di approfondimento e di confronto con l'Unione europea. Pertanto, riteniamo di ritirare tale proposta emendativa, con l'impegno da oggi di inserire la materia nel prossimo disegno di legge comunitaria. Pertanto, il Governo ritira l'articolo aggiuntivo 8.05 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ne prendo atto.

ERMETE REALACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Governo: è un atteggiamento saggio quello che ha assunto. Inutile dire che noi vorremmo che venisse ritirata anche un'altra proposta emendativa presentata dal Governo; tuttavia, voglio ricordare allo stesso e ai colleghi che sulla vicenda del cioccolato l'Italia ha una posizione giusta. L'Unione europea, a suo tempo, su pressione dell'industria dolciaria del nord d'Europa, ha approvato una denominazione che chiama cioccolato anche ciò che non è derivato dal burro di cacao. L'Italia, per proteggere non solo i Paesi produttori, che sono danneggiati da questa denominazione, ma anche i nostri artigiani, la nostra industria dolciaria e i consumatori, ha introdotto una denominazione: «cioccolato puro» per il cioccolato che è derivato solo dal burro di cacao. È uno dei casi in cui l'Italia deve far valere le sue buone ragioni in Europa. Non c'è una procedura di infrazione aperta. È bene che il Governo faccia valere le ragioni dei Paesi produttori, della nostra industria e dei consumatori su un terreno su cui queste ragioni sono valide. Quindi, in questo caso, esprimiamo consenso al Governo.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

Pag. 22

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, anche noi esprimiamo apprezzamento per la decisione del Ministro Ronchi di procedere al ritiro dell'articolo aggiuntivo 8.05: una sorta, per così dire, di «accantonamento fuori dal provvedimento», in attesa di riflessioni ulteriori e - speriamo - anche più condivise. Per la verità, già ieri il Ministro aveva espresso questa disponibilità e credo che si sia fatto bene: credo infatti che vi siano i margini per verificare se è possibile, rispetto all'Unione europea, attestarci su di una linea di difesa dei nostri prodotti tipici nazionali, fra i quali certamente l'arte del cioccolato spicca per qualità e anche per quantità. Credo dunque che tale difesa rispetto all'Unione europea di questa nostra denominazione di prodotti tipici meriti di essere perseguita, allo scopo di rivendicarne la migliore qualità rispetto ai concorrenti europei. Esprimiamo dunque il nostro apprezzamento per la decisione del Ministro.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, anche noi del gruppo della Lega Nord ringraziamo il Ministro Ronchi per il ritiro dell'articolo aggiuntivo 8.05. La battaglia che è stata condotta in maniera trasversale sulla dizione: «cioccolato puro», a tutela dei nostri cioccolatieri e dei nostri consumatori, è stata a suo tempo una battaglia giusta: sono dunque convinto che, di fronte ad una Commissione europea così riottosa nell'accordare una tutela ai nostri prodotti tipici, il Governo bene ha fatto a ritirare questa proposta emendativa per svolgere un approfondimento con la Commissione europea sul tema. Certamente, dobbiamo dire che questo approfondimento non sarà facile: ho però la netta convinzione che, con l'apporto di tutta quest'Aula, dalla destra alla sinistra, in questo momento possiamo svolgere una pressione a tutti i livelli (anche al livello della Commissione europea), affinché la dizione di cioccolato puro possa rimanere, a tutela - come dicevo - sia dei consumatori sia dei nostri artigiani cioccolatieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del subemendamento Martella 0.8.012.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, iniziamo così ad esaminare una serie di subemendamenti che riguardano l'articolo aggiuntivo 8.012 del Governo, che peraltro ha conosciuto varie riformulazioni rispetto al suo testo originario: vorrei dunque discuterne, tenendo conto di questo elemento. Con questa proposta si voleva originariamente dare sistemazione ad una situazione pendente che riguardava la società Autostrade e sulla quale anche nella precedente legislatura il gruppo dell'Italia dei Valori aveva espresso una posizione ben precisa (tant'è che presentammo un emendamento in proposito sia nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria sia nel corso dell'esame del cosiddetto decreto «milleproroghe»). Ora, però, la situazione appare assolutamente modificata: l'articolo aggiuntivo proposto dal Governo, infatti, che inizialmente aveva lo scopo di portare a compimento la procedura relativa alla convenzione fra ANAS e società Autostrade, ha improvvisamente preso una piega diversa, estendendosi in maniera assolutamente impropria e priva di regole a tutte le convenzioni fin qui sottoscritte da ANAS anche con altre società autostradali, indipendentemente dal fatto che si sia passati attraverso i vagli che sono previsti dalle procedure esistenti. Questo diviene dunque un meccanismo che, saltando le procedure (procedure che invece erano praticamente completate per quel che riguarda società Autostrade), estende a tutte le convenzioni l'immediata esecutività.
Ci troviamo dunque di fronte ad un testo, quello governativo, che per alcuniPag. 23versi vorremmo in parte votare, e probabilmente lo avremmo votato nella sua originaria formulazione.
A seguito della sua riformulazione (che ha determinato il citato allargamento), non possiamo esprimere un voto favorevole, per le ragioni che ho detto, sul secondo comma, così come esso è stato ora formulato dal Governo. Pertanto, preannunzio che chiederemo la votazione per parti separate dell'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo. Per quanto riguarda infatti il primo comma, concernente le modifiche introdotte alla legge n. 286 del 2006, laddove si prevede che, al primo periodo, le parole: «nonché in occasione degli aggiornamenti periodici del piano finanziario ovvero delle successive revisioni periodiche della Convenzione» sono soppresse, e che l'ultimo periodo sia sostituito dal seguente: «la convenzione unica sostituisce ad ogni effetto la convenzione originaria, nonché tutti i relativi atti aggiuntivi», noi riteniamo che tale parte sia da approvare e da votare in modo favorevole. Non condividiamo più, invece, il secondo comma che realizza questo improprio allargamento, dando di fatto il via a convenzioni che non hanno passato tutti i meccanismi delle procedure.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 10,40)

ANTONIO BORGHESI. Per tale motivo, d'altro lato, il subemendamento che stiamo adesso esaminando segue un ragionamento diverso, perché voleva riportare anche la società Autostrade per l'Italia, per la quale invece l'iter era completato, all'interno del quadro di riferimento precedente. Ma questo a noi non sembrava logico e coerente rispetto a ciò che abbiamo sostenuto nella precedente legislatura, anche attraverso emendamenti che come gruppo parlamentare avevamo presentato sia al disegno di legge finanziaria che al decreto «milleproroghe». Per tali ragioni, preannunzio che il gruppo si asterrà sulla proposta emendativa in esame.
Ribadisco però che, al di là dell'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo e di ciò che ho appena detto, il nostro problema riguarda non tanto tale proposta emendativa quanto l'articolo aggiuntivo «salva Retequattro». Come ricordavo prima leggendo un passo del Rapporto del Parlamento europeo sulla situazione e sulla libertà dei mezzi di informazione in Europa, dal Rapporto stesso si ricava un giudizio assolutamente negativo sulla questione della legalità dei mezzi di informazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di a parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, a noi sembra molto discutibile la scelta di inserire in un decreto sugli obblighi comunitari misure che toccano così pesantemente il sistema concessionario italiano ed il sistema di controllo. Avevamo proposto e sottolineato - anche nel Comitato dei nove - quanto fosse necessario invece ripartire per un approfondimento, che del resto non avevamo chiesto solo noi in Parlamento, ma che era stato oggetto anche di rilievi da parte di organismi istituzionali (penso alla Corte dei conti, all'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici e all'Autorità per la concorrenza), affinché si potesse addivenire ad una discussione approfondita su un argomento che riguarda un settore che genera un fatturato di cinque miliardi l'anno.
Oggi ci troviamo a discutere, con il provvedimento al nostro esame, di Retequattro, ma ritengo si debba far partecipe l'Assemblea dell'importanza e della valenza che l'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo - ed i subemendamenti da noi proposti - rivestono nel complesso del sistema regolatorio del nostro Paese. Vi sono meccanismi di assegnazione delle concessioni autostradali ai privati che devono essere regolati attraverso la congruità dei canoni, anche dando modo allo Stato e agli organismi preposti (in questo caso l'Anas, il CIPE, il NARS ma anche le CommissioniPag. 24parlamentari) di effettuare controlli a favore della trasparenza di ogni procedura. Con l'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo si cancella in un sol colpo - e per questo abbiamo provveduto a predisporre alcuni subemendamenti - l'iter approvativo che era stato imposto dalla legge n. 286 del 2006. Quella discussione fu molto approfondita in Parlamento, sollecitata come dicevo da organismi istituzionali: in quell'occasione sia le forze dell'allora maggioranza, sia quelle di opposizione chiesero - e abbiamo agli atti risoluzioni votate all'unanimità - che vi fosse un ruolo più trasparente e più approfondito degli organismi parlamentari ed istituzionali.
Oggi cosa accade? Con la modifica dell'articolo 2, comma 82, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, dietro la sollecitazione del Commissario europeo per il mercato interno si decide di evitare che, in occasione degli aggiornamenti periodici dei piani finanziari ovvero delle successive revisioni periodiche delle convenzioni, si giunga ad un confronto con gli organismi tecnici e istituzionali preposti.
Ci sembra che ciò sia, per la seconda volta nei Governi a presidenza Berlusconi, un regalo troppo grande. Nel 2004, dopo una discussione molto accesa del Governo Berlusconi, proprio in quella fase si decise, con un emendamento al decreto «milleproroghe» relativo alla sola società Autostrade, di introdurre un meccanismo che approvava il quarto atto aggiuntivo senza alcuna verifica tecnica parlamentare né degli organismi preposti (mi riferisco al CIPE e all'organismo tecnico del NARS).
Ciò avviene per la seconda volta, a meno di un mese dall'insediamento del Governo, tout court. Ciò accade per la società Autostrade, grazie all'alibi della risposta ad un'infrazione comunitaria, ma, per ovviare a tale inconveniente, sarebbe stato sufficiente il riferimento contenuto nel primo comma dell'articolo aggiuntivo da voi presentato, ma, tout court, si decide invece, in un primo momento, di giungere ad una approvazione complessiva per quanto riguarda la convenzione della società Autostrade e poi di aggiungere tutte le altre concessioni per le quali sia già stato siglato uno schema di intesa con l'ANAS. Riteniamo che ciò espropri l'organismo istituzionale di un controllo vero e proprio, ma soprattutto lo Stato centrale del suo potere di regolazione.
Non è sbagliato privatizzare. Lo abbiamo dimostrato - ricordo che facciamo parte di un partito riformista attento anche alle esigenze dei privati - con i meccanismi avviati durante la discussione sulle liberalizzazioni. Non è affatto sbagliato privatizzare per lo Stato ma esso esercita una sua funzione di regolatore e lo deve fare in modo appropriato. Sottrarsi ad un meccanismo che avrebbe comportato un ritardo di circa due mesi sull'approvazione di convenzioni che sono state modificate anche positivamente (come ci risulta) significa gettare un'ombra su un meccanismo molto complesso e, dal 1997 in poi, dare ragione a tutte le organizzazioni (non solo di consumatori) e a tutto quel mondo di giuristi e di regolatori che hanno sottolineato quanto sia stata superficiale fino ad oggi l'azione del Parlamento e quanto sia stato difficile correggere tali superficialità.
Chiediamo che su ciò si possa svolgere l'iter necessario, senza temere, attraverso tale percorso, di approvare le concessioni, come abbiamo fatto nell'anno passato. Infatti lo scorso anno abbiamo approvato in Parlamento nove concessioni autostradali e non vi è stato alcun elemento per cui il Parlamento dovesse porre veti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante MARIO TASSONE. Signor Presidente, ci accingiamo ad intervenire su un argomento e un tema di grande delicatezza e importanza. Stiamo discutendo da qualche giorno - da circa un paio - il provvedimento in esame che, a sua volta, racchiude argomenti e temi, alcuni urgenti ed altriPag. 25meno. Inoltre, si è verificato un susseguirsi di ipotesi, di temi ed argomenti e tra questi qualcuno è ritornato al nostro esame con molta puntualità e si è ripetuto di sovente, come quello di Europa 7 e di Retequattro.
Il problema delle concessioni ANAS è importante. Ne avevamo discusso nella scorsa legislatura e anche nella XIV. Si sono verificate vicende particolari rilevate anche nella scorsa legislatura e anche lo stesso Governo, nel corso della XV legislatura, è stato diviso e disarticolato soprattutto per quanto riguarda gli obiettivi cui le concessioni mirano. Ciò è tanto vero che noi, in quelle sedi, avevamo chiesto anche una rivisitazione del sistema delle concessioni.
Infatti, non si tratta del problema di siglare l'accordo con Atalantia o con l'Aspi o dare le concessioni a tutti senza capire che fine facciano i soldi, le energie e le risorse che si raccolgono attraverso i pedaggi. È mancato il controllo sull'attività delle concessioni, sui lavori di adeguamento e della messa in sicurezza dei nastri autostradali e, certamente è mancato, anche un determinato tipo di interesse rispetto agli obiettivi di affidare, attraverso il sistema di concessioni, l'approntamento di un sistema infrastrutturale serio ed efficace all'interno del nostro Paese.
Ci troviamo, signor Presidente, di fronte ad un articolo aggiuntivo del Governo e a due subemendamenti dell'opposizione. Tali subemendamenti fanno riferimento ad una situazione che era stata registrata, verificata e portata avanti dal precedente Governo. L'articolo aggiuntivo del Governo fa riferimento alle convenzioni con l'ANAS sottoscritte dalla società concessionaria autostradale, mentre i due subemendamenti fanno riferimento alle convenzioni stipulate il 12 ottobre 2007 e contengono, pertanto, il riferimento ad una data certa.
Ci troviamo di fronte ad una lettera di messa in mora all'interno di una procedura di infrazione dell'Unione europea. Il tema certamente avrebbe avuto bisogno di una rivisitazione e, soprattutto, di una discussione molto ampia ed articolata anche per capire il percorso e, in particolare, le posizioni del Governo.
Il Governo si presenta con l'articolo aggiuntivo in esame e non credo che ciò costituisca un ottimo biglietto da visita. Vogliamo riflettere; dobbiamo varare il provvedimento di urgenza in esame anche se ritengo che tutti i temi che avevamo lasciato in sospeso nel passato li ritroveremo puntualmente, non soltanto nei prossimi giorni, ma quando ci troveremo in situazioni di difficoltà per quanto riguarda le opere infrastrutturali.
Lei sa, signor Presidente, che con riferimento alle vicende che riguardano le concessioni portuali, aeroportuali, stradali, ferroviarie sono sempre stato per una rivisitazione delle concessioni. Nel caso in esame vi è nel concessionario la convinzione di essere il proprietario, al di fuori di ogni controllo e osservazione da parte del concedente.
Ritengo che questo sia un modo sbagliato di affrontare il tema anche se, lo ripeto, ci troviamo all'interno di una procedura di infrazione dell'Unione europea. Abbiamo inserito tutto, riproposto altri argomenti...
MARIO TASSONE. Signor Presidente, ci accingiamo ad intervenire su un argomento e un tema di grande delicatezza e importanza. Stiamo discutendo da qualche giorno - da circa un paio - il provvedimento in esame che, a sua volta, racchiude argomenti e temi, alcuni urgenti ed altriPag. 25meno. Inoltre, si è verificato un susseguirsi di ipotesi, di temi ed argomenti e tra questi qualcuno è ritornato al nostro esame con molta puntualità e si è ripetuto di sovente, come quello di Europa 7 e di Retequattro.
Il problema delle concessioni ANAS è importante. Ne avevamo discusso nella scorsa legislatura e anche nella XIV. Si sono verificate vicende particolari rilevate anche nella scorsa legislatura e anche lo stesso Governo, nel corso della XV legislatura, è stato diviso e disarticolato soprattutto per quanto riguarda gli obiettivi cui le concessioni mirano. Ciò è tanto vero che noi, in quelle sedi, avevamo chiesto anche una rivisitazione del sistema delle concessioni.
Infatti, non si tratta del problema di siglare l'accordo con Atlantia o con l'Aspi o dare le concessioni a tutti senza capire che fine facciano i soldi, le energie e le risorse che si raccolgono attraverso i pedaggi. È mancato il controllo sull'attività delle concessioni, sui lavori di adeguamento e della messa in sicurezza dei nastri autostradali e, certamente è mancato, anche un determinato tipo di interesse rispetto agli obiettivi di affidare, attraverso il sistema di concessioni, l'approntamento di un sistema infrastrutturale serio ed efficace all'interno del nostro Paese.
Ci troviamo, signor Presidente, di fronte ad un articolo aggiuntivo del Governo e a due subemendamenti dell'opposizione. Tali subemendamenti fanno riferimento ad una situazione che era stata registrata, verificata e portata avanti dal precedente Governo. L'articolo aggiuntivo del Governo fa riferimento alle convenzioni con l'ANAS sottoscritte dalla società concessionaria autostradale, mentre i due subemendamenti fanno riferimento alle convenzioni stipulate il 12 ottobre 2007 e contengono, pertanto, il riferimento ad una data certa.
Ci troviamo di fronte ad una lettera di messa in mora all'interno di una procedura di infrazione dell'Unione europea. Il tema certamente avrebbe avuto bisogno di una rivisitazione e, soprattutto, di una discussione molto ampia ed articolata anche per capire il percorso e, in particolare, le posizioni del Governo.
Il Governo si presenta con l'articolo aggiuntivo in esame e non credo che ciò costituisca un ottimo biglietto da visita. Vogliamo riflettere; dobbiamo varare il provvedimento di urgenza in esame anche se ritengo che tutti i temi che avevamo lasciato in sospeso nel passato li ritroveremo puntualmente, non soltanto nei prossimi giorni, ma quando ci troveremo in situazioni di difficoltà per quanto riguarda le opere infrastrutturali.
Lei sa, signor Presidente, che con riferimento alle vicende che riguardano le concessioni portuali, aeroportuali, stradali, ferroviarie sono sempre stato per una rivisitazione delle concessioni. Nel caso in esame vi è nel concessionario la convinzione di essere il proprietario, al di fuori di ogni controllo e osservazione da parte del concedente.
Ritengo che questo sia un modo sbagliato di affrontare il tema anche se, lo ripeto, ci troviamo all'interno di una procedura di infrazione dell'Unione europea. Abbiamo inserito tutto, riproposto altri argomenti...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. Concludo, signor Presidente. Ritengo che la legislatura sia iniziata con un provvedimento per alcuni versi defatigante e articolato che ha creato qualche frenesia in più. Avremmo dovuto e potuto razionalizzare meglio il nostro tempo e raggiungere risultati diversi e più soddisfacenti non soltanto per il Governo, ma per quest'Aula e soprattutto per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, è chiaro che sono veramente insoddisfatto per il fatto che l'articolo aggiuntivo in esame e questo argomentoPag. 26debba essere affrontato nel corso dell'esame di un disegno di legge di conversione di un decreto-legge, quindi un atto urgente e indifferibile.
Apprezzo molto il subemendamento che stiamo discutendo. Vi è, infatti, il tentativo di correggere un'impostazione del Governo da «colpo di spugna». Se avessimo anche solo in parte concordato il testo, avremmo potuto votare a favore, perché mi sembra che l'intenzione sia giusta.
Tuttavia, il subemendamento Martella 0.8.012.1 non tiene conto di atti successivi a quelli citati, come per esempio un decreto ministeriale. Avremmo potuto forse scriverlo meglio e opporci al Governo in modo più lineare. Tuttavia, in questo caso non possiamo che astenerci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi dispiace che il Presidente Fini se ne sia andato. Infatti, volevo sempre fare riferimento alla sua intervista al Corriere della Sera, dove paventava un rischio da evitare. «Il dialogo tra maggioranza e opposizione - ha dichiarato il Presidente Fini nell'intervista - non deve diventare consociativismo, scadere nell'inciucio». Segnalava, quindi, la necessità di «evitare il corto circuito tra due livelli che devono restare distinti: l'azione di Governo e il dialogo istituzionale». Rivendichiamo un contributo in questa direzione, nello scongiurare questo rischio. Tuttavia, aggiunge il Presidente Fini, «dovremo fronteggiare due errori speculari: la tentazione di ritenersi autosufficienti; anche sulle riforme, da parte del centrodestra; quello di confondere la battaglia sui singoli provvedimenti del Governo con il piano delle riforme da parte del Partito Democratico».
Signor Presidente Leone, la pregherei di avvisare il Presidente Fini di un rischio che corre lui personalmente: quello dello strabismo. Se guarda soltanto a destra e a sinistra, non si rende conto che c'è un ruolo che viene svolto in quest'aula anche dall'Unione di Centro e dall'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Leggendo il testo dell'articolo aggiuntivo 8.05 del Governo, appena ritirato, ho svolto la seguente rilevazione: l'Italia, nella normativa che regola la composizione del cioccolato, è giustamente più rigida rispetto al resto degli Stati membri dell'Unione europea. Di contro, il Governo italiano non è altrettanto rigido nel rispettare la sentenza della Corte europea del 31 gennaio 2008.
Quindi, è questione di gusti e di interessi privati, signor Presidente. L'articolo aggiuntivo «salva Retequattro» non si fa proprio carico di quello che ha sostenuto la Corte europea di giustizia. Anzi, il Governo ripropone le medesime violazioni contestategli e palesemente contrastanti con la normativa comunitaria. Siamo convinti che di questo passo e con questa proposta emendativa «salva Retequattro» l'Italia farà intendere all'Europa di voler fare quello che gli pare e piace.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, in questo intervento a titolo personale vorrei esprimere il mio imbarazzo e la mia amarezza sull'intervento dell'onorevole Barbareschi di ieri mattina sulla figura di Enzo Biagi. Con il suo parlare, onorevole Barbareschi, a mio avviso, lei non ha onorato la memoria di Enzo Biagi, il nostro grande giornalista. Infatti, ha soltanto accusato l'opposizione di averne fatto un uso strumentale. Da parte nostra, viceversa, abbiamo soltanto riportato delle frasi dell'esimio giornalista, che possono essere virgolettate senza tema di smentita.Pag. 27
Tuttavia, se lei è un estimatore, se il mio ragionamento è sbagliato, la prego di intervenire e di spingere affinché il suo compagno di partito, nonché sindaco di Roma, onorevole Alemanno, attualmente impegnato nell'intitolazione delle strade e delle piazze d'Italia ad illustri, ma qualche volta chiacchierati, predecessori politici, possa intervenire intitolando ad Enzo Biagi una strada o una piazza della nostra capitale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo anch'io a titolo personale su questa tematica che ci sta assorbendo da parecchio tempo. Vorrei riprendere velocemente quanto è stato menzionato nell'intervento precedente, ribadendo che dobbiamo essere al servizio dei cittadini, dobbiamo fare gli interessi della gente e non possiamo essere qui a rappresentare i nostri personali interessi, gli interessi di parte, a volte di partito. L'interesse prevalente è quello dei cittadini, la gente soffre, ha paura e ha difficoltà; è necessario essere, in modo serio, al loro fianco. Noi non possiamo essere la «casta»; dobbiamo essere davvero, con atti e con fatti concreti, al fianco dei cittadini ogni giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, chiederei l'attenzione anche del sottosegretario Bonaiuti e del Ministro Ronchi. Mi associo alla dichiarazione già pronunciata ma approfitto, in un momento di legittima contrapposizione, per segnalare un qualcosa che potrebbe vederci invece uniti in maniera sostanziale. Fuori dalla Camera, alle 12,30, il teatro di Volterra farà una rappresentazione dedicata ai rifugiati politici per chiedere il pieno recepimento, anche nel nostro ordinamento, delle norme sui diritti umani e l'istituzione del comitato nazionale per i diritti umani. Lo votammo tutti assieme alla Camera, prima che si interrompesse la precedente legislatura.
Ministro Ronchi, avendo già fatto delle iniziative assieme, mi piacerebbe che nelle prossime settimane si ripartisse da quella proposta, la si votasse tutti assieme e, dopo aver fatto dell'Italia la grande piattaforma contro la pena di morte - grazie ai radicali e a tanta parte del mondo cattolico -, l'Aula trasversalmente licenziasse un provvedimento di grande civiltà.

PRESIDENTE. Onorevole Giulietti, lei sa benissimo che in questa fase non potrebbe fare proposte e richieste di tale natura, ma sicuramente il Governo prenderà atto di quanto lei ha detto e farà le proprie valutazioni.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo su un'altra questione. Il Governo ha depositato una riformulazione dell'articolo aggiuntivo 8.06 che è stata inviata ai gruppi ma che è pervenuta al nostro gruppo parlamentare incompleta, priva di alcune parti. Pertanto, dato che ci sono dei termini di scadenza per la presentazione dei subemendamenti, chiederei di spostare questo termine e pregherei di far pervenire per intero il testo della riformulazione.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, senza intenzione di riaprire il dibattito ci piacerebbe ascoltare dalla viva voce del Ministro Ronchi l'opinione del Governo su quanto detto dall'onorevole Giulietti.

Pag. 28

PRESIDENTE. Avevo già detto che non ci troviamo in una fase in cui era possibile formulare una siffatta proposta. Comunque se il Governo lo ritira, può intervenire.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Signor Presidente, intervengo per un gesto di cortesia, senza riaprire il dibattito. L'onorevole Giulietti conosce perfettamente la sensibilità che ci ha accompagnato anche nella precedente legislatura, non soltanto per la moratoria contro la pena di morte, ma anche per altri temi. È mio compito personale, come cittadino italiano e non solo come Ministro, non soltanto aderire all'invito dell'onorevole Giulietti ma anche far sì che questa iniziativa prenda corpo il più presto possibile, proprio per il comune sentire sui diritti umani.

PRESIDENTE. In risposta alla richiesta avanzata dall'onorevole Borghesi, il termine per la presentazione dei subemendamenti all'articolo aggiuntivo 8.06 (Ulteriore nuova formulazione), è differito alle ore 12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per sottolineare nuovamente l'atto di arroganza e di prepotenza con cui il Governo cerca di salvare ancora una volta Retequattro.
Visto che i banchi del Governo si stanno popolando e considerato che il salvataggio di Retequattro è strettamente legato agli interessi privati dell'attuale Premier, l'onorevole Silvio Berlusconi, credo che il Presidente del Consiglio avrebbe dovuto almeno avere il coraggio di presentarsi di persona in quest'Aula per seguire un dibattito che lo interessa in prima persona, non solo nella sua qualità di Capo del Governo, ma, soprattutto, nella qualità di imprenditore. Peccato che l'onorevole Berlusconi non abbia avuto questo coraggio ed abbia, invece, inviato qualche Ministro - questa mattina è presente il Ministro Ronchi, mentre non vedo più il Ministro Vito - a rappresentare gli interessi del Governo e anche i suoi personali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, in accordo con l'onorevole Borghesi, che segue per il nostro gruppo l'esame del provvedimento, e con la sua richiesta di votazione per parti separate, ci asterremo sulla seconda parte della proposta emendativa, mentre saremo favorevoli sulla prima parte che è stata già illustrata e sulla quale vi era un accordo preliminare.
Riguardo al modo di lavorare, osservo, come abbiamo fatto fin da ieri, che questo precipitare di cose e il fatto che il Governo presenti all'ultimo momento proposte emendative, infilandole così nella massa di quelle già presentate, non ci aiuta a seguire i lavori dell'Aula con la coerenza e la qualità necessarie, e ciò è dovuto - lo ripeto - alla massa enorme di proposte emendative.

PRESIDENTE. Chiedo di precisare se sia stata chiesta la votazione per parti separate, perché alla Presidenza non risulta.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, presenteremo una richiesta di votazione per parti separate dell'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per preannunciare il voto di astensione sulla propostaPag. 29emendativa che riguarda le autostrade italiane e le relative concessioni. Vorrei anche approfittare di questo momento per plaudere all'elezione della professoressa Cristina Compagno a magnifico rettore dell'università di Udine, considerato che ieri è stata proclamata appunto capo e vertice di questa importante istituzione universitaria. È una delle poche donne che guidano le università italiane, la prima ad essere eletta in un ateneo con oltre quindicimila studenti. Volevo sottolineare questo dato per evocare un'importante tappa dell'emancipazione femminile che ormai è un dato acquisito in Italia, per la quale, tuttavia, dobbiamo ancora lavorare tanto, e che trova oggi nella professoressa Compagno una punta di diamante significativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costantini. Ne ha facoltà.

CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per dichiarare la mia adesione agli interventi svolti prima dai colleghi Borghesi e Misiti. Noi avremo un atteggiamento prudente, ci asterremo sulle proposte emendative in esame partendo dalla consapevolezza che un intervento in questa materia è necessario e, per certi versi, anche urgente, ma è certamente inopportuno per come è stato fatto in questa sede, risolvendo problemi che non hanno nulla a che vedere con le questioni urgenti che dovrebbero essere trattate nel provvedimento in esame. Credo che pur di mantenere la proposta emendativa che si riferisce a Retequattro e di rendere logico e credibile questo inserimento, si sia «ficcato» all'interno del provvedimento di tutto e di più. Pertanto avremo un atteggiamento prudente, che produrrà un voto di astensione partendo - lo ripeto - dalla consapevolezza che la materia deve essere riformata, ma muovendo anche dalla considerazione che non è questa la sede per trattare questioni così importanti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo a titolo personale sul subemendamento Martella 0.8.012.1 per confermare la mia astensione.
Ci chiediamo tutti: cos'è il passato, è lo stesso di quello che sarà? Questa massima di Salomone sembra essere applicata con una costanza ripetuta nel tempo dall'onorevole Berlusconi il quale, nell'abbraccio simbolico offerto a tutti i deputati, ha risposto, come nel passato, con un provvedimento ad hoc, ad personam e nel proprio interesse.
Osiamo rammentare, con ragione, che ciò che sarà non dev'essere uguale al passato. Da ciò deriva che cui chiunque, ragionevolmente predisposto al confronto, ha il dovere e il diritto di meditare sul proprio operato o, se ce lo concedete, sui propri errori. Da qui rivolgiamo un caloroso e forte invito all'onorevole Berlusconi ad «autoemendarsi» per gli errori del passato, purtroppo confermati, nell'attuale legislatura, con la proposta emendativa chiamata «salva Retequattro», che va senz'altro ritirata (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, preannunzio la mia astensione sul subemendamento Martella 0.8.012.1, che ritengo meritevole di questo tipo di voto. Non mi asterrò, invece, sull'articolo aggiuntivo 8.015 (Seconda ulteriore nuova formulazione) del Governo, sul quale voterò senz'altro contro: mi imbarazza, infatti, che si sia ritenuto di «ammalorare» il contesto politico con la presentazione e l'ammissione di una proposta emendativa palesemente inammissibile e non urgente, il cui contenuto sostanziale è già stato bocciato dal TAR del Lazio, dal Consiglio di Stato e dalla Corte costituzionale e, in ambito superiore, dalla Corte di giustizia delle Comunità europee. Ci chiediamo perché mai il Governo non abbia ritenuto altrettanto urgente conformarsiPag. 30alla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee, che consiglia di assegnare le frequenze attualmente utilizzate da Retequattro ad Europa 7. Riteniamo che sia opportuno, pertanto, ritirare l'articolo aggiuntivo di cui sopra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo a titolo personale per preannunziare la mia astensione sul subemendamento Martella 0.8.012.1. Vorrei però evidenziare alcune questioni relative al modo di procedere. In occasione dell'insediamento di quest'Aula, il Presidente del Consiglio è venuto ed ha parlato di disponibilità al dialogo. Disponibilità al dialogo che, però, è venuta meno il primo giorno di scuola, perché immediatamente il Presidente del Consiglio, all'interno del decreto-legge in esame, ha inserito una proposta emendativa che gli interessa e sulla quale non intende assolutamente instaurare un dialogo. Noi dell'opposizione, invece, lo vogliamo. Mi riferisco al fatto che il nostro capogruppo, l'onorevole Donadi, ha dato la disponibilità piena al ritiro dell'articolo aggiuntivo Di Pietro 8.0100 - presentato dal nostro gruppo sulla tematica delle frequenze - nel caso in cui il Governo provveda a ritirare la sua proposta emendativa. Si tratta di un elemento di cortesia istituzionale, considerato che il Presidente della Repubblica verrà chiamato a pronunziarsi in brevissimo tempo su una questione estremamente controversa, creando un serio imbarazzo istituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Viola. Ne ha facoltà.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per sostenere il subemendamento Martella 0.8.012.1, presentato dal Partito democratico, in quanto esso interviene per sanare l'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo, che ci preoccupa molto. Dopo che, nella precedente legislatura, maggioranza e opposizione si erano impegnate in un serio lavoro di verifica delle condizioni contrattuali delle concessionarie autostradali, con l'articolo aggiuntivo 8.012 del Governo si concretizza, con un colpo di spugna, un grave danno per la comunità nazionale, in primis per i cittadini utenti, che così non avranno alcuna garanzia che ad un pagamento di un pedaggio corrispondano un impegno concreto per un miglioramento dei servizi offerti dai concessionari, investimenti in sicurezza e nuovi tratti autostradali.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 11,15)

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Il danno si registra anche nei confronti degli stessi contribuenti, nei confronti dei quali verranno aumentati i pedaggi, senza che a ciò corrisponda alcun impegno motivato. Ricordo solo per memoria che, tra le concessionarie beneficiate, vi sarà la Brescia-Padova, che si vedrà prorogato il contratto di trent'anni anni per realizzare una nuova autostrada, sulla cui realizzazione gli enti interessati non hanno raggiunto alcun accordo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, questo è il primo dei tre subemendamenti che abbiamo presentato come gruppo del Partito Democratico per porre rimedio ed arginare l'errore profondo e la scelta sbagliata che sono insiti nell'articolo aggiuntivo 8.012 del Governo, dove si affronta una grande questione da anni al centro dell'attenzione del Governo e del Parlamento. La si affronta con un percorso e un procedimento assolutamente non condivisibili, attraverso un articolo aggiuntivo inserito in un decreto-legge che ha ben altri contenuti, che è stato oggetto, traPag. 31l'altro, di ripetute e tormentate riformulazioni e in cui non vi è nessuna garanzia per l'interesse generale della comunità e, soprattutto, per una soluzione definitiva al problema della regolazione dei rapporti tra Stato, ANAS e società concessionarie. Manca una soluzione equilibrata per i diversi interessi in gioco, a cominciare dalla necessità dell'esecuzione integrale degli investimenti sulla rete infrastrutturale, a forte tutela degli interessi dei cittadini per il miglioramento della qualità del servizio. Perciò, con questo primo subemendamento tentiamo di porre riparo a questo errore del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, noi radicali sosteniamo questo subemendamento, volto al rispetto delle procedure, secondo quella impostazione che il Ministro Bonino cercò di far prevalere in seno al Governo Prodi. In quell'occasione, lo ricordo, il comportamento di Di Pietro non è stato di certo ispirato al principio pacta sunt servanda sulla vicenda autostrade - e non solo - e ha impedito quell'importante investimento di Abertis, analogamente - colleghi della maggioranza - a chi ha fatto fuggire dal nostro Paese Air France.
Colgo, però, l'occasione per chiedere che le elargizioni, anche di società autostradali, a favore di vari partiti e soggetti politici, quali risultano da atti presso la tesoreria della Camera, siano conoscibili non solo da noi parlamentari, ma dagli stessi cittadini, attraverso la loro pubblicazione sul sito della Camera, in nome di una trasparenza sempre più necessaria per la democrazia del nostro Paese.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Esposito, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale: si intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, l'approvazione del subemendamento in parola consentirebbe di risolvere la forzatura operata dal Governo e contenuta nel secondo comma dell'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione), con il quale si approvano tutti gli schemi di convenzione già sottoscritti tra ANAS e le società concessionarie autostradali. In questo modo, si compie una brusca inversione di marcia rispetto alla richiesta, unanimemente espressa in una risoluzione del gennaio 2006 dalle allora maggioranza e opposizione, circa la necessità di rivedere il processo di privatizzazione mediante una verifica puntuale del funzionamento delle concessioni. Con l'articolo aggiuntivo del Governo, invece, si introduce un discutibile effetto «sanatoria», che impedisce la definizione del ruolo dei privati e del pubblico, a tutela dell'interesse generale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, colleghi deputati, avrò modo, nel corso di questo e in altri interventi che a titolo personale svolgerò sulle diverse proposte emendative di pari argomento, di precisare meglio il mio pensiero in proposito. Parto adesso da un dato di metodo: nella scorsa settimana abbiamo approvato rapidamente insieme, maggioranza e opposizione, tre decreti-legge varati dallo scorso Governo, condivisi e non modificati dal nuovo Governo. Avremmo voluto fare lo stesso anche con il decreto-legge in esame, se non fosse che, utilizzando il pretesto degli adempimenti alla normativa comunitaria, in questo provvedimento sono stati surrettiziamente aggiunti, sotto forma di proposte emendative, provvedimenti molto forti e di impatto notevole, che ben altro iter procedurale dovrebbero avere in questo Parlamento per esserePag. 32esaminati. Il primo è quello più famoso in questi giorni che riguarda Retequattro, mentre il secondo è l'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo nelle varie formulazioni cui abbiamo assistito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per esprimere la forte contrarietà rispetto all'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo e, in particolare, sui contenuti del comma 2.
Esprimo un voto contrario a causa di questa procedura straordinaria di approvazione, non solo delle convenzioni siglate dall'ANAS ma anche degli schemi sottoscritti dalle società concessionarie, che rappresenta una forzatura non condivisibile per il metodo e il merito della questione posta. Per il metodo, data la rilevanza del tema e l'entità delle risorse economiche in gioco, è sconvolgente che non si possa procedere secondo i termini ordinari di un percorso legislativo che coinvolga correttamente le Commissioni e il Parlamento e che si avvalga dei pareri tecnici degli organi competenti.
Non condivisibile rispetto al merito, in quanto la rilevanza del tema richiede la necessità di una riflessione attenta e approfondita sui diversi aspetti delle concessioni autostradali, sulla congruità dei canoni, dei controlli e della trasparenza della procedura quando invece l'approvazione acritica degli schemi di concessione toglie ogni possibilità di controllo, di verifica e di garanzia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vorrei portare all'attenzione...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Braga.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, anche in questo caso il voto avrebbe potuto essere diverso se la proposta emendativa presentata dal Governo si fosse limitata al primo comma esaudendo gli obblighi comunitari e l'esecuzione delle sentenze della Corte di giustizia della Comunità europea; questo, infatti, è il motivo per cui si sarebbe dovuto presentare il provvedimento. Invece, nella seconda parte della proposta emendativa, viene proposta l'approvazione di tutti gli schemi di convenzione con l'ANAS configurando una sorta di maxisanatoria. Si tratta di convenzioni di assoluta importanza, sia per il rilievo finanziario, sia per gli investimenti che dovranno essere realizzati e che sono risultati ancora estremamente carenti. Si tratta di un iter che dovrebbe seguire il normale decorso parlamentare ma che, con uno stile che preoccupa anche per il futuro, il Governo preferisce esaurire in maniera frettolosa e senza i necessari approfondimenti, in nome di un decisionismo assolutamente non giustificato.
La normale procedura parlamentare significherebbe applicare, in piena tutela dell'interesse pubblico, il bagaglio di osservazioni, indirizzi e miglioramenti tradotti in norma, su un tema così strategico. Sarebbe così opportuno che la parte seconda della proposta emendativa venisse ritirata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Martella 0.8.012.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 525
Votanti 493
Astenuti 32
Maggioranza 247
Hanno votato 217
Hanno votato no 276
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Pag. 33

Prendo atto che la deputata Farina Coscioni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che la deputata Pedoto ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi. Prendo altresì atto che il deputato Vincenzo Antonio Fontana ha segnalato di aver erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario. Prendo atto, infine che il deputato Pezzotta ha segnalato che non è riuscito a votare.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire adesso sull'ordine dei lavori perché poco fa, in sua assenza, ho riletto una parte dell'intervista che lei ha rilasciato al Corriere della sera. Ne riprendo un frammento per porre una questione di merito rispetto all'organizzazione dei nostri lavori.
Il giornalista le domanda: «nel giorno del suo insediamento lei ha promesso di essere il garante di tutti. È difficile spogliarsi dell'uomo di parte»? Lei risponde: «è difficile ma è doveroso, deve essere chiaro il ruolo di garanzia che non può essere semplicemente notarile».
A questo proposito mi corre l'obbligo di rappresentarle - e lo faccio per tempo - che all'articolo aggiuntivo 8.015 (Seconda ulteriore nuova formulazione) del Governo noi abbiamo presentano una serie di subemendamenti. Dagli uffici ci viene riferito che sono stati ritenuti ammissibili soltanto tre subemendamenti: uno presentato dal gruppo Italia dei valori e due dal gruppo Partito Democratico (sostanzialmente identici). Tale decisione degli uffici, mi scrivono dall'ufficio legislativo dell'Italia dei Valori, è legata all'interpretazione letterale data dalla Presidenza della Camera al Regolamento secondo cui sono subemendabili esclusivamente le parti modificate della nuova versione emendativa.
Nella fattispecie le parti modificabili erano due parole del comma 2 della nuova formulazione, ma in qualità di gruppo Italia dei Valori avevamo presentato più di trenta subemendamenti poiché con un'interpretazione meno letterale, a volte utilizzata in passato, si può far riferimento all'intero comma e non esclusivamente alle singole parole modificate.
La pregherei, signor Presidente, di farmi sapere i precedenti dell'una e dell'altro caso.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, gli uffici faranno conoscere nei tempi più brevi possibili ciò che lei chiede.
Passiamo alla votazione del subemendamento Martella 0.8.012.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, su questa specifica proposta emendativa non posso che richiamarmi a quanto ho affermato per il subemendamento precedente, quindi, considerato che sono tre le proposte emendative da considerare, compresa quella del Governo, ribadisco quanto ho già detto: sulla proposta emendativa presentata dal Governo chiederemo la votazione per parti separate perché su alcune questioni siamo d'accordo; sul subemendamento in esame ribadisco una dichiarazione di voto di astensione per le motivazioni già indicate. Mentre non ci sta bene la nuova formulazione del Governo con la quale si considera qualunque tipo di concessionario indipendentemente dallo stadio di avanzamento delle procedure e si garantisce un'automatica esecutività della convenzione, sulla questione delle autostrade invece noi saremmo stati anche pronti ad un voto favorevole se il Governo non avesse riformulato l'articolo aggiuntivo in questione.
Approfitto però del tempo che mi resta per ritornare alla questione fondamentale che noi stiamo sollevando in questa sede, quella relativa all'articolo aggiuntivo «salva Retequattro».
Credo che faccia bene anche ripercorrere un po' la storia del nostro sistema radiotelevisivo, perché ci fa capire quale èPag. 34stata la connessione e quale è la situazione che oggi vede coinvolto direttamente il nostro Presidente del Consiglio in questa vicenda, che naturalmente non nasce oggi ma viene da lontano. Forse, siccome in questa Assemblea vi sono anche dei neoeletti che hanno una trentina d'anni e queste vicende nascono invece più di trent'anni fa (quando tali deputati non erano ancora nati o erano bambini) per qualcuno di loro vale la pena sapere quale è stata questa storia.
È una storia che inizia con una sorta di far west televisivo, a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale del 1976 che cancella il monopolio della RAI.
Io sono un liberale ed ero e sono ancora assolutamente favorevole alla cancellazione del monopolio, ma naturalmente mi aspettavo che dopo il monopolio si arrivasse ad una situazione di concorrenza (per questo è interessante seguire questa storia). Invece di fronte a questa situazione che cosa succede? Succede che da più trent'anni (trentadue) viviamo in una sorta di illegalità, perché un imprenditore, che porta il nome di Silvio Berlusconi, compra un po' di televisioni private allora esistenti e incomincia ad avere un controllo che si direbbe dominante, una posizione dominante, di quelle che lo Sherman Act di fine Ottocento negli Stati Uniti cancellerebbe immediatamente. Invece che cosa è accaduto? La Corte Costituzionale comunque non ha permesso l'irradiazione su tutto il territorio nazionale, ma il Presidente Berlusconi non ha ascoltato e non ha rispettato questa sentenza della Corte e ha iniziato a trasmettere in un modo che praticamente superava questo divieto, attraverso il cosiddetto sistema del «pizzone».
Poi però arriviamo ad una data storica da questo punto di vista, il 16 ottobre 1984, quando i pretori oscurano in alcune regioni le tv Fininvest.
A questo punto, però, succede che - chissà perché - salta fuori un provvedimento, chiamato in seguito decreto Berlusconi (pensate, lui in politica non c'era, però nel 1984 vi fu un cosiddetto decreto Berlusconi!) che venne di fatto scritto e fatto approvare dall'allora Presidente del Consiglio, Bettino Craxi.
Ma sentite cosa scrive l'attuale Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a Craxi dopo l'approvazione di questo decreto: «Caro Bettino, grazie di cuore per quello che hai fatto. So che non è stato facile e che hai dovuto mettere sul tavolo la tua credibilità e la tua autorità. Spero - continua Silvio - di avere modo di contraccambiarti. Ho creduto giusto non inserire un riferimento esplicito al tuo nome nei titoli TV prima della ripresa, per non esporti oltre misura».
In altri termini, già allora, egli diceva ai telegiornali ciò che dovevano fare o non fare, a proposito delle pressioni e delle ingerenze sulle televisioni. «Troveremo - continua - insieme al più presto il modo di fare qualcosa di meglio...»

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. «Ancora grazie dal profondo del cuore. Con amicizia, tuo Silvio».
Poi continuerò a raccontarvi la storia del seguito di questa lettera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marantelli. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, intervengo sull'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo poiché tale proposta emendativa ci ha non poco sorpreso. E mi permetto di dire che quest'ultima è più importante dell'articolo aggiuntivo «salva Retequattro», caro Di Pietro. Essa, infatti, favorisce smaccatamente la società Autostrade per l'Italia, che non brilla certo per efficienza della gestione.
Nonostante ciò - o forse per questo - dal 2000, Autostrade Spa ha distribuito 1.830 milioni di dividendi. Considerato che la sua concessione durerà sino al 2038, da quelle parti possono dormire sonni tranquilli alle spalle dei pendolari.Pag. 35
In cambio del sostegno ad Alitalia, vedremo nelle prossime ore, amici della Lega, se sarà così. Era giusto? Si permetteva la convenzione con Atlantia Spa e, solo ad essa, si consentiva di evitare l'esame del CIPE, del NARS e del Parlamento, in modo da assicurare alla società Autostrade Spa condizioni di maggior favore. Tant'è vero che il giorno dopo la presentazione della proposta emendativa del Governo, la settimana scorsa, la società Atlantia Spa ha guadagnato più del 7 per cento alla Borsa valori di Milano.
A noi non è sembrato giusto. Pertanto, abbiamo presentato questo subemendamento che si propone di scongiurare la violazione del principio di equità. Naturalmente siamo consapevoli che, quando affrontiamo questo tema, la destra rimprovera al centrosinistra il discutibile processo di privatizzazione che portò alla convenzione. Ma da allora tante macchine e autotreni sono passati sotto i ponti e nessuno si è preoccupato di verificare se gli impegni cui doveva far fronte Autostrade Spa siano stati mantenuti. Ci riferiamo agli investimenti relativi alla manutenzione e alla sicurezza. Non si pretende di esprimere un giudizio generalizzato. Tuttavia sulla A8, l'autostrada dei laghi, la prima realizzata in Italia, non è accaduto. Ormai il costo del personale incide poco. Se non si fanno investimenti, le ingenti entrate quotidiane, cash, finiscono in gran parte nelle tasche del gruppo Benetton.
Nel 2005 lo Stato ha avuto 130 milioni di euro per le entrate relative alle concessioni autostradali: la società Autostrade Spa ne ha pagati 65 di canone per circa metà della rete nazionale. Questi dati contano, anzi cantano!
Nei cinque anni di Governo del centrodestra, dal 2001 al 2006, Autostrade Spa ha fatto il bello e il cattivo tempo alle spalle dei pendolari.
Nel 2006 il Governo di centrosinistra ha dato vita a quello che è stato definito il federalismo infrastrutturale. Questa modalità originaria di realizzazione delle infrastrutture è contenuta nel programma del PD.
Ma in tempi in cui tutti giustamente siamo sotto esame, può il Parlamento lasciare immutato uno dei più giganteschi casi accertati di rendita? Penso di no.
Non appare infondato il sospetto che, ad esempio, Autostrade Spa freni sulla realizzazione della Pedemontana, perché diminuirebbe, insieme al traffico sulle autostrade dei laghi, anche il ricco introito rappresentato dai pedaggi della barriera di Milano.
In queste valutazioni - credetemi - non vi è alcun processo alle intenzioni. Vi è solo il tentativo di affermare nel nostro Paese la necessaria cultura del controllo che non sempre è tra le occupazioni principali delle istituzioni.
In sintesi: Autostrade Spa ha ceduto la quota Brebemi a Banca Intesa; è uscita da Pedemontana Spa conservandosi il diritto (il cosiddetto call) a rientrare entro il 31 ottobre; i diversi advisor si chiedono cosa farà la società Autostrade entro quella data. Ad Autostrade Spa è assicurato il riconoscimento dell'inflazione reale, le altre società devono accontentarsi dell'inflazione programmata.
Siamo certi, caro Governo, che il rischio di ulteriori ricorsi a TAR e Unione Europea sia scongiurato?
Ora il testo è in parte cambiato, ma tale rischio resta concretissimo. Mettere sullo stesso piano tutte le società che hanno sottoscritto le convenzioni con ANAS, non è del tutto corretto: si tratta di un colpo, per esempio, indirizzato contro chi ha dovuto «sudare sette camicie» per far approvare le convenzioni.
Il nord del Paese deve continuare a fare i conti con il collasso quotidiano dei collegamenti: nella sola Lombardia, su ogni chilometro di asfalto, passano 22.900 tonnellate di merci, contro le 7.100 della media nazionale.
Il Partito Democratico si è impegnato concretamente per affrontare e risolvere un fattore decisivo per la competitività di quelle aree, indispensabili per lo sviluppo e la crescita dell'intero Paese, e noi eravamo e siamo disponibili a collaborare per tale obiettivo.Pag. 36
Con le proposte del Governo, si mettono, invece, a rischio investimenti per le infrastrutture indispensabili per vincere le sfide che l'Italia ha davanti a sé. Alla vigilia dell'Expo 2015, non ci sembra una scelta saggia.
Cari colleghi di centrodestra, le battaglie contro i poteri forti e le rendite non si declamano nelle interviste, ma si praticano con l'azione di Governo.
Tra i poteri forti e i pendolari, il Partito Democratico sta con i pendolari (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà, per un minuto.

IVAN ROTA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale e, nel confermare il voto di astensione, utilizzo il tempo concessomi dal Regolamento per sottolineare, ancora una volta, l'inopportunità di una proposta emendativa che, con una prova di forza, il Governo vuole imporre al Parlamento solo per tutelare il singolo interesse.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, rinuncio.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente, degli ultimi interventi sull'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo, alcuni sono stati svolti sempre in riferimento all'ormai famosissimo articolo aggiuntivo 8.015 (Seconda ulteriore nuova formulazione) del Governo, altri invece hanno riguardato il merito dell'articolo aggiuntivo stesso. Anzi, per essere ancora più precisi, i suddetti interventi sono stati svolti prima di votare il subemendamento Martella 0.8.012.2 riferito all'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo, su cui rimane l'invito al ritiro altrimenti il parere della Commissione è contrario.
Quindi, vorrei riconfermare questo orientamento da parte della Commissione sul quale, credo, concordi anche il Governo.
Inoltre, signor Presidente, le vorrei far presente, considerato che ho la parola, che sul subemendamento Martella 0.8.012.5 devo ancora esprimere il parere, perché mi era sfuggito.

PRESIDENTE. Sì, deve ancora esprimere il parere.
Prendo atto che i presentatori del subemendamento Martella 0.8.012.2 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Martella 0.8.012.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 532
Votanti 526
Astenuti 6
Maggioranza 264
Hanno votato 257
Hanno votato no 269

(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Laratta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che i deputati Scelli, Bianconi e Calderisi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario. Prendo inoltre atto che il depuato Barbato ha segnalato di essersi erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

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Passiamo alla votazione del subemendamento Martella 0.8.012.5.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, stiamo motivando la nostra contrarietà all'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo. È una scelta sbagliata, che non condividiamo, perché interviene su una materia sicuramente rilevante e di grande pregnanza nel dibattito generale del Paese e nell'agenda delle priorità del governo e del Parlamento.
Con questo articolo aggiuntivo del Governo stiamo incrociando una questione nazionale, che interessa davvero in profondità il Paese e il sistema Italia. Siamo di fronte a un segmento rilevante della politica nel settore autostradale e delle infrastrutture; siamo di fronte alla necessità di definire il nuovo equilibrio legislativo per la disciplina dei rapporti di concessione fra lo Stato, l'ANAS e i diversi soggetti concessionari di tante tratte della rete autostradale e stradale nazionale.
Su questi temi abbiamo un'attenzione vera, non di forma, che si nutre di alcune profonde convinzioni. È necessario intervenire con serietà ed equilibrio su questi argomenti, con uno sguardo complessivo alla pluralità degli interessi in gioco e delle esigenze in campo.
Sappiamo che ci sono problemi rilevanti sul tappeto, che si trascinano insoluti: i problemi legati all'applicazione dell'articolo 12 del provvedimento collegato alla legge finanziaria del 2007 e alla procedura di infrazione comunitaria. Ma proprio per questa ragione ci siamo attivati sin dalla scorsa legislatura.
Voglio ricordare a quest'Aula e ai colleghi della maggioranza e dell'opposizione, di allora e di adesso, che il 24 luglio approvammo all'unanimità una risoluzione estremamente articolata e ragionata in Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici.
Era una risoluzione con la quale sottolineavamo la necessità di adottare una soluzione condivisa e concordata tra ANAS e i soggetti concessionari per le questioni insolute, che dovesse avere di mira la pluralità degli interessi in gioco.
Questi ultimi vanno, innanzitutto, nella direzione dell'ammodernamento e della riqualificazione della nostra rete infrastrutturale e del miglioramento del servizio autostradale e viario; vanno nella direzione di elevare la qualità e l'efficienza del servizio, per tutelare davvero con i fatti gli interessi dei cittadini e dell'intera comunità.
Con quella risoluzione auspicavamo e sollecitavamo, con il consenso del Governo, una soluzione condivisa, mediante il rafforzamento del dialogo e del confronto con tutti i soggetti economici, istituzionali e sociali interessati, per tutelare gli interessi pubblici, da un lato, ma anche il ruolo imprenditoriale svolto dalle società concessionarie, dall'altro, con un'attenzione vera e concreta all'azione e al ruolo degli operatori privati, che sono impegnati in questo settore così importante per l'intero sistema infrastrutturale del Paese.
Sottolineavamo anche la necessità che il dialogo dovesse essere ripreso avendo una precisa stella polare di riferimento, ossia quella di assicurare l'effettiva realizzazione integrale - dopo tante incertezze, rinvii e ritardi - degli investimenti e delle opere già programmate, in progetto, in esecuzione da parte dei diversi soggetti concessionari della rete autostradale.Pag. 38
Da questo punto di vista, verifichiamo, invece, che le cose vanno in una direzione diversa. Al decreto-legge in esame, che ha un contenuto completamente eterogeneo e lontano, è stato presentato questo articolo aggiuntivo, oggetto, tra l'altro, di una pluralità di faticose e tormentate riformulazioni, con cui si scalfisce, si indebolisce, si mina in profondità il ruolo dello Stato, doveroso ed essenziale per una soluzione equilibrata e alta dei diversi interessi in gioco.
Ecco perché invochiamo il rispetto delle procedure e con la proposta emendativa in esame entriamo nella logica del Governo, che pure non condividiamo, di normare la questione con questo decreto-legge; ma vogliamo che si possano pronunciare con pienezza gli organismi istituzionali e tecnici competenti: il NARS e il CIPE.
Ricordiamo che nella XIV legislatura fu proprio il NARS a sottolineare come il livello dei profitti delle società concessionarie per gli incrementi tariffari era assolutamente troppo alto e sproporzionato rispetto agli investimenti effettuati e alla ricaduta positiva sul Paese.
Ecco perché, con questo subemendamento, chiediamo paletti e garanzie precise per soluzioni alte, giuste e limpide, nell'interesse del Paese.
Le questioni sono così rilevanti, gli interessi in campo sono così pregnanti che non sono possibili colpi di mano, improvvisi giochi parlamentari. Chiediamo al Governo, invece, di sciogliere i nodi, e di farlo con un procedimento alla luce del sole (mi riferisco a quello contemplato nei commi 82 e seguenti dell'articolo 2 del decreto-legge n. 262 del 2006). Chiediamo di tutelare attraverso questo procedimento, attraverso il ruolo del NARS e del CIPE, non le nostre posizioni politiche di parte, ma l'interesse dell'Italia, l'interesse del sistema Paese. Questa è l'unica preoccupazione che ci muove.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi, per cinque minuti. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, poiché il subemendamento in esame riguarda una riformulazione del Governo che non condividiamo, dichiariamo fin d'ora il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori su questo subemendamento all'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo.
A questo punto, continuo con la mia storia concernente il sistema radiotelevisivo italiano. Vorrei rileggere la lettera che l'attuale Presidente del Consiglio Berlusconi inviò al Presidente del Consiglio dell'epoca, Bettino Craxi, dopo che questi aveva fatto approvare il cosiddetto «decreto Berlusconi» (così era chiamato allora). Egli scrive: «Caro Bettino, grazie di cuore per quello che hai fatto. So che non è stato facile e che hai dovuto mettere sul tavolo la tua credibilità e la tua autorità. Spero di avere il modo di contraccambiarti. Ho trovato giusto non inserire un riferimento esplicito al tuo nome nei titoli TV prima della ripresa per non esporti oltremisura. Troveremo insieme al più presto il modo di fare qualcosa di meglio. Ancora grazie dal profondo del cuore. Con amicizia, tuo Silvio». Bettino non prese carta e penna per scrivere: «Caro Silvio, non dovevi disturbarti!», perché aveva una sua furbizia in queste cose; però, evidentemente una risposta l'ha data, se è vero che le inchieste giudiziarie hanno accertato che, dopo tale decreto Berlusconi, fiumi di denaro - lo ripeto: fiumi di danaro - miliardi e miliardi di lire sono finiti dai conti della Fininvest ai conti personali, anche all'estero, di Bettino Craxi. «Spero di avere modo di contraccambiarti»: e Silvio ha dato il contraccambio, così come aveva scritto. Per tale motivo questa vicenda nasce male. Nasce male perché nasce su un'illegalità che dura da ventiquattro anni, e che è iniziata attraverso questo tipo di relazioni tra l'imprenditore Berlusconi e il Presidente del Consiglio di allora! È una vicenda in cui la politica è stata asservita ad un imprenditore che oggi fa il Presidente del Consiglio!
Continuiamo la storia. Eravamo al 1984; arriviamo al 1988, giusto vent'anniPag. 39fa. La Corte costituzionale respinge una questione di costituzionalità relativa al cosiddetto decreto Berlusconi, e si rivolge al legislatore invitandolo ad attivarsi «per dare una disciplina definitiva alla materia, che si sottragga a censure e appresti quel sistema di garanzie efficace al fine di ostacolare in modo effettivo il realizzarsi di concentrazioni monopolistiche». Questo scriveva vent'anni fa la Corte costituzionale, e siamo qui oggi a parlare di un duopolio che, in occasione della nomina di Berlusconi a Presidente del Consiglio, diventa monopolio pieno! Questo è il motivo della nostra opposizione! Quindi, la Corte costituzionale nel 1988 esorta a «ostacolare in modo effettivo il realizzarsi di concentrazioni monopolistiche od oligopolistiche, non solo nell'ambito della connessione fra le varie emittenti, ma anche in quello dei collegamenti tra le imprese operanti nei vari settori dell'informazione, incluse quelle pubblicitarie».
Che cosa succede, però? Non succede nulla! Arriviamo finalmente al 1990, quando entra in vigore la cosiddetta legge Mammì. Qualcuno l'ha chiamata «legge Polaroid»: lo dico per i più giovani qui presenti, che forse non lo sanno; fu chiamata così perché non fece altro che fotografare l'esistente, quell'esistente che era già stato dichiarato illegale e che poi è continuato in una situazione di illegalità, che è quella che ancora oggi viviamo in questo settore.
Tale legge stabilisce un principio astratto, un principio per cui le concessioni ad un singolo soggetto non potevano superare il 25 per cento del numero delle reti nazionali previsto dal piano di assegnazione e comunque il numero di tre. E, guarda caso, l'imprenditore Berlusconi aveva in quel momento tre reti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO BORGHESI. La ringrazio, signor Presidente. Proseguirò nel prossimo intervento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo 8.012 del Governo è un colpo di mano altrettanto grave quanto quello relativo a Retequattro. Nella sua prima formulazione, tale articolo aggiuntivo prevedeva infatti l'approvazione della sola convenzione fra ANAS e società Autostrade, stipulata il 12 ottobre 2007, sottraendola all'iter previsto dal comma 82 dell'articolo 2 del decreto-legge n. 262 del 2006, e così di fatto annullando tale provvedimento approvato nella scorsa legislatura. Questo iter prevede che, a seguito di stipula, le convenzioni siano soggette a delibera CIPE, al parere dei NARS (che nel caso di specie era stato in un primo momento contrario), e poi al parere delle competenti Commissioni parlamentari, che esercitano secondo la legge la possibilità di intervenire e valutare, monitorandola, la convenzione. Con l'articolo aggiuntivo proposto dal Governo, vi è un colpo di spugna su tutto ciò.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marantelli. Ne ha facoltà.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale su questo argomento poiché l'attenzione ad esso prestata, assai poca, è inversamente proporzionale alla sua importanza, che invece è grande. Mi scuso se insisto su questo punto, ma mi auguro che, nel prosieguo del dibattito, vi sia davvero adeguata attenzione su questo tema. Anche nel corso del nostro dibattito, qualcuno ha sostenuto che, forse, questo provvedimento interviene per pagare una sorta di pegno ad una grande holding privata in cambio di un impegno sulla vicenda Alitalia. Noi non sappiamo se sia così: certamente, però, ci attendiamo che sulle infrastrutture autostradali, aeroportuali e ferroviari finalmente il Governo si renda conto che la campagna elettorale è finita. Di qui in avanti, ci attendiamo proposte concrete e convincenti, non iniziative come questa, che, sinceramente, non ci sembrano fare i conti con le aspettative dei cittadini.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Viola. Ne ha facoltà.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, intervengo ancora sul tema che ci sta vedendo impegnati in questo momento, che non è assolutamente secondario rispetto alla questione di Retequattro. Noi siamo assolutamente convinti che ci troviamo di fronte ad un colpo di spugna: citavo poco fa la vicenda dell'autostrada Brescia-Padova, che è esemplificativa di come si vuole operare. Si tratta di un'autostrada sulla quale non vi è alcun accordo da parte degli enti competenti, in particolare da parte del Trentino-Alto Adige, e che nessuno in questo momento è in grado di definire se si potrà fare o meno. Con questo articolo aggiuntivo di fatto si concede una proroga di 30 anni alla concessionaria, senza ottenere in cambio alcun elemento, prima di tutto per i cittadini e per gli utenti. Questo è il motivo per il quale siamo fermamente contrari a questo articolo aggiuntivo e chiediamo che il Governo lo ritiri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stefano Esposito. Ne ha facoltà.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, intervengo anch'io a titolo personale per segnalare un aspetto dell'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo. Il termine dell'8 giugno stabilito per le concessionarie che, da almeno due anni, stanno discutendo convenzioni con l'ANAS appare costituire un tentativo di ricatto, obbligando tali concessionarie, impegnate in una lunga discussione, a siglare accordi con la pistola puntata alla tempia. In tutto questo, viene meno l'interesse dei cittadini, che naturalmente dovrebbe essere al primo posto di fronte ad un servizio come questo, ed emerge ancora una volta il puro interesse a favore di una grossa holding privata per vicende che nulla hanno a che fare con la questione in esame.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Bratti, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, vorrei portare l'attenzione sua e dei colleghi deputati sulla presa di posizione di un illustre docente di politica economica dell'università di Bergamo, che ha definito ieri sulle testate di un importante giornale lo stato delle autostrade come uno dei casi più macroscopici di rendita nel nostro Paese. Ricordo un solo dato: negli ultimi cinque anni, dal 1999 al 2003, i concessionari autostradali hanno incassato pedaggi per 16,7 miliardi di euro, a fronte dei quali sono stati operati investimenti solo per 3,7 miliardi di euro. Tale dato evidenzia e conferma la necessità di un atteggiamento responsabile e rispondente alle esigenze del sistema infrastrutturale del Paese, che invece questa maggioranza dimostra di rifiutare. Oggi il Governo, presentando ed approvando l'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione), si assume, attraverso una sanatoria generalizzata, pienamente e di fronte al Paese, l'onere di concedere un grosso favore assolutamente ingiustificato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Braga.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo rapidamente per esprimere la posizione del nostro gruppo, che è contraria sui subemendamenti presentati, mentre sarà favorevole sull'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo. Condividiamo molte delle critiche avanzate ed ascoltate in quest'Aula sulla privatizzazionePag. 41delle autostrade, ma fa sorridere che provengano proprio da coloro che hanno posto in essere la privatizzazione. Comunque noi, riconoscendo il carattere di urgenza e di estrema necessità dell'adeguamento ad una procedura comunitaria, esprimeremo voto favorevole sulla proposta emendativa del Governo. Tuttavia, intendiamo avanzare formalmente - e lo faremo presso le Commissioni competenti - una richiesta di indagine conoscitiva sulla privatizzazione di Autostrade per l'Italia, nel corso della quale potremo effettivamente pesare quanto è stato fatto rispetto a ciò che era stato promesso, e quanto invece il concessionario Autostrade per l'Italia è chiamato a fare. Su questo, alla prova dei fatti, vedremo se anche la posizione della minoranza convergerà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Ghizzoni, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bocci. Ne ha facoltà.

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, finalmente cominciano ad emergere le differenze, la diversità dei programmi e delle proposte. Finalmente, emerge che la nostra idea di Paese è completamente diversa dalla vostra. Noi abbiamo fatto le liberalizzazioni; abbiamo e vogliamo incentivare la concorrenza; voi volete un mercato bloccato ed intendete difendere gli esistenti, le situazioni di oggi. In tutti i provvedimenti del Governo manca un soggetto protagonista: il cittadino consumatore. Voi volete tutelare chi oggi ha qualcosa da difendere, mentre noi vogliamo tutelare il cittadino consumatore e l'interesse dei cittadini. Abbiamo capito chi intende tutelare Retequattro; abbiamo capito chi vuole rinnovare a scatola chiusa i provvedimenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, ho ascoltato ora un collega della Lega ricordare che, come si era detto, è necessario per motivazioni di urgenza approvare l'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo. Mi stupisce il cambiamento di atteggiamento: la Lega e molti parlamentari della attuale maggioranza nella passata legislatura sostenevano che occorresse rivedere complessivamente il sistema della regolazione dei concessionari e a tal fine - anche nel marzo di quest'anno, quando il Governo uscente propose, attraverso un decreto, di sanare solo la parte che faceva riferimento all'infrazione comunitaria - si sollevò su tutta la stampa nazionale (e cito l'onorevole Lupi e l'onorevole Martinat) la necessità di un approfondimento nonché quella di evitare decreti pasticciati e veloci. Vi erano molti modi per rispondere alle infrazioni comunitarie: il commissario europeo ci chiedeva una risposta, ma non ci chiedeva di predisporre in tale maniera il provvedimento. Anzi, egli chiedeva che, rispetto alla normativa comunitaria, si potesse dare certezza quanto alla circolazione dei capitali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, intervengo ancora una volta anche per dare seguito agli interventi svolti in precedenza e confermare l'astensione sulla proposta emendativa in esame. Tuttavia, colgo l'opportunità concessa dal Regolamento per evidenziare ancora una volta l'inopportunità di una prova di forza in ordine ad un articolo aggiuntivo del Governo che sinceramente indebolisce, per quanto mi sembra, la forza di una maggioranza che, anziché imporre, dovrebbe dar seguito ad un percorso più democratico; dovrebbe, inoltre, prevedere dei contenuti diversi, anziché imporre ai cittadini di pagare pegno per una scelta a favore del singolo.
Pertanto, chi, forte del consenso, vuole governare con saggezza, dovrebbe ritirare tale proposta emendativa cogliendo, comePag. 42ha ribadito il nostro capogruppo, la volontà dell'Italia dei Valori di ritirare il proprio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, prendo la parola a titolo personale per annunciare il voto in coerenza con quanto affermato dal nostro rappresentante di gruppo. Tuttavia, approfitto per ricordare a tutti che il nostro Paese è tra i fondatori dell'Unione europea e l'anno scorso, proprio in questa città, abbiamo celebrato il cinquantesimo anniversario della firma del Trattato di Roma, che diede avvio all'Unione europea e come Paese fondatore dobbiamo assolutamente essere ligi ai nostri doveri, rispettando le istituzioni comunitarie e soprattutto le indicazioni della Corte di giustizia, che impone al nostro Paese il rispetto della sentenza del gennaio del 2008, rimettendo l'operatore in grado di assicurare la pubblicazione delle sue trasmissioni, oggi occupate da Retequattro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, credo che sarebbe necessario ritirare sia l'articolo aggiuntivo 8.015 (Seconda ulteriore nuova formulazione) del Governo sia l'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo e ritengo fondamentale l'approfondimento della questione delle convenzioni in altra sede.
Tuttavia, penso che il subemendamento in esame abbia colto l'importanza della questione e che tale proposta emendativa sia apprezzabile perché si oppone alla posizione del Governo, riproducendo sostanzialmente la proposta del Governo precedente, del suo Ministro delle infrastrutture. Pertanto, tale subemendamento è apprezzabile e credo sia possibile esprimere voto favorevole ad esso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale dichiarandomi sia in sintonia con quanto affermato dal nostro rappresentante di gruppo sulla proposta emendativa in esame sia per esprimermi nuovamente sulla questione con riferimento alla quale stiamo praticando una forma di ostruzionismo che, nella nostra coscienza, rappresenta un elemento eccezionale nell'ambito della vita parlamentare.
Lo faccio, prendendo a riferimento alcune considerazioni espresse in Assemblea dall'onorevole Di Pietro, quando, in occasione del dibattito sulla fiducia, affermammo, come gruppo Italia dei Valori, che non ci fidavamo, che non avevamo fiducia di ciò che veniva preannunziato solennemente, cioè un'attività parlamentare diversa da quella svolta in passato dai precedenti Governi guidati dal Cavaliere, e che intendevamo constatare all'atto pratico, per poi modulare il nostro comportamento sulla base della verifica concreta.
Credo, signor Presidente, che i primi passi dell'attuale legislatura stiano confermando il fatto che avevamo visto giusto, non fidandoci di tali aperture. I primi passi e i primi comportamenti parlamentari ci confermano ...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Aniello Formisano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per preannunziare la mia astensione sull'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo. Voglio ricordare al collega che ieri ha utilizzato nei confronti dell'onorevole Furio Colombo parole non certamente consone a chi riveste una carica parlamentare di scusarsi in Assemblea, dando esempio di correttezza, al finePag. 43di evitare che la libertà di pensiero possa essere compromessa senza ragione apparente (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Infatti, la dialettica è fondamentale in qualsiasi sistema democratico e a ciò deve decisamente contribuire anche il Presidente della Camera. Sono intervenuto ora per la seconda volta - perché lei, signor Presidente, poco fa era assente - per ricordare a tutti i parlamentari, ma anche a me stesso, che in quest'Aula deve essere un fatto normale poter esprimersi nella dialettica politica e nessuno si può permettere di offendere il parlamentare che è in dissenso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, vorrei chiederle perché mi ha fatto diventare consigliere nel consiglio di amministrazione di Mediaset. Infatti, da alcuni giorni questo non è il Parlamento della Repubblica, ma il consiglio di amministrazione di Mediaset (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Se questo fosse il Parlamento vorrei affrontare e risolvere il problema dei rifiuti della Campania, dello sviluppo per il Sud, vorrei parlare delle famiglie che non arrivano alla terza settimana (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Vorrei parlare di questo e invece ci troviamo di fronte ad un deja vu...

PRESIDENTE. Mi scusi un attimo, onorevole Barbato. Prego i colleghi che si trovano nell'emiciclo alla mia destra di non interrompere l'oratore. Prego, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. Ci troviamo di fronte ad un deja vu: il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Infatti, lo «psiconano» ha trascinato il Parlamento della Repubblica a parlare dei suoi interessi, di Mediaset, di Retequattro (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Questo è il punto in cui ha trascinato il Parlamento della Repubblica: non parla degli interessi degli italiani; lo «psiconano» ha fregato ancora una volta gli italiani!

PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Cimadoro e Realacci, che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto, vi rinunciano.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, chiedo il controllo delle tessere di votazione.

PRESIDENTE. Invito i deputati segretari a verificare che laddove vi è la tessera di votazione sia presente il deputato titolare della medesima (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Martella 0.8.012.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

FABIO EVANGELISTI. Presidente, guardi da quella parte, alla sua destra!

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Guardi di là, da quella parte, alla sua sinistra!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 539
Votanti 534
Astenuti 5
Maggioranza 268
Hanno votato 257
Hanno votato no 277
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Cuomo e Occhiuto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Goisis ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario. Prendo altresì atto che il deputatoPag. 44Cera ha segnalato di non essere riuscito a votare mente avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo. Avviso fin d'ora che è stata richiesta, dal gruppo dell'Italia dei Valori, la votazione per parti separate.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, confermo la nostra richiesta di votazione per parti separate che riteniamo possibile data la struttura dell'articolo aggiuntivo, nel senso di votare il primo comma separatamente dal secondo. Il primo comma ci vedrà favorevoli, mentre sul secondo comma esprimiamo una posizione contraria, per le motivazioni che ho già fornito in precedenza, poiché non tiene separate le posizioni che riguardano la vicenda di Autostrade, che ha avuto un suo percorso e il cui iter era ormai concluso.
Con questo secondo comma, così come riformulato dal Governo, si va ad allargare a qualunque tipo di situazione in essere una esecutività per legge delle convenzioni, saltando tutte le procedure esistenti. È un atto assolutamente inimmaginabile, che ci vede in contrasto, proprio perché crediamo che le procedure abbiano una loro valenza di verifica, pure di tipo legale, anche su ciò che le convenzioni contengono.
Tra l'altro, ribadisco che vi è un caso nel quale addirittura le autonomie locali - parliamo di regioni, non di province o comuni - hanno espresso delle posizioni di difformità. Posso ricordare che il presidente della regione Veneto, Giancarlo Galan, ha già dichiarato che una parte fondamentale della convenzione riguardante la società autostradale Brescia-Padova - cioè il prolungamento nord in Valsugana - non avrà mai il parere positivo della regione Veneto. Poiché senza il parere positivo della regione Veneto non si potrà uscire dall'infrazione presente a livello di Unione europea è evidente che quella convenzione ricadrà in un altro articolato, già previsto all'interno della convenzione stessa, che la farà totalmente decadere. Quindi, non si capisce come sia immaginabile che oggi diamo esecutività ad una convenzione che si trova in tali situazioni. Pertanto, chiediamo la votazione per parti separate.
Utilizzerò il tempo che mi resta per andare avanti con la storia che riguarda più direttamente la vicenda di Retequattro e quello che è avvenuto nel sistema radiotelevisivo italiano. Ciò rappresenta la cartina di tornasole, che ci costringe oggi a questa opposizione molto dura nei confronti di questo provvedimento nel suo complesso. Infatti, viviamo in una situazione di illegalità e uno degli autori e attori principali di tale illegalità è il Presidente del Consiglio Berlusconi.
Nel 1994, la Corte costituzionale boccia la legge Mammì, ritenuta illegittima in quanto contrastante con l'articolo 21 della Costituzione. A tal proposito, dobbiamo andare a vedere il fiume di denaro che era passato, grazie a quel decreto «Berlusconi», dalle casse di Fininvest a quelle dell'allora Presidente del Consiglio, come le inchieste giudiziarie hanno dimostrato. Le ragioni di tale illegittimità sono da ricercarsi nel trattamento diverso e assolutamente più morbido che - chissà perché? - la legge stabiliva per le televisioni rispetto alla carta stampata. Ciò perché evidentemente la carta stampata viene ritenuta un mezzo divulgativo più innocuo rispetto alla televisione, dove c'è un limite di concentrazione al tempo addirittura più ristretto. Poi sappiamo che cosa è successo oggi sulla questione pubblicitaria e di ciò parleremo più avanti. La Corte costituzionale continua ad esortare, anche nel 1994, il legislatore ad emanare una normativa coerente e definitiva e pone un limite, nell'agosto del 1996.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, la prego di concludere.

ANTONIO BORGHESI. Quindi, la Corte costituzionale, massimo organo di verifica e di controllo, dà un ordine nel 1996 e non succede assolutamente nulla.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci, per cinque minuti. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, diversamente dall'onorevole Bocchino, penso che i conflitti di interesse non siano sanabili dal voto elettorale e soprattutto non autorizzano chi vince le elezioni a tutelarli e a promuoverli.
Nella fattispecie questo articolo aggiuntivo del Governo evidenzia un clamoroso conflitto rispetto alle cose di cui si parla in questi giorni e che si leggono sui giornali. L'urgenza appare legata alla questione Alitalia, tanto che questo articolo aggiuntivo si potrebbe chiamare il «lodo Ermolli»; infatti, concessionari privati sono stati coinvolti nella ricerca di partecipanti alla cordata Alitalia.
Nel secondo punto dell'articolo aggiuntivo, inoltre, emerge uno schema che è a dir poco in contrasto con gli interessi dell'amministrazione. Per la stipula del contratto si vuole evitare l'esame del CIPE; basta infatti la sottoscrizione delle società concessionarie autostradali: quindi, in altri termini, si attribuisce alle società concessionarie fino all'entrata in vigore della legge di conversione (pertanto si può scrivere anche oggi) la possibilità di redigere un testo che fissi i contenuti della concessione in contrasto con gli interessi dell'amministrazione. Quindi c'è un cantiere aperto nel quale i concessionari possono scrivere un testo e questa legge li tutelerà dandogli la forza di un contratto di concessione che di fatto sostituisce il potere dell'amministrazione. Altro che «salva Retequattro»!
Ovviamente questo tentativo era già stato fatto con il decreto cosiddetto mille proroghe; ma allora - bisogna darne atto - il Presidente Prodi si era opposto. L'AISCAT aveva già chiesto che vi fosse l'inserimento di questa sanatoria che è una forzatura di proporzioni gigantesche. Se noi vogliamo parlare di cose serie dobbiamo affrontare il sistema legato alla formula del price cup, che è alla base delle concessioni autostradali.
Ho sentito sul punto un collega della Lega Nord, ma sarebbe bene che i colleghi della Lega su questi argomenti tentassero di fare delle letture non solo sul passato. Concordo anch'io che chi ha privatizzato in quel modo debba essere ancora chiamato a rispondere, ma detto questo non è che l'esagerazione consiste nel fare ulteriori regali.
Quello che fa oggi questa Aula - se ne è a conoscenza - è una forzatura in campo. Io ritengo che se il price cup nasce dal combinato disposto degli incrementi di traffico e della congruità degli investimenti realizzati sulla tratta autostradale, esso sia la spiegazione degli extra profitti che si sono determinati, perché gli incrementi di traffico non erano calcolati al momento del rilascio delle concessioni e sono stati molti di più di quelli che erano preventivati.
Ma, soprattutto, c'è il tema dei mancati investimenti: la somma dei maggiori introiti da pedaggio e dei mancati investimenti determina la serie di extra profitti che hanno caratterizzato la gestione delle concessioni autostradali, di quelle private ma anche di quelle pubbliche, perché molte autostrade sono nelle mani di comuni, di province e di regioni che con queste hanno alimentato in maniera, diciamo, più efficace il loro bilancio di finanza locale.
Su questi temi bisognerebbe aprire un capitolo molto importante, ma quello che voglio mettere in rilievo, e per questo invito il Governo a togliere questo scandaloso secondo punto, è che è in corso d'opera e non servirà a nulla, perché tanto quelli che oggi sono beneficiati non metteranno neanche una lira nel capitale di Alitalia, che dovrà portare i libri in tribunale, perché è chiaro che si tratta di un'operazione a perdere. Costoro intanto intascano un risultato ma non si impegnano, e sarebbe strano se lo facessero, nel capitale di Alitalia.
Per cui se il Governo volesse avere la compiacenza di ritirare questo articolo aggiuntivo farebbe un'azione molto responsabile. Non si parte con il piede giusto se si dà copertura ad operazioni di questoPag. 46genere (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, il voto del gruppo del Partito Democratico su questo articolo aggiuntivo del Governo sarà contrario. Le ragioni del nostro dissenso sono state ampiamente argomentate dai colleghi che mi hanno preceduto sulle proposte emendative che riguardano il complesso di questa materia. Certo, come abbiamo detto ripetutamente, avremmo voluto risolvere quella parte inerente l'infrazione comunitaria, ma così come questo provvedimento è stato presentato ci appare francamente troppo.
Siamo di fronte a un provvedimento che non contiene un indirizzo politico chiaro sulla gestione futura delle nostre autostrade e che non risolve l'urgente necessità di rivedere le pratiche correnti di regolazione delle tariffe e di assegnazione delle concessioni. Ci troviamo di fronte ad un provvedimento che non fa gli interessi pubblici, non tutela i cittadini e gli utenti, non è trasparente dal punto di vista del merito e che, come è stato ricordato, con una forzatura senza precedenti, aggira il ruolo e la funzione del Parlamento.
Con le nostre proposte emendative abbiamo cercato di rimettere le cose in ordine e di prevedere il corretto rispetto delle normative vigenti, tuttavia non solo non si è voluto accedere alle nostre proposte, ma troppe sono le domande a cui il Governo non ha dato alcuna risposta, che pertanto sono rimaste del tutto inevase e rimangono più che mai pertinenti.
Voglio ripercorrere brevemente alcune domande: perché si è deciso di affrontare questa complessa materia con un decreto-legge, modificando la normativa che prevedeva una nuova disciplina agli aggiornamenti tariffari del settore autostradale? Perché si è deciso prima di rinnovare le concessioni della sola società Autostrade, e poi di ampliare il rinnovo delle concessioni a tutte le concessionarie? Perché, alla fine, con una vera e propria escalation si è deciso di ampliare la durata delle concessioni alle società che abbiano siglato schemi di convenzioni? Ed ancora, perché si è deciso di non informare preventivamente il Parlamento e di approvare questo articolo aggiuntivo al decreto-legge in tutta fretta, senza nessuna urgenza - voglio dirlo ai colleghi della Lega - ma con una contestualità, tanto probabile quanto non sospetta, con la vicenda Alitalia, senza che il Parlamento, né le Commissioni competenti potessero entrare nel merito sul controllo, sulla verifica e sul finanziamento del sistema delle concessioni? Il collegamento con Alitalia appare del tutto evidente e rafforza le domande che qui ho voluto ripercorrere perché richiamano, o almeno dovrebbero richiamare, il senso di responsabilità di ciascuno di noi.
Ricordo che nel passato, in questa Camera, si approvò una risoluzione con impegni precisi rivolti al Governo per promuovere un'attività complessiva di verifica e di monitoraggio su tutte le concessioni autostradali proprio per tutelare gli interessi pubblici. Che fine ha fatto l'impegno di tanti colleghi dell'attuale maggioranza? Cosa oggi vi fa cambiare idea, interrompendo improvvisamente un iter che, solo un anno fa, aveva prodotto il rinnovo di alcune concessioni autostradali, nel rispetto di quell'impegno che oggi viene tradito e delle norme vigenti che oggi vengono modificate?
Tutto ciò è reso ancora più grave perché su un tema così strategico, che muove enormi interessi economici, si rimette alla sola responsabilità del Governo ogni possibile ed eventuale necessità di verifica e modifica, saltando le competenze del Nars, del CIPE, delle associazioni degli utenti e dei consumatori e, naturalmente, come ho già detto, delle Commissioni parlamentari. È una scorciatoia davvero esagerata, un vero e proprio blitz, senza che si siano verificati gli effetti che deriveranno sulla finanza pubblica, con particolare riguardo ai criteri previsti per la determinazione delle tariffe e degli importi da riconoscere ai concessionari, e senzaPag. 47una verifica puntuale degli investimenti sulla rete autostradale, sulla qualità complessiva del servizio assicurato agli utenti, sulla capacità di controllo e sul ruolo dell'ente gestore.
Insomma, il Governo parte proprio male e con il piede sbagliato su tutto ciò che riguarda le infrastrutture, nonostante gli annunci di questi giorni. Questo provvedimento si configura come un vero e proprio regalo, tanto mal confezionato quanto sfacciato.

PRESIDENTE. Onorevole Martella, la invito a concludere.

ANDREA MARTELLA. Il Governo - concludo - aveva detto di voler chiedere un sacrificio alle banche e ai petrolieri, oggi, invece, si presenta in quest'Aula con un provvedimento che trasforma ... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Martella. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dal Lago. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, intervengo per preannunziare il voto favorevole del gruppo Lega Nord Padania sull'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo. Si tratta di un voto convintamente favorevole, legato alla considerazione che l'allargamento dell'approvazione delle convenzioni alle concessionarie che hanno già siglato schemi di convenzione con ANAS Spa era atto dovuto e necessario: non sarebbe stato assolutamente comprensibile un atto esclusivo nei riguardi di Autostrade per l'Italia Spa, a fronte di concessionarie che hanno convenzioni scadute ormai da quattro, cinque anni (e che perciò hanno i lavori fermi) e anche a fronte della differenza tra i tempi che i cittadini si aspettano per rispondere alle loro richieste (che vogliono i lavori e le strade) e quelli molto lunghi della politica, che anche in quest'Aula ha ribadito più volte che c'è tempo per vedere, verificare e discutere. Siamo fuori dagli interessi dei cittadini, che vogliono, sì, procedure chiare, ma vogliono soprattutto risposte nel territorio, che le lungaggini della politica romana non permettono di dare.
Svolgo una considerazione anche su una questione di natura generale: molte di queste concessionarie hanno già ottenuto l'approvazione di una serie di schemi di convenzione con ANAS Spa, anche in misura maggiore rispetto ad Autostrade per l'Italia Spa. Vorrei ricordare che Autostrade per l'Italia Spa non ha ottenuto l'approvazione del CIPE ed è stata ritirata dalla Commissione, mentre la Cisa, la Brescia-Padova, la Venezia-Padova, la pedemontana lombarda, la Brebemi hanno non solo siglato schemi di convenzione con ANAS Spa e altre società, ma hanno ottenuto l'approvazione del CIPE.
Svolgo una considerazione finale per chi non lo sa: il presidente della regione Veneto Giancarlo Galan non rappresenta tutto il territorio veneto e non parla a suo nome (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma parla a nome di se stesso, se è vero - com'è vero - che tutti i comuni e tutte le province interessate dall'autostrada Valdastico sono fortemente e nettamente favorevoli a quest'opera. Non si dica, quindi, che sono gli enti veneti, ma che è quasi esclusivamente un'unica persona - in questo caso lui, e lo dico da membro della maggioranza - ad essere in contrasto con il territorio veneto, che sia di destra, di centro o di sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, avevo annotato alcuni concetti spot, ma devo rispondere all'onorevole Dal Lago, che, quando cita le lungaggini della politica romana, secondo me afferma un'inesattezza. La legge prevede tempi standard per l'approvazione delle concessioni autostradali e quel percorso - che auspicavamo avvenisse secondo la leggePag. 48italiana - prevede che il Nars e le associazioni dei consumatori diano il loro parere in 15 giorni, il CIPE in 45 giorni e le Commissioni parlamentari in 30. Come vede, onorevole Dal Lago, in soli due mesi avremmo potuto realizzare gli interessi del Paese. Dobbiamo ostinarci a chiedere che l'interesse generale del Paese passi anche attraverso le Commissioni parlamentari, il CIPE e il Nars. È assurdo dare un «ok» alla Commissione europea e dire «no» al potere regolatorio dello Stato italiano. Vi sono forzature che non possiamo accettare. Credo che, in questo Parlamento, ne vedremo poche altre di tale entità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

CARLO MONAI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, esprimo tutta la mia difficoltà a partecipare alla votazione sull'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo, che rilevo essere assolutamente inintellegibile. Non so quanti colleghi - spero tanti - sappiano esattamente che cosa ci apprestiamo a votare. Io personalmente, pur avendo cercato di farmene una ragione ascoltando gli interventi dei maggiori relatori che hanno approfondito il tema, alla fine non mi sono ancora capacitato su cosa mi si chiede di votare.
Questa è una proposta emendativa che riguarda non la pur pregevole uccellagione o le specie ittiche, ma le autostrade e le infrastrutture, straordinariamente strategiche per la nostra collettività e per la nazione. Con tutta franchezza, non mi sento di partecipare ad una votazione su una proposta emendativa del Governo, senza un approfondimento in Commissione e senza una relazione illustrativa che consenta a tutti noi di capire su cosa dobbiamo esprimere il nostro voto.
Personalmente sono molto perplesso. Peraltro, rilevo che questo modo di legiferare è stato già stigmatizzato in più occasioni dal Presidente della Repubblica, perché non dimentichiamo che la legge n. 400 del 1988 - che è stata qualificata come legge di natura ordinamentale e, quindi, di valenza quasi superiore a quella della legge ordinaria - all'articolo 15 enuncia i principi di legiferazione ai quali devono attenersi i decreti-legge.
Sotto questo profilo, è previsto che il Governo, così come anche la Camera in sede di conversione, debba prevedere norme di immediata applicazione e dal contenuto specifico, omogeneo e corrispondente al titolo. Da questo punto di vista, il Presidente della Repubblica ha già più volte rinviato alle Camere disegni di legge di conversione di decreti-legge per questa violazione.
Penso che questo articolo aggiuntivo del Governo sia emblematico di come non si debbano fare le leggi in questo Parlamento. Quindi, da questo punto di vista, se le cose rimangono in questo modo, preoccupato dalle dichiarazioni dell'onorevole Tabacci, piuttosto che da quelle del collega Marantelli, non mi sento in grado di esprimere un voto esplicito, sia esso di astensione, contrario o favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, intervengo per un brevissimo richiamo al Regolamento, con particolare riferimento agli articoli 8, 41, 58 e 59. Signor Presidente, mi permetto di far rilevare, con particolare riferimento all'intervento dell'onorevole Barbato che poc'anzi abbiamo ascoltato, che esistono limiti entro i quali un membro del Parlamento può e deve intervenire. Certamente è ammissibile qualsiasi discussione, anche di merito, ma è certamente meno accettabile che vengano rivolte offese che rimarcano presunti difetti fisici o richiamate in maniera del tutto inesatta questioni giudiziarie, che hanno visto i protagonisti suddetti assolti con formula piena, con sentenze passate persino in giudicato.
Credo che vi siano dei limiti e che si debba imparare che le istituzioni - e fraPag. 49queste il Presidente del Consiglio - rappresentano tutto il popolo italiano, compresa questa Camera, e che da questa Camera, come dal popolo e da tutti noi, meritano adeguato rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Viola. Ne ha facoltà, per un minuto.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, intervengo solo per precisare alcune questioni che sono state sollecitate dall'intervento della collega Dal Lago. In particolar modo, vorrei rappresentare il fatto che con questo intervento si crea una grandissima disparità nei confronti di tutte quelle società autostradali che, invece, hanno subito in maniera corretta e adeguata gli interventi di verifica da parte del Nars e del CIPE. Cito la Cisa la Brebemi, l'Asti-Cuneo e la stessa Venezia-Padova, non purtroppo la Brescia-Padova, che di fatto è stata respinta e per la quale non è scaduta la convenzione, che scadrà nel 2013.
Dunque, fare un colpo di spugna su questa questione significa creare una gravissima disparità, non tanto, alla fine, nei confronti delle singole società autostradali, ma nei confronti dei cittadini, che non potranno avere sui propri territori i servizi e gli investimenti necessari, ma non perché la politica romana lo nega, ma perché è ora che sia finita che alle grandi società vengano fatti continuamente regali.
Noi siamo per una forma di liberalizzazione e di privatizzazione delle società che permetta di ridare ai cittadini ciò che...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Viola.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà, per un minuto.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, colleghi deputati, l'articolo aggiuntivo azzera un iter parlamentare pensato a garanzia del Paese, del cittadino consumatore, delle casse dello Stato, della trasparenza e della correttezza amministrativa. I tecnici hanno fatto un po' di conti. Colleghi, sapete a quanto ammonta la somma degli aumenti tariffari previsti dalle diverse convenzioni che vengono approvate, quasi con una sanatoria o un colpo di spugna? Quattro miliardi di euro! Con questo articolo aggiuntivo, si approvano spese di 4 miliardi di euro, che prevedono anche interventi di miglioria e di manutenzione sulla rete, ma è proprio il monitoraggio di tali interventi che richiede un iter a garanzia della trasparenza.
In questo modo rischiamo di fare «figli e figliastri», regali ad alcune concessionarie, senza avere alcun controllo che gli aumenti siano veramente destinati a interventi di manutenzione e miglioramento delle reti e dunque a favore dei cittadini. Si tratta di una proposta emendativa grave sulla quale voteremo contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marantelli. Ne ha facoltà.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, intervengo per ringraziare l'onorevole Tabacci per la chiarezza con la quale ha cercato di rendere tutti noi più consapevoli rispetto a un tema che ci dovrebbe vedere davvero attentamente impegnati a fornire una risposta più convincente. Alcuni colleghi della Lega Nord Padania hanno invocato una commissione ispettiva riguardo le vicende di Autostrade per l'Italia Spa. Ricordiamo molto sommessamente che se avessero avuto il tempo dal 2001 al 2006 avrebbero potuto fare questo controllo in maniera molto incisiva avendo in mano il controllo delle leve fondamentali di quella tematica. Tutto ciò non è stato realizzato. Si può realizzare questo controllo anche a posteriori, però mi sembra - come diceva l'onorevole Martella nel suo intervento - che il Governo, in questo caso, stia cominciando male.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.

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LAURA FRONER. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare, come hanno già fatto altri colleghi, che tra le concessioni beneficiate da questa proposta emendativa vi sarà la Brescia-Padova che vedrà la proroga del contratto di trent'anni per realizzare una nuova autostrada, la Valdastico nord, sulla quale - come è stato ricordato - non è stato ancora raggiunto l'accordo fra le regioni e gli enti interessati (in particolare Veneto e Trentino-Alto Adige). Mi dispiace notare che la collega Manuela Dal Lago non riconosce il suo Presidente come tale e che affermi che egli parli solo a titolo personale; non mi sembra che sia questo il suo ruolo.
Tornando al discorso della proroga vi è da dire che - come faceva notare l'onorevole Tabacci - si tratta di una proroga che non permette di prendere in considerazione altri soggetti concessionari e quindi non garantisce il principio della concorrenza, l'unica condizione che può portare veramente vantaggi ai cittadini e ai territori interessati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per cercare di chiarire a questa Assemblea che, con l'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo, si interrompe bruscamente un iter che nello scorso anno aveva visto il rinnovo di alcune concessioni nel rispetto dei passaggi previsti dalla norma, che il Governo intende cambiare. Ebbene, parliamoci chiaro, stiamo parlando di una sorta di sanatoria che toglie i passaggi necessari alla trasparente verifica dei soggetti tecnici legislativi indicati dalla norma vigente e rimette alla esclusiva responsabilità del Governo ogni possibile ed eventuale necessità di verifica e modifica. Perché non sottolineare insieme - questo sarebbe il tema - che la scelta di utilizzare un decreto-legge per l'approvazione di un provvedimento così importante è assai discutibile? Perché non seguire un normale iter parlamentare che non avrebbe richiesto tempi particolarmente prolungati?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, nell'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo, al comma 2, si realizza un colossale regalo e la cosa che più inquieta è che esso in questi giorni si incrocia con un altro decreto che discuteremo nelle prossime ore. Tutto ciò la dice lunga sul modo con cui si vuole governare e modernizzare il Paese: c'è di che essere preoccupati. Concordo con quanti hanno affermato che questo problema è molto più grave dell'altra questione, che discuteremo più tardi, che riguarda Retequattro.
Vorrei infine dire al Ministro Tremonti - anche se non è in Aula, avrà la cortesia di ascoltarmi - che ci sono molti modi per mettere le mani in tasca agli italiani e questo è uno di quelli più subdoli: fare regali al di fuori di una corretta procedura parlamentare di controllo democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, non nascondo la tristezza di aver ritrovato un'Assemblea impegnata in vecchi metodi, con emendamenti relativi a decreti-legge senza discussione parlamentare sui fatti, e senza conoscere i fatti.
Perché si deve dare il 70 per cento di aumento, in base all'inflazione, delle tariffe se vi è un investimento? Quanti sono gli investimenti cui sono obbligati i concessionari? Perché non vi è una verifica di questi fatti e si presenta una proposta che comporta la proroga di una bozza senza l'osservanza di un iter, come ha spiegato bene la collega Mariani? Perché si vuol fare una regalo basato su promesse inesistenti! È questo il tema.Pag. 51
Se noi non riusciamo a creare un nuovo clima nel lavoro delle Commissioni e del Parlamento non si potranno realizzare le buone intenzioni di un lavoro concreto. Invito pertanto la maggioranza a fare una riflessione su questo tema, perché da parte nostra c'è molta disponibilità da rimanere nei contenuti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, anch'io intervengo a titolo personale per esprimere il voto contrario sull'articolo aggiuntivo in esame. Su un tema così rilevante, come quello delle concessioni autostradali, si evidenzia un atteggiamento del Governo e della sua maggioranza sovrapponibile a quello che riguarda l'articolo aggiuntivo legato alle concessioni radiotelevisive. Mi riferisco all'atteggiamento di una maggioranza - è stato detto da molti - che è ostile ai principi più elementari della libera concorrenza e del libero mercato. Su questo tema d'altra parte si è registrato il silenzio assordante del Presidente del Consiglio nella sua relazione di insediamento, che non ha mai parlato di apertura dei mercati, di liberalizzazione e di riforme del sistema delle regole di un Paese che è troppo soggetto alle corporazioni e agli interessi consolidati. Su questi temi noi sfidiamo la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

CARLO COSTANTINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori e mi rimetto al senso di responsabilità dell'istituzione parlamentare che lei ha manifestato nel corso di questi anni. La invito a riflettere e a riconsiderare l'ammissibilità dell'articolo aggiuntivo in esame, perché per la prima volta accadrebbe una situazione davvero singolare: il Parlamento ed i singoli deputati sarebbero chiamati ad approvare uno schema di convenzione senza conoscerlo, perché il contenuto della proposta emendativa impegna il Parlamento ad approvare schemi di convenzione che saranno sottoscritti domani, dopodomani, tra dieci giorni, fino alla data di entrata in vigore del provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico). Io non capisco - da deputato della Repubblica eletto dai cittadini - in quale condizione sono stato messo. Per me è impossibile esprimere un voto su una convenzione della quale non conosco i contenuti.
Io la invito, Presidente, a riconsiderare i requisiti di ammissibilità dell'articolo aggiuntivo in esame, che, al comma 2, recita, testualmente, che sono approvati tutti gli schemi di convenzione con ANAS Spa già sottoscritti dalle società concessionarie autostradali alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, quindi da qui a un mese.
Come è possibile, sia per me sia per il Parlamento, esprimere un voto su tale aspetto ed approvare uno schema di convenzione al buio, senza conoscerne i contenuti, senza conoscerne le caratteristiche, senza conoscere i benefici per la collettività e i sacrifici e gli investimenti richiesti al concessionario. Ritengo questo articolo aggiuntivo inammissibile, e le preannuncio che non lo voterò: mi asterrò non sulla votazione, ma dell'esprimere il voto, perché credo che sia veramente vergognoso. Così facendo noi introdurremmo un precedente pericolosissimo in questo Parlamento e potremmo ritrovarci in seguito a dover votare cambiali in bianco a favore di non si sa chi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico)!

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Costantini. Le assicuro che verificherò personalmente quanto lei ha testè posto perché il suo discorso ha una logica, dopo di che verificherò se quanto da lei detto corrisponde esattamente al testo dell'articolo aggiuntivo o se del testo è possibilePag. 52dare altra ed altrettanto corretta interpretazione. Lei sa che non è la prima volta che ciò che è scritto in una disposizione venga poi interpretato in modo diverso.

CARLO MONAI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, condivido, avendo annunciato precedentemente le mie difficoltà nella intelligibilità di questo articolo aggiuntivo, la dichiarazione di non partecipare al voto.
Mi associo alle rimostranze fatte testè dal collega Costantini e, sulla base di questa sua sottolineatura, signor Presidente, auspicherei l'accantonamento di questa proposta emendativa in modo tale che sia possibile per l'Assemblea esprimere un voto consapevole.

PRESIDENTE. È evidente, onorevole Monai, che si procederà soltanto se la verifica confermerà quello è già stato deciso, vale a dire l'ammissibilità dell'emendamento. Se la verifica dovesse concludersi con una valutazione contraria è di tutta evidenza che non si procederà. Quindi continuiamo i nostri lavori.

MARIO LOVELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Anche lei sull'ordine dei lavori?

MARIO LOVELLI. A titolo personale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto a titolo personale sull'articolo aggiuntivo 8.012. Per le ragioni che hanno ricordato appena adesso i colleghi che mi hanno preceduto, è evidente che siamo di fronte ad un testo che, oltre a seguire una logica di sanatoria, tipica del contenuto di altre proposte emendative già ampiamente evocate in quest'aula, si presta anche ad interpretazioni che non sono chiare.
Oltre al fatto che è stato appena rilevato, bisogna dire che l'approvazione di questo articolo aggiuntivo ci impedisce tra l'altro di entrare nel merito degli obblighi ai quali già oggi le concessionarie sono vincolate in forza delle convenzioni in atto e che per singole questioni dovrebbero essere alla nostra attenzione. Cito un caso che si è verificato nel mio territorio sull'autostrada A7 Genova-Serravalle, dove non sappiamo se la società concessionaria stia ottemperando agli obblighi che ha in corso per la sicurezza della circolazione stradale.

PRESIDENTE. Onorevole Lovelli, lei ha parlato per dichiarazione di voto a titolo personale sull'articolo aggiuntivo 8.012: le ho dato la parola, ma faccio presente che vi erano altri colleghi che si erano iscritti prima di lei.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, soltanto per fare chiarezza, se possibile, perché anche la Presidenza ci dica esattamente cosa stiamo facendo. Noi avevamo l'impressione che ci stavamo accingendo a votare l'articolo aggiuntivo 8.012 del Governo, su cui abbiamo discusso e abbiamo anche espresso la dichiarazione di voto. Dopodiché lei ha parlato di una rivalutazione dell'ammissibilità. Sarebbe bene che ci anticipasse immediatamente il risultato, altrimenti non si capisce di cosa stiamo parlando.
Non vorrei che la rivalutazione fosse stata presa in considerazione sulla base degli interventi di alcuni amici dell'Italia dei Valori, i quali sostengono che la proposta emendativa sarebbe incomprensibile. Per la verità, la proposta è chiarissima, perché afferma che vengono sostanzialmente sanate tutte le concessioni non solo già formalmente stipulate ma anche quelle siglate soltanto unilateralmente.
Dopodiché si può condividere o meno questa ipotesi. Noi, con l'intervento dell'onorevolePag. 53Tabacci, abbiamo detto che non la condividiamo. Però non credo che si possa prendere in giro la Camera dei deputati e la Presidenza affermando che l'articolo aggiuntivo non è comprensibile, per fornirsi un alibi sul fatto che non si vuole votare contro di esso.
Se gli amici dell'Italia dei Valori ritengono di non volersi assumere la responsabilità di votare contro la proposta emendativa, lo dicano ma non ci raccontino che l'articolo aggiuntivo in esame non è comprensibile, perché è fin troppo chiaro (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito democratico)!

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, anch'io intervengo sull'ordine dei lavori perché ritengo che prima di votare questo articolo aggiuntivo, è bene che tutti noi parlamentari sappiamo fino a che data l'ANAS può approvare gli schemi di concessione, con la certezza che diventano validi subito dopo, senza bisogno che vi sia ciò che è previsto ora, vale a dire il decreto del Ministro delle infrastrutture, la controfirma del Ministro dell'economia e delle finanze, il parere delle Commissioni parlamentari di Camera e Senato, il parere degli organi di controllo.
Insomma, si affidano a una società di capitali le sorti del bilancio dello Stato, senza operare alcun controllo, senza che lo Stato intervenga! Alcun organo dello Stato: né il Parlamento, né il Governo, né gli organi di controllo come la Corte dei conti o la Ragioneria dello Stato, che pure dovrebbero apporre il visto; nulla di tutto ciò viene fatto e una società di capitali non fa altro che decidere a chi dare in concessione un bene non suo, ma dello Stato, di cui essa è concessionaria (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico)!
Per questa ragione, a proposito dell'ordine dei lavori, sollecito soprattutto la Presidenza della Camera per ottenere una risposta prima del voto.
In secondo luogo, chiedo al Governo di ritirare la proposta emendativa in esame (Commenti dei deputati del gruppo Unione di Centro) perché spossessa le istituzioni di un diritto-dovere: quello di verificare se vi sono le condizioni per concedere a un terzo tale beneficio, tale concessione.
Da ultimo, noi dell'Italia dei Valori non possiamo accettare una formulazione siffatta, perché è in contrasto con il dovere delle istituzioni di fare in modo che la concessione serva ai cittadini e non invece soltanto a qualche società concessionaria, la quale, senza controllo, pensa a gestire le proprie risorse (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, Partito Democratico e Unione di Centro).

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, intervengo solo per apprezzare che l'onorevole Di Pietro abbia condiviso i nostri argomenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzarella. Ne ha facoltà, per un minuto.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, ascoltando tutte queste parole ho pensato a un detto di Salvator Rosa: aut tacere aut loqui meliora silentio.
Dunque, vorrei chiederle se posso utilizzare il minuto a mia disposizione come minuto di silenzio, in memoria del tempo che l'Assemblea è costretta a perdere per l'ennesima tutela di un interesse privato del Presidente Berlusconi.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Ma basta!

EUGENIO MAZZARELLA. Farei partire il mio minuto di silenzio.

PRESIDENTE. Grazie per aver usato soltanto venti secondi del tempo che aveva a disposizione.

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ALESSANDRA MUSSOLINI. Un minuto di silenzio si fa per rispetto dei morti! Buffone! Vergognati!

PRESIDENTE. Onorevole, la prego. Onorevole Mussolini, la prego!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, esprimendomi a titolo personale, confermo l'indicazione di voto dell'Italia dei Valori. Vorrei, però, formulare una riflessione: mi trovo in questa Aula, insieme agli altri colleghi, con il desiderio di servire la polis; questo sarebbe il nostro compito. Invece, vedo un esercizio della forza, dell'imposizione, per far approvare delle proposte emendative - tra l'altro relative a un decreto-legge - incomprensibili, o comprensibili solo se lette non nella direzione di fare gli interessi dei cittadini, bensì gli interessi dei singoli, dei privati.
Quindi, chiedo alla Presidenza e al Governo di fare una valutazione, di non operare nella logica «io vinco, tu perdi» (ciò che si sta dimostrando in questa Assemblea), perché a perdere sarebbero i cittadini, ma in quella «io vinco, tu vinci» e far vincere, invece, l'interesse dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, prendo la parola a titolo personale per annunciare ovviamente la mia contrarietà alla proposta emendativa in esame.
Sottoscrivo in pieno le valutazioni che sono state formulate, sia quella tecniche sia quelle di merito. Vorrei, però, segnalare che vi è una confusione dottrinale in materia economica da parte della maggioranza. «La paura e la speranza» è il libro dell'onorevole Tremonti, che ha messo molto vino nel liberalismo dei primi anni dei primi governi Berlusconi.
Siamo di fronte a una maggioranza che sembra privilegiare il ritorno a una concezione dell'economia che favorisce certi soggetti rispetto ad altri. Siamo invece convinti che il libero mercato e la presenza di molti soggetti in un settore importante, come quello dei trasporti, non può che andare a beneficio degli italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, su tale questione molto delicata credo che occorra attenzione. È chiaro che riteniamo che non sarebbe stato assolutamente il caso di presentare questo articolo aggiuntivo. Se non venisse dichiarato inammissibile, è ovvio che saremmo nettamente contrari - su questo non c'è dubbio - proprio per le ragioni che hanno espresso gli amici dell'UdC, i colleghi del mio gruppo che sono intervenuti prima e molti colleghi dell'opposizione, del Partito Democratico.
Ritengo, quindi, che si debba procedere a discutere di questo argomento in altra sede, con più tempo, approfondendo le questioni e permettendo a tutti gli organi dello Stato di intervenire su un tema estremamente importante; altrimenti sarebbe vero che si sta unendo questo dibattito sulle concessioni autostradali a quello relativo alla questione Alitalia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aniello Formisano. Ne ha facoltà.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale confermando la valutazione che abbiamo già espresso su questo articolo aggiuntivo che, per la verità, offre ulteriori spunti di riflessione rispetto all'avvio di questi lavori parlamentari.
Mi richiamo a tutte quelle coscienze che sono presenti dall'altra parte, nel Popolo della Libertà, per invitarle ad esaminare fino in fondo quello che stiamo votando, se dovessimo effettivamente votarlo: si tratta praticamente della delegaPag. 55totale, e senza alcun controllo da parte della mano pubblica, di una serie ingente ed enorme di risorse dello Stato.
Credo che la tradizione di alcuni gruppi, che oggi siedono nel Popolo della Libertà, debba portarli a valutare adeguatamente quanto affermato in quest'Aula, soprattutto in ordine a quel controllo della mano pubblica su tali questioni, che da sempre è stato lo spirito attraverso il quale le esigenze delle autonomie locali si sono imposte e hanno anche determinato il risultato elettorale che si è avuto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, ho avuto le idee più chiare dopo gli interventi dell'onorevole Tabacci e del nostro presidente. Non riesco a capire l'atteggiamento di un gruppo che noi stimiamo, la Lega, che non prende posizione su questo argomento e non dice come la pensa.
Si tratta di un argomento veramente pesante: ecco perché, quando incontriamo nella società civile i cittadini che dicono e affermano che non gliene importa più niente della cosa pubblica, lo Stato è da considerarsi ormai perduto. Questo lo scriveva Rousseau!
I nostri interventi non sono per creare polemica, né tanto meno per creare disturbo, ma per costruire una dialettica nell'interesse del Paese. I nostri interventi vogliono costruire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, in Italia, forse, il problema dei problemi è la legalità. La legalità è la precondizione per lo sviluppo, è a favore dei cittadini. È questa la ragione per la quale la settimana scorsa ho denunciato un sindaco in provincia di Napoli e ieri l'altro ne ho denunciato un secondo...

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. E bravo!

FRANCESCO BARBATO...perché non è possibile che l'illegalità cominci a stare nelle istituzioni (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Dobbiamo cominciare a portare legalità nello Stato, dove ci sono grumi criminogeni che bisogna estirpare. La legalità è precondizione per lo sviluppo, è convenienza per i cittadini.
Per questa ragione noi, come Parlamento, dobbiamo essere esempio di legalità e su questo versante non possiamo spostarci neanche di un millimetro. Ricordi, signor Presidente, che non possiamo fare provvedimenti border-line; non possiamo fare provvedimenti con i quali diamo un cattivissimo esempio. Questo, forse, è il berlusconismo (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, mi permetto di osservare che non ha molto senso che proseguiamo nella discussione di un articolo aggiuntivo del quale non ci è nota in questo momento la fondatezza di un'ipotesi di non ammissibilità, che pure è stata avanzata. Suggerirei, quindi, di sospendere la seduta, anche perché comunque siamo giunti all'orario che credo era stato concordato, e di riprenderla dopo che la Presidenza avrà espresso un giudizio al riguardo.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, le fornirò la risposta fra qualche istante.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, sono d'accordo con l'onorevole Jannone quando dice, giustamente e correttamente, che i toni in Aula vanno abbassati. Però, credo che l'accorato appello chePag. 56proviene da quasi tutta o tutta la minoranza rispetto a un articolo aggiuntivo che crea qualche problema - voi stessi probabilmente non lo conoscete fino in fondo, come noi d'altra parte, e neanche il Presidente della Camera in questo momento è in grado di darci una risposta - debba essere da voi accolto, per lo spirito di collaborazione che avete auspicato all'inizio della legislatura, sollecitando immediatamente il Presidente della Camera a sospendere la seduta e ad attivarsi per avere informazioni più precise.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori o per un richiamo al Regolamento?

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, sull'ordine dei lavori o per un richiamo al Regolamento, veda un po' lei.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, forse mi sono perso una pagina del libro. Non ho sentito questa mattina dichiarare inammissibili degli emendamenti: quindi presumo, non essendovi state dichiarazioni in tal senso, che essi siano tutti ammissibili, fino a prova contraria.
Se un parlamentare, quindi - signor Presidente, mi rivolgo a lei -, avanza un'ipotesi di inammissibilità, essa mi risulta un po' strana, perché in tal caso questa mattina gli uffici avrebbero già detto che l'articolo aggiuntivo in questione non era ammissibile. Si creerebbe, quindi, un precedente, con tale andamento dei lavori. Ritengo dunque utile proseguire con l'esame dell'articolo aggiuntivo in discussione, perché comunque, volenti o nolenti, contrari o favorevoli alla sua approvazione, non capisco il problema dell'ammissibilità.
Inoltre, signor Presidente, tutti chiamano in ballo la Lega: per carità, noi stiamo a questo gioco delle parti, però mi risulta che all'inizio della discussione su questo articolo aggiuntivo il collega Borghesi dell'Italia dei Valori abbia richiesto la votazione per parti separate, perché sulla prima parte si sarebbe astenuto e sulla seconda era favorevole. Abbiamo poi sentito l'intervento del collega Costantini sull'inammissibilità, quindi l'invito dell'onorevole Di Pietro a ritirare l'emendamento. Mettetevi d'accordo: siete favorevoli o volete che sia ritirato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)? Delle due l'una! A meno che, collega Di Pietro, ci sia stato qualche accordo illo tempore che forse adesso pesa un po' troppo sulla vostra coscienza (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, mi permetta, ringraziandola per l'intervento, di dissentire sulla prima parte del suo ragionamento. È di tutta evidenza che, se ad inizio seduta la Presidenza non comunica l'inammissibilità di alcuni emendamenti, si prosegue e si discute su di essi. Credo, però, che sia dovere della Presidenza ascoltare i rilievi che vengono mossi dai deputati e, qualora - come nel caso dell'intervento dell'onorevole Costantini e di altri deputati - la Presidenza ritenga doveroso approfondire se quei rilievi sono fondati o meno, verificare con scrupolo se quanto è stato rilevato trovi riscontro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico). È altresì evidente che la Presidenza ha richiesto agli uffici di verificare con ulteriore e credo da tutti auspicato scrupolo se quanto è stato posto all'attenzione della Presidenza e della Camera abbia un fondamento. Tra pochi minuti saremo dunque in grado di dare una risposta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

Pag. 57

PRESIDENTE. Onorevole Casini, attenda che intervengano l'onorevole Evangelisti e l'onorevole Buttiglione. Le darò la parola subito dopo.
Prego, onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, l'autorevolezza del presidente Casini mi impone di lasciare a lui la parola: interverrei un minuto dopo.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, o interviene o rinuncia ad intervenire: non può cedere ad altri la parola per poi riprenderla.

FABIO EVANGELISTI. Intervengo, allora, solo per dire che ho molto apprezzato il suo intervento, che ha addirittura anticipato le mie considerazioni. Volevo però farle notare che, nel frattempo, ci aiuta il nostro ordine del giorno: sono infatti le ore 13 e dovremmo a questo punto passare alla deliberazione in merito alla ratifica della costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione. Chiederei dunque di valutare la possibilità di una sospensione dell'esame del provvedimento per passare al secondo punto all'ordine del giorno: gli uffici potranno così, nel frattempo, lavorare adeguatamente. Potremmo riprendere l'esame del provvedimento alle ore 16 (poiché questo era un orientamento intervenuto con il Governo), cosicché il Governo possa presentare la propria riformulazione della proposta emendativa da noi impropriamente chiamata «salva Retequattro»; avremo quindi l'informativa del Governo sugli incidenti alla Sapienza e in serata riusciremo a concludere agevolmente i nostri lavori.

PRESIDENTE. La ringrazio, valuteremo questa ipotesi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Rinuncio ad intervenire, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, francamente questa procedura mi sembra un po' inconsueta. Anzitutto vi è l'articolo aggiuntivo già pubblicato, il che si presume voglia comportare che vi è già stato un accurato esame dell'ammissibilità da parte degli uffici, altrimenti non sarebbe stato pubblicato nel nuovo fascicolo. Però taluni colleghi hanno richiesto un approfondimento e lei si è riservato di farlo svolgere ulteriormente dagli uffici: il che, francamente, è semmai un eccesso di scrupolo, ma non le si può rimproverare nulla. Vi è però un problema di fondo: noi stiamo discutendo di questo articolo aggiuntivo. Dunque, se è in corso una verifica, o si sospende la seduta o si accantona questo articolo aggiuntivo: certo, però, non si può continuare a discutere di un articolo aggiuntivo che non si sa ancora se sarà ammesso o meno (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio per aver evidenziato che si tratta per l'appunto, da parte della Presidenza, di un eccesso di scrupolo, che è comunque doveroso.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo per cercare di capire. Anche quel che ha ora detto il presidente Casini non è perfettamente collimante con la realtà: al nostro esame vi è infatti un testo che ha già superato il vaglio di ammissibilità, e dunque stiamo svolgendo un dibattito su un testo che è stato dichiarato ammissibile. Sono poi intervenuti i colleghi che hanno richiesto l'approfondimento, che lei sta svolgendo. Ora, il punto è che non è possibile un'alternativa, e cioè che l'articolo aggiuntivo cambi: o è ammissibile e allora si va avanti, oppure è inammissibile e allora abbiamo perso circa un'ora, ed evitiamo di perdere un'altra mezz'ora.Pag. 58
L'unica cosa sulla quale concordo è che, proprio perché ci troviamo sub iudice di un approfondimento di verifica che potrebbe rendere nullo qualunque ulteriore intervento da parte nostra (poiché se l'articolo aggiuntivo è inammissibile non si può certo più discuterne), suggerirei o che lo si accantoni, in attesa che venga svolta la verifica, e si proceda oltre (vi è all'ordine del giorno la deliberazione in merito a conflitti di attribuzione, e comunque vi sono anche altri emendamenti che si possono esaminare prima della sospensione), oppure si sospenda la seduta. Ma non si può mettere in discussione un possibile cambiamento del testo dell'articolo aggiuntivo, poiché esso o è ammissibile - come fino a questo istante è parso, il che ci conforta sul fatto che non abbiamo discusso a vuoto, perché altrimenti sarebbe veramente triste - oppure è inammissibile, e allora chiudiamo di fatto il dibattito poiché non si discute più su nulla.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la questione che è stata posta, più che all'ammissibilità dell'articolo aggiuntivo attiene alla chiarezza della deliberazione che la Camera è chiamata ad esprimere (mi riferisco in particolar modo alla questione posta dall'onorevole Costantini). Non vi è dubbio che tale articolo aggiuntivo mira a corrispondere ad una procedura di infrazione, e la Presidenza interviene per rendere trasparente il processo decisionale. Chiedo dunque al Governo, proprio al fine di fugare dubbi non tanto sull'ammissibilità quanto sulla chiarezza della norma, se conviene sull'opportunità, per chiarezza, di formulare il comma 2 dell'articolo aggiuntivo 8.012 in questi termini: «Sono approvati tutti gli schemi di convenzione con Anas s.p.a. già sottoscritti dalle società concessionarie autostradali alla data di entrata in vigore del presente decreto».
Credo che questa formulazione vada incontro alle obiezioni interpretative che sono state poste (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Se il Governo è di avviso contrario, proseguiamo.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che bisogna evitare di avvitarsi attorno ad una questione che è di semplice soluzione, fermo restando che evidentemente il Governo può accettare proposte di riformulazione, ove queste fossero presentate dal relatore e dal Comitato dei nove.
Penso che alla Presidenza spetti poi prendere atto di quanto il Governo corrisponda o non corrisponda rispetto ad una formulazione che deve essere di iniziativa del relatore e del Comitato dei nove. Evidentemente, noi dovremmo a questo punto comprendere di cosa stiamo discutendo. Infatti è stato messo in discussione e dunque, alla fine della discussione, si sarebbe dovuto votare su un testo che nessuno - né il Comitato dei nove, né il relatore, né il Governo - aveva chiesto di riformulare.

PRESIDENTE. Certamente.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Dunque, per quanto attiene ai nostri lavori qualsiasi tipo di riformulazione che non venga posta dai soggetti deputati a farlo è da questo punto di vista inesistente.

PRESIDENTE. Ciò è di tutta evidenza.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Perciò le chiedo semplicemente di farci capire se siamo in condizione di proseguire nel dibattito, dopo aver concluso l'esame dell'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo, oppure se sia necessaria un'interruzione per consentire al Comitato dei nove di valutare le condizioni cui si è giunti nel corso della discussione.

Pag. 59

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, è di tutta evidenza che gli emendamenti li può proporre soltanto chi è abilitato a farlo.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Signor Presidente, credo che la sua riformulazione possa essere approvata dal Governo (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PIER FERDINANDO CASINI. Ma non è il Presidente della Camera che può fare una riformulazione!

ANDREA LULLI. Ma no!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Non è possibile!

PRESIDENTE. Prego l'onorevole Ronchi di specificare cosa intenda con l'aggettivo «sua»: è evidente che si riferisce, ovviamente, alla proposta del Governo.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Scusate, probabilmente mi sono espresso male, ma il Governo ovviamente pensa di poter recepire questo tipo di riformulazione (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Governo si accinge quindi a riformulare l'articolo aggiuntivo.

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prima di darle la parola (la darò anche all'onorevole Volontè), vorrei dire che, poiché il Governo ha testé detto che si accinge a riformulare l'articolo aggiuntivo 8.012, al termine di questi due interventi, sospenderò la seduta per consentire alla Commissione di riunirsi e di valutare il nuovo testo presentato dal Governo. Prego, onorevole Soro, ha facoltà di parlare.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, credo che sia di tutta evidenza anche a lei che non vi sono precedenti, che io ricordi, di una proposta emendativa riformulata dal Presidente della Camera (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Tuttavia, mi pare di comprendere che è invece il Governo che, avuta consapevolezza dell'aspetto non solo discutibile ma direi contrario a qualunque regola di buon senso contenuta nel testo presentato, si accinge a presentare una nuova formulazione. Colgo l'occasione per dire che anche una nuova riformulazione che lasciasse la possibilità di affidare al Parlamento una decisione su schemi di convenzione sconosciuti al Parlamento stesso sarebbe motivo di contrarietà profonda, così come è stato argomentato nel corso di tutta la mattina dal nostro gruppo.
Mi auguro che il Governo nel prosieguo della discussione sappia cogliere il momento in cui è necessario intervenire piuttosto che avere bisogno di suggerimenti esterni.
Il Ministro Vito, se seguisse con più attenzione il dibattito in Parlamento, forse eviterebbe al Presidente della Camera di dover svolgere interventi come questo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, oggi la sua generosità nell'ascoltare anche le osservazioni svolte da molti colleghi in ordine alla interpretazione della proposta emendativa è encomiabile.
Tuttavia, lei rappresenta tutti noi e sono fiero che lei, come del resto i suoi predecessori, siano i Presidenti dell'istituzione parlamentare. Non voglio affermare che il suo suggerimento nei confronti della proposta emendativa del Governo sia stataPag. 60originale. Voglio però censurare, se ciò è possibile ad un singolo parlamentare, l'atteggiamento del Governo che non può permettersi di attribuire alla Presidenza della Camera una riformulazione, di attribuirla una seconda volta, affermando che si accinge a riformulare una proposta emendativa nella direzione esposta dalla Presidenza.
È una parentesi che può avvenire. È successo oggi e mi auguro che non avverrà più nell'ambito dei rapporti tra l'istituzione parlamentare e il Governo della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, è chiaro che siamo in avvio di legislatura e perciò ognuno di noi ha ancora bisogno di rodare gli ingranaggi ed entrare un po' meglio nei meccanismi parlamentari. Voglio esprimere apprezzamento per l'attenzione che il Presidente ha offerto ai dubbi legittimi di una parte del Parlamento. Tuttavia, sono anche convinto che il Ministro Ronchi avesse solo l'intenzione di sostenere che il Governo si apprestava a riflettere e a valutare una riformulazione. Credo che questa sia l'interpretazione corretta.
A questo punto vorrei sapere - poiché si sospende sul punto - se i lavori proseguono con le deliberazioni sulla costituzione in giudizio della Camera dei deputati oppure se anche tale punto è rinviato.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, sospendo la seduta sino alle ore 16.
La seduta riprenderà con le deliberazioni in merito a conflitti di attribuzione e con il seguito della discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari.
Alle ore 16 riprenderemo con immediate votazioni.

Annunzio di un'informativa urgente del Governo.

PRESIDENTE. Avverto che alle ore 17 avrà luogo l'informativa urgente del Governo concernente gli incidenti verificatisi in prossimità dell'Università La Sapienza di Roma. Dopo l'intervento del rappresentante del Governo potranno intervenire i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente per cinque minuti ciascuno. Al termine dell'informativa riprenderà l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,20 è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Albonetti, Aprea, Balocchi, Bonaiuti, Brancher, Brugger, Cicchitto, Colucci, Cosentino, Cota, Crimi, Donadi, Gregorio Fontana, Alberto Giorgetti, Lo Monte, Lucà, Lupi, Ronchi, Saglia, Soro, Urso, Valducci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Su un lutto del deputato Massimo Bitonci.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Massimo Bitonci è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.Pag. 61
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea (Applausi).

Deliberazione in merito alla ratifica della costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Milano di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 84 del 2008.

PRESIDENTE. Comunico che è stata notificata alla Camera dei deputati, durante il periodo di scioglimento delle Camere, in tempi tali da non consentire l'adozione della procedura ordinaria, l'ordinanza n. 84 del 2008 con la quale la Corte costituzionale ha dichiarato l'ammissibilità di un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dall'autorità giudiziaria.
Si tratta del conflitto elevato dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Milano, relativo all'insindacabilità delle dichiarazioni rese da Carlo Taormina, deputato all'epoca dei fatti, nei confronti dei magistrati Maria Del Savio Bonaudo e Stefania Cugge, della procura della Repubblica di Aosta.
In attuazione di quanto stabilito dall'Ufficio di Presidenza nella riunione del 27 febbraio 2008, la Camera dei deputati si è costituita in giudizio in via d'urgenza, nel prescritto termine di venti giorni, con riserva di ratifica della costituzione stessa da parte dell'Ufficio di Presidenza e dell'Assemblea alla ripresa dei lavori parlamentari.
Nella riunione odierna l'Ufficio di Presidenza - preso atto dell'orientamento espresso dalla Giunta per le autorizzazioni nella seduta della 27 maggio 2008 - ha deliberato di proporre all'Assemblea la ratifica degli atti relativi alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati, adottati in via d'urgenza.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, vorrei intervenire in relazione alle tre proposte relative a conflitti di attribuzione, significando quanto segue. Si tratta di preannunci di sconfitta per la Camera. Voglio ricordare che nella precedente legislatura ci furono delle deliberazioni della Camera che ritennero di applicare l'insindacabilità nel corso di procedimenti penali a carico di deputati.
Le deliberazioni furono quanto mai controverse, ma contro di esse il giudice procedente ha elevato conflitto di attribuzione e, come sempre più spesso accade e come molto spesso è accaduto, la Corte costituzionale ha ritenuto ammissibile il conflitto. Questo significa che nel successivo giudizio la Corte costituzionale si è quasi sempre orientata per l'annullamento della delibera della Camera stabilendo, quindi, che la magistratura deve fare il suo corso e che non si è in presenza di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione, ma di una delibera da annullare in quanto non si applica tale prerogativa costituzionale.
Signor Presidente, credo che, a partire da questa legislatura, probabilmente sia il caso di cambiare decisamente registro. In primo luogo, la Camera dovrebbe fare attenzione a valutare le situazioni, per non rischiare di trasformare un'immunità in impunità ed una prerogativa in un privilegio. È necessario fare attenzione ed applicare l'insindacabilità soltanto quando si ritiene che effettivamente si versi in presenza della condizione di cui all'articolo 68 della Costituzione.
In ogni caso, credo che sarebbe una regola di prudenza che la Camera si astenesse dal costituirsi nel giudizio dinanzi alla Corte costituzionale. Credo che si tratterebbe di un atto di rispetto della Camera nei confronti della più alta magistratura. Non costituirsi non significherebbe un'automatica smentita della Camera, ma potrebbe significare solamente un gesto di riguardo e di rispetto nei confronti della Corte costituzionale.Pag. 62
Vorrei anche ricordare che per la costituzione in giudizio della Camera si è spesso, anzi quasi sempre, fatto ricorso a legali esterni. Ciò, nel caso di queste tre costituzioni in giudizio, significherebbe una spesa di almeno 60 mila euro.
Dunque, il mio parere è che la Camera possa deliberare di non costituirsi, eccetto il caso concernente l'ex onorevole Taormina. A tal proposito, infatti, vi è stata da parte dell'Ufficio di Presidenza una ratifica della decisione assunta, e credo che la Camera debba a sua volta ratificare. Negli altri due casi, la mia proposta - signor Presidente, questo sarà l'atteggiamento che manterrò - è che la Camera non si costituisca.
In subordine, qualora la Camera decidesse ugualmente di costituirsi, credo che dovremo assumere - anche in questo caso ne parlo ad inizio di legislatura - una volta per tutte una decisione per cui comunque in caso di costituzione la Camera si affida ai legali interni. Anche questo significherebbe evitare dei costi rilevanti all'amministrazione pubblica.

PRESIDENTE. Hanno chiesto di parlare gli onorevoli Volontè, Leone e Giachetti. Siccome dovremo deliberare su tre conflitti di attribuzione, chiedo ai colleghi che hanno chiesto di parlare se intendono farlo sulla deliberazione in esame o su quelle successive.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,10).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non mi riferisco al conflitto d'attribuzione, intervengo sull'ordine dei lavori, invocando l'attenzione del Governo e dell'Assemblea. Questa mattina abbiamo chiuso una pagina che ci siamo limitati a considerare di confusione, ma se vogliamo infierire possiamo andare avanti ancora per parecchio. Casualmente, sul tema delle autostrade una riformulazione proposta impropriamente dal Presidente della Camera diventa riformulazione presentata dal Governo.
Tale riformulazione credo che sia stata consegnata tra le 13,30 e le 14 ed è stato fissato un termine di un'ora per la presentazione di subemendamenti. Quindi, se si ha rispetto perlomeno del dibattito che vi è stato in quest'Aula su quel tema, che ha addirittura portato il Presidente della Camera a chiedere un'analisi ancora più approfondita sul tema dell'inammissibilità e che ci ha portato a parlare per un'ora e mezza, è necessario che venga data la possibilità ai deputati di presentare subemendamenti, anziché convocare il Comitato dei nove addirittura quando ormai è già scaduto il termine per la presentazione dei subemendamenti!
Quindi, signor Presidente... mi fermo in maniera che lei si consulti ...la prego di dare un tempo congruo... è utile che lei mi senta...

PRESIDENTE. La sto ascoltando, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI. Lei ha questa doppia capacità...

PRESIDENTE. Sì, ho questa capacità!

ROBERTO GIACHETTI. Io no, quindi ho dei problemi ad essere sintonia con lei! Signor Presidente, non è che stiamo chiedendo la luna, ma dopo tutto quello che è successo - dal punto di vista procedurale forse è meglio archiviare rapidamente questa pagina - suggerirei che non ci fosse rigidità da parte della Presidenza e venga concesso ancora almeno per un'ora il tempo per la presentazione di subemendamenti ad un emendamento riformulato dal Governo nel modo in cui abbiamo visto. Chiedo, inoltre, che venga convocato il Comitato dei nove affinché possa tenere conto anche delle proposte subemendative presentate alla nuova riformulazione del Governo.
Diversamente, signor Presidente, ci sarebbero non solo una forzatura e unaPag. 63confusione, ma qualcosa di assolutamente inaccettabile, perché non è questo il modo in cui si procede.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, le chiederei la cortesia di far terminare la trattazione del punto relativo di conflitti di attribuzione, perché questi erano i punti all'ordine del giorno sul cui esame avevamo convenuto. Successivamente mi consulterò con il Presidente e sentiremo la Commissione e il Comitato dei nove, che già si è riunito. Posso annunciarle che, per quanto mi riguarda, ritengo assolutamente congrua e giustificata la sua richiesta. Se però fosse possibile dare seguito alla trattazione dei punti all'ordine del giorno in esame, per poi affrontare il tema in maniera più serena, ritengo che forse sarebbe la soluzione migliore per tutti.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Sono assolutamente d'accordo, signor Presidente, però al fine di dare un minimo di coerenza ai nostri lavori suggerirei che il Comitato dei nove, che si deve riunire per valutare questo tema (sul quale teoricamente, in base a quello che lei dice, potremo presentare dei subemendamenti, in quanto ci sarà dato il necessario tempo), eviti di farlo, perché se si riunisce potrebbe assume decisioni su una materia sulla quale si possono presentare dei subemendamenti; ebbene, non mi sembra che ciò dal punto di vista della procedura parlamentare sia perfettamente coerente.

MARINO ZORZATO, Presidente della Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARINO ZORZATO, Presidente della Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge. Signor Presidente, al di là del fatto che la correzione riguarda solo tre parole, che si possono subemendare, non c'è alcun problema sul fatto che lei conceda un termine. Suggerirei di fissarlo subito - mezz'ora o un'ora - dandoci la possibilità di lavorare. Il Comitato dei nove si pronuncerà sui subemendamenti che riguardano quelle tre parole: immagino che saranno pochi, ma siamo comunque disponibilissimi a lavorare.

PRESIDENTE. Presidente Zorzato, quando intende convocare il Comitato dei nove?

MARINO ZORZATO, Presidente della Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge. Se la Presidenza dà un termine di mezz'ora per la presentazione dei subemendamenti, convocherò il Comitato dei nove un quarto d'ora dopo, perché immagino che il lavoro sarà rapido.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti all'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo è differito alle 17.

Si riprende la discussione (ore 16,15).

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, il mio intervento è inerente al conflitto di attribuzione su cui è già intervenuto l'onorevole Palomba. Posso proseguire su quel tema. Non ho ben compreso, signor Presidente.

PRESIDENTE. Il tema introdotto dall'onorevole Giachetti è già stato risolto: è stato differito il termine per la presentazione dei subemendamenti. Quello che le chiedo, come ho già chiesto agli altri colleghi che volevano intervenire sul conflitto di attribuzione, è se vuole intervenirePag. 64con riferimento alla deliberazione in esame oppure si riserva di intervenire sulle deliberazioni successive.

ANTONIO LEONE. Vorrei intervenire sulla deliberazione in esame, la prima all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Si tratta di un intervento legato alla questione complessiva: è una presa di posizione del gruppo sull'argomento che potrà ripresentarsi nel corso di questa legislatura e in altre occasioni.
Ho visto con piacere oggi che il collega Palomba ha fatto una sorta di retromarcia riguardo alla valutazione volta per volta dei conflitti che vengono portati all'attenzione della Giunta, prima, e dell'Aula, successivamente, dopo essere passati per l'Ufficio di Presidenza, facendo riferimento ad una pronunzia della Giunta e dell'Aula ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione, a proposito di sindacabilità o insindacabilità.
La nostra posizione è stata sempre quella di costituirsi tout court, solo e soltanto per sostenere le prerogative di questa istituzione, ossia della Camera, indipendentemente dal porre la questione, come ha fatto il collega Palomba, del rispetto o non rispetto nei confronti della Corte costituzionale. Noi abbiamo tutto il rispetto nei confronti della Corte costituzionale, ma le prerogative di questa Camera devono essere discusse in questa Camera, decise in questa Camera, e giammai si deve avere un orientamento diverso nel momento in cui si decide, prima da parte della Giunta, e successivamente dall'Assemblea, di concedere l'insindacabilità. Non possiamo concedere l'insindacabilità e poi, sollevato il conflitto di attribuzione da parte dell'organo giudicante, tornare in quest'Aula e negare la costituzione in giudizio. Ritengo che in tal modo metteremmo sotto i piedi le nostre prerogative e che la situazione che si verrebbe a creare, nel momento in cui la stessa Camera andasse contro una decisione già assunta in precedenza, sarebbe un po' kafkiana.
Dico questo perché purtroppo, da un po' di tempo a questa parte (almeno fino a questo momento), si sta assistendo ad una sorta di abdicazione dalle prerogative della Camera dei deputati nei confronti di altri organi, mentre oggi - ma la considerazione vale anche per domani - siamo soggetti ad una serie di sentenze da parte della Corte costituzionale, che devono essere prese in considerazione attentamente, per far sì che l'articolo 68 della Costituzione venga riformato, e che venga portata all'attenzione, prima della Giunta, poi dell'Assemblea, una modifica di quella legge che oggi viene messa sotto i piedi dagli organi che decidono sulla sindacabilità o sull'insindacabilità, indipendentemente dalle deliberazioni di quest'Aula.
L'argomento in discussione è questo ed è delicatissimo, non vi è solo la questione - caro Palomba - di costituirsi in giudizio con avvocati interni o esterni: l'argomento è quello di costituirsi in giudizio per continuare a tenere alte le prerogative di questo Parlamento, indipendentemente da chi viene coinvolto nel conflitto di attribuzione, perché non possiamo dire Taormina sì e Leone no!. La prerogativa deve essere riconosciuta a tutti e la decisione di costituirsi in giudizio deve essere presa in maniera asettica, indipendentemente da chi sia coinvolto o dagli avvocati che possono andare a perorare la causa di mantenere ancora in piedi un istituto che ritengo sia necessario riformare.
Ho tenuto a fare questa precisazione perché, tra l'altro, nell'Ufficio di Presidenza, sui tre conflitti di attribuzione sottoposti oggi alla nostra attenzione, non è stato sollevato alcun problema, la decisione di costituirsi in giudizio è stata presa all'unanimità e ritengo che quest'Aula, in ossequio non solo alla decisione dell'Ufficio di Presidenza, ma anche alle considerazioni che ho testé illustrato, debba decidere di costituirsi in giudizio, indipendentemente da chi sia coinvolto e indipendentemente dalla questione del rispettoPag. 65o meno nei confronti della Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

LORENZO RIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Ria, le chiedo scusa, ma lei potrà intervenire sulle deliberazioni successive, perché sulla deliberazione in esame hanno già parlato gli onorevoli Palomba e Leone, rispettivamente uno contro e uno a favore.
Passiamo ai voti. Pongo in votazione la proposta dell'Ufficio di Presidenza di ratificare la costituzione in giudizio, già adottata in via d'urgenza, con riferimento al conflitto di attribuzione di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 84 del 2008.
(È approvata).

Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 122 del 2008 (ore 16,20).

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione odierna - preso atto dell'orientamento espresso dalla Giunta per le autorizzazioni - ha deliberato di proporre alla Camera la costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge n. 87 del 1953, per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano, dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 122 del 2008, in relazione alla deliberazione della Camera del 2 agosto 2007, con la quale è stata dichiarata - ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione - l'insindacabilità delle opinioni espresse da Carlo Taormina, deputato all'epoca dei fatti, nei confronti della dottoressa Maria Del Savio Bonaudo, magistrato.

LORENZO RIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, arrivano al voto dell'Aula tre deliberazioni per la costituzione in giudizio della Camera - una delle quali è già stata da noi esaminata - relative ad altrettanti conflitti di attribuzione. In tutte e tre i casi la Corte costituzionale non ha condiviso il giudizio di insindacabilità espresso da questa Camera, la quale, perciò, deve decidere se costituirsi in giudizio con un proprio legale per sostenere ad oltranza il proprio parere di insindacabilità. Solo per pura documentazione statistica faccio presente che, dei centodiciannove casi nei quali questa Camera, lungo tutta la vigenza della legge che disciplina tali procedimenti, ha deciso di resistere ad oltranza, solo in dieci casi la Corte costituzionale ha aderito al punto di vista di quest'Aula. Centodiciannove a dieci sembra oggettivamente un rapporto spropositato, che, tenuto conto della riconosciuta e limpida responsabilità e della stretta aderenza al diritto costantemente dimostrate dalla Corte costituzionale, risuona di per sé un come un segnale di «semaforo giallo» per quest'Aula.
Se noi parlamentari, giustamente, consideriamo tale rapporto un segnale di «semaforo giallo», con assai maggiore intensità e rigore potrebbero interpretarlo i cittadini italiani, che chiedono il superamento di eccessivi garantismi, soprattutto nei casi non dovuti. Anche per tale via, se quest'Aula non tenesse in considerazione il segnale proveniente dalla Corte costituzionale, potremmo concorrere anche noi a motivare la sfiducia nei nostri confronti e l'idea che siamo e vogliamo continuare ad essere soltanto dei privilegiati.
Onorevole Leone, una cosa è la garanzia costituzionale, tutt'altra cosa sono il cavillo e l'impunità ad ogni costo e i comportamenti semplicemente corporativi.Pag. 66Credo che debba essere questo l'animus con il quale dovremo affrontare tali questioni, probabilmente non proprio da oggi, ma sicuramente da domani. È difficile partire da oggi con il nuovo metodo, perché le pratiche si incardinano in procedimenti stagionati, per i quali l'essere immediatamente a cavallo di due legislature richiede comportamenti di rispetto per le scelte che nel passato sono state effettuate.
Ciò valeva particolarmente per la prima delle deliberazioni che abbiamo già trattato - concernente un giudizio riguardante il collega Taormina -, per la quale il Presidente della Camera, nell'impossibilità di quest'Aula di esprimersi nel contesto della vicenda elettorale, aveva già deciso di resistere dinanzi alla Corte costituzionale. Pertanto, nella logica della continuità istituzionale e dell'evidente sensibilità garantista manifestata dal Presidente Bertinotti (che si trovava nell'impossibilità di convocare l'Aula), il nostro gruppo ha votato per ratificare tale decisione.
La seconda deliberazione, della quale stiamo discutendo, concerne una vicenda riguardante la collega Maiolo e la terza, della quale parlerò nel mio intervento, il collega Taormina. Si tratta di casi che, ove valutati nel merito - e noi pensiamo che debbano e possano essere valutati nel merito -, presentano diverse differenze, nel senso che le dichiarazioni dell'onorevole Taormina relative all'infanticidio di Cogne risentono assai più del suo mandato legale in qualità di avvocato difensore che del suo mandato parlamentare.
Ieri, in Giunta non è stato possibile effettuare un esame puntuale di merito dei due casi e solo ieri, inoltre, nel corso dello svolgimento dei lavori, abbiamo appreso di un sistema di regole adottato dalla vecchia Giunta per regolarsi in questa materia, senza però conoscerle concretamente. Ci siamo riservati di acquisire tali regole, di approfondirle e di farle nostre o rielaborarle. Signor Presidente, per queste ragioni, il gruppo del Partito Democratico, in merito alla questione in oggetto ed a quella successiva, esprimerà un voto di astensione. Va, però, rilevata una questione di merito pratico, cioè che ogni incarico legale costerà a questa Camera almeno 20 mila euro. Non è una piccola cifra e, soprattutto, è una cifra enorme, ove si valuti anche il probabilissimo esito negativo del giudizio dinanzi alla Corte costituzionale. Questi aspetti sono attentamente percepiti dall'opinione pubblica e per questa ragione, in futuro, dovranno essere valutati attentamente dalla Giunta e da quest'Aula.

MAURIZIO PANIZ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, è francamente sorprendente la linea che è stata esposta in questo momento dall'onorevole Ria, per due ordini di ragioni. In primo luogo, è sorprendente perché riporta il discorso al merito della vicenda, quando invece sul merito della vicenda questa Camera si è già espressa in maniera molto precisa, sia attraverso il deliberato della Giunta per le autorizzazioni, sia attraverso la decisione dell'Assemblea. Ricordo, tra le altre cose, che la decisione dell'Assemblea è intervenuta nella scorsa legislatura con una maggioranza evidentemente diversa e, in quell'occasione, vi fu un voto corale favorevole alla declaratoria di insindacabilità.
Non è, invece, sorprendente la posizione assunta dall'onorevole Palomba, che, coerentemente con quanto aveva affermato nella scorsa legislatura, oggi mantiene una posizione sostanzialmente identica. La realtà qual è? Ed è questo il secondo punto di considerazione da sviluppare. La realtà è che la Corte costituzionale ha posto progressivamente tutta una serie di limiti molto rigidi alla valutazione di insindacabilità che, ai sensi dell'articolo 68 della Carta costituzionale, siamo chiamati ad esplicitare. Questa serie di paletti ha compromesso progressivamente il ruolo del parlamentare in sé. Non stiamo difendendo o prendendo posizione a favore dell'onorevole Maiolo o a favorePag. 67dell'onorevole Taormina, ma stiamo difendendo prima di tutto la posizione del parlamentare in quanto tale.
Oggi la vicenda riguarda gli onorevoli Maiolo e Taormina, così come pochi mesi fa ha riguardato gli onorevoli Fassino e D'Alema e prima ancora molti altri parlamentari. Noi abbiamo il dovere di difendere il nostro ruolo di parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Abbiamo il dovere di difendere l'istituzione che rappresentiamo di fronte al Paese e non prendere posizioni di parte, ancorate a valutazione di tipo rigorosamente personale.
In questo caso, inoltre, visto che non stiamo difendendo e valutando la posizione nel merito, ma soltanto decidendo se costituirci o meno in difesa della posizione che la Camera ha già assunto, noi stiamo difendendo il ruolo di questa Camera, che ha già deciso per l'insindacabilità e ha il dovere di difendere la posizione che ha preso in maniera democratica, valutando tutti gli elementi pro e contro, con una valutazione completa, esaustiva di tutti i possibili elementi, anche di segno opposto.
Il fatto che la Corte costituzionale si sia spesso pronunciata in senso sfavorevole non significa che non abbiamo il dovere di cercare di far cambiare questa giurisprudenza, valorizzando il ruolo del parlamentare, che si è andato progressivamente svilendo proprio nelle valutazioni complessive degli stessi organi giurisdizionali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). È addirittura sorprendente che le considerazioni dell'onorevole Ria siano poste con riferimento al caso dell'onorevole Maiolo, che ha prodotto tutta una serie di atti di sindacabilità, che sono stati correttamente valutati dalla Giunta per le autorizzazioni e dalla stessa Camera.
Per quanto riguarda l'onorevole Taormina, invece, l'atto di sindacabilità era uno soltanto.
Ma il fatto stesso che siano stati presentati una pluralità di atti di sindacato ispettivo costituisce la conferma che quelle affermazioni degli onorevoli Maiolo e Taormina sono state esplicitate in relazione proprio al ruolo di parlamentare e non a quello di magistrato, come nel caso dell'onorevole Maiolo, o di avvocato, come nel caso dell'onorevole Taormina. Richiamo pertanto l'attenzione dell'Aula sull'opportunità di costituirsi in giudizio e di farlo non tanto per difendere la prerogativa personale di Tizio o di Caio ma per difendere un ruolo istituzionale che noi abbiamo il dovere di conclamare in maniera precisa di fronte a tutti e soprattutto di fronte all'organo supremo, ovvero alla Corte costituzionale.
Per questi motivi il voto del Popolo della Libertà sarà un voto favorevole alla costituzione in giudizio e al rispetto delle decisioni che questa Assemblea ha già assunto, in conformità, nella passata legislatura (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione la proposta dell'Ufficio di Presidenza di deliberare la costituzione in giudizio con riferimento al conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Milano di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 122 del 2008.
(È approvata).

Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 108 del 2008 (ore 16,35).

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione odierna, preso atto dell'orientamento espresso dalla Giunta per le autorizzazioni, ha deliberato di proporre alla Camera la costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge n. 87 del 1953, per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevatoPag. 68dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza, dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 108 del 2008, in relazione alla deliberazione della Camera del 13 novembre 2003, con la quale è stata dichiarata, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, l'insindacabilità delle opinioni espresse da Tiziana Maiolo, deputato all'epoca dei fatti, nei confronti del dottor Giancarlo Caselli, magistrato.

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signora Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, si tratta di uscire - spero una volta per tutte - da un equivoco clamoroso: non siamo chiamati a deliberare se costituirci o meno davanti alla Corte costituzionale, perché riguardo a ciò abbiamo già espresso la nostra opinione nelle precedenti legislature. Per tale motivo non riesco a comprendere l'intervento dell'onorevole Ria, così come non comprendo, anche se lo giustifico in parte perché coerente con una sua linea, quello dell'onorevole Palomba. Il punto è se sia applicabile l'articolo 68, prima comma, della nostra Carta costituzionale: esiste quel nesso funzionale che la Corte ha richiesto come requisito indispensabile per poter affermare l'insindacabilità? A questi quesiti è già stata data risposta nella precedente legislatura. Oggi noi dobbiamo semplicemente deliberare, con questa terza deliberazione che andiamo a svolgere - mi auguro questa volta all'unanimità -, se essere o meno conseguenti. Dobbiamo, inoltre, per il garbo istituzionale che l'odierna opposizione pare aver dimenticato, essere coerenti con la decisione autonomamente e legalmente presa in via d'urgenza dal Presidente Bertinotti. È vero che riguardava un altro caso, ma è vero anche che i casi sono oggettivamente e, nella fattispecie, anche soggettivamente - riguardando in due casi lo stesso parlamentare - identici.
Allora cosa vogliamo fare? Vogliamo decidere in un certo modo perché i fatti sono stati portati all'attenzione del Presidente Bertinotti a cavallo delle due legislature (la XV e la XVI), e decidere diversamente solo perché i fatti sono stati commessi un mese o due mesi prima, oppure vogliamo assumere una decisione coerente?
Il fatto che poi non ci si costituisca, o meglio non si dia incarico di difenderci ad un legale del libero foro, mi sembra veramente aberrante, perché è come quel difensore che nel processo dica al proprio giudice: mi rendo conto di andare incontro ad una sconfitta, però dirò lo stesso alcune parole per scrupolo difensivo. Noi dobbiamo andare davanti alla Corte costituzionale attraverso un difensore che esponga la presenza di quel nesso funzionale, esistente nei casi di specie, altrimenti come possiamo, noi, in qualità di Parlamento, non credere nel giudizio sereno della Corte e poi però lamentarci come fossimo degli estranei? In realtà siamo degli «intranei» perché anche noi siamo organo costituzionale e come possiamo lamentarci del fatto che su 119 delibere solo 10 hanno visto l'accoglimento? Prima deliberiamo di costituirci e poi, per la tirchieria dell'ultima ora o per quel finto demagogico risparmio, decidiamo di non dare l'incarico all'avvocato del libero foro: stiamo attenti e non ci lamentiamo poi se i primi ad aver causato questa situazione siamo noi. Credo che di fronte al giudice delle leggi otterremo sicuramente maggior rispetto essendo conseguenti ed offrendo uno scatto di reni. Successivamente gli interna corporis saranno esaminati magari con maggior rigore nella Giunta della quale ho l'onore di far parte. Ecco perché il gruppo Popolo della libertà voterà a favore della costituzione in giudizio (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della libertà).

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, ho parlato nel mio intervento inizialePag. 69di ulteriori tre preavvisi di sconfitta. Il Parlamento si sta dimostrando e si è sempre dimostrato in questi ultimi anni estremamente corporativo. Bisogna difendere le prerogative dei parlamentari quando queste ci sono ma non si può dire in tutti i casi che esiste l'insindacabilità ex articolo 68 della Costituzione, altrimenti i cittadini non crederanno più in noi, altrimenti i cittadini saranno legittimati a dire che siamo una casta che si autodifende. Io preannuncio un voto contrario, ma almeno questo dibattito all'inizio della legislatura serva a capire che dobbiamo noi stessi essere, per primi, estremamente rigorosi nel valutare le situazioni e non ritenere che sempre, in ogni caso, qualunque sia il comportamento adottato, un parlamentare è un cittadino diverso dagli altri perché ha privilegi che gli altri cittadini non hanno.
Quindi in tutti i casi in cui gli altri cittadini si sottopongono alla normale giustizia, ad una attenta giustizia, quando non siamo assolutamente sicuri dei presupposti per l'insindacabilità prevista dall'articolo 68 dobbiamo - in virtù del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge - saper fare tesoro per primi delle nostre prerogative, anche affermando che in certi casi qualcuno di noi può avere sbagliato e che noi non lo difendiamo in maniera corporativa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione la proposta dell'Ufficio di Presidenza di deliberare la costituzione in giudizio della Camera dei deputati con riferimento al conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 108 del 2008.
(È approvata).

Sull'ordine dei lavori (ore 16,40).

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, il mio intervento è legato a quanto è accaduto stamani in ordine a quella «riformulazione» dell'articolo aggiuntivo 8.012 del Governo che dovremo discutere e anche al richiamo dello stesso collega Giachetti, il quale ha parlato di articolo aggiuntivo «impropriamente riformulato dal Presidente della Camera».
Mi sembra che il collega Giachetti, che pure non è nuovo di quest'Aula, abbia usato un termine che forse non è del tutto appropriato rispetto a quello che è accaduto. Un minimo di chiarezza, forse, va quindi fatto.
L'onorevole Costantini - se non ricordo male - con riferimento proprio all'articolo aggiuntivo del Governo, aveva chiesto alla Presidenza di porre i deputati nella condizione di capire e conoscere l'esatta portata normativa di quello che si stava votando. A questa richiesta in seguito si sono associati sia l'onorevole Di Pietro che altri colleghi.
Nel momento in cui il Presidente Fini ha inteso farsi pienamente carico della sostanza della questione posta dall'opposizione, ci sembra che lo abbia fatto del tutto in linea con le prerogative del Presidente della Camera e - se non ricordo male - ha anche precisato che non si era in presenza di una questione correlata al profilo di ammissibilità o di inammissibilità. Tant'è che nel momento in cui viene portato all'esame dell'Assemblea un elenco di emendamenti che non sono stati dichiarati inammissibili, è chiaro che - lo dice la parola stessa - essendo, quindi, ammissibili, l'unica eccezione che si può fare attiene ad una precisazione del contenuto di quella norma, rispetto al quale il Presidente della Camera, tranquillamente, ha il potere-dovere di «mettere il naso», specialmente dopo una richiesta fatta dai colleghi dell'opposizione.
Quindi, non si può non dare atto al Presidente Fini, che ha «suggerito» la riformulazione, di averlo fatto in completo allineamento con le sue prerogative e con un intervento corretto. Egli ha infatti suggerito al Governo e, naturalmente, anche alla Commissione di chiarire quale fosse ilPag. 70termine legato alle concessioni che erano state rilasciate: nient'altro, non ha suggerito una riformulazione di natura tecnica! Ha suggerito una riformulazione legata ad una precisazione che era stata chiesta da alcuni deputati, tra l'altro proprio dell'opposizione.
Venire adesso a dire che «impropriamente» il Presidente della Camera ha riformulato un emendamento mi sembra che sia affermazione troppo grossa rispetto a ciò che è accaduto.
Non si è trattato di un intervento di merito, quindi, ma di un intervento chiarificatore che, forse, il Governo avrebbe dovuto fare prima o che, forse, la Commissione avrebbe dovuto sottoporre prima all'attenzione del Governo. Non entro nel merito di quello che è accaduto dopo il suggerimento del Presidente Fini, ma ricordo che vi sono stati numerosi interventi ed episodi in tal senso sin dalla Presidenza Violante in poi.
L'auspicio è che, in questo momento di rodaggio e di inizio dei lavori, non si stigmatizzino comportamenti che si pongono in perfetta linea con il Regolamento e con le prerogative del Presidente della Camera e che possono tranquillamente essere accettati, forse, non dico dimostrando meno superficialità, ma con più attenzione rispetto alla concitazione dell'inizio della nuova legislatura.
Era solo questa la ragione del mio intervento, doverosamente - ritengo - da parte di chi ormai, purtroppo, è da qualche legislatura in quest'Aula.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, sarò brevissimo. Vorrei molto sommessamente ricordare al presidente Leone che per appunto adesso è Vicepresidente della Camera e non è più presidente di un gruppo parlamentare. Quindi, probabilmente, nel momento in cui interviene in quest'Assemblea dovrebbe tener conto anche di questo aspetto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).
Vorrei anche sottolineare un altro aspetto, signor Presidente: lo dico a lei perché in questo momento sostituisce il Presidente della Camera, al quale vorrei che lei facesse sapere il mio e il nostro pensiero.
Nel momento in cui il Presidente della Camera, ancorché da noi non votato, è Presidente della Camera, abbiamo anche il dovere di portargli rispetto, in quanto istituzione.
È questa la ragione - vorrei che fosse chiaro, signor Presidente - per la quale, come ho spiegato prima, non abbiamo infierito: infatti, sappiamo che gli errori possono essere compiuti - siamo esseri umani - e possono essere in qualche modo rimediati (magari con l'aiuto del Governo potevano essere rimediati in modo migliore); tuttavia, suggerirei al collega Leone di non riaprire una questione di questo tipo, perché se dovessimo riaprirla andando a controllare sul resoconto stenografico tutto quanto è accaduto, penso che proprio le parole del collega Leone non aiuterebbero a superare rapidamente un problema che si è verificato, rispetto al quale non intendiamo fare alcuna speculazione e che, semplicemente, ci ha portato a chiedere - come poi, saggiamente, è stato concesso - un tempo ulteriore per la presentazione di subemendamenti.
Non ci venga a dare lezioni: in primo luogo, perché in questo caso non è titolato farlo; in secondo luogo, perché c'è molto poco da dire nel merito e, soprattutto, non può essere una lettura così palesemente «campata per aria» a spiegare quanto è successo stamani.
Altrimenti, si ricorre alla lettura dei resoconti stenografici e credo che la verità sarebbe evidente per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 71

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, credo che l'onorevole Giachetti abbia delle ragioni quando invita il collega Leone alla terzietà, che deve esercitare chi ha assunto la carica di Vicepresidente della Camera.
Tuttavia, penso anche che il collega Leone abbia voluto sottolineare che quanto accaduto oggi - e ha fatto bene a sottolinearlo, proprio nella qualità di Vicepresidente dell'Assemblea, tra l'altro anziano per numero di voti, oltre che per ragioni di età - è successo perché vi è stato uno sforzo costruttivo da parte del Presidente della Camera, che, andando incontro a rilievi formulati dall'opposizione, si è fatto carico di proporre al Governo una riformulazione rispettosa di alcuni dubbi che venivano posti.
Dunque, ai colleghi dell'opposizione dico che se vi fosse un Presidente della Camera poco rispettoso delle esigenze che vengono poste in Assemblea, voi avreste ragione a porre il problema. Ma, considerato che il Presidente Fini ha invece risolto il problema e considerato che la Presidenza oggi ha riaperto i termini per i subemendamenti, a me sembra che, in maniera molto corretta, da parte della Presidenza vi sia un rapporto di grande correttezza e rispetto per l'opposizione e per le segnalazioni che da essa provengono.
Ovviamente, l'invito che rivolgo è quello di evitare di scambiare tale atteggiamento della Presidenza, che è doveroso, per uno strumento volto ad allungare i tempi del lavoro parlamentare.
Ancora una volta, vi invitiamo a considerare che abbiamo mostrato apertura ad ogni soluzione che avete prospettato: lo testimoniano la riformulazione operata dal Ministro Ronchi stamani, al termine della mattinata dei lavori, la riformulazione su cui ha lavorato il sottosegretario Romani, per le vicende che riguardano il digitale, la riapertura dei termini per quanto riguarda la presentazione dei subemendamenti. Dunque, credo che la maggioranza e la Presidenza abbiano un grande rispetto nei confronti dell'opposizione.
Vorremmo che anche l'opposizione avesse ora un po' di rispetto nei confronti dell'Assemblea e della maggioranza - che ha un dovere costituzionale di approvare i provvedimenti che sono arrivati dal vostro Governo in Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) - e che ci lasciaste lavorare serenamente, smettendola con un atteggiamento che, addirittura, riesce a fare ostruzionismo su una scelta della Presidenza operata per venire incontro alle vostre richieste e alle vostre esigenze, che sono state pienamente soddisfatte (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vietti, immagino che sarà sullo stesso argomento.
Dopodiché, e dopo l'intervento dell'onorevole Evangelisti, concluderei gli interventi su tale punto, perché così potremo proseguire l'esame del provvedimento.
L'onorevole Vietti ha facoltà di parlare.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, intervengo brevissimamente.
Tra chi frequenta le aule giudiziarie si racconta che, in alcuni casi, i magistrati pregano gli avvocati di non avere eccessi di zelo, perché rischiano di compromettere la situazione del proprio cliente.
Ho l'impressione che stiamo vivendo una situazione analoga. Mi rivolgo all'onorevole Bocchino e all'onorevole Leone: nessuno mette in dubbio la buona volontà del Presidente Fini durante la seduta di questa mattina a proposito della proposta emendativa sull'ANAS ma, fatta salva la buona volontà, certamente vi è stato da parte del Presidente un comportamento anomalo, quantomeno rispetto ai precedenti e alla prassi di questa Camera. Noi sappiamo che la prassi e i precedenti costituiscono le regole di quest'Assemblea.
Quando il Presidente, con la migliore buona volontà, pone un dubbio di ammissibilità su un articolo aggiuntivo del Governo che aveva precedentemente dichiarato ammissibile; quando consente la prosecuzione della discussione sullo stesso articolo aggiuntivo in presenza di un sospettoPag. 72circa la necessità di rivedere il giudizio di inammissibilità; quando, poi, scioglie il dubbio di ammissibilità, svolgendo una valutazione di scarsa comprensibilità del testo dell'articolo aggiuntivo e suggerendo una riformulazione, rispetto alla quale il rappresentante del Governo afferma di far sua «la riformulazione del Presidente» (come riporta testualmente il resoconto stenografico), ebbene, tutto ciò costituisce un comportamento anomalo.
Mi sembra che l'opposizione - parlo per la nostra, ma sento di esprimermi anche per il resto dell'opposizione - non ha né strumentalizzato, né infierito, né drammatizzato su questo episodio. Pertanto, ritengo che esso possa essere chiuso e che si possa discutere il merito dell'articolo aggiuntivo riformulato: il Governo affermerà di averlo riformulato, senza più «tirare per la giacca» il Presidente della Camera.
Tutto ciò mi sembrava scontato. Mi augurerei che eccessi di zelo degli avvocati difensori non rendano più difficile l'accettazione di questa soluzione da parte dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sono favorevole a raccogliere l'invito appena espresso dall'onorevole Vietti a chiudere questa polemica: ho apprezzato molto quest'ultimo intervento.
Pur avendo apprezzato l'intervento dell'onorevole Giachetti, credo che la discussione non vertesse né sulla buona volontà, né sulla correttezza del Presidente Fini (forse al di fuori da questa sede, a Roma, si potrebbe dire che «si è un po' allargato»). Non parlerei di un intervento anomalo, ma improprio, perché forse sono state usate espressioni non del tutto appropriate, come «riformulazione» piuttosto che «suggerimento tecnico».
Tuttavia, tengo ad evidenziare quanto segue: la discussione non verteva sull'ammissibilità dell'articolo aggiuntivo, ma soltanto sulla chiarezza e sulla necessità di scongiurare un pericolo insito nell'originaria formulazione. Ci tengo a dirlo, perché era il contributo che, in particolare, i colleghi Costantini e Monai del gruppo dell'Italia dei Valori avevano portato nell'occasione.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 6 (ore 16,55).

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta odierna è stato votato da ultimo il subemendamento 0.8.012.5 e che, successivamente, sono iniziate le dichiarazioni di voto del Governo sull'articolo aggiuntivo 8.012 (Ulteriore nuova formulazione del Governo).
Come prospettato prima della sospensione, il Governo ha presentato una seconda ulteriore nuova formulazione di tale articolo aggiuntivo, rispetto alla quale il termine per i subemendamenti è stato fissato alle ore 17.
Avverto che il Governo ha testé presentato la terza ulteriore nuova formulazione dell'articolo aggiuntivo 8.015. Il termine per la presentazione dei subemendamenti riferiti alle parti modificate del testo è fissato alle ore 17.30.
Il Governo ha chiesto di intervenire, tuttavia ricordo ai colleghi che alle ore 17 è previsto lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo concernente gli incidenti verificatisi in prossimità dell'Università di Roma «La Sapienza».
Possiamo, pertanto, procedere nel rispetto dell'ordine del giorno, dando la parola al Governo nella persona del sottosegretario Mantovano, che è già presente in Aula, per poi riprendere, alle 18, con l'intervento del sottosegretario Romani (Commenti del Ministro Vito)... Riprenderemo con i voti, ma se il sottosegretario - come aveva annunciato - lo volesse, potrà intervenire. Ringrazio il Ministro Vito per i suggerimenti, ma vorrei ricordargli che in questo momento non è più, neanche lui, presidente di un gruppo parlamentare: egli è Ministro e in questo momento è il Presidente della Camera che intende darePag. 73le indicazioni per il prosieguo dei lavori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il sottosegretario Romani aveva chiesto di intervenire e ritengo che sia stata una gentilezza annunciare, eventualmente, il suo intervento. Se, poi, il sottosegretario non volesse più intervenire, non lo farà e procederemo ai voti.

Informativa urgente del Governo concernente gli incidenti verificatisi in prossimità dell'Università di Roma «La Sapienza» (ore 17).

PRESIDENTE. Avrà ora luogo lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo concernente gli incidenti verificatisi in prossimità dell'Università di Roma «La Sapienza».
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Tempi specifici sono attribuiti alle componenti politiche del gruppo Misto.

(Intervento del sottosegretario di Stato per l'interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'interno Alfredo Mantovano.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, vorrei anzitutto ringraziare la Camera per avere chiesto al Governo di riferire in Aula su quanto accaduto ieri nelle vicinanze dell'Università di Roma «La Sapienza». Quelle che riferisco sono prime informazioni che avrebbe inteso rendere il Ministro dell'interno se in questo momento non fosse in viaggio per Gerusalemme, dove rappresenterà l'Italia alla riunione del G6.
Vorrei concentrare larga parte di questa informativa su elementi di realtà, certo che ci si possa dividere sulle valutazioni e sui commenti, ma altrettanto certo che i fatti debbano essere distinti rispetto alle opinioni. I fatti che provo a riferire non sono opinioni o deduzioni personali o politiche, ma ciò che mi è stato trasmesso dalla Questura di Roma e dagli uffici del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Si tratta di atti che sono a disposizione dei colleghi deputati che intendano prenderne visione.
Questa storia inizia il 14 maggio di quest'anno, allorché lo studente Andrea Fiorucci presenta al Preside della facoltà di lettere dell'Università di Roma «La Sapienza», professor Pescosolido, una richiesta di autorizzazione per un incontro-dibattito sulle foibe a cui sarebbe intervenuto, fra gli altri, il parlamentare europeo Roberto Fiore. Il preside autorizza l'incontro.
Il 26 maggio di quest'anno un gruppo di studenti dichiaratamente di sinistra occupa la presidenza della facoltà di lettere, al cui interno doveva svolgersi questo dibattito, e protesta per la concessione dell'aula per il dibattito stesso. Leggo dal documento che diffondono in occasione dell'occupazione: «L'università non è un luogo neutro che offra indiscriminatamente legittimità a organizzazioni di spiccata fattura anticostituzionale. Lettere è una facoltà antifascista per memoria storica, per attitudine e per composizione».
Sulla base di questa protesta - che, ripeto, si traduce anche in un'occupazione - il preside, professor Pescosolido, il 26 maggio scrive una lettera al prorettore vicario, professor Frati, segnalando questa situazione di tensione all'interno dell'università. Nella lettera - i documenti sono tutti a disposizione - si riconosce che la manifestazione è stata autorizzata, ma si dice che è stata interpretata da un gruppo di studenti come strumentale a finalità meramente politiche, si è creata tensione ed è il caso di revocare l'autorizzazione.
Il professor Frati, destinatario della lettera, prorettore in assenza del rettore che era fuori Roma, annulla l'autorizzazione rilasciata con un comunicato dello stesso 26 maggio nel quale ribadisce che i dibattiti di grande rilevanza storica, scientifica o culturale - ancorché problematiciPag. 74- costituiscono l'essenza stessa dell'università senza preclusione o pregiudizio di alcun tipo. Aggiunge, però, che è il caso di evitare episodi di intolleranza e quindi ciò motiva l'annullamento della concessione dell'aula.
Il 27 maggio, cioè ieri, avviene quanto costituisce l'oggetto principale di questa informativa, ciò che la questura di Roma, che come ogni realtà di polizia giudiziaria adopera qualificazioni giuridiche adeguate a descrivere i fatti che accerta, definisce testualmente: una rissa fra elementi di opposta fazione.
Per non correre il rischio, nella mia informativa, di sintetizzare eccessivamente o di non essere fedele a quanto scrive la questura di Roma leggo, testualmente la parte di interesse. Contraddittorie, in merito, le versioni dei fatti su chi abbia dato inizio allo scontro. A detta dei giovani di sinistra verso le ore 13,30, mentre erano intenti ad attaccare manifesti sui muri adiacenti la mensa universitaria, venivano aggrediti da quattro giovani, poi identificati per aderenti a Forza Nuova, tutti noti alla DIGOS.
A detta di questi ultimi, cioè degli esponenti di Forza Nuova, invece, nel transitare con una autovettura in via De Lollis venivano riconosciuti come aderenti al gruppo di destra ed aggrediti.
Una prima ricostruzione effettuata dalla DIGOS sulla base di testimonianze ed elementi oggettivi acquisiti sul posto, filmati ed una fotografia - anch'essa a disposizione di chi voglia visionarla - ha consentito di appurare che i quattro aderenti a Forza Nuova si stavano recando all'università. Nel transitare si accorgevano che alcuni giovani erano intenti a coprire i manifesti da loro precedentemente affissi.
Dopo essersi fermati ed aver verbalmente inveito contro detti giovani, anche minacciandoli con arnesi atti ad offendere, poco dopo venivano affrontati da un consistente numero di aderenti ai collettivi universitari - certamente oltre venti persone - molte delle quali armate di bastoni e varie armi improprie.
Solo a questo punto i due gruppi si sarebbero affrontati passando alle vie di fatto e dando luogo ad una violenta rissa, con l'uso di oggetti contundenti (di cui alcuni già in possesso ed altri probabilmente reperiti sul luogo), di fatto sviluppatasi tra i quattro elementi di Forza Nuova e un numero imprecisato di appartenenti ai collettivi universitari.
All'arrivo delle volanti i partecipanti alla rissa si disperdevano, ma sei di questi - i quattro di Forza Nuova e due dei collettivi studenteschi - venivano fermati sul luogo o all'interno del vicino nosocomio e, dopo le cure mediche, arrestati per rissa aggravata.
La partecipazione e la responsabilità dei fermati è emersa anche dal materiale fotografico e filmato acquisito nel corso delle prime indagini.
Gli arrestati hanno fatto ricorso alle cure mediche riportando lesioni guaribili da cinque a venti giorni. Il giovane che ha riportato la prognosi più alta - venti giorni - aderente ai collettivi, ha lamentato una lussazione alla spalla. Nessuno dei feriti ha riportato lesioni riconducibili ad armi da taglio.
Come loro certamente sanno, qualche ora fa, il giudice monocratico ha convalidato i fermi dei giovani ritenuti responsabili. Nei confronti di due militanti di Forza Nuova sono stati disposti gli arresti domiciliari, medesima misura per un esponente dei collettivi studenteschi; per gli altri tre è stato convalidato il fermo ed è stata disposta la rimessione in libertà.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo esprime preoccupazione per fatti come quelli accaduti ieri. Il peggio che si possa fare è tentare ricostruzioni «da destra» o «da sinistra».
I fatti sono fatti e sono quelli appena riassunti nella loro oggettività. Quando si celebrerà il giudizio - i difensori hanno chiesto i termini a difesa - la lettura della motivazione della sentenza che sarà emanata permetterà di conoscerli e di apprezzarli con ulteriore possibilità di dettaglio.
Mi permetto, però, di osservare che la rissa è qualcosa di diverso dall'aggressione di alcuni nei confronti di altri. L'uso dellaPag. 75violenza non ha alcuna giustificazione, ma è difficile separare quanto è accaduto ieri dal divieto di tenere un'assemblea in un primo momento autorizzata. Un'assemblea che certamente poteva essere oggetto di discussione quanto ai temi che sarebbero stati approfonditi ed agli argomenti che sarebbero stati adoperati, ma altrettanto certamente non poteva qualificarsi eversiva. Un'assemblea chiesta da esponenti di una forza politica nelle cui posizioni il Governo non si riconosce neanche in minima parte, ma che, in presenza di disposizioni che impongono di sciogliere organizzazioni, movimenti o associazioni che favoriscono reati di discriminazione etnica o di ricostituzione del partito fascista, non ha subito scioglimenti da parte di nessun Ministro dell'interno di nessun Governo italiano. Una forza politica il cui leader siede nel Parlamento europeo per volontà di coloro che lo hanno votato. Questo - ripeto - non legittima alcun atto di violenza, ma vale per inquadrare quanto è accaduto. Le autorità accademiche hanno spiegato l'annullamento dell'assemblea sulle foibe con il timore di disordini: non sembra che li abbiano scongiurati - anzi! -, mentre hanno impedito lo svolgimento di un convegno autorizzato.
Oggi il leader del Partito Democratico, commentando i fatti dell'Università di Roma «La Sapienza», ha detto (cito dall'agenzia): è il terzo episodio in due giorni nella stessa città. Valuto sottovalutazioni molto gravi. Ho visto immagini di Forza Nuova in cui è esplicito il disegno di attaccare le forze dell'ordine e chi non la pensa come loro.
Mi permetto, onorevole Veltroni, due quesiti veloci e solo in parte retorici. In primo luogo, perché mettere insieme episodi profondamente diversi? Pigneto è un'altra cosa: su Pigneto il Governo riferirà in Aula quando la Presidenza lo autorizzerà, ma è un'altra cosa. Non so se c'è - o se vi è stata - sottovalutazione da parte di chi, so che è obbligatorio che fatti diversi siano oggetto di diversa valutazione e che mettere tutto insieme non giova alla corretta comprensione dei fatti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
In secondo luogo, se è in possesso, conosce o ha la disponibilità di queste immagini riferite all'episodio di ieri - sottolineo, riferite all'episodio di ieri -, perché non le pone a disposizione delle autorità di polizia? Se si riferisce genericamente ad episodi che hanno visto coinvolti soggetti di Forza Nuova, perché richiamare quelle immagini per ciò di cui ci occupiamo oggi?
Di fronte a ciò che è accaduto, non mi pare che il Governo abbia richiamato le decine e centinaia di fotogrammi e di immagini che ritraggono estremisti di sinistra che aggrediscono le forze dell'ordine (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Signor Presidente, colleghi, il ripetersi di vicende di questo tipo dipende anche dal senso di responsabilità di chi siede in quest'Aula e dall'atteggiamento di lealtà verso l'oggettività dei fatti. Ogni atto di slealtà verso il reale - proprio perché non è contro una parte politica, ma è contro la verità dei fatti - rischia di avere lo stesso effetto di una bastonata. Vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, ringraziamo il Governo per la tempestività con la quale ha risposto alla questione posta nella giornata di ieri dalla minoranza, e ringraziamo la Presidenza per la sollecitazione della questione suddetta. Abbiamo letto in questi giorni ed appreso - oltre che dalle agenzie, dai giornali - la bagarre politica che si è creata intorno alla vicenda di ieri alla Sapienza. Resta fermo che i fatti di ieri sono fatti assolutamente gravissimi daPag. 76condannare, senza a mio parere ricercare in modo pretestuoso una responsabilità iniziale.
Dalla lettura delle dichiarazioni espresse da molti esponenti - mi riferisco soprattutto alla sinistra capitolina - nelle ultime ore si apprende che vi è stata una rincorsa alla ricerca di una responsabilità primaria, come se avessero acceso una miccia all'interno dell'Università «La Sapienza» di Roma. Allo stesso modo vi è stata una ricerca assoluta di una serie di responsabilità mentre se valutiamo, invece, i fatti avvenuti ieri, troveremo una realtà molto diversa.
È vero che all'Università «La Sapienza» negli ultimi anni vi è stato un crescente clima di insofferenza e intolleranza politica, ma cerchiamo di capire come tale intolleranza sia stata costruita e sia stata arginata, nonché in quale contesto si sia realizzata. Non possiamo fare a meno di stigmatizzare i fatti di violenza che si sono realizzati ieri, ma non possiamo neanche estrapolarli da un contesto generale. Dobbiamo ricordare che presso «La Sapienza» purtroppo si assiste ad una situazione molto singolare presente solo in tale ateneo nella nostra città di Roma; infatti, vi sono aule autogestite e occupate da anni da quelli che sono definiti i collettivi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
I collettivi, signori, impediscono di fatto diverse attività degli studenti. Non lo dico io, ma lo dice l'agenda dei lavori organizzati dagli studenti nel corso degli ultimi anni all'Università «La Sapienza», organizzati da forze moderate, non solo di carattere politico ma anche che si riferiscono ad associazioni di tipo religioso. Infatti, è stato impedito in varia natura e in vario modo ad associazioni studentesche di realizzare convegni a cui partecipavano membri del Governo, talvolta di destra talvolta di sinistra, esponenti del mondo religioso e non da ultimo lo stesso Santo Padre (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Pertanto, quando parliamo e sentiamo parlare delle università come zone non neutre, ci preoccupiamo. L'università deve essere un luogo di studio, di ricerca, di confronto anche politico che si possa esercitare sempre nel pieno rispetto della libertà e della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Quando qualcuno in nome di ideologismi appartenenti al passato impedisce a qualcun altro di prendere la parola, di esercitare il proprio diritto di opinione, siamo di fronte a fatti estremamente gravi. Non dobbiamo allora sorprenderci che avvengano delle provocazioni e che si inneschi un meccanismo perverso che riguarda soltanto le frange estreme, ma queste tengono in ostaggio una popolazione studentesca democratica e moderata che vuole semplicemente esercitare, in primo luogo, il proprio diritto allo studio e, in secondo luogo, il proprio diritto di espressione.
Pertanto, proprio per i toni sentiti ieri in quest'Aula, ritengo che forse proprio chi si riconosce in un'esperienza democratica e in una storia politica di moderazione non possa poi cadere nella trappola di utilizzare certi gravi fatti e vicende che avvengono nel mondo giovanile per strumentalizzarli politicamente contro una parte politica o l'altra. Non si può accettare un tale genere di strumentalizzazione perché non fa bene a nessuno, né all'esercizio democratico dei diritti né, soprattutto, a quei giovani che si aspettano dalla politica e dall'attuale Parlamento, finalmente, un segnale diverso, nel Paese e nel mondo dello studio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Minniti. Ne ha facoltà.

MARCO MINNITI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, innanzitutto voglio ringraziarla per essere venuto in quest'Aula a rispondere ad una richiesta che è stata avanzata dalle opposizioni e, primo fra tutti, dal mio gruppo. Tuttavia, debbo dirle sinceramente che la sua ricostruzione, le sue valutazioni e ciò che lei ha detto non mi hanno convinto. Lo dico un po' a malincuore perché penso che su taliPag. 77temi vi debba essere un comune sentire all'interno dell'Aula parlamentare, ma soprattutto una comune responsabilità quando si è chiamati a svolgere funzioni di Governo.
Nel suo intervento, soprattutto nella parte conclusiva, al di là della ricostruzione che lei ha tracciato sulla base degli elementi forniti dalla questura (dei quali, come tali, prendiamo atto), ho visto un sottile filo che, a mio avviso, è particolarmente preoccupante. Mi rivolgo a lei perché stiamo incominciando il percorso parlamentare e solitamente, se si comincia male, non si finisce bene.
In quanto avvenuto ho letto un filo di giustificazionismo; chiamiamo le cose con il loro nome: sottovalutazione, minimizzazione e poi, in fondo, una giustificazione. Giustificazione che fatti di questo tipo non possono ricevere, perché rischiamo di creare un clima sbagliato nel Paese.
Non ci ha parlato degli altri fatti; a dire la verità, la nostra richiesta forse non le è giunta nella sua completezza. Infatti, chiedevamo al Governo di riflettere e riferire su tutte le questioni che in queste settimane sono avvenute a Roma: dall'aggressione a Cristiano Floris, all'attacco ai negozianti del Pigneto e agli scontri di ieri all'Università «La Sapienza». So bene che sono tre avvenimenti diversi, e nessuno di noi li ha messi insieme. Tuttavia, non le sfugge - come non sfugge a quest'Aula - che tre eventi così importanti segnano un clima. Non c'è dubbio che se questo avviene nella capitale del Paese, a Roma, si tratta di un problema che riguarda i romani e l'Italia intera: siamo preoccupati dell'immagine della nostra capitale. Possiamo discutere di questi fatti con severità, con rigore...

VINCENZO PISO. Voi ci governate con i centri sociali a Roma, ricordatevelo!

PRESIDENTE. Onorevole Piso, per favore.

MARCO MINNITI. Siamo preoccupati, mi rivolgo al rappresentante del Governo, per un clima di intolleranza e di violenza che sembra diffondersi. Questo clima di violenza e di intolleranza deve essere bloccato e ognuno deve fare la sua parte. Deve fare la sua parte il Governo, deve fare la sua parte la maggioranza, come deve fare la sua parte l'opposizione. Ma non c'è dubbio che per fare ognuno la propria parte bisogna cominciare a dire le cose come stanno (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Per favore, lasciate che l'onorevole Minniti esprima il suo pensiero. Ha già parlato l'onorevole Lorenzin precedentemente e nessuno l'ha interrotta.

MARCO MINNITI. Se ci ascoltiamo vicendevolmente comprenderete anche le nostre ragioni. Stavo dicendo che dobbiamo parlare tra noi un linguaggio di verità. Per esempio, io sono tra coloro che affermano con grande chiarezza che a ciascuno deve essere garantita la libertà di parola in qualunque sede. Chi la nega non fa un servizio alla democrazia e compie un atto anche contro se stesso. Su questo non ci sono possibilità di ambiguità; sono molto chiaro sul punto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Consentitemi però di dire che - per me personalmente, in questo caso, la vicenda della presenza del Santo Padre all'Università di Roma è stata una ferita personale - sinceramente trovo assai singolare, anzi inaccettabile, che ci sia qualche parlamentare della vostra maggioranza che metta sullo stesso piano la vicenda del Papa e la conferenza di Roberto Fiore condannato per eversione nel nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)! Cosa c'entra il Santo Padre con Roberto Fiore, il capo di Forza Nuova?
Lei si chiedeva, signor sottosegretario, dove l'onorevole Veltroni avesse visto le immagini che riferivano delle azioni di Forza Nuova; le ha viste su Internet. Sa perché, signor sottosegretario? Perché c'è un bellissimo documentario, il cui titolo è Nazirock, che vorrei vedesse perché può essere utile per il suo lavoro. Infatti, in quel documentario si cantano delle canzoni...

Pag. 78

PRESIDENTE. Onorevole Minniti, il tempo a sua disposizione è terminato.

MARCO MINNITI. Mi dovete far concludere perché su questo c'è un principio di libertà. Si cantano delle canzoni e si recitano i seguenti slogan...

ALESSANDRA MUSSOLINI. Buffone! buffone!

RENATO CAMBURSANO. Fascista!

MARCO MINNITI. ...«la curva frana sulla polizia italiana», «il miglior poliziotto è quello morto».
Vorrei che lei avesse qualcosa da commentare su tali slogan, anche perché è il sottosegretario all'interno. Questa è Forza Nuova: un movimento chiaramente eversivo, rispetto al quale bisogna tagliare ogni cordone! La destra italiana deve dire con chiarezza che quel movimento non c'entra nulla con principi democratici forti e consolidati nel nostro Paese!

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Minniti...

MARCO MINNITI. Un'ultima considerazione e finisco... sono stato interrotto, ho bisogno di trenta secondi...

PRESIDENTE. Glieli ho già concessi.

MARCO MINNITI. Vorrei che su questi temi della sicurezza ci fosse anche un autocontrollo. Onorevoli colleghi del centrodestra, sul clima di paura, alzando i toni, forse si può anche vincere una campagna elettorale. Tuttavia, non si può governare alzando i toni, perché quello è pernicioso per la democrazia! È pernicioso per la nostra democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dal Lago. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, è vero che creando la paura - anzi, vorrei dire che non è vero - si possono vincere le elezioni. È certamente vero che alzando i toni le si perdono, e ce ne ha dato dimostrazione l'onorevole Minniti adesso (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
I fatti avvenuti ieri all'Università di Roma «La Sapienza» evidentemente non possono che lasciare l'amaro in bocca a tutti. In questa sede, non intendo fare elucubrazione politiche, perché la violenza non è di destra, né di sinistra, la violenza è violenza e basta, provocata da rancori che spesso sono anche rancori culturali ed ideologici e non soltanto puramente politici. Rappresento un movimento che è sempre stato considerato razzista e xenofobo, come se questi termini fossero sinonimi di violenza. Siamo e siamo sempre stati, invece, un movimento che, a differenza di molti rappresentanti di quella parte del Parlamento, è sempre stato contro qualsiasi violenza, non l'ha mai praticata, l'ha eventualmente subita (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

FURIO COLOMBO. Borghezio!

CARMEN MOTTA. Borghezio!

MANUELA DAL LAGO. Non abbiamo, quindi, nessuna remora nel condannare questi atti. Permettetemi, però, alcune considerazioni. In un luogo deputato allo studio, al pensiero (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)... ecco, questa è intolleranza, non lasciar parlare gli altri... noi abbiamo ascoltato l'onorevole Minniti, possiamo non aver condiviso (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)... noi della Lega abbiamo ascoltato l'onorevole Minniti, imparate anche voi un po' ad ascoltare gli altri!
In un luogo deputato allo studio, al pensiero e al sapere, non sono tollerabili avvenimenti come quelli accaduti ieri, che spesso comunque si verificano all'Università di Roma, anche contro esponenti politici: ricordo Berlinguer, Lama, ma anche Almirante e tanti esponenti democristiani e liberali. Per non parlare poi - loPag. 79voglio ricordare anch'io in questa sede - dell'intolleranza nei confronti del nostro Papa, cui è stata negata la libertà di parola e la libertà di espressione che probabilmente infastidiva alcuni professori e parecchi studenti, tendenzialmente restii alla parola della Chiesa e usi a considerare come cosa loro l'istituzione «La Sapienza», che è invece istituzione di tutti.
È molto grave quello che è successo a Roma, signor Presidente. Non si può tollerare che la violenza venga usata per intimidire chi la pensa diversamente e vuole esprimere le proprie opinioni. Si può avere fiducia nelle risorse di dialogo della città di Roma e della più grande università della capitale? Mi auguro di sì, per il bene di tutti. Ricordare le foibe, come voleva fare Forza Nuova, è giusto, come è giusto ricordare i campi di sterminio nazisti o le oppressioni verso le libere espressioni di pensiero perpetrate nel ventennio fascista. L'università deve essere aperta a tutti i pareri e le espressioni di pensiero. La violenza fisica non è mai accettabile, come non lo è quella morale ed intellettuale.
L'estrema sinistra si è troppe volte sentita giudice della morale in questo Paese, proibendo le manifestazioni del pensiero altrui. Questo avviene nelle università e non solo, avviene a Roma e non solo. Male hanno fatto, quindi, gli estremisti dell'una e dell'altra parte ad affrontare le loro divergenze con la violenza e non con il dialogo, ma male fa anche, e continua a farlo, l'istituzione universitaria «La Sapienza» a non aprirsi al pensiero di tutti, appoggiando solo quelli che considera amici personali (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole sottosegretario Mantovano, lei ci ha invitato a fermarci ai fatti, che non sono opinioni, sono più forti delle opinioni e anche delle giustificazioni o di qualche frase che è sfuggita in taluni commenti sui quotidiani di oggi, relativi all'episodio di cui lei ci ha riferito una puntuale scansione temporale.
Non inneggiavo al disastro di Roma, non ho accusato il sindaco Veltroni per ciò che è accaduto alla signora Reggiani, mi sarei ben guardato dal farlo. Così non riesco a capire perché si voglia mettere in capo all'attuale sindaco i fatti che sono accaduti in questi giorni: mi sembra un approccio parziale, quello che si usa in questa doppia interpretazione, un «doppiopesismo» di convenienza, dell'una e dell'altra parte.
Si è detto: cosa c'entra Fiore con il Papa? Ma evidentemente niente, mi rivolgo da singolo parlamentare al ministro dell'interno ombra (seppure assente): ma chi può pensare che il Papa abbia qualcosa a che fare con l'europarlamentare Fiore? Forse ha qualcosa a che fare con quel clima inaccettabile di intolleranza denunciato dal Presidente Prodi in quei giorni in cui al Santo Padre, il 15 gennaio, venne impedito di recarsi alla Sapienza. Da allora - non voglio richiamare atti di sindacato ispettivo, da parte di un nostro collega che si è dedicato ad un'altra professione, che non hanno avuto risposta - su questo clima nessuno ha fatto una riflessione seria. Se si vieta addirittura ad un esponente religioso di parlare, è facile che lo si vieti a chi rappresenta non la più alta carica di una fede religiosa, ma un antagonista politico.
Non c'è dubbio che questo sia stato e sia l'oggetto della riflessione a cui la invito, onorevole sottosegretario Mantovano, per ampliare, se possibile, non la documentazione che ci ha portato oggi, ma una riflessione, anche con i suoi uffici, sul monitoraggio che si fa, e che è opportuno a questo punto che si faccia, in talune università, sul rapporto tra il Ministero dell'interno e l'autonomia universitaria, che è sacra, e che nessuno vorrebbe mettere in discussione.
La invito, come ha fatto il ministro ombra Minniti, a valutare quel filmato. La invito anche a valutare, se mi è consentito, molti siti Internet che allora, il 15 gennaio, e oggi, strumentalizzano ciò che è accaduto. Perché la violenza c'è da una partePag. 80e dall'altra: non è una mia opinione, seppure autorevole o ridicola, è la valutazione, da lei citata, che ha fatto la questura di Roma, che non è diventata improvvisamente di destra, come non era di sinistra qualche settimana fa.
Sottosegretario Mantovano, sono preoccupato di questo clima, perché si è disperso il significato delle parole «tolleranza» e «rispetto», talvolta anche della verità dei fatti. Si è detto, giustamente, che la violenza è uguale per tutti, da qualsiasi parte provenga: è vero, è molto vero, ma è violenza anche il non prendere atto di una situazione, che è rappresentata dal fatto che l'emergenza educativa, di cui si parla da anni in questo Paese, riguarda questi episodi. Riguarda, in fondo, non il richiamo che talvolta un vescovo, un cardinale o un grande studioso di sociologia rivolgono, ma l'emergere sempre più diffuso della violenza, dal fenomeno del bullismo ai fatti di ieri, dal divieto di parola a un'autorità religiosa alla sprangata. La questione riguarda una riflessione che si deve aprire in questo Paese e - vivaddio - anche all'interno del Parlamento, perché siamo al compimento di una profezia drammatica di un grande filosofo italiano, cancellato dalla storia e dai libri universitari, Augusto del Noce: quando si perde il rispetto tra le persone c'è solo un mezzo di rapporto: la violenza; la propria idea va contro quella dell'altro, e non c'è il rispetto dell'altro.
In questo senso, la invito a riflettere su questo e a valutare quel clima di inaccettabile intolleranza che già il 15 gennaio scorso, non il suo Governo, ma quello precedente, rilevava in alcuni esponenti presenti nell'Università «La Sapienza»; la invito, inoltre, a farsi carico di una riflessione, anche parlamentare, su un tema più ampio, del quale l'aspetto che ho sottolineato diventa una punta dell'iceberg che è urgente affrontare (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, di fronte ai fatti accaduti ieri mattina presso l'Università di Roma «La Sapienza» appare chiaro a tutti che vi è un clima di odio politico e culturale che si insinua soprattutto tra i nostri giovani. A proposito di trappole, non vorrei cadere nella trappola che era il riflesso pavloviano della destra a Roma, per cui ogni violenza in città, qualunque violenza, veniva automaticamente attribuita al sindaco di Roma. L'abbiamo contestato nel passato e lo contestiamo adesso. È indubbio, però, che l'aggressione di ieri è solo l'ennesimo episodio di violenza politica che si sta sempre più insinuando nella nostra città.
Solo per citare gli esempi più significativi, a proposito di clima ricordo: l'omicidio del giovane Renato Biagetti, il 27 agosto 2006, ucciso all'uscita di un locale di Focene con otto coltellate; l'assalto da parte di un gruppo di estrema destra alla manifestazione dell'estate romana «Roma incontra il mondo», presso villa Ada, avvenuto l'estate scorsa; nell'ultima settimana poi si sono verificati tre gravi fatti di violenza xenofoba e omofoba: l'aggressione ai danni di Christian Floris, ventiquattrenne conduttore e animatore del sito DeeGay.it; l'assalto, in pieno giorno, nel quartiere Pigneto, ai danni degli esercizi commerciali gestiti da immigrati; e, infine, l'episodio di ieri mattina.
Dobbiamo interrogarci sul senso e sul motivo di questa escalation di violenza che ha come soggetti, protagonisti e vittime i nostri giovani. In primo luogo, credo che non si debba sottovalutare quello che considero un vero e proprio allarme violenza tra le nuove generazioni.
Pur non rimarcando lo sfondo ideologico che permea tali fatti, non si può ignorare che tutti questi eventi di odio hanno una matrice politica chiara. Una parte dei giovani pensa che il ricorso alla violenza sia un mezzo lecito di manifestazione del pensiero. Questo non è solo risultato dell'evocazione delle ronde e della giustizia «fai da te». In Italia si sta sottilmente liberalizzando l'estremismo e si sta diffondendo l'idea che sia possibile,Pag. 81a tutti i livelli, trasportare la dialettica politica sul campo della violenza verbale e fisica. Fa male vedere l'università, ossia il luogo del dibattito accademico e del dialogo civile, trasformata in un'arena dove dare libero sfogo agli estremismi.
Non possiamo nasconderci, però, che vi sono forze politiche organizzate che fanno della violenza il principale strumento di azione. Ecco perché chiediamo al Governo di mettere in campo un'azione di intelligence. Sotto questo aspetto, onorevole sottosegretario, non basta l'informativa della questura: è necessario che il Governo metta in campo un'azione di intelligence per verificare se vi sono elementi di contiguità fra i diversi gruppi che si sono macchiati dei fatti che la cronaca riporta in questi giorni.
Chiediamo, quindi, di intervenire e, se necessario, di bloccare tutti i movimenti e di chiudere le organizzazioni, i siti Internet e gli spazi di incontro che professano senza vergogna messaggi di razzismo, xenofobia e violenza. Dobbiamo togliere dai circuiti della violenza tanti giovani che, inconsapevolmente, credono di trovare in essi un luogo di crescita e di conoscenza. Roma è la capitale della tolleranza e dell'accoglienza: qui ci sono tante ragazze e tanti ragazzi - che rappresentano la maggioranza - che quotidianamente si impegnano nel sociale, dando vita ad iniziative culturali, sociali e politiche. Il loro sforzo, il loro impegno e la loro passione, però, rischiano di essere annullati da questo clima di odio e di tensione che da qualche tempo si respira nella città.
In conclusione, signor Presidente, chiediamo al Governo di incentivare tutte le attività e le realtà giovanili che fanno della promozione dei valori sani e di progetti utili il loro esclusivo orizzonte di impegno; chiediamo alle istituzioni tutte, altresì, di mettere al centro del dibattito politico e culturale la questione educativa come unica via per costruire una società fondata sul dialogo e sull'inclusione. Abbiamo il dovere, cari colleghi, di impedire che l'incolumità fisica dei nostri giovani sia messa in pericolo e, allo stesso tempo, dobbiamo sforzarci di recuperare e riportare al dialogo civile e costruttivo quei ragazzi che sbagliano seguendo i cattivi maestri del nostro tempo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sardelli, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, a nome del Movimento per l'Autonomia mi permetterò di svolgere un intervento diverso da quelli che ho ascoltato. Si cerca di strumentalizzare un fatto grave di violenza quotidiana, facendo credere che la città di Roma o il governo della città possano aver creato le condizioni affinché questa situazione si verificasse.
Se così fosse, sarebbe un fatto semplice da risolvere. Purtroppo, non è così: il problema è molto più grave e più complesso. La società italiana attraversa una profonda crisi di identità, con una grave mancanza di una visione prospettica del suo futuro. In questa crisi, le paure e gli atteggiamenti di aggressività crescono rapidamente e cominciano a colpire soprattutto i giovani, ai quali non diamo le risposte adeguate. Ciò avviene quando pensiamo di semplificare la complessità di questo Paese, al suo interno così diverso (pensate alla realtà di Napoli e a quella del Friuli o del Veneto), portando fuori da questo Parlamento tutta una parte importante della sua storia, ossia la sinistra storica e anche l'estrema sinistra, che hanno rappresentato valori che qui non sono più presenti. Ciò avviene anche quando pensiamo di ridurre la tradizione della destra radicale e di farla scomparire in un bipartitismo forzato e oligarchico.
Tutto questo porta a delle conseguenze. Se il conflitto non avviene in Parlamento, avviene fuori dal Parlamento e se il Parlamento cerca, come oggi, di strumentalizzare questa situazione non fa un buon lavoro per il futuro di questo Paese. Allora, qual è la risposta? Mi auguro che la risposta sia innanzitutto quella di ridarePag. 82voce a tutti, a cominciare dalla televisione di Stato, che ignora larga parte anche di questa rappresentanza parlamentare e molto spesso i problemi veri del Paese, riducendo il conflitto a un rapporto tra il Governo in carica e il Governo ombra.
La televisione di Stato, presenta un Paese che non c'è, negando l'esistenza di un problema meridionale - dai dati dell'ISTAT di oggi risulta che almeno un quarto della popolazione meridionale vive in condizioni di povertà - e impedendo, quindi, che questi problemi siano almeno all'ordine del giorno del Parlamento. Ho quasi esaurito il tempo a mia disposizione e desidero concludere con una considerazione. Penso che questo drammatico episodio tra i giovani ci debba far riflettere e debba invitare soprattutto i due maggiori partiti di maggioranza e di opposizione a riflettere su questo forzoso bipartitismo, che porterà conseguenze gravissime per la nostra società, se portato avanti in questa maniera violenta ed oligarchica.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 18 con il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 6.

La seduta, sospesa alle 17,45, è ripresa alle 18.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 6)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del disegno di legge di conversione n. 6.
Avverto che il gruppo del Partito Democratico ha ritirato tutti i subemendamenti riferiti all'articolo aggiuntivo 8.015 (Terza ulteriore nuova formulazione) del Governo ad eccezione del subemendamento Zaccaria 0.8.015.13. Avverto che è in distribuzione un fascicolo contenente le proposte emendative presentate.
Ricordo che devono essere ancora esaminate le seguenti proposte emendative: articolo aggiuntivo 8.06 (nuova formulazione) del Governo, con i relativi subemendamenti; articolo aggiuntivo 8.012 (Seconda ulteriore nuova formulazione) del Governo; articolo aggiuntivo Di Pietro 8.0100; articolo aggiuntivo 8.0.14 del Governo e relativo subemendamento; articolo aggiuntivo 8.015 (Terza ulteriore nuova formulazione) del Governo con i subemendamenti che non sono stati ritirati.
Chiedo al relatore, onorevole Gioacchino Alfano, quali indicazioni intenda dare per la ripresa dei nostri lavori.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente, riprenderei con l'articolo aggiuntivo 8.012 (Seconda ulteriore formulazione) del Governo che avevamo affrontato come ultima proposta emendativa prima della sospensione antimeridiana della seduta.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, colleghi deputati, la nuova formulazione, che potremmo definire, con rispetto, la «formulazione Fini», cancella almeno la parte più negativa della proposta emendativa, quella secondo la quale potevano essere date per approvate persino convenzioni stipulate da qui in avanti, ma non cancella l'impianto dell'articolo aggiuntivo 8.012 del Governo sul quale già questa mattina io stesso e altri autorevoli colleghi come la rappresentante di gruppo Mariani e l'onorevole Martella, ministro ombra del Partito Democratico, abbiamo avuto modo di esporre tutte le nostre contrarietà. Questa proposta emendativa approva d'emblée ben tredici convenzioni, azzerando l'iter procedurale previsto dal decreto-legge n. 262 del 2006, articolo 2,Pag. 83comma 82, che sottopone tali convenzioni prima ad una approvazione del CIPE, poi a una del Nucleo consulenza Attuazione linee guida Regolazione Servizi di pubblica utilità (NARS) e al parere delle Commissioni parlamentari e solo successivamente il Ministro delle infrastrutture può prenderne atto ed modificarle. Avendo approfondito il tema, informo che di queste tredici convenzioni - che si troveranno approvate in virtù di questo colpo di mano realizzato dal Governo - ben cinque hanno già ricevuto il parere negativo del NARS; non solo, quindi, azzeriamo il procedimento, ma addirittura cancelliamo i pronunciamenti negativi che già ci sono stati. Siamo - lo ripeto ancora una volta - di fronte ad un vero e proprio colpo di mano che per qualche verso - ha detto bene questa mattina il collega Tabacci - è peggiore di quello relativo alle frequenze televisive. Che cosa succede? Succede che si approvano convenzioni che hanno un valore economico notevole (ho avuto già modo di dire che fatti i conti, in un periodo quinquennale, gli aumenti tariffari globalmente valgono 4 miliardi di euro).
Si tratta di ottocento milioni di euro l'anno, che con questo articolo aggiuntivo praticamente vengono sottratti a ogni forma di controllo. Non potremo controllare che tali Fondi siano giustamente spesi, e cioè che parte di tali aumenti tariffari - che gravano sui cittadini - sia davvero utilizzata per il ripristino, il riordino ed il miglioramento della rete infrastrutturale.
Peraltro, la proposta emendativa in esame continua ad essere difficilmente intellegibile ed anche difficilmente subemendabile, come invece avremmo voluto poter fare. Si espropriano organi, anche parlamentari, della facoltà di intervenire in una materia tanto delicata. L'articolo aggiuntivo in questione azzera un iter pensato a garanzia del Paese, e pensato - lo ha detto stamattina l'onorevole Bocci - a garanzia del cittadino consumatore. Il Parlamento, questa Assemblea, la Camera dei deputati dovrebbero avere come primo interesse quello della tutela del cittadino consumatore e per nulla quello dei grandi concessionari autostradali. Si fanno figli e figliastri: le altre concessionarie naturalmente protesteranno perché, per il solo fatto di non avere iniziato l'iter citato, dovranno sottostare a tutti i passaggi di garanzia, mentre le tredici concessionarie che vengono salvate da questo articolo aggiuntivo del Governo non dovranno farlo.
Insomma, siamo davvero ad un brutto inizio su un tema così delicato che ha a che fare con le tasche dei cittadini, con la trasparenza amministrativa e con la correttezza procedurale, ma che ha che fare anche con la sicurezza, perché interventi non monitorati sulla rete autostradale possono produrre danni alla sicurezza dei cittadini. Ebbene, su questo provvedimento noi siamo nell'impossibilità di agire.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SALVATORE MARGIOTTA. Avremmo potuto - concludo Presidente - sottoporre la materia alla Commissione competente. Non vi era necessità di utilizzare il primo treno per occuparci di questo argomento. È per questo motivo che il Partito Democratico voterà contro l'articolo aggiuntivo in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Chiedo se il parere del relatore sia confermato rispetto alla seconda ulteriore nuova formulazione dell'articolo aggiuntivo 8.012 presentato dal Governo.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente, il parere rimane favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI. Signor Presidente, intervengo nel merito dell'articolo aggiuntivo in esame presentato al Governo perché - perdonatemi - io personalmente e, credo, tutti noi abbiamo assistito un po' allibiti al dibattito che si è sviluppato in quest'Aula da parte dell'attuale opposizionePag. 84sulla proposta emendativa in esame anche con l'ulteriore formulazione presentata dal Governo. È come se avessimo vissuto un film diverso. Oggi ci troviamo a sanare - è un fatto, tra l'altro, che l'allora opposizione (oggi maggioranza) aveva criticato fortemente durante i lavori della Commissione competente e nell'interlocuzione con l'allora Ministro Di Pietro - un problema grave creato dal Ministro Antonio Di Pietro, che sin dal suo insediamento ha provocato una procedura d'infrazione da parte dell'Unione europea, avendo deciso, in maniera inopinata, non solo (giustamente) di rimettere in discussione le concessioni autostradali, ma anche di intervenire per legge, abolendo qualsiasi tipo di certezza amministrativa o in materia di contratti nel nostro Paese.
Vi è un articolo - l'articolo 12 del cosiddetto decreto fiscale - che è letto in tutta Europa e per questo siamo diventati ridicoli, grazie all'azione del Ministro Di Pietro. Non è un caso che dal 14 novembre 2006 - lo ripeto, dal 14 novembre 2006 - nei nostri confronti è aperta una procedura d'infrazione. Intendo leggere le carte e ricordo che anche i membri della Commissione competente - penso all'allora presidente Realacci - avevano la stessa preoccupazione, perché ci fu detto di far attenzione al fatto che quell'articolo 12 viola le norme europee sulla libera circolazione dei capitali e la libertà di stabilimento, perché il nuovo sistema delle concessioni autostradali, incidendo sui contratti vigenti, è idoneo a creare incertezza e conseguentemente a restringere abusivamente il mercato.
Questa fu l'annotazione chiara e netta dell'Unione europea: per due anni il Ministro Di Pietro è andato in maniera persistente per la sua strada. A sei mesi dalla conclusione della passata legislatura ha scritto un articolo su Il Sole 24 Ore affermando che si era sbagliato.
A quel punto tutta la Commissione lavori pubblici, maggioranza e opposizione, presentò una mozione che sembrava dichiarare: «Guarda, caro Di Pietro, quel problema bisogna risolverlo». Infatti al collega che mi ha preceduto ricordo che il problema in questi due anni e mezzo non è stato che noi abbiamo favorito qualcuno o sfavorito qualcun altro ma che abbiamo peggiorato la situazione nel nostro Paese. Il cittadino consumatore è rimasto penalizzato perché, a fronte di concessioni che sono rimaste sospese, non è stato fatto un solo investimento grazie all'azione del Ministro Di Pietro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Dunque, di che cosa stiamo parlando, su che cosa ci stiamo confrontando? Addirittura, nel decreto-legge «mille proroghe» della passata legislatura, per chi allora era presente, in quella Commissione, il Ministro Di Pietro - non è un caso che oggi abbia un atteggiamento incerto e ondivagante con il gruppo Italia dei Valori - aveva cercato di introdurre nell'ultimo decreto-legge dell'ultima legislatura la possibilità di intervenire a sanare la situazione che lui aveva creato. Le tredici concessioni di cui stiamo parlando sono state firmate nel rapporto con ANAS e seguite puntualmente dall'allora Ministro Di Pietro.
Oggi ancora una volta, in maniera molto chiara e netta, l'Unione europea riscrive al nostro Paese e ci avverte che se non saniamo questa situazione immediatamente, almeno sulle convenzioni già sottoscritte e seguite dal Ministro Di Pietro e dal precedente Governo, in tempi brevi procederà immediatamente a punire il nostro Paese. Questa è la situazione cui siamo davanti! Noi avremmo dovuto compiere un atto più coraggioso: lo dico al Governo. Non intervenire in questo modo, ma abolire in maniera chiara e netta il predetto articolo 12, stabilendo con un provvedimento d'urgenza che lo stesso non è più in vigore nel nostro Paese. Questa sarebbe stata la strada chiara e netta che questa maggioranza, con coraggio, avrebbe dovuto perseguire.
Infatti, l'atto incredibile, vergognoso, l'azione per la quale dovremmo far valere la responsabilità del Ministro Di Pietro - un Paese dovrebbe far valere la responsabilità per gli atti e le conseguenze che un suo Ministro ha provocato - doveva e poteva essere sanata, o in questo modo, oPag. 85aderendo alla richiesta dell'Unione europea immediatamente e avanzando la proposta emendativa presentata da questo Governo.

GABRIELE CIMADORO. Non può andare avanti così fino a domattina! È un condono quello che fate!

MAURIZIO LUPI. Tornare oggi ad essere considerati come quelli che vogliono ledere gli interessi dei cittadini, mentre abbiamo combattuto per due anni l'azione di negligenza dell'Italia dei Valori e del Ministro Di Pietro e della maggioranza del Partito Democratico, che, pur non condividendolo, aveva obtorto collo sostenuto tale proposta emendativa e quel tipo di impostazione.

GABRIELE CIMADORO. Chiedi a Formigoni!

MAURIZIO LUPI. Passare noi oggi come quelli che vogliono ledere gli interessi dei cittadini, favorire le concessioni autostradali o quel che sia, perdonatemi, ma mi sembra di essere in un mondo che, forse, non descrive la realtà!

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Lupi.

MAURIZIO LUPI. Concludo, signor Presidente, noi appoggeremo e voteremo a favore dell'articolo aggiuntivo 8.012 proposto dal Governo, nell'ulteriore nuova formulazione, con la chiarezza e con la coscienza dei limiti che tale proposta emendativa presenta, perché si tira dietro la vergognosa politica fatta sulle concessioni autostradali dall'ex Ministro delle infrastrutture (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Avremmo dovuto seguire completamente una strada diversa, oggi interveniamo a sanare quella situazione e ci impegniamo, signor Presidente, a lavorare affinché, con trasparenza, nel rispetto degli interlocutori pubblici e privati, possiamo trovare la migliore situazione per il bene di questo Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola, perché ho sentito una serie di affermazioni che non solo non sono condivisibili ma sono oggi veramente un po' fuori dai modi. L'onorevole Lupi si è sfogato, come se il Ministro Di Pietro fosse il legislatore principe. L'onorevole Lupi sa bene che l'articolo 12 del cosiddetto decreto fiscale è stato votato dal Parlamento, non è stato deciso dal Ministro Di Pietro. Certo, probabilmente in sede di revisione della legge, possiamo discutere a fondo anche sui contenuti dell'articolo 12 citato ma l'onorevole Lupi non può oggi attaccare il Ministro Di Pietro perché il Parlamento ha approvato l'articolo 12 sulle concessioni.
È chiaro che la posizione che esprime l'onorevole Lupi è proprio ed esattamente la posizione che ha espresso Autostrade Spa.
Sappiamo benissimo che Autostrade Spa è stata beneficiaria di tutti gli utenti italiani che hanno utilizzato le autostrade italiane e non ha corrisposto, non ha investito quello che era previsto dalla concessione in essere. Lo sa benissimo l'onorevole Lupi: il vero vulnus della concessione esistente allora lo aveva commesso Autostrade Spa.
Il Ministro Di Pietro ha fatto il suo dovere, cercando di ottenere l'investimento sulla rete autostradale italiana ed è per questo che è passato l'articolo 12: lo ricordi, onorevole Lupi, e non faccia propaganda in questo momento!
Credo, invece, che sia giusta la posizione espressa da alcuni colleghi e sono propenso a rispondere alla Comunità europea con argomenti e non con una legge che è, anche questa, una specie di condono, perché di ciò si tratta. Sappiamo che quelle concessioni (almeno cinque, ma le altre devono ancora essere sottoposte al vaglio) hanno ricevuto un parere negativo dall'organo di controllo della presidenza del Consiglio, che non è dominato dalPag. 86Ministro Di Pietro, è un organo di controllo apolitico e al di sopra delle parti.
Quindi, credo che la proposta emendativa in esame debba essere respinta dall'Assemblea, per poi procedere come l'onorevole Lupi ha capito che bisogna fare. Semmai, se la maggioranza vuole cambiare e vuole favorire Autostrade Spa, lo faccia pure, ma con una legge, cambiando la legge e non dando oggi un «colpo di spugna», ossia con un condono, che sarebbe veramente vergognoso, non solo rispetto alle società che vengono escluse (perché si parla di tredici, ma in effetti sono oltre venti le società che potrebbero beneficiare di provvedimenti simili), ma anche di fronte ai cittadini italiani, gli utenti, che grazie all'azione dell'allora Ministro Di Pietro hanno pagato di meno. Se lo ricordi l'onorevole Lupi: si è verificato l'abbassamento del pedaggio autostradale proprio grazie all'azione dell'allora Ministro Di Pietro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, l'onorevole Lupi ha dovuto effettuare il suo intervento per permettere ai suoi colleghi di entrare in Assemblea, quindi operava una pratica ostruzionistica: ciò che ha detto non ha un grande valore.
Ciò che però ha valore, per noi, è che manteniamo la richiesta di una votazione per parti separate dell'articolo aggiuntivo in esame.

PRESIDENTE. Non ce ne eravamo dimenticati.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, sono un po' stupito dell'andamento che ha preso la discussione.
Vorrei dire all'amico e collega Lupi che l'articolo aggiuntivo di cui stiamo discutendo si divide in due parti: vi è una parte che sana una procedura di infrazione e figuriamoci se noi che siamo europeisti non siamo favorevoli a sanare le procedure di infrazione! In tale procedura di infrazione siamo incorsi perché l'allora Ministro Di Pietro, che aveva sostanzialmente ragione nel volere rivedere l'intero sistema delle concessioni, è intervenuto nel momento sbagliato e, in questo modo, è riuscito a mettersi dalla parte del torto e ad ottenere una pronuncia contraria della Commissione europea. Su questa parte siamo certamente d'accordo e tutta l'opposizione ha votato tre proposte emendative in grado di sanare la procedura di infrazione in modo non diverso da quanto prevede la prima parte dell'articolo aggiuntivo in esame.
Nella seconda parte dell'articolo aggiuntivo in esame si estendono tali benefici, che siamo tenuti a concedere in quel caso, ad altri casi, nei quali non vi sono le ragioni che hanno motivato la Commissione europea alla procedura di infrazione e che, dunque, diventano un regalo indebito.
È vero, infatti, che le società concessionarie in Italia ricevono elevati pedaggi che non sempre - anzi, qualcuno potrebbe dire perfino raramente - diventano investimenti: esse ricevono un pedaggio elevato per realizzare investimenti che non fanno (sarebbe necessario discutere anche sui motivi per cui non vengono realizzati, perché vi sono responsabilità complesse, non solo delle società autostradali ma anche, qualche volta, dei tribunali amministrativi). È vero, quindi, che il cittadino paga per investimenti che non vengono realizzati.
In quel caso, l'intervento avvenne nel momento in cui era in corso una complessa operazione internazionale che si configurava come una turbativa di mercato: ciò ha portato la Commissione europea ad intervenire contro di noi. Lo Stato, tuttavia, dovrebbe mantenere il diritto di rivedere tutte le altre concessioni secondo criteri di equità, perché non sonoPag. 87oggetto di quella procedura di infrazione (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori).
Vorrei rivolgere anche un invito generale al Governo presente, a quello passato e a quello futuro a non coprire con le procedure di infrazione, né con la bandiera comunitaria, provvedimenti che con l'adempimento comunitario non hanno niente a che vedere (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori). Il decreto-legge in discussione - come anche la legge comunitaria - dovrebbe unire il Parlamento all'interno di una visione di adempimento comunitario. Si vuole fare altro e avete la maggioranza: è lecito, fatelo! Ma altrove, con altri provvedimenti specifici, accettando anche un confronto di merito su quelle questioni. Non usate la legge comunitaria - o questo decreto-legge, che è assimilato alla legge comunitaria - per realizzare interventi che si spera passino senza che nessuno se ne accorga, perché siamo tutti distratti da altre questioni.
Questo è il senso della battaglia che abbiamo condotto in Parlamento, non quello di affermare che l'Italia non si deve adeguare ad un obbligo comunitario. Non è giusto che il Governo interpreti l'obbligo comunitario con modalità estensive che gli consentono di realizzare interventi di cui non si assume la responsabilità, come sarebbe giusto e doveroso (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, ho grande stima - com'è noto - dell'intelligenza dell'onorevole Lupi, che ha utilizzato l'onorevole Di Pietro per convincere i suoi che questo articolo aggiuntivo sia una cosa giusta.
In realtà, noi sappiamo - e la Commissione all'unanimità aveva votato una risoluzione - che si è perso tempo con la società Autostrade nella passata legislatura nel sanare un vulnus aperto, ma non è un buon motivo per farlo adesso aggirando tutte le procedure di legge e svolgendo un'operazione molto poco trasparente, che permette ad una serie di società di ottenere un vantaggio molto forte. Non mi riferisco solo all'aumento borsistico del 20 per cento che hanno realizzato le società quotate in borsa, ma anche - lo ricordava il collega Margiotta - a una manovra tariffaria di circa 4 miliardi di euro: per capirci, il doppio della manovra aggiuntiva sull'ICI, che sarà pagata dai cittadini italiani!
Non voglio fare demagogia. Può darsi che questi soldi siano giustificati, ma devono esserlo a fronte di prestazioni ed investimenti controllati pubblicamente e verificabili. Con l'articolo aggiuntivo in esame, tutto ciò non è possibile. Raramente il Parlamento con un solo atto mette in gioco tale volume di soldi ed è un errore gravissimo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà, dopo che si sarà tolto il sigaro dalla bocca...

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, mi stupisce l'attacco sguaiato e sbadato dell'onorevole Lupi: non lo conoscevo da questo punto di vista. Mi spiace, ma sei anche poco informato, perché ritengo che quando un Ministro ha - e ha avuto - il coraggio di portare avanti una battaglia legale per ottenere vantaggi per l'utente finale, vada sostenuto. È proprio l'esatto contrario di quello che tu hai fatto: attaccare personalmente. Quello che hai fatto è proprio un attacco personale! Citando dieci volte l'onorevole Ministro Di Pietro, infatti, hai fatto un attacco personale, che non è gradito in quest'Aula. Se devi svolgere delle osservazioni, puoi farlo, ma in questo modo non ha alcun senso (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà); se dovevi ottenere del tempo per far entrare in Aula i tuoi parlamentari a votare, lo capisco, ma se è per un altro motivo, non è assolutamente gradito.Pag. 88L'onorevole Buttiglione ha spiegato molto bene la finalità dell'articolo aggiuntivo in esame e ritengo che non c'entri assolutamente con il tuo intervento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo solo per affermare che mi indigna veramente sentire da quel pulpito parlare di attacchi personali, dopo quello che hanno osato dire del Presidente Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ricordo che è stata avanzata, da parte del gruppo dell'Italia dei Valori, una richiesta di votazione per parti separate dell'articolo aggiuntivo 8.012 del Governo (Seconda ulteriore nuova formulazione), nel senso di votare separatamente il comma 1 dal comma 2 del medesimo articolo aggiuntivo. Tale richiesta può essere accolta trattandosi di parti che hanno autonomia logica e normativa.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte dell'articolo aggiuntivo 8.012 del Governo (Seconda ulteriore nuova formulazione), accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 529
Votanti 498
Astenuti 31
Maggioranza 250
Hanno votato
302
Hanno votato
no 196).

Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contario e che il deputato Porfidia ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte dell'articolo aggiuntivo 8.012 del Governo (Seconda ulteriore nuova formulazione), accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 529
Astenuti 5
Maggioranza 265
Hanno votato
283
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che il deputato Ventucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Leoluca Orlando e Mazzarella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario. Prendo altresì atto che la deputata Sbrollini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Chiedo, dunque, al relatore come intenda procedere nell'esame del provvedimento.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente, possiamo passare all'articolo aggiuntivo 8.06 del Governo (Ulteriore nuova formulazione).

PRESIDENTE. Sta bene.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, desidero annunciare il ritiro dei subemendamenti firmati da chi vi parla, insieme all'onorevole Borghesi e all'onorevole Strizzolo.

PRESIDENTE. Sta bene.Pag. 89
Invito, dunque, il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione accetta l'articolo aggiuntivo 8.06 del Governo (Ulteriore nuova formulazione) ed esprime parere contrario sul subemendamento Concia 0.8.06.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo al subemendamento Concia 0.8.06.1.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Concia. Ne ha facoltà.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, ho presentato il subemendamento 0.8.06.1 e, per amore della storia, vorrei ricordare a tutti che il recepimento della direttiva 2000/78/CE è avvenuto nel 2003 ad opera del Governo Berlusconi ed è avvenuto male.
Ho presentato questo subemendamento perché, all'articolo 4, comma 4, dell'articolo aggiuntivo 8.06 del Governo, con l'ulteriore nuova formulazione, è stato tolto un aspetto importante, che è quello dei dati statistici. Questi ultimi sono fondamentali per il ricorrente, anche perché si tratta di discriminazioni subdole, e gli elementi statistici aiutano a rilevare la dimensione del problema.
Avevo inoltre chiesto di sopprimere la parola «gravi», perché le discriminazioni sono già gravi e non c'è bisogno che vi sia un'aggravante della discriminazione grave. Comunque, poiché, viste le condizioni, il mio subemendamento non potrà essere votato, lo ritiro.
Poiché, inoltre, ritengo il testo migliorativo rispetto al recepimento del 2003, pur condividendo la decisione del mio gruppo, che verrà esposta dal collega, dichiaro il mio voto favorevole all'articolo aggiuntivo 8.06 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo, in quanto la norma è comunque migliorativa: anche se è pessima ed è stata infatti sanzionata, essa rimane comunque migliorativa rispetto al recepimento della direttiva avvenuto nel 2003.
Vorrei sottolineare una cosa importante: questa vostra proposta emendativa, per come è formulata, rappresenta comunque un passo in avanti per chi subisce discriminazioni per l'orientamento sessuale, in quanto permette di avere qualche strumento in più per potersi difendere.
Concludo dicendo che, nel nostro Paese, questo è l'unico strumento che gli omosessuali hanno a disposizione per difendersi dalle discriminazioni e questa è la ragione per cui esprimerò un voto favorevole sull'articolo aggiuntivo 8.06 del Governo, anche se presenterò immediatamente una proposta di legge per rivedere complessivamente il recepimento della direttiva, che continuo a ritenere pessimo.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo ringrazia l'onorevole Concia e coglie l'occasione per dire che sarà necessario, comunque, tornare sulla materia, anche con la prossima legge comunitaria. Infatti, come l'Assemblea ha potuto constatare, esiste una difformità sul modo con il quale, anche in considerazione degli interventi in Aula, il Governo è intervenuto sulle diverse materie oggetto di contestazione da parte della Commissione europea. Penso alle direttive sui lavoratori - di cui ci stiamo occupando adesso -, a quelle che riguardano la razza e a quelle che riguardano le pari opportunità.
Per tale motivo, abbiamo già assicurato che interverremo, anche accogliendo eventuali ordini del giorno, per far sì che il recepimento avvenga in modo omogeneo per tutte le tre direttive.

Pag. 90

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.06 del Governo (Ulteriore nuova formulazione).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miglioli. Ne ha facoltà.

IVANO MIGLIOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho avuto modo ieri, prima dell'accantonamento dell'articolo aggiuntivo 8.06 del Governo, di esprimere le valutazioni del gruppo del Partito Democratico. Non le riprendo e mi limito ad affrontare solamente la parte modificata dal testo.
Stiamo parlando - lo ricordava la collega - dell'adeguamento della nostra legislazione alla pronuncia e alla messa in mora da parte della Commissione europea, relativamente all'attuazione del principio di parità di trattamento tra le persone, indipendentemente dalle convinzioni personali, religiose e dall'orientamento sessuale.
La pronuncia dell'Unione europea rileva come il decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216, non sia in grado di conseguire i risultati fissati dalla direttiva in merito, tra le altre cose, all'onere della prova, che deve essere a carico del convenuto nel caso di una presunzione di discriminazione.
Sempre la pronuncia rileva come la legislazione italiana renda troppo difficile al ricorrente il ricorso in giudizio contrariamente all'obiettivo fissato dalla stessa direttiva, che è quello di alleviare l'onere della prova per la vittima di comportamenti discriminatori.
Ricordo - come evidenziato nella relazione generale del 16 maggio 2007 dalla cosiddetta Commissione Foglia, incaricata per lo studio e la revisione della normativa processuale del lavoro - che esistono, nel nostro Paese, altre normative (mi riferisco al codice delle pari opportunità tra uomo e donna), in cui invece si prevede esplicitamente la presunzione dell'esistenza di atti, fatti o comportamenti discriminatori in ragione del sesso relativi all'assunzione, a regimi contributivi, agli assegni di qualifica o ai trasferimenti. In tutti questi casi, spetta al convenuto l'onere della prova sulla insussistenza della discriminazione.
Il testo originario del Governo recepiva certamente meglio e sostanzialmente la direttiva. Il testo emendato restringe e limita la normativa stessa, in quanto prevede l'esclusione «degli elementi desunti anche da dati di carattere statistico» e inserisce il termine «gravi» prima di «precisi e concordanti».
Avremmo dunque preferito il testo originario, ma come pronunciato ieri, il gruppo del Partito Democratico esprimerà un voto di astensione. Ci asterremo perché il testo è stato peggiorato e ci asterremo perché non ci è stato consentito un approfondimento nel merito, al quale non ci saremmo sottratti, anzi avremmo dato il nostro contributo.
Per tale motivo, sarebbe stato giusto ed utile affrontare il merito della questione nell'ambito della legge comunitaria, tra poche settimane in discussione, come ci ricordava poc'anzi il Ministro Vito, e ci asterremo dal voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, solo un minuto per dire che a mio avviso la questione grave è il fatto che noi continuiamo a parlare di tutela delle pari opportunità senza prendere in considerazione che tali parole rimangono espressioni vuote. Sarebbe forse opportuno, quando si discute di non discriminare ma di assicurare rispetto a tutti cittadini, al di là di ciò che come immagine e cultura essi rappresentino, che proprio da parte del Parlamento, del Governo stesso e degli enti locali, si manifestassero l'intenzione e la volontà reali di considerare le persone tutte veramente uguali o, anche se diverse, tutte da considerare nello stesso modo. Quindi, esprimo poca attenzione verso una proposta emendativa che farà parte di un grande minestrone, ma spero che il nostro prossimo impegno sia fornire una risposta vera e concreta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, il gruppo dell'UdC si asterrà su questa riformulazione della proposta emendativa (registriamo, infatti, che alcune preoccupazioni che avevamo sollevato nel corso della discussione sono state accolte). È vero, noi abbiamo un problema: quello di cittadini - o anche non cittadini, ma residenti sul nostro territorio - i quali hanno una grande difficoltà nel far valere i propri diritti, i quali godono di un diritto di parola limitato ed i quali hanno grandi ostacoli nel far valere davanti alle corti l'effettivo contenuto della propria pretesa. E ciò avviene spesso in caso di discriminazione, perché la discriminazione è anche un dato ambientale all'interno del quale è difficile poi ricostruire e provare esattamente il dato della discriminazione.
Questa è la ragione che induce la direttiva comunitaria ad invitarci ad una inversione dell'onere della prova. Ma un'inversione dell'onere della prova deve essere definita in modo rigoroso, perché va contro tutti i principi della civiltà giuridica. Un principio fondamentale del diritto è che ognuno è innocente fin quando non sia dimostrata la sua colpevolezza: che qualcuno possa essere chiamato a dimostrare la propria innocenza, è di per sé qualcosa che va contro tutti i principi fondamentali sui quali si regge un ordinamento giuridico.
In una situazione di eccezione noi accettiamo che si faccia, appunto, un'eccezione, ma le eccezioni devono essere fondate comunque su indizi gravi e precisi, perché altrimenti diventa troppo facile per chiunque pretendere di essere stato discriminato. Onestamente, riferirsi al mero dato statistico (ma come viene poi valutato tale dato statistico, per branca d'azienda, per il complesso della società o sugli addetti ad un particolare servizio?) è veramente qualcosa che allarga l'ambito dell'inversione dell'onere della prova, rendendo molto difficile a chi onestamente è in regola dimostrare la propria innocenza. Mi pare che lo spirito della direttiva sia quello per cui occorrono indizi: non si richiede una prova vera e propria, ma si ritiene che debbano esservi degli indizi. La prova indiziaria viene assunta come prova. Questo è quanto l'Unione ci chiede e quanto siamo tenuti a fare. Estendere la previsione oltre questo mi sembra qualcosa che avrebbe bisogno di una motivazione adeguata che il Governo non ha fornito, ed io faccio fatica a capire come si potrebbe offrire questa motivazione. Noi rischiamo di sommergere le corti di ricorsi pretestuosi sui quali o si permette un ricatto verso il datore di lavoro oppure si finisce con il limitare in sede di interpretazione ciò che è contenuto nella norma (cosa questa che non è mai buona). Per tutte queste ragioni mi pare che il nostro voto non possa purtroppo essere favorevole per il clima politico generale nel quale il dibattito si è svolto. Preannunzio quindi l'astensione del mio gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo per esprimere la posizione favorevole del gruppo Lega Nord Padania in ordine alla proposta emendativa in esame così come riformulata dal Governo nel nuovo testo che riteniamo abbia apportato miglioramenti rispetto alla versione originaria.
Con tale proposta effettivamente interveniamo su una normativa approvata nel 2003 in adeguamento ad una direttiva europea. Nel contempo, trattiamo un tema molto importante e delicato che sicuramente deve essere posto all'attenzione di noi tutti, ossia la parità di trattamento tra le persone, senza alcuna distinzione, e conseguentemente la rimozione delle discriminazioni.
Proprio per tale motivo la direttiva europea - trattandosi di un tema assai delicato - prevede effettivamente l'inversione dell'onere della prova, ma in via eccezionale e invita gli Stati membri adPag. 92adottare tale inversione dell'onere della prova in quanto compatibile con gli ordinamenti nazionali.
Ebbene, forse dovremmo anche disquisire sul sistema delle garanzie presenti nel nostro Paese, su quelle diverse degli altri Stati membri nonché sul fatto che per quanto riguarda, a livello europeo, il cosiddetto spazio di giustizia forse si dovrebbe addivenire ad un diritto penale comune, il che ancora non è. Pertanto, per adeguarci ad una direttiva europea facciamo venir meno un'importante e fondamentale garanzia prevista dall'ordinamento giuridico, ossia quella che dispone che un cittadino che agisce in giudizio deve chiaramente addurre le prove e dimostrare la validità della sua richiesta. Ora invece introduciamo, proprio in via eccezionale, un'inversione dell'onere della prova su un tema così delicato e dalle molteplici sfumature. Perciò è importante - mi rivolgo al Governo - essere precisi ed è stato importante inserire effettivamente la presunzione che però deve basarsi su fatti precisi, gravi e concordanti perché si tratta delle garanzie delle persone e potrebbero verificarsi abusi, come ha evidenziato il collega Buttiglione che mi preceduto.
Pertanto, «ci innamoriamo» un po' del principio e sicuramente ci facciamo prendere dall'emotività, ma non dobbiamo dimenticare le regole fondamentali del nostro ordinamento giuridico e prestare veramente una grande, anzi una grandissima attenzione.
In ordine all'eliminazione del riferimento ai dati statistici, voglio ricordare che nel rilievo che ci è stato mosso a livello europeo non si prevedeva la obbligatorietà, per gli Stati membri, dell'inserimento del dato statistico. Si concedeva la possibilità al singolo Stato di prevederlo o meno. Pertanto, in un sistema di garanzie come il nostro abbiamo condiviso la scelta del Governo di non prevedere tale dato proprio a causa della cosiddetta indeterminatezza che il basarsi su tale dato avrebbe potuto produrre in una materia così delicata.
Però, dico a chiare lettere al Governo che in precedenza è stata approvata un'altra norma, che riguarda un tema analogo, nel provvedimento in esame, che non ci convince. Se ora abbiamo raggiunto una maggiore determinatezza, dianzi abbiamo invece approvato una norma che si presta ai rischi che ho evidenziato e perciò richiamiamo espressamente l'attenzione del Governo su un ordine del giorno che il gruppo Lega Nord Padania ha presentato e lo invitiamo ad una riflessione sul tema: dare validità e salvaguardare i principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico non significa non essere contro le discriminazioni o essere contro la parità di trattamento. Ricordiamoci tale punto perché, mi rivolgo alla sinistra, su ciò stiamo svolgendo mere speculazioni che alla fine non tutelano tutti i cittadini e si prestano a creare un sistema indeterminato che, appunto, potrebbe facilmente causare abusi.
Pertanto invito il Governo, poiché è stata citata la legge comunitaria, ad approfondire la materia ed eventualmente in tale sede a trovare una formulazione appropriata che salvaguardi entrambe le posizioni evidenziate.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.06 (Ulteriore nuova formulazione) del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 285
Astenuti 254
Maggioranza 143
Hanno votato
284
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Froner ha segnalato che non è riuscita ad esprimerePag. 93voto contrario e che il deputato Lehner ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

PAOLO ROMANI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO ROMANI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Siamo arrivati, mi pare, alla discussione delle proposte emendative che riguardano le televisioni. Volevo fare riferimento anche alla simpatica battuta di ieri dell'onorevole Giulietti sull'associazione combattenti e reduci della guerra dell'etere di cui mi onoro di far parte insieme allo stesso onorevole Giulietti; abbiamo fatto tante cose e forse anche in quest'occasione abbiamo risolto alcuni piccoli problemi.
È ovvio, però, che in questo passaggio vanno puntualizzati i termini della soluzione. La riformulazione dell'articolo aggiuntivo che abbiamo presentato riguarda diversi commi e principalmente il secondo periodo del comma 3 dell'articolo aggiuntivo 8.015 (Terza ulteriore nuova formulazione), esattamente quello su cui si è innescata la polemica di questi giorni e sulla quale tornerò successivamente.
Il periodo letteralmente recitava «la prosecuzione nell'esercizio degli impianti di trasmissione è consentita a tutti i soggetti che ne hanno titolo (...) fino alla scadenza del termine previsto dalla legge per la conversione definitiva delle trasmissioni televisive in tecnica digitale (...)». Abbiamo inserito questo periodo perché l'articolo 28 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 attualmente in vigore - vi pregherei di fare attenzione, se ne avete voglia, alla similitudine esistente fra il testo che sto per leggere e quello appena letto - recita, al comma 1, «al fine di agevolare la conversione del sistema dalla tecnica analogica alla tecnica digitale la diffusione dei programmi radiotelevisivi prosegue con l'esercizio degli impianti di diffusione» - quindi parliamo di impianti - «e di collegamento legittimamente in funzione alla data di entrata in vigore della legge 3 maggio 2004, n. 112».
L'Europa ci avverte che tale definizione non è sufficiente e che è necessario un termine per sapere quando finisce l'esercizio degli impianti, tanto è vero che nel parere motivato la Commissione europea afferma: il periodo di validità dell'applicazione della legge non può prolungarsi oltre un termine ragionevole chiaramente determinato; e aggiunge: la normativa non fissa un termine per la validità di tali diritti. Sostanzialmente avverte che, così come formulata, la norma, a parte il problema delle licenze che nella proposta emendativa trasformiamo in autorizzazione generale, per quanto concerne gli impianti, non è condivisibile a causa della definizione fornita e chiede che venga fissato un termine.
Nell'articolo aggiuntivo in esame abbiamo posto un termine e francamente continuo a non capire il motivo per cui, a legge vigente, gli impianti possono continuare a trasmettere senza termine quando con l'articolo aggiuntivo ponevamo un termine. Non riesco a capire, lo ribadisco, per quale motivo in questa versione del secondo periodo del comma 3 sia stata trovata una valenza supplementare per Retequattro che, lo ripeto, nulla c'entra. Si parla di impianti legittimamente esistenti all'epoca della definizione della legge, su cui la Commissione europea chiede un termine e così è stato fatto.
Pur tuttavia, con senso di responsabilità, che spero venga riconosciuto, il Governo, poiché su questo periodo si è innescata una polemica, a mio avviso assolutamente pretestuosa, tanto da impedire l'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge nei termini fissati dalla Costituzione, ha deciso di ritirare la proposta. Tuttavia, ribadiamo che sul periodo che ritiriamo non vi era nulla che potesse fare immaginare un riferimento preciso ad una rete esistente.
La seconda modifica è relativa al comma 5. Infatti, nel corso degli incontri che ci sono stati in questi giorni - più precisamente oggi pomeriggio - è stato daPag. 94più parti immaginato che anche la definizione del programma (cioè di un percorso che il Ministero, d'intesa con l'autorità, intende definire per il passaggio dall'analogico al digitale) non può essere intesa con chiarezza quando si usa il termine «programma» ed è meglio inserire «calendario». Ma è esattamente quello che vogliamo dire.
Il Governo intende avvertire i cittadini italiani e gli operatori della televisione di ciascuna regione che, nell'arco temporale che va da oggi al 2012 (data dello switch off dell'analogico per il passaggio definitivo al digitale), i cittadini italiani delle 19 regioni che ancora dovranno passare al digitale avranno una temporizzazione - quindi un calendario, una road map - per la quale tutti sapranno che, ad un certo momento della loro esistenza, vedranno i loro televisori passare dall'analogico al digitale. Questo era il senso di ciò che avevamo scritto. La migliore definizione - nel senso del passaggio dal termine «programma» al termine «calendario» - può sicuramente chiarirlo meglio, ma questo era il senso iniziale dell'emendamento. Quindi, mi auguro che - nel rispetto delle parti tra maggioranza e opposizione, tra Governo espressione di tale maggioranza e opposizione - tutti gli elementi siano stati chiariti.
Mi auguro altresì che su questo punto, proprio per un bon ton istituzionale e facendo ancora riferimento all'associazione cui si riferiva ieri l'onorevole Giulietti, ci si possa finalmente incamminare su un percorso che prevede altri passaggi di risposta alla Commissione europea sulla materia televisiva, che possano anche essere o apparire delicati, ma sulle quali noi come Governo, come maggioranza e come Paese siamo tenuti a dare una risposta.
Concludo dicendo che vi dovrà essere un'assunzione collettiva di responsabilità, perché le risposte alla Commissione europea non si esauriscono con quella di oggi: dovremo darne anche successivamente e anche rispettare i tempi che la Commissione europea ci pone nella risposta. Infatti, tale risposta che voi avete considerato accelerata è tale solo per un motivo: siamo al secondo stadio dell'infrazione europea (quindi a quello che ho detto prima), per poi passare al deferimento alla Corte di giustizia. È la cosa che noi volevamo evitare.
In questo modo riteniamo di poterlo evitare, non su questo punto. Su quattro risposte che ci erano state richieste, ne diamo tre, evitiamo di dare la quarta, la daremo nel prossimo passaggio, probabilmente con la legge comunitaria (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PAOLO GENTILONI SILVERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO GENTILONI SILVERI. Signor Presidente, onorevole Romani, credo che, dopo un confronto aspro come quello di questi due o tre giorni e di cui i 630 deputati presenti sono stati testimoni, sia poco convincente tra di noi dire che, in fondo, si è trattato solo di un colossale equivoco, che la guerra era una drôle de guerre, che in fondo abbiamo scherzato. Penso che siamo tutti testimoni del fatto che in questi giorni non abbiamo scherzato.
Se oggi vi è una scelta da parte del Governo, di cui prendiamo positivamente atto, di tornare indietro rispetto ad un'intenzione che sembrava irremovibile soltanto ventiquattr'ore fa, questo non è frutto di una gentile concessione, ma della dialettica parlamentare. Credo che sia un frutto positivo di tale dialettica. Non serve e non è utile a nessuno minimizzarlo o definire non maturo questo frutto, così odoroso fino all'altro ieri. Forse ripercorrere molto rapidamente i fatti ci aiuta a capire di che cosa abbiamo discusso e su che cosa abbiamo anche aspramente litigato in questi due o tre giorni.
Nell'articolo aggiuntivo in questione erano state inserite dal Governo due cose molto gravi. La prima era quella che ha appena letto l'onorevole Romani: la prosecuzione dell'attuale regime degli impianti-frequenza (in Italia gli «impianti» sonoPag. 95chiamati dagli esperti «impianti-frequenza», perché nessuno è in grado di distinguere tra i primi e i secondi) per altri quattro anni.
Questo è accaduto tre mesi dopo che il 31 gennaio scorso la Corte di giustizia delle Comunità europee ha stabilito che l'attuale situazione degli impianti frequenza in Italia non è legittima, perché è in contrasto con la normativa europea. Si voleva ribadire, tre mesi dopo quella sentenza, che è perfettamente legittimo e che, anzi, continuerà ancora per quattro anni quel regime di impianti frequenza che, come l'onorevole Romani sa bene, contiene titoli autorizzativi giuridicamente dubbi; proprio su questo è incentrata la sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee, e di ciò parla anche la procedura di infrazione nei confronti della quale si muove l'articolo aggiuntivo del Governo. Far finta che quella proposta non fosse una moratoria per altri quattro anni di quella situazione illegittima francamente credo che sia un tentativo di mascherare la realtà.
C'è un secondo aspetto molto grave nell'articolo aggiuntivo del Governo, quello di arrogare all'autorità del Governo, attraverso atti di natura non regolamentare, la delineazione dei piani di assegnazione delle frequenze regione per regione. Si tratta di un concetto che l'onorevole Romani aveva già corretto ieri, nella seconda versione dell'articolo aggiuntivo del Governo, e che oggi, nella terza versione, finalmente viene corretto in modo definitivo. Oggi è chiaro che la potestà di assegnare le frequenze non viene arrogata al Governo, ma resta dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e che il Governo al più può stabilire un calendario di quali sono le regioni in cui si lavora per lo switch off.
Si tratta di modifiche fondamentali, cari colleghi e cari rappresentanti del Governo, che non tolgono la gravità del tentativo che è stato fatto, a tre mesi dalla sentenza della Corte di giustizia, con uno strumento come il decreto, che interveniva a Camere ancora non perfettamente in grado di lavorare, senza le Commissioni di merito in grado di esaminare il provvedimento, contraddicendo la stagione nuova degli statisti e del dialogo che sembrava essersi inaugurata e facendo immaginare che dentro questa stagione invece sopravvivessero vecchie abitudini. Pertanto non sottovaluto affatto l'importanza politica della decisione del Governo, di fronte alla determinazione della battaglia parlamentare delle opposizioni, di fare un passo indietro e di correggere in questi due punti fondamentali la proposta emendativa che aveva presentato.
Questo significa che l'articolo aggiuntivo oggi è del tutto convincente e che risolve la procedura di infrazione europea con la quale era stato giustificato? No, signori del Governo, lo sapete bene, perché abbiamo chiarito nei nostri interventi in questi giorni che l'articolo aggiuntivo riesce a correggere solamente in due punti su quattordici quanto l'Unione europea ci rimprovera.
Quindi confermiamo il nostro voto contrario, ma prendiamo atto di un risultato soddisfacente. Pertanto cessa l'ostruzionismo da parte dei gruppi di opposizione, perché sulle questioni più inaccettabili il Governo ha deciso positivamente di fare marcia indietro. Non è una gentile concessione, è il frutto di una battaglia parlamentare, una battaglia aspra, ma una battaglia parlamentare aspra fa parte delle tradizioni di quest'Aula, le tradizioni a cui il Partito Democratico è onorato di richiamarsi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, colleghi, ben volentieri diamo atto all'onorevole Romani che il Governo ha fatto un'apertura responsabile riformulando l'articolo aggiuntivo nei termini che ci sono stati illustrati. Ci consenta però, sottosegretario Romani, di dirle che noi avevamo chiesto questo stesso identico passo due giorni fa, all'inizio della discussionePag. 96parlamentare sulla conversione del decreto in esame, e lo avevamo chiesto facendo un'apertura di credito al Governo, perché avevamo detto: siamo disponibili a prendere per buona l'interpretazione che il Governo ci fornisce di questo articolo aggiuntivo, anche se ci pare contraria al tenore letterale di quello che noi leggevamo in esso.
Ciononostante avevamo affermato che eravamo disponibili a prendere per buono che in quella proposta emendativa non si nascondesse alcun trattamento agevolativo e di favore nei confronti di una rete televisiva, ma avevamo anche chiesto che, per convincerci ad accettare questa lettura antiletterale dell'articolo aggiuntivo, il Governo, per cortesia, facesse un gesto di buona volontà, ritirando la proposta emendativa, o almeno i suoi passaggi contestati, per svolgere poi una riflessione pacata e organica in altra sede. In questi due giorni ci è stato risposto dal Governo che ciò non era possibile; per la verità ancora oggi, mentre erano stati avviati i contatti informali per verificare la possibilità di accedere a tali modifiche, un capogruppo della maggioranza ha rilasciato una dichiarazione nella quale ha sostenuto che sulla trincea di questa proposta emendativa si faceva l'Italia o si moriva e che non vi era la disponibilità a modificare nulla.
Ebbene, meglio tardi che mai! È positivo che il Governo abbia ritirato i passaggi contestati della proposta emendativa, e ci si consenta di esprimere la soddisfazione dell'opposizione, perché credo che abbiamo conseguito un risultato importante. In questo caso abbiamo dimostrato che il Parlamento non è un ente inutile, e che, nonostante qualcuno tenda a sottovalutarne la funzione, svolge un ruolo essenziale nella dialettica democratica, nei rapporti tra il Governo e le assemblee elettive e tra la maggioranza e l'opposizione. Il Parlamento, e al suo interno l'opposizione, con una battaglia di opposizione dura, ferma, non pretestuosa, ma sempre puntuale nel merito, ha convinto il Governo - siamo disponibili ad accedere a questa interpretazione - che era nell'interesse di tutti modificare la proposta emendativa in esame. Una volta tanto la funzione del Parlamento, ossia quella di parlare, non è stata inutile; talvolta proviamo qualche frustrazione rispetto al nostro ruolo, questa volta invece lo abbiamo svolto efficacemente, e credo che abbiamo sventato il tentativo - signor rappresentante del Governo, mi permetta di mantenere questa interpretazione, almeno come svolgimento del mio ragionamento - di invocare gli adempimenti europei per eludere, di fatto, le previsioni europee. Nella proposta emendativa in esame, infatti, leggevamo l'elusione di un'indicazione che proveniva dall'Europa, inserita nel contesto di un decreto-legge con cui si doveva dare adempimento alle indicazioni europee. Abbiamo evitato ciò e - credo - abbiamo migliorato il prodotto normativo: questo è il ruolo di un'opposizione responsabile.
Ciononostante il prodotto finale che risulta dalla proposta emendativa non ci soddisfa, continuiamo a ritenerlo settoriale e a credere che, rispetto alle censure europee, se ne siano selezionate solo alcune per tentare di dare una risposta che fosse molto funzionale ad alcuni interessi, e se ne siano trascurate altre; pertanto, consideriamo la risposta del Governo incompleta e insufficiente. Tuttavia, accettiamo l'invito del sottosegretario Romani a discutere pacatamente in una sede diversa, che non sia quella di un decreto-legge, né quella di una forzatura fatta all'interno di un testo emanato dal Governo precedente che doveva avviarsi ad una conversione soft; siamo disponibili a ragionare in altra sede per discutere e approvare quell'organico intervento nella materia radiotelevisiva in cui - mi auguro - nessuno cerchi vendette o rivincite, ma si cerchi e si trovi una soluzione nell'interesse del pluralismo e degli utenti (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e di deputati dell'Italia dei Valori).

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Ricordo che la gestione dei tempi è «demandata» al singolo collega...

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GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, vorrei ringraziare il sottosegretario Romani per la simpatica citazione: gli manderò a casa la tessera numero due dell'associazione «combattenti e reduci dell'etere», sperando che essa si possa sciogliere, perché rischiamo di annoiare il Paese e il Parlamento.
Signor Presidente, se mi consente vorrei ringraziare quanti, in modo pubblico e trasparente - in particolare le deputate e i deputati di prima nomina -, hanno condotto una battaglia limpida e trasparente di opposizione e anche chi, nella maggioranza, magari in silenzio, ha contribuito al ritiro dell'articolo aggiuntivo 8.015 del Governo.
Sottosegretario Romani, è stata una battaglia di merito, fondata sulla radicale critica al metodo e al merito seguiti. Avete scelto un metodo sbagliato, che si è fondato su un atto di prepotenza, sulla modifica di un accordo tra le parti su un decreto-legge che era condiviso: è questo aspetto che ha creato il primo sospetto; non ho capito perché lo abbiate fatto. Continuiamo a ritenere sbagliata la forzatura tentata. Non ci hanno convinto le spiegazioni, che però non hanno convinto non solo noi, ma anche tanta parte della stampa internazionale che si occupa di questi temi più della nostra: così come non hanno convinto in queste ore, sottosegretario Romani, numerosi europarlamentari anche liberali, non pochi costituzionalisti e molti studiosi in Europa e in Italia. Ciò è avvenuto anche perché è stato seguito un metodo non trasparente, un po' brutale e un po' vecchio. Il dibattito su questi temi è iniziato nel peggiore dei modi. Ciò è avvenuto su una materia - il conflitto di interesse - che tanta preoccupazione ha suscitato non solo da parte delle opposizioni. Potrei ricordare le dichiarazioni del Presidente Fini di qualche mese fa, ma per garbo istituzionale non lo farò in quest'Aula. Dobbiamo sapere, però, che questa preoccupazione c'è anche in chi, oggi, non lo afferma esplicitamente.
Per questa ragione, senza superbia, consideriamo il ritiro di questa parte della proposta emendativa un successo non delle opposizioni, ma dell'istituzione parlamentare. Ritengo che abbiate compiuto un gesto giusto e saggio. Sottosegretario Romani, la decisione di ritirare l'articolo aggiuntivo in esame e di spostare la discussione ai provvedimenti di merito è quanto era stato richiesto. Avremmo perso tante ore in meno e ci saremmo occupati del testo sui lavori usuranti, che rappresentano, sì, davvero una grande emergenza: cerchiamo di farlo!
Questo risultato non può far dimenticare il merito. Sarebbe stato doveroso recepire integralmente la sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee - non è stato fatto, né nel vecchio testo né in questo - al fine di consentire a Europa 7 di poter trasmettere perché è un suo diritto, non «taroccabile» da nessuna norma, né «ad aziendam» né «contra aziendam». L'Avvocato generale portoghese della Corte di giustizia delle Comunità europee, che si è occupato di questa vicenda, ha affermato: «I giudici nazionali devono esaminare attentamente le ragioni addotte da uno Stato membro per ritardare l'assegnazione di frequenze a un operatore che così ha ottenuto diritti di radiodiffusione televisiva in ambito nazionale a seguito di una gara d'appalto e, se necessario, devono ordinare rimedi appropriati per garantire che tali diritti non rimangano illusori». Essi, pertanto, devono anche disattivare le norme nazionali.
La norma che avete riproposto e contro la quale voteremo con grande convinzione non risolve questo problema, ma espone l'Italia alla procedura di infrazione. Una forte multa, pari a 300 mila euro al giorno, sarà scaricata sul contribuente. Mi auguro che ciò non avvenga, ma dobbiamo sapere che anche il nuovo testo non ci garantisce nelle sedi internazionali e presso le autorità. Il danno erariale non è scaricabile sui cittadini.
Così come abbiamo apprezzato le modifiche sul metodo, respingeremo dunque il merito. Presenteremo a breve un proposta emendativa su Europa 7, che vorrei fosse votata non solo dalle opposizioni, ma anche da voi. Essa vi consente di mettere al sicuro questo testo, di blindarlo e diPag. 98dare un segnale di apertura, che permetta di affermare che non ci sono più proprietari che hanno diritti ed altri che non ne hanno e che, in un normale Paese con libertà di mercato, ognuno compete senza tagliole e senza vendette. Vi chiediamo di votarlo: sarebbe uno ottimo segnale.
Concludo, Presidente: al di là del testo, mi spiace che finora - ma spero lo sia in seguito - non sia stato accolto l'appello - oggi sollevato in modo autorevole da diverse forze politiche - a superare la conservazione, ad andare oltre gli interessi consolidati in questo settore, a partire, sottosegretario Romani, dalla trasformazione radicale del servizio pubblico. Non sono arrivate risposte, salvo le proroghe. Questa è la vera sfida ai diversi conflitti e ai diversi interessi consolidati, senza paura.
Mi auguro che sia stato solo un pessimo inizio, un riflesso condizionato del vecchio. Per quanto ci riguarda, saremo tenaci e, quando si esamineranno i provvedimenti di merito, torneremo sulle questioni accantonate, perché esse corrispondono al diritto e all'interesse nazionale.
Signor Presidente, sottosegretario Romani, ho sentito dire in queste ore: forse vogliono oscurare Retequattro. Sottosegretario Romani, mi segua: non le viene da ridere? Provi a guardarsi in giro: in questo Paese, in questo momento, vede guardie che spegneranno Retequattro? Mi permetto di dirle che il problema non è spegnere qualcuno, ma illuminare Europa 7 e le altre emittenti che oggi sono oscurate (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

MARIO LANDOLFI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, sul Sole 24 Ore di ieri Franco Debenedetti, un economista di sinistra, non un pericoloso estremista di destra, ha precisato che le obiezioni di Bruxelles rispetto alla normativa italiana non riguardano in alcun modo Retequattro. Quindi, seguendo il dibattito che si è sviluppato in questi giorni in Aula, possiamo dire che al conflitto di interessi corrisponde un evidente interesse al conflitto da parte dell'opposizione, che non ha mancato, anche in questa occasione, di parlare d'altro.
Sottosegretario Romani, credo che sia stata fatta la scelta giusta. Io stesso, quando ne ho avuto la possibilità, ho auspicato che questa vicenda non interrompesse il dialogo in atto tra maggioranza e opposizione, non in nome di un buonismo che non ha ragione di esistere, ma perché ci dobbiamo occupare della materia dell'informazione e della comunicazione in maniera seria, puntuale e costruttiva, come dice l'onorevole Giulietti, guardando all'informazione e alla comunicazione anche sotto il profilo del presidio industriale. Questo è ciò che dobbiamo fare, e il dibattito di questi giorni non aiuta.
Non saremo mai un Paese normale sino a quando un punto di share farà discutere più di un punto di PIL e sarà più importante. Diventeremo un Paese normale quando discuteremo di informazione e di comunicazione, con riferimento al presidio industriale del nostro Paese, con la mente sgombra da pregiudizi. Il primo pregiudizio riguarda la questione delle frequenze. Non possiamo guardare al mondo dell'informazione e della comunicazione con lo sguardo rivolto all'indietro: il duopolio televisivo - lo dico a chi fa parte di questa compagnia di giro e, soprattutto, all'onorevole Giulietti - è ormai una fotografia ingiallita.
Non dobbiamo guardare al problema delle risorse frequenziali con il torcicollo, ma con lo sguardo puntato verso il futuro, dove il concetto di capacità di risorsa frequenziale è sostituito dalla capacità trasmissiva, dove fare televisione non significa essere dotati di impianti, ma essere produttore di contenuti. Questo significa fare televisione nell'Italia del domani, e questo è l'obiettivo del digitale terrestre, che voi, quando abbiamo governato dal 2001 al 2006, avete avversato.
Avevate detto che il digitale terrestre era la trovata della maggioranza e diPag. 99Berlusconi per continuare a far trasmettere Retequattro come televisione generalista in chiaro. Poi vi siete accorti che il digitale terrestre era un grande obiettivo europeo, rispetto al quale l'Italia è stata all'avanguardia. In seguito, è venuto il Ministro Gentiloni Silveri, che al digitale terrestre ha fatto fare un passo in avanti e due indietro, entrando a gamba tesa nella vita delle imprese, fissando tetti abusivamente, perché non spetta alla politica fissare i tetti ai profitti dell'impresa, ma alle autorità indipendenti. Dobbiamo dirci tutte queste cose, perché fanno parte della storia politica, parlamentare e industriale delle comunicazioni in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ecco perché oggi possiamo dire che stiamo facendo bene a dare la possibilità di riannodare questo dialogo, di non spezzarlo, e a dire oggi che entreremo nel merito delle questioni domani. Facciamolo, però, con la mente sgombra da pregiudizi, dicendo che non è giusto che a un conflitto di interessi debba necessariamente corrispondere un interesse al conflitto, perché così non andiamo lontano, né maggioranza né opposizione, ma soprattutto non andrà lontano il Paese.
Abbiamo bisogno, invece, di conservare e rendere ancora più forte, più dinamico, più moderno, più autorevole il presidio industriale del nostro sistema dell'informazione e della comunicazione (dalla RAI a Mediaset a La 7). Non dimentichiamo quando si parla dell'apertura del mercato che abbiamo nel mercato televisivo un gigante che si chiama Telecom, in quello satellitare un monopolista come Sky. Non parliamo di bancarelle al mercato, parliamo di televisioni, di impianti, di reti, di servizi interattivi e di contenuti. Non possiamo immaginare che in un mondo che va verso la concentrazione, l'Italia si presenti sull'arena mondiale con lo schema di «Biancaneve e i sette nani». Andiamo avanti nel merito, sgombriamo il campo dai pregiudizi e guardiamo a questo comparto, a questo settore, con la volontà di chi vuole migliorarlo, di chi vuole farlo più forte, più dinamico e moderno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Di Pietro 8.0100. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, abbiamo definito il complesso della proposta emendativa del Governo sulla parte delle televisioni sbagliata - come diceva Walter Veltroni - nel metodo e nel merito. Sbagliata nel metodo, perché a me sembra che nella storia repubblicana, da quando sono state inventate le comunicazioni via etere, il legislatore non abbia mai affrontato queste questioni attraverso i decreti-legge. Questa volta neanche le urgenze sollevate dall'Europa giustificano la scelta del nuovo Governo di utilizzare questo strumento per allargare il campo. Il metodo usato - lo spiegava l'onorevole Gentiloni - ci convince ancora di più a votare contro questo provvedimento perché davvero ci sembra una scorciatoia per affrontare materie delicate che vanno maneggiate con molta attenzione e cura.
Penso che vi sia una differenza tra noi e voi: quando noi abbiamo provato a riformare - lo ricordo anche all'onorevole Landolfi - la cosiddetta legge Gasparri, siamo stati un anno e mezzo ad ascoltare le ragioni dell'opposizione, degli operatori, a svolgere audizioni e non ci siamo mai infastiditi. Neanche con l'insorgere di alcune emergenze abbiamo mai pensato di prendere la scorciatoia dei decreti-legge, e ne abbiamo avute di emergenze. Mi riferisco a una serie di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee e ad alcuni passaggi molto tumultuosi, ad esempio, della vita del servizio pubblico; non siamo mai stati tentati. Pertanto, coerentemente, confermiamo il nostro «no» a questi provvedimenti per una ragione di metodo.
Ma anche il merito non ci convince pienamente, perché le risposte che siPag. 100danno sono molto parziali. Come ricordava l'onorevole Gentiloni, i rilievi e gli ammonimenti dell'Europa su queste materie sono circa una dozzina e questo provvedimento sceglie di risponderne a due, forse a tre, forse a quattro; non ci siamo! Avremmo preferito - ed è una proposta anche del collega Buttiglione - che questa materia fosse stata trasferita in un limpido disegno di legge del Governo: si sarebbero create le condizioni per un confronto vero nel merito, senza pregiudizi. Voi questa idea l'avete abbandonata non perché l'Europa tra un mese o due mesi chissà cosa ci comminerà, ma perché vi ha spaventato la strada di un confronto con l'opposizione libero da pregiudizi e da pressioni.
Ora le ragioni sono state spiegate, mi convincono e noi confermiamo il voto contrario all'insieme del provvedimento, ma per quanto riguarda il merito - vengo subito alla questione - dell'articolo aggiuntivo presentato dai colleghi dell'Italia di Valori, dichiariamo il nostro voto a favore, perché molte delle questioni che esso contempla erano contenute nel disegno di legge di riforma, la cosiddetta Gentiloni 1, e perché ne condividiamo gli obiettivi.
Vi è una sequenza logica e vi è una risposta alle sentenze della Corte costituzionale, che diventano molto più oggettive e pressanti, anche alla luce di quanto ha affermato la Corte di giustizia delle Comunità europee e alla vigilia - io credo e mi auguro - di una libera valutazione da parte del Consiglio di Stato italiano.
Per queste ragioni - proprio perché condividiamo gli obiettivi contenuti dalla proposta emendativa in esame - come gruppo Partito Democratico dichiariamo il voto favorevole all'articolo aggiuntivo 8.0100 proposto da tutti i deputati dell'Italia dei Valori (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per ringraziare l'onorevole Meta per l'annuncio del voto favorevole, che mi auguro sia fatto anche dai colleghi dell'UdC nonché da quelli della maggioranza. Tuttavia, poiché ho l'abitudine di rispettare i miei interlocutori, mi rivolgerò al presidente Landolfi, perché ha lanciato una sfida - lo dico in modo non provocatorio - alla quale vorrei rispondere.
L'onorevole Landolfi, se ho capito, propone di non guardare indietro e di smetterla con le fotocopie, proponendo dunque di guardare avanti. Sono d'accordo: sono contro la ripetizione di schemi del passato e favorevole ad introdurre la più netta discontinuità nel settore dei media. Domando: è un ottimo inizio la fotografia dell'esistente per chi propone di guardare al futuro? Si può proporre di guardare al futuro, ma anche di «chiudere i recinti»? Non lo dico provocatoriamente, bensì per fare uno sforzo reciproco, perché - come sa il sottosegretario Romani - alcune delle sentenze internazionali riguardano anche i Governi del centrosinistra, riguardano errori fatti da passati Governi. Ecco perché è possibile, onorevole Landolfi, liberarsi in un dibattito serio e non solo di propaganda.
Allora, mi permetto di chiedere: se vogliamo praticare la discontinuità, siamo disponibili a recepire in modo integrale tutte le direttive europee in un Paese che finora non lo ha fatto? Noi diciamo di sì: rappresenterebbe la discontinuità. Siamo disponibili, onorevole Landolfi, ad una norma asimmetrica, come in parte vi era nel passato, che favorisca i nuovi entranti, nel senso di affermare che vi è il duopolio, ma che in questo Paese la volontà politica è quella di far entrare nel mercato il terzo, il quarto e il quinto concorrente? Questa è la discontinuità rispetto al duopolio.
Siamo disponibili, sottosegretario Romani, ad una normativa che fissi un tetto antitrust, per esempio, sulle nuove piattaforme, laddove si stanno creando nuove forme di monopolio nell'acquisizione deiPag. 101diritti? È o no un grande tema che riguarda l'autonomia nazionale? Vorrei che si discutesse su tale aspetto.
Mi rivolgo a lei, presidente Landolfi, ci sono tre livelli di controllo oggi nei media italiani: l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e il consiglio di amministrazione RAI, nominati tutti e tre con fonte rigidamente partitica: hanno più un compito di controllo che non di promozione. Siamo disponibili a rivedere queste norme assieme affinché si rivolgano più alla libertà dei mercati che non al controllo reciproco dei mercati, della propaganda e delle fedeltà? Questo è un ragionamento industriale.
Siamo disponibili ad una norma che favorisca la produzione indipendente, chiedendo a Mediaset e alla RAI di rinunciare ad una quota bassissima dei propri incassi a favore del cinema dell'audiovisivo nazionale? Questa è discontinuità.
Siamo disponibili ad una RAI - questa mattina è stata posta la sfida - con un consiglio di amministrazione dove non vi sia il dominio dei Governi e dei partiti - tutti! - con un amministratore delegato che diventi azienda, e non con un «consiglio comunale» dove prevale la mediazione sulla logica di impresa. È questa o no la discontinuità? Che cosa è? Che cosa è guardare al futuro?
Se è questa la sfida, l'articolo aggiuntivo presentato non guarda al passato, ma dice una cosa semplice: recepiamo la sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee; facciamo capire che non ci sono i soliti noti; facciamo capire che si può competere e vale oggi per Di Stefano, domani per Rete A, dopodomani per il gruppo Rizzoli e un giorno per una cooperativa che, non so dove, nel nord o nel sud, nascerà per creare lavoro, intelligenza e nuove reti della comunicazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Questa è una sfida liberale, una sfida che guarda al futuro! Dovete vederci impegnati almeno ad avere il più alto consenso che si possa raggiungere. Questo emendamento chiude con il passato, ci rende più normali, ci rende Paese nel quale anche un piccolo imprenditore può competere anche se alle sue spalle non ha né duecento parlamentari né cinque, né un Ministro di riferimento.
Questo è il diritto, questo è il libero mercato! (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà, per un minuto.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, i radicali nel gruppo del Partito Democratico esprimeranno un voto favorevole a questo articolo aggiuntivo dell'Italia dei Valori, perché riteniamo che è tempo che il Governo risolva una volta per tutte l'annosa questione di Europa 7.
Abbiamo delle perplessità sul merito di questo articolo aggiuntivo, in particolare, perché la richiamata sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee è una sentenza interpretativa ed è per questo che l'allora Ministro Bonino non inserì nel decreto-legge la soluzione della vicenda Europa 7. Non si tratta di una sentenza immediatamente esecutiva.
Allo stesso modo, riteniamo inoltre che il Governo dovrebbe avere maggiore libertà di poter scegliere come dare voce a Europa 7 rispetto a quanto previsto dalla proposta emendativa. Tuttavia, in assenza di altri emendamenti sul tema, esprimeremo un voto favorevole perché comunque, data la situazione politica su queste materie, è tempo anche di forzare un po' persino le procedure pur di dare soluzione a questa questione.
Richiamiamo l'attenzione dei colleghi anche sull'ordine del giorno da noi presentato che, ancora volta, qualora questo articolo aggiuntivo non fosse approvato, porterebbe a soluzione in termini a nostro avviso più corretti la questione di Europa 7 (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 102
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Pietro 8.0100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 538
Votanti 518
Astenuti 20
Maggioranza 260
Hanno votato
233
Hanno votato
no 285).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Prendo altresì atto che i deputati Lehner e Granata hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione del subemendamento Borghesi 0.8.014.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ho già anticipato, nel corso dei miei interventi odierni, la questione che mi ha portato a presentare questo subemendamento. Con l'articolo 8-bis, che esamineremo successivamente, in pratica si risponde ad una procedura di infrazione dell'Unione europea, alzando le sanzioni previste nel caso di sforamento dei tetti pubblicitari.
Ora però dobbiamo considerare che se queste sanzioni non sono almeno pari - anzi, dovrebbero essere superiori - al vantaggio economico che colui che sfora il tetto pubblicitario può ottenere pagando la sanzione, evidentemente stabilire un sistema di sanzioni è assolutamente inutile. Poiché a sforare prevalentemente sui tetti pubblicitari è il gruppo Mediaset, ancora una volta ricadiamo in un problema fondamentale.
Vorrei dire all'onorevole Landolfi, che invitava a chiudere con il passato e a guardare al futuro: chiediamoci se sia giusto, dal momento che la situazione esistente proviene da un periodo di illegalità e si è formata grazie a decreti-legge che hanno avvantaggiato alcune persone e che, quindi, nulla hanno a che fare con il libero mercato, grazie a riconosciute e dimostrate dazioni di pagamento e quant'altro. Voglio dire, quindi, che la fotografia che proviene da una illegalità e da una inazione di questo tipo non può essere tralasciata dicendo «guardiamo al futuro».
Da trentadue anni vi è questa situazione di illegalità e, per tale motivo, dire semplicemente «guardiamo al futuro» mi sembra sbagliato: ancora una volta cadiamo in questo errore.
Ribadisco che il subemendamento in esame serve per rendere effettiva ed efficace una sanzione che dovrebbe impedire di andare oltre i tetti pubblicitari. Credo, quindi, che tale subemendamento dovrebbe essere approvato da tutti, perché oggi riguarda il meccanismo dei tetti pubblicitari, in qualche altro caso potrebbe riguardare situazioni che interessano anche l'attuale maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, intervengo soltanto per pochi minuti per spiegare l'importanza della materia su cui è appena intervenuto l'onorevole Borghesi, e fare un solo esempio che valga per tutti.
Qualche volta la sera, verso le 21,20, provate a guardare un film in televisione. È un'attività che vi sconsiglio vivamente. Mi rivolgo a chi è utente della televisione, a chi non ha la possibilità di pagarsi l'abbonamento di Sky, ma si mette la sera in buona fede a vedere un bel film in televisione. Esso inizia alle 21,20: si sa quando inizia, ma non si sa quando finisce; può durare fino a mezzanotte, mezzanottePag. 103e mezza e, qualche volta, se il film è bello, dura fino all'una. Man mano che si va avanti aumenta la pubblicità, ed ora vengono inseriti all'interno anche alcuni telegiornali. Si tratta di una pratica conosciuta solo in Italia. Il tema relativo alla televisione è il seguente: chi ha mezzi economici guarda Sky, chi non li ha è costretto a fare notte fonda per vedere un bel film.
Noi sappiamo che sui tetti pubblicitari si esagera e si sfora. E sforando, cosa accade? Che anche in Europa ci dicono che siamo «fuori gioco». Non creiamo una televisione dei poveri, costretti a fare notte fonda; stabiliamo regole e sanzioni per chi che va al di sopra dei tetti pubblicitari.
Questo è il motivo per cui voterò a favore del subemendamento Borghesi 0.8.014.1, che prevede che chi sfora paghi in proporzione al vantaggio. Voterò, altresì, a favore di quello del Governo, più tiepido, ma che almeno va in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Borghesi 0.8.014.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 535
Votanti 531
Astenuti 4
Maggioranza 266
Hanno votato
249
Hanno votato
no 282).

Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.014 del Governo.
Prendo atto che l'onorevole Zaccaria, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, vi rinunzia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.014 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 533
Votanti 532
Astenuti 1
Maggioranza 267
Hanno votato
531
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Scandroglio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'articolo aggiuntivo 8.015 (Terza ulteriore nuova formulazione) del Governo ed ai relativi subemendamenti. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sui subemendamenti presentati ed accetta l'articolo aggiuntivo 8.015 (Terza ulteriore nuova formulazione) del Governo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
Passiamo alla votazione del subemendamento Borghesi 0.8.015.25.
Prendo atto che l'onorevole Donadi, che aveva chiesto di parlare per dichiarazioni di voto, vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, oltre all'infrazione di cui stiamo discutendo in maniera specifica e nonostante le affermazioni dell'onorevole Landolfi, sono numerosi gli atti europei che mettono in seria discussione l'attuale assetto televisivoPag. 104italiano e che richiedono una netta discontinuità col passato, anche recente. Tra questi, vi è una sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee, che è già stata richiamata, del 31 gennaio 2008.
In tale sentenza, la Corte ha rilevato che il regime di assegnazione delle frequenze televisive non rispetta i criteri europei di una selezione che dev'essere obiettiva, trasparente, non discriminatoria e proporzionata. Certo, non si tratta di una sentenza di condanna dell'Italia, è una sentenza pronunciata in via pregiudiziale, su iniziativa del nostro Consiglio di Stato. Come sentenza interpretativa, fornisce criteri ulteriori, rispetto a rilievi specifici dell'infrazione, alla luce dei quali spetta poi al giudice e al legislatore nazionale applicare la normativa comunitaria e disapplicare, nel caso del giudice, le norme nazionali difformi. Se la disapplicazione non basta, occorre anche modificare la normativa interna.
Questi princìpi non valgono solo per l'Italia, sono princìpi generali. Orbene, trattandosi di princìpi generali, riteniamo necessario farvi un riferimento esplicito anche nella fattispecie in esame. In assenza di tale riferimento, la nuova formulazione del Governo, che pure permette all'Italia di uscire dalla procedura specifica di infrazione, a nostro parere non è sufficiente. E non lo è perché non garantisce il pieno rispetto delle norme e dei princìpi comunitari generali in materia di licenze individuali e assegnazione delle frequenze, alla luce della giurisprudenza della Corte.
Per questo motivo, abbiamo presentato questo subemendamento e riteniamo che sarebbe interesse dello stesso Governo esprimere parere favorevole su di esso.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Borghesi 0.8.015.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 544
Votanti 538
Astenuti 6
Maggioranza 270
Hanno votato
252
Hanno votato
no 286).

Passiamo alla votazione del subemendamento Zaccaria 0.8.015.13.
Prendo atto che gli onorevoli Palomba e Gozi, che avevano chiesto di parlare per dichiarazioni di voto, vi rinunziano.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Zaccaria 0.8.015.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo (Commenti).
Revoco l'indizione della votazione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei soltanto capire cosa sta succedendo...

PRESIDENTE. Stiamo esaminando il subemendamento Zaccaria 0.8.015.13 ed ho testé revocato l'indizione della votazione.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, è mancato - ma questo capita - il risultato della votazione sul subemendamento Borghesi 0.8.015.25: lei ha dichiarato chiusa la votazione, ma non abbiamo sentito il risultato...

PRESIDENTE. La Camera ha respinto, l'ho detto.

ROBERTO GIACHETTI. Benissimo, allora si vede che eravamo distratti...

PRESIDENTE. Non è colpa mia.

Pag. 105

ROBERTO GIACHETTI. Quello che, invece, vorremmo capire adesso è: quale proposta emendativa stiamo mettendo in votazione?

PRESIDENTE. Vuole che glielo ripeta per la terza volta? Stiamo per votare il subemendamento Zaccaria 0.8.015.13.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Zaccaria 0.8.015.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 539
Astenuti 3
Maggioranza 270
Hanno votato
254
Hanno votato
no 285).

Passiamo ora alla votazione dell'articolo aggiuntivo 8.015 (Terza ulteriore nuova formulazione) del Governo. Chiedo al relatore di confermare il parere della Commissione.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente la Commissione esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo concorda.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melandri. Ne ha facoltà.

GIOVANNA MELANDRI. Signor Presidente, siamo giunti finalmente alla dichiarazione di voto sull'articolo aggiuntivo tanto discusso in questi giorni. Noi esprimeremo voto contrario su questa proposta emendativa perché continuiamo a pensare che la modalità di risposta alla procedura di infrazione europea sia insufficiente.
A molte censure europee si continua a non rispondere; uso le parole dell'onorevole Vietti: avete scelto e selezionato accuratamente le censure a cui rispondere.
Tuttavia riconosciamo che la dialettica parlamentare, il conflitto parlamentare e anche il nostro ostruzionismo costruttivo - se così posso dire - vi ha fatto cambiare idea su un punto importante, il più importante. Infatti noi ritenevamo che una parte dell'articolo aggiuntivo - proprio quella che avete modificato - addirittura aggravasse la situazione che era stata sanzionata.
La proposta emendativa al nostro esame è ancora mancante sotto parecchi aspetti e per tale ragione esprimeremo voto contrario. Manca una disposizione su trasparenza e modalità di assegnazione delle frequenze, ma riconosciamo che al comma 3 avete introdotto una modifica rilevante (come anche al comma 5: ne ha parlato prima Paolo Gentiloni), una modifica che ha fatto cadere le ragioni del nostro ostruzionismo in quanto essa riguarda i profili più gravi. Parlo della prosecuzione dello status quo che voi fotografavate, con un dagherrotipo ad immagine ferma, sino al 2012, anno dello switch-off al digitale.
Colgo l'occasione per fare anche altre due considerazioni: a noi non piace affatto - e lo sapete - il sistema audiotelevisivo disegnato maldestramente dalla cosiddetta legge Gasparri. Si tratta di un duopolio fermo, chiuso, un club a numero chiuso, come è stato definito. E quando il Ministro Gentiloni, per correggerlo, propose una disciplina di sistema molto diversa dall'attuale, che apriva a vecchi e nuovi soggetti, l'allora opposizione ed attuale maggioranza alzò un muro invalicabile.
Gasparri definì «legge vergogna» l'iniziativa legislativa resasi necessaria anche per superare la censura degli organi comunitari e per aprire, finalmente, il mercato televisivo al di fuori del club ristretto.
Sia detto per inciso: la nostra sfida alla maggioranza sui temi audiotelevisivi non si ferma e non si limita all'oggetto della discussione di questi giorni. Noi vi sfidiamo anche su un altro terreno che, a nostro giudizio, la «Gasparri» ha regolamentatoPag. 106in maniera negativa per il nostro Paese: è la sfida del servizio pubblico, la sfida dell'autonomia della RAI.
Infine - ultima considerazione - ora che interrompiamo l'opposizione ostruzionistica che abbiamo fatto, non in maniera ideologica o pregiudiziale, ma stando saldamente ancorati al merito tecnico della questione, vorrei fare un'affermazione di carattere generale. La nostra disponibilità a collaborare in un confronto serio e responsabile nell'interesse del Paese resta intatta: l'ha affermata qui, in quest'Aula, il segretario del Partito Democratico e noi oggi la riconfermiamo.
La nostra parola data non la ritiriamo.
Allo stesso tempo, però, vogliamo essere chiari: se qualcuno avesse inteso questo spirito di responsabilità come una disponibilità a tacere di fronte a colpi di mano, è bene che sappia da subito - dall'inizio di questa legislatura - che ha profondamente frainteso la nostra vocazione. In tutti quei casi, infatti, in cui saremo chiamati a valutare situazioni che, più che al nuovo corso della legislatura costituente, corrispondono alle vecchie logiche degli anni alle nostre spalle, la nostra voce sarà ferma e chiara e la nostra opposizione salda e severa, mai ideologica, mai pregiudiziale e capace di apprezzare, piuttosto, i risultati politici che produrrà, come in questo caso in cui la maggioranza torna sui suoi passi non per gentile concessione, ma forse perché consapevole dello scivolone compiuto, onorando così l'istituzione e la dialettica parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, data l'ora il mio intervento sarà molto breve, però non posso (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). ..

PRESIDENTE. Per favore, colleghi.

ANTONIO BORGHESI. ... non sottolineare che in questi giorni il gruppo dell'Italia dei Valori ha condotto un'opposizione molto dura - anche ricorrendo a tutte le possibilità offerte dal Regolamento - proprio contro il contenuto dell'articolo aggiuntivo al nostro esame, e che quindi consideriamo raggiunto il nostro obiettivo con l'ultima riformulazione da parte del Governo, che ha cancellato la parte di questo articolo aggiuntivo che noi ed altri abbiamo ribattezzato «salva Retequattro».
Consideriamo raggiunto questo obiettivo, però evidentemente non consideriamo raggiunto l'obiettivo più ampio e vasto che ci proponevamo, ossia che il Parlamento recepisse la sentenza della Corte di giustizia, e che noi avevamo raccolto in quella proposta emendativa che abbiamo votato e che non è stata approvata dall'Aula. È evidente che un'eventuale approvazione di quella proposta emendativa avrebbe potuto farci cambiare idea sul voto che andremo ad esprimere sull'articolo aggiuntivo al nostro esame, che confermo sarà un voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, noi radicali del gruppo del Partito Democratico voteremo contro l'articolo aggiuntivo 8.015 (Terza ulteriore nuova formulazione) del Governo, perché è vero che esso è stato migliorato grazie all'azione parlamentare dell'opposizione che abbiamo sostenuto, ma è anche vero che rimangono aperti due problemi. In primo luogo, mi riferisco al processo di transizione al digitale, che rimane troppo chiuso a nuovi competitori che non trasmettano già nell'analogico (e sono convinto che la Comunità europea sanzionerà l'Italia in merito a questo aspetto); in secondo luogo, c'è il problema di Europa 7, che non ha ancora trovato soluzione.
Inoltre, l'articolo aggiuntivo al nostro esame prevede anche una transizione al digitale per aree territoriali, contro cui ci siamo opposti anche nella precedente legislatura. Confermo, quindi, il nostro voto contrario (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 107

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.015 del Governo (Terza ulteriore nuova formulazione), accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 547
Votanti 544
Astenuti 3
Maggioranza 273
Hanno votato
286
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che il deputato Ferranti ha segnalato di aver erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Il seguito del dibattito, ad iniziare dall'esame degli ordini del giorno, è rinviato alla seduta di domani, secondo quanto convenuto nel corso della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

Sull'ordine dei lavori (ore 19.54).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è concordata la seguente organizzazione dei lavori per la giornata di domani e per la settimana 3-5 giugno.
Domani, giovedì 29 maggio, dalle 9,15 alle 10,45, avrà luogo l'esame degli ordini del giorno presentati al disegno di legge n. 6 - Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (da inviare al Senato - scadenza: 8 giugno 2008).
Dalle 10,45 alle 12 i lavori proseguiranno con le dichiarazioni di voto finale (con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto) e la votazione finale del disegno di legge di conversione. Seguirà lo svolgimento di interpellanze urgenti e la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1094 - Conversione in legge del decreto-legge 23 aprile 2008, n. 80, recante misure urgenti per assicurare il pubblico servizio di trasporto aereo (Approvato dal Senato - scadenza: 23 giugno 2008).
Martedì 3 giugno (pomeridiana) avrà luogo lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze.
Mercoledì 4 giugno (antimeridiana e pomeridiana) (con votazioni) avrà luogo il seguito dell'esame del disegno di legge n. 1094 - Conversione in legge del decreto-legge 23 aprile 2008, n. 80, recante misure urgenti per assicurare il pubblico servizio di trasporto aereo (Approvato dal Senato - scadenza: 23 giugno 2008).
Nella stessa giornata di mercoledì 4 giugno, tra le 15 e le 16, avrà luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time).
Giovedì 5 giugno (antimeridiana e pomeridiana) (con votazioni) avrà luogo l'eventuale seguito dell'esame del disegno di legge n. 1094 - Conversione in legge del decreto-legge 23 aprile 2008, n. 80, recante misure urgenti per assicurare il pubblico servizio di trasporto aereo (Approvato dal Senato - scadenza: 23 giugno 2008).
Nella stessa giornata avrà luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite V (Bilancio) e VI (Finanze):
«Conversione in legge del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioniPag. 108urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie» (1185) - Parere delle Commissioni I, II, III, IV, VII, VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,57).

PAOLO CORSINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, mi sono permesso di chiedere la parola - gliene sono grato - perché questa mattina l'onorevole Sabina Rossa è intervenuta per alimentare e dare continuità alla memoria della vicenda che oggi dolorosamente si commemora nella mia città, ossia la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974.
Da parte mia non vi è l'intento di evocare un ricordo personale, doloroso e affliggente quanto sempre suggestivo e coinvolgente, piuttosto di rendere testimonianza di una vicenda che ha segnato dolorosamente un'intera comunità e ha colpito la coscienza del nostro Paese, la vita civile dell'Italia repubblicana, causando otto morti e oltre cento feriti. Credo che, fino a quando non disporremmo della verità giudiziaria, non potremo sentirci, in qualche misura, in grado di rimarginare una ferita che è ancora lacerante e aperta.
Devo plaudire l'operato della magistratura, la quale ha insistentemente ricercato la verità nel corso degli anni, al di là di una drammatica vicenda contrassegnata da omissioni, silenzi, depistaggi e devastanti lacerazioni della verità: una magistratura che oggi rinvia a giudizio una serie di personaggi e riconferma la validità dell'interpretazione storico-politica che di tale vicenda ormai è stata definita, vale a dire che la strage di Brescia appartiene alla responsabilità di quell'estremismo e radicalismo della destra estrema e radicale che non ha mai interiorizzato i valori costituzionali. Ciò naturalmente nel quadro di un giudizio più complessivo sulla storia dello stragismo nero e del brigatismo rosso nel nostro Paese, perché la nostra coscienza rifugge dalla rimozione e insistentemente sente il bisogno di ricercare la verità, quella verità giudiziaria che sola consentirà ai nostri morti di riposare in pace (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare che ancora non c'è notizia della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto-legge contenente misure sull'ICI e altri punti. Ciò crea disagio soprattutto ai contribuenti e ai professionisti che sono chiamati in questi giorni ad espletare...

PRESIDENTE. Non le voglio togliere la parola, ma è stato annunziato.

IVANO STRIZZOLO. Fino ad un'ora fa, comunque, non c'era il testo pubblicato. Concludo il mio intervento approfittando dell'occasione per associarmi alle espressioni di apprezzamento e di augurio che ha rivolto questa mattina il collega Monai al nuovo rettore dell'università di Udine, la professoressa Cristiana Compagno, prima donna eletta rettore di una università statale.

ADRIANO PAROLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ADRIANO PAROLI. Signor Presidente, anch'io intervengo per ricordare che oggi è il trentaquattresimo anniversario della strage di piazza della Loggia. Questa mattina nella mia città si sono svolti incontri e cerimonie che la ricorrenza ha semprePag. 109visto svolgersi e la cittadinanza ancora oggi, dopo trentaquattro anni, chiede verità e giustizia. Sappiamo bene che quest'ultima non risponderà ad alcune domande ed in primis a quella sul perché in questo Paese per anni la violenza è entrata nella lotta politica ed ha fatto in modo che la lotta politica potesse utilizzare la violenza per trovare un'affermazione.
Ancora oggi Brescia è unita nel cercare risposte adeguate e la verità, anche grazie al Parlamento e ai Governi che si sono succeduti e che insieme hanno emanato provvedimenti che hanno reso possibili le proroghe che oggi ci consentono di celebrare a novembre un nuovo procedimento.
Vi è attesa di verità e giustizia, ma soprattutto durante la commemorazione di oggi è arrivata, da parte della città, in modo deciso la segnalazione che davvero rispetto agli anni di piombo, ormai passati, si possa in modo definitivo poter dire: «Mai più!». Brescia è in prima linea per evitare che la violenza possa in qualsiasi modo rientrare nel dibattito politico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

GIUSEPPE FALLICA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, volevo rispondere all'onorevole Strizzolo perché è uscita da qualche minuto un'agenzia stampa che comunica che il provvedimento sull'ICI è stato testé pubblicato ed entrerà in vigore domani.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 29 maggio 2008, alle 9,15:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (6).
- Relatore: Gioacchino Alfano.

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

3. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 4 - Conversione in legge del decreto-legge 23 aprile 2008, n. 80, recante misure urgenti per assicurare il pubblico servizio di trasporto aereo (Approvato dal Senato) (1094).
- Relatore: Valducci.

La seduta termina alle 20.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl n. 6 - articoloagg. 8.09 497 495 2 248 259 236 44 Appr.
2 Nom. articoloagg. 8.010 528 305 223 153 270 35 42 Appr.
3 Nom. subem. 0.8.012.1 525 493 32 247 217 276 39 Resp.
4 Nom. subem. 0.8.012.2 532 526 6 264 257 269 39 Resp.
5 Nom. subem. 0.8.012.5 539 534 5 268 257 277 38 Resp.
6 Nom. articoloagg. 8.012 sec. n.f. p. I 529 498 31 250 302 196 43 Appr.
7 Nom. articoloagg. 8.012 sec. n.f. p. II 534 529 5 265 283 246 43 Appr.
8 Nom. articolo agg. 8.06 ult. n. f. 539 285 254 143 284 1 39 Appr.
9 Nom. articolo agg. 8.0100 538 518 20 260 233 285 38 Resp.
10 Nom. subem. 0.8.014.1 535 531 4 266 249 282 38 Resp.
11 Nom. articolo agg. 8.014 533 532 1 267 531 1 38 Appr.
12 Nom. subem. 0.8.015.25 544 538 6 270 252 286 38 Resp.
13 Nom. subem. 0.8.015.13 542 539 3 270 254 285 38 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 14
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo agg. 8.015 n.f. 547 544 3 273 286 258 38 Appr.