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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 6 di martedì 20 maggio 2008

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Carfagna, Colucci, Cossiga, Cota, Donadi, Fitto, Gelmini, La Russa, Mantovano, Maroni, Meloni, Rigoni, Ronchi, Rotondi, Stucchi, Tremonti e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente venti, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio della trasmissione di una petizione popolare da parte del Presidente della Repubblica (ore 16,02).

PRESIDENTE. Con lettera del 15 maggio scorso, il Presidente della Repubblica ha trasmesso alla Presidenza della Camera una petizione a lui inviata e sottoscritta da più di un milione di cittadini, volta a chiedere che vengano riconosciute alla famiglia agevolazioni, anche fiscali, al fine di facilitare il formarsi dei nuovi nuclei familiari e l'adempimento dei relativi compiti.
Nella sua lettera, il Presidente della Repubblica sottolinea altresì la necessità che il Parlamento affronti i temi delle politiche della famiglia, con una particolare attenzione verso i problemi dell'occupazione femminile, della indispensabile coesistenza tra vita familiare e vita lavorativa, nonché della complessiva crescita del sistema nazionale dei servizi socio-educativi per l'infanzia, confidando che, in sede di programmazione dei lavori parlamentari, possa essere assicurato un esame tempestivo delle iniziative legislative che saranno presentate in materia.
Nel condividere pienamente le considerazioni formulate nella lettera, ho comunicato al Presidente della Repubblica che la petizione sarà assegnata alle Commissioni competenti, non appena costituite, e che i temi oggetto della petizione saranno posti all'attenzione della Conferenza dei presidenti di gruppo, nell'ambito della programmazione dei lavori della Camera.

Nomina dei componenti la Giunta per il Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera, a norma dell'articolo 16, comma 1, del Regolamento, ha chiamato a far parte della Giunta per il Regolamento i seguenti deputati: Italo Bocchino, Gianclaudio Bressa, Giuseppe Calderisi, Roberto Cota, David Favia, Fabio Gava, Linda Lanzillotta, Antonio Leone, Marina Sereni e Luca Volontè.
La Giunta per il Regolamento è stata convocata per domani, mercoledì 21 maggio, alle ore 10.

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Modifiche nella costituzione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Lega Nord Padania, con lettera pervenuta in data 14 maggio 2008, ha reso noto che il deputato Claudio D'Amico è stato nominato segretario amministrativo del gruppo.
Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera pervenuta in data 15 maggio 2008, ha reso noto che il deputato Carmelo Lo Monte è stato nominato vicepresidente del gruppo, in rappresentanza della componente politica Movimento per l'Autonomia.

In morte dell'onorevole Gianmario Vianello.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Gianmario Vianello, già membro della Camera dei deputati nella IV e V legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Informativa urgente del Governo sull'attentato subito da alcuni militari del contingente italiano in Afghanistan (ore 16,04).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'attentato subito da alcuni militari del contingente italiano in Afghanistan.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Tempi specifici sono attribuiti alle componenti politiche del gruppo Misto.

(Intervento del sottosegretario di Stato per la difesa)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per la difesa, Guido Crosetto.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vengo a riferire a nome del Governo, in particolare a nome del Ministro della difesa, onorevole La Russa, sul grave attentato avvenuto nella mattina del 15 maggio scorso in Afghanistan, con il conseguente ferimento di un nostro militare che, a seguito delle lesioni riportate agli arti inferiori, ha subito l'amputazione del piede destro.
In data 15 maggio 2008 era stato programmato lo svolgimento di un'attività di cooperazione civile e militare di assistenza nell'abitato di Kal-e-Sefid, situato nella valle di Musahi, a circa 20 chilometri a sud di Kabul, che ricade nell'area di responsabilità del Regional Command Capital a guida italiana.
Nello specifico, l'attività veniva svolta da un'unita italiana dell'Italian Battle Group, costituita da 15 militari, tutti effettivi al 2o reggimento alpini di Cuneo, i quali a bordo di tre veicoli militari si dovevano recare - come già accennato - al villaggio di Kal-e-Sefid per svolgere la loro attività.
In particolare, alle ore 8,40 locali (ore 6,10 in Italia), mentre la colonna dei tre mezzi militari transitava nella valle di Musahi, nelle immediate vicinanze della base avanzata italiana Sterzing, il secondo veicolo del convoglio, un veicolo blindato leggero VBL Puma 6x6, veniva coinvolto nell'esplosione di un ordigno, probabilmente del tipo RCIED, posto sul ciglio della rotabile.
L'esplosione investiva la parte frontale del veicolo che era condotto dal primo caporalmaggiore Andrea Tomasello, il quale rimaneva gravemente ferito agli arti inferiori, mentre altri due dei sei militari a bordo del mezzo, il tenente Stefano Cordaro e il caporalmaggiore GianlucaPag. 3Maria Coduto, pur rimanendo illesi, riportavano un leggero stato di shock.
Immediatamente dopo l'esplosione l'attenzione dei militari veniva attirata dai movimenti sospetti di un uomo - verosimilmente l'attentatore - che a una distanza di circa duecentocinquanta metri, dapprima si nascondeva dietro un masso e poi iniziava a correre verso la sommità di una collinetta presente nell'area. Al fine di impedire potenziali ulteriori azioni offensive, i militari del dispositivo aprivano il fuoco di intimidazione, ma l'uomo riusciva comunque a guadagnare la cresta della collina scomparendo alla loro vista e dileguandosi.
Il personale dell'unità coinvolta provvedeva quindi tempestivamente a «cinturare» l'area e a prestare i primi soccorsi al ferito, individuando una zona per l'atterraggio dell'elicottero che, in relazione alle preoccupanti condizioni del primo caporalmaggiore Tomasello, era stato nel frattempo richiesto per l'immediato trasporto del ferito all'ospedale militare francese di Kabul.
Dalla vicina base avanzata italiana Sterzing giungevano immediatamente sul posto gli assetti di rinforzo per la sicurezza e il pattugliamento dell'area, nonché un team medico che provvedeva a stabilizzare il ferito, preparandolo per il trasbordo sull'elicottero militare che conduceva l'evacuazione sanitaria.
Successivamente alla base di Camp Wharehouse, nella capitale afghana, i sanitari dell'ospedale militare francese sottoponevano il primo caporalmaggiore Tomasello ad un intervento chirurgico, nel corso del quale il militare subiva l'amputazione del piede destro all'altezza del malleolo. Contestualmente si interveniva sull'arto sinistro per un tentativo di ricostruzione dell'estremità e per la riduzione delle numerose fratture. Gli ulteriori esami escludevano altre complicazioni e il quadro clinico veniva pertanto definito stabile.
Nel frattempo, al fine di incrementare la sicurezza dell'area, venivano altresì inviati dal comando del contingente italiano in Kabul un plotone di manovra e un distaccamento ranger per effettuare un pattugliamento a medio raggio nella zona dell'incidente. Il veicolo danneggiato veniva quindi recuperato e trasportato presso la base italiana di Camp Invicta in Kabul.
Nella giornata del 16 maggio scorso il ferito, a mezzo di velivoli militari e con l'assistenza di un team medico militare, è stato trasferito da Kabul a Roma ove è giunto nella nottata del 17 e immediatamente ricoverato presso l'ospedale militare del Celio. Lo stato di salute generale del ferito è attualmente soddisfacente ma, relativamente all'arto sinistro inferiore gravemente colpito, le condizioni risultano essere precarie a seguito delle fratture multiple riportate, con grave sofferenza vascolare. Pertanto, la prognosi resta riservata circa il recupero anatomo-funzionale dell'arto stesso.
Questa è, in sintesi, la dinamica degli eventi e lo stato di salute del militare ferito.
Il primo caporalmaggiore Tomasello, effettivo al secondo reggimento alpini di stanza a Cuneo, è originario della provincia di Latina ed è coniugato con due figli. I familiari del militare sono stati immediatamente informati dell'accaduto dal comandante dello stesso secondo reggimento alpini. Dell'evento sono stati informati anche la magistratura ordinaria e quella militare di Roma, nonché le autorità militari competenti. Si sta procedendo ai rilievi e agli accertamenti tramite gli organi di Polizia militare presenti in teatro per ricostruire l'esatta e particolareggiata dinamica dei fatti.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, concludo questa comunicazione con un doveroso augurio di pronta guarigione al primo caporalmaggiore Tomasello, rimasto gravemente ferito nell'adempimento del proprio dovere di militare al servizio della Repubblica, unendomi alle analoghe espressioni di solidarietà a lui unanimemente rivolte da tutte le istituzioni, e in particolare dal Presidente della Repubblica, senatore Napolitano, e dal Ministro della difesa, onorevole La Russa, che questa mattina lo hanno voluto incontrarePag. 4presso l'ospedale del Celio. Penso di interpretare i vostri sentimenti manifestando, in conclusione di intervento, la nostra solidarietà e la nostra riconoscenza a lui e ai suoi commilitoni per quanto hanno fatto e stanno facendo. Vi ringrazio (Applausi).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Paglia, al quale ricordo che ha cinque minuti a disposizione. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, ringrazio subito il Ministro della difesa, Ignazio La Russa, per essersi recato in Libano la scorsa settimana: il suo primo viaggio nel teatro libanese è stato importante ed è fondamentale sia per l'attuale situazione in Libano sia perché è avvenuto, a differenza di quanto è accaduto con gli scorsi Governi, indipendentemente dal fatto che si trattasse di una missione nata con un Governo di centrodestra o di uno di centrosinistra. Si è trattato, a mio avviso, di un gesto importante, perché le Forze armate, indipendentemente dal fatto che le missioni siano di destra o di sinistra, continuano a svolgere il loro dovere.
Con riferimento all'Afghanistan, conosciamo tutti la situazione, che è abbastanza critica. Il Governo precedente, in accordo con quello afgano, sembra abbia deciso di spostare le truppe da Kabul ad Herat, per cercare di intensificare i controlli nella seconda cittadina afgana: ritengo che si sia trattato di una decisione abbastanza intelligente.
Per quanto riguarda noi, in questo momento abbiamo tutti il dovere sacrosanto di dimostrare che chi mette le bombe e fa saltare in aria i nostri uomini non può intimorirci: abbiamo il dovere di tutelare i nostri uomini e i nostri soldati. Se dovesse essere discusso anche un cambiamento delle regole di ingaggio, mi auguro che ciò possa avvenire indipendentemente dal fatto che la proposta provenga dal Governo o dall'opposizione. Lo Stato italiano deve dimostrare unità, soprattutto quando viene minacciato. I nostri soldati giurano fedeltà alla Patria e sanno che quel giuramento va onorato fino alla fine. Ora spetta a noi tutelarli in pieno. Sono pertanto convinto che, indipendentemente dalle decisioni future del Governo, potrà esservi l'appoggio anche dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garofani, al quale ricordo che ha cinque minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO GAROFANI. Signor Presidente, signor sottosegretario per la difesa, onorevoli colleghi, innanzitutto, a nome del Partito Democratico, esprimo la totale e convinta solidarietà ai militari italiani coinvolti nell'attentato terroristico ricordato e, in particolare, formulo gli auguri di una pronta guarigione al caporalmaggiore Tomasello.
Ancora una volta le nostre Forze armate pagano il prezzo di un impegno forte a favore della pace e della democratizzazione in uno degli scenari più difficili e a più alto rischio, come ancora oggi è l'Afghanistan.
Ritengo che questa costituisca anche l'occasione per un'analisi un po' più ampia sulla situazione in quello scenario di crisi in Afghanistan: continuiamo a registrare, infatti, una preoccupante distanza e un gap pericoloso tra gli obiettivi della missione internazionale, alla quale l'Italia partecipa, e la realtà quotidiana, che vede ancora oggi intensificarsi le azioni terroristiche e gli attentati dei kamikaze, fino a gesti eclatanti come l'attentato di qualche giorno fa contro lo stesso presidente Karzai, fallito per poco.
Il moltiplicarsi di questi focolai di crisi e l'intensificarsi degli attacchi dei ribelli, oggi soprattutto nella parte orientale dell'Afghanistan, aumentano il rischio diPag. 5un'effettiva riduzione del controllo del territorio da parte del Governo legittimo di Kabul e finiscono per indebolire la stessa credibilità della missione internazionale, incapace, agli occhi della popolazione, di garantire sicurezza e miglioramento delle condizioni di vita. Siamo in presenza, quindi, di una situazione di grande fragilità, alla quale la comunità internazionale deve fornire una risposta, anche interrogandosi su cosa va cambiato nell'approccio strategico a questa crisi. Crediamo che l'obiettivo principale sia e resti quello di ridare credibilità alla missione internazionale e di rafforzare la leadership afgana, senza la quale sarà impossibile stabilizzare il Paese e intensificare e completare l'azione di ricostruzione democratica dello stesso.
Ridare credibilità e forza alla missione non significa soltanto incrementare la presenza militare ma significa, da un lato, rafforzare e incrementare l'azione civile e di assistenza come è stato deciso, del resto, in occasione del recente vertice NATO di Bucarest e dall'altro sviluppare l'iniziativa politica, diplomatica che coinvolga quanti sono disponibili ad accettare la Costituzione afghana e la democrazia di quel Paese nel dialogo con la comunità internazionale.
Ridare credibilità alla presenza internazionale significa, tuttavia, anche prendere atto di alcuni limiti strutturali dell'intervento militare. In particolare, è necessario recuperare un'idea di sicurezza collettiva che non prescinda dall'obiettivo primario della tutela dei civili e si tratta di un punto sul quale ha insistito molto, nei mesi scorsi, l'Unione europea in particolare con il rapporto sulla «Dottrina europea sulla sicurezza umana»: è un fatto inoppugnabile che i cosiddetti danni collaterali inferti alla popolazione civile abbiano minato anche la popolarità e la credibilità della presenza dei militari in quel Paese.
Un altro grave limite all'azione militare multilaterale è rappresentato, a nostro avviso, dalla duplicazione in quel Paese delle missioni: la missione ISAF e la missione Enduring Freedom, una a comando NATO e l'altra a comando americano. Tale duplicazione produce una perdita di efficienza e una mancanza di reale coordinamento che incide negativamente sul processo di pacificazione. Riguardo a ciò, ricordo che sul finire della scorsa legislatura, in occasione del rifinanziamento delle missioni, il gruppo del Partito Democratico presentò un ordine del giorno teso a ottenere un mandato internazionale volto a unificare le due missioni con l'obiettivo primario della protezione dei civili. Si trattava di un'iniziativa finalizzata a un maggior controllo internazionale sulla stessa pianificazione dell'azione militare; è una posizione che confermiamo.
In questi giorni - anche di fronte agli eventi drammatici cui il Governo oggi ha fatto riferimento e sui quali ci siamo soffermati - si è tornati a discutere della modalità della presenza italiana in quello scenario e si è parlato dei caveat e delle regole di ingaggio. Riguardo ai nostri militari si è fatto riferimento a come sia possibile migliorare la nostra presenza rendendola più efficace. Il Ministro La Russa ha parlato di una maggiore flessibilità della risposta e ha spiegato che questa potrebbe consistere in una maggiore rapidità di decisione da parte del Governo nei casi particolari in cui si richieda l'autorizzazione per l'impiego dei nostri militari fuori dall'area di competenza.
Ritengo che se questa è la strada immaginata se ne possa discutere, ciò che non è accettabile sarebbe lo snaturamento di una missione che diventasse offensiva e che perdesse i suoi caratteri di pacificazione e democratizzazione.
Con questo spirito di dialogo e di confronto, mettendo sempre al centro il ruolo di controllo dell'istituzione parlamentare, sarà possibile avviare un confronto sereno tra maggioranza e opposizione. Questo sarà l'impegno del Partito Democratico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, il gruppo Lega Nord Padania esprime solidarietà ai militari feriti del contingente italiano in Afghanistan, sincera gratitudine per il loro impegno e la loro dedizione al ruolo svolto e conferma l'impegno di garantire ai nostri militari in missione all'estero il massimo interessamento per quanto stanno facendo in quei Paesi martoriati da problemi così gravi che si ripercuotono inevitabilmente su popolazioni già ampiamente stremate. La nostra posizione sarà sempre quella di appoggiare le richieste di chi sta operando per la pace e la ricostruzione, rischiando in prima persona la propria vita per il bene comune anche in altri Paesi.
Consapevoli di tutto ciò, la nostra politica sarà guidata da questi principi unici per qualità e rispettosi delle crescenti richieste di aiuto che arrivano da Paesi che, da soli, non riescono a garantire un minimo di tranquillità sociale ai propri cittadini oppressi da forze non democratiche, violente, integraliste e ispirate troppo spesso dal male.
Ringrazio ancora una volta i nostri militari, i quali si distinguono per capacità, serietà e professionalità, qualità che peraltro sono riconosciute anche nei luoghi in cui operano.
Troppo spesso in passato abbiamo sentito chiedere addirittura il ritiro dei nostri militari e dei nostri contingenti che operano all'estero; secondo noi, queste richieste sono pari a delle offese nei confronti degli stessi militari, perché loro sono i primi ad essere consapevoli del fatto che, se serve a riportare la democrazia, bisogna intervenire anche con la forza. La storia lo insegna: i tiranni non temono solo lo sventolare delle bandiere della pace e nei loro confronti sono necessari altri interventi.
I cittadini di quei Paesi si aspettano che l'Occidente dia e continui a dare quelle risposte di cui hanno bisogno, mentre occorre lasciar perdere quelle forme di demagogia che troppo spesso sono echeggiate anche all'interno di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, il gruppo UdC ha chiesto questa informativa - mi rivolgo al sottosegretario Crosetto - non tanto perché si rendesse una cronistoria degli avvenimenti e dei fatti che si sono svolti cinque giorni or sono e che ormai sono noti, ma per manifestare solidarietà al caporalmaggiore Tomasello e alla sua famiglia, e ai militari coinvolti in questa ennesima vicenda.
Oggi è certamente propizia l'occasione di questa informativa ma, senza nulla togliere al sottosegretario, sarebbe stata più opportuna la presenza del Ministro della difesa che spero venga presto ad illustrare i compiti che il Governo intende assegnare ai contingenti italiani nelle missioni all'estero, specialmente in quelle più rischiose (mi riferisco in particolare a quella in Afghanistan).
Sappiamo quanto il Paese tenga alla presenza dei nostri militari i quei luoghi, quanto ne vada orgoglioso, e quanto essi facciano davvero per aiutare le popolazioni, per portare la pace e per assecondare il relativo processo.
Certamente, signor sottosegretario, oggi sulle Forze armate grava una grande questione: il Governo deve dire cosa intende fare delle nostre Forze armate. Oggi queste ultime, segnatamente l'esercito, sono fortemente falcidiate da tagli al bilancio, che non consentono più né il reclutamento né l'addestramento. In tal modo vi è il rischio di disporre di Forze armate più vecchie, meno qualificate e meno adatte a stare sul campo.
Allora, insieme alla questione del caveat e a quella delle regole d'ingaggio, noi ci aspettavamo maggiori informazioni che comunque attendiamo. Vogliamo anche ricordare che oggi vi è un velo di ipocrisia che deve essere squarciato: spesso ascoltiamoPag. 7parole di grande identificazione con le Forze armate, poi però arrivano i tagli al bilancio. È quanto accadde nell'ultimo anno di attività del Ministro Tremonti nel precedente Governo Berlusconi, e si è continuato nello stesso senso con il Governo Prodi.
Noi, in questa legislatura, vogliamo sollevare con forza la questione del rapporto tra il Paese e le proprie Forze armate, che non possono essere evocate solo per rimuovere la spazzatura dalle vie di Napoli oppure per svolgere funzioni (che non le sono proprie) in materia di immigrazione clandestina e di rom.
Sappiamo che la politica estera italiana è fortemente connessa, legata intimamente, con il ruolo della nostre Forze armate. Pertanto, bisogna investire anche per la sicurezza dei nostri militari, per la credibilità della politica estera del nostro Paese e per l'immagine dell'Italia, che vuole svolgere, con legittima ambizione, un ruolo sul proscenio internazionale.
A questo riguardo attendiamo risposte e saremo vigili e pronti ad incalzare il Governo, approvando i provvedimenti che vanno in tale direzione, ma denunciando qualora, come temiamo o paventiamo, vi fossero incertezze, pur nell'auspicio che incertezze non ve ne siano, ma si dia vita ad un cambio di marcia in questo settore (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, l'attacco al convoglio di alpini nei pressi di Kabul, nel quale la scorsa settimana è rimasto gravemente ferito il sottufficiale Tomasello - al quale siamo vicini e auguriamo di ristabilirsi al meglio, pur nelle critiche condizioni in cui si trova - non può che porci dinanzi ad una profonda riflessione sullo stato delle missioni internazionali in cui è impegnato il nostro Paese.
Di tale riflessione, però - lo devo dire con rammarico - non v'è traccia nella informativa resa dal sottosegretario Crosetto a nome del Governo. Si tratta di una riflessione, invece, per noi necessaria, di fronte alla quale siamo stati messi negli ultimi anni per gli eventi luttuosi che si sono verificati, come l'attentato di Nassiriya, come quello che causò la morte del maresciallo Paladini, per ogni attacco, ferito o deceduto che abbiamo contato nelle nostre fila.
La stessa riflessione ancora oggi ci richiama a cercare un nuovo approccio, un nuovo modo, prima ancora politico che militare, di proseguire l'impegno italiano nel mondo a tutela della democrazia e per lo sviluppo economico e sociale.
Tale riflessione, però, non può e non deve avere in alcun modo ricadute negative sul morale e sulle abilità dei nostri soldati. Dobbiamo tenere ben presente che se noi qui in Italia e in quest'Aula, abbiamo il dovere e la possibilità di confrontarci sulle missioni internazionali, in Afghanistan, come in Libano, come nel resto dei teatri di crisi e di transizione, i nostri soldati subiscono la pressione di una condizione che spesso è rischiosa, che affrontano con professionalità e con capacità, quelle professionalità che il mondo ci riconosce.
Per questo motivo diventa di fondamentale importanza non sottoporre le donne e gli uomini impegnati in tali missioni ad un continuo quanto controproducente «tira e molla» sul proseguimento delle missioni o sulle regole di ingaggio, come incautamente aveva azzardato all'inizio il neoministro La Russa.
È necessario che in questa sede e, più in generale, nell'agone politico, i momenti di crisi e di particolare tensione vengano affrontati con massima lucidità e freddezza, evitando di lanciare ai militari in missione segnali di instabilità, di frammentazione o addirittura di avversione. Men che meno possiamo giustificare le contraddizioni interne che nell'attuale maggioranza si sono già registrate tra il Ministro Frattini e l'onorevole Martino, ex titolare della Difesa nell'ultimo GovernoPag. 8Berlusconi, secondo il quale addirittura si sarebbe dovuto lasciare il Libano per ritornare nel pantano iracheno.
In Afghanistan - lo voglio ricordare a lei, signor Presidente - agli inizi del 2007, abbiamo assunto un impegno che, a differenza di quanto fece il Governo Berlusconi ter, non è orientato alla guerra e alla distruzione di un nemico, ma al rafforzamento della pace e della stabilità politica ed economica, nonché allo sviluppo della democrazia e dei diritti umani.
Di un medesimo impegno ci siamo fatti carico nell'estate dello scorso anno per aiutare le istituzioni democratiche libanesi. Per questo motivo, rinnovando il nostro sostegno ai soldati in missione, non possiamo che sottolineare la necessità, almeno per il momento, di proseguire certamente le nostre azioni e le nostre missioni in Afghanistan e in Libano, ma senza alcuna modifica delle regole di ingaggio, per sviluppare anche una strada squisitamente politica, orientata ad una buona conclusione di queste fasi di transizione. Un impegno, quindi, più politico, che guardi e vada contemporaneamente a favorire quei canali diplomatici che anche nel resto del Medio Oriente sono stati avviati.
Alla luce - lo voglio dire con una punta di preoccupazione - delle odierne dichiarazioni del presidente Bush e di Israele sulla minaccia nucleare iraniana, è nostro dovere ricordare che la storia, soprattutto quella più recente, ci insegna quanto le cosiddette guerre preventive siano sostanzialmente poco utili, se non addirittura vane. Esse, infatti, non hanno sconfitto il nemico, non hanno sconfitto il terrorismo; hanno, invece, lasciato un quadro politico post-bellico altamente instabile ed hanno favorito l'ulteriore spezzettamento del già fragile tessuto socio economico dei Paesi in crisi.
È evidente, quindi - e concludo - che laddove non esiste uno Stato nemico definito e, ancor più, dove non sussistono minacce dichiarate e ben visibili, l'unico mezzo per affrontare crisi, impasse e tensioni è la diplomazia, è il dialogo, è il confronto, seppur serrato, non solo bilaterale, ma condiviso, multilaterale, a garanzia della pace (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà, per tre minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi e onorevoli rappresentanti del Governo, i nostri contingenti militari impegnati all'estero in missioni umanitarie e di peacekeeping sono una garanzia di sicurezza e di sviluppo per le popolazioni martoriate dal terrorismo.
In questa sede voglio subito ribadire, a nome di tutto il Movimento per l'Autonomia, il sincero ringraziamento e tutta l'ammirazione possibile per l'opera svolta da queste donne e questi uomini in situazioni di grande difficoltà, molto spesso, anzi troppo spesso, mettendo a rischio la loro vita.
Il caporalmaggiore Andrea Tomasello è uno di questi militari: è rimasto gravemente ferito in un attentato, insieme ad altri due commilitoni, nel momento stesso in cui viaggiava su un blindato, per portare aiuti alla popolazione locale.
La missione internazionale in Afghanistan ha ottenuto effetti positivi, sia nella crescita e nello sviluppo economico, sia nella vita delle sue istituzioni, che si sono via via consolidate in un assetto democratico e pluralista.
Credo che valga la pena ricordare che il tormentato Paese afghano è uscito da una feroce dittatura teocratica che mortificava ogni libertà, reprimeva nel sangue ogni dissenso, calpestando i più elementari diritti umani.
Certamente l'Afghanistan vive ancora problemi e grandi difficoltà, ma il passaggio da una dittatura ad un assetto democratico pluralista non è mai lineare né tanto meno immediato, come tutti vorremmo.
I nostri militari, su mandato delle Nazioni Unite, sostengono un processo che, a nostro avviso, deve continuare, proprio per evitare che l'Afghanistan possa ritornarePag. 9ad essere un Paese succube del terrorismo talebano.
Questa richiesta proviene proprio da chi, in Afghanistan, ha dimostrato di volere l'affermazione della democrazia, il rispetto dei diritti umani e il pluralismo politico e religioso: è proprio dal Governo democraticamente eletto del Presidente Karzai che viene la richiesta pressante di non ridurre la presenza dei contingenti militari. È il popolo afghano che chiede, per certi versi implora la comunità internazionale, affinché continui a mantenere una presenza cospicua di militari e di civili.
Signor Presidente e onorevoli colleghi, il dramma che ha colpito il caporalmaggiore Tomasello, che ha rischiato la sua vita e ha perso un piede per difendere la causa del popolo afghano, non può che indurci ad una maggiore consapevolezza delle responsabilità che, in quanto rappresentanti del popolo italiano, gravano sulle nostre coscienze.
Siamo chiamati al rispetto della nostra Carta costituzionale, nella quale i padri costituenti hanno voluto trasmettere la vocazione alla pace di un Paese uscito da poco dalla tragedia della Seconda guerra mondiale.
Oggi, in un contesto internazionale profondamente mutato, siamo chiamati allo stesso senso di responsabilità, confermando la nostra fiducia ai militari e civili che, su mandato delle Nazioni Unite, difendono la pace in Afghanistan e in altre parti del mondo, aiutando quelle popolazioni che sono martoriate dai conflitti e da terrorismi di ogni natura. Certo, paghiamo un prezzo spesso troppo alto...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ARTURO IANNACCONE. Concludo, signor Presidente: la vita dei nostri militari ha un valore inestimabile ed è questa la ragione per la quale è altissima in noi la considerazione per queste donne e questi uomini, che sono l'orgoglio del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o aprile 2008, n. 49, recante misure urgenti volte ad assicurare la segretezza della espressione del voto nelle consultazioni elettorali e referendarie (A.C. 5) (ore 16,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o aprile 2008, n. 49, recante misure urgenti rivolte ad assicurare la segretezza della espressione del voto nelle consultazioni elettorali e referendarie.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 5)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Baldelli, ha facoltà di svolgere la relazione.

SIMONE BALDELLI, Relatore. Signor Presidente, ho ricevuto all'unanimità dalla Commissione il mandato ad esprimere una posizione favorevole sul provvedimento in esame. Per ciò che concerne la relazione mi richiamo a quanto illustrato nella relazione depositata in Commissione in occasione della discussione svolta in quella sede.
Vorrei illustrare alcune linee generali del provvedimento. Esso è volto a ridurre i rischi di condizionamento e di controllo inerenti alle pratiche del voto di scambio e ad impedire l'introduzione di dispositivi telefonici con apparecchiatura fotografica o apparecchiature fotografiche all'interno delle cabine elettorali. In tal senso, esso dà disposizioni ai presidenti di seggio e istituisce implicitamente un registro sul qualePag. 10devono essere annotati la consegna e il deposito temporaneo delle apparecchiature da parte degli elettori, che vengono tenute in cura dai presidenti di seggio.
Si tratta di un decreto-legge varato il 4 aprile scorso che reca le firme del Presidente del Consiglio Prodi, del Ministro Amato e del Ministro della giustizia Scotti.
Sussistono i requisiti di necessità e di urgenza, essendo stato varato il 4 aprile, quindi in prossimità delle elezioni politiche che si sono svolte di recente.
Esso reca disposizioni sia di carattere penale, sia di carattere procedurale in materia elettorale e fa seguito a una circolare del Ministero dell'interno che in qualche modo già disciplinava questo genere di pratiche con una normativa di prevenzione relativa al voto di scambio.
È un provvedimento che, non aggiungendo nuovi oneri, non ha necessità di essere corredato da alcuna relazione tecnica; in tal senso vale la relazione illustrativa e non vi è necessità di giustificare la copertura di nuove spese giacché non vi sono né costi aggiuntivi né nuove spese.
Circa l'ambito di applicazione della normativa, essa si estende alle consultazioni elettorali in genere, sia nazionali, sia locali e alle consultazioni referendarie nazionali e locali.
In ultima analisi, desidero far presente la questione della sanzione istituita per chi contravviene alla norma: essa va da un minimo di 300 ad un massimo di mille euro. A tale riguardo abbiamo registrato un consenso molto ampio in Commissione e, come è ovvio, la conversione in legge del decreto-legge servirà a far salvi gli effetti e a dar corso ad eventuali procedure di natura giudiziaria che si siano incardinate a seguito dell'introduzione della norma. A ciò è volto il richiamo alla rapida conversione in legge del decreto-legge, che peraltro reca due soli articoli.
Con ciò, signor Presidente, ho concluso la mia relazione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi riservo di intervenire eventualmente in sede di replica.

PRESIDENTE. Sta bene, la ringrazio.
È iscritto a parlare l'onorevole Costantini, ne ha facoltà.

CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, cari colleghi, il decreto-legge che ci accingiamo a convertire, come ci ha ricordato il relatore, introduce il divieto di portare all'interno delle cabine elettorali cellulari o altri apparecchi in grado di fotografare immagini. Lo stesso decreto-legge affida al presidente della sezione elettorale il compito di invitare l'elettore a depositare le apparecchiature di cui sia in possesso. L'ultimo comma dell'articolo 1 del provvedimento sanziona la violazione del divieto con l'arresto da tre a sei mesi e con un'ammenda da 300 a mille euro.
La finalità perseguita dal decreto-legge è quella pienamente condivisibile di rafforzare le misure a tutela della segretezza del voto, messa obiettivamente a rischio dall'evoluzione delle moderne tecnologie che oggi consentono, anche con strumenti di ridottissime dimensioni, di documentare l'espressione di un determinato voto.
Un'altra finalità, per certi versi ancora più importante, è evidentemente quella di contrastare le condotte strumentali alla commissione di reati elettorali, meglio conosciuti con la denominazione di voto di scambio.
Il provvedimento adottato dal Governo è quindi, a parere dell'Italia dei Valori, opportuno e, per certi versi, necessario, sia nei suoi contenuti sia nei tempi di adozione, immediatamente antecedenti la recente tornata elettorale. Anche la discussione svolta all'interno della competente Commissione della Camera non sembra avere evidenziato, da parte di nessun gruppo parlamentare, problematiche di alcun genere.
Credo, piuttosto, che questo provvedimento, proprio per i suoi obiettivi dichiarati, possa consentirci di sviluppare una riflessione ulteriore sugli attuali meccanismi di voto e di convenire sul fatto che oggi agli elettori, a tutti gli elettori, non èPag. 11pienamente garantita né la regolarità né la segretezza del voto, soprattutto se ci riferiamo al voto espresso durante le tornate elettorali per le amministrative.
Se pensiamo, ad esempio, alle cinque o alle sei schede elettorali con le quali l'elettore, soprattutto se anziano, deve confrontarsi dentro la cabina elettorale - schede tutte riferite a sistemi elettorali diversi, perché oggi il meccanismo di voto è diverso a seconda che si voti nelle circoscrizioni, nei comuni, nelle province o nelle regioni - possiamo comprendere quanto elevato sia il rischio di errori e di conseguente irregolare espressione della manifestazione di volontà del voto.
Allo stesso modo, se pensiamo che nelle nostre città si confrontano migliaia di candidati in sezioni elettorali che spesso contano non più di 400 o 500 elettori, tutti perfettamente identificabili, possiamo anche comprendere come, in molte realtà, il voto non sia affatto segreto ed il candidato possa, con margini di errore ridottissimi, accertare se quel determinato elettore lo ha votato o meno.
Per questo ritengo che, per perseguire fino in fondo gli obiettivi dichiarati nella relazione di accompagnamento al provvedimento, sia necessario, ed ormai non più rinviabile, intervenire sugli stessi meccanismi di voto, introducendo strumenti di voto elettronico o telematico.
L'elettore sentirebbe più protetto il proprio diritto alla riservatezza del voto; i meccanismi elettorali costerebbero molto di meno; i risultati sarebbero pressoché immediati e, soprattutto, si otterrebbe un risparmio di qualche tonnellata di carta, non solo quella che viene utilizzata per la produzione delle schede elettorali, ma anche quella che viene usata per le nomine dei rappresentanti di lista e per il disbrigo di tutte le pratiche, previste dalla legge, che richiedono materiale cartaceo prima, durante e dopo l'espressione del voto.
Noi dell'Italia dei Valori voteremo, quindi, a favore della conversione del decreto-legge, ma auspicando, allo stesso tempo, un intervento strutturale sui meccanismi di voto e un progressivo passaggio all'uso delle nuove tecnologie (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, questo è un provvedimento che ci vede tutti d'accordo e che, come illustrato dal relatore, è intervenuto alla vigilia delle scorse elezioni. Cionondimeno, intervenendo in Aula, si deve cogliere l'occasione per sottolineare alcune questioni di carattere più generale - in pochissimi minuti, naturalmente - che riguardano provvedimenti di questo tipo.
Sulla necessità e sui fini richiamo quello che hanno detto il relatore e l'onorevole Costantini poc'anzi. C'erano state diverse circolari, che già si erano fatte carico di questo problema, ma non erano sufficienti: per realizzare l'effettività del precetto era necessaria la sanzione penale e, quindi, la fonte primaria, ragione per cui si è fatto ricorso ad un decreto-legge.
Quando, però, si interviene con decreti-legge in materie di questo genere, si devono fare delle opportune distinzioni, non tanto sul problema dell'omogeneità o della necessità ed urgenza, che, evidentemente, erano in re ipsa, come ha sostenuto il relatore (l'omogeneità sta proprio nel carattere estremamente contenuto di questo provvedimento). Nelle esperienze passate - e temo nell'esperienza futura - vedremo che questo principio dell'omogeneità ha avuto diversi strappi, sui quali inviterei ad essere molto attenti.
Ma il punto di fondo, che riguarda questa materia, questo tipo di intervento, è l'interrogativo: si può con decreto-legge intervenire in materia elettorale? Si tratta di un punto abbastanza delicato, non perché la Costituzione lo preveda esplicitamente, ma perché la legge n. 400 del 1988 ha posto in proposito un divieto. Avendo fatto parte del Comitato per la legislazione, so con quanta attenzione esso ha guardato, ha monitorato tale tipo di intervento normativo, cioè decretazione d'urgenza e materia elettorale.Pag. 12
Abbiamo trovato una strada. I numerosi precedenti che sono indicati nel dossier che abbiamo sotto mano, estremamente ben fatto, ci documentano che già si è intervenuti su tale materia, operando una distinzione: la materia elettorale non è tutta uguale, c'è una specie di «parte centrale», vorrei dire, più significativa, che concerne la trasformazione dei voti in seggi, e lì non si può intervenire, si è detto, con decreto-legge; per quanto riguarda invece procedure e organizzazione si può, in quanto siamo in questo perimetro esterno della legge elettorale, anche se naturalmente molti studiosi hanno rilevato che è delicata la distinzione tra procedura e organizzazione, con riferimento alla trasformazione dei voti in seggi, perché ad esempio in alcuni casi, intervenendo su questi aspetti, si rischia di intervenire sul cuore della materia elettorale. Quindi inviterei chi ha la responsabilità di fare proposte su questa materia, visto che scadenze relative a legge elettorali in qualche modo necessarie ce ne sono, a fare delle riflessioni per tempo in modo che possiamo evitare di introdurre norme di questo genere tramite decretazione d'urgenza. C'è stata tra l'altro un'espansione di decreti-legge in materia elettorale che raccomanderei di contenere il più possibile, proprio per le ragioni appena esposte.
L'ultima considerazione riguarda l'articolo 122 della Costituzione. Certo, si tratta di tutte le consultazioni elettorali, naturalmente anche di quelle regionali. Sappiamo che l'articolo 122 attribuisce alla competenza regionale tale materia. In proposito l'argomentazione, che condivido, è che si tratti di un valore fondamentale della Costituzione avere una legislazione uniforme: è chiaro che non si può entrare in cabina col cellulare nel corso dello svolgimento delle elezioni amministrative e disporre diversamente in quelle politico-referendarie. C'è quindi un'esigenza di uniformità, ma ancora a maggior ragione vorrei per questo rinnovare il monito che ho espresso prima. Vi è il consenso quindi del Partito Democratico, come degli altri gruppi che si sono espressi a favore del provvedimento in esame, ma con gli avvertimenti appena esposti che possono riguardare il nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 5)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Baldelli.

SIMONE BALDELLI, Relatore. Signor Presidente, prendo la parola soltanto per ringraziare i colleghi Costantini e Zaccaria per le considerazioni di natura tecnico-costituzionale e per quelle di natura politica, che hanno svolto sul provvedimento in esame, su cui - ricordo - c'è stata una convergenza molto ampia in Commissione. Si tratta di un decreto-legge varato dal precedente Governo, peraltro in linea anche con quanto previsto dall'articolo 117 della Costituzione, perché appunto ispirato alla facoltà del Governo nazionale di legiferare in materia di segretezza del voto, anche al di là del fatto che possa essere più congruo o meno utilizzare il sistema di voto elettronico. Ritengo però che anche il decreto-legge, in ordine non alla tutela della trasformazione dei voti in seggi, bensì alle modalità che possono riguardare alcune discipline di comportamento del presidente e della sua facoltà di pubblico ufficiale all'interno del seggio elettorale, sia comunque nel pieno dei paletti di costituzionalità che attengono alla materia che il decreto-legge in esame è volto a disciplinare. Pertanto, ringrazio i colleghi che sono intervenuti, anche per il parere favorevole espresso dai loro gruppi in Commissione - e ci auguriamo anche in Aula - per una pronta conversione del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

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LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, rinuncio alla replica.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (A.C. 6) (ore 16,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 6)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Gioacchino Alfano, ha facoltà di svolgere la relazione.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge che mi accingo ad illustrare è stato adottato dal precedente Governo dopo che il Capo dello Stato aveva decretato lo scioglimento delle Camere e una settimana prima che avessero luogo le recenti elezioni politiche. I presupposti di necessità ed urgenza sui quali esso si fonda vanno rintracciati - secondo quanto contenuto nel preambolo del decreto stesso - nella finalità di adempiere ad obblighi comunitari derivanti da sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee e da infrazioni pendenti nei confronti dello Stato italiano.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 16,55)

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Senza volermi soffermare in questa sede sulla congruità di tale motivazione, mi sembra tuttavia opportuno sottolineare che l'uso della decretazione d'urgenza nella fase di prorogatio delle Assemblee legislative andrebbe limitato alle questioni essenziali ed indifferibili: quando i decreti-legge sono emanati a ridosso delle consultazioni elettorali, infatti, le Camere in scadenza non hanno oggettivamente modo di convocarsi per procedere alla loro conversione in legge, ed il relativo esame viene dunque a volte svolto - come in questo caso - da una Commissione speciale appositamente istituita.
Da quanto detto emerge peraltro anche una considerazione più generale, che pure vale la pena segnalare all'inizio di questa legislatura, e cioè la necessità di ripristinare il coordinamento delle richieste di modifica da parte dei componenti del Governo sui decreti-legge da convertire.
Signor Presidente, passo ora ad analizzare il testo del decreto, chiedendo sin d'ora che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione.

PRESIDENTE. Onorevole Gioacchino Alfano, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Il provvedimento al nostro esame è composto di 12 articoli: essi possono apparire cosa semplice se si riguardano come mero adempimento di obblighi comunitari, ma si rivelano invece complessi - o almeno difficili da esaminare - se letti nel quadro generale delle materie sui quali essi incidono (e in particolare nel quadro del tentativo di regolare tali materie in maniera compatibile con norme richiamate dagli organi comunitari ma non obbligatorie).
I primi due articoli contengono disposizioni finanziate, e quindi da agevolare,Pag. 14da parte del Governo, e fanno riferimento al recupero degli aiuti di Stato concessi in violazione dell'articolo 88 del Trattato istitutivo della Comunità europea. In particolare, l'articolo 1 è diretto a rendere più agevole e spedito il recupero di tali aiuti, mentre l'articolo 2 reca una speciale forma di tutela cautelare sospensiva nel corso del giudizio innanzi agli organi della giustizia tributaria. Già in questo caso, la norma risulta essere abbastanza precisa se si tiene conto dell'obbligo comunitario cui essa adempie; se però si effettua una valutazione del rapporto fra il contenuto di quell'obbligo e quello del decreto, emerge che non si chiarisce se la norma deve o meno essere retroattiva. Mi auguro dunque - mi soffermo su questo punto poiché taluni degli emendamenti presentati affrontano questo tema - che l'Aula sappia trovare una sintesi fra la necessità di far proprie le disposizioni imposte dalla Comunità europea e la necessità più generale di regolamentare materie tutte nazionali.
L'articolo 4 assicura l'attuazione di obblighi comunitari derivanti da due sentenze della Corte di giustizia che fanno riferimento alla pubblica sicurezza e concernono rispettivamente la disciplina delle agenzie che svolgono il recupero stragiudiziale di crediti e la regolamentazione dei servizi di sicurezza privati.
L'articolo 5, viceversa, reca disposizioni inerenti il riconoscimento da parte delle amministrazioni pubbliche italiane dell'esperienza professionale e dell'anzianità acquisite dai cittadini comunitari nel territorio di altri Stati membri. Vorrei dire in proposito che tale articolo - eventualmente sugli altri posso soffermarmi nel corso della replica - è quello centrale del provvedimento, in quanto comporta oneri: esso fa infatti riferimento a requisiti che devono essere valutati nel determinare la carriera di dipendenti pubblici, anche ai fini del loro trattamento economico. Anche in questo caso, occorre verificare se la norma ci impone anche la decorrenza dal momento nel quale il decreto viene convertito in legge o è indispensabile renderla retroattiva.
Quanto agli articoli successivi, ve ne sono alcuni, che riguardano altre materie (poiché sapete benissimo che questo decreto concerne non specificamente una materia ma una serie di infrazioni), che sono anch'essi stati oggetto di emendamenti presentati in Assemblea entro la scadenza.
Spero quindi che la Camera - al di là del potere del Presidente della Camera di dichiarare l'inammissibilità - in questo caso riesca a distinguere quello che è un obbligo comunitario, che è indispensabile tener presente, rispetto a quella che è una facoltà - anzi un dovere - del legislatore di affrontare questioni proprie, ma che non devono nascere sull'alibi di infrazioni comunitarie.
Signor Presidente - e concludo -, l'esame di questo provvedimento presso la Commissione speciale che è stata appositamente costituita si è svolto in un clima di sostanziale condivisione, anche in virtù del fatto che esso è volto ad adempiere ad obblighi comunitari derivanti dalle sentenze della Corte. Mi auguro quindi che anche in Aula vi sia lo stesso spirito.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gozi...

NICOLÒ CRISTALDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori?

NICOLÒ CRISTALDI. No, il mio intervento è sulla materia.

PRESIDENTE. Onorevole collega, le darò la parola successivamente.
È iscritto a parlare l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

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SANDRO GOZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge in esame ci dà la possibilità di svolgere in questo inizio di legislatura alcune considerazioni sulla partecipazione dell'Italia al processo comunitario. La costruzione dell'Europa infatti non si fa solo a Bruxelles, si fa anche a Roma (per certi versi potremmo dire che, alla luce di questo decreto-legge, si fa soprattutto qui a Roma).
Non serve infatti avere una buona legislazione comunitaria, se questa è poi seguita da un cattivo recepimento o da infrazioni; non serve avere un'Europa che corre in avanti, se poi come Italia rischiamo di rimanere indietro.
Il Governo precedente ha fatto un lavoro importante al riguardo, grazie soprattutto alle competenze e alla caparbietà di Emma Bonino. Nel maggio 2006 l'Italia aveva in corso 275 infrazioni comunitarie: poco più di un anno e mezzo dopo, nel dicembre 2007, erano scese per la prima volta, dopo parecchi anni, sotto quota 200 (un risultato mantenuto e migliorato anche nei primi mesi del 2008). È un risultato straordinario che l'Italia non era riuscita ad ottenere dal 2001, un risultato che in termini relativi pone l'Italia tra i Paesi più virtuosi dell'Unione europea.
Tuttavia è un risultato insufficiente per rimetterci in linea, in termini assoluti, con gli altri Paesi. La strada, ad ogni modo, è quella giusta, e spero vivamente che il nuovo Governo continui nella direzione intrapresa.
Stare in regola con l'Europa è fondamentale per essere credibili e contare, per essere autorevoli e poter legittimamente difendere i nostri interessi. Un Paese che rispetta le regole ha molta più influenza sulla concezione delle regole stesse; maggiore credibilità e influenza ci permettono di adattare di più le norme europee alle nostre esigenze e alle nostre specificità nazionali, ed il dibattito politico quotidiano - dall'immigrazione ai prodotti di qualità - mi sembra stia dimostrando la rilevanza crescente della dimensione europea di tutte le grandi questioni che dobbiamo affrontare.
Signor Presidente, in questi giorni abbiamo parlato molto di dialogo e confronto costruttivo in Parlamento tra maggioranza e opposizione.
Già nella passata legislatura era stato impostato un ottimo lavoro congiunto sul fronte delle infrazioni e del recepimento della normativa comunitaria: dobbiamo continuare e rafforzare - ancora di più - quell'approccio e quel metodo di lavoro. È stato giustamente detto che non esistono interessi nazionali di destra o di sinistra, ma solo interessi nazionali che si sanno difendere in maniera più o meno efficace.
Mi pare che la questione delle infrazioni - e più in generale la questione di come l'Italia «sta» in Europa - ruoti esattamente attorno a questa considerazione, e un primo importante segnale può venire oggi con la conversione del decreto-legge in esame, un provvedimento fondamentale per attuare gli obblighi comunitari e l'esecuzione delle sentenze della Corte di giustizia.
Le disposizioni in oggetto mirano ad evitare il deferimento dell'Italia alla Corte, ad evitare le conseguenze negative di una eventuale condanna dello Stato italiano per inottemperanza al giudicato comunitario, a dare attuazione a sentenze della Corte e a consentire l'archiviazione di ben quattro procedure di infrazione.
Senza un immediato intervento legislativo l'Italia rischia una condanna al pagamento di quasi dieci milioni di euro, oltre a penalità di mora giornaliere.
Vi sono quindi tutti i requisiti di necessità ed urgenza, e per questi motivi, annunciando il voto favorevole del gruppo Partito Democratico, invito il Governo a proseguire sulla strada della riduzione del contenzioso comunitario e del sollecito recepimento della normativa europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, il gruppo dell'Italia deiPag. 16Valori è stato, è e continuerà ad essere assolutamente rispettoso del Parlamento, dei suoi Regolamenti e anche delle consuetudini o prassi che ne caratterizzano le cadenze dei lavori. Secondo una di tali prassi i decreti-legge come quelli oggi al nostro esame, che si trovano, come dire, a cavallo tra due differenti Governi e maggioranze, sono esaminati velocemente dall'Assemblea senza la presentazione di particolari proposte emendative.
Il nostro gruppo, quindi, senz'altro esprimerà voto favorevole sul disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, i cui contenuti sono stati illustrati in sede di Commissione speciale. Tuttavia, vi è una consapevolezza che non può essere dimenticata, relativa al nostro ruolo di parlamentari, di rappresentanti, cioè, della sovranità popolare. Nei confronti degli elettori abbiamo, tra l'altro, preso l'impegno di rispettare due principi fondamentali per l'azione politica che vogliamo rappresentare: il principio di legalità e quello della difesa dell'interesse nazionale.
Il rispetto di questi due principi e dell'impegno, assunto di fronte agli elettori, di difenderli e farli sempre rispettare, ci ha indotto a disattendere una prassi che ci dicono consolidata e a presentare, dunque, una proposta emendativa al disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame.
Per quanto riguarda il principio di legalità, la Corte di giustizia europea ha condannato il nostro Paese, disponendo una procedura di infrazione relativamente alla questione dell'attribuzione delle frequenze televisive. È stato violato, dice la Corte, il principio di piena espressione di libertà di informazione. Da anni si elude il problema o comunque non si è riusciti a risolverlo. Eppure, la soluzione appare chiara: occorre liberare le frequenze che, secondo quanto stabilito dalla Corte europea, sono state e sono ancora occupate indebitamente. Il rispetto del principio di legalità impone tale soluzione.
Infatti, a seguito dell'approvazione del collegato alla legge finanziaria 2008 ed in particolare dell'articolo 16 del decreto-legge n. 159 del 2007, che differisce al 2012 il termine per il passaggio alle trasmissioni digitali terrestri, con conseguente spegnimento delle trasmissioni analogiche (il cosiddetto switch off), diventa indifferibile intervenire con l'approvazione di un emendamento al fine di eseguire la sentenza della Corte di giustizia della Comunità europea in materia di riassegnazione delle frequenze televisive, nonché ai fini di prevenire un nuovo intervento della Corte costituzionale.
È appena il caso di segnalare che un emendamento di tale tipo mentre non comporta alcun onere finanziario aggiuntivo per il bilancio dello Stato, contestualmente lo alleggerirebbe dell'altrimenti assai probabile rischio di dover pagare ingenti somme a seguito delle decisioni che stanno per essere assunte in sede comunitaria.
Riguardo al profilo comunitario, la Commissione ha invero stigmatizzato nel parere motivato il fatto che l'articolo 25, comma 11, della legge Gasparri, prorogando sino alla data dello switch off l'autorizzazione a proseguire le trasmissioni in tecnica analogica anche in favore degli operatori che non sono titolari di una concessione analogica, accorda a detti operatori un evidente vantaggio a danno delle altre aziende e segnatamente di quelle che, pur essendo titolari di una concessione analogica, non sono tuttavia in grado di fornire i servizi di radio diffusione terrestre in tecnica analogica per mancanza di frequenze disponibili.
Si tratta, nota la Commissione, di un vantaggio notevolissimo se si considera che altre disposizioni della legislazione italiana, in particolare la legge n. 66 del 2001, hanno congelato l'attuazione del piano di riassegnazione delle frequenze in tecnica analogica, il quale, se realizzato, avrebbe comportato de iure la cessazione delle trasmissioni terrestri in tecnica analogica di Retequattro e la redistribuzione delle frequenze assegnate a tale rete tra gli altri operatori di mercato.
Va ricordato che il 12 settembre scorso anche l'Avvocatura generale presso la Corte di giustizia, nelle sue conclusioniPag. 17relative al giudizio C380/05, il caso Europa 7, ha ritenuto fondati i rilievi di illegittimità comunitaria sollevati dal Consiglio di Stato, statuendo che: «l'articolo 49 CE richiede che l'assegnazione di un numero limitato di concessioni per la radiodiffusione televisiva in ambito nazionale a favore di operatori privati si svolga in conformità a procedure di selezione trasparenti e non discriminatorie e che, inoltre, sia data piena attuazione al loro esito», aggiungendo altresì che i «giudici nazionali (...), se necessario, devono a tal fine ordinare rimedi appropriati per garantire che tali diritti non rimangano illusori».
Il nostro emendamento, quindi, modifica la legge Gasparri in linea con quanto disposto dalla sentenza della Corte di giustizia resa in data 31 gennaio 2008. Il suo impianto è di carattere permanente e mira alla risoluzione definitiva del contenzioso in atto. La nostra è una posizione seria, limpida, chiara, presa da tempo e sostenuta con coerenza sempre, nei confronti di qualsiasi Esecutivo. L'abbiamo sostenuta sia nei confronti del Governo guidato da Silvio Berlusconi, sia nei confronti di quello guidato da Romano Prodi.
Chiediamo, semplicemente, che il Governo della Repubblica rispetti la sentenza della Corte di giustizia europea e provveda a liberare quelle frequenze occupate indebitamente, assegnandole a quei soggetti che hanno il pieno diritto di usufruirne. Chiediamo, semplicemente, il rispetto del principio di legalità, il rispetto della legge e, dunque, il rispetto del principio di libertà d'informazione.
Avevamo presentato emendamenti in proposito durante i lavori relativi all'ultima legge finanziaria ed oggi li riproponiamo: non possiamo fare altrimenti. Ancora una volta, negli ultimi giorni del Governo Prodi, avevamo sollevato la questione pubblicamente, chiedendo che l'Esecutivo desse specifico mandato all'Avvocatura dello Stato, facendole prendere, quindi, una posizione diversa da quella sostenuta durante la gestione del Governo Berlusconi.
L'avevamo chiesto pubblicamente e con coerenza quando, invece, le memorie presentate proprio dall'Avvocatura dello Stato sembravano incredibilmente simili, come denunciato dalla stampa, a quelle presentate da uno dei soggetti coinvolti nella questione come parte in causa: nello specifico, il soggetto che, secondo la Corte di giustizia europea, aveva e continua ad occupare indebitamente le frequenze e grazie al quale il nostro Paese si trova con una specifica procedura di infrazione a suo carico.
Riguardo al principio di difesa dell'interesse nazionale, ci stiamo battendo per impedire che il nostro Paese e, quindi, i nostri concittadini siano costretti a pagare per un abuso commesso e riconosciuto. Perché non provvedere? Perché non intervenire alla pari di quanto si sta facendo per altre procedure di infrazione ed inserire in questo decreto anche quella legata alla questione delle frequenze televisive? Cosa impedisce di evitare che l'Italia debba pagare, quando abbiamo oggi, in questa sede, la possibilità di evitarlo?
Forse non abbiamo rispettato una prassi parlamentare e ce ne dispiace, ma non potevamo non farlo. Abbiamo ritenuto doveroso sottoporre nuovamente all'Aula la possibilità di intervenire per evitare il protrarsi di un abuso, per evitare di pagarne il prezzo. Lo abbiamo fatto con convinzione, nel pieno rispetto del principio di legalità e di difesa dell'interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, il presente disegno di legge di conversione del decreto per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia, al termine del suo esame, riceverà l'approvazione del gruppo Lega Nord Padania. Considerato che gli argomenti trattati offrono lo spunto per un paio di osservazioni, l'auspicio per il futuro è di non dover ancora rincorrere con decreti d'urgenza gli effetti di sentenzePag. 18di una Corte di giustizia così lontana, per evitare sanzioni tanto rilevanti. Potremmo, infatti, dare l'impressione che un tribunale europeo supplisca alle nostre mancanze o ritardi nelle scelte politiche di nostra competenza. Anche nelle scorse legislature avevamo segnalato questo problema, evidenziando peraltro i pericoli di dover accettare, spesso in tempi troppo stretti, norme e principi europei che possono differire dai nostri ordinamenti, dando l'impressione di rinunciare ai nostri poteri e ai nostri doveri di parlamentari.
La centralità del nostro Parlamento non deve essere guidata da sentenze o imposizioni della Corte di giustizia europea, perché abbiamo il dovere di essere sempre protagonisti per tempo nei contenuti e padroni delle scelte che decidono della nostra vita e delle nostre attività, senza subirle. È per tali ragioni che propongo questo richiamo costruttivo. Per il resto sarà opportuno affrontare qualsiasi nuova regola comunitaria nei tempi giusti e con scelte politiche non condizionate da sentenze o sanzioni, cominciando a lavorare bene nelle Commissioni parlamentari che si occuperanno di valutare i nuovi indirizzi di convivenza europea fin dalla prossima legge comunitaria, consapevoli che non sempre gli equilibri politici ed economici dell'Unione proporranno il meglio ed il giusto per tutti e di ciò abbiamo già avuto prova in passato.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cristaldi. Ne ha facoltà.

NICOLÒ CRISTALDI. Signor Presidente, intervengo per esprimere una preoccupazione, poiché mi sembra che il clima di serenità espresso dal relatore e dagli altri colleghi deputati intervenuti non rispecchi quello presente in questo momento nel Paese, per quanto riguarda alcuni settori interessati dal provvedimento. Mi sembra che vi sia la necessità di un'analisi un po' più approfondita. Infatti, per esempio, dietro le affermazioni della tutela delle specie ittiche o dell'allineamento ai provvedimenti comunitari, si nascondono provvedimenti sanzionatori molto aspri, che, adottati con un impatto di tale natura e con questi tempi, pregiudicano l'attività per quanto riguarda la pesca di numerosissime aziende. In questo caso non vi è stata alcuna trattativa tra gli operatori, il Governo nel suo ruolo di mediatore e l'Unione europea. Ci siamo trovati tutto ad un tratto, pur di chiudere una pratica di infrazione da parte della Comunità europea, ad accettare qualunque cosa. In questo momento bisogna sapere che, se viene convertito in legge il decreto in esame, significa accettare una politica che prevede, per esempio, sanzioni sestuplicate rispetto alle precedenti. Si tratta di contravvenzioni e di sanzioni che pregiudicano l'esistenza della stessa piccola azienda. Non siamo davanti ad imprese colossali; si tratta di pescherecci, «barchette», piccole aziende. Una multa di 7.000, 8.000, 10.000 euro (anche se non arriva a 30.000 euro), può pregiudicare l'esistenza della stessa azienda. Questo è il motivo per cui esprimiamo una certa perplessità sul clima di serenità che si sta sviluppando e vorrei lanciare l'appello affinché sia il Governo sia la Commissione valutino attentamente soprattutto la parte sanzionatoria prevista dall'articolo 8 del decreto.
Vorrei pregare la Presidenza e gli uffici di voler considerare gli emendamenti a firma dell'onorevole Ciccioli, sottoscritti anche da chi vi parla, nonché dagli onorevoli Dima e Fabio Granata, con l'augurio che almeno alcune parti dell'articolo 8 vengano soppresse, non per non affrontarle, non perché l'argomento non sia coerente con il resto del decreto, ma perché non sia così aspro come appare.
Naturalmente interverremo domani nella fase della discussione e della votazione degli emendamenti, ma vorrei lanciare un appello a nome anche di tanti altri parlamentari del Popolo della libertà affinché non vi sia leggerezza nell'affrontare questo argomento.
Vorrei anche comunicare a chi non lo sapesse che in questo momento vi sono marinerie che stanno protestando e che hanno occupato l'imbocco di alcuni porti. Vi è tensione nella marineria e di conseguenzaPag. 19la necessità di riflettere, ben sapendo che la filosofia del decreto è condivisibile, perché non vi è dubbio che dobbiamo allineare la nostra legislazione alle disposizioni comunitarie; tuttavia, questo allineamento non può comportare come conseguenza la chiusura di numerosissime aziende.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, intervengo brevemente per riprendere le considerazione dell'onorevole Cristaldi rispetto alla normativa contenuta nell'articolo 8, che rappresenta un colpo durissimo per l'intero sistema della pesca nazionale.
Io sono del Movimento per l'autonomia e quindi molto vicino alle esigenze del sud; voglio ricordare che una parte importante del PIL di alcune regioni meridionali proviene proprio dal settore della pesca, dal settore ittico. Questa normativa, che ci sembra più dettata da un eccesso burocratico, nonché da una certa condiscendenza nei confronti della Commissione europea, penalizza fortemente questo settore, rischiando anche di colpire migliaia e migliaia di posti di lavoro.
Le manifestazione cui accennava l'onorevole Cristaldi sono serie e presenti. Non è possibile passare ad un sistema sanzionatorio che triplica o addirittura aumenta per sei volte il costo della sanzione, né è possibile ridurre ex abrupto del 10 per cento la possibilità di deroga per il pesce fuori taglia, perché ciò comporterebbe sicuramente una crisi straordinaria del settore ittico.
Pertanto, chiedo al Governo ed ai tecnici di rivedere questa normativa, di ridurre l'entità delle sanzioni e di considerare con attenzione il fatto che il settore ittico sarebbe fortemente penalizzato in alcune regioni del Mezzogiorno (penso alla Sicilia, alla Puglia, alla Calabria e alla Campania) da questo provvedimento. Sono certo che domani alcuni emendamenti proposti verranno valutati con attenzione; verrà ridotto l'aspetto sanzionatorio e soprattutto facilitata la sopravvivenza di un settore, come quello ittico, che attraversa già una crisi estremamente grave.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo in maniera telegrafica, per non «rubare» tempo al dibattito, sulla scia di quanto hanno appena affermato i colleghi. Abbiamo presentato un emendamento volto a convertire in sanzione amministrativa pecuniaria la sospensione dall'esercizio, perché ovviamente la sospensione da cinque a dieci giorni per questo tipo di attività significa la morte in senso commerciale. Noi proponiamo di trasformare questo tipo di sospensione in ammenda pecuniaria. Pertanto, preannunzio la presentazione di questo emendamento che mi auguro sarà condiviso da tutti.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 6)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Gioacchino Alfano.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente, con la difficoltà della mia lingua madre, ho già affermato nel corso della relazione introduttiva che sussistono alcuni problemi legati più che al merito al metodo. Noi ci troviamo a convertire un decreto che, per questioni temporali, ci è stato imposto, lo dico tra virgolette, di trattare in Commissione senza la possibilità di esaminare alcun emendamento, per poi trasmetterlo all'Assemblea per cercare di arrivare in questa sede ad una soluzione condivisa.
Poiché, insieme al presidente della Commissione, ho già rapidamente guardato gli emendamenti che sono stati presentati,Pag. 20se noi consideriamo l'idea di poter approfondire le richieste di modifica - che, peraltro, credo sia indispensabile - faccio mie tutte le riflessioni che ho ascoltato dai colleghi intervenuti e mi riservo di verificare con il Governo se questi interventi abbiano ricadute sulle procedure di infrazione, anche se - come affermava l'onorevole Cristaldi - le infrazioni vengono scelte senza alcun criterio (ma ciò non vale solo per il Governo uscente, poiché accade spesso che nell'ambito degli interventi per porre rimedio a procedure di infrazione si stabilisca a quali norme comunitarie adempiere e a quali no). Credo che, salvo il caso in cui vi siano problemi di copertura, problemi insormontabili, ci possiamo incamminare verso una modifica del provvedimento.
Considerato che stiamo iniziando la XVI legislatura e pur ritenendo che non debba essere questa la sede in cui stabilire un principio che poi dovrà essere assoluto, vorrei però rimarcare quanto ho già affermato prima: ossia che ci ritroviamo, tra l'altro, con un'organizzazione dei lavori della Camera differente da quella del Senato. Vorrei segnalare al Presidente che anche se avessimo voluto anticipare i tempi per recuperare dei giorni dialogando con il Senato, quest'ultimo non ha disposto che la Commissione speciale esamini i provvedimenti ricevuti dalla Camera. Paradossalmente, i provvedimenti che licenzieremo in questi giorni non verranno assegnati a una Commissione già definita (che avrebbe potuto essere quella speciale), ma probabilmente verranno assegnati in un secondo momento alle Commissioni di merito. Volendo anticipare i lavori di qualche giorno, per evitare questa corsa contro la scadenza per la conversione fissata all'8 giugno, avevamo anche pensato di contattare l'organo corrispondente del Senato, ma purtroppo non è stato possibile. Noi, invece, abbiamo deciso che in automatico i provvedimenti vengano assegnati direttamente - se ho capito bene - alla Commissione di merito, e ciò avrà luogo anche per il decreto-legge sull'Alitalia ora all'esame del Senato.
Sarà comunque indispensabile riunirci quanto prima; a tal proposito abbiamo stabilito che il Comitato dei nove si riunirà un quarto d'ora dopo il termine della seduta dell'Assemblea, e in quell'occasione valuteremo gli emendamenti presentati.

PRESIDENTE. Ringrazio il relatore, l'onorevole Gioacchino Alfano, anche per il riferimento alla lingua madre, che ovviamente è l'italiano.

GIACOMO STUCCHI. La mia è il bergamasco!

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo non intende replicare.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 60, recante disposizioni finanziarie urgenti in materia di trasporti ferroviari regionali (A.C. 7) (ore 17,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 60, recante disposizioni finanziarie urgenti in materia di trasporti ferroviari regionali.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 7)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Luciano Dussin, ha facoltà di svolgere la relazione.

Pag. 21

LUCIANO DUSSIN, Relatore. Signor Presidente, il decreto-legge in esame all'articolo 1, comma 1, reca un'autorizzazione di spesa pari a 80 milioni di euro per il 2008, al fine di garantire, nelle more della stipula dei nuovi contratti di servizio ed essendo i precedenti contratti giunti a scadenza il 31 dicembre 2007, la prosecuzione degli attuali servizi di trasporto ferroviario regionale in concessione a Trenitalia Spa. Inoltre, la somma stanziata verrà corrisposta direttamente a quest'ultima società.
Va ricordato, in proposito, che le funzioni in tema di servizi ferroviari di interesse regionale sono di competenza delle regioni e degli enti locali a seguito del conferimento attuato dal decreto legislativo n. 422 del 1997. In particolare, l'articolo 9 di tale provvedimento fa riferimento alle funzioni e ai compiti di programmazione e di amministrazione inerenti ai servizi ferroviari in concessione alle Ferrovie dello Stato Spa, oggi Trenitalia, di interesse regionale e locale.
L'esercizio di tali servizi viene attuato attraverso la stipula di contratti di servizio che, ai sensi dell'articolo 19 dello stesso decreto legislativo n. 422 del 1997, devono assicurare la completa corrispondenza fra oneri per servizi e risorse disponibili e definiscono il periodo di validità, le caratteristiche dei servizi offerti e il programma di esercizio, gli standard qualitativi minimi del servizio in termini di età, manutenzioni, confortevolezza e pulizia dei veicoli e di regolarità delle corse, la struttura tariffaria adottata, l'importo eventualmente dovuto dall'ente pubblico all'azienda di trasporto per le prestazioni oggetto del contratto e le modalità di pagamento, nonché eventuali adeguamenti conseguenti a mutamenti della struttura tariffaria.
Per lo svolgimento dei servizi di cui al citato articolo 9, le regioni provvedono a stipulare direttamente con Trenitalia Spa i relativi contratti di servizio. A tal fine, sono stati attribuiti alle regioni, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 novembre 2000, risorse finanziarie pari 1.181,1 milioni di euro. Va inoltre rammentato che, con l'articolo 1, commi 295 e seguenti, della legge finanziaria per il 2008, è stata recentemente introdotta una complessiva riforma del finanziamento del trasporto pubblico locale, sostituendo il precedente sistema di trasferimenti dallo Stato alle regioni con l'attribuzione alle regioni di risorse proprie derivanti dalla compartecipazione a quote del gettito delle accise.
Per quanto riguarda, in particolare, i servizi ferroviari di cui all'articolo 9 del decreto legislativo n. 422 del 1997, il comma 302 del citato articolo 1 della legge finanziaria per il 2008 prevede che, per gli anni dal 2008 al 2010, continuino ad essere corrisposte le risorse attualmente previste e che, a decorrere dal 2011, tali risorse siano anch'esse sostituite con l'attribuzione alle regioni di mezzi propri. A tal fine, entro il 15 febbraio 2010, il Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dei trasporti e con il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, dovrà emanare un decreto con il quale verrà individuata la somma spettante a ciascuna regione a statuto ordinario.
Riguardo all'autorizzazione di spesa disposta dal decreto in esame, inoltre, deve rilevarsi che la relazione tecnica non fornisce le ipotesi e i parametri posti alla base della quantificazione degli oneri relativi alla corresponsione a Trenitalia delle somme necessarie per la prosecuzione dei servizi ferroviari regionali. Non risulta chiaro quanta parte del fabbisogno per il 2008 valga a soddisfare tale finanziamento aggiuntivo, atteso che, nella relazione di accompagnamento al provvedimento, si fa testualmente riferimento ai primi mesi del 2008.
Il comma 2 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame stabilisce che alla copertura dell'onere di cui al comma 1 si provvede mediante corrispondente riduzione del fondo per interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge n. 282 del 2004. Il comma 3, infine, autorizza il Ministro dell'economia e delle finanze ad apportare le occorrenti variazioni di bilancio.Pag. 22
La Commissione ha formulato il suo parere al fine di procedere alla rapida approvazione del disegno di legge di conversione in esame.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, il disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame autorizza la spesa di 80 milioni di euro per l'anno 2008 per garantire, nelle more della stipula dei nuovi contratti di servizio, la prosecuzione degli attuali servizi di trasporto ferroviario regionale in concessione a Trenitalia. La somma stanziata è corrisposta direttamente a quest'ultima società.
Vorrei ricordare la storia del trasporto pubblico locale e le riforme succedutesi in brevissimo tempo.
La prima riforma dei trasporti pubblici locali è stata avviata dal decreto legislativo n. 422 del 1997 successivamente modificato ed integrato dal decreto legislativo n. 400 del 1999 e da ulteriori disposizioni successive. Il legislatore ha provveduto a una tale revisione del settore in occasione del riassetto generale dell'organizzazione amministrativa centrale disposto dalla legge del 15 marzo 1997, n. 59.
Il decreto legislativo n. 422 del 1997 ha disciplinato il conferimento alle regioni e agli enti locali delle funzioni e dei compiti in materia di servizi pubblici di trasporto di interesse regionale e locale e ha fissato i criteri di organizzazione dei servizi medesimi. Le funzioni delegate alle regioni riguardano l'intero comparto del servizio di trasporto, comprese le ferrovie di interesse regionale e locale e le competenze conferite sono essenzialmente di carattere programmatorio, amministrativo e finanziario.
Al conferimento e all'attribuzione delle relative risorse si provvede, previo accordo di programma tra il Ministero dei trasporti e le regioni interessate, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sentiti i ministri interessati e l'allora Ministro del tesoro ed è demandata ad apposite leggi regionali la puntuale individuazione delle funzioni conferite. La regione, dunque, è individuata come unico soggetto regolatore di tutto il comparto e ad essa è attribuita una doppia responsabilità pianificatoria e finanziaria. In ossequio al principio di sussidiarietà le regioni sono, peraltro, tenute a conferire a province, comuni ed enti locali le funzioni in materia di trasporto pubblico locale che non richiedano un unitario esercizio a livello regionale e gli enti locali godono, inoltre, di competenza residuale.
L'ultima legge finanziaria ha riformato il finanziamento del trasporto pubblico locale sostituendo il sistema dei trasferimenti erariali alle regioni con l'attribuzione alle regioni di risorse proprie derivanti da quote di compartecipazione al gettito dell'accisa sul gasolio per autotrazione erogato in ciascuna regione. La finanziaria per il 2008 (legge n. 244 del 2007) attribuendo autonomia finanziaria alle regioni a statuto ordinario in relazione al finanziamento del trasporto pubblico locale completa, per così dire, la riforma Bassanini del 1997. Oltre a ciò, nella legge finanziaria, sono previste disposizioni per l'istituzione di un Fondo per la promozione e il sostegno del trasporto pubblico locale con una dotazione prevista di 113 milioni di euro per il 2008, di 130 per il 2009 e di 110 per il 2010. Le risorse sono destinate all'acquisto di veicoli e al sostegno per i mutui contratti per lo sviluppo nelle aree urbane dei sistemi di trasporto pubblico affinché per le spese sostenute nel 2008 per l'abbonamento al trasporto pubblico locale spetti una detrazione IRPEF nella misura del 19 per centoPag. 23e per un importo non superiore a 250 euro (le norme sono contenute nell'articolo 1, commi 295 e 315).
Segnalo, inoltre, che la legge finanziaria per il 2008 stanzia 104 milioni per il contratto di servizio con Trenitalia per viaggiatori e merci sulla media e lunga percorrenza e per i treni notturni. La legge finanziaria si occupa praticamente di tutto il sistema: ad esempio, il comma 295 riconosce alle regioni a statuto ordinario la compartecipazione al gettito dell'accisa del gasolio per autotrazione. La cosa che evidentemente resta deficitaria è soprattutto l'attenzione che è necessario rivolgere ai treni locali, soprattutto a quelli predisposti per i pendolari.
Ricordo solo il comma 309 dell'articolo 1 della stessa legge finanziaria, che reca una disposizione di carattere fiscale, prevedendo che spetta una detrazione dell'imposta lorda sul reddito delle persone fisiche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2008 per l'acquisto degli abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale, fino a concorrenza del suo ammontare nella misura del 19 per cento e per un importo non superiore a 250 euro.
È certamente qualcosa di nuovo e importante, ma non risolve il problema del «pendolarismo» che presenta diverse questioni da affrontare. Quindi alla copertura dell'onere previsto nel provvedimento in esame si provvede mediante corrispondente riduzione della dotazione del Fondo per interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge n. 282 del 2004. Il Fondo per interventi strutturali di politica economica è stato istituito per agevolare il perseguimento degli obiettivi finanza pubblica anche mediante interventi volti alla riduzione della pressione fiscale. È stato iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze; ad esso affluiscono le maggiori entrate derivanti da specifiche disposizioni di legge.
Si concorda con il relatore quando osserva che la relazione tecnica predisposta non fornisce ipotesi e parametri posti alla base della quantificazione degli oneri relativi alla corresponsione a Trenitalia delle somme necessarie per la prosecuzione dei servizi ferroviari regionali. Non risulta neanche chiaro quanta parte del fabbisogno 2008 tale finanziamento aggiuntivo valga a soddisfare, atteso che nella relazione di accompagnamento del provvedimento si fa testualmente riferimento ai soli primi mesi del 2008.
Quindi il nostro punto di vista è certamente favorevole alla conversione del decreto-legge in esame, ma con la raccomandazione - se è possibile - di chiarire alcuni aspetti. Occorre soprattutto chiarire in che modo sia possibile reintegrare quei capitoli da cui si prelevano le risorse (ottanta milioni) indicate nel provvedimento in esame, capitoli che riguardano Ministeri chiave, come ad esempio quello dell'istruzione, università e ricerca. Quindi è chiaro che queste risorse non possono essere soltanto prelevate, ma devono essere anche reintegrate, pertanto bisognerebbe chiarire come reintegrarle in tempi necessari a quei Ministeri a cui sono stati sottratti i fondi e i capitoli indicati nel decreto-legge in esame. Tuttavia, il gruppo Italia dei Valori, anche in questo caso, sarà favorevole alla conversione di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, colleghi, mi pare che l'atto che stiamo discutendo sia unitariamente condiviso. Sia il relatore sia i colleghi che mi hanno preceduto ne hanno spiegato il significato molto semplice.
Con la legge finanziaria per il 2008 il Governo Prodi ha, per così dire, introdotto un elemento di riforma strutturale che io mi auguro non vada disperso. Stiamo parlando non solo di 80 milioni di euro, che sono le risorse che servono a togliere dall'angoscia il diritto dei pendolari nel trasporto locale regionale. Stiamo soprattutto parlando di una riforma strutturale del trasporto pubblico locale che - comePag. 24ricordava l'onorevole Misiti - data ormai da oltre un decennio, e che nel nostro Paese, nonostante l'alternarsi di diverse maggioranze, non si è mai completata.
Penso e mi auguro che questa sia davvero l'occasione per ragionare attentamente sulle convenienze della conclusione di un processo di riforma che è iniziato negli anni Novanta e che non si è concluso.
Stiamo parlando del diritto alla mobilità, un diritto di rilevanza costituzionale di oltre 15 milioni di persone, che quotidianamente si muovono nel nostro Paese utilizzando i mezzi pubblici. Solamente nello scorso anno, nelle condizioni date, si è registrato un incremento di quasi il dieci per cento della mobilità, per così dire, metropolitana e regionale.
Penso che non dobbiamo soffermarci più di tanto su questo provvedimento; la riforma del trasporto pubblico locale fu adottata dalla legge finanziaria perché vi era un'emergenza; e questi soldi vengono dati direttamente a Trenitalia Spa, e non alle regioni, perché vi era e vi è un'emergenza.
Voglio sollecitare il rappresentante del Governo affinché quel tavolo interministeriale nei prossimi giorni decida. Non vi sono da fare calcoli di chissà quale natura. Bisogna, ridistribuire in modo equo queste risorse alle regioni che presentano i nodi metropolitani di maggiore sofferenza.
Voglio cogliere positivamente un segnale che costituisce anche una risposta - mi auguro - data dal Governo al tema della divisione delle infrastrutture e dei trasporti. Oggi vi è un unico Ministero: mi auguro che vi sia un'unica politica e che si rimettano al centro i diritti di quelli che sono un po' la «cenerentola» del trasporto pubblico in Italia, il trasporto locale e il trasporto regionale, soprattutto su ferro.
Nelle Commissioni «naturali» avremo sicuramente l'occasione di ascoltare le dichiarazioni programmatiche del Ministro Matteoli: lo attendiamo con impazienza, perché siamo mossi dalla volontà di collaborare. Ho appreso dalle agenzie di stampa che è in corso un incontro tra il Ministro Matteoli e il ministro ombra (questa è materia del Partito Democratico): è un fatto positivo.
Dobbiamo costruire un'agenda che - ripeto - completi in tempi rapidi questa riforma, sollecitata nella legge finanziaria da una norma che indica un percorso. Occorre che si rimettano in fila non le lavagne dei tempi antichi, ma una serie di risposte ai problemi sul tappeto.
Oggi - non voglio fare polemiche - stiamo discutendo di 80 milioni stanziati nella legge finanziaria per garantire la continuità del servizio. Non so, rappresentante del Governo, se queste risorse basteranno a soddisfare le esigenze del 2008, ma non siano questi elementi di polemica. Non vorrei ricordare che, proprio agli inizi e proprio nelle prime sedute della scorsa legislatura, in questa sede, si stava discutendo se portare o meno in tribunale i libri di Ferrovie Spa e dell'ANAS, ossia si discuteva di un'eredità - non lo dico polemicamente - che quella maggioranza e questo Parlamento ricevettero dal Governo precedente. Prima dell'estate fu data una risposta, fu evitato il fallimento di ANAS e fu evitato il collasso di Ferrovie Spa.
Ora, per carità, il quadro che la precedente maggioranza e il precedente Governo vi consegnano, da questo punto di vista, non è così drammatico. Noi intendiamo collaborare, se al centro verranno posti gli interessi oggettivi di chi si muove, gli interessi obiettivi di chi ha il diritto alla mobilità, un diritto - ripeto - di rilevanza costituzionale, se, per davvero, si vuole iniziare un percorso dove il tema delle infrastrutture passi dai contenuti tipici della campagna elettorale alle risposte concrete che si devono dare per ammodernare e rilanciare il sistema Paese.
Noi, per tante ragioni, esprimiamo un giudizio positivo su questo provvedimento e - lo ripeto - ci aspettiamo che, una volta costituite le Commissioni, il Ministro competente venga in quella sede a riferire sulle linee programmatiche del Governo riguardanti una delle priorità politiche ePag. 25programmatiche che abbiamo di fronte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, il disegno di legge di conversione del decreto-legge che stiamo esaminando e che abbiamo già esaminato in Commissione mi fornisce e ci fornisce lo spunto per formulare una riflessione un po' più ampia sulla situazione del trasporto nel nostro Paese.
Voglio anche riprendere le ultime considerazioni svolte dal collega Meta, in particolare sul trasporto pubblico locale, che è la nota dolens del sistema Paese Italia. Quando parliamo di trasporto pubblico locale nel nostro Paese, ci raffiguriamo subito un'immagine che non è sicuramente bella: pensiamo ai treni dei pendolari, pensiamo a quanti articoli leggiamo ogni giorno sulla stampa, relativi a nascenti comitati di pendolari che protestano, pensiamo a quelle carrozze - in particolare facendo riferimento ai treni - che sono freddissime di inverno e caldissime d'estate, a quelle carrozze che sono il più delle volte molto sporche, a quelle carrozze che presentano servizi igienici bloccati, se non carenti o addirittura mal funzionanti, a quei mezzi che sono costretti ad adoperare ogni giorno migliaia di lavoratori, per non dire milioni, che devono utilizzare il trasporto pubblico locale per recarsi a lavorare, certamente non per andare in gita.
Credo che un Paese moderno debba puntare soprattutto su questi fattori, per avere nella questione del trasporto un biglietto da visita di presentazione di livello diverso, quanto meno in linea con i livelli degli altri Paesi europei.
Sono rimasta impressionata quando ho saputo che in Spagna, se un treno arriva con un quarto d'ora di ritardo, rimborsano metà del biglietto; se si supera il quarto d'ora, il biglietto viene rimborsato completamente. Proviamo a rapportare questa situazione nel sistema Paese Italia: impensabile.
Così come un'altra sfida - che è una sfida, questa sì, che si gioca sul terreno del sistema Paese Italia nel sistema Europa - è quella di monitorare i livelli qualitativi e gli standard qualitativi.
Prima il relatore ha affermato: «Noi siamo attenti ai livelli qualitativi». Chi, come me, ha avuto esperienza regionale, sa cosa significa, per esempio, il trasporto pubblico regionale. Chi controlla il livello qualitativo di tali servizi, soprattutto quelli regionali? Come facciamo, come Paese, a pensare di diminuire il traffico e l'inquinamento, se non incentiviamo i trasporti pubblici? L'una cosa è direttamente proporzionale all'altra.
Signor Presidente, il mio invito al Governo è quello non solo a monitorare gli standard qualitativi dei servizi ferroviari regionali - e l'ho già affermato anche in Commissione - ma, tornando al decreto-legge in esame, (che autorizza una spesa di 80 milioni di euro per il 2008, al fine di garantire, nelle more della stipula dei nuovi contratti di servizio, la prosecuzione degli attuali servizi di trasporto ferroviario regionale in concessione a Trenitalia) occorre segnalare - e noi lo facciamo sottolineandolo due volte - che la relazione tecnica non fornisce né le ipotesi né i parametri, posti alla base della quantificazione degli oneri relativi alla corresponsione a Trenitalia delle somme necessarie per la prosecuzione dei servizi ferroviarie regionali.
Non ci risulta nemmeno chiaro quanta parte del fabbisogno per il 2008 tale finanziamento aggiuntivo soddisfi, atteso che nella relazione di accompagnamento al provvedimento si fa testualmente riferimento, in maniera a mio avviso vaga, ai primi mesi del 2008. I primi mesi del 2008 possono essere gennaio, febbraio, marzo, giugno: quali mesi del 2008, signor Presidente?
Allora, quanto alla copertura dell'onere - cui si provvede mediante corrispondente riduzione del fondo per gli interventi strutturali di politica economica, integratoPag. 26dal «decreto mille proroghe» - sarebbe a nostro avviso molto opportuno che ne fosse confermata in Assemblea l'effettiva disponibilità.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare, pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 7)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, l'onorevole Luciano Dussin.

LUCIANO DUSSIN, Relatore. Presidente, intervengo solo per ringraziare i colleghi intervenuti delle segnalazioni e dei suggerimenti che hanno offerto e che in futuro saranno oggetto di sicura valutazione, specialmente per ciò che attiene ai nuovi contratti di servizio e alla nuova riforma strutturale prevista nella legge finanziaria per il 2008 in materia di trasporti pubblici locali.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo rinunzia alla replica.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 61, recante disposizioni finanziarie urgenti in materia di protezione civile (A.C. 8) (ore 17,52).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 61, recante disposizioni finanziarie urgenti in materia di protezione civile.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 8)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di decreti-legge si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Gioacchino Alfano, ha facoltà di svolgere la relazione.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo. Il decreto-legge 8 aprile n. 61, l'ultimo dei quattro assegnati alla Camera, è un provvedimento di carattere esclusivamente finanziario, nel senso che è volto a rifinanziare un capitolo del bilancio dello Stato.
Esso è formato da due soli articoli. L'articolo 1 incrementa il Fondo della protezione civile previsto nella tabella C per quasi 50 milioni di euro. È un incremento che si attesta su circa il 20 per cento rispetto alle risorse originarie. A onor del vero, questo capitolo era stato finanziato prima con la legge finanziaria per il 2008, poi è stato ridotto con il decreto «mille proroghe» e adesso è stato finanziato di nuovo per quasi 50 milioni di euro. A tal fine vengono utilizzati i Fondi di riserva speciali del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2008 che erano stati distribuiti fra diversi Ministeri: quasi dieci milioni di euro al Ministero della giustizia, quasi 30 milioni di euro al Ministero della pubblica istruzione, poco più di tre milioni di euro al Ministero per i beni e le attività culturali, euro 1.331.000 al Ministero dei trasporti, infine 4 milioni e 600 mila euro circa al Ministero dell'università e della ricerca.
L'attribuzione dei capitoli che sono stati utilizzati è del precedente Governo, ma visti gli emendamenti presentati in Aula fino a questo momento ritengo che, anche per rispetto della distribuzione fatta dall'Esecutivo uscente, quest'ultima potrebbe rimanere così.
Si tratta di fondi speciali che in genere possono essere utilizzati esclusivamentePag. 27attraverso provvedimenti legislativi, pertanto non incidono sull'attività ordinaria, né sulle risorse assegnate definitivamente ai singoli Ministeri.
L'articolo 2 prevede un'autorizzazione di spesa aggiuntiva per la copertura di alcune agevolazioni nella restituzione dei versamenti fiscali e tributari sospesi da una serie di ordinanze a favore dei soggetti colpiti dal sisma del 1997 in Umbria e nelle Marche.
Tale beneficio era stato già richiamato dalla legge finanziaria per il 2008 all'articolo 2, comma 109; in effetti, l'articolo cerca di distribuire le risorse che devono essere restituite attribuendo ai soggetti interessati il 40 per cento delle somme. Anche in questo caso vi è un'imputazione ad alcuni capitoli dei fondi speciali: quasi 18 milioni di euro per il 2008, 51 milioni per il 2009 e quasi 40 milioni per il 2010. In realtà, l'articolo 1 si riferisce ad un finanziamento distribuito fra i Ministeri soltanto per l'anno 2008, mentre l'articolo 2 si riferisce a risorse distribuite su tre annualità.
La copertura finanziaria è garantita (svolgiamo, quindi, anche la funzione attribuita ordinariamente alla Commissione Bilancio).
In conclusione, mi riservo di verificare l'andamento del dibattito sul provvedimento e preannuncio, peraltro, che, in sede di Comitato dei nove, valuteremo con attenzione, confidando anche nell'ausilio del Governo, le proposte emendative che verranno presentate. Per il resto, mi rifaccio alla relazione svolta in Commissione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, anche in questo caso il gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori si esprimerà favorevolmente in ordine al disegno di legge di conversione del decreto-legge in discussione. Quest'ultimo rappresenta uno degli ultimi atti legislativi approvati dal precedente Governo nella legislatura appena conclusa.
Tale provvedimento, come già detto dal relatore, contiene due importanti e, soprattutto, attese norme di carattere finanziario e contabile, che insistono in ambiti e settori differenti.
La prima norma, prevista dall'articolo 1, reintegra il Fondo della protezione civile dei 48,8 milioni di euro che erano stati decurtati dal bilancio del dipartimento nella scorsa legislatura durante l'iter parlamentare del decreto-legge n. 248 del 2007, il cosiddetto decreto milleproroghe.
Questo reintegro di risorse è un atto dovuto ed è vitale per garantire quel minimo di funzionamento e di operatività al dipartimento della protezione civile, che - è bene rammentare - conta su risorse finanziarie complessive certamente insufficienti per i compiti che esso svolge. A parte la questione se questi compiti siano ampi e vadano al di là delle necessarie competenze, questo fatto è indubitabile: le risorse finanziarie attuali risultano insufficienti.
La riassegnazione di circa 49 milioni di euro avviene, peraltro, alla vigilia della stagione estiva, che in Italia vede la protezione civile impegnata, più che in altri periodi, nella prevenzione e, soprattutto, nella lotta agli incendi boschivi, che sono una vera piaga in alcune regioni del nostro Paese, che ogni anno vede devastati migliaia di ettari del nostro territorio.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 18).

AURELIO SALVATORE MISITI. Sono risorse, quindi, più che mai necessarie a garantire l'utilizzo dei mezzi antincendio (gli elicotteri e i canadair), il potenziamento dei sistemi di avvistamento e spegnimento degli incendi e, più in generale,Pag. 28per mettere in atto tutte le iniziative necessarie per la prevenzione e la gestione delle diverse emergenze.
Per la copertura finanziaria dell'articolo 1 il provvedimento utilizza gli accantonamenti iscritti nei Fondi speciali di parte corrente relativi ai Ministeri della giustizia, della pubblica istruzione, come ricordato dal relatore, nonché al Ministero per i beni e le attività culturali, dei trasporti e, infine, a quello dell'università e della ricerca.
Ricordo anche in questo caso (si tratta, peraltro, dei Ministeri cui si è attinto anche per il precedente provvedimento n. 7) che si tratta di accantonamenti predisposti dall'ultima manovra finanziaria per il 2008 a copertura di disegni di legge e provvedimenti in via di approvazione da parte del Parlamento, ma che, con la fine anticipata della legislatura, si sono - come dire - liberati e resi disponibili.
Ma sappiamo che quei Ministeri hanno un grande bisogno di essere finanziati.
La seconda norma, contenuta nell'articolo 2 del disegno di legge di conversione in esame, interviene invece sulla restituzione della cosiddetta «busta pesante», ovvero la restituzione di quei versamenti fiscali e contributivi dovuti dai soggetti, cittadini e imprese, colpiti dal terremoto del 1997 in Umbria e Marche, versamenti che erano giustamente stati sospesi; si tratta del trattamento agevolato previsto e messo in atto anche negli anni passati in situazioni analoghe a favore dei cittadini residenti in aree interessate da calamità naturali, come è avvenuto in Sicilia e in altre regioni. La norma in esame integra quindi sensibilmente le risorse già previste e stanziate a tal fine dall'articolo 2, comma 109, della legge finanziaria per l'anno 2008. La restituzione dei tributi e contributi sospesi avviene positivamente secondo tempi e modalità sostenibili per i soggetti interessati, ossia in misura ridotta pari al 40 per cento senza aggravio di sanzioni e di interessi, e mediante una lunga rateizzazione, che arriva a dieci anni. In una fase delicata di finanza pubblica, con risorse disponibili limitate, la conferma dell'abbattimento del 60 per cento di quanto inizialmente dovuto da cittadini e imprese delle aree terremotate rappresenta comunque un importante risultato. Anche in questo caso quindi, come per il precedente articolo 1, alla copertura finanziaria si provvede mediante l'utilizzo degli accantonamenti iscritti nei fondi speciali di parte corrente relativi ai medesimi Ministeri interessati dal precedente articolo; è quindi ovvio che è indispensabile rivedere tale materia quando si tratterà delle singole questioni relative a quei Ministeri.
Per questi motivi, per la necessità di far presto, per l'urgenza che sappiamo esserci in questi casi, e di andare incontro anche ai cittadini che hanno avuto sospeso questo versamento, è per noi utile e giusto approvare il disegno di legge di conversione di questo decreto-legge; perciò il gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori della Camera voterà a favore del provvedimento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, con l'occasione mi consenta di farle gli auguri per la prima Presidenza, con stima e amicizia (Applausi del deputato Baldelli).
Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, con il decreto-legge n. 61 recante disposizioni finanziarie in materia di protezione civile si intende far fronte alla definizione dei rapporti fiscali e contributivi riguardanti gli eventi sismici del settembre 1997 nell'Umbria e nelle Marche. Per noi dell'UdC non è solo un provvedimento meramente finanziario, come ha sostenuto il relatore: ha sicuramente questi connotati, ma per il fatto che incide sul reddito di imprese e famiglie marchigiane e umbre ha chiaramente un contenuto di carattere anche economico e sociale. Si tratta infatti della restituzione allo Stato dei versamenti tributari e dei pagamenti dei contributi previdenziali, assistenziali e assicurativi, sospesi all'indomani del terremoto per agevolare la ripresa delle attività economiche, e poi pagatiPag. 29a causa di numerosi rinvii decisi da ordinanze ministeriali sollecitate dal Parlamento.
Per sette anni, ogni anno - lo ricordo a me stesso che sono stato senatore della Repubblica - ho chiesto, nel corso dell'esame di ogni disegno di legge finanziaria, il rinvio del pagamento di detti tributi e contributi poiché, finché era dichiarato lo stato di emergenza e la ricostruzione non era conclusa, era giusto mantenere tali indirette agevolazioni.
Così, con il comma 109 dell'articolo 2 della legge finanziaria per l'anno 2008 è stato stabilito un contributo di 50 milioni di euro per agevolare misure e modalità di restituzione mediante un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri; con il comma 106 del medesimo articolo 2 della legge finanziaria per l'anno 2008, però, è stata anche stabilita la cessazione dello stato di emergenza. L'esito è stato che, concluso lo stato di emergenza e completata la ricostruzione delle aree terremotate di Marche e Umbria, il Governo Prodi ha chiesto la restituzione dei tributi fiscali e dei contributi previdenziali, assicurativi e assistenziali che erano stati sospesi durante la ricostruzione.
Fra l'altro, dal momento che la norma non stabiliva l'entità della restituzione, al netto di quelle eventualmente effettuate medio tempore, per analogia con altre situazioni similari e già definite, al fine di non effettuare discriminazioni, è stata applicata una riduzione del 40 per cento. Ora, nella relazione che accompagna il decreto-legge al nostro esame viene tracciata un'analogia con gli eventi calamitosi che colpirono, nel 2002, la provincia di Catania a causa del sisma e dell'eruzione dell'Etna (materia disciplinata dal comma 1011 dell'articolo 1 della legge finanziaria per l'anno 2007); nella relazione, però, con evidente reticenza, non si precisa che la restituzione dei contributi e dei tributi da parte dei contribuenti di Catania è stata ridotta del 50 per cento, rispetto al 40 per cento previsto nel decreto oggi al nostro esame.
Si attua così quella che secondo noi costituisce una discriminazione verso l'Umbria e verso le Marche: una discriminazione che non può passare sotto silenzio o inosservata. Si badi bene, fra l'altro, che non vi sono altre misure agevolative che compensino quella differenza del 10 per cento che fa la discriminazione: la rateizzazione del dovuto e l'abbuono di sanzioni ed interessi sul dovuto, infatti, sono misure concesse in ambedue le circostanze. Perché allora, signori del Governo e signor relatore, si sono usati due pesi e due misure?
In proposito, mi è stato ricordato che, con la finanziaria per l'anno 2003, il Governo Berlusconi pretese la restituzione di analoghe somme dai contribuenti colpiti dal sisma del 1990 nelle province di Ragusa, Siracusa e Catania, nella misura ridotta del dieci per cento: e così accadde anche per le alluvioni del Piemonte e della Lombardia. In questo caso, gli umbri e marchigiani potrebbero ritenersi soddisfatti. Ma, signor Presidente, e in me c'è amarezza nel fare simili paragoni fra le disgrazie, è opportuno anche per il futuro - questo intendo sottolineare all'Aula - che si adotti un criterio equanime: non è giusto che ci si adatti al precedente più conveniente, ovvero alla benevolenza del Governo amico di turno! Vogliamo far sentire agli italiani uno Stato giusto, non uno Stato patrigno. Non vi sono figli e figliastri!
Un'altra osservazione è poi doveroso fare: la restituzione riguarda soggetti residenti o aventi sede operativa al momento del terremoto nei comuni disastrati. Ebbene, in quei comuni, l'ICI non è stata più pagata a causa del crollo delle case: i bilanci di tali comuni sono così rimasti in rosso ed essi hanno avuto difficoltà a svolgere i loro compiti istituzionali, soprattutto in tema di assistenza scolastica, ai disabili e alle famiglie disagiate.
Gli studi di settore per le attività economiche sono rimasti gli stessi che per altre parti d'Italia: professionisti, artigiani e commercianti hanno dovuto soggiacere ai criteri di congruità e coerenza posti per situazioni normali, quando invece vivevano in situazioni evidentemente anomale.Pag. 30
Prevedere quindi soluzioni di favore nella riduzione della misura della restituzione dei tributi e contributi di umbri e marchigiani, colpiti dal terremoto del 1997 nei rispettivi comuni disastrati, non significa fare regali a qualcuno, ma alzare la mano nel prelievo da parte dello Stato nelle tasche di chi non produce ricchezza perché non è in grado di produrla per causa di forza maggiore.
Non stiamo chiedendo elemosine, ma ci opponiamo ad un'ingiusta pretesa. Conosciamo l'obiezione di fondo: le agevolazioni fiscali e la parziale rinuncia alla riscossione di tributi sospesi possono costituire aiuti di Stato e, come tali, essere sanzionati dalla Commissione europea.
Questa obiezione, però, non può essere avanzata in ragione delle procedure autorizzative e per l'applicazione del credito di imposta in alcuni settori o zone per il rilancio dell'economia. Le agevolazioni fiscali e contributive per i terremotati sono misure parziali ed emergenziali, quelle relative al credito di imposta sono misure strutturali: si tratta di situazioni diverse, imparagonabili.
Come gruppo UdC abbiamo votato contro la legge finanziaria per il 2008, e quindi contro il comma 109 dell'articolo 2. Sappiamo che i tributi e contributi dovranno essere versati, ma avremmo preferito una misura ridotta pari a quella operata dallo stesso Governo per la provincia di Catania, ossia del 50 per cento e non del 40 per cento.
In tal senso, l'UdC ha presentato un emendamento per adeguare la riduzione della restituzione a quella operata per Catania, finanziando con un maggior prelievo le risorse disponibili sulle stesse poste di bilancio indicate dal Governo.
Crediamo che non vi siano obiezioni da parte dello stesso Governo - né da parte dello stesso relatore -, dal momento che il Governo ha dichiarato in sede di Commissione speciale che esse saranno ripristinate. Il fatto che esse siano ripristinate rappresenta certo una preoccupazione dell'UdC, e rimettiamo all'attenzione del Governo una raccomandazione, perché il prelievo al Ministero della giustizia nel 2009 di circa 30 milioni di euro e il prelievo presso il Ministero dell'università e della ricerca - quindi a valere, riteniamo, sulla ricerca - nel 2009 di 7 milioni di euro ci preoccupano non poco, considerato che si tratta di settori strategici.
Se, come pensiamo, dovessero andare in porto, visto il sostegno parlamentare di cui dispone il Governo, le misure sulla sicurezza che il Governo ha preannunciato, riteniamo che il sistema carcerario e quello penitenziario avranno forti tensioni. Ma come si possono sottrarre 30 milioni di euro alla giustizia per non parlar d'altro e non pensar d'altro, pensare cioè al sistema della giustizia in quanto tale? Ma visti i provvedimenti del Governo - è questa la nostra convinzione -, se dovesse essere introdotto il reato per immigrazione clandestina crediamo che esso, più che le procedure giudiziarie, andrà sicuramente ad appesantire il sistema penitenziario.
Pertanto, diventa una contraddizione in termini prelevare da poste di bilancio strategiche per la futura attività di Governo. Denunciamo tale circostanza in Assemblea e anche all'opinione pubblica e raccomandiamo perciò al Governo di ripristinare con successivi ed immediati provvedimenti tali poste di bilancio, senza dover attendere la legge finanziaria.
Per tali ragioni il voto favorevole del gruppo dell'UdC al disegno di legge di conversione in esame è subordinato all'esito del nostro emendamento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, colleghi deputati, il decreto-legge in esame reca disposizioni finanziarie urgenti in materia di protezione civile. Il gruppo del Partito Democratico esprimerà voto favorevole a tale provvedimento, emanato dal Governo Prodi e confermato nella sua validità dallo stesso attuale Governo e dalla maggioranza come appare dalla relazione, peraltro attenta e documentata, del collega Gioacchino Alfano.Pag. 31
Il provvedimento in esame consta di due articoli. L'articolo 1 incrementa di 48,8 milioni di euro il finanziamento ordinario per il 2008 a favore del fondo della protezione civile previsto dalla tabella C della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008). In tal modo l'investimento complessivo per il 2008 risulta pari a 276,6 milioni di euro. È sostanzialmente una reintegrazione. Infatti, era stato disposto uno spostamento di fondi allorché si è cercata la copertura finanziaria per il cosiddetto decreto «mille proroghe».
A mio avviso si tratta di una misura sacrosanta e necessaria. L'Italia è un Paese in cui gli eventi calamitosi che richiedono l'azione della protezione civile sono numerosi. La protezione civile ha sempre fornito risposte adeguate e all'altezza della situazione anche quando ha lavorato in situazioni di estrema difficoltà.
L'articolo 2 prevede agevolazioni nella restituzione dei versamenti fiscali e tributari dei soggetti colpiti dal sisma del 1997 in Umbria e nelle Marche, sospesi da una serie di ordinanze. Le agevolazioni consistono nella restituzione del solo 40 per cento dei tributi e contributi sospesi, senza aggravi di sanzioni e di interessi e mediante una rateizzazione operante per dieci anni. Ciò comporta un'ulteriore spesa, rispetto a quanto previsto dalla legge finanziaria, di 17,82 milioni di euro per il 2008, 51,73 per il 2009 e 39,51 per il 2010.
Anche in ordine a tale punto si tratta, a parere del gruppo del Partito Democratico, di una misura condivisa che viene incontro ad esigenze di cittadini che hanno vissuto una situazione di estremo disagio. Sulla scorta dell'esperienza che ho maturato come relatore di un provvedimento - che tuttavia non è stato approvato - relativo alla ricostruzione nei territori del Molise colpiti dal sisma, ma anche di quella che, da lucano, ho vissuto con il terremoto del 1980 e in ordine al quale mi sono sempre battuto - nelle due leggi finanziarie varate dal Governo Prodi - perché continuasse il finanziamento a favore di una ricostruzione ancora incompleta seppure con poste finanziarie non ancora sufficienti alla necessità, faccio appello al Governo e al Parlamento affinché si ponga mano, una volte per tutte, con un provvedimento complessivo, a tutte le situazioni in sospeso, relative al mancato completamento della ricostruzione a seguito di eventi sismici che riguardano l'intero territorio nazionale, sia al nord, sia al centro, sia al sud.
È tempo che lo Stato effettui un rendiconto attento in ordine alle risorse ancora necessarie e a cui corrisponda poi un piano di intervento, anche pluriennale, che possa chiudere completamente la partita senza che ad ogni legge finanziaria ciascuno di noi, soprattutto le persone come me elette in territori che hanno sofferto tali eventi, debbano sforzarsi di volta in volta, arrampicandosi sugli specchi, per lasciare in piedi una speranza di completamento della ricostruzione.
Ci vuole, invece, un provvedimento complessivo che documenti finalmente l'esatto stato dell'arte della situazione attuale. Concludo, onorevole Presidente, e anch'io mi unisco agli auguri per la carica che oggi per la prima volta lei esercita e me ne compiaccio, cogliendo l'occasione per augurarmi che in questa legislatura non solo le esigenze della Protezione civile vengano ben rappresentate con degni e sufficienti stanziamenti, ma anche che la stessa torni alla mission essenziale alla quale è stata destinata.
Infatti, mal si comprende l'utilizzo dei fondi della Protezione civile a volte anche per eventi spettacolari, mentre è opportuno continuare a finanziare quella macchina - che, peraltro, ben guidata da Bertolaso, dà ottimi risultati - sempre ed unicamente con attinenza al compito per il quale la Protezione civile è nata. Penso, ad esempio, all'emergenza rifiuti in Campania; nella scorsa legislatura fui relatore di entrambi i decreti-legge, successivamente convertiti in legge, che riguardavano l'emergenza rifiuti in Campania. Ne ho fatto esperienza e so che Bertolaso operò bene in qualità di commissario straordinario, mentre, anzi, a mio parerePag. 32fu errato l'intervento - andrebbe definito con attributi anche più pesanti - del Ministro dell'epoca, Pecoraro Scanio, in particolare in relazione alla scelta da parte di Bertolaso di individuare la discarica di Serre come possibile recapito dei rifiuti.
Ritengo che le dimissioni di Bertolaso siano state rese necessarie, in quel momento e dal suo punto di vista, dall'ostilità del Ministro dell'ambiente, ma credo anche che esse siano state uno dei motivi per cui vi è ancora l'emergenza rifiuti. Quando leggo che il Governo sta ragionando sulla possibilità di affidare di nuovo un ruolo a Bertolaso in questa materia concordo con quanto affermato dal «Ministro» dell'ambiente del Partito Democratico, l'onorevole Ermete Realacci, che ritiene che questa sia una scelta buona, giusta e mi auguro che essa si realizzi effettivamente.
Si tratta di idee positive sulle quali l'opposizione e, dunque, il Partito Democratico in particolare, non potrà che convergere se il Governo opererà fino in fondo scelte che andranno incontro agli interessi dei cittadini.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Margiotta, anche per gli auguri. È iscritta a parlare l'onorevole De Camillis. Ne ha facoltà.

SABRINA DE CAMILLIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio intervento sull'argomento come parlamentare di nuova nomina e come molisana vuole testimoniare, da un lato, la formale condivisione del provvedimento in discussione e, dall'altro, una richiesta di impegno al Governo perché lo stesso trattamento venga riservato anche al Molise che ha subito un tremendo terremoto il 31 ottobre 2002, prevedendo, da un lato, l'abbattimento in misura in questo caso del 40 per cento dei tributi e dei contributi non versati, nonché una rateizzazione del resto in un tempo pari al tempo della sospensione moltiplicato per otto.
Signor Presidente, vorrei soffermarmi anche su una questione che ritengo di importanza fondamentale che sta interessando in questi anni tutti i cittadini che vivono nelle zone colpite dalla suddetta calamità. In seguito alle diverse ordinanze della Presidenza del Consiglio dei Ministri in merito alla sospensione dei tributi e dei contributi di cui dovrebbero beneficiare i residenti nell'area del cratere vi è molta confusione da parte dei diversi enti interessati alla loro interpretazione, tanto che molti cittadini e molte imprese si sono visti costretti ad aprire contenziosi nei confronti di diversi enti, in modo particolare nei confronti degli enti previdenziali.
Strettamente correlato a questa situazione è anche il mancato introito dei tributi da parte dei comuni e, facendo riferimento anche a quanto detto dal collega precedentemente, si deve rilevare che molti comuni stanno rischiando il dissesto finanziario.
Occorre, quindi, con urgenza un provvedimento da parte dei ministeri coinvolti, in particolare quelli dell'economia e del lavoro, affinché si faccia chiarezza sulla situazione in modo definitivo e per dare, quindi, ai cittadini la certezza di eguali diritti ed eguali trattamenti, senza rischio di alcun malinteso.
Il terremoto del 2002 e l'alluvione del 2003 che si sono verificati nel Molise hanno creato danni materiali economici e sociali diretti ed indiretti, mettendo a dura prova l'intero territorio regionale. In quella fase, abbiamo sentito al nostro fianco in modo serio e concreto il Presidente Berlusconi ed il suo Governo. Il Presidente stesso venne più volte personalmente nell'area del cratere. Per questo motivo lo ringrazio ancora e lo ringraziano tutti i miei concittadini. Naturalmente gli rinnovo l'invito a tornare per verificare di persona la situazione attuale. Il costo preventivato per tutta la ricostruzione del Molise è di 1,5 miliardi di euro e ad oggi sono state rese disponibili risorse pari a 792 milioni di euro.
Purtroppo, però, abbiamo dovuto verificare che anche eventi calamitosi e tragici come il terremoto possono avere un colore politico. Infatti, nell'ultima legge finanziariaPag. 33con riferimento alla parte riguardante le emergenze, quella del Molise non è stata né prevista, né finanziata. Abbiamo invece subito - questo sì - una gogna mediatica da parte di quella parte di sinistra che è arrivata a considerare la lotta all'avversario politico come strumento per la propria legittimazione al di là degli interessi dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole De Camillis, auguri per il suo primo intervento in quest'Aula.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 8)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Gioacchino Alfano.

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi Misiti, Ciccanti, Margiotta e De Camillis. Devo dire che sono stati veramente interessanti per la parte che riguarda la descrizione dettagliata del provvedimento, nonostante sia costituito da due soli articoli. Rispetto a quanto ho ascoltato, ciò che mi è sembrato più interessante (rinvio poi alla riflessione e all'approfondimento degli emendamenti che saranno esaminati) è la valutazione dei benefici che si è cercato di attribuire ai soggetti protagonisti del terremoto di quegli anni.
Non voglio ripetere ciò che ho detto in premessa e ciò che abbiamo affermato più volte riguardo ai quattro decreti-legge che stiamo convertendo. In effetti, si tratta di provvedimenti che nascono da un Governo uscente e che ci obbligano a dover tener conto dell'urgenza. Quindi, in funzione di questo aspetto, cerchiamo di fare il possibile.
Vorrei aggiungere solo una considerazione: si ha spesso l'abitudine di affrontare la materia con provvedimenti che intervengono solo su una parte di essa. Quindi, spero che lo spirito che utilizzeremo nell'affrontare le modifiche da apportare sia esclusivamente legato all'urgenza, rinviando - se fosse possibile - il resto a provvedimenti ordinari, quanto meno più generali (sempre con riferimento a queste materie) che possono dare al Parlamento maggiore soddisfazione, anche in termini di maggior giustizia dei trattamenti di questioni simili.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo ha ascoltato con attenzione tutti gli interventi, ma non intende replicare.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Prima di dare lettura dell'ordine del giorno della seduta di domani, preciso che, su richiesta del Governo e con l'accordo dei gruppi, il disegno di legge di conversione n. 6 sarà iscritto all'ultimo punto dell'ordine del giorno per consentire al rappresentante del Governo competente di giungere in Aula.
Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 21 maggio 2008, alle 15:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 1o aprile 2008, n. 49, recante misure urgenti volte ad assicurare la segretezza della espressione del voto nelle consultazioni elettorali e referendarie (5).
- Relatore: Baldelli.

Pag. 34

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 60, recante disposizioni finanziarie urgenti in materia di trasporti ferroviari regionali (7).
- Relatore: Luciano Dussin.

3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 61, recante disposizioni finanziarie urgenti in materia di protezione civile (8).
- Relatore: Gioacchino Alfano.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (6).
- Relatore: Gioacchino Alfano.

La seduta termina alle 18,35.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO GIOACCHINO ALFANO SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 6

GIOACCHINO ALFANO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge che mi accingo ad illustrare è stato adottato dal precedente Governo dopo che il Capo dello Stato aveva decretato lo scioglimento delle Camere e una settimana prima che avessero luogo le recenti elezioni politiche.
I presupposti di necessità ed urgenza su cui si fonda vanno rintracciati, secondo quanto contenuto nel preambolo del decreto-legge stesso, nella finalità di adempiere ad obblighi comunitari derivanti da sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee e da procedure di infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano.
Senza volermi in questa sede soffermare sulla congruità di tale motivazione, mi sembra tuttavia opportuno sottolineare come l'uso della decretazione d'urgenza, nella fase di prorogatio delle Assemblee legislative, andrebbe limitata alle questioni essenziali ed indifferibili.
Quando i decreti-legge sono emanati a ridosso dello svolgimento delle consultazioni elettorali, le Camere in scadenza non hanno oggettivamente modo di convocarsi per procedere alla loro conversione in legge ed il relativo esame viene a volte svolto, come in questo caso, da una Commissione speciale appositamente istituita.
Da quanto detto emerge anche un'altra questione, più generale, che vale la pena segnalare all'inizio di questa legislatura, che riguarda la necessità di ripristinare il coordinamento delle richieste di modifica da parte dei componenti del Governo sui decreti emanati.
Passo ora ad analizzare sinteticamente il provvedimento che si compone di dodici articoli.
I primi due articoli contengono disposizioni finalizzate ad agevolare l'adempimento, da parte del Governo, dell'obbligo di recuperare gli aiuti di Stato concessi in violazione dell'articolo 88 del Trattato istitutivo della Comunità europea e altresì dichiarati incompatibili con il mercato interno con decisione della Commissione europea.
L'articolo 1 è diretto a rendere più agevole e spedito il recupero di aiuti concessi dallo Stato in violazione del trattato.
In particolare, a fronte di una decisione di recupero adottata dalla Commissione europea, e del conseguente atto dell'autorità nazionale volto a dare efficacia esecutiva alla decisione comunitaria, il comma 1 individua i presupposti per la concessione da parte del giudice civile di provvedimenti cautelari di sospensione di tale efficacia.
Il comma 2 precisa che l'istanza cautelare non può in ogni caso essere accoltaPag. 35se l'istante non ha anche impugnato la decisione di recupero in sede comunitaria, ai sensi dell'articolo 230 del trattato CE, o non ha richiesto la sospensione della decisione sempre in sede comunitaria, ai sensi dell'articolo 242 del trattato CE, ovvero, in caso di richiesta, la stessa non è stata accolta in sede comunitaria.
Al di fuori delle ipotesi disciplinate dal comma 2, il comma 3 dispone che il giudice, con lo stesso provvedimento con il quale accoglie l'istanza cautelare, fissi l'udienza di discussione della causa nel merito entro trenta giorni, mentre la causa dovrà essere decisa nei successivi sessanta giorni.
Il provvedimento cautelare di sospensione dell'efficacia della decisione di recupero cessa di produrre effetti trascorsi novanta giorni dalla sua adozione; il termine può essere prorogato di ulteriori sessanta giorni se permangono i presupposti per la concessione della sospensione di cui al comma 1.
Nell'ottica di un'accelerazione della definizione del giudizio, il comma 4 prevede che la trattazione avvenga con le modalità previste dalla legge n. 689 del 1981 per il giudizio sull'opposizione all'ordinanza-ingiunzione.
Il comma 5 detta una disciplina transitoria relativa ai giudizi pendenti alla data di entrata in vigore del decreto-legge, mentre il comma 6 affida alla responsabilità del presidente di sezione del tribunale la vigilanza sul rispetto dei termini posti dal decreto-legge e l'obbligo di relazione trimestrale al presidente del tribunale per le determinazioni di competenza.
L'articolo 2 reca una speciale forma di tutela cautelare sospensiva nel corso del giudizio innanzi agli organi della giustizia tributaria.
Il comma 1 inserisce nel decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546 l'articolo 47-bis, che regola la sospensione di atti volti al recupero di aiuti di Stato.
Questo nuovo articolo 47-bis, al comma 1, disciplina i presupposti del provvedimento di sospensione disponendo che, ove sia chiesta in via cautelare la sospensione dell'esecuzione di un atto volto al recupero di aiuti di Stato dichiarati incompatibili - in esecuzione di una decisione «di recupero» adottata dalla Commissione europea ai sensi dell'articolo 14 del regolamento (CE) n. 659/1999 del Consiglio -, la commissione tributaria provinciale può concedere la sospensione dell'efficacia del titolo di pagamento conseguente a detta decisione, a condizione che vi siano gravi motivi di illegittimità della decisione di recupero, ovvero un evidente errore nella individuazione del soggetto tenuto alla restituzione dell'aiuto di Stato o un evidente errore nel calcolo della somma da recuperare e nei limiti di tale errore ed altresì che sussista il pericolo di un pregiudizio imminente e irreparabile per il soggetto che ha avanzato l'istanza.
Si tratta dunque di presupposti più stringenti rispetto a quanto previsto dall'articolo 47 del decreto legislativo n. 546 del 1992, che reca la disciplina generale della sospensione dell'esecuzione dell'atto impugnato innanzi al giudice tributario.
L'articolo 47 prevede infatti che il ricorrente possa chiedere alla commissione tributaria provinciale competente un provvedimento che sospenda l'esecuzione dell'atto impugnato, alla condizione che da esso possa derivargli un danno grave ed irreparabile.
Il comma 2 del nuovo articolo 47-bis regola l'ipotesi in cui la sospensione cautelare si fondi su motivi attinenti alla legittimità della decisione presa in sede comunitaria, stabilendo che, in tale ipotesi, la commissione tributaria provinciale è tenuta a provvedere con ordinanza alla sospensione del giudizio e all'immediato rinvio pregiudiziale della questione alla Corte di giustizia delle Comunità europee, con richiesta di trattazione d'urgenza, ove ad essa non sia stata già deferita la questione di validità dell'atto comunitario contestato.
Il comma 3 dell'articolo 47-bis estende all'ipotesi trattata l'applicazione di alcune norme generali sulla sospensione cautelare dell'esecuzione degli atti nel processo tributario, mentre il comma 4 regola diversi aspetti relativi al provvedimento sospensivo.Pag. 36
I commi 5 e 6 dell'articolo 47-bis dettano disposizioni procedurali di accelerazione del giudizio di merito, mentre il comma 7 reca norme di accelerazione del giudizio di secondo grado.
Il comma 2 dell'articolo 2 del decreto-legge in esame dispone che si applichi la definizione «accelerata» nel merito - ovvero entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge - anche ai procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore del decreto-legge, qualora sia stata concessa la sospensione.
Il comma 3 dello stesso articolo 2 incarica il presidente di sezione di vigilare, in ogni grado del procedimento, sul rispetto delle norme riguardanti l'immediato rinvio pregiudiziale - con ordinanza - alla Corte di giustizia, qualora la sospensione si fondi su motivi attinenti alla illegittimità della decisione di recupero, nonché sul rispetto dei termini di accelerazione della definizione del giudizio nel merito, sia in primo grado che in appello.
È inoltre previsto che il presidente di sezione riferisca al presidente della commissione tributaria provinciale e regionale, con relazione trimestrale, per le determinazioni di competenza.
Il comma 4 dell'articolo 2, infine, sopprime parzialmente la disciplina speciale contenuta nell'articolo 1 del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, relativa al recupero degli aiuti di Stato in esecuzione della decisione 2003/193/CE, emanata con l'intento di porre fine al contenzioso pendente tra la Repubblica italiana e la Commissione europea in materia di agevolazioni fiscali e prestiti agevolati concessi alle cosiddette ex aziende municipalizzate.
L'articolo 3 modifica il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, recante norme in materia ambientale in attuazione della direttiva 2000/60/CE.
All'origine di quest'articolo si trova l'obiettivo di dare esecuzione alla sentenza della Corte di giustizia resa in data 12 gennaio 2006, nella causa C-85/05, relativa alla procedura di infrazione n. 2004/59.
L'articolo in esame modifica l'articolo 77 del decreto legislativo n. 152 del 2006, che disciplina l'individuazione ed il perseguimento di obiettivi di qualità ambientale dei corpi idrici, riscrivendo i commi 6 e 7 ed aggiungendo un comma 10-bis, al fine di superare i rilievi mossi dalla Commissione europea.
Nella relazione illustrativa al decreto-legge si legge, infatti, che «la Commissione europea, a seguito della sentenza emessa dalla Corte di giustizia delle Comunità europee il 12 gennaio 2006 per mancato recepimento della direttiva 2000/60/CE, ha avviato una seconda procedura, ex articolo 228 del TCE, arrivata allo stadio di parere motivato, in quanto ha ritenuto incompleto il provvedimento adottato per dare esecuzione alla citata sentenza della Corte di giustizia.
Secondo la Commissione europea il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale, e successive modificazioni, con il quale è stata formalmente trasposta la direttiva, non prevede, infatti, disposizioni di recepimento dei paragrafi 4, 5 e 7 dell'articolo 4 della direttiva in questione».
L'articolo 4 assicura l'attuazione di obblighi comunitari derivanti da due sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, provvedendo all'adeguamento di diverse norme del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza riferite, rispettivamente, alla disciplina delle agenzie di affari che offrono servizi di recupero stragiudiziale dei crediti e alla regolamentazione dei servizi di sicurezza privati.
L'articolo 5 reca disposizioni inerenti il riconoscimento, da parte delle amministrazioni pubbliche italiane, dell'esperienza professionale e dell'anzianità acquisite dai cittadini comunitari nel territorio di altri Stati dell'Unione europea.
Secondo la relazione illustrativa che accompagna il provvedimento, la disposizione in esame ha lo scopo di conformare l'ordinamento italiano all'orientamento degli organi comunitari formatosi sull'interpretazione dell'articolo 39 del Trattato CE.
L'articolo 6, al comma 1, aggiunge due commi all'articolo 17 del decreto legislativoPag. 37n. 36 del 2003, recante disposizioni transitorie in materia di piani di adeguamento delle discariche di rifiuti, fissando al 1o ottobre 2008 il termine ultimo per la conclusione dei lavori di adeguamento per le discariche di rifiuti pericolosi e per quelle autorizzate dopo il 16 luglio 2001 e fino all'entrata in vigore del citato decreto legislativo, mentre il comma 2 elimina la definizione di «apparecchiature elettriche ed elettroniche usate», prevista dal decreto legislativo n. 151 del 2005, di recepimento della direttiva 2002/96/CE in materia di riduzione dell'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, nonché di smaltimento dei rifiuti elettrici, poiché tale definizione non è contemplata dalla direttiva.
L'articolo 7 apporta alcune modifiche al decreto legislativo 209/2003, recante attuazione della direttiva 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso, al fine di superare i rilievi mossi dalla Commissione europea.
Le disposizioni introdotte attengono all'obbligo, per gli operatori economici, di istituire sistemi di raccolta delle parti usate derivanti dalla riparazione dei veicoli.
L'articolo 8 novella numerose disposizioni in materia di pesca marittima allo scopo di adeguare il relativo apparato sanzionatorio alle disposizioni comunitarie, introducendo nuove fattispecie di infrazione e nuove o più severe sanzioni amministrative.
L'articolo 9 prevede, al comma 1, il trasferimento a titolo gratuito della proprietà della Chiesa Russa Ortodossa di Bari alla Federazione russa.
La disposizione, che si inquadra nella politica di promozione e di miglioramento dei rapporti di amicizia tra l'Italia e la Federazione russa, trae origine dai numerosi accordi stipulati tra i due Paesi e, segnatamente, dal Trattato di amicizia e cooperazione del 1994, entrato in vigore il 22 maggio 1997.
La decisione di cedere la Chiesa Russa Ortodossa di Bari è stata assunta in occasione del vertice italo-russo del marzo 2007 e della visita del premier russo Vladimir Putin a Bari.
La chiesa, costruita negli anni 1912-1913 con il contributo dello zar Nicola II, è di proprietà del comune di Bari che dal 1998 l'ha attribuita in comodato d'uso al plenipotenziario in Italia del Patriarcato di Mosca.
Il comma 2 prevede che alla consegna dell'immobile di cui al comma 1 alla Federazione russa provveda il Ministero dell'economia e delle finanze, per il tramite dell'Agenzia del demanio, con apposito verbale, che costituisce titolo per la gratuita trascrizione e voltura.
L'articolo 10 prevede che sia la Struttura di missione istituita presso il Dipartimento per il coordinamento delle politiche comunitarie, sia le altre Strutture di missione operanti presso la Presidenza del Consiglio possano proseguire la loro attività fino al trentesimo giorno successivo alla data del giuramento del nuovo Governo; decorso tale termine le stesse strutture, qualora non vengano riconfermate, cesseranno la loro attività.
Al riguardo si rileva che l'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 luglio 2006, con il quale è stata istituita la Struttura di missione operante presso il Dipartimento per le politiche comunitarie, ne aveva determinato la durata fino alla scadenza del mandato del Governo in carica.
L'articolo 7, comma 4, del decreto legislativo n. 303 del 1999 - come di recente modificato dal comma 155 dell'articolo 2 del decreto-legge n. 262 del 2006, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 286 del 2006 - ha infatti stabilito, come norma di carattere generale, che la durata delle strutture di missione non possa essere superiore a quella del Governo che le ha istituite.
Nella relazione presentata dal Governo al disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, si evidenzia peraltro come sia necessario garantire la prosecuzione dell'attività delle strutture di missione istituite presso la Presidenza del Consiglio, ed in particolare di quella operante presso il Dipartimento delle politiche comunitarie, in considerazione della delicatezza e dell'importanza dell'attivitàPag. 38svolta da quest'ultima, in modo da garantire il buon esito delle azioni intraprese presso la Commissione europea per la chiusura delle procedure di infrazione in corso, dalle quali potrebbero scaturire condanne pecuniarie onerose.
Nella medesima relazione si precisa inoltre che la disposizione in commento non comporta oneri aggiuntivi, in quanto la copertura finanziaria per le spese relative alle strutture di missione era già stata prevista per tutto l'anno 2008.
L'articolo 11 reca la norma di copertura finanziaria degli oneri derivanti dall'attuazione delle misure in materia di riconoscimento del servizio pubblico svolto nell'ambito dell'Unione europea contenute nell'articolo 5 del decreto-legge.
A tali oneri, quantificati in 7.023 milioni di euro per l'anno 2008, 12.083 milioni per l'anno 2009 e 13.946 milioni a decorrere dall'anno 2010, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2008-2010, nell'ambito del Fondo speciale di parte corrente - allocato nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze - allo scopo utilizzando gli accantonamenti ivi stabiliti.
Il comma 2 autorizza il Ministro dell'economia e delle finanze ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio, mentre il comma 3 reca una clausola di salvaguardia, prevedendo il monitoraggio da parte del Ministro dell'economia e finanze degli oneri derivanti dall'attuazione delle disposizioni del decreto-legge in esame, anche ai fini dell'adozione dei provvedimenti correttivi previsti dall'articolo 11-ter, comma 7, della legge di contabilità generale dello Stato.
Concludendo, l'esame di questo provvedimento presso la Commissione speciale appositamente costituita si è svolto in un clima di sostanziale condivisione, anche in virtù del fatto che esso è volto ad adempiere ad obblighi comunitari derivanti da sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee e da procedure di infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano.