ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/04612/145

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 518 del 14/09/2011
Firmatari
Primo firmatario: BELTRANDI MARCO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 14/09/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2011
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2011
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2011
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2011
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 14/09/2011


Stato iter:
14/09/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 14/09/2011
GIORGETTI ALBERTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 14/09/2011
QUARTIANI ERMINIO ANGELO PARTITO DEMOCRATICO
OCCHIUTO ROBERTO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

ACCOLTO IL 14/09/2011

PARERE GOVERNO IL 14/09/2011

DISCUSSIONE IL 14/09/2011

RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 14/09/2011

CONCLUSO IL 14/09/2011

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/4612/145
presentato da
MARCO BELTRANDI
testo di
mercoledì 14 settembre 2011, seduta n.518

La Camera,
premesso che:
la prassi del ritardo nei pagamenti incide sulla liquidità delle imprese e ne complica la gestione finanziaria. I ritardi di pagamento pregiudicano la competitività e la redditività delle imprese, soprattutto delle piccole e medie imprese (Pmi);
il peso della crisi economica rende ciò particolarmente oneroso per quei piccoli imprenditori che affrontano la crisi con il fardello ulteriore, ingiusto ed ingiustificato, causato da illegittimi ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione e delle grandi imprese, senza poter godere di alcuna tutela sociale e quindi senza poter tutelare in nessun modo i propri dipendenti;
in Italia ciò produce un effetto singolare: le Pmi divengono, in pratica, gli istituti di credito più «generosi ed affidabili» nei confronti dello Stato e delle grandi imprese loro debitrici. Questa apparente provocazione è, purtroppo, assai verosimile, se non proprio vera. Ciò è desumibile dalla lettura dei dati relativi ai tempi che le piccole imprese devono attendere per ottenere il pagamento di beni o servizi forniti, già lunghissimi nel caso di transazioni tra privati, ma che raggiungono l'apice, traducendosi in attese anche di 600 giorni, nel caso di un recupero dei crediti vantati nei confronti degli enti pubblici;
in sostanza le Pmi, anticipando il lavoro e subendo un pagamento molto ritardato, sono utilizzate anche alla stregua di banche nei confronti dello Stato (e delle grandi aziende), che a loro volta godono, da parte degli istituti di credito, di un trattamento decisamente più vantaggioso rispetto a quello riservato ai piccoli e medi imprenditori, i quali finiscono per essere doppiamente danneggiati;
gli eccessivi ritardi nell'adempimento delle obbligazioni pecuniarie nelle transazioni commerciali determinano spesso, soprattutto per le Pmi, rilevanti oneri finanziari con conseguenti ripercussioni sui livelli occupazionali, causando oltretutto dei gravi problemi di solvibilità;
tale stato di cose sta creando numerose difficoltà all'imprenditoria in generale e, lo si ripete, in particolare per la Pmi che, notoriamente, ha i maggiori problemi di liquidità. Nel caso di ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione, un esempio emblematico è quello relativo ai rimborsi dell'imposta sul valore aggiunto (IVA), per i quali tuttora esiste un rilevante arretrato. Altri casi sono relativi al saldo di fatture per prestazioni di servizi a pubbliche amministrazioni o ad enti del Servizio sanitario nazionale, su cui si registrano i ritardi e le inadempienze più pesanti;
per arginare tale stato di cose, la Commissione europea ha emanato una nuova direttiva (Direttiva 2011/7/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 febbraio 2011 relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali) in sostituzione della Direttiva n. 2000/35/CE del 29 giugno 2000 (recepita ed attuata nel nostro ordinamento col decreto legislativo n. 231 del 2002). Con la nuova direttiva si prospetta una rifusione della precedente direttiva relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. Con ciò si realizzeranno gli impegni previsti nell'Agenda di Lisbona per la crescita e l'occupazione, contribuendo all'attuazione dello «Smail Business Act» della Commissione, del 25 giugno 2003, nel quale è individuata una serie di principi volti a creare eque condizioni di concorrenza per le Pmi e a migliorare il contesto giuridico e amministrativo ad esse applicabile nell'intera Unione europea; essa si inserisce nell'ambito delle misure prospettate dal piano europeo di ripresa economica (COM(2008)800 della Commissione, del 26 novembre 2008) che, tra l'altro, invita gli Stati membri e l'Unione europea a garantire che le amministrazioni pubbliche paghino le fatture relative alle forniture di beni e alle prestazioni di servizi entro un mese,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di recepire con urgenza le norme contenute nella direttiva comunitaria citata in premessa, eventualmente a partire dalla proposta di legge su questo argomento presentata da tempo e sottoscritta da numerosissimi deputati, colleghi particolarmente preoccupati per la costante violazione delle norme giuridiche, norme che dovrebbero garantire la prevedibilità dei comportamenti e quindi la ragionevole aspettativa che si riceva il pagamento pattuito nei tempi stabiliti in cambio dei beni o servizi già offerti. Si avverte con forza la necessità di ricostruire un effettivo rapporto di fiducia tra stato e cittadini, vero fondamento essenziale del contratto sociale, necessaria per garantire dall'incertezza ogni cittadino. E questo è il compito di uno Stato del quale i cittadini possano fidarsi. Sono ancora oggi valide le osservazioni di Luigi Einaudi, il quale ammoniva che: «Una società socialmente stabile deve tendere a dare sicurezza di vita alla grandissima maggioranza degli uomini, i quali non amano e non sono in grado di sopportare l'incertezza». A valutare quindi l'opportunità di dare effettiva vigenza al principio dello Stato di diritto da troppo tempo, in questo ambito, non rispettato dallo Stato e dalle altre pubbliche amministrazioni e, per questo motivo, divenuto precetto meramente astratto.
9/4612/145.Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti.