Legislatura: 16Seduta di annuncio: 477 del 24/05/2011
Primo firmatario: SERENI MARINA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 25/05/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione ILLUSTRAZIONE 25/05/2011 Resoconto SERENI MARINA PARTITO DEMOCRATICO PARERE GOVERNO 25/05/2011 GIORGETTI ALBERTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE) INTERVENTO PARLAMENTARE 25/05/2011 Resoconto GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO Resoconto COMPAGNON ANGELO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
DISCUSSIONE IL 25/05/2011
ACCOLTO COME RACCOMANDAZIONE IL 25/05/2011
PARERE GOVERNO IL 25/05/2011
DISCUSSIONE IL 25/05/2011
RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 25/05/2011
CONCLUSO IL 25/05/2011
La Camera,
premesso che:
in questi anni sono state notevolmente ampliate le funzioni della Cassa depositi e prestiti SpA, che si è trasformata da istituto erogatore, attraverso il risparmio postale, di mutui e prestiti ad enti locali a strumento di sostegno alle imprese;
l'articolo 5 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, ha disposto la trasformazione della Cassa depositi e prestiti in società per azioni non quotata, di fatto determinandone l'uscita dal perimetro della pubblica amministrazione ma al contempo condizionandone la gestione attraverso la partecipazione di maggioranza da parte del Ministero dell'economia e delle finanze;
l'articolo 7 del provvedimento in esame inserisce il comma 8-bis all'articolo 5 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, consentendo a Cassa depositi e prestiti SpA di assumere partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale, in termini di strategicità del settore di operatività, di livelli occupazionali, di entità di fatturato ovvero di ricadute per il sistema economico-produttivo del Paese, i cui requisiti sono definiti con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di natura non regolamentare;
il citato decreto, emanato lo scorso 3 maggio 2011, ha definito in modo eccessivamente ampio e vago il «rilevante interesse nazionale», che può essere legato al settore (sono considerate di rilevante interesse nazionale le società di capitali con significative prospettive di sviluppo che operano nel settore della difesa, della sicurezza, delle infrastrutture e dei trasporti, delle comunicazioni, dell'energia, delle assicurazioni e intermediazione finanziaria, nonché della ricerca e dell'innovazione e quelle dei pubblici servizi e ad alto contenuto tecnologico), ovvero alle dimensioni (fatturato annuo netto non inferiore a 300 milioni di euro e numero medio di dipendenti non inferiore a 250), in assenza dei quali rilevano l'indotto e i benefici per il sistema economico-produttivo, una formula assolutamente generica;
era già possibile a legislazione vigente, per Cassa depositi e prestiti, acquisire partecipazioni azionarie - e di fatto ne possiede di rilevanti come ad esempio in ENI e in Terna - tanto che, con nota del 15 aprile 2011, il Ministro dell'economia e delle finanze ha chiarito che l'intervento normativo in discussione è sostanzialmente volto ad ampliare la tipologia e la possibilità di intervento della Cassa depositi e prestiti;
l'utilizzo della Cassa depositi e prestiti come strumento di politica industriale avrebbe meritato una discussione ampia e approfondita, mentre l'attuale provvedimento mina la trasparenza e la certezza delle regole lasciando eccessiva discrezionalità al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, senza alcun ruolo per il Parlamento;
la disposizione prevista dall'articolo 7 potrebbe somigliare al Fonds stratégique d'investissement (FSI) che, in Francia, la Caisse des Dépôts et Consignation, insieme al Ministero dell'economia, ha istituito, nel 2008, al fine di aumentare la competitività del Paese attraverso l'ingresso nel capitale di società strategiche;
il Fondo francese, tuttavia, differisce da quello in esame in quanto non è riferito ad un vago concetto di interesse nazionale, ma fa un esplicito richiamo al concetto di competitività del Paese; il Fondo francese inoltre è volto a favorire i co-investimenti e non agisce come investitore unico; inoltre esso sostiene le imprese nel medio e lungo termine entrando in possesso di quote partecipative minoritarie e non di controllo;
è necessario organizzare questo strumento di intervento dentro una vera strategia di politica industriale evitando che quanto avvenuto in passato in merito alle partecipazioni statali italiane che, rispetto i buoni risultati iniziali degli anni Cinquanta e Sessanta, persero successivamente di vista la missione dello sviluppo e iniziarono ad avere una governance non più attenta all'equilibrio gestionale e alla redditività delle imprese,
impegna il Governo
a chiarire che gli amministratori che la Cassa depositi e prestiti, direttamente o indirettamente, nominerà nelle società partecipate non possano acquisire deleghe operative e gestionali.
9/4307/33. Sereni.