ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/04986

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 389 del 11/03/2015
Firmatari
Primo firmatario: RONDINI MARCO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE
Data firma: 11/03/2015


Commissione assegnataria
Commissione: XI COMMISSIONE (LAVORO PUBBLICO E PRIVATO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 11/03/2015
Stato iter:
19/03/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 19/03/2015
Resoconto CASSANO MASSIMO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
REPLICA 19/03/2015
Resoconto RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 11/03/2015

DISCUSSIONE IL 19/03/2015

SVOLTO IL 19/03/2015

CONCLUSO IL 19/03/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-04986
presentato da
RONDINI Marco
testo di
Mercoledì 11 marzo 2015, seduta n. 389

   RONDINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
   da notizie di stampa si apprende che ragazzine tra gli 11 e i 17 anni ospiti di una comunità a Berzo Demo, in Vallecamonica, nel Bresciano, erano sottoposte ad una sorta di rito di iniziazione a sfondo sessuale per far parte della struttura. La procura di Brescia, che ha indagato sugli episodi, ha rinviato a giudizio i due figli del titolare della casa famiglia. A denunciare il primo caso di abusi raccontando quella sorta di iniziazione sarebbe stata una bambina di 11 anni;
   imputati dei reati sono finiti due giovani, figli del titolare della casa famiglia, che devono rispondere di violenza sessuale. I due compariranno davanti alla prima sezione penale del tribunale di Brescia dopo il rinvio a giudizio disposto per loro dal Gup del tribunale di Brescia Maria Chiara Minazzato;
   i fatti contestati vanno dal 2006 al 2013, periodo in cui la casa famiglia della Vallecamonica ospitava solamente ragazze. Oggi invece, per la struttura non sono mai scattati provvedimenti, gli ospiti sono maschi e femmine. Si tratta di ragazzi tolti alle famiglie d'origine e inseriti in un progetto di riabilitazione sociale;
   dagli atti risulta come siano almeno otto le ragazzine che hanno raccontato agli inquirenti di essere state costrette al rito di iniziazione. Secondo il loro racconto venivano portate in una cantina e costrette ad atti sessuali. Le ragazzine, nel periodo di permanenza nella casa famiglia, si sarebbero confidate tra loro, ma non avrebbero mai avuto il coraggio di denunciare quanto era accaduto. Chi delle giovani avrebbe provato a raccontare del rito di iniziazione non sarebbe stata creduta;
   a far scattare l'indagine era stata la confidenza di una delle vittime (una bimba di 11 anni) che, scrivendo una lettera alla madre residente lontano da Brescia, aveva raccontato di quanto sarebbe stata obbligata a fare. Sarebbero state determinanti poi le ricostruzioni, dei fatti da parte di alcune presunte vittime che nel frattempo, raggiunta la maggiore età, hanno lasciato la casa famiglia e si sono trovate in condizioni di poter raccontare meglio senza il timore di essere punite. Alcune delle presunte vittime sarebbero invece ancora ospiti della struttura;
   appare importantissimo ricordare che le case famiglia si occupano di diverse realtà sociali che riguardano sia i disabili, sia i tossicodipendenti, sia gli anziani, sia i minori. Proprio con riferimento a questi ultimi, la recente chiusura degli orfanotrofi ha portato alla ribalta tali strutture, dal momento che alle stesse è stata riservata l'accoglienza dei minori, finalizzata a interventi socio-assistenziali e integrativi o sostitutivi della famiglia, svolgendo nella stragrande maggioranza dei casi un servizio di assoluta eccellenza –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e abbia dati circa eventi simili, o che fanno riferimento ad altre problematiche come i ritardi negli inserimenti dei minori nelle famiglie adottive; se non intenda attivarsi per l'istituzione di un Osservatorio nazionale sulle case famiglia, con lo scopo di sanare le carenze che, per diversi motivi, impediscono alle case famiglia di operare, sia reperendo maggiori risorse finanziarie per il funzionamento delle stesse, sia monitorando il loro stato di salute e di operatività; se in tale ambito intenda assumere iniziative per definire le priorità di intervento e le opportune azioni da intraprendere, anche sul piano del corretto funzionamento di tali strutture, per fare in modo che i minori che vi soggiornano debbano risiedervi il tempo strettamente indispensabile e che ogni pratica che li riguardi si svolga nel rispetto dei diritti degli stessi e delle norme di legge e per evitare le lentezze burocratiche che impediscono ai minori medesimi il diritto ad avere una famiglia. (5-04986)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 19 marzo 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-04986

  Con il presente atto parlamentare, gli Onorevoli interroganti richiamano l'attenzione del Governo sul funzionamento e l'operatività delle case famiglia per minori.
  Per quanto concerne il caso richiamato nel presente atto parlamentare, il Ministero della Giustizia ha reso noto che, secondo quanto comunicato dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Brescia, il Giudice dell'udienza preliminare – con decreto del 14 novembre 2014 – ha disposto il rinvio a giudizio innanzi alla prima sezione del Tribunale di Brescia in composizione collegiale per plurimi delitti di violenza sessuale commessi dal 2006 al 2013 nei confronti di sette ragazze all'epoca dei fatti minorenni, ospiti di una casa famiglia della Val Camonica. Secondo quanto riferito dal Ministero della Giustizia il dibattimento, iniziato il 3 marzo scorso, è stato rinviato al prossimo mese di maggio.
  Voglio sottolineare che, ai sensi dell'articolo 8, comma 3, lettera f) della legge dell'8 novembre 2000, n. 328, le Regioni definiscono i criteri, sulla base dei requisiti minimi fissati dallo Stato, per l'autorizzazione, l'accreditamento e la vigilanza delle strutture a gestione pubblica o dei soggetti di cui all'articolo 1, commi 4 e 5 della legge 328/2000, tra cui si annovera la casa famiglia per minori citata con riferimento al caso in esame; mentre ai comuni spetta il rilascio della autorizzazione e dell'accreditamento e la vigilanza delle medesime strutture.
  Ad ogni buon conto, si fa presente che nel corso dei lavori della IV Conferenza dell'Infanzia e dell'Adolescenza, svoltasi a Bari nel mese di marzo 2014, vi sono state sollecitazioni da parte dell'autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza, nonché del mondo dell'Associazionismo e del Terzo Settore, al fine di avviare una riflessione congiunta sul tema del collocamento dei minori in Comunità di tipo familiare, alla luce di una positiva esperienza relativa della condivisione e redazione delle «Linee di indirizzo di affidamento familiare».
  In tale sede, è emersa in particolare la necessità di avviare una riflessione seria al fine di dare una risposta ai bisogni dei minori, come sono emersi anche dalle esperienze pratiche degli operatori del settore. A tal proposito segnalo che al fine di perfezionare uno strumento di indirizzo condiviso tra le istituzioni coinvolte, il 27 gennaio 2015 è stato istituito un Tavolo permanente di confronto con rappresentanti delle Amministrazioni statali, regionali e comunali che coinvolge anche gli esperti del settore e i rappresentanti dei principali coordinamenti delle comunità per minori. Informo che il Tavolo permanente ha cominciato i propri lavori il 6 marzo scorso.
  Nel contempo, si sottolinea che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con decreto del 17 giugno 2014, ha provveduto alla ricostituzione dell'Osservatorio Nazionale per l'Infanzia e Adolescenza, il cui insediamento è avvenuto il 23 luglio 2014. Il compito prioritario dell'Osservatorio è quello di progettare e di redigere la proposta del Piano Nazionale d'Azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, ai sensi dell'articolo 2, comma 2 della legge n. 451 del 1997.
  Il suddetto Piano è uno strumento di indirizzo che risponde agli impegni assunti dall'Italia per dare attuazione alla Convenzione per i diritti dell'Infanzia approvata dall'Assemblea delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 a New York.
  Il ricostituito Osservatorio, che si è riunito in seduta plenaria il 18 dicembre 2014, sarà impegnato soprattutto nelle attività di coordinamento, consultazione e monitoraggio.
  Il predetto Osservatorio dovendo elaborare la proposta del IV Piano Nazionale d'Azione per l'infanzia e l'Adolescenza, ha individuato le priorità tematiche che verranno affrontate tramite la costituzione di 4 gruppi di lavoro ad hoc:
   1) linee di azione al contrasto della povertà dei bambini e delle famiglie;
   2) servizi socio – educativi per la prima infanzia e qualità del sistema scolastico;
   3) strategie ed interventi per l'integrazione sociale ed il sostegno alla genitorialità;
   4) sistema integrato dei servizi e sistema dell'accoglienza;
  Nel sottolineare la rilevanza del tema oggetto del presente atto parlamentare, concludo ribadendo il massimo impegno del Governo ad affrontare le tematiche sollevate dagli Onorevoli interroganti, nell'ottica di rafforzare le misure a tutela dell'infanzia e prevenire ogni forma di abuso sui minori.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

adozione di minore

procedura giudiziaria

minore eta' civile