ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/04374

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 357 del 05/01/2015
Abbinamenti
Atto 5/04409 abbinato in data 15/01/2015
Firmatari
Primo firmatario: ROSSOMANDO ANNA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 02/01/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
AMODDIO SOFIA PARTITO DEMOCRATICO 02/01/2015
GIORGIS ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 08/01/2015
IACONO MARIA PARTITO DEMOCRATICO 02/01/2015
MATTIELLO DAVIDE PARTITO DEMOCRATICO 08/01/2015
NARDUOLO GIULIA PARTITO DEMOCRATICO 13/01/2015
MIOTTO ANNA MARGHERITA PARTITO DEMOCRATICO 14/01/2015


Elenco dei co-firmatari che hanno ritirato la firma
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma Data ritiro firma
SORIAL GIRGIS GIORGIO MOVIMENTO 5 STELLE 05/01/2015 08/01/2015
GIORGIS ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 02/01/2015 05/01/2015
Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 02/01/2015
Stato iter:
15/01/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 15/01/2015
Resoconto COSTA ENRICO VICE MINISTRO - (GIUSTIZIA)
 
REPLICA 15/01/2015
Resoconto ROSSOMANDO ANNA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 05/01/2015

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 08/01/2015

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 13/01/2015

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 14/01/2015

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 15/01/2015

DISCUSSIONE IL 15/01/2015

SVOLTO IL 15/01/2015

CONCLUSO IL 15/01/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-04374
presentato da
ROSSOMANDO Anna
testo presentato
Lunedì 5 gennaio 2015
modificato
Mercoledì 14 gennaio 2015, seduta n. 362

   ROSSOMANDO, AMODDIO, GIORGIS, IACONO, MATTIELLO, NARDUOLO, MIOTTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
nel 2003 il DAP, dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ha avviato un progetto sperimentale in dieci istituti penitenziari italiani (Trani, Siracusa, Ragusa, Rebibbia circondariale, Rebibbia reclusione, Torino, Milano-Bollate, Padova e Ivrea) per promuovere l'attività lavorativa in carcere, attraverso la ristrutturazione delle cucine e l'affidamento della gestione a delle cooperative sociali, con il compito di formare professionalmente i detenuti, assunti con paga regolare dalle cooperative, attraverso periodi di formazione, affiancamento con professionisti del settore, impostazione di gestione secondo criteri di efficienza, adeguamento a standard di sicurezza e qualità;
questo progetto, finanziato dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria a partire dal 2004 e successivamente, a partire dal 2009, dalla Cassa ammende, viene rinnovato di anno con risultati giudicati molto positivi, sia per quanto riguarda la produzione di pasti di qualità, sia per la nascita di vere realtà imprenditoriali (servizi di catering a Torino e Bollate, produzione di panettoni a Padova, taralli a Trani e dolci di mandorla e catering a Siracusa e Ragusa), che hanno raccolto l'apprezzamento anche dei consumatori esterni;
secondo quanto riportato da articoli di stampa, a riscontro del dato positivo di questa esperienza, il 17 marzo 2014 l'allora direttore del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Giovanni Tamburino, a seguito di un colloquio con i direttori dei 10 istituti penitenziari coinvolti, sottolineava il giudizio fortemente positivo sui risultati del progetto, ribadendo l'intenzione di proseguire nell'iniziativa, rendendola strutturale e diffondendola anche ad altri istituti;
nel periodo di vacanza alla direzione del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, da maggio 2014, le cooperative sociali impegnate nelle carceri hanno più volte chiesto riscontro al Ministero circa il futuro del progetto, in scadenza il 31 dicembre 2014;
nei giorni scorsi, con una circolare ministeriale inviata ai dieci direttori carcerari interessati, è stata comunicata la proroga del progetto fino al 15 gennaio 2015 e la successiva chiusura della sperimentazione, con il ritorno della gestione delle cucine all'amministrazione penitenziaria;
tale decisione ha provocato forte preoccupazione tra gli operatori del settore e tra chi guarda con interesse e speranza al recupero e al reinserimento delle persone detenute, e non da ultimo alla loro formazione professionale, per la chiusura di una esperienza che ha prodotto effetti grandemente positivi non solo in termini economici e produttivi ma anche in termini di risparmio e di riqualificazione dell'esperienza detentiva;
l'impiego dei detenuti in attività lavorative, infatti, non solo aumenta le possibilità di reinserimento del detenuto nella società, ma abbatte drasticamente l'eventualità di recidiva;
l'articolo 15 dell'ordinamento penitenziario, di cui alla legge n. 354 del 1975, attribuisce al lavoro un ruolo centrale nel processo rieducativo e di risocializzazione del condannato, così come stabilito dall'articolo 27, comma terzo, della Costituzione. Proprio nel riconoscimento dell'importanza del lavoro per la riabilitazione dei detenuti, con la legge n. 193 del 2000, (cosiddetta legge Smuraglia) sono stati forniti strumenti e modalità per l'avvio di attività lavorative in carcere da parte di imprese pubbliche o private e di cooperative, attraverso la stipula di un'apposita convenzione con l'amministrazione penitenziaria;
dai dati forniti dal Ministro della giustizia il 19 dicembre 2014, durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo assetto del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e del sistema carcerario, è emerso che, per quanto riguarda il lavoro dei detenuti, si è passati dal 20,87 per cento del 2011 al 26,25 per cento del 2014 –:
quali iniziative intenda avviare per dare continuità all'esperienza del progetto sopra descritto, anche con forme di finanziamento diverse da quelle adottate finora, al fine di non vanificare gli importanti risultati fin qui ottenuti, a partire dal 2004, negli istituti penitenziari interessati. (5-04374)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 15 gennaio 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione II (Giustizia)
5-04374

  Nell'ambito del Programma Esecutivo d'Azione (P.E.A.) n. 14 del 2003 è stato approvato un progetto relativo al confezionamento pasti nelle cucine detenuti, che ha progressivamente coinvolto gli istituti penitenziari di Trani, Torino, Roma Rebibbia Nuovo Complesso, Roma Rebibbia (casa di reclusione), Ragusa, Padova, Siracusa, Milano-Bollate, Ivrea e Rieti.
  Secondo quanto comunicato dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, il progetto prevedeva l'affidamento della gestione dei servizi cucina a cooperative – individuate dalle Direzioni – che provvedevano alla formazione dei detenuti addetti ed alla supervisione nella preparazione dei pasti ed assumevano, secondo i contratti collettivi di categoria, i lavoratori così formati. I termini dell'iniziativa prevedevano che le cooperative ricevessero, a titolo di corrispettivo, un «gettone» giornaliero per ciascun detenuto presente in istituto, impiegando materie prime fornite dalla stessa Amministrazione.
  Obiettivo del P.E.A. era di consentire lo sviluppo di attività collaterali di catering e di produzione di alimenti da forno, con conseguente espansione imprenditoriale delle attività delle cooperative cosicché le stesse, ampliando il volume di affari, potessero, da un lato, incrementare il numero dei detenuti lavoranti e, dall'altro, procedere ad una progressiva riduzione del «gettone» giornaliero.
  Di fatto, nel 2009, alla scadenza del progetto, il finanziamento della iniziativa fu trasferito alla Cassa delle Ammende, senza che vi fosse stata la prevista riduzione del gettone pro capite, nonostante l'avvio di alcune attività di catering e di pasticceria.
  Il Dipartimento ha comunicato altresì che, con deliberazione del 18 dicembre 2013, il Consiglio di Amministrazione della Cassa delle Ammende revocò il finanziamento della iniziativa, sulla scorta della normativa che disciplina le finalità e gli interventi della Cassa e tenuto conto che la stessa può finanziare soltanto «progetti dell'Amministrazione Penitenziaria o programmi che tendono a favorire il reinserimento» mediante erogazioni di contributi limitati nel tempo e per progetti che, in prospettiva, prevedano una reale concreta possibilità di continuità autonoma, non assistita da ulteriori sovvenzioni.
  Secondo tale rappresentazione, il gettone giornaliero corrisposto per il confezionamento pasti (pari ad euro 1,50 + IVA al giorno per singolo detenuto) ha, invece, rappresentato il mero corrispettivo di un servizio e si è rivelato inidoneo all'avvio di progettualità o programmi finalizzati ad alimentare commesse esterne in grado di ampliare il volume di affari ed il numero dei detenuti lavoranti.
  Inoltre, il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria – presso il quale è per legge istituito l'autonomo ente Cassa delle Ammende – comunicava di ritenere che l'ente predetto non avrebbe potuto continuare a svolgere il ruolo di finanziatore primario in favore di soli dieci istituti, impiegando gran parte delle proprie risorse ed a fronte di limitate entrate annuali.
  Il mancato ulteriore rinnovo del progetto – la cui scadenza era stata peraltro più volte prorogata – appare, pertanto, scelta degli organi di amministrazione attiva dettata da obiettivi ostacoli normativi.
  Del resto, anche l'analisi dei costi ha evidenziato – secondo quanto riferito – una certa variabilità da istituto ad istituto e, comunque, una loro maggiore onerosità rispetto alla gestione diretta del servizio, praticata generalmente in tutti gli altri istituti penitenziari.
  Dai dati pervenuti dalla Cassa delle Ammende, risulta, inoltre, che il numero complessivo di lavoratori detenuti impiegati a tempo pieno nell'anno 2014 nell'ambito del progetto ammonta a 116 unità, mentre il numero dei lavoratori detenuti impiegati in servizi connessi ammonta a 53 unità.
  Alla luce delle evidenziate motivazioni, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria – preso atto della cessazione della erogazione del finanziamento da parte della Cassa delle Ammende – ha comunicato che tutti gli istituti interessati al progetto hanno assicurato di poter proseguire il servizio in economia, con affidamento diretto e con impiego di egual numero di detenuti, ed hanno in tal senso già da tempo predisposto le necessarie misure organizzative.
  Tale soluzione – secondo quanto riferito dal Dipartimento, che ha opportunamente sensibilizzato i Provveditorati Regionali ad adottare ogni iniziativa e controllo sul passaggio di gestione – garantirà la regolare prosecuzione del servizio, negli stessi termini in cui viene assicurato in tutti gli istituti penitenziari della Repubblica.
  Al fine di non disperdere il prezioso patrimonio conoscitivo sviluppato nel corso del progetto, inoltre, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria ha intrapreso, all'esito di opportuna interlocuzione con il Ministro, iniziative finalizzate a verificare la possibilità di prosecuzione del rapporto di collaborazione con le cooperative esclusivamente per attività diverse dal confezionamento dei pasti.
  In generale, il Ministro della Giustizia, sin dall'inizio del suo incarico di Governo, ha sempre riservato grande attenzione alla questione del lavoro penitenziario, considerandolo quale strumento indispensabile per garantire un modello detentivo realmente finalizzato al compimento dei percorsi individuali di risocializzazione sociale.
  A tale ottica si ispira la recente emanazione, di concerto con i Ministri dell'Economia e del Lavoro, del decreto ministeriale 24 luglio 2014, n. 148, concernente il «Regolamento recante sgravi fiscali e sgravi contributivi a favore di imprese che assumono lavoratori detenuti», che assicura oltre 30 milioni di euro di sgravi fiscali e contributivi a favore delle imprese che vorranno investire nel lavoro penitenziario, assumendo lavoratori detenuti per periodi non inferiori a trenta giorni.
  Il Ministero sta comunque promuovendo specifiche iniziative finalizzate ad incentivare ulteriormente le opportunità di accesso al lavoro in ambito carcerario anche verificando la possibilità di riforma organica della normativa in materia.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

stabilimento penitenziario

detenuto

conseguenza economica