ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/09217

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 429 del 18/05/2015
Firmatari
Primo firmatario: REALACCI ERMETE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 18/05/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 18/05/2015
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 18/05/2015
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 24/09/2015
Stato iter:
24/09/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 24/09/2015
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 09/07/2015

SOLLECITO IL 03/08/2015

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 24/09/2015

RISPOSTA PUBBLICATA IL 24/09/2015

CONCLUSO IL 24/09/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-09217
presentato da
REALACCI Ermete
testo di
Lunedì 18 maggio 2015, seduta n. 429

   REALACCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
   secondo quando si apprende nei giorni scorsi da numerose agenzie stampa nazionali e da un articolo del 15 maggio di Qualenergia, la Commissione europea richiama il nostro Paese per il ritardo nell'introdurre tasse modulate secondo il principio del «chi inquina paga», come ad esempio la carbon tax, e nel rimuovere aiuti dannosi per l'ambiente, come il sostegno alle fonti fossili;
   è uno dei richiami contenuti nell'ultimo documento con le Country Specific Raccomendations, diffuso mercoledì, nel quale si contesta al nostro Paese per il ritardo nell'introdurre tasse modulate secondo il principio del «chi inquina paga», come la carbon tax, e nel rimuovere aiuti dannosi per l'ambiente, come quelli alle fossili;
   in Italia, si legge nel documento, «rimangono lettera morta la revisione dell'imposizione ambientale e l'eliminazione delle sovvenzioni dannose per l'ambiente. L'Italia ha anche istituito un comitato per la fiscalità ambientale e questi diversi aspetti sono peraltro contemplati dalla legge delega di riforma fiscale, la cui attuazione è stata tuttavia rimandata per l'assenza di decreti legislativi attuativi»;
   il riferimento della Commissione europea è a quanto previsto dall'articolo 15 della legge di delega fiscale (legge 11 marzo 2014, n. 23). Il Governo, si legge in quel testo, è delegato a introdurre nuove forme di fiscalità «finalizzate a orientare il mercato verso modi di consumo e produzione sostenibili, e a rivedere la disciplina delle accise sui prodotti energetici e sull'energia elettrica, anche in funzione del contenuto di carbonio e delle emissioni di ossido di azoto e di zolfo». Il gettito, secondo la delega, dovrà essere destinato «prioritariamente alla riduzione della tassazione sui redditi, in particolare sul lavoro generato dalla green economy, alla diffusione e innovazione delle tecnologie e dei prodotti a basso contenuto di carbonio e al finanziamento di modelli di produzione e consumo sostenibili, nonché alla revisione del finanziamento dei sussidi alla produzione di energia da fonti rinnovabili»;
   il sopraddetto documento dell'Unione europea sottolinea da ultimo il fatto che la citata delega rischi di rimanere inattuata e, dunque, anche la tassazione ambientale, ad esempio quella sulla CO2, possa non concretizzarsi: l'articolo di legge citato infatti rimanda alla proposta di modifica della direttiva europea in materia di tassazione dei prodotti energetici (2003/96/CE): proposta però è stata ritirata a fine dicembre;
   secondo una prudente stima del Coordinamento FREE – fonti rinnovabili ed efficienza energetica in Italia una carbon tax limitata ai carburanti per il trasporto di 30 euro a tonnellata di CO2, a fronte di un rincaro della benzina di 0,7 eurocent al litro, pari allo 0,5 per cento, produrrebbe entrate per 2,5-3 miliardi all'anno –:
   se il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri interrogati intendano dare quanto prima risposta alla citata recente raccomandazione della Commissione europea ed emanare con celerità i decreti legislativi attuativi relativi alla citata delega fiscale in materia di tassazione ambientale e incentivi alle fonti fossili;
   se e quali iniziative normative intendano mettere in campo per colmare interamente le lacune normative sopracitate. (4-09217)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 24 settembre 2015
nell'allegato B della seduta n. 489
4-09217
presentata da
REALACCI Ermete

  Risposta. — Con la legge n. 34 del 2015 (articolo 1, comma 2), di conversione del decreto-legge n. 4 del 2015, la delega fiscale di cui alla legge 11 marzo 2014 n. 23 (Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente ed orientato alla crescita), è stata prorogata fino al 26 giugno 2015, data in cui si è esaurita.
  Per quanto di interesse l'articolo 15 della suddetta Delega Fiscale («fiscalità energetica ed ambientale») non è stato attuato in quanto il riferimento che legava politicamente – ma con meccanismi legalmente incerti – parte della sua attuazione alla revisione della direttiva europea sulla Tassazione dell'energia (ETD) ha creato incertezza. Il ritiro da parte della nuova Commissione europea della proposta di revisione dell'ETD (avvenuto a dicembre 2014) ha di fatto bloccato l'elaborazione di proposte da parte del Governo.
  Come noto, la fiscalità ambientale riguarda anche l'articolo 4 (erosione e spese fiscali) dove un certo numero di misure di agevolazione, esenzione e riduzione costituiscono sussidi ambientalmente dannosi (in particolare, ma non solo, i «fossil fuel subsidies» della terminologia OCSE e G20) e la cui eliminazione progressiva potrebbe essere tecnicamente e politicamente fattibile.
  Ad ogni buon conto si rappresenta che, in occasione del semestre di presidenza italiana dell'UE, il Ministero dell'ambiente ha commissionato uno studio comparato sugli aspetti giuridici della fiscalità ambientale in Europa e nei Paesi europei. Detto studio, denominato: «Rapporto Di Pietro» («Fiscalità ambientale in Europa e per l'Europa», convenzione con il CRIFSP-SEAST (Centro di Ricerca e Formazione sul Settore Pubblico – Scuola Europea di Alti Studi Tributari) dell'Università di Bologna, nell'ambito del Protocollo d'Intesa tra l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna e Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare) ha esaminato la situazione in 17 paesi Europei, inclusa l'Italia, fornendo molte e ricche considerazioni sui diversi approcci rispetto alla fiscalità ambientale, sulle tecniche legali esistenti nei singoli paesi e sul potenziale a livello europeo.
  Le risultanze del citato rapporto Di Pietro appaiono in sintonia con le analisi e valutazioni economiche delle maggiori organizzazioni internazionali, quali le Raccomandazioni del rapporto OCSE sulle perfomance ambientali dell'Italia, la Nota dell'EEA (Agenzia Europea dell'ambiente) sul potenziale di una riforma fiscale ecologica in Italia, nonché gli studi di eunomia e università di Aarhus, del FMI e dalla Banca Mondiale, le analisi di Green Budget Europe e dello IEEP (Institute of European Environmental Policies). Corrispondono anche alle Raccomandazioni degli stati generali della Green Economy organizzati dalla fondazione per lo sviluppo sostenibile sotto gli auspici dei Ministeri dell'ambiente e dello sviluppo economico.
  Il sottoscritto ha aperto un tavolo di lavoro informale con il Ministero dell'economia e delle finanze e Presidenza del Consiglio. Tra le ipotesi allo studio è stata proposta, la proroga o il rilancio – con riformulazione – della delega fiscale per quanto riguarda la fiscalità con impatto ambientale (inclusa quella energetica e climatica) tramite un disegno di legge governativo ad hoc o tramite il Green Act in preparazione.
  Il Governo è consapevole che una riforma fiscale ambientale offre numerose opportunità fra le quali occorre costruire il mix appropriato, ad esempio:
   l'abbattimento delle tasse sul lavoro (ad es. allargamento del «bonus fiscale» ai pensionati, come ipotizzato dal Presidente del Consiglio; riduzione Irpef e/o contributi sociali);
   la riduzione del debito pubblico;
   il finanziamento delle politiche ambientali (ad es. idrogeologico e clima);
   il finanziamento dell'eco-innovazione ad alto contenuto occupazionale nei settori colpiti dall'aumento di tassazione per incoraggiarne la transizione.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prodotto energetico

aumento dei prezzi

diffusione delle innovazioni