SALTAMARTINI, BALDELLI e LORENZIN. -
Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:
in un periodo di crisi economica, come quello attuale, è quanto mai importante lanciare un messaggio di cambiamento al Paese, al fine di modificare i rigidi schemi sociali esistenti, che tendono ad «ingabbiare» le donne e gli uomini in ruoli precostituiti, uscendo da una logica di antagonismo di genere;
in questo quadro appare opportuno investire, da un lato, in politiche di crescita e sviluppo e, dall'altro, valorizzare il capitale della persona;
in tal senso in Italia l'occupazione femminile non ha ancora raggiunto gli obiettivi prefissati dall'agenda europea, malgrado sia ormai certo che laddove ciò accadesse se ne avrebbe un beneficio anche in termini di crescita del prodotto interno lordo nazionale;
nella sua audizione in Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati sulle linee programmatiche del dicastero (6 e 13 dicembre 2011), il Ministro interrogato - che ha anche assunto la delega per le pari opportunità - ha reso, tra l'altro, le seguenti dichiarazioni in materia: «Quando noi vediamo le realtà europee, essendo dentro l'Europa e dovendo confrontarci con questi Paesi, notiamo che l'Italia è assurdamente indietro rispetto all'occupazione femminile. Non è un dato di necessità, non è una questione genetica, non è una questione climatica, ma una questione di organizzazione sociale. Mi si fa notare anche sempre che sono atteggiamenti culturali, come se la cultura richiedesse chissà quali tempi per adattarsi ai cambiamenti. Io credo che la cultura possa cercare di adattarsi ai cambiamenti, se è cultura, con un briciolo di dinamismo. Quello che succede nel mondo è davanti a noi e il fatto che l'Italia sia praticamente sempre ultima nelle graduatorie per l'occupazione femminile e che presenti, lasciatemelo dire, un divario drammatico tra le condizioni al Nord e al Sud non è un dato sul quale possiamo indulgere. Non è a questo passato che dobbiamo guardare, ma alla creazione di una situazione diversa per il futuro»;
con l'articolo 46 del cosiddetto collegato lavoro (legge n. 183 del 2010) è stato riaperto il termine per l'esercizio della delega al Governo finalizzata al riordino della normativa in materia di occupazione femminile, già prevista nella legge n. 247 del 2007;
tra le altre cose, i decreti legislativi attuativi della delega dovrebbero prevedere «incentivi e sgravi contributivi mirati a sostenere i regimi di orari flessibili legati alle necessità della conciliazione tra lavoro e vita familiare, nonché a favorire l'aumento dell'occupazione femminile», non soltanto mediante una revisione della vigente normativa in materia di congedi parentali, ma anche con il rafforzamento di istituti, quali il lavoro a tempo parziale e il telelavoro;
uno dei principi direttivi della delega citata indica il rafforzamento delle garanzie per l'applicazione effettiva della parità di trattamento tra donne e uomini in materia di occupazione e di lavoro, anche attraverso la realizzazione di «sistemi di raccolta ed elaborazione di dati in grado di far emergere e rendere misurabili le discriminazioni di genere anche di tipo retributivo»;
occorre, dunque, comprendere con chiarezza l'intenzione del Governo su questo versante -:
se intenda procedere fattivamente all'attuazione della delega di cui in premessa e - in caso affermativo - se abbia già stabilito un percorso istruttorio e una tempistica attuativa della delega medesima, atteso che essa viene in scadenza prima del termine del 2012. (3-02002)