ANGELA NAPOLI. -
Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:
il rapporto annuale dell'Istat «La situazione del Paese nel 2010», presentato il 23 maggio 2011 alla Camera dei deputati, conferma il legame tra il sottofinanziamento del welfare familiare e la situazione di debolezza occupazionale della forza lavoro femminile;
l'Italia è penultima in Europa per spesa a favore delle famiglie e ventitreesima nelle risorse destinate alla disabilità, che assorbono rispettivamente il 4,7 e il 5,9 per cento della spesa per la protezione sociale;
la struttura della spesa sociale comporta, quindi, una distorsione del mercato del lavoro, costringendo le donne a surrogare il ruolo che nei Paesi avanzati è svolto da servizi pubblici efficienti e riducendo l'offerta di lavoro femminile;
questo dato è ulteriormente aggravato da un evidente squilibrio nella distribuzione dei carichi di lavoro familiare, con una forte asimmetria di genere;
da tutto ciò discende che in Italia quasi una donna su due è inattiva (48,9 per cento), e nel Sud quasi due su tre, con una percentuale (63,7 per cento) di più di una volta e mezza superiore a quella del Nord (39,6 per cento);
conseguentemente anche il tasso di occupazione risulta modesto, pari al 46,1 per cento, circa 12 punti in meno della media europea, che si attesta al 58,2 per cento; inoltre il divario diventa crescente quando non si considera la popolazione femminile nel suo complesso, ma le sole donne con figli;
il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, aveva previsto, all'articolo 12-sexies, che le economie conseguenti all'innalzamento dell'età pensionabile per le dipendenti pubbliche confluissero nel Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale, per «interventi dedicati a politiche sociali e familiari con particolare attenzione alla non autosufficienza e all'esigenza di conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare delle lavoratrici»;
la legge di stabilità 2011 ha immediatamente contraddetto questa previsione, stabilendo che le disponibilità del citato Fondo, per l'anno 2011, fossero ridotte di 242 milioni di euro (riduzione pari all'intero ammontare delle economie derivanti nell'anno dall'innalzamento dell'età pensionabile delle dipendenti pubbliche);
nel complesso, malgrado la ricorrente retorica sui valori della famiglia, le politiche pro family dal punto di vista welfaristico e fiscale non hanno avuto, ad avviso dell'interrogante, evoluzioni osservabili dal 2008 ad oggi; in particolare né la struttura della spesa sociale, né la quota di essa destinata direttamente o indirettamente alla famiglia sono state modificate in modo da favorire l'offerta di lavoro femminile -:
quale valutazione dia dei dati diffusi il 23 maggio 2011 dall'Istat e richiamati in premessa, e quali impegni ritenga di assumere, per quanto di propria competenza, per incrementare il tasso di attività e occupazione femminile. (3-01673)