ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/01047

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 460 del 07/04/2011
Firmatari
Primo firmatario: PEPE MARIO (MISTO)
Gruppo: INIZIATIVA RESPONSABILE (NOI SUD-LIBERTA' ED AUTONOMIA, POPOLARI D'ITALIA DOMANI-PID, MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE-MRN, AZIONE POPOLARE, ALLEANZA DI CENTRO-ADC, LA DISCUSSIONE)
Data firma: 07/04/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SARDELLI LUCIANO MARIO INIZIATIVA RESPONSABILE (NOI SUD-LIBERTA' ED AUTONOMIA, POPOLARI D'ITALIA DOMANI-PID, MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE-MRN, AZIONE POPOLARE, ALLEANZA DI CENTRO-ADC, LA DISCUSSIONE) 07/04/2011


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 07/04/2011
Stato iter:
05/05/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 05/05/2011
Resoconto PEPE MARIO (MISTO) INIZIATIVA RESPONSABILE (NOI SUD-LIBERTA' ED AUTONOMIA, POPOLARI D'ITALIA DOMANI-PID, MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE-MRN, AZIONE POPOLARE, ALLEANZA DI CENTRO-ADC, LA DISCUSSIONE)
 
RISPOSTA GOVERNO 05/05/2011
Resoconto MARTINI FRANCESCA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 05/05/2011
Resoconto PEPE MARIO (MISTO) INIZIATIVA RESPONSABILE (NOI SUD-LIBERTA' ED AUTONOMIA, POPOLARI D'ITALIA DOMANI-PID, MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE-MRN, AZIONE POPOLARE, ALLEANZA DI CENTRO-ADC, LA DISCUSSIONE)
Fasi iter:

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 14/04/2011

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 28/04/2011

DISCUSSIONE IL 05/05/2011

SVOLTO IL 05/05/2011

CONCLUSO IL 05/05/2011

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01047
presentata da
PEPE
giovedì 7 aprile 2011, seduta n.460

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:



il gruppo San Raffaele di Roma rappresenta una fondamentale realtà nel campo della sanità a livello nazionale, con diversi centri di riconosciuta eccellenza nel Lazio e in Abruzzo, specializzati soprattutto nei settori della riabilitazione ad alta specialità e della lungodegenza;


nei giorni scorsi, con una lettera inviata a tutte le autorità e istituzioni coinvolte. San Raffaele s.p.a., ha preannunciato la cessazione di tutte le proprie attività sanitarie, a partire dal 15 aprile 2011, in conseguenza del collasso finanziario venutosi a determinare per la mancata soluzione delle numerose problematiche concernenti la riorganizzazione del gruppo stesso nell'ambito del complessivo riordino della sanità laziale e per il mancato pagamento delle prestazioni sanitarie già rese dalle strutture ospedaliere;


ciò comporterà un gravissimo danno per l'intero tessuto sociale del Lazio: al licenziamento dei 3171 lavoratori del gruppo si aggiunge, infatti, la necessità di procedere, da parte delle ASL di competenza, alla presa in carico dei 2283 assistiti attualmente ricoverati, al fine di garantire loro la necessaria continuità assistenziale;


è ben nota la situazione della sanità laziale, ormai giunta al collasso, che non può quindi ritenersi in grado di far fronte ad una «tragedia» di tali proporzioni;


in particolare, secondo il Gruppo San Raffaele, alla situazione descritta si sarebbe giunti a causa dell'inerzia della regione Lazio, che si protrae ormai da due anni, in merito sia alla sottoscrizione di intese per la riorganizzazione del gruppo, sia ai pagamenti delle prestazioni rese;


quanto alla prima questione, la proposta di un protocollo di intesa per la riconversione dell'attività sanitaria è stata presentata dal gruppo San Raffaele a più riprese: ad ottobre 2009, ad ottobre 2010 e infine a marzo 2011, senza che nulla si sia mai determinato al riguardo;


detto protocollo presupponeva il trasferimento e la riconversione di posti letto in attuazione del decreto Commissariale n. 80/2010, nonché la definizione dell'assetto dell'IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) San Raffaele Pisana con l'attribuzione dei posti letto di alta specialità, ma a tale richiesta non si è dato seguito;


sempre in merito all'IRCCS, nonostante le reiterate richieste, non è stato mai possibile definire gli appositi accordi previsti dalla normativa nazionale inerenti allo svolgimento dell'attività e alle modalità di remunerazione;


dal decreto commissariale n. 9/2011, uno dei provvedimenti attuativi del decreto commissariale n. 80/2010, emerge poi chiaramente la disparità di trattamento tra l'IRCCS Santa Lucia, che si è vista attribuire ben 160 posti letto di alta specialità riabilitativa sui 200 disponibili, e l'IRCCS San Raffaele Pisana a cui non ne è stato assegnato alcuno. Ed, anzi, all'IRCCS San Raffaele Pisana sono stati tagliati n. 93 posti letto di riabilitazione corrispondenti ad un terzo della propria capacità ricettiva;


peraltro, risulta agli interpellanti che in quella struttura siano attivi reparti di riabilitazione cardiorespiratoria, per le disabilità pediatriche gravi, per le malattie neuro-degenerative quali SLA e Parkinson, supportati da un centro di ricrea all'avanguardia in sede nazionale ed internazionale, che, ovviamente, dovrebbero rientrare nella qualifica di «alta specialità riabilitativa»;



sempre con riferimento all'IRCCS San Raffaele Pisana la regione non sta ottemperando alla recente sentenza del consiglio di Stato n. 3083/09 e alla sentenza TAR Lazio n. 30406/2010 in merito all'accreditamento e relativo finanziamento delle attività di specialistica ambulatoriale relativamente alle strutture di specialistica ambulatoriali afferenti all'IRCCS San Raffaele Pisana;


quanto invece al blocco delle certificazioni e delle liquidazioni, va segnalato che la necessità manifestata dalla regione di procedere ad una verifica tecnico-contabile sulle attività rese dalla casa di cura San Raffaele Cassino nel periodo 2007-2009 (verifiche più volte sollecitate dalla stessa casa di cura) ha di fatto portato al blocco finanziario relativo a tutte le attività sanitarie della struttura, ritenendo la Regione di dover compensare il credito certo della casa di cura con quello presunto (20 milioni di euro) nascente da un eventuale esito negativo delle verifiche, e ciò ben oltre il danno massimo ipotizzato dalla stessa regione: infatti, attualmente il blocco dei pagamenti ha riguardato oltre 40 milioni, pari al doppio del presunto credito vantato dalla Regione;


oltre a contestare la legittimità stessa della compensazione effettuata, il gruppo San Raffaele sottolinea come essa non sarebbe stata necessaria se la regione e l'ASP Lazio avessero effettuato tempestivamente i controlli, che, di fatto, dopo 4 anni non sono ancora definiti ma solo recentemente iniziati a seguito dei reiterati solleciti da parte del gruppo stesso;


il blocco delle certificazioni e delle liquidazioni ha così determinato una sospensione delle risorse finanziarie provenienti da Unicredit Factor con conseguenti effetti negativi anche sulle altre strutture del gruppo San Raffaele;


nel luglio 2010 presso la Regione Lazio si è tenuta una riunione tra i tecnici della ASL Frosinone, i rappresentanti della casa di cura SR Cassino e i dirigenti regionali all'esito della quale la regione, di fatto riconoscendo l'abnormità delle trattenute effettuate sui crediti correnti della casa di cura, ha convenuto: il ripristino della regolare fatturazione mensile a decorrere da gennaio 2010; lo sblocco delle liquidazioni per fatture pregresse fino al 2009; il mantenimento del blocco su una parte delle liquidazioni pregresse 2009 con accantonamento di 6 milioni di euro a riserva, in attesa della verifica sulla valorizzazione dell'effettiva produzione; l'attivazione di un gruppo di lavoro composto da tecnici dell'ASL di Frosinone, dell'ASP Lazio e della casa di cura per il controllo delle schede nosologiche e la valorizzazione delle prestazioni di riabilitazione;



tuttavia, detto accordo è rimasto inspiegabilmente senza alcun seguito da parte della regione;


altre disposizioni mai attuate parte della Regione sono poi quelle relative a: riprendere le liquidazioni nel limite dell'80 per cento della remunerazione riconoscibile entro i livelli massimi di finanziamento previsti per l'anno 2009; procedere alla liquidazione e pagamento per l'anno 2010, nei limiti della valorizzazione consentita dal buget contrattato e dal sistema di remunerazione regolamentato dai provvedimenti regionali, accantonando, anche per il 2010, una ulteriore riserva pari a complessivi 6.000.000,00 euro e di procedere analogamente nell'anno 2011 qualora, a seguito delle risultanze del gruppo di lavoro, l'importo da recuperare presentasse una ulteriore esposizione;



inoltre, a ottobre 2010 il Tar Lazio ha emesso un'ordinanza in cui, dando atto dell'accoglimento del ricorso al TAR presentato dalla società San Raffaele, ha disposto darsi esecuzione al provvedimento del commissario ad acta con cui venivano assegnati alle Strutture San Raffaele fondi per prestazioni di alta specialità, ammontanti 7.329.278 euro: anche in questo caso, si è ancora in attesa dell'erogazione dei fondi da parte della regione, nonostante i solleciti e gli atti di diffida già notificati;


l'inerzia della regione Lazio nei confronti del gruppo San Raffaele sembra essere in contrasto con l'atteggiamento tenuto invece dalla medesima regione nei confronti di altri soggetti privati operanti nella sanità laziale, che stipulano regolarmente intese con le autorità regionali, e in tempi rapidissimi;


ove ciò rispondesse al vero, si tratterebbe di un gravissimo atteggiamento discriminatorio nei confronti di gruppo che dà lavoro a 3171 persone e che assiste 2283 pazienti ricoverati nelle proprie strutture, per non parlare delle migliaia di prestazioni assistenziali rese in sede ambulatoriale;


appare inoltre evidente come il blocco delle liquidazioni e il continuo rinvio, da circa due anni, della stipula di intese con il gruppo San Raffaele da parte della regione Lazio abbiano creato un danno patrimoniale sempre maggiore all'intera realtà assistenziale del San Raffaele, con inevitabili ripercussioni in termini di assistenza ai malati e di occupazione, rendendo ormai insostenibile per detto gruppo il regolare pagamento degli stipendi, dei farmaci, dei presidi sanitari e di quanto altro necessario per una corretta assistenza, anche in ragione della conseguente indisponibilità degli Istituti di credito a concedere ulteriori finanziamenti;


ad ulteriore riprova di quanto sopra esposto, basti considerare la mobilitazione che in questi giorni ha visto protagonisti sia i lavoratori delle strutture coinvolte che le associazioni dei parenti dei malati, che hanno inviato alla stampa e alle autorità competenti numerose lettere di protesta contro l'inerzia regionale, e di solidarietà e supporto alla meritoria attività svolta quotidianamente da medici, infermieri e operatori sanitari di tali strutture -:




quali iniziative il Governo intenda porre in essere, per quanto di propria competenza, anche per il tramite del commissario ad ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari al fine di dirimere l'annosa questione descritta in premessa ed impedire così che migliaia di lavoratori restino senza stipendio e migliaia di malati restino senza un'adeguata assistenza.

(2-01047)

«Mario Pepe (IR), Sardelli».