ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00895

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 439 del 10/06/2015
Abbinamenti
Atto 1/00869 abbinato in data 10/06/2015
Atto 1/00877 abbinato in data 10/06/2015
Atto 1/00881 abbinato in data 10/06/2015
Atto 1/00883 abbinato in data 10/06/2015
Atto 1/00882 abbinato in data 10/06/2015
Atto 1/00884 abbinato in data 10/06/2015
Atto 1/00886 abbinato in data 10/06/2015
Atto 1/00891 abbinato in data 10/06/2015
Firmatari
Primo firmatario: MATARRESE SALVATORE
Gruppo: SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Data firma: 10/06/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MAZZIOTTI DI CELSO ANDREA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 10/06/2015
LIBRANDI GIANFRANCO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 10/06/2015
SOTTANELLI GIULIO CESARE SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 10/06/2015
VARGIU PIERPAOLO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 10/06/2015
GALGANO ADRIANA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 10/06/2015


Stato iter:
10/06/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 10/06/2015
Resoconto MORANDO ENRICO VICE MINISTRO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 10/06/2015
Resoconto ALFREIDER DANIEL MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto BARBANTI SEBASTIANO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA
Resoconto NASTRI GAETANO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto BUSIN FILIPPO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto LIBRANDI GIANFRANCO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto BERNARDO MAURIZIO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto PALESE ROCCO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto ALBERTI FERDINANDO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto BOCCADUTRI SERGIO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MARGUERETTAZ RUDI FRANCO MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto BRUNO FRANCO MISTO-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO - ALLEANZA PER L'ITALIA (API)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 10/06/2015

ACCOLTO IL 10/06/2015

PARERE GOVERNO IL 10/06/2015

DISCUSSIONE IL 10/06/2015

APPROVATO IL 10/06/2015

CONCLUSO IL 10/06/2015

Atto Camera

Mozione 1-00895
presentato da
MATARRESE Salvatore
testo di
Mercoledì 10 giugno 2015, seduta n. 439

   La Camera,
   premesso che:
    il tema della circolazione della moneta contante è stato oggetto non solo di frequenti dibattiti legati all'evasione e all'evasione fiscale, al riciclaggio e alla necessità della tracciabilità delle transazioni come uno dei relativi metodi di contrasto ma anche di una serie di provvedimenti restrittivi volti a limitarne l'utilizzo in favore di metodi alternativi di pagamento come quelli elettronici;
    secondo quanto si evince dai dati statistici resi noti in audizione alle Commissioni riunite VI e X dalla Camera dei deputati il 13 gennaio 2015, in Italia l'utilizzo del contante è ancora il metodo di pagamento preferito dagli italiani e questo comporta maggiori costi sociali per i pagamenti nonché minore rapidità e trasparenza negli scambi;
    nel 2009, in Italia, 90 transazioni su 100 avvenivano in contanti mentre la media europea era 70. Nel 2012 i pagamenti in contanti si sono ridotti a 87 su 100, ma la media UE è scesa a 60 su 100. Resta, dunque, elevato il ritardo nell'utilizzo di strumenti alternativi che nel nostro Paese si attesta a 75 operazioni annuali per abitante a fronte di circa 194 nell'area dell'euro;
    secondo i dati ISTAT il denaro contante è utilizzato dall'86,3 per cento delle famiglie italiane ed è diffuso in larga misura tra gli anziani single (95,9 per cento) o in coppia (92,8 per cento). Il 37,9 per cento delle famiglie usa il bancomat e il 10,9 per cento la carta di credito: a ricorrere ai sistemi di pagamento automatico sono soprattutto i giovani-adulti (single o in coppia senza figli) e le coppie con 1 o 2 figli. Lo strumento di pagamento meno utilizzato da tutte le famiglie è l'assegno (appena l'1,1 per cento). Nel nostro Paese solo il 13 per cento delle transazioni viene saldato con mezzi di pagamento elettronici, contro una media del 40 per cento dell'Unione europea. In termini di operazioni pro capite con strumenti elettronici di pagamento l'Italia i davanti solo alla Grecia;
    tra le cause che determinano l'enorme uso del contante vi è il numero elevato di italiani che non sono in possesso di un conto corrente bancario a che, pertanto, non utilizzano alcun metodo di pagamento tracciabile ovvero non usano carte di credito o assegni elettronici;
    in Italia i pagamenti elettronici sono in crescita ma a ritmi inferiori rispetto a quelli di altri Paesi; nel 2013 nel nostro Paese sono aumentate del 9 per cento le operazioni di pagamento elettroniche (bonifici automatizzati, carte POS, addebiti preautorizzati) e, tra queste, i pagamenti via internet sono cresciuti del 30 per cento;
    secondo una elaborazione dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre, infatti, in Italia ci sono 15 milioni di unbanked. Lo studio, che verte su dati della Commissione Ue, considera i cittadini europei con più di 15 anni di età che non dispongono di un conto corrente bancario. In Italia, questi sono quasi 15 milioni (il 29 per cento degli italiani over 15). Seguono Paesi come la Romania con poco più di 9.860.000 persone (55 per cento del totale) e la Polonia con poco meno di 9.700.000 cittadini (30 per cento). In Francia e nel Regno Unito i cosiddetti «unbanked» sono in entrambi i Paesi poco più di un milione e mezzo (pari al 3 per cento della popolazione con più di 15 anni). In Germania, invece, la soglia di coloro che non detengono un conto corrente si abbassa a poco più di un milione e quattrocentomila persone (2 per cento);
    altra causa che determina in maniera rilevante il minore utilizzo di metodi di pagamento elettronici è sicuramente la mancanza di incentivi all'utilizzo del POS (Point of sale) per gli esercenti;
    le elevate commissioni a carico degli esercenti in relazione alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento, che in media sono più elevati del 50 per cento rispetto agli altri Paesi europei, nonché gli altri costi di installazione e di gestione annuale delle apparecchiature non incoraggiano i commercianti a rendere disponibile alla clientela il metodo di pagamento tramite carta di credito o bancomat;
    l'installazione e la gestione dei POS, infatti, comprendono un canone annuale per l'affitto dell'apparecchiatura a il mantenimento di una linea telefonica dedicata più o meno costosa a seconda della velocità della transazione. Ne consegue che il migliore incentivo alla diffusione dei POS non e costituito dalla sua obbligatorietà, ma dalla riduzione dei costi di gestione;
    il comunicato stampa del Ministero dello sviluppo economico del 28 luglio 2014, a seguito di un'analisi dei costi, ha evidenziato, infatti, costi fissi in media intorno ai 2-5 euro mensili per terminali innovativi e intorno ai 10-15 euro per apparecchiature più tradizionali, che si traducono in un onere medio annuo tra 25-60 euro all'anno nel primo caso e 120-180 euro nel secondo; ciò a fronte di un onere medio della gestione del contante stimato intorno all'1-1,5 per cento rispetto all'entità delle transazioni;
    a dimostrazione di quanto sia esoso per gli esercenti assicurare ai clienti questa forma di pagamento vi è il paragone con gli altri Paesi europei: i pagamenti tramite POS in Francia, ad esempio, sono più del doppio di quelli dell'Italia (398 miliardi di euro contro 160 miliardi) eppure i terminali installati Oltralpe non sono molti di più (1.834.000 contro 1.501.600). Il confronto con la Germania è ancora più indicativo, alla luce degli ultimi dati ufficiali (Banca dei regolamenti Internazionali, dicembre 2012); in quel Paese ci sono infatti meno POS che in Italia (720 mila), ma vengono usati per più transazioni (174 miliardi di euro);
    invero, la necessità di incentivare l'utilizzo di POS riducendo le commissioni a carico degli esercenti è stata già accolta dal legislatore; infatti il comma 9 dell'articolo 12 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito con modificazioni dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, ha previsto che le imprese che gestiscono i circuiti di pagamento e le associazioni delle imprese devono definire le regole generali per assicurare una riduzione delle commissioni a carico degli esercenti in relazione alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento; il comma 10 del medesimo articolo 12 ha stabilito che, in caso di mancata definizione e applicazione delle misure di cui al predetto comma 9, le stesse fossero fissate con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, sentite la Banca d'Italia e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Analogamente, il comma 5 dell'articolo 15 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito con modificazioni dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, ha previsto che il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Banca d'Italia, disciplinasse le modalità di attuazione della disposizione anche con riferimento agli oneri a carico delle imprese ed al costo unitario del pagamento elettronico;
    in attuazione di quanto disposto dal comma 10 del citato articolo 12, con decreto ministeriale 14 febbraio 2014, n. 51, è stato emanato il regolamento sulle commissioni applicate alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento, che fissa regole generali per assicurare la riduzione delle commissioni e le loro condizioni di trasparenza. Ai sensi di tale decreto le commissioni, oltre a remunerare i circuiti di pagamento e i servizi di issuing, coprono i costi finanziari relativi all'anticipazione delle somme transate all’acquirer e da questi al merchant, il rischio di mancata provvista futura (nelle carte di credito), la manutenzione e la sicurezza del sistema informatico;
    il regolamento (UE) n. 2015/751 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2015, relativo alle commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento basate su carta, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea il 19 maggio 2015, ha fissato tetti alle commissioni interbancarie, pari a 0,3 per cento per le carte di credito e a 0,2 per cento per le carte di debito, lasciando alcune decisioni sulle modalità di attuazione del regolamento agli Stati membri;
    per quanto riguarda invece la disciplina della circolazione della moneta contante, il legislatore italiano è intervenuto più volte per limitarne l'utilizzo;
    l'ultimo provvedimento che ha ridotto la soglia dei pagamenti in contanti e di utilizzo degli assegni bancari/postali trasferibili, nonché dei libretti al portatore è il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito con modificazioni dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, (cosiddetto decreto «Salva Italia»). A decorrere dal 6 dicembre 2011, infatti, la soglia si è abbassata da 2.500 a 1.000 euro; il divieto di violare tale limite si applica a tutti i soggetti residenti nel territorio dello Stato, qualunque sia la loro nazionalità. I soggetti sanzionabili sono sia colui che ha pagato sia colui che ha riscosso gli importi, ivi compreso il lavoratore dipendente che abbia accettato il pagamento dello stipendio superiore a 999 euro in contanti; per evitare ricadute negative sul settore del turismo tuttavia tale limite non si applica ai non residenti in Italia per i quali il limite per i pagamenti in contanti, nel commercio al dettaglio e per le agenzie di viaggi, è fissato a 15.000 euro;
    attualmente, dunque, sono consentita transazioni in contanti fino a 999,99 euro mentre per importi pari o superiori a 1000,00 euro occorre rivolgersi a banche, istituti di moneta elettronica od a Poste italiane spa;
    di contro, però, secondo quanto si evince dalle analisi della CGIA di Mestre del febbraio 2015, l'ammontare di banconote in circolazione nel nostro Paese nel 2014 è cresciuto e ha sfiorato i 164,5 miliardi di euro. Negli ultimi sette anni di crisi l'incremento percentuale è stato del 30,4 per cento a fronte di una variazione dell'incidenza delle banconote sul Pil del +2,4 per cento e di un aumento dell'inflazione che ha sfiorato il 10 per cento;
    la riduzione della soglia di pagamento in contanti sembra, quindi, non aver incentivato l'utilizzo di metodi di pagamento elettronici e appare altrettanto evidente che non esista una stretta e diretta correlazione tra l'utilizzo del denaro contante e l'evasione fiscale che, invero, sembrerebbe maggiormente causata dall'incisività della pressione fiscale;
    infatti, nonostante l'Italia abbia il limite all'utilizzo del contante più basso d'Europa, l'evasione fiscale non sembra averne risentito. Il dato rilevante è che c’è pochissima correlazione tra la soglia limite all'uso di cartamoneta imposta per legge e il rapporto tra la base imponibile Iva non dichiarata e il Pil, vale a dire, appunto, l'evasione fiscale;
    i dati statistici evidenziano che tra il 2000 e il 2012 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili), a fronte di una soglia limite all'uso del denaro che è rimasta pressoché stabile fino al giugno 2008, l'evasione ha registrato un andamento altalenante fino al 2006 per poi scivolare progressivamente fino al 2010. Se tra il 2010 e l'anno successivo la soglia del limite al contante si è ulteriormente abbassata (passando da 5,000 a 1.000 euro), l'evasione, invece, è salita fino a sfiorare il 16 per cento del Pil, per poi ridiscendere nel 2012 sotto quota 14 per cento;
    tra i principali membri dell'Unione europea, ben 12 Paesi; tra i quali Germania, Austria, Finlandia, Svezia e Danimarca, non prevedono alcun limite all'uso del contante. La Francia e il Belgio hanno una soglia di spesa con la cartamoneta di 3.000 euro, la Spagna di 2.500 euro e la Grecia di 1.500 euro. L'Italia e il Portogallo, invece, manifestano la situazione più restrittiva con il limite a 1.000 euro;
    il 21 aprile 2015, il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, e del Ministro dall'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha approvato, in via preliminare, il decreto legislativo sulla fatturazione elettronica, che introduce misure volte a incentivare, mediante la riduzione degli adempimenti amministrativi e contabili, a carico dei contribuenti, l'utilizzo della fatturazione elettronica e la trasmissione telematica dei corrispettivi, nonché adeguati meccanismi di riscontro tra la documentazione in materia di imposta sul valore aggiunto e le transazioni effettuate, potenziando i relativi sistemi di tracciabilità dei pagamenti, nonché a prevedere specifici strumenti di controllo relativamente alla cessioni di beni effettuata attraverso distributori automatici;
    il varo del decreto legislativo ed il relativo potenziamento dei sistemi di tracciabilità delle transazioni così come prevista, potrebbe favorire le condizioni per un riequilibrio del limite all'uso del contante previsto dalla normativa vigente in linea con la media europea;
    appare evidente, dunque, che, nell'ambito dell'esame dei prossimi provvedimenti sulla tematica, la linea politica dal Governo dovrebbe essere volta alla verifica di due condizioni complementari tra di loro: evitare provvedimenti eccessivamente restrittivi dell'uso della moneta contante come metodo di pagamento, riequilibrando la soglia alla media europea, e promuovere ed incentivare l'uso di metodi di pagamento elettronici che consentono di favorire il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale e al riciclaggio,

impegna il Governo

   a valutare l'opportunità di:
    a) a dare rapida attuazione al regolamento (UE) n. 2015/751 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2015 relativo alle commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento basato su carta, nelle parti in cui viene data facoltà allo Stato membro di definire alcune misure, al fine di riequilibrare il costo dai mezzi di pagamento elettronici in Italia, ponendoli in linea con la media dei costi in essere presso gli altri Stati europei;
    b) assumere iniziative normative, nell'ambito di quanto previsto alla lettera a), per una revisione della disciplina vigente in materia di utilizzo del denaro contante, prevedendo un innalzamento della soglia limite affinché risulti equilibrata ed in linea con quella dei principali Stati europei che adottano restrizioni sulla circolazione della moneta contante;
    c) ad assumere iniziative normative volte alla integrale detraibilità fiscale dalle imposte sul reddito di tutti gli oneri legati all'installazione e alla gestione dei dispositivi POS, in luogo della loro altrimenti ordinaria deducibilità dal reddito di impresa o di lavoro autonomo;
    d) assumere iniziative volte alla promozione culturale a formativa dei metodi di pagamento elettronici facendo leva sulla trasparenza delle transazioni e sulla velocità e semplicità di utilizzo.
(1-00895) «Matarrese, Mazziotti Di Celso, Librandi, Sottanelli, Vargiu, Galgano».
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

credito

evasione fiscale

moneta elettronica