ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00240

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 117 del 13/11/2013
Firmatari
Primo firmatario: BINETTI PAOLA
Gruppo: SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Data firma: 12/11/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VARGIU PIERPAOLO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
FITZGERALD NISSOLI FUCSIA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
VECCHIO ANDREA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
CESARO ANTIMO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
FUCCI BENEDETTO FRANCESCO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 12/11/2013
PICCOLI NARDELLI FLAVIA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2013
PICCHI GUGLIELMO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 12/11/2013
NESI EDOARDO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
RABINO MARIANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
MONCHIERO GIOVANNI SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
LIBRANDI GIANFRANCO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
CALABRO' RAFFAELE IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 12/11/2013
CESA LORENZO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
CERA ANGELO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
BUTTIGLIONE ROCCO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
PREZIOSI ERNESTO PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2013
ADORNATO FERDINANDO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
CAUSIN ANDREA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
MARTI ROBERTO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 12/11/2013
FAUTTILLI FEDERICO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
ROMANO ANDREA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
SBERNA MARIO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
MAZZIOTTI DI CELSO ANDREA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
SOTTANELLI GIULIO CESARE SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
PALESE ROCCO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 12/11/2013
BIANCHI DORINA IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 12/11/2013
ABRIGNANI IGNAZIO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 12/11/2013
CATANIA MARIO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
POLIDORI CATIA IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 12/11/2013
DE MITA GIUSEPPE SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013
MARTINO ANTONIO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 12/11/2013
VEZZALI MARIA VALENTINA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 12/11/2013


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-00240
presentato da
BINETTI Paola
testo di
Mercoledì 13 novembre 2013, seduta n. 117

   La Camera,
   premesso che:
    secondo i dati Istat, in Italia è diabetico il 4,8 per cento degli italiani, con una leggera prevalenza delle donne rispetto agli uomini. Attualmente si calcola che ci siano almeno 2.900.000 persone diabetiche, a cui probabilmente andrebbe aggiunto circa un milione di pazienti che non sa di esserne affetto. Numeri che segnano un considerevole aumento rispetto all'indagine multiscopo del 1999-2000, secondo cui era diabetico il 3,7 per cento degli italiani. A distanza di 10 anni il rapporto «Il diabete in Italia 2000-2011», realizzato dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), fornisce una fotografia dettagliata dell'evoluzione del diabete nel nostro Paese. Nel periodo 2000-2011, il numero delle persone con diabete è aumentato in Italia, passando da 2.149 milioni nel 2000 a 2.939 milioni nel 2011. In 30 anni si parla di un aumento del 300 per cento;
   per quanto riguarda la distribuzione geografica, la prevalenza è più alta nel Sud e nelle Isole, con un valore del 5,5 per cento. Seguono il Centro con il 4,9 per cento e il Nord con il 4,2 per cento;
   la prevalenza del diabete aumenta con l'età fino ad arrivare al 18,9 per cento nelle persone con età uguale o superiore ai 75 anni. La situazione è ancora più drammatica se si osservano i dati dell'obesità infantile: nel nostro Paese un bambino su tre è obeso e si parla di soggetti che rischiano di sviluppare il diabete in età adolescenziale. In prospettiva, il diabete va assumendo le caratteristiche di una pandemia: 10 anni fa i malati nel mondo erano 120 milioni, oggi sono 270 milioni e di questo passo nel 2020 saranno 400 milioni; in pratica, ci sono due nuovi casi ogni 10 secondi;
   i fattori di rischio più comuni per lo sviluppo del diabete sono risultati essere l'obesità e la sedentarietà. Se complessivamente, nel 2011, nella popolazione adulta la prevalenza di diabete era pari al 5,8 per cento, tra gli adulti obesi la frequenza della malattia raggiungeva il 15,2 per cento, in crescita di cinque punti rispetto al 2001; tale quota cresceva ulteriormente all'aumentare dell'età, fino a raggiungere il 29,9 per cento tra gli anziani di 75 anni e più, in aumento, rispetto al 2001, di otto punti. Nel 2010, più di un ragazzo su quattro, fra i 6 e i 17 anni, era obeso o in sovrappeso, proporzione analoga a quella rilevata nel 2000;
   nel 2011, l'8,1 per cento delle persone di età superiore ai tre anni che non praticava attività fisica era affetto da diabete. In tutte le fasce d'età, a eccezione delle bambine e delle giovani donne fra i 3 e i 24 anni, i comportamenti sedentari erano molto più diffusi fra i soggetti diabetici rispetto alla popolazione generale;
   dal rapporto ISTAT, «Il diabete in Italia 2000-2011», emerge che nel 2011 l'obesità triplicava il rischio di diabete, rispetto alla condizione di peso nella norma; nei soggetti con un titolo di studio di primo o secondo livello il rischio era 1,7 volte più alto, rispetto a persone con un diploma o una laurea, l'inattività fisica lo accresceva del 35 per cento, rispetto a una regolare attività, per chi risiedeva al Sud il rischio aumentava del 50 per cento rispetto ai residenti al Nord;
   poiché il diabete, come emerge dai dati, è una minaccia per tutto il mondo, è stata istituita nel 1991 dall’International Diabetes Federation e dall'Organizzazione mondiale della sanità la giornata del diabete che viene celebrata in tutto il mondo il 14 novembre di ogni anno e l'ONU in data il 21 dicembre 2006 ha siglato una risoluzione che designa il 14 novembre come giornata delle Nazioni Unite per il diabete, nella quale si richiede a tutti gli Stati membri di promuovere una politica per la prevenzione e la sensibilizzazione volta ad informare sui rischi del diabete e le relative cure; in Italia l'evento è organizzato dal 2002 grazie al supporto volontario di medici e infermieri diabetologi, dietisti, associazioni di pazienti e altri operatori sanitari; cuore delle giornate saranno i controlli della glicemia, del peso, della pressione e del colesterolo. Variabili importanti che permettono di scoprire anche i casi di diabete non diagnosticato e fare una stima del rischio di sviluppare la malattia. Anche agli immigrati che non si sono mai rivolti ai centri diabetologici è offerta in tal modo l'opportunità di consultare gli specialisti e di essere diagnosticati per tempo qualora diabetici. Grazie a queste iniziative che si sono estese in tutte le città italiane vengono così individuati molti pazienti che non sapevano di avere già glicemie elevate tali da determinare un vero e proprio scompenso metabolico;
   la legge italiana di riferimento per la tutela della persona col diabete risale al 1987: è la legge del 16 marzo 1987, n. 115. Il 6 dicembre 2012 invece il PND (piano nazionale diabete) viene recepito come un accordo tra Stato e regioni; esso si pone come obiettivo quello di garantire un livello di cura omogeneo su tutto il territorio nazionale, per questo motivo è importante che tutte le regioni, oltre a sottoscriverlo, si impegnino per farlo funzionare concretamente, trasformando in realtà servizi migliori e più efficienti senza lasciarli riposare sulla carta delle buone intenzioni: i numeri di questa malattia sono in crescita ed è più che mai necessario agire vicino alle famiglie. Uno degli obiettivi del piano è, infatti, quello di migliorare i servizi di assistenza e ridurre l'impatto del diabete nella vita del malato e della sua famiglia, potendo così garantire uno stile di vita migliore, più semplice. Per riuscirci però, è impensabile trascurare la prevenzione e la diagnosi precoce. Con una più efficiente e migliore continuità assistenziale il numero dei malati dovrebbe stabilizzarsi, scendere, come i costi per la sanità pubblica, diretti e indiretti causati dal diabete, assicurando meno sprechi e interventi davvero mirati e utili sul lungo periodo;
   le regioni devono adottare modelli di assistenza omogenei, efficaci e appropriati, come previsto nel piano nazionale diabete, il documento redatto dal Ministero della salute, approvato in febbraio dalla Conferenza Stato-regioni, ma in realtà solo 9 regioni hanno recepito ufficialmente il piano nazionale diabete, nemmeno 5 hanno intrapreso passi significativi per metterlo in pratica. Le differenze fra l'assistenza erogata nelle varie regioni si sta ampliando;
   il diabete comporta costi molto elevati: i dati mostrano infatti come il 6,7 per cento dell'intera spesa sanitaria nazionale, pubblica e privata sarà assorbita dalla popolazione diabetica; una persona affetta da diabete grava sulla sua famiglia e le condizioni socio-economiche sono fortemente correlate alla gestione della malattia; anche per questo il decreto ministeriale 28 maggio 1999, n. 329, con il quale è stato adottato il «Regolamento recante norme di individuazione delle malattie croniche e invalidanti ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124», ha riconosciuto il diabete mellito quale patologia che dà diritto «all'esenzione dalla partecipazione al costo per le correlate prestazioni sanitarie incluse nei livelli essenziali di assistenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124»; «Parlando di diabete – spiega il Presidente dell'Associazione di diabetologia italiana – la prevenzione è tutto. Prevenire questa malattia permette alla sanità pubblica un grande, risparmio sul piano economico, ma è ancor più importante per la sicurezza delle persone: per la loro vita e per la loro qualità di vita. È importante assumere uno stile di vita sano con cui poter evitare il diabete o ridurne i danni in tempo nel caso in cui fosse già diagnosticato». Una dieta equilibrata è uno dei principali obiettivi. Anche l'attività fisica è un elemento essenziale nella cura e terapia del diabete. I trenta minuti di camminata a passo veloce hanno dimostrato essere in grado di ridurre di oltre il 50 per cento il rischio di sviluppare la malattia;
   in Italia ci sono 15.000 bambini con diabete di tipo 1. Per affrontare la situazione il nostro Paese, il primo nell'Unione europea, ha adottato un documento per l'accoglienza a scuola dei bambini diabetici. Il documento contiene indicazioni ad hoc per garantire le necessarie attenzioni negli istituti scolastici ai bambini e sostenere famiglia e scuola nella gestione quotidiana. L'iniziativa è nata dalla collaborazione tra il Coordinamento tra associazioni italiane di aiuto a bambini e giovani con diabete (Agdi Italia) e i Ministeri della salute e dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il diabete di tipo 1 è dovuto ad una reazione autoimmunitaria che distrugge le betacellule del pancreas dove viene prodotta l'insulina. Con l'aumento dell'obesità infantile il diabete di tipo 2, fino a qualche anno fa di pertinenza solo dell'adulto, sta diventando una patologia emergente. Tuttavia la forma di diabete più frequente da 0 a 14 anni è il diabete di tipo 1, il cui sviluppo non dipende da errati comportamenti alimentari e sedentarietà, ma è associato ad una predisposizione genetica. Se su un fronte è necessario ritoccare lo stile di vita sin da bambini, sull'altro fronte, quello genetico, è invece fondamentale riconoscere in tempo i sintomi. La diagnosi precoce è fondamentale. Il 18 per cento dei bambini è obeso già prima di compiere otto anni. Più diffuso il problema del sovrappeso, sfiora il 25 per cento: arrivano bambini con valori alterati di colesterolo, trigliceridi e insulina, pari a quelli di un adulto;
   la forma più frequente di diabete, il diabete di tipo 2, si manifesta dopo i 40 anni, soprattutto in persone soprappeso-obese. La sua evoluzione è lenta e priva di sintomi. Gradatamente la persona perde la capacità di controllare l'equilibrio della sua glicemia. Questa forma, definita diabete dell'anziano o alimentare è di gran lunga la più comune con milioni di casi in Italia, anche a causa della diffusione dell'obesità e dell'invecchiamento della popolazione. Rappresenta circa il 90 per cento dei casi di questa malattia; la prevalenza del diabete di tipo 2 a livello mondiale è destinata a salire e nel 2030 si stimano circa 370 milioni di persone affette da tale patologia; studi accreditati stimano che entro il 2030, nei Paesi industrializzati, il diabete di tipo 2 possa diventare la quarta causa di morte: tra le persone affette da diabete, infatti, le patologie cardiovascolari sono da due a quattro volte più frequenti rispetto ai soggetti non diabetici di pari sesso ed età; alla base del diabete di tipo 2 vi sono, principalmente, una ridotta ed alterata produzione di insulina e la resistenza agli effetti biologici della stessa: è stato dimostrato che un controllo glicemico ottimale riduce le complicanze croniche di tale patologia ed i costi ad esse associati; se trascurato, il diabete può causare vere e proprie disabilità come cecità (il diabete infatti ne è la causa principale), ictus, infarti e anche amputazioni. Tra le cause scatenanti ci sono una cattiva alimentazione (per il tipo 2, non per il mellito), predisposizione genetica, sedentarietà e stress;
   secondo studi recenti il diabete di tipo 2 (non insulino-dipendente) favorirebbe l'insorgenza del morbo di Alzheimer, come rivela lo studio di GM Pasinetti, pubblicato su «Diabetes», prestigiosa rivista scientifica internazionale. «Il nostro studio – spiega Pasinetti, tra i maggiori scienziati al mondo nel campo delle malattie neurodegenerative come il Parkinson, l'Alzheimer e la Sla – prospetta per la prima volta una serie di meccanismi attraverso i quali il diabete di tipo 2 può provocare alcuni cambiamenti nel cervello e influenzare in maniera significativa lo scatenarsi della malattia di Alzheimer»; la relazione tra diabete di tipo 2 e malattia di Alzheimer è ancora poco chiara. Non tutti i soggetti con diabete di tipo 2 sono affetti da morbo di Alzheimer e, allo stesso modo, non tutti i malati di Alzheimer sono diabetici. Tuttavia, negli ultimi anni, l'evidenza epidemiologica indica che rispetto a soggetti anziani sani la popolazione della stessa età alle prese con il diabete di tipo 2 ha più probabilità di sviluppare un deterioramento cognitivo e una maggiore sensibilità alla insorgenza della malattia di Alzheimer;
   la ricerca sul diabete negli ultimi dieci anni ha avuto degli sviluppi importantissimi, come per esempio i sensori glicemici, in grado di monitorare il paziente 24 ore su 24, tuttavia la cura, come altre, non solo non è inserita nelle prestazioni a tariffario dei livelli essenziali di assistenza, ma può accadere che, all'interno della stessa regione, venga concessa gratuitamente a seconda dell'azienda sanitaria locale di riferimento; inoltre, i presidi per l'autocontrollo della glicemia, pur fondamentale per la cura e la gestione del diabete, non si possono detrarre dalla dichiarazione dei redditi, in quanto non considerati farmaci, ma vengono concessi in modo differenziato e carente dal servizio sanitario nazionale rispetto alle effettive necessità del paziente; ad oggi diverse prestazioni per la cura e la prevenzione delle complicanze connesse alla patologia del diabete non sono incluse nei livelli essenziali di assistenza, come il cosiddetto «piede diabetico», il quale comporta una cura non solo molto dolorosa, ma anche complessa, lunga, costosa, e soggetta a ticket; sono altresì esclusi gli esami ematochimici, gli esami strumentali, l'educazione terapeutica, ed anche, paradossalmente, le dichiarazioni e/o attestazioni di idoneità alla guida di autoveicoli per il rinnovo della concessione della patente, così come molte altre prestazioni;
   l'insulina è uno dei capisaldi della terapia del diabete. Ha ancora il limite di dover essere somministrata attraverso iniezioni sottocutanee, anche se ora è in fase di sperimentazione una nuova soluzione: la cosiddetta «insulina intelligente». In pratica si tratta di un'insulina racchiusa in sostanze particolari, dei polimeri, che hanno la capacità di «sentire» la glicemia. Quando la glicemia si alza, i polimeri si aprono e fanno uscire l'insulina, mentre se la glicemia scende, i polimeri lo avvertono e si richiudono impedendo l'entrata in circolo dell'insulina;
   fino a poco tempo fa, la terapia farmacologica del diabete tipo 2, prima di passare alla terapia insulinica, era basata in via quasi esclusiva sulla metformina, sui secretagoghi (sulfoniluree e glinidi) e sui glitazoni (oggi solo pioglitazone). Il ricorso a queste terapie ipoglicemizzanti però è stato limitato dalla comparsa di eventi avversi, quali ipoglicemia, aumento di peso e scompenso cardiaco. Di recente, si è diffusa una nuova classe di farmaci, le cosiddette incretine e le gliptine (inibitori della dipeptil-peptidasi 4 – DPP4), che esercitano un effetto favorevole sul peso corporeo, un rischio praticamente assente di ipoglicemia, un effetto positivo sul profilo di rischio cardiovascolare ed una incidenza di effetti collaterali decisamente poco frequente. Le favorevoli ripercussioni sulla qualità della vita del paziente, sul compenso metabolico e sulla sua progressione nel tempo, hanno indotto le società scientifiche endocrino-diabetologiche internazionali ad inserire tali farmaci negli algoritmi terapeutici. I farmaci sono stati autorizzati all'immissione in commercio in Italia e ad essi è stato riconosciuto dall'AlFA lo status di farmaci innovativi potenziali e per i primi due anni, sono stati sottoposti ad uno stretto monitoraggio da parte dell'Agenzia regolatoria. Tuttavia ad essi, dopo ben 2 anni di positivo monitoraggio, non è stato riconosciuto alcun trattamento di miglior favore rispetto alla categoria generale dei farmaci antidiabetici;
   è sempre più evidente il ricorso alla compartecipazione privata attraverso forme assicurative, che di fatto gravano sul privato, alleggerendo il settore pubblico, ma snaturando la ratio della legge istitutrice del Servizio sanitario nazionale e il diritto all'accesso alle cure; la politica sanitaria tende ad un ampliamento della platea degli aventi diritto e ad una riduzione del livello delle prestazioni erogate a carico del Servizio sanitario nazionale,

impegna il Governo:

   a garantire l'accesso alla cura e alle prestazioni per i pazienti diabetici in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, inserendo, in ottemperanza all'articolo 32 della Costituzione, la gratuità degli esami ematochimici, degli esami strumentali, dell'educazione terapeutica e di tutte le prestazioni connesse alla gestione del diabete e delle relative complicanze, in sede di revisione dei livelli essenziali di assistenza ormai fermi al lontano 2001;
   a prevedere una campagna d'informazione e di prevenzione, in linea con gli obiettivi posti dall'Organizzazione mondiale della sanità di riduzione dell'incidenza del diabete di tipo 2, mettendo l'accento sull'importanza di stili di vita corretti, attraverso un'adeguata attività fisica e una corretta alimentazione, nonché sull'importanza del test glicemico;
   ad adottare forme di family learing socio-sanitario (FLSS), come modello innovativo di educazione terapeutica che consiste nella creazione di un percorso guidato e mediato cui partecipano, da un lato il paziente ed i suoi familiari, dall'altro i professionisti sanitari e sociali del territorio, posto che si tratta di un processo di apprendimento integrato e condiviso tra il paziente, la famiglia e il sistema dei servizi sanitari e sociali che va ad incidere positivamente sia sul decorso della malattia che sulla qualità di vita dei pazienti;
   ad adottare le misure necessarie al fine di garantire ai pazienti diabetici di tipo 2, che ne abbiano bisogno, la piena disponibilità dei farmaci innovativi, anche alla luce della nota dell'Associazione medici diabetologi e della società italiana di diabetologia trasmessa all'AIFA in data 12 dicembre 2011, nonché delle raccomandazioni e delle linee guida diffuse a livello internazionale, e a riconsiderare il tetto di spesa per questa tipologia di farmaci adeguandolo a quanto previsto in altri Paesi europei;
   ad assumere iniziative per creare un registro nazionale delle persone con diabete, basato su registri regionali, per avere dati certi sui quali fondare valutazioni e previsioni, considerato che i dati relativi al diabete segnalano che nel 2011 erano 3 milioni le persone colpite da questa malattia, mentre un milione e mezzo (si tratta di una stima) potrebbe esserne affetto senza saperlo, a causa della mancanza di informazioni e una prevenzione adeguata.
(1-00240) «Binetti, Vargiu, Fitzgerald Nissoli, Vecchio, Antimo Cesaro, Fucci, Piccoli Nardelli, Picchi, Nesi, Rabino, Monchiero, Librandi, Calabrò, Cesa, Cera, Buttiglione, Preziosi, Adornato, Causin, Marti, Fauttilli, Andrea Romano, Sberna, Mazziotti Di Celso, Sottanelli, Palese, Dorina Bianchi, Abrignani, Catania, Polidori, De Mita, Antonio Martino, Vezzali».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

malattia

prevenzione delle malattie

diabete

rischio sanitario

prodotto farmaceutico

spese sanitarie

diritto alla salute

terapeutica