ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00594

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 448 del 14/03/2011
Abbinamenti
Atto 1/00590 abbinato in data 16/03/2011
Atto 1/00598 abbinato in data 16/03/2011
Atto 1/00599 abbinato in data 16/03/2011
Atto 1/00600 abbinato in data 16/03/2011
Atto 1/00601 abbinato in data 16/03/2011
Atto 1/00602 abbinato in data 16/03/2011
Atto 1/00604 abbinato in data 16/03/2011
Atto 6/00070 abbinato in data 16/03/2011
Firmatari
Primo firmatario: PIFFARI SERGIO MICHELE
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 14/03/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CIMADORO GABRIELE ITALIA DEI VALORI 14/03/2011
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 14/03/2011
DONADI MASSIMO ITALIA DEI VALORI 14/03/2011
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 14/03/2011


Stato iter:
16/03/2011
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 16/03/2011

RITIRATO IL 16/03/2011

CONCLUSO IL 16/03/2011

Atto Camera

Mozione 1-00594
presentata da
SERGIO MICHELE PIFFARI
testo di
lunedì 14 marzo 2011, seduta n.448

La Camera,

premesso che:

l'Unione europea ha fissato in modo vincolante il percorso da intraprendere, da qui al 2020, per combattere i cambiamenti climatici e promuovere l'uso delle energie rinnovabili;

ciò consentirà all'Unione europea di ridurre del 20 per cento le emissioni di gas a effetto serra rispetto al 1990, di conseguire un risparmio energetico del 20 per cento e di aumentare al 20 per cento la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale di energia entro il 2020;

per l'Italia l'incremento finale, entro il 2020, dovrà essere non inferiore al 17 per cento. Si ricorda che nel 2008 le fonti rinnovabili di energia hanno contribuito complessivamente al consumo interno lordo italiano di energia per una percentuale di poco superiore al 9,6 per cento;

il nostro Paese ha adottato il piano di azione nazionale per le energie rinnovabili, notificato nel mese di luglio 2010 alla Commissione europea ai fini della valutazione della sua adeguatezza;

in detto piano si delinea un percorso di crescita delle rinnovabili dai 40 ai 50 terawattora (TWh) dal 2010 al 2020, ovvero il raddoppio rispetto alla produzione attuale. Una crescita in linea con la strategia dell'Europa verso il 2020;

è evidente che, in tale prospettiva, i meccanismi di sostegno, laddove giustificati da maggiori costi rispetto alle tecnologie non rinnovabili, rispondono innanzitutto alla strategia di promozione delle rinnovabili e dell'efficienza energetica nell'ambito della politica energetica del nostro Governo in sede di Unione europea. Questo impone evidentemente di sgombrare il campo alle troppe incertezze prodotte - soprattutto in queste ultime settimane - con il comportamento del Governo e poter ridare garanzie ai consumatori e, soprattutto, alle imprese;

il decreto legislativo attuativo della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, approvato definitivamente dal Governo e in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, non solo non ha recepito gran parte delle condizioni e osservazioni poste dalle commissioni parlamentari competenti nel mese di febbraio 2011, ma ha avuto un iter caratterizzato da forti polemiche e contestazioni, a cominciare dagli stessi operatori del settore, proprio in conseguenza delle anticipazioni sulle modifiche che il Governo si apprestava ad apportare alla versione definitiva del decreto medesimo. Dopo numerose proteste, il Governo è stato così costretto a fare parziale marcia indietro, rivedendo, per esempio, il tetto che si voleva imporre oltre gli 8 mila megawatt (Mw) di fotovoltaico, per chiudere con gli incentivi economici;

rimane il fatto che nel decreto approvato i «premi» del terzo conto energia sul fotovoltaico, inizialmente destinati a durare dal 2011 al 2013, si applicheranno solo agli impianti allacciati alla rete elettrica entro il 31 maggio 2011. Poi scatteranno i nuovi bonus. Il risultato è che si è in presenza di una sorta di vuoto normativo che riguarda tutti gli impianti che saranno connessi alla rete dopo il 31 maggio 2011;

oggi, infatti, i tempi per l'allacciamento di un piccolo impianto è di circa 70 giorni lavorativi, che salgono a 150 giorni per una struttura più complessa. Per chi ha progetti autorizzati, finanziati o in corso, riuscire a rientrare nella suddetta scadenza del 31 maggio 2011 è, quindi, una vera e propria incognita. Ecco perché si è parlato di taglio «retroattivo» e incostituzionale;

il sistema bancario ha già annunciato la sospensione dei finanziamenti previsti e molte aziende si ritrovano improvvisamente con i loro investimenti a rischio, circostanza che coinvolge decine di migliaia di posti di lavoro e impedisce la creazione di nuove opportunità occupazionali (stime accreditate riportano che oggi in Italia un nuovo posto di lavoro su tre è nella green economy);

e questo proprio quando la Commissione europea presenta una roadmap che prevede di portare dal 20 al 25 per cento la riduzione delle emissioni di gas-serra nel 2020. Insomma, un contesto europeo dove le rinnovabili vengono vissute come un'opportunità di crescita e sviluppo e non solo come un costo, come, invece, sta succedendo in Italia;

in risposta agli operatori del settore e alla richiesta urgente di chiarimento proveniente dalla stessa Associazione delle banche estere (Aibe) che operano in Italia, che in una lettera al Governo aveva sollecitato regole certe, confermando il «rischio di inaffidabilità del legislatore italiano», il Governo si è, quindi, impegnato, entro poche settimane, a emanare un decreto per stabilire regole certe e un nuovo quadro di incentivi in materia;

in un'intervista del 9 marzo 2011 a Italia oggi, lo stesso rappresentante di Confindustria in Europa come consigliere al Comitato economico e sociale europeo (Cese), ha affermato che l'Italia si sta ponendo in netta controtendenza rispetto alla politica energetica europea e sarà grave per le imprese l'impatto derivante dal varo del recente decreto governativo sulle energie alternative, che verranno, di fatto, disincentivate;

tutta questa incertezza e totale improvvisazione non può, quindi, che ripercuotersi negativamente sugli investimenti in un settore strategico e «anticiclico», quale è quello delle energie pulite;

va ricordato, peraltro, che la Banca europea per gli investimenti, ossia l'istituto di credito a lungo termine dell'Unione europea, aveva varato provvedimenti di cofinanziamento per le energie rinnovabili (500 milioni di euro per sostegno alle aziende);

l'ultimo studio dell'Istituto di ricerche economiche e sociali (Ires), presentato il 24 gennaio 2011, prevede oltre 250 mila posti di lavoro nel settore entro il 2020;

anche la Confindustria ha presentato un piano sull'efficienza energetica 2010-2020 che prevede un impatto socioeconomico sull'economia pari a circa 238 milioni di euro di incremento del valore di produzione totale, una crescita di occupazione di circa 1,6 milioni di unità e un impatto positivo sul sistema Paese di circa 14 miliardi di euro;

vanno, altresì, ricordati i vantaggi per le casse pubbliche: in base all'ultimo Solar energy report del Politecnico di Milano, nel 2009 l'erario, a fronte di incentivi per 450 milioni, ha incassato 300 milioni tra ires, irap e ici;

sostenere, come ha fatto nei giorni scorsi lo stesso Ministro dello sviluppo economico, che gli incentivi costano troppo e vanno, quindi, eliminati non è certo il modo migliore per affrontare la partita decisiva delle rinnovabili nel nostro Paese. Una delle finalità del Governo è quella di voler limitare il peso degli incentivi pagati con le bollette elettriche. In questo ambito va sottolineato che - per esempio - in Germania gli incentivi prelevati dalla bolletta sono quasi il doppio di quelli italiani;

si ricorda, inoltre, che buona parte degli oneri in bolletta riguardano gli incentivi CIP6, ossia quegli incentivi pagati con le bollette elettriche dai cittadini a favore delle energie assimilate alle fonti rinnovabili. Dette energie assimilate non hanno nulla a che vedere con le energie pulite e altro non sono che energie prodotte da impianti che utilizzano calore di risulta o fumi di scarico: termovalorizzatori, impianti di raffinazione del petrolio gassificato e bruciato nelle centrali elettriche, impianti che usano gli scarti di lavorazione o di processi, impianti di cogenerazione ed altro. Insomma, oneri a carico degli utenti che nulla hanno a che fare con l'incentivazione delle energie pulite;

dai dati dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas del 2009, l'impatto complessivo sulla componente tariffaria A3 (e quindi sulla bolletta) è di circa 2,4 miliardi di euro, di cui poco meno di 1 miliardo riguarda le fonti rinnovabili e poco più di 1,4 miliardi riguarda le fonti assimilate;

nell'anno 2008, detta componente A3 ha gravato sui consumatori per circa il 6 per cento della loro spesa complessiva, al netto delle tasse. Questo meccanismo di tipo parafiscale (peraltro gravato dall'iva in bolletta) presenta, tra l'altro, evidenti problemi di equità redistributiva, in quanto i consumi di energia elettrica non sono proporzionali ai redditi dei cittadini, per cui - per esempio - una famiglia numerosa è chiamata a contribuire alla copertura dei suddetti oneri di incentivazione alle rinnovabili e alle assimilate in misura superiore a una singola persona fisica magari benestante;

la stessa Autorità per l'energia elettrica e il gas, nella sua memoria dell'11 febbraio 2009, per l'audizione presso la X Commissione della Camera dei deputati, aveva segnalato quanto fosse opportuna una riflessione in merito alla possibilità di trasferire tali oneri a carico della fiscalità generale;

in relazione a quanto sopra esposto, si ricorda che in sede di esame dello schema di decreto legislativo attuativo della direttiva 2009/28/CE, il 9 febbraio 2011, le Commissioni congiunte VIII e X della Camera dei deputati approvavano un parere con condizioni e osservazioni, nel quale - tra l'altro - si chiedeva al Governo di prevedere una graduale riduzione della remunerazione complessiva riconosciuta alle fonti assimilate (CIP6) e di garantire un'equa ripartizione degli oneri di incentivazione delle fonti rinnovabili, spostando il relativo carico dai consumatori di energia elettrica (attraverso la bolletta elettrica), come avviene attualmente, alla fiscalità generale;

in realtà né queste proposte di modifica, né gran parte delle altre previste nei pareri approvati dal Parlamento sono state prese in considerazione;

l'esistenza reale di distorsioni nella gestione del sistema delle rinnovabili in Italia e la necessità ineludibile di un sistema di regole più precise e trasparenti e di una revisione condivisa con gli operatori del meccanismo complessivo degli incentivi non devono in nessun caso servire a pretesto o rischiare - come sta avvenendo - di rimettere in discussione la necessità/opportunità di continuare sulla strada delle energie pulite,
impegna il Governo:


ad attivare immediatamente il previsto tavolo di confronto sia con gli operatori del settore che con le principali associazioni ambientaliste e di categoria, al fine di emanare in tempi rapidi i decreti attuativi del decreto legislativo di recepimento della direttiva 2009/28/CE e di giungere alla composizione di una decisione equilibrata, capace sia di dare le indispensabili certezze al mercato che di sostenere e promuovere i benefici economici e ambientali legati allo sviluppo delle fonti rinnovabili;

a non introdurre norme che possano rivelarsi nella loro attuazione a effetto retroattivo e in contrasto, quindi, con il principio cardine della certezza del diritto, facendo salvi gli investimenti già posti in essere, identificandoli attraverso parametri certi;

a prevedere che i necessari «aggiustamenti», ossia la tendenziale riduzione nel tempo degli incentivi per le fonti rinnovabili, tengano in debito conto i congrui tempi di transizione, al fine di garantire gli investimenti effettuati dalle imprese del settore;

al fine di contribuire alla riduzione del carico sulla bolletta elettrica della componente A3 relativa al finanziamento degli incentivi per le fonti rinnovabili e le energie assimilate:

a) a prevedere, ai fini di un'evidente equità fiscale, un graduale trasferimento nel medio termine della copertura dei suddetti incentivi, dalla componente A3 alla fiscalità generale, così come, peraltro, chiesto dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas;

b) ad assumere le iniziative di competenza in relazione all'aggiornamento annuale in riduzione della remunerazione complessiva riconosciuta alle fonti energetiche assimilate, di cui al provvedimento del Comitato interministeriale dei prezzi 29 aprile 1992, n. 6/92 (cosiddetto CIP6);

c) a confermare la definitiva cessazione, alla scadenza delle convenzioni attualmente in essere stipulate tra i produttori e il Gestore dei servizi elettrici (Gse), e senza alcuna possibilità di proroghe, di ogni incentivazione per gli impianti funzionanti con fonti energetiche assimilate alle rinnovabili (CIP6);

a tenere conto, anche in futuri decreti correttivi, delle condizioni e delle osservazioni espresse nel febbraio 2011 dalle Commissioni competenti di Camera e Senato, in sede di espressione del parere sullo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva 2009/28/CE.

(1-00594)
«Piffari, Cimadoro, Borghesi, Donadi, Evangelisti».