XIX Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Giovedì 29 febbraio 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'università e della ricerca, Anna Maria Bernini, sulle prospettive della ricerca applicata alla luce del progetto di attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, attualmente in discussione in Parlamento (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 3 
Bernini Anna Maria , Ministro dell'università e della ricerca ... 3 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 6 
Bernini Anna Maria , Ministro dell'università e della ricerca ... 6 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 6 
Bernini Anna Maria , Ministro dell'università e della ricerca ... 6 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 6 
Bernini Anna Maria , Ministro dell'università e della ricerca ... 6 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 6 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 6 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 6 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 6 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 7 
Bernini Anna Maria , Ministro dell'università e della ricerca ... 7 
Benzoni Fabrizio (AZ-PER-RE)  ... 8 
Bernini Anna Maria , Ministro dell'università e della ricerca ... 9 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 9 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD-IDP)  ... 9 
Bernini Anna Maria , Ministro dell'università e della ricerca ... 9 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 10 
Bernini Anna Maria , Ministro dell'università e della ricerca ... 10 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALBERTO LUIGI GUSMEROLI

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'università e della ricerca, Anna Maria Bernini, sulle prospettive della ricerca applicata alla luce del progetto di attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, attualmente in discussione in Parlamento.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro dell'università e della ricerca, Anna Maria Bernini, sulle prospettive della ricerca applicata alla luce del progetto di attuazione dell'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, attualmente in discussione in Parlamento.
  Ringrazio il Ministro per aver sollecitamente risposto all'invito della Commissione.
  Prima di cedere la parola al Ministro, chiedo ai colleghi che intendono intervenire di comunicare le loro richieste alla Presidenza.
  Do subito la parola al Ministro Bernini.

  ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'università e della ricerca. Grazie. Vedo che vi sono colleghi che già ora prenotano un loro intervento. Sono molto contenta. Questo mi gratifica, perché venire qui e dopo il mio intervento essere seguita da un silenzio di tomba sarebbe una piccola grande sconfitta.
  Prima di tutto grazie per avermi invitato. Sono io che ringrazio voi per avermi voluta qui. Credo che il tema di cui parleremo oggi sia uno dei temi più importanti, legato proprio alle diverse anime del Ministero che mi onoro di rappresentare perché – scusate se lo ripeto, io sono già stata vostra ospite, quindi vi ringrazio – già abbiamo detto una volta quali fossero le caratteristiche del Ministero dell'università e della ricerca e dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, che non è solo università, non è solo diritto allo studio, ma è anche ricerca. Non voglio dire anche e soprattutto, ma direi che ormai queste due/tre anime, grazie alla creazione sempre più radicata e sempre più pervasiva non di sistemi, ma di ecosistemi della conoscenza e dell'innovazione, si tengono insieme.
  Ciò che voi mi chiedete e ciò che, naturalmente, tutti noi chiediamo a noi stessi è come impatterà il testo del disegno di legge sull'autonomia differenziata sul tema ricerca. Io credo – questa è una riflessione che voglio condividere con voi e spero che ci sarà un'interlocuzione tra di noi, non solo ora, ma continuativa – che la si debba valutare a due livelli, uno orizzontale e uno verticale.
  Il livello verticale della ricerca è, ovviamente per quanto ci riguarda, Unione europea, Stato e regioni. Esiste – lo sapete, me lo insegnate – una competenza concorrente delle singole regioni, le regioni ad autonomia particolare ovviamente con condizioniPag. 4 particolari di autonomia, tra questi livelli di governance. La regione ha una competenza concorrente sulla ricerca scientifica e tecnologica e sul sostegno all'innovazione e ha una competenza residuale, parzialmente tangenziale, che comunque un po' ci tocca, su commercio, industria e artigianato. Quella è una competenza residuale e, quindi, che può agire direttamente.
  L'altro livello, su cui vorrei fare alcune riflessioni da condividere con voi, è il livello orizzontale. Noi abbiamo un tipo di ricerca ormai, per fortuna, multifattoriale e multidisciplinare. Qualche anno fa (non tantissimi in verità) la ricerca, soprattutto la ricerca universitaria, era solo ed unicamente ricerca di base. Si concepiva l'università – anche qui consentitemi una licenza – come una sorta di torre d'avorio, una sorta di turris eburnea, all'interno della quale la ricerca la si agiva per il piacere, per l'importanza, per la sostanza della ricerca di base, e dove invece la ricerca applicata avveniva nei centri di ricerca, pubblici o privati, e la ricerca industriale in un altro luogo ancora, cioè nelle imprese.
  Tutto questo può aver avuto un senso in un mondo diverso, in una struttura non solamente economica ma anche sociale diversa. Ora siamo così fortemente interconnessi da non poterci permettere di mantenere queste sezioni, queste coesioni apparenti tra ambiti che ormai non possono che mescolarsi. Quindi, sia la ricerca a livello europeo, statale e regionale, sia la ricerca di base, applicata e industriale tendono ad avvicinarsi. Questo è un fenomeno che, proprio parlando di autonomia differenziata, non possiamo non considerare. Anzi, probabilmente è il presupposto di tutti i nostri ragionamenti.
  Come si incardina una ricerca? Vi faccio una valutazione d'esperienza, non solo d'esperienza al Ministero che rappresento, ma anche d'esperienza diretta venendo io dal mondo dell'università. Come si incardina una ricerca scientifica o tecnologica su di un determinato ambito accademico e su di un determinato territorio? Ovviamente a seconda delle competenze. Anche qui, taglio il problema con l'accetta. Vi chiedo scusa, ma sto cercando di semplificare, per poi magari approfondire insieme le singole fattispecie. Vi faccio un esempio: con il supporto non solo dei Fondi di coesione e dei Fondi strutturali, ma anche e soprattutto dei fondi derivanti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che sono tanti. Pensate, un Ministero come il nostro, il Ministero dell'università e della ricerca, ha avuto un appostamento per università e ricerca pari a 11 miliardi di euro – credo sia un inedito assoluto – che noi abbiamo fatto ricadere a titolo di investimento – questo è il warning, il caveat che diamo tutte le volte che corrispondiamo dei fondi – e non di spesa corrente. Infatti, nel 2026 tutto questo finirà, e soprattutto per la ricerca questo ha un significato importante. Quindi, noi corrispondiamo a titolo di investimento sia alle università sia agli enti di ricerca. Per evitare che dopo il 2026 ciò che ora è prospero vada in crisi di astinenza, stiamo cercando di creare – e qui ritorno al tema di base – degli ecosistemi. In altre parole, stiamo cercando di creare infrastrutture strategiche di ricerca che abbiano la vocazione, la funzione e l'attitudine, non qui e ora, ma pro futuro, di attivare ricerca permanente.
  Questa, se ci pensate, è anche una risposta – o meglio una delle risposte, perché non esistono mai una sola causa e una sola soluzione –, una delle soluzioni alla fuga dei cervelli. I cervelli, i ricercatori tendenzialmente vanno dov'è la ricerca o tornano dove trovano infrastrutture di ricerca.
  Come abbiamo cominciato, quindi, a nostro modo, a delineare un percorso di attuazione di autonomia differenziata modello PNRR? Anche qui, consentitemi qualche licenza poetica. Abbiamo cominciato creando infrastrutture strategiche. In particolare, abbiamo cinque centri nazionali, undici ecosistemi dell'innovazione e quattordici partenariati estesi, che ora mi permetterò di descrivere molto sinteticamente, che mettono insieme università, ovviamente enti di ricerca, imprese, terzo settore, territori, regioni e comuni – adesso vi farò un esempio – che interagiscono creando quella circolarità della ricerca che va sia dall'alto verso il basso che dal basso verso l'alto (top-down e bottom-up). Questo Pag. 5è il futuro, credo. Questo è l'unico modo per fare investimenti significativi e destinati a durare nel tempo. Credo che siano non spesa corrente ma investimenti sul futuro del nostro sistema Paese, del nostro sistema tecnologico e innovativo e, naturalmente, del nostro capitale umano. Del resto, come voi mi insegnate, nella ricerca noi trattiamo insieme capitale tecnologico e capitale umano.
  Vi faccio un esempio che mette insieme quello che molto sinteticamente ho premesso fino ad ora, ossia: unione dei diversi stakeholder in una ricerca multifattoriale e multidisciplinare; ambito territoriale tendenzialmente mirato a valorizzare gli skill, le eccellenze merceologiche e le caratteristiche di ricerca e di studio tipiche di un territorio, e/o di un'accademia, e/o di un ente di ricerca; necessità di fare di tutto questo un sistema destinato a sopravvivere al 2026.
  Vi faccio l'esempio dei cinque centri nazionali che sono stati creati, che lavorano secondo il modello hub and spoke, che detto così significa poco: c'è una università capofila, o un ente capofila, che stabilisce la governance, definisce chi fa cosa, poi ci sono altre realtà pubbliche e private (enti di ricerca, imprese). I più frequentati sono certamente i cinque centri nazionali. Ma anche negli ecosistemi e nei partenariati ci sono università, imprese, enti di ricerca e anche, naturalmente, enti locali, nella fattispecie regione e comune. Infatti, l'università da quando non è più una torre d'avorio, da quando non tira più giù il ponte levatoio, ma ha abbattuto tutte le mura, è parte integrante dei territori che la ospitano.
  Vi faccio un esempio. Il Centro nazionale di ricerca in high performance computing, big data e quantum computing, detto affettuosamente «computer Leonardo», è un supercalcolatore essenziale per la gestione delle dinamiche soprattutto in un'ottica antropocentrica e bioetica dell'intelligenza artificiale, perché il supercalcolatore elabora quei grandi dati che, a loro volta, fanno il training agli algoritmi dell'intelligenza artificiale. Quindi, è fondamentale la presenza in un sistema Paese di una realtà del genere e di una realtà che sia un hub, perché non risulta a nessuno di noi che in America ci siano venti Silicon Valley, ce n'è una, che crea spin-off, che crea la capacità di fare innovazione.
  Abbiamo il computer Leonardo, che è stato il quarto supercalcolatore nel mondo, poi è diventato quinto, poi è diventato sesto. Adesso lo abbiamo riaggiornato con l'elaborazione del modello LISA (Leonardo improved supercomputing architecture) – Leonardo e Monna Lisa – ed è ritornato quinto. Quindi, da qui al 2030 abbiamo dato e daremo ossigeno a questo supercalcolatore che – lo ripeto – è una grande infrastruttura europea, che fa grande il nostro supercalcolo nel mondo.
  Vi faccio un esempio. In Francia hanno elaborato un modello, che si chiama Mistral, di intelligenza artificiale generativa che parla francese e traduce che ha un appoggio – non vorrei divagare troppo, ma è un tema che ovviamente ci appassiona tutti – su Leonardo.
  Altro esempio di localizzazione della ricerca che riguarda anche la regione. Qui ovviamente, tornando un attimo a bomba a Leonardo, chi partecipa? La regione Emilia-Romagna. Io non ho ringraziato nessuno di voi, lo faccio ora. Ringrazio Ilaria Cavo come vicepresidente e ringrazio anche Paola De Micheli come vicepresidente. Ci siamo ritrovate recentemente a un'iniziativa a Piacenza in cui parlavamo di HPC (high performance computing) con il presidente Bonaccini ed era tutto un ringraziamento reciproco, tanto che un mio collega mi ha detto: perché vi ringraziate tanto? Perché non possiamo fare a meno l'uno dell'altro. Difatti, se non c'è la regione, se non c'è il supporto della regione, se non ci sono l'ospitalità e il sostegno della regione, non c'è il supercalcolatore, e se non c'è il supercalcolatore c'è un drammatico impoverimento della regione. Quindi, in questo caso è veramente un investimento di carattere trasversale, perché tutti devono concorrere insieme per il raggiungimento di un unico grande, in questo caso, obiettivo.
  La ricerca, se è ricerca solitaria, semplicemente non è ricerca. Forse un tempo qualcuno si poteva chiudere in laboratorio Pag. 6con le sue provette, adesso non funziona più così.
  Passo al secondo centro nazionale di cui vi vorrei parlare. Mi dia un tempo limite, presidente, sennò temo di essere alluvionale.

  PRESIDENTE. Direi che, siccome non ci sono lavori in Assemblea, finché c'è interesse si può andare tranquillamente avanti.

  ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'università e della ricerca. Ricordo tuttavia che alle ore 15 devo andare in Senato per un'informativa.

  PRESIDENTE. Allora direi una decina di minuti ancora.

  ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'università e della ricerca. Io avrei tante cose da dirvi ancora, come potete immaginare, però già una volta ci sono «cascata» che ho parlato solo io e voi non siete riusciti a fare le domande.

  PRESIDENTE. Fermiamoci alle ore 14.30, così ci sono venticinque minuti per le domande, tanto poi in Senato in cinque minuti ci si arriva.

  ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'università e della ricerca. Certo, volando.
  Se questo non altera lo schema della registrazione, io sicuramente preferisco il dialogo. Ho tante cose da dirvi, ma non so se le dico tutte in maniera sistematica o come dovrei dirle.

  PRESIDENTE. Va bene.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ENRICO CAPPELLETTI. Vorrei precisare che se mi sono prenotato per intervenire fin da prima che il Ministro svolgesse la sua relazione era solo per rispondere a un invito del presidente, il quale ha detto: se qualcuno vuole intervenire lo dica subito...

  PRESIDENTE. Lo spiego. Lo diciamo sempre: poiché bisogna alternare maggioranza e minoranza, se ho già la lista dei richiedenti, posso fare l'alternanza tra maggioranza e minoranza.

  ENRICO CAPPELLETTI. Poteva sembrare irrispettoso, ma non c'era assolutamente nulla di tutto questo.
  Concordo su una visione di questo tipo della ricerca. Europa – ma forse sarebbe possibile addirittura dire mondo intero –, Stato, regione e comune. Ma questo è lo stato dell'arte che ci troviamo di fronte adesso. La riforma dell'autonomia differenziata non è mica stata approvata. Se noi sottraiamo le risorse dallo Stato e le mettiamo nella regione ci salta questo equilibrio che lei ci ha delineato fino adesso o rimane tale e quale? Se rimane tale e quale perché facciamo la riforma? Se invece salta, allora facciamo qualche riflessione sull'opportunità di questa riforma allargata alla ricerca.
  Lei ha citato il PNRR e la suddivisione virtuosa che siete riusciti a fare tra enti diversi. Credo che questo sia veramente importante. Però, ripeto, questo si è potuto fare con l'attuale stato delle cose. Ma si potrà fare anche in futuro? Io me lo chiedo. Cosa succederà ai fondi del PNRR una volta che la riforma sull'autonomia differenziata, con riferimento ovviamente alla ricerca, sarà approvata e, quindi, operativa? È un punto di domanda importante.
  L'esempio che è stato fatto dalla ministra di Leonardo, il quinto calcolatore più potente del mondo, si sarebbe potuto realizzare se in Italia ci fosse stata questa riforma sull'autonomia differenziata? È vero che c'è un contributo da parte della regione, ma è un contributo che viene fornito sulla base dell'attuale organizzazione dello Stato, con l'attuale suddivisione di risorse. Nel momento in cui la competenza dallo Stato passa alle regioni, rimane legittimo porsi la domanda: sarebbe mai nato il computer Leonardo?
  Io sono d'accordo con lei, ministra, quando dice che la ricerca solitaria non è ricerca. Penso alla ricerca che potrebbe fare domani mattina la regione Basilicata, con tutto il rispetto, o la regione Molise, o Pag. 7anche la regione Trentino-Alto Adige. Sono d'accordo con lei: la ricerca solitaria non è ricerca, non sarebbe ricerca, proprio perché deve avere un respiro non solo verso l'alto, ma anche verso il basso, però sicuramente deve essere coordinata.
  Vado al punto. State valutando, ad esempio nell'ambito della riforma sull'autonomia differenziata, i livelli essenziali delle prestazioni per la ricerca?
  Faccio un esempio pratico, e chiudo. Il CNR come verrebbe finanziato nel momento in cui dovesse diventare operativa questa riforma? Avrebbe inalterata la propria efficienza e la propria efficacia? Grazie.

  PRESIDENTE. Facciamo rispondere volta per volta il Ministro.

  ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'università e della ricerca. Meglio, altrimenti mi dimentico.
  Sono molto contenta di questa domanda, perché è esattamente questo il punto a cui avrei voluto arrivare, ma ci sarei arrivata con una lentezza incompatibile con la vita. Certo che si sarebbe potuto realizzare il computer Leonardo con il nuovo testo sull'autonomia differenziata perché, salvo che io non abbia letto un altro testo, ma ne dubito, non c'è un passaggio di competenze dallo Stato alle regioni, così come non c'è stato un passaggio di competenze dallo Stato all'Unione europea.
  La competenza concorrente in una dimensione differenziata acquista diverse sfumature. Le faccio un altro esempio di un centro nazionale. Padova, terapie geniche e farmaci, tecnologie RNA, nate dal Covid – lo faccio solo per esemplificare il senso di quello che sto dicendo – ed evolute in nuove terapie anche per curare patologie oncologiche. Ed è solo l'inizio di nuove frontiere di evoluzione delle tecnologie RNA, che quindi non rimarranno una cattedrale nel deserto. Il tema regionale è importante, perché l'università di Padova ha sviluppato quelle particolari competenze. La regione ha supportato, ma con un'attività che adesso potremmo definire pionieristica. Per quello prima vi dicevo, pattinando su un ghiaccio un po' sottile, che noi abbiamo anticipato l'autonomia differenziata, perché su alcuni temi abbiamo forzato un po' il ruolo delle regioni inserendole negli ecosistemi.
  Il senso di autonomia differenziata passa sempre attraverso un concerto con lo Stato. Lo vorrei ribadire, altrimenti sarebbe un'espoliazione, un furto di competenze dalle regioni allo Stato, e lo sarebbe in maniera indiscriminata. L'esempio della regione Basilicata è molto calzante.
  Vi faccio un altro esempio. Le regioni Basilicata e Calabria sono insieme in un ecosistema dell'innovazione (non ricordo se è un partenariato o un ecosistema), che si chiama «Tech4You» (T4Y), che vuole valorizzare, attraverso il connubio tra attività statale e attività di quelle regioni, che sono regioni in transizione, la capacità di fare insieme mobilità sostenibile e di valorizzare quei comparti industriali e merceologici che sono più significativi sui territori. Da sole non lo potrebbero mai fare. Quindi, qui stiamo parlando del contrario.
  È legittimissima la sua domanda, la rispetto e capisco la perplessità. Per certi versi, quando faremo i LEP lo scopriremo solo vivendo. Io, comunque, sono certa di quello che dico, altrimenti non avrebbe senso.
  L'idea dell'autonomia differenziata è quella di fare un effetto trascinamento, al fine di creare una perequazione, soprattutto all'interno di un ecosistema, tra regioni più in transizione di altre (mettiamola così).
  Per quanto riguarda il CNR, voi sapete che il CNR è il capofila, è fortemente presente nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Io vorrei dirvi che, come è successo forse in tutti gli ambiti, il Covid – evento orrifico, non vorrei essere fraintesa, evento inoggettivabile e drammatico – ci ha spinto in avanti di dieci anni, forzatamente. Ci ha buttati in avanti come modelli di comunicazione. Noi non facciamo più la formazione solamente in presenza, ma anche da remoto. Non sto parlando di università telematiche, sto parlando di postazioni hub digitali all'interno delle università. Abbiamo imparato a comunicare e a lavorare in maniera diversa rispetto a prima. Pag. 8Anche la modalità operativa è diversa rispetto a prima. La scienza e la ricerca sono andate molto, molto avanti e hanno cominciato a interfacciarsi con le diverse realtà, ripeto, territori, enti di ricerca e università, in maniera avanzata.
  Io vedo nell'attuazione del PNRR – anche qui, prendete quello che vi dico col beneficio del mio inventario, ovverosia come la vedo io – un'anticipazione dell'autonomia differenziata, perché noi abbiamo valorizzato quegli aspetti territoriali che andavano valorizzati. Penso al Centro biodiversità a Palermo con capofila il CNR, o al Centro Agritech all'Università degli studi di Napoli «Federico II», dove ci sono skill fortissimi che uniscono il tema dello studio dell'agricoltura con le tecnologie, considerato che adesso l'agricoltura non si fa solo con il lavoro della persona e dei trattori, ma anche con i droni, i satelliti, la genomica, la mutazione genetica delle singole colture per metterle in condizione di lavorare sui cambiamenti climatici. Ma tutto questo non può essere fatto da una regione.
  L'idea dell'autonomia differenziata non è quella di sottrarre competenze allo Stato per regalarle alle regioni, che da sole non riuscirebbero a gestirle, ma è quella di creare un network. La ricerca non può mai – lo ripeto – essere una ricerca isolata o limitata territorialmente. Sarebbe semplicemente un defluvium di risorse, che invece funzionano solo se sono insieme.
  Le dico, inoltre, che non diminuirebbero i fondi al CNR, anche perché noi li finanziamo, e tanto, loro si finanziano da soli, e tanto, nel senso che sono titolari di progetti europei fortissimi. Loro sono molto forti sul programma «Horizon Europe», riescono al loro interno a creare gli ERC, che sono particolari tipologie di ricerca estremamente significativa. Insomma, il CNR ha diversi ambiti di operatività e in alcuni ambiti è fortissimo.
  Noi abbiamo un finanziamento che, tra l'altro, è stato ulteriormente implementato dalla necessità di fare una riorganizzazione, che loro adesso stanno facendo, per funzionalizzare una struttura, che adesso forse è un po' troppo grande per le sue attitudini e per i suoi obiettivi, e mirare più sui temi che fanno del CNR un punto di riferimento a livello mondiale.
  Le rispondo, quindi, che non ci sarebbe un definanziamento del CNR. Questo sarebbe problematico per la ricerca. Ci saranno magari, come capita sempre, diverse modalità di finanziamento. Se la regione si vuole inserire e usufruisce del CNR, va bene, è benedetta. L'importante è che ci metta dei fondi.
  Io, comunque, non vedo assolutamente l'autonomia differenziata come una modalità di sottrazione, di scippo di competenze dallo Stato alle regioni. È una forma avanzata e più cooperativa di competenza concorrente, sempre naturalmente da condividere e da mediare tra Stato e regioni.

  FABRIZIO BENZONI. Sarò breve, anche perché la domanda è simile a quella posta dall'onorevole Cappelletti, alla quale il Ministro ha già risposto.
  Intanto vorrei ringraziarla – perché in questa Commissione passano tanti ministri visto che abbiamo tante competenze – per l'approccio con cui oggi è venuta in audizione, che è un po' diverso da quello che abbiamo visto nei giorni scorsi.
  Non mi ha convinto su un aspetto. Lei ci ha raccontato una realtà che funziona e l'importanza della ricerca e dei suoi attuali effetti. Rispetto a tutte le materie dell'autonomia differenziata, la ricerca è proprio una di quelle che fa fatica a convincerci. La potenza e la ricerca di quel sistema, che ci ha raccontato lei stessa adesso, arrivano dalla forza di sistema.
  La regione Basilicata come fa a competere da sola con il mondo, gli altri Paesi europei e gli altri Paesi? Lei dice che funziona perché c'è il network, perché stanno insieme. Quando ogni regione poi ragiona nel suo modo non c'è rischio di sperperare energie, risorse e di non lavorare in quel network che è importante? Va benissimo che venga fatto orizzontalmente, vanno benissimo i cinque centri che uniscono università, ricerca, territori, ma la ricerca, probabilmente, la stanno facendo a Padova ma anche a Palermo sullo stesso ambiente.
  Oggi, con il sistema attuale, noi riusciamo a mettere il network perché c'è il suo Ministero che fa da sintesi, che fa da Pag. 9governance. Quando l'autonomia è differenziata non rischiamo che si duplichino queste risorse e non ci sia questo network centralizzato che rimane a tenere insieme questa cosa? Se su altre materie ogni regione ha un'autonomia molto ampia, la ricerca non è proprio quella materia che noi dovremmo accentrare per sfruttare i territori, ma metterli in rete attraverso la governance centrale? Io non sono un centralista, arrivo anche dal nord, ma la ricerca è proprio l'opposto.
  È una provocazione che le faccio, ma...

  ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'università e della ricerca. Io non sono una centralista e non sono neanche una decentratrice folle. Il decentramento comporta sempre delle criticità. Però io...

  PRESIDENTE. Un momento Ministro, ha chiesto di intervenire l'onorevole Peluffo.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. In scia a quello che hanno detto i due colleghi che mi hanno preceduto, Cappelletti e Benzoni, anch'io ho lo stesso tipo di dubbio, nel senso che ci è stato detto, per esempio, sull'intelligenza artificiale, in diverse audizioni, segnatamente per esempio in quella con Leonardo, non il super computer, che è una questione di taglia, è una questione di massa critica. Il tema è avere la capacità di decentrare e operare in network. Se non c'è una capacità di individuare quali sono i filoni, le scelte di fondo su cui investire anche con modalità decentrate ... però non è questa l'autonomia differenziata di cui si appresta a discutere questo Parlamento.
  Su questo ci sono giudizi politici diversi, però siccome mi sembra utile l'audizione di oggi, la mia domanda era rispetto al tema se il Ministro, come di solito si fa, ha anche una relazione che verrà trasmessa alla Commissione.
  Secondo me, il punto che è stato sollevato è in questi termini. Ci sono valutazioni politiche diverse e questo starà nel dibattito, però secondo me l'utilità dell'audizione è capire nel dettaglio e nello specifico quali sono gli elementi di approccio che vanno o meno in una direzione o nell'altra.
  Era questo il senso.

  ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'università e della ricerca. Una premessa. Se è più utile che io legga una relazione in Commissione, vi mando la relazione. Mi sembra che l'interlocuzione in una Commissione della vostra qualità e del vostro livello funzioni molto meglio se io non leggo una relazione. Io interagisco con voi e voi interagite con me. Poi, vi mando anche la relazione, per carità, così avrete un ricordo di me e io avrò un ricordo di voi, però mi piace di più questo livello di interlocuzione.
  Ritorno, visto che la risposta può essere cumulativa, senza ovviamente offendere l'onorevole Peluffo, a quello che stavo dicendo prima. Quello che voi paventate si realizza anche adesso. Voi parlate di duplicazioni, triplicazioni, quadruplicazioni. Anche adesso succede. Probabilmente, come lo concepisco io il senso dell'autonomia differenziata, nessuno mi ha comunicato che io mi devo suicidare quando passerà l'autonomia. Politicamente, intendo, come Ministero.
  Se è vero come è vero che rimane il Ministero dell'università, che rimane il riferimento statale, che rimane l'interlocuzione continua che noi abbiamo con le regioni, ripeto, laicamente, in maniera assolutamente trasversale, la ricerca è trasversale, oltre a essere di comunità e non solitaria.
  L'autonomia differenziata, come tutti gli strumenti, non è buona o cattiva in sé stessa. È vero che ci sono diverse interpretazioni politiche, però io cerco, perché ci credo, di fare meno polemica politica possibile su questi temi, perché, secondo me, sono proprio quelli su cui non va fatta. Da qui dipende la nostra crescita, l'investimento sul futuro, l'idea che tutti noi possiamo lasciare insieme qualcosa di meglio rispetto a quello che abbiamo trovato. Non è un fatto, ripeto, di appartenenza politica.
  Poi ci sono delle diverse visioni, ed è su quello che ci dobbiamo confrontare. Io sono convinta che quello che sta succedendo adesso, ordinariamente, non sia l'optimum.Pag. 10 Credo che sia perfettibile. Per questo dico che quello che è successo davanti ai miei occhi da diciotto mesi a questa parte con il Piano nazionale di ripresa e resilienza è molto simile agli obiettivi che io vedo nell'autonomia differenziata. Ovviamente, sono disponibilissima a essere smentita e a lottare perché questo non avvenga, cioè non avvenga il fatto di interpretarla in maniera troppo localistica, perché il localismo non funziona nella ricerca, funziona il network. Quindi, va bene la valorizzazione, va bene essere – scusate, uso un termine un po' abusato – glocal nella ricerca, cioè valorizzare la specificità locale, ma in un contesto molto più ampio. Vi faccio un esempio e poi veramente non vi tormento più: Einstein Telescope. Un altro tema su cui ci siamo confrontati insieme è un altro tema assolutamente trasversale.
  Alessandra Todde, a cui faccio i miei rallegramenti per aver vinto le elezioni regionali in Sardegna, una delle prime cose che ha detto è questa: «Poi naturalmente andiamo avanti con Einstein Telescope». Ma perché? Perché è un tema importante per la Sardegna, non è una questione di lotta politica. Ho sempre detto a tutti che abbiamo valorizzato moltissimo, da diciotto mesi a questa parte, Einstein Telescope e abbiamo eliminato gli ostacoli che in precedenza esistevano perché rimanesse in partita.
  Einstein Telescope è un telescopio di terza generazione che capta in maniera sensibilissima le onde gravitazionali. È un telescopio che per la prima volta non «vede», ma «sente», quindi ha bisogno di essere sotterraneo. Noi lo vogliamo sotterrare in una miniera dove già stanno lavorando l'Istituto nazionale di fisica nucleare, l'Istituto nazionale di astrofisica, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, il CNR. Stanno lavorando insieme per creare le condizioni per far vincere a Lula, provincia di Nuoro, Barbagia, alla miniera di Sos Enattos, la competizione internazionale per portare questo splendido telescopio in Italia, in Sardegna. Questo significa creare una città della scienza.
  Io mi sono sempre interfacciata con il presidente della regione Sardegna, che peraltro è una regione con porzioni di autonomia maggiori, diverse e sono state fortemente supportata, ma spesso abbiamo fatto buona pratica, non abbiamo seguito una norma che adesso con il bilancino del farmacista dice quanto devo lavorare io e quanto deve lavorare lui o lei.
  Ripeto, un computer si può usare per fare alta medicina o commettere reati. Non è lo strumento in sé che fa la differenza, ma è l'obiettivo comune che si vuole realizzare.
  Altra cosa importantissima per questa Commissione. Che si fa con Einstein Telescope? Non si fa solamente fisica fondamentale, astrofisica, cosmologia, astronomia, geofisica, si fa anche applicazione di tutto questo, quindi si fa ottica, fotonica, materiali di precisione, intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche. È tutto lì. Una cosa segue all'altra. Ed è su quello che noi dobbiamo, ripeto, continuare a impostare il nostro lavoro. A me il testo dell'autonomia differenziata sembra orientato in questa direzione. Poi, ripeto, è legittima qualsiasi altra interpretazione, ma io sicuramente lo interpreterò così.

  PRESIDENTE. Non vedo altre richieste di intervento.
  Chiedo una cosa io, off the record, al Ministro, che non c'entra con questo, ma mi faccio un po' carico di tante famiglie che volevano essere in qualche modo rassicurate sul tema «quartini» e test per medicina. Non so se accetta di rispondere in questa audizione o se preferisce parlarne in altra sede.

  ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'università e della ricerca. Ne possiamo parlare anche ora, però dobbiamo definire il contesto, perché magari la parola «quartini» a chi ci sta ascoltando non dice nulla: si tratta degli studenti del quarto anno delle superiori che hanno già fatto il test per l'accesso a medicina.
  Noi abbiamo modificato la struttura del numero chiuso a medicina. Già da diciotto mesi fa abbiamo aperto il numero chiuso Pag. 11cercando di tenere insieme la qualità dell'offerta formativa e la valorizzazione della vocazione e dei bisogni delle studentesse e degli studenti che vogliono accedere al corso di laurea in medicina e chirurgia.
  Come avveniva questa selezione? Al netto del fatto che noi abbiamo creato 4 mila posti in più per quest'anno, 30 mila per i prossimi anni, c'è sempre stato un test – non sempre, questo è un test che nasce con il Governo precedente, questa modalità di test, precedentemente c'erano altri test – di selezione e valutazione.
  Questo test – vado molto veloce, perché la domanda è complessa, ma non mi sottraggo – è stato messo in cantina da una sentenza del TAR Lazio che ha giudicato che una caratteristica di questo test, nella fattispecie – credetemi sulla parola – la cosiddetta equalizzazione, e non fatemi spiegare cos'è l'equalizzazione perché mi mettete in difficoltà, cioè la pari ordinazione delle diverse domande fatte su due momenti di test diversi, aveva degli elementi di criticità.
  La sentenza del TAR Lazio da un certo momento in poi, cioè da gennaio, ha bloccato le nostre graduatorie. La sentenza ha stabilito – infatti noi stiamo aspettando – che da questo momento in poi il TOLC non esiste più e nella graduatoria il test TOLC non ha più effetti.
  C'è, però, il problema dei quartini, ovvero gli studenti e le studentesse che facevano la quarta superiore e che hanno dato il TOLC. Loro hanno fatto un primo test e magari sarebbero passati se non si fosse annullato il TOLC. Noi li tuteleremo.
  È garantito che li tuteleremo. Io, ripeto, ho una parola sola, altrimenti non lo direi. L'unica cosa che ci crea imbarazzo – noi abbiamo già stabilito le nuove modalità di accesso al corso di laurea in medicina e chirurgia – è che nel migliore dei mondi possibili noi dovremmo fermarci e aspettare la sentenza del Consiglio di Stato, perché tutto quello che facciamo rischiamo di doverlo poi riorganizzare a seconda della decisione del Consiglio di Stato. Non ce lo possiamo permettere, perché dobbiamo andare avanti, perché dobbiamo garantire alle nuove studentesse e studenti che l'anno prossimo potranno accedere regolarmente al corso di laurea in medicina e chirurgia. Quindi, abbiamo creato un test ponte in attesa di organizzare il nuovo accesso al corso di laurea in medicina e chirurgia. Per quanto riguarda i quartini, o li tuteliamo noi o li tutela il Consiglio di Stato. Quindi, comunque ci sarà una forma di tutela. Scusate, ma non potevo essere più sintetica di così.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro, per queste parole, che sono importanti.
  Ringraziando il Ministro per la sua partecipazione e anche per il tipo di approccio che ha utilizzato, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.45.