CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 26 marzo 2024
277.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Delegazione presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa
COMUNICATO
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  Martedì 26 marzo 2024. — Presidenza del presidente Elisabetta GARDINI.

  La seduta comincia alle 9.

Incontro con Mirjana Jeremic, Ambasciatore della Repubblica di Serbia.

  Elisabetta GARDINI, presidente, dà il benvenuto all'Ambasciatore della Repubblica di Serbia, Mirjana Jeremic.
  Ricorda che Italia e Serbia intrattengono eccellenti rapporti bilaterali, fondati sul Partenariato Strategico avviato con la Dichiarazione congiunta del 13 novembre 2009. Le relazioni bilaterali sono particolarmente intense, come dimostrano i frequenti contatti ai più alti livelli istituzionali, tra cui, da ultimo, la visita a Belgrado del Presidente del Consiglio, On. Giorgia Meloni, il 3 dicembre 2023 dove ha incontrato il Presidente della Repubblica Vučić.
  L'Italia è tra i principali sostenitori del processo d'integrazione europea di Belgrado. L'adesione dei Balcani occidentali all'Ue è fondamentale per garantire a questa regione, e conseguentemente all'Europa, maggiore sicurezza e più crescita economica. A tal fine, l'Italia sostiene il dialogo facilitato dall'Unione europea tra Serbia e Kosovo e si aspetta che le parti lavorino con un approccio costruttivo per dare piena e pronta attuazione agli impegni assunti ad Ohrid. La Serbia sta facendo la sua parte.
  Sottolinea che il medesimo approccio costruttivo dovrebbe valere anche nell'ambito del Consiglio d'Europa, del quale la Serbia è membro a pieno titolo sin dal 2003. La delegazione italiana ha invitato l'Ambasciatore per un confronto relativo alla domanda di adesione del Kosovo al Consiglio d'Europa, che sarà a breve esaminata dall'Assemblea Parlamentare. Chiede all'Ambasciatore cosa può fare l'Italia per aiutare il superamento dei contrasti e favorire un confronto equilibrato in un momento così difficile per il continente europeo.
  Mirjana Jeremic, Ambasciatore della Repubblica di Serbia, dichiara che la Serbia è fortemente contraria all'ingresso del Kosovo nel Consiglio d'Europa, con una motivazione fondata sul rispetto del diritto internazionale. L'ingresso del Kosovo sarebbe controproducente per l'attività dell'organizzazione. Ricorda che lo status del Kosovo è stato definito dalla Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU: quel territorio fa parte della Serbia sotto amministrazione internazionale.
  Sottolinea che la membership nel Consiglio d'Europa è riservata agli stati, come stabilito dall'articolo 4 dello statuto. Poiché 12 dei 46 Paesi membri non riconoscono il Kosovo, quest'ultimo non può essere considerato come stato riconosciuto a livello internazionale. Inoltre, l'ingresso non contribuirebbe ad una maggiore unità all'interno del Consiglio d'Europa, come è invece previsto dall'articolo 1 dello statuto, e potrebbe avere un effetto negativo anche sul dialogo facilitato Pag. 4in sede Ue, che già procede con difficoltà ma sta portando ad alcuni progressi.
  Per quanto riguarda la restituzione dei terreni al monastero ortodosso, si chiede per quale motivo questa sia avvenuta solo ora e non all'epoca della sentenza della corte costituzionale kosovara del 2016. Inoltre, i militari italiani di KFOR sono ancora lì a proteggere il monastero, spesso vittima di attacchi kosovari.
  Chiede quindi alla delegazione italiana di non votare a favore dell'ingresso del Kosovo nel Consiglio d'Europa.

  Piero FASSINO, deputato (PD-IDP), ricorda che il Kosovo esiste dal 1999. Dopo 25 anni è velleitario continuare a sostenere che è una provincia della Serbia. La comunità internazionale non accetterà che si torni indietro. Sostiene che è giusto chiedere delle garanzie per i cittadini serbi, ma non è nell'interesse di nessuna delle parti tenere aperto un contenzioso, che risulta dannoso per Kosovo e Serbia e per la stabilità dell'intera regione balcanica.
  Si domanda come si esca dall'incertezza nelle relazioni tra i due Paesi, sostenendo che le ragioni della Serbia vanno ascoltate attentamente. Uno dei punti più delicati è la costituzione della associazione delle municipalità a maggioranza serba, che però porta con sé il rischio di creare una nuova Repubblica serba, come è successo in Bosnia Erzegovina. La prospettiva finale deve essere quella della convivenza.
  Ricorda che i Paesi UE che non riconoscono il Kosovo lo fanno essenzialmente per problemi di politica interna. È necessario che le due parti abbiano una reale volontà di trovare un accordo, abbandonando un atteggiamento solo rivendicativo. È inutile invocare la risoluzione ONU del 1999, che ormai ha valore relativo.
  Chiede infine all'Ambasciatore cosa può fare l'Italia per aiutare questi Paesi.

  Mirjana JEREMIC, Ambasciatore della Repubblica di Serbia, Sottolinea nuovamente che non si può parlare del Kosovo come di uno stato. L'ingresso nel Consiglio d'Europa premierebbe solo la restituzione dei terreni del monastero, mentre vi sarebbe il rifiuto di adempiere alle questioni delle municipalità serbe e delle espropriazioni.
  Ricorda che dopo la guerra è stato consentito il ritorno solo del 2 per cento della popolazione. Da inizio 2024 ci sono stati 36 attacchi su basi etniche contro serbi, attacchi contro le proprietà e il patrimonio culturale serbo ad opera degli albanesi. La Serbia è grata al contingente italiano di KFOR, unica forza legittima in Kosovo, e si rallegra che l'Italia ne assumerà nuovamente il comando a fine anno, nella convinzione dei profondi legami tra i due popoli serbo e italiano.

  Sandra ZAMPA, senatore (PD-IDP), si dichiara convinta, da sostenitrice del Consiglio d'Europa, che sia possibile trovare modi di dialogo e confronto. Comprende le ragioni della Serbia, ma a un certo punto la storia chiede di fare un passo avanti. Il Consiglio d'Europa potrebbe svolgere un maggiore controllo sul Kosovo qualora entrasse nell'organizzazione, mentre l'uscita della Serbia sarebbe un grave danno sia per il Consiglio d'Europa che per il paese.

  Mirjana JEREMIC, Ambasciatore della Repubblica di Serbia, ricorda che il Kosovo ha ottenuto la liberalizzazione dei visti con l'UE e sta per diventare membro associato della Assemblea parlamentare NATO. L'impressione è che il Kosovo venga premiato, a scapito dell'effettivo rispetto degli accordi assunti.
  Auspica, quindi, che l'Italia promuova un atteggiamento più costruttivo di pristina, in particolare sulle municipalità serbe, questione fondamentale. Ritiene che sia evidente che ciò non accadrà senza una pressione internazionale. Ricorda infine che recentemente il Kosovo ha proibito anche uso del dinaro serbo nel paese, creando problemi ai cittadini serbi.

  Elisabetta GARDINI, presidente, nell'auspicio che rimanga aperto il contatto fra i nostri Paesi, conclude richiamando la Pag. 5necessità di trovare un punto di equilibrio, nella consapevolezza della complessità della situazione, evitando una ennesima ferita per l'Europa.

Incontro con Lendita Haxhitasim, Ambasciatore della Repubblica del Kosovo.

  Elisabetta GARDINI, presidente, dà il benvenuto all'Ambasciatore della Repubblica del Kosovo, Lendita Haxhitasim, e ricorda che l'Italia ha riconosciuto la Repubblica del Kosovo dopo pochi giorni dalla proclamazione dell'indipendenza ed ha sempre mantenuto nei confronti del Paese un atteggiamento di amicizia e supporto. La Commissione Politica dell'APCE è chiamata ad esprimersi sul parere relativo alla domanda di adesione del Kosovo mercoledì 27 marzo. Su tale domanda, l'Assemblea sarà poi chiamata ad approvare – verosimilmente nella sessione di aprile – un parere, a maggioranza dei 2/3 dei voti espressi, con cui si rimetterà la questione al Comitato dei Ministri per la decisione finale.
  Ricorda che la Delegazione italiana ha incontrato nel corso dell'ultima sessione dell'APCE, il 24 gennaio 2024, il Presidente dell'Assemblea della Repubblica del Kosovo, Glauk Konjufca, e il 6 febbraio scorso la Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri della Repubblica del Kosovo, Donika Gërvalla-Schwarz. Nel dare la parola all'Ambasciatore Haxhitasim sottolinea che la legittima aspirazione del Kosovo a diventare membro del Consiglio d'Europa è legata all'andamento del processo di normalizzazione dei rapporti con la Serbia.

  Lendita HAXHITASIM, Ambasciatore della Repubblica del Kosovo, ringrazia l'Italia ed i suoi parlamentari per il sostegno e l'attenzione prestata a quanto accade nella regione. Nel ribadire che il percorso di riconoscimento della soggettività internazionale del Paese è piuttosto complesso, ricorda che l'anno scorso è stata presentata la domanda di adesione al Consiglio d'Europa, a seguito della quale sono stati elaborati vari rapporti, piuttosto positivi. Si riconosce, infatti, che il Paese rispetta gli standard del Consiglio d'Europa, avendo una costituzione molto avanzata in tema di tutela dei diritti umani, democrazia, stato di diritto. Inoltre, la legislazione kosovara risulta in linea con gli standard europei. In vista della riunione della Commissione Politica dell'APCE, prevista il 27 marzo, confida in un voto positivo. Il Kosovo sta lavorando sul tema del rispetto dei diritti delle minoranze e, in merito all'Associazione delle municipalità serbe nel Nord del Paese, ricorda la disponibilità a firmarla, una volta definita la tipologia di statuto. Ricorda che la relatrice presso l'APCE, Dora Bakoyannis, aveva posto, come unico requisito per l'ingresso, il rispetto della decisione della Corte Costituzionale del Kosovo di restituire i terreni al Monastero ortodosso. Qualche settimana fa il governo kosovaro ha adempiuto, pur trattandosi di una decisione impopolare, assunta per dimostrare l'importanza di entrare nel Consiglio. Per quanto riguarda gli altri elementi – ossia l'associazione di comuni e la disciplina delle espropriazioni – ribadisce che si è convenuto di monitorarne l'attuazione dopo l'adesione al Consiglio d'Europa.

  Piero FASSINO, deputato (PD-IDP), sottolinea che il nodo principale è l'associazione dei comuni serbi. È vero che nel parere all'esame della Commissione Politica – che dovrebbe essere approvato domani – si riconosce che tale adempimento sarà monitorato dopo l'ingresso del Kosovo nel Consiglio d'Europa, ma è necessario assicurarsi che gli impegni vengano effettivamente rispettati, per evitare una perdita di credibilità del Paese e dell'organizzazione. L'atteggiamento del Presidente Kurti appare rigido sul punto. Seppure comprende le preoccupazioni del Kosovo, mette in guardia dall'assumere atteggiamenti dilatori, che non risolveranno la situazione, ma anzi rischiano di aggravarla. Il Kosovo chiede un atto di fiducia al Consiglio, ma poi questa fiducia non va tradita.

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  Lendita HAXHITASIM, Ambasciatore della Repubblica del Kosovo, ricorda l'accordo di Ohrid, nell'ambito del quale l'associazione dei comuni rappresenta solo uno dei punti. Si chiedono maggiori sacrifici all'alleato che si ritiene più vicino come valori, ma bisogna adempiere nel rispetto della costituzione del Kosovo, come evidenziato dalla Corte costituzionale. Per questo c'è molta cautela. Sottolinea che la Premier serba aveva dichiarato di non voler attuare l'accordo. Non può essere quindi solo il Kosovo a farlo. In ogni caso, ricorda che l'accordo per il Kosovo era molto importante perché postulava un riconoscimento de facto e un via libera all'ingresso nelle organizzazioni internazionali. Pertanto, se attuassero l'accordo, i Serbi non dovrebbero porre ostacoli all'adesione del Kosovo al Consiglio d'Europa. Chiarisce quindi che se il Kosovo entrerà nel Consiglio d'Europa rispetterà gli impegni assunti. Infine, ribadisce che il suo Paese vuole essere dalla parte europea e per questo ha subito condannato l'invasione dell'Ucraina e applicato le sanzioni alla Russia.

  Sandra ZAMPA, senatore (PD-IDP), richiama l'attenzione sulla necessità di dare risposte agli impegni presi. Il Consiglio d'Europa sta cercando di dare un'apertura di credito al Kosovo. Comprende che i passi in avanti del Kosovo siano stati più faticosi che per altri, ma la democrazia chiede coraggio e correttezza.

  Elisabetta GARDINI, presidente, riconosce che le questioni lamentate da chi è contrario all'ingresso del Kosovo nel Consiglio hanno un fondamento, come il tema che lo Statuto del Consiglio d'Europa consente l'ingresso solo agli Stati. Poiché vi sono alcuni Stati membri che non riconoscono il Kosovo, anche se per loro problemi interni, per ottenere l'ingresso nel Consiglio d'Europa ci si aspetterebbe che il Kosovo mettesse sul piatto qualcosa di più concreto della mera restituzione delle terre al monastero. Riassumendo i problemi principali, cita la questione dell'utilizzo dell'euro, che crea difficoltà ai serbi in Kosovo che percepiscono stipendi o pensioni in dinari. Inoltre, ritiene controproducente considerare la questione delle municipalità serbe un problema secondario rispetto al monastero. Il tema delle minoranze è sempre il più spinoso. Ribadisce che posticipando i problemi si rischia l'irrigidimento delle rispettive posizioni, mentre si possono trovare soluzioni attraverso un dialogo franco.

  Lendita HAXHITASIM, Ambasciatore della Repubblica del Kosovo, ricorda che il Kosovo, dopo l'approvazione del Piano Athisari si è dato una costituzione molto avanzata. L'intenzione è quella di integrare tutte le comunità minoritarie, in Kosovo ve ne sono 6, rappresentate dalle 6 stelle della bandiera.
  Ritiene che la questione relativa all'uso del dinaro sia strumentalizzata. Il Kosovo ha adottato dal 2000 l'euro. La decisione di proibire l'uso del dinaro è stata motivata dalla Banca centrale dalla necessità di ridurre il flusso di denaro illegale che entra in Kosovo. Poiché è in atto un negoziato su questo a Bruxelles, mirante a prorogare l'entrata in vigore del provvedimento, e ricordando che la Banca centrale è indipendente, dichiara di essere fiduciosa che si sta lavorando nella giusta direzione.

  Sandra ZAMPA, senatore (PD-IDP), chiede quante siano al momento le persone serbe che ricevono reddito in dinari e se il tasso di cambio sia sfavorevole.

  Lendita HAXHITASIM, Ambasciatore della Repubblica del Kosovo, ricorda che la Banca centrale kosovara ha scritto a quella serba non ottenendo risposta. I numeri esatti di quante persone ricevano reddito in dinari non è disponibile, ma il tasso di cambio dipende dalla Serbia e non dal Kosovo. La comunità serba in Kosovo subisce forte pressione dalla Serbia. In Kosovo, come in ogni altro Paese, si deve usare la moneta ufficiale.
  Ribadisce che il Kosovo è consapevole che nel Consiglio d'Europa ci sono 12 stati che non lo riconoscono. Ritiene che Pag. 7con l'adesione si dimostrerebbero i progressi fatti. Ottenere il riconoscimento dai singoli Paesi è difficile, mentre l'ingresso nel Consiglio d'Europa costituirebbe un impulso in tale direzione.

  Elisabetta GARDINI, presidente, richiama la bozza proposta dall'UE sull'Associazione dei Comuni, chiedendo a che punto sia l'iter.

  Lendita HAXHITASIM, Ambasciatore della Repubblica del Kosovo, sulla questione delle municipalità a maggioranza serba rileva che in Kosovo un apposito comitato sta esaminando le 17 proposte della UE, ma non è ancora stata trovata una posizione comune, anche a causa della frequente variazione nella composizione del comitato stesso.

  Elisabetta GARDINI, presidente, ringrazia l'Ambasciatore per il suo intervento ed i colleghi per il loro contributo.

  La seduta termina alle 11.