XIX Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Mercoledì 6 marzo 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 2 

Audizione del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, sulla situazione energetica del Paese alla luce dei recenti sviluppi della situazione geopolitica internazionale (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 2 
Pichetto Fratin Gilberto (FI-PPE) , Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica ... 2 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 10 
Cappelletti Enrico (M5S)  ... 10 
Squeri Luca (FI-PPE)  ... 11 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 12 
Squeri Luca (FI-PPE)  ... 12 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD-IDP)  ... 13 
Cavo Ilaria (NM(N-C-U-I)-M)  ... 14 
Zucconi Riccardo (FDI)  ... 14 
Maerna Novo Umberto (FDI)  ... 14 
Pavanelli Emma (M5S)  ... 15 
L'Abbate Patty (M5S)  ... 15 
Gusmeroli Alberto Luigi , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Popolari europeisti riformatori - Renew Europe: AZ-PER-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Italia Viva - il Centro - Renew Europe: IV-C-RE;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALBERTO LUIGI GUSMEROLI

  La seduta comincia alle 13.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, sulla situazione energetica del Paese alla luce dei recenti sviluppi della situazione geopolitica internazionale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, sulla situazione energetica del Paese alla luce dei recenti sviluppi della situazione geopolitica internazionale.
  Ringrazio il ministro per avere sollecitamente risposto all'invito della Commissione.
  Prima di cedere la parola al ministro, chiedo ai colleghi che intendono intervenire di comunicare le loro richieste alla Presidenza.
  Do subito la parola al Ministro Pichetto Fratin, rinnovando il ringraziamento per la sua presenza.

  GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. Signor presidente, ringrazio lei e i membri della Commissione presenti e collegati.
  Gentile presidente, onorevoli colleghi, grazie per l'invito, che mi permette di aggiornarvi su una tematica centrale per il Paese.
  La guerra Russia-Ucraina e, recentemente, il conflitto in Palestina hanno evidenziato ancora di più la necessità di rafforzare la diversificazione degli approvvigionamenti energetici nei Paesi europei, soprattutto per quelli, come l'Italia, in cui non vi sono sufficienti risorse nazionali.
  Se dal contesto mediorientale, al momento, non emergono criticità e cambiamenti significativi nei legami energetici, possiamo dire che la risposta dei Paesi dell'Unione europea alla crisi internazionale derivante dalla guerra Russia-Ucraina è stata unanime e rapida.
  Dopo poche settimane dall'invasione dell'Ucraina, l'Unione europea ha deciso che avrebbe abbandonato quanto prima la dipendenza dai combustibili fossili russi, diversificando gli approvvigionamenti e i fornitori, riducendo l'uso di combustibili fossili e accelerando il passaggio a un'energia più pulita.
  Grazie agli sforzi comuni, siamo riusciti a ottenere quella significativa riduzione della domanda di gas che avevamo individuato tra gli strumenti per la risposta alla crisi nella fase più acuta. Quindi si può dire che l'Italia, a partire dal 2021, ha fatto la sua parte. Ha adottato un proprio piano per il contenimento dei consumi di gas e ha adottato una serie di azioni che hanno portato, ad agosto 2023, gli stoccaggi a un livello di riempimento di oltre il 90 per cento in misura superiore alla media europea. Nell'ultimo Consiglio energia tenutosi l'altro ieri (lunedì 4 marzo) è stato richiesto di prorogare per un anno le misure emergenzialiPag. 3 per l'approvvigionamento di gas e di continuare a ridurre la domanda di gas in modo coordinato tra gli Stati membri, nella consapevolezza che il quadro più critico è passato ma non bisogna assolutamente abbassare la guardia.
  Al tempo stesso, però, dobbiamo essere consapevoli che nel tempo le misure di riduzione dei consumi comportano oneri sempre più gravosi e che le misure emergenziali devono essere sostituite, almeno nel medio periodo, da azioni strutturali. Penso, ad esempio, all'azione di diversificazione dei fornitori e delle fonti, anche in chiave di decarbonizzazione, o ai grandi progetti di collegamento che abbiamo avviato, o, ancora, al corridoio dell'idrogeno da sud a nord. Questa è la prospettiva dalla quale dobbiamo porci se vogliamo affrontare il tema della sicurezza sul piano strutturale. Per questo sono convinto che dovremo dotarci di meccanismi di mercato che consentano al sistema europeo di avere la garanzia di rendere sempre disponibile una quantità di gas adeguata al fabbisogno e a prezzi contenuti, attraverso gli impegni di produttori e importatori nel rendere disponibili dette quantità di gas sui mercati spot, a condizioni predefinite, al verificarsi di eventuali episodi di eccessiva volatilità del prezzo.
  Conclusa questa panoramica, seppur veloce, sugli esiti del Consiglio energia, vorrei, a questo punto, fornire loro un quadro di massima della situazione energetica del Paese.
  Partiamo dal gas. Partendo dal settore gas, dal 2022 si è registrata, per effetto della crisi Russia-Ucraina, una rimodulazione dei flussi di gas, che si sono spostati da nord-est a sud. È stata evidente l'importanza strategica di una rete diversificata nei punti d'ingresso di gas naturale sul territorio italiano, che ha garantito una maggiore sicurezza energetica e ha mitigato gli effetti della crisi del gas russo. Una serie di azioni messe in campo dal ministero ha permesso di ottenere in due anni una quasi totale emancipazione dalle forniture russe, passando dal 38 per cento del 2021 al 18 per cento del 2022, al 4 per cento del totale importato nel 2023, una quantità proprio minima, 2-3 miliardi di metri cubi.
  In più, l'insieme delle misure adottate per contenere la domanda ha portato a un risparmio di gas, confrontato con la media degli ultimi cinque anni, pari al 19 per cento tra agosto del 2022 e gennaio del 2023 e del 15 per cento tra aprile e dicembre 2023. L'inverno 2022-2023 si è concluso con un elevato livello di stoccaggio, che ha permesso, nel periodo estivo, un'agevole campagna di riempimento, che ci ha portati – come detto – quasi al 100 per cento. Tale importante risultato ha consentito al Governo di non ricorrere a un nuovo decreto di contenimento dei consumi civili, fermo restando che molti comuni, in considerazione delle temperature medie più elevate, hanno comunque ritardato l'accensione dei riscaldamenti a uso civile.
  Inoltre, il Ministero ha autorizzato l'ottimizzazione della fase di erogazione dello stoccaggio con un'iniezione in controflusso, al fine di mantenere più a lungo possibile un'adeguata prestazione di erogazione dello stoccaggio. Attualmente, il livello di riempimento del gas è a circa il 64 per cento e dovrebbe arrivare a fine marzo a circa il 45 per cento, da considerarsi ancora molto elevato. Quindi, sarà più facile raggiungere il riempimento di stoccaggio, in previsione dell'autunno 2024.
  Sulla produzione nazionale di gas naturale, che riguarda la sicurezza energetica dalla quale non si può prescindere, questo Governo ha previsto nel «decreto energia» una revisione della misura cosiddetta «Gas Release», con l'intento di rafforzare la sicurezza dell'approvvigionamento di gas naturale, da destinare a prezzi calmierati ai clienti finali industriali a forte consumo energetico, al fine di garantire la competitività internazionale. La misura messa in campo consentirà, orientativamente, un incremento complessivo della produzione nazionale che può raggiungere i 6,5 miliardi di metri cubi. A tale quantitativo andranno aggiunti i possibili incrementi di produzione nazionale che potrebbero derivare dai vari interventi di ottimizzazione, manutenzione e revisione della produzione da Pag. 4concessioni esistenti, ma che, tuttavia, non è possibile, allo stato attuale, prevedere.
  L'analisi dei rischi. Durante l'estate del 2023 dall'analisi dei rischi aggiornata del sistema gas italiano, che ha tenuto conto della diversificazione degli approvvigionamenti sopra descritti, sono stati individuati 102 potenziali rischi di natura politica, tecnica, economica, ambientale e sociale e quattro situazioni di crisi con rischi combinati. Da questa analisi è emerso che la realizzazione dei terminali di rigassificazione galleggianti di Piombino e Ravenna, complessivamente in grado di trattare 10 miliardi di metri cubi di gas all'anno nel breve termine, e della Linea Adriatica, utile a eliminare i colli di bottiglia che limitano l'import da sud (cosiddetta «zona di Sulmona») nel medio termine, unitamente all'esercizio in sovrapressione dei campi di stoccaggio, è essenziale per la mitigazione dei rischi individuati, nonché per riportare e mantenere il sistema in sicurezza, anche considerando l'effettiva disponibilità dei flussi.
  In tale ambito, anche i potenziali flussi in arrivo a Tarvisio non più dalla Russia, ma dai nuovi terminali FSRU, quindi europei, di trattamento del GNL e dagli stoccaggi austriaci potranno aiutare a migliorare la sicurezza del sistema gas italiano.
  Infine, è stato evidenziato che, per tutto il periodo antecedente l'entrata delle nuove infrastrutture, assume particolare rilievo una gestione degli stoccaggi orientata prioritariamente alla sicurezza del sistema gas nazionale che consenta di massimizzare il riempimento durante la campagna di iniezione e preservare la prestazione durante la campagna di erogazione nel periodo invernale.
  Da queste conclusioni sono stati tratti necessari spunti per l'aggiornamento di altri due documenti previsti dal Regolamento europeo citato, ovvero il Piano di azione preventiva, che valuta l'adeguatezza infrastrutturale del sistema rispetto alle caratteristiche di domanda e offerta, indicando, quindi, i possibili sviluppi, e il Piano di emergenza, che indica le procedure necessarie ad affrontare eventuali situazioni di crisi del sistema nazionale, incluse situazioni di grave carenza.
  Un ulteriore scenario da valutare nel prossimo futuro riguarda la concreta possibilità di interruzione delle forniture di gas russo trasportato attraverso l'Ucraina. Questo dal 1° gennaio 2025, data in cui scadono i contratti di trasporto stipulati nel 2019. Questo è un tema che è stato trattato a lungo. Ci ha impegnati due ore, durante la giornata di lunedì, in ambito di Unione europea.
  Questo è un evento, stando agli attuali flussi della cosiddetta «rotta ucraina», che priverebbe il sistema gas dell'Unione europea di circa 14 miliardi di metri cubi annui. È certamente un valore ridotto rispetto ai 55 miliardi della rotta ucraina, prima dell'inizio del conflitto. A tal proposito, è stata organizzata dalla Commissione europea un'iniziativa per analizzare gli impatti di questo scenario sui Paesi che principalmente dipendono dal transito del gas russo attraverso l'Ucraina. L'obiettivo dell'iniziativa è produrre una dichiarazione che rispecchi lo stato di preparazione degli Stati membri coinvolti dall'evenienza della chiusura della rotta ucraina.
  Dall'analisi effettuata, congiuntamente a SNAM, ancora in mattinata, risulta che per l'Italia la chiusura della rotta ucraina non porterebbe criticità eccessive, al netto di eventuali ulteriori eventi concomitanti che potrebbero limitare gli approvvigionamenti – è chiaro che, se dovesse anche fermarsi qualcosa dall'Algeria, potrebbero esserci conseguenze oppure se dovesse aumentare la domanda di improvviso, con un picco di freddo concomitante, il discorso sarebbe diverso – proprio grazie all'azione già messa in campo, sebbene ci sia il rischio di maggiore tensione sui prezzi, dovuta principalmente alla domanda del sistema gas complessivo e di altri Stati appartenenti al gruppo degli Stati interconnessi con il nostro, che però non hanno accesso a un numero sufficiente di rotte di approvvigionamento oppure di GNL.
  La nostra preoccupazione, quindi, sotto il fronte della sicurezza, non è una preoccupazione quantitativa. È chiaro che se il fermarsi della rotta ucraina, della pipelinePag. 5che attraversa l'Ucraina determina una riduzione complessiva di 14 miliardi di metri cubi, può determinare, è ipotizzabile che possa determinare un ribaltamento sui prezzi internazionali.
  Ricordiamoci che sul gas, quindi, abbiamo l'Algeria, che di fatto ha sostituito in gran parte la Russia, la Libia, il TAP dall'Azerbaijan, dal quale preleviamo 10 miliardi, con un aumento che andrà a 11,2 miliardi a breve, Passo Gries, dove entra gas essenzialmente norvegese, e Tarvisio, dove era ridotto a pochissimo, ormai, il gas russo. Quello che ho citato. La pipeline di Tarvisio versa in circuito con l'Austria, con altre modalità di approvvigionamento.
  Settore petrolio. Nel nostro Paese la presenza di un sistema di raffinazione nazionale ben calibrato rispetto ai consumi, composto – ricordo – da 12 raffinerie, di cui una con possibilità di alternanza tra il ciclo tradizionale e il ciclo bio, e da una bioraffineria, ha garantito un'ampia flessibilità operativa per far fronte alla crisi, permettendo di esportare prodotti finiti e consentendo di lavorare diverse tipologie di greggi provenienti da varie parti del mondo. Ciò ha fatto sì che l'Italia non abbia sofferto i rischi di interruzione dell'approvvigionamento dei prodotti petroliferi, anche grazie al livello di scorte di sicurezza petrolifere.
  Infine, il nostro Paese non ha risentito – in misura meno incisiva di altri Paesi europei – degli inevitabili effetti della crisi russa sulla quotazione del greggio e dei prodotti finiti sui mercati internazionali. Anche nell'ultima crisi relativa all'area del Canale di Suez, il sistema di raffinazione italiano ha reagito prontamente. Quindi, siamo stati in grado di fronteggiarlo. Nel 2023 i greggi di importazione che transitano nell'area del Golfo Persico, Mar Rosso e Canale di Suez sono circa il 17 per cento del totale greggio importato dall'Italia. Siamo a 10,3 milioni di tonnellate su 61,2.
  Tali quantitativi, in questi primi mesi del 2024, sono stati prontamente rimpiazzati con provenienze da altre aree, considerato che l'allungamento della rotta ha reso non più competitive tali forniture. Più significativo, invece, è l'impatto sui prodotti finiti importati. Infatti, a seguito dell'embargo con la Russia, gli acquisti alternativi si sono spostati sul Medio ed Estremo Oriente, India, Abu Dhabi, Arabia Saudita, Emirati Arabi, dai quali nel 2023 è arrivato circa il 60 per cento del gasolio importato, 2,9 milioni di tonnellate su 4,8, e quote significative di altri prodotti: il 50 per cento del jet fuel, soprattutto, questo, dalla penisola arabica; il 40 per cento dei semilavorati, in questo caso il principale fornitore è l'Iraq; il 50 per cento delle materie prime per la produzione di biocarburanti, con in testa Indonesia e Malesia.
  L'effetto finale sul Paese, tuttavia, è rimasto sempre contenuto, visto che le importazioni complessivamente contano meno del 18 per cento dei prodotti disponibili sul mercato nazionale, mentre il resto è soddisfatto dalle raffinerie nazionali.
  Al di là dell'effetto diretto sul nostro Paese, tali condizioni di stabilità a livello globale hanno comunque determinato tensioni e maggiori costi a livello internazionale negli approvvigionamenti e nei noli – il peso dei noli è notevole – che hanno indirettamente gravato anche sul sistema di approvvigionamento nazionale.
  La crisi dell'ultimo anno ha, dunque, confermato la strategicità del nostro sistema di raffinazione e logistico per fronteggiare le crisi geopolitiche, anche estese.
  In conclusione, nel settore oil si conferma la validità del percorso intrapreso per salvaguardare l'efficacia delle raffinerie, promuovendo la progressiva decarbonizzazione dei processi e dei prodotti. La graduale conversione degli impianti industriali per la produzione di carburanti decarbonizzati, tra cui in particolare ricordo i biocarburanti, consentirà di valorizzare le nostre eccellenze tecnologiche, di competenze e infrastrutturali, garantendo al tempo stesso, durante tutta la transizione, la conformità degli approvvigionamenti energetici, in piena sicurezza e in condizioni competitive.
  Energia elettrica. La situazione del settore elettrico deve essere analizzata tenendo conto degli approvvigionamenti delle materie prime, delle interconnessioni elettriche e degli obiettivi nazionali discendenti Pag. 6dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC), che – ricordo – è stato depositato il 30 giugno 2023 ed è in sede di confronto anche con l'Unione europea. Deve esserci l'atto definitivo entro il 30 giugno 2024. Noi dobbiamo tener conto del PNIEC e del Fit for 55, naturalmente, provvedimento europeo.
  La crescita delle energie rinnovabili nel mix energetico e di generazione, accompagnata da una crescente penetrazione elettrica nei consumi finali, è un fattore chiave anche sul fronte dell'indipendenza energetica nazionale, che si traduce anche in una maggiore resilienza del Paese di fronte a quelli che possono essere eventi esterni. In particolare, secondo gli obiettivi energetici recentemente rivisti, entro il 2030 sarà necessario ridurre le emissioni di CO2 del 55 per cento, incrementare le quote di rinnovabili, di FER, nei consumi finali del 65 per cento e installare oltre 70 gigawatt di nuova capacità eolica e fotovoltaica. Questo obiettivo è estremamente sfidante e impone uno sforzo infrastrutturale notevole per la realizzazione di nuovi impianti di produzione, il potenziamento e l'ammodernamento delle reti di trasporto e la realizzazione di nuovi sistemi di accumulo delle energie e richiede un'unione di intenti tra tutti i soggetti istituzionali e gli enti nazionali e locali.
  Sul fronte della produzione elettrica è indispensabile innanzitutto citare l'obiettivo intermedio di abbandono del carbone nel mix di generazione elettrica a partire dal 31 dicembre 2025. Si tratta di un traguardo molto vicino nel tempo, che dai recenti aggiornamenti e nell'ambito delle misure del piano potrà sicuramente essere confermato per tutto il territorio nazionale, ad eccezione, purtroppo, della Sardegna, dove sarà realizzabile, se avrà percorso il piano che è stato definito con la precedente giunta, tra il 2026 e il 2028, altrimenti vedremo.
  Il phase-out del carbone ha richiesto nel PNIEC anche la pianificazione di una nuova capacità sostitutiva a gas. Il gas rappresenta, infatti, il meno impattante a livello ambientale e climatico tra i combustibili fossili, anche grazie al notevole miglioramento tecnologico degli impianti, che oggi raggiungono livelli di efficienza superiori al 60 per cento. In quest'ottica tra il 2021 e il 2023 sono stati autorizzati quattro nuovi impianti a ciclo combinato a gas ad alta efficienza (Tavazzano, Fusina, Ostiglia, Monfalcone) attualmente in fase di cantiere. Questi impianti sono da 850 megawatt l'uno, quindi siamo intorno ai 3.400 megawatt. Sono stati autorizzati, inoltre, diversi upgrade di impianti esistenti, per un totale di capacità disponibile aggiuntiva pari a 700 megawatt. Rispetto all'obiettivo PNIEC di 3 gigawatt di nuovi impianti a gas, si tratta di una capacità più che sufficiente. L'entrata in esercizio di queste nuove capacità sostitutive, prevista tra il 2024 e il 2026, consentirà di raggiungere l'obiettivo di phase-out sul continente.
  Apro una parentesi. A settembre ho adottato un atto di indirizzo nei confronti del sistema per ridurre la produzione tramite carbone, in particolare a Civitavecchia e Brindisi, le due principali centrali che abbiamo, e in quel momento ho fatto anche una riflessione, perché le condizioni al 25 settembre erano tali da poter pensare di chiudere il carbone. Questo chiaramente al di là delle valutazioni occupazionali aziendali e locali da farsi. Poi, grazie anche all'intervento del dottor Federico Boschi, che è il capo dipartimento energia (non l'ho presentato all'inizio) a seguito di un vivace dibattito nelle giornate del 24 e 25 settembre è venuto un dubbio: se all'interno del quadro internazionale succedesse qualcosa? Se una delle pipeline che abbiamo collassasse per qualche ragione? Quindi, anziché chiudere, ho fatto un atto di indirizzo ad Enel per ridurre l'utilizzo delle centrali, ma non chiuderle. Abbiamo chiuso Monfalcone, che era ad olio. Anche perché certamente il tema del rischio di una instabilità geopolitica c'era allora. La dimostrazione è che il 4 ottobre c'è stato uno scossone anche dei prezzi dovuto all'apertura del conflitto Gaza-Israele. Parlando di sicurezza energetica, questo è il punto interrogativo che dobbiamo tenere sempre presente in ogni momento.
  Produzione nazionale di energia, con consumi elettrici e potenza installata. Con Pag. 7riferimento ai consumi elettrici complessivi del 2022, applicando i criteri di monitoraggio della direttiva sulle rinnovabili, si rileva una leggera contrazione rispetto al 2021, mentre si registra un incremento della produzione di rinnovabili. In particolare, la quota delle fonti energetiche rinnovabili (FER) nel settore elettrico aumenta dal 36 per cento del 2021 al 37,1 per cento del 2022, nonostante la contrazione dell'idroelettrico, contrazione legata alla siccità, quindi per minor contenuto d'acqua nelle dighe, per melmosità nelle dighe e via dicendo (sono tanti i fattori). Tuttavia, si evidenzia che il valore dello scenario di policy della proposta di aggiornamento del PNIEC per il 2030 è pari al 65 per cento, valore che ci ricorda l'impegnativo percorso per il raggiungimento degli obiettivi.
  Parlando in termini di potenza, a fine 2022 risultano installati in Italia circa 61 gigawatt di impianti FER nel settore elettrico. La fonte solare concentra la maggiore potenza efficiente lorda (25 gigawatt), seguita dalla fonte idraulica (19 gigawatt) e da quella eolica (12 gigawatt). Anche in questo caso lo scenario di policy del nuovo PNIEC prevede che al 2030 la fonte solare e la fonte eolica dovranno raggiungere rispettivamente i valori di 80 e 28 gigawatt. Per le altre fonti, invece, lo scenario si attesta su valori non distanti da quelli attuali.
  Con riferimento al 2030, per il fotovoltaico è proseguito il trend di crescita sostenuto e già osservato nel corso del 2022. Al 30 giugno 2023 sono risultati, infatti, in esercizio in Italia circa 1 milione 426 mila impianti, più 16,3 per cento rispetto al 2022, per una potenza complessiva di 27,4 gigawatt, quasi 2,3 gigawatt di incrementale rispetto al 2022, per una variazione pari al più 9,1 per cento.
  Faccio presente questo dato. Attualmente Enel allaccia mille impianti al giorno, per una media di 350 mila all'anno. A questo passo la previsione che posso fare per fine PNIEC al 2030 è di 3 milioni di impianti. Questa è la velocità di crescita. Certamente è un numero elevato perché trattasi in gran parte di microimpianti. Ricordiamocelo. Però, il fenomeno numerico è elevatissimo. Un'accentuazione è stata data, per la parte civile dei microimpianti, dal superbonus 110, che chiaramente ha avuto un riflesso. In particolare, la crescita è maggiore per gli impianti di piccola taglia, inferiore a 20 chilowatt.
  Si rilevano anche segnali di ripresa per l'installazione di impianti di grandi dimensioni, collocati principalmente a terra, che segue, però, una fase di andamento discontinuo. Dopo un periodo di sostanziale stabilità, gli investimenti nel settore fotovoltaico sono cresciuti da poco più di un miliardo di euro nel 2021 a oltre 2,8 miliardi di euro nel 2022 e nel 2023 si sono assestati su 3 miliardi di euro. Questo nei primi sei mesi del 2023. Per gli impianti eolici, invece, si osserva una crescita sostenuta della numerosità degli impianti tra il 2016 e il 2017, generata principalmente dalla forte espansione del microeolico, cui è seguita una fase di stabilizzazione. Per l'eolico il 2022 ha visto una crescita di potenza superiore a quella dell'anno precedente, ma gli investimenti mostrano un andamento molto oscillante, con il valore assoluto al 2020 inferiore al fotovoltaico, sino a circa 330 milioni di euro nel primo semestre del 2023. Quindi, in un'ottica annuale lo potremmo raddoppiare, ma anche così supererebbe di poco il mezzo miliardo di euro. Sull'eolico il ragionamento da fare è in un'ottica futura. Per quanto riguarda gli impianti esistenti si parla di repowering e revamping, nel senso che ormai hanno più di dieci anni e ci sono tecnologie più moderne, che riducono il numero delle pale installate e aumentano di molto la produzione.
  Per il resto, nel decreto che questo Parlamento ha approvato un mese fa è prevista un'azione, che certamente ci impegnerà per almeno tre o quattro anni, che riguarda le grandi aree a mare, l'off-shore in alto mare per sistemi di grandi impianti, di grandi piattaforme.
  Misure per incrementare le FER. Nonostante i dati in ripresa, per raggiungere il target al 2030 bisogna fare di più. È per questo che abbiamo messo in campo una serie di meccanismi di incentivazione che consentiranno una maggiore penetrazione Pag. 8nel mercato degli impianti FER, a partire dal decreto sulle comunità energetiche rinnovabili, dalla cui operatività ci si attende l'installazione di 5 gigawatt di impianti, inseriti in configurazioni che tendono a valorizzare l'autoconsumo e la condivisione dell'energia.
  Altra misura importante, anche questa legata all'attuazione del PNRR, è quella relativa al decreto agrivoltaico, la cui innovatività è data dalla capacità di contemperare nello stesso meccanismo la competitività del settore agricolo, riducendo i costi di approvvigionamento energetico, e la sostenibilità della produzione agricola, migliorando al contempo le prestazioni climatiche e ambientali.
  A questi strumenti si affiancano le misure introdotte dal decreto energia, recentemente approvato dal Parlamento, che delinea misure per promuovere l'autoproduzione di energia rinnovabile nel settore energivoro, disposizioni per incentivare le regioni a ospitare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e un nuovo meccanismo di incentivazione volto a lasciare agli operatori di mercato le scelte del mix di tecnologie da utilizzare.
  Quando parliamo di autoproduzione di energie rinnovabili e di incentivi, mi riferisco alle misure strutturali, che vanno fino a vent'anni, che incentivano i soggetti energivori a produrre energia da fonti rinnovabili, a restituzione del beneficio che hanno nella fase immediata.
  È inoltre in fase di definizione il decreto FER-X, in prosecuzione al meccanismo di incentivazione del FER-1, che supporta la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici, anche nel caso di rimozione di eternit, una delle piaghe nazionali che ancora abbiamo, di impianti idroelettrici e di gas residuato da processi di depurazione, che rappresentano, quindi, tutta una serie di tecnologie rinnovabili, con costi più bassi e vicine alla competitività di mercato. Tale meccanismo, basato su un accesso diretto per impianti di potenza fino a un megawatt e procedure competitive per impianti di potenza sopra la soglia del megawatt, prevede nel prossimo quinquennio l'incentivazione di oltre 67 gigawatt di impianti.
  Il FER-X affiancherà il FER-2, attualmente in fase di fine valutazione a Bruxelles – l'altro ieri mi hanno detto che manca poco alla sua sottoscrizione, quindi siamo al dunque – che incentiverà, per un totale di 4,5 gigawatt, le fonti a tecnologie lontane dalla competitività o con costi elevati di esercizio, quali a titolo d'esempio l'impianto eolico off-shore, che certamente nell'avvio non avrà pari condizioni di competitività, l'impianto geotermico innovativo, che arriva anche a 3.000-4.000 metri di profondità, che è innovativo perché non estrae l'acqua (non si butta l'acqua), l'impianto a biomasse, l'impianto a biogas.
  Richieste di connessione e aree idonee. È evidente che con tutti questi gigawatt da incentivare e realizzare entro il 2030 si pongono alcuni temi su cui dobbiamo focalizzare la nostra attenzione: il primo è relativo a una corretta pianificazione territoriale degli impianti; il secondo riguarda la semplificazione procedurale dei permessi; il terzo è relativo alla richiesta di connessione.
  Sul primo occorre accelerare la definizione delle aree idonee con le regioni e le province autonome – siamo in attesa di un riscontro sul testo inviato in Conferenza Unificata – affinché si giunga rapidamente a princìpi e criteri univoci che possano agevolare, da un lato, gli operatori nelle scelte del business e, dall'altro, una corretta pianificazione regionale.
  Onestamente in questo momento il testo è bloccato per una ragione contingente: la regione coordinatrice è la Sardegna, che si trova in un momento di transizione, di limbo, per cui credo che per qualche giorno la Conferenza delle regioni e delle province autonome non potrà procedere. Però, quanto prima dobbiamo assolutamente sbloccarlo, perché è fondamentale.
  Con riferimento al secondo tema citato, che riguarda la semplificazione procedurale dei permessi, abbiamo intrapreso da tempo al ministero un percorso significativo di semplificazione dei procedimenti abilitativi per la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, che dovrà concludersi con una ricognizione e un riordino della normativa vigente in materia Pag. 9di fonti energetiche rinnovabili, al fine di assicurare un maggior grado di certezza del diritto e di semplificazione dei procedimenti.
  C'è stata un'accelerazione grazie all'aumento dei membri delle commissioni e anche grazie a un supporto nella fase di preistruttoria. Tuttavia, non siamo ancora alla soluzione, lo dico sinceramente. Non c'è ancora un ritmo. La soluzione si avrà quando a mille istanze corrisponderanno mille risposte. Sia che la risposta sia sì che no, devono esserci mille istanze e mille risposte.
  Sono stati avviati, inoltre, i lavori di recepimento della direttiva RED III, che introduce diverse novità dal punto di vista dell'autorizzazione, oltre a prevedere l'individuazione sul territorio nazionale di piani di accelerazione per le FER.
  Su tale questione c'è un'esigenza nazionale e un'accelerazione europea che si accavalla. Questo è un provvedimento dell'Unione europea che si accavalla ai precedenti. Proprio questa mattina vedevo le prime idee di semplificazione delle procedure di permitting. Nel contempo, però, giustamente dico: se adotto queste fra due mesi, ho la direttiva RED III e devo tornare a ricambiare le regole. Questo è uno dei problemi che abbiamo. Ma questo è lo stesso ragionamento che mi hanno fatto i tedeschi: o ci diamo almeno un calendario, oppure ogni due mesi dobbiamo cambiare le regole. Ma il criterio di cambiare le regole ogni due mesi è qualcosa che non funziona, che non va bene.
  Con riferimento al tema della connessione, nel corso del 2023 Terna ha registrato un trend forte di crescita dei nuovi progetti di impianti FER, che hanno fatto richieste di connessione alla rete di trasmissione nazionale. Al 30 giugno 2023 – dato Terna – ci sono state 5.054 richieste, sono stati raggiunti 317,7 gigawatt di potenza, il 58 per cento da fonti eoliche e il 42 per cento da fonte solare. Invece, quelle relative all'eolico off-shore hanno raggiunto una potenza pari a 97 gigawatt. Alla stessa data, le soluzioni tecniche minime generali accettate ammontavano a 180,5 gigawatt. Si evidenzia che l'82 per cento delle richieste è localizzato nel Mezzogiorno e nelle isole maggiori. In particolare, in Puglia e Sicilia è concentrata oltre la metà della capacità FER di richieste di connessione, in primis per impianti agrivoltaici ed eolico off-shore. Tutti questi dati dimostrano l'interesse crescente degli operatori.
  Sul punto occorre trovare con i distributori una soluzione, a cui stiamo lavorando, per facilitare le connessioni e con Terna governare il processo di sviluppo della rete che sappia gestire il trend crescente di richieste e garantire la stabilità e la sicurezza del mercato.
  Alla stabilizzazione e alla sicurezza del mercato elettrico darà in futuro un supporto fondamentale la riforma del mercato interno europeo dell'energia elettrica, che abbiamo discusso a Bruxelles. Si è posto l'obiettivo di rendere il sistema energetico in un contesto di competitività, però meno esposto alla volatilità dei prezzi, di rafforzare i mercati a termine e di promuovere lo sviluppo e l'integrazione dell'energia da fonti rinnovabili.
  Nel market design si è raggiunto un accordo a livello europeo. Adesso siamo in una fase che dovrebbe portare a una conclusione. È rilevantissimo, perché è quello che dovrà determinare, a livello di Paesi, la condizione del disaccoppiamento, con disaccoppiamento che significa riuscire a trovare un punto di mediazione e di equilibrio sul prezzo finale. È un percorso avviato. Ci abbiamo impiegato molto a livello di Consiglio europeo dei ministri, perché, chiaramente, i vari Paesi hanno condizioni ed esigenze diverse. In questo caso, c'è un Paese come la Francia che ha il 90 per cento dell'energia elettrica che proviene da energia nucleare, totalmente statale, perché la proprietà è dello Stato francese. È chiaro che ha condizioni diverse da noi o dalla Germania, che chiude le centrali nucleari e aumenta il carbone.
  In questo ambito si inserisce il prossimo avvio in Italia – su questo siamo il primo Paese in Europa – del mercato a termine degli stoccaggi centralizzati. Il meccanismo mira a favorire lo sviluppo dei sistemi di accumulo utilizzando gli operatori di mercato, attraverso gli utility scale, attraverso Pag. 10meccanismi concorrenziali, per accumulare energia nei periodi di maggiore produzione rinnovabile per cederla a quelli di maggiore consumo.
  La nuova capacità di stoccaggio elettrico sarà approvvigionata attraverso specifiche aste svolte da Terna e, dopo l'approvazione da parte della Commissione europea nel dicembre 2023, è ora in fase di definizione la disciplina tecnica d'attuazione.
  La misura vuole promuovere nuovi investimenti in stoccaggi elettrochimici e pompaggi idroelettrici per un'energia accumulabile di almeno 70 gigawatt e per un valore complessivo stimato di circa 17 miliardi di euro nell'arco dei prossimi dieci anni.
  Per quanto riguarda l'adeguatezza del sistema elettrico, si è confermata la rilevanza anche in sede europea del mercato della capacità, avviato nel nostro Paese a partire dal 2019.
  Le aste svolte nel 2019 e nel 2022, riferite ai target del 2022, 2023 e 2024 hanno assicurato al sistema l'ingresso di nuova capacità, funzionale altresì al graduale processo di phase-out dalla generazione a carbone, perché a fianco dobbiamo salire, ma c'è qualcosa che deve scendere.
  Nel corso del 2024, a fronte del rischio di mancata copertura del fabbisogno, dovuta anche alle condizioni eccezionali dal punto di vista della disponibilità di risorse idriche, sono previste nuove aste per gli anni di consegna a partire dal 2025, sulla base di una disciplina della misura in fase di aggiornamento, proprio per assicurare una maggior disponibilità delle risorse nei periodi di maggior stress per l'adeguatezza.
  Per concludere, presidente, trattasi di riduzione degli approvvigionamenti dall'estero e loro diversificazione, progressivo incremento delle FER al 2030 sulla base della neutralità tecnologica e grazie anche ai nuovi meccanismi di incentivazione, semplificazione procedurale e pianificazione energetica, con sviluppo delle reti. Queste sono sostanzialmente le parole chiave che ruotano attorno al concetto di sicurezza energetica da fornire al nostro Paese.
  Dopo aver superato l'acuta crisi di due o tre anni fa, abbiamo lavorato in questi mesi per porre le fondamenta di un nuovo sistema che deve accompagnarci non solo da qui al 2030, ma deve diventare strutturale sui prossimi decenni. È questa la strada indicata, peraltro prevista dal Piano nazionale integrato energia e clima sul quale noi, naturalmente, non solo formuliamo lo stato dell'arte, ma siamo anche aperti ad accogliere le considerazioni, i suggerimenti e le proposte.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questi o formulare osservazioni.

  ENRICO CAPPELLETTI. Ringrazio il signor ministro per l'ampia disamina.
  Chiederei se fosse possibile avere una copia della relazione, così ci permette, anche in separata sede, di approfondire i singoli temi.
  Lei ha esordito dicendo che la risposta europea alla crisi russa è stata unanime e rapida. È evidente, è giusto, è corretto che sia stato così, lo vediamo tutti, però ci sono anche delle situazioni paradossali legate a questo. Io ne citerei tre, le ho tratte da un quotidiano nazionale uscito in edicola stamattina.
  Primo, la Russia ha aumentato le esportazioni in Europa di gas naturale liquefatto dal 2021 al 2023. Non le ha ridotte, le ha aumentate. Per carità, in termini assoluti è quello che è, ma in termini relativi è pari a più 40 per cento.
  Secondo, il petrolio. È vero che con l'embargo è vietata l'importazione dalla Russia di petrolio, quindi giustamente l'Italia si è rivolta ad altri fornitori tra cui lei ha citato Abu Dhabi, India, Kazakistan, Emirati Arabi eccetera, ma è di tutta evidenza che non avendo la Russia diminuito di un barile le proprie esportazioni a livello globale, avendole mantenute inalterate, ci troviamo di fronte a una triangolazione di petrolio russo che arriva sicuramente in Europa e probabilmente anche nel nostro Paese dopo essere passato da altri Paesi.
  Infine, si parla poco o nulla di combustibile nucleare. Ad oggi una centrale nucleare ogni tre in Europa è fornita da combustibile nucleare russo. C'è una dipendenzaPag. 11 che non è da meno dalle dipendenze da petrolio, da diesel, da gas. Anche rispetto a questo, ci vorrebbero delle risposte in quanto si ipotizza nel nucleare una soluzione per risolvere il problema della sicurezza energetica nel nostro Paese.
  Signor ministro, alla luce di questa situazione, non sarebbe molto più semplice credere e investire nelle energie rinnovabili? Parlo chiaramente di acqua, sole, vento, che sono nazionali e che quindi conferirebbero al nostro Paese veramente quella sicurezza energetica di cui avrebbe bisogno. Dalla sua relazione, ma più che altro anche dalle politiche portate avanti da questo Governo non possiamo non notare che ci sia una forte contraddizione.
  Le faccio un esempio. Lei prima ha citato il decreto energia che abbiamo approvato non molto tempo fa. Con quel decreto energia il Governo da lei rappresentato ha introdotto, per incentivare le FER nel nostro Paese, un'imposta da 10 mila euro a megawattora. Non solo io, ma anche i colleghi di maggioranza, visto e considerato che quella previsione poi è stata cancellata, non sono assolutamente d'accordo che questa sia la strada da perseguire per andare avanti verso la decarbonizzazione. A me pare che da parte del Governo ci sia, invece, una determinazione, questa sì, veramente inscalfibile: trasformare l'Italia in un cosiddetto «hub del gas». Infatti, sono stati incentivati i rigassificatori e trivelle. Attenzione, noi non eravamo contrari ai primi due rigassificatori, al potenziamento di quelli esistenti. Contestiamo il fatto che oltre a quelli che sono stati realizzati adesso ce ne sono ulteriori in una fase in cui di gas c'è sempre meno bisogno.
  Sosteniamo, giustamente, con le sue parole, la necessità di procedere per il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo fissati in Europa, però contestiamo in tutti i modi possibili e immaginabili la direttiva per la costruzione delle case green.
  Ci stiamo avvicinando o ci stiamo allontanando dalla transizione energetica? Senza contare tutti gli aspetti relativi anche al fatto che sposare questa direzione della transizione e gestirla porta anche a un aumento dell'occupazione nel nostro Paese molto sensibile e anche una riduzione del costo dell'energia.
  Ho avuto modo di ricordarle, quindi lo cito brevemente per i colleghi, signor ministro, che nel 2023 la bolletta energetica nel nostro Paese è diminuita di 3 miliardi grazie al superbonus, che tra l'altro non passa giorno senza essere duramente stigmatizzato da quelle forze di maggioranza che fino a pochi mesi fa presentavano emendamenti per aumentarne sia la portata in termini di applicazione sia la durata temporale. Se consideriamo il risparmio della bolletta energetica nazionale conseguente anche agli impianti fotovoltaici installati grazie al superbonus, siamo a 4 miliardi di risparmio annuale. Non è male, considerato che durerà per i prossimi decenni.
  Arrivo alla domanda, per rispetto anche degli altri colleghi che devono intervenire. Quali sono i tempi, se è in grado di fornirceli, e come intendete rispondere alle venticinque raccomandazioni della Commissione europea che sono state sollevate sul PNIEC, rispetto al quale, peraltro, molto a breve avremo anche in questa Commissione un momento di approfondimento?
  Seconda e ultima domanda. Nei giorni scorsi i sindacati del comparto energia hanno dichiarato uno stato di agitazione in particolar modo per quanto riguarda l'operato di Enel, perché, secondo i sindacati, sarebbe in serio pericolo il Piano investimenti sulle fonti rinnovabili, che passerebbe, per quanto riguarda Enel, addirittura da 5,5 miliardi a 2,9 miliardi nei prossimi tre anni.
  Se questo fosse vero, non ritiene opportuno intervenire in merito affinché un campione dell'energia come Enel oggi nel nostro Paese possa diventare protagonista rispetto a questa prospettiva, quindi al contrario, protagonista attivo nella transizione energetica, rilanciare le attività e garantire i livelli occupazionali?
  Grazie.

  LUCA SQUERI. È da apprezzare l'intervento del ministro, che ha fatto veramente una disamina a trecentosessanta gradi dei problemi legati alla transizione energetica, Pag. 12ma non solo, alla situazione energetica, al fabbisogno energetico.
  Ho avuto modo la scorsa settimana in un convegno di dire come vedo io questa transizione energetica, che deve stabilire un rapporto tra necessità di raggiungere obiettivi rapportati al tempo che abbiamo per affrontarli. Dicendo questo ho fatto l'esempio che non si tratta di individuare nel percorso una gara tipo 100 metri, perché se si pensa che da domani si risolvano i problemi è pura utopia, e addirittura nemmeno una maratona, perché c'è un'intensità di velocità, però legata a spessori di problemi da risolvere che neanche la maratona rende l'idea.
  Ho detto che, a mio avviso, questa transizione è da paragonare a una marcia. Sappiamo che la marcia, che è uno sport olimpico, ha come caratteristica quella di essere vincolati sempre a tenere un piede per terra. È una camminata molto veloce.
  Questa transizione energetica per noi deve essere una camminata olimpica, però sempre tenendo i piedi per terra. Per cui, ha fatto bene il ministro a ricordare ancora l'importanza che ha il gas, che ha il petrolio, perché da qui ai prossimi decenni sono determinanti nella transizione energetica ancorché l'obiettivo sia quello di farne meno.
  Gli obiettivi sono giganteschi. Condivido pienamente l'intervento iniziale del collega che mi ha preceduto. Il Governo deve fare attenzione a incentivare, a supportare assolutamente l'acqua, il sole, il vento.
  Intanto, si è differenziato da chi ieri, ho letto – il rappresentante dei Verdi – dice che il sole e il vento sono gratuiti. Per me sono gratuiti in spiaggia, a condizione che sia libera, perché sennò paghi pure per prendere il sole e il vento in una spiaggia a pagamento.
  A parte le battute, per il sole e per il vento, come Stato abbiamo dedicato, se non sbaglio, arrotondo, secondo me, per difetto, 200 miliardi negli ultimi quindici anni per incentivare, giustamente, cosa che dobbiamo continuare a fare, il sole e il vento.
  L'idrico è assolutamente fondamentale, ma è una tecnologia matura. Si può fare qualcosa, ma non è che si possa rivoluzionare il contributo che già sta dando da decenni, da inizio secolo. Invece, si può fare tanto su vento e sole. Però, quel tanto paragoniamolo al possibile contributo.
  Attualmente, se non sbaglio, fatta 100 la produzione di energia, 80 per cento fossile e 20 rinnovabili, penso che di questo 20 per cento di rinnovabili il sole e il vento rappresentino tra il 3 e il 4 per cento. Vogliamo decuplicarlo? Arriviamo a far sì che sia decuplicato, neanche raddoppiato. È il 30-40 per cento. A parte che decuplicarlo è un'opera impossibile. Noi stimiamo, se ho capito bene, che da qui al 2030 ci sarà una produzione aggiuntiva da FER di 50 gigawatt. Attualmente la corrente elettrica necessita di 330 terawattora di produzione di energia. Di questo 330, solamente un terzo è dato da fonti rinnovabili. Per cui, noi abbiamo ancora 200 terawattora da modificare da produzione fossile a produzione rinnovabile. 50 gigawatt quanti terawattora sono?

  PRESIDENTE. Se parlate fuori microfono, non vi sente nessuno. Faccia la domanda, anche perché ci sono tanti colleghi che si sono prenotati.

  LUCA SQUERI. Al nucleare al 2030 non ci arriviamo, di questo non preoccupiamoci. Dobbiamo occuparcene adesso, ma quando si parla di tenere i piedi per terra, tenendo i piedi per terra sappiamo che da qui al 2030 il nucleare darà un contributo pari a zero. Se cominciamo adesso, dal 2031 comincerà a dare un contributo. L'orizzonte del dibattito è fissato al 2030.
  Concludendo il discorso di prima, un terawattora sono 1000 gigawatt. Noi dobbiamo ancora colmare 200 terawatt, cioè 200.000 gigawatt per coprire il 20 per cento di contributo delle rinnovabili. Poi abbiamo l'altro 80 per cento. Chi pensa che, tenendo i piedi per terra, invece di pensare alla produzione elettrica vogliamo elettrificare i trasporti, vogliamo elettrificare il termico che è il 75 per cento di richiesta di produzione attualmente fatta dal fossile, vuol dire proprio che andiamo a «chiacchierare» di transizione energetica. Siccome noi, invece, la transizione energetica Pag. 13vogliamo farla per davvero, e questo Governo lo sta dimostrando quando sottolinea il criterio della neutralità tecnologica come criterio portante, e finalmente, oltre che a dirlo, perché tutti lo dicono, adesso lo si fa anche, arrivo al dunque segnalando al ministro, al direttore del dipartimento del ministero che, a mio avviso, bisogna prestare ancora più attenzione su una parte di rinnovabile che non è ancora considerata come deve essere, cioè le biomasse, che attualmente rappresentano la fonte rinnovabile più importante in termini di quantità. Eppure, con un retaggio che arriva dai Governi precedenti, non è ancora stato sdoganato. Sottolineo il fatto che siamo certo consapevoli delle problematiche legate alle biomasse che, se usate con una tecnologia vetusta, inquinano l'aria, ma vincolando l'utilizzo delle biomasse a una tecnologia prevista dalle norme europee, prevista dalle norme italiane che confina le emissioni entro un certo limite, a mio avviso deve essere sdoganata al pari del solare, cosa che attualmente non è, perché abbiamo visto nel FER-2 o addirittura nel PNRR che ci sono ancora elementi ostativi che sarà nostra premura proporre al Governo di modificare.
  Grazie.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Ringrazio anch'io il ministro.
  Anche noi guarderemo con attenzione e nel dettaglio la relazione che oggi ci ha proposto, anche se devo dire che nello schema che ha presentato mi sento di confermare un giudizio. Per quanto riguarda la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, stiamo parlando essenzialmente di una continuità con il Governo Draghi, perché quello a cui ha fatto riferimento innanzitutto dell'emancipazione dalla dipendenza dal gas russo è un risultato che è stato raggiunto, per fortuna, grazie al concorso di tutti con le scelte fatte dal Governo Draghi.
  Anche alcune misure su cui il ministro ha insistito sono un'attuazione e in parte una modifica di strumenti già introdotti, come per esempio il gas release.
  Sulla parte delle energie rinnovabili, ministro, io credo che il decreto Energia, passato in conversione partendo da questo ramo del Parlamento, sia stata un'occasione persa. Peraltro, l'ha ricordato il collega Cappelletti, un decreto che veniva presentato con l'obiettivo di incentivare le rinnovabili era nato con una tassazione sui nuovi impianti. Poi avete dovuto fare marcia indietro, con la reazione di tutti, a partire dalle opposizioni ma non solo, e quella parte ovviamente l'avete tolta. Però un decreto che dovrebbe avere come obiettivo l'incentivazione delle rinnovabili che nasce con una loro tassazione è piuttosto sintomatico.
  Devo dire che poi ho avuto l'occasione di intervenire in Aula per il mio Gruppo, quindi ho svolto lì le mie considerazioni di carattere politico più generale, e non le riporto qui se non come spunto per fare due domande specifiche. Sempre collegato al decreto Energia – l'ha riproposto il ministro – c'è un aspetto di grande rilievo che riguarda le richieste di connessione, la necessità di semplificazione, che ha richiamato essere corretta pianificazione, semplificazione procedurale e la parte della richiesta delle connessioni. In una delle audizioni che avevamo svolto per il decreto Energia Terna aveva messo in evidenza qual è la parte che ancora rimane da affrontare in termini di autorizzazioni (superiori a 300 gigawatt), poi bisogna vedere se effettivamente tutti quei progetti hanno le gambe per poter essere percorsi.
  Qui il ministro ha usato la formula «soluzione a cui stiamo lavorando». Ecco, siccome io pensavo che il decreto Energia fosse lo strumento, il veicolo per intervenire su questo aspetto, ma non lo è stato, e oggi il ministro dice «stiamo ancora lavorando», vorrei capire qual è la tempistica, rispetto a quale intervento e come collocarlo dal punto di vista temporale.
  Seconda e ultima domanda. Sempre nel decreto Energia c'è uno stanziamento – un po' ridotto, noi avevamo fatto un emendamento per dare uno stanziamento più ampio – di solo un milione per la campagna di comunicazione per la piena consapevolezza dei clienti domestici che, per quanto riguarda l'elettrico, hanno il superamento Pag. 14della maggior tutela con il termine del primo luglio.
  Questa Commissione, nel parere sul decreto ministeriale in vista di questo passaggio, a luglio scorso, ha messo come condizione che si facesse la campagna di comunicazione. Non si è fatta allora. Ieri ho chiesto anche al presidente di ARERA se almeno lui avesse informazioni, ma giustamente ha ricordato che non è competenza sua. La mia domanda, ministro, è dunque questa: visto che è un anno che l'aspettiamo, e ormai ci siamo, quando parte questa campagna e in che termini?

  ILARIA CAVO. Un breve intervento, intanto per ringraziarla per questa relazione davvero dettagliata. Anche a me ovviamente servirà leggerla nel dettaglio per metabolizzarla. Credo che davvero ci sia tutto, nella condivisione dell'impostazione che ha dato.
  Adesso non credo che sia la sede per rientrare nel decreto Energia, mi ero già espressa anche io in dichiarazione di voto in Aula, semplicemente per ribadire il sostegno al decreto per le misure che aveva portato nel sostegno alle aziende energivore, ma non solo, per gli obiettivi di decarbonizzazione e per tutte le misure anche sulla parte dell'eolico offshore, insomma per tutto quello su cui anche noi come Commissione abbiamo lavorato.
  Sono stati espressi, anche nelle domande dei colleghi, alcuni concetti. Mi soffermo solo su uno, ma molto velocemente, perché lei lo ha ribadito nell'analisi che tocca tutte le modalità di approvvigionamento, senza sostanzialmente focalizzarsi su una in particolare. Una sua frase, che vorrei capire se ho inteso bene, è quella sui rigassificatori. Lei ha citato i rigassificatori di Piombino e di Ravenna dicendo che sono essenziali anche per la mitigazione dei rischi. Avevo fatto anche delle interrogazioni in questa Commissione e aveva risposto il suo ministero dicendo che si trattava di mesi prima e di opere di utilità essenziali e strategiche. Lei ha citato i dati sulla nostra capacità di approvvigionamento, quindi anche per riattualizzare la risposta e per averla direttamente da lei, le chiedo magari una puntualizzazione se ritiene di voler esplicitare la frase che ha pronunciato, anche perché qualche altro collega ha detto che non ce n'è bisogno. Ecco, magari le verità stanno nel mezzo e vorrei semplicemente avere la sua visione e la sua versione.
  Inoltre, non ha affatto parlato soltanto di gas, ma c'è stata anche tutta la parte sull'eolico offshore. Io ho avuto l'onore di partecipare alla missione di questa Commissione in Norvegia, dove abbiamo colto il grande interesse che c'è per questa nostra partita e anche sostanzialmente una richiesta di fondo, quella di avere un'omogeneità di regolamenti per l'eolico offshore che non fossero differenti da zona a zona e da regione a regione. Le chiedo se questo lo ha presente e se voleva dire qualcosa in merito. Grazie.

  RICCARDO ZUCCONI. Ringrazio il ministro per un quadro che mi sembra abbastanza confortante. Mi pare che l'Italia sia messa nella direzione giusta e che sia un buon lavoro quello del ministero. Lo dimostrano anche gli impieghi delle risorse del PNRR, dove il Ministero dell'ambiente è nelle primissime posizioni.
  Faccio solo un richiamo perché lei andrà a brevissimo a rispondere al question time in Aula e quindi affronterà argomenti che io non affronto qua, ma che forse Del Barba le solleverà poi. Esprimo un plauso anche per il decreto Energia, perché poi c'è sempre qualche Ministro dell'economia e delle finanze che si aggira per i decreti e tenta di far cassa, ma quella norma che veniva richiamata non c'è.
  Pongo soltanto una domanda per terminare e non rubarle altro tempo. Nel FER-X le chiedevo se ci poteva dare qualche indicazione in più sul geotermico, tenuto conto della sua riflessione della mia toscanità, anche perché il geotermico è innovativo ed è comunque una risorsa che nel mix va considerata. Grazie.

  NOVO UMBERTO MAERNA. Signor presidente, esprimo qualche considerazione generale, essendo intervenuto anch'io in Parlamento sul decreto Energia e avendo avuto modo in quella fase di analizzare il decreto Pag. 15in sé. Del resto, le stesse considerazioni lei le ha ripetute oggi, ministro. Credo che tutto il piano che il ministero ha messo in campo a fronte delle crisi che stiamo vivendo sia – per definirlo con un aggettivo – equilibrato e, come ha detto prima il collega Squeri, coi piedi per terra. È inutile fare gli estremisti delle fonti rinnovabili, senza avere i piedi per terra. Il piano prevede invece un graduale spostamento, ma vorrei capire bene i 70 gigawatt di eolico e fotovoltaico dove sono situati, così come prevedere in anticipo il possibile impatto della scadenza dei contratti del trasporto. Questo è un elemento centrale. Se poi dobbiamo fare propaganda, siamo bravi tutti a farla.
  Il mio commento è questo: equilibrio, come diciamo spesso, che non crei problemi nel breve e medio termine alle imprese e ai cittadini, perché il passaggio non graduale creerebbe dei problemi all'economia, quindi serve equilibrio, stabilità e valutazione da farsi con gli enti locali, con i territori, con le categorie. Questa è l'azione corretta che il Governo e il ministero stanno portando avanti e noi la sosteniamo.
  Ho sentito ancora la storia della tassazione, che poi è stata tolta. È vero questo, ma l'impostazione era che quella tassazione doveva andare alle regioni che dovevano poi investire, finalizzando quelle risorse a creare servizi per coloro che decidessero di fare la transizione. Dopodiché, onestamente si è valutato che l'impatto di una tassazione potesse essere negativo e quindi è stata tolta. Questo ho detto in Parlamento e lo dico anche qua.
  Grazie, ministro.

  EMMA PAVANELLI. Ringrazio il ministro che ha fatto un'esposizione molto dettagliata. Vorrei riallacciarmi alla richiesta fatta dalla collega Cavo sull'eolico offshore di avere un regolamento unitario. Penso che, in realtà, lo stanno chiedendo tutti anche per quanto riguarda tutte le rinnovabili, ovviamente con riferimento alle aree idonee di cui ha parlato prima. Come lei sa, in questo momento in questa Camera si sta parlando del decreto sull'autonomia differenziata, dove ovviamente c'è l'energia e c'è anche la rete, cioè tutta l'infrastruttura. Qui vedo un problema che si sta ponendo, cioè fare un regolamento unitario e poi, nel breve tempo – spero di no – questo Governo si appresta a spezzettare il Paese in venti regioni completamente autonome dal punto di vista energetico e dell'infrastruttura.
  Mi domando quale sia la direzione giusta, se si vuole fare un regolamento unitario, al quale sono assolutamente favorevole, anche magari prendendo in considerazione la varietà dei nostri territori, che sappiamo bene sono tutti diversi, e poi andare a spezzettare in venti. Ovviamente sappiamo che ogni presidente di regione potrà fare esattamente ciò che vuole, quando vuole, come vuole, in barba a tutte le leggi nazionali, perché quelle non avranno più valore. Grazie.

  PATTY L'ABBATE. Signor presidente, ringrazio il ministro perché è venuto a chiarire tutto quello che si sta facendo. Io vedo sempre di buon occhio quando si cerca di fare qualche cosa di positivo e si cerca di andare avanti.
  Concordo sul discorso dei piedi per terra, concordo su questo, ma la cosa che mi preoccupa è un'altra. Visto che siamo in Commissione attività produttive, lasciamo stare l'ambiente, parliamo delle imprese. Quello che mi preoccupa è che se noi non seguiamo il mainstream di quello che fanno gli altri e le altre imprese a livello nazionale negli altri Stati, che anche, per logica, dovrebbero stare coi piedi per terra, perché devono tutelare la loro produttività e le loro imprese, se a volte cerchiamo di essere lenti e ci appoggiamo alcune cose (e lo so che lo stiamo facendo), perché magari sembra che stiamo venendo incontro alla rete delle imprese italiane per agevolare alcune cose che devono essere cambiate, ma cerchiamo di farle con calma, io non vorrei che un domani questo gap che ci sarà fra le imprese italiane e quelle che saranno in Europa (parliamo solo dell'Europa, lasciamo stare il resto del mondo) ci porti ad avere poca competitività. Questo mi preoccupa.
  Ve lo dico io che, se è vero che sono in Commissione Ambiente, alla fine quello che faccio è innovazione, economia circolarePag. 16 con le imprese. Veramente a me preoccupa questo. Io capisco che non creiamo problemi alla rete delle imprese italiane, ma dall'altro canto se voi siete qui è perché voi portate i piedi per terra anche agli stakeholder per dire «attenzione, non possiamo rallentare tanto perché un domani voi non avete un prodotto che sarà allo stesso livello di quello e non sarete competitivi». Noi non avremo quello che hanno fatto gli altri e resteremo indietro. Quindi, attenzione. Io capisco che dobbiamo farci sentire in Europa per far rispettare il nostro made in Italy e le nostre imprese, però aprite gli occhi perché un domani quegli stessi che adesso vi dicono grazie perché stiamo rallentando, domani vi possono dire che sono stati stupidi e adesso le loro cose in Europa non vanno bene. È questo che mi preoccupa, anche dal punto di vista energetico.
  Veramente cerchiamo di essere attenti.

  PRESIDENTE. Concludo io con una domanda. Il ministro tornerà per rispondere perché ovviamente non c'è il tempo per farlo ora.
  Torno su un aspetto che abbiamo affrontato ieri con ARERA, cioè l'aspetto informativo per i consumatori, perché le aste per il servizio a tutele graduali sono andate direi molto bene per i consumatori, quindi chi esce dal mercato tutelato dal primo luglio avrà in qualche modo un servizio a tutele graduali per tre anni a prezzi inferiori a quelli che attualmente paga. Tutto ciò può avvenire anche per chi è nel mercato libero, se da qui al 30 giugno rientra nel mercato tutelato. Lì ci sono tante famiglie in difficoltà. Ecco, terrei particolarmente che ci fosse un'attività fortemente informativa su questo aspetto, cioè quello che può fare una famiglia da qui al 30 giugno. Poi, quello che succederà dal primo luglio lo sappiamo, però in particolare da qui al 30 giugno perché tante famiglie possono in qualche modo risparmiare, cioè rientrare nel mercato tutelato e poi, dal primo luglio, andare nel mercato a tutele graduali a prezzi delle aste che sono andate appunto molto bene.
  Ringrazio il ministro per la sua partecipazione e per la disponibilità a tornare nuovamente per rispondere ai quesiti oggi formulati e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.
  Grazie a tutti.

  La seduta termina alle 14.50.