XIX Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 15 di Mercoledì 6 settembre 2023

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
L'Abbate Patty , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPATTO AMBIENTALE DEGLI INCENTIVI IN MATERIA EDILIZIA

Audizione di rappresentanti del Gestore dei servizi energetici (GSE) S.p.a.
L'Abbate Patty , Presidente ... 3 
Arrigoni Paolo , presidente del GSE ... 3 
L'Abbate Patty , Presidente ... 4 
Zinzi Gianpiero (LEGA)  ... 4 
L'Abbate Patty , Presidente ... 4 
Simiani Marco (PD-IDP)  ... 4 
L'Abbate Patty , Presidente ... 5 
Arrigoni Paolo , presidente del GSE ... 5 
L'Abbate Patty , Presidente ... 5 

Audizione di rappresentanti di Nomisma:
L'Abbate Patty , Presidente ... 6 
Marcatili Marco , Direttore Sviluppo Nomisma (intervento in videoconferenza) ... 6 
L'Abbate Patty , Presidente ... 8 
Santillo Agostino (M5S)  ... 8 
Simiani Marco (PD-IDP)  ... 9 
L'Abbate Patty , Presidente ... 9 
Marcatili Marco , Direttore Sviluppo Nomisma (intervento in videoconferenza) ... 9 
L'Abbate Patty , Presidente ... 11 

Audizione di rappresentanti dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA):
L'Abbate Patty , Presidente ... 11 
Peschi Emanuele , Responsabile dell'area per la valutazione delle emissioni, la prevenzione dell'inquinamento atmosferico e dei cambiamenti climatici, la valutazione dei relativi impatti e per le misure di mitigazione e adattamento di ISPRA (intervento in videoconferenza) ... 11 
L'Abbate Patty , Presidente ... 13 

Allegato 1: Documentazione depositata dai rappresentanti del Gestore dei servizi energetici (GSE) S.p.A ... 14 

Allegato 2: Documentazione depositata dai rappresentanti di ISPRA ... 57

Sigle dei gruppi parlamentari:
Fratelli d'Italia: FdI;
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista: PD-IDP;
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE: FI-PPE;
Azione - Italia Viva - Renew Europe: A-IV-RE;
Alleanza Verdi e Sinistra: AVS;
Noi Moderati (Noi con L'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro) - MAIE: NM(N-C-U-I)-M;
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-+Europa: Misto-+E.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
PATTY L'ABBATE

  La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche la resocontazione stenografica e la trasmissione attraverso la web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Gestore dei servizi energetici (GSE) S.p.a.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di GSE SpA.
  Saluto il presidente Paolo Arrigoni, accompagnato da una delegazione composta da Francesca Maria Trapani, responsabile per i rapporti istituzionali, Luca Benedetti, responsabile studi e monitoraggio piano energia e clima, e Alessandro Benzi, responsabile dello staff del presidente di GSE, per la partecipazione ai nostri lavori.
  Cedo la parola al presidente Arrigoni per lo svolgimento della relazione.

  PAOLO ARRIGONI, presidente del GSE. Grazie. Gentile presidente, onorevoli deputati, desidero ringraziare voi e tutti i membri della Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati per aver chiesto a GSE, Gestore dei servizi energetici, di portare un contributo in ordine all'indagine conoscitiva che è in corso, riguardante l'impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia.
  Se è d'accordo, presidente, illustrerei delle slide contenute in un documento che ho preparato e che poi verrà depositato alla fine dell'audizione a beneficio degli onorevoli deputati.
  Nelle prime slide troverete un accenno veloce a cosa è il GSE. Il GSE è una società pubblica che in Italia ricopre un ruolo centrale per la promozione dello sviluppo sostenibile, tramite la promozione e l'incentivazione dello sviluppo degli impianti a fonti rinnovabili, degli interventi di efficientamento energetico e della mobilità sostenibile. Ricordo che il GSE è una società totalmente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, che agisce su indirizzi operativi e strategici del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e controlla al 100 per cento tre società: la RSE (Ricerca dei servizi energetici), il GME (gestore dei mercati energetici) e l'Acquirente unico.
  Sottolineo che nel 2022 il bilancio consolidato di gruppo è di 120,6 miliardi, risultando al terzo posto nella classifica delle aziende del settore.
  Oltre alla gestione dei meccanismi di incentivazione, GSE svolge tante attività ordinarie. In una slide contenuta nel documento ne è indicata qualcuna, non le cito tutte ma mi piace dare rilievo a quelle evidenziate in giallo: supportiamo le pubbliche amministrazioni centrali e locali per lo sviluppo della propria politica energetica; monitoriamo il raggiungimento degli obiettivi intermedi e finali per quanto riguarda il Piano nazionale integrato energia e clima; produciamo, facendo parte del sistema statistico nazionale, report statistici e relazioni periodiche – peraltro, lo annuncio, a giorni verrà rilasciato il report trimestrale del secondo trimestre in ordine a tutti gli impianti fotovoltaici che sono installati nel nostro Paese. Anticipo già che siamo a oltre un milione e 400 mila –; infine monitoriamo gli investimenti e le Pag. 4ricadute industriali economiche e sociali dello sviluppo del sistema energetico.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire.

  GIANPIERO ZINZI. Intanto un saluto al presidente. Complimenti per la sintesi.
  Nella slide numero 4 il presidente ci informa che GSE è soggetto attuatore di alcune misure del PNRR. A che punto siamo? Quali mancano? Come stanno andando questi progetti? Come procede l'attuazione del PNRR da parte del GSE?

  PRESIDENTE. La parola all'onorevole Simiani.

  MARCO SIMIANI. Grazie. Saluto il presidente Arrigoni, al quale devo fare i complimenti non solo per il suo lavoro, ma anche per il lavoro della società.
  I dati che ha espresso sono molto importanti e credo che il lavoro di supporto che il Parlamento deve dare a questa società deve essere completo, diretto e soprattutto coerente con gli obiettivi delineati dall'Europa, e non solo, anche in virtù degli investimenti che negli anni i vari Governi hanno immesso nell'ambito anche dell'energia rinnovabile. Credo che sia importante e che debba assolutamente essere supportata.
  Detto questo, io ho visto i vari interventi e soprattutto alcuni benefici che in un certo senso sono andati non solo a molte famiglie, ma anche e soprattutto agli edifici pubblici.
  Noi ci troviamo però a fare questa indagine conoscitiva su un argomento che oggi, come vede, cerca di contaminare, e contaminerà anche sicuramente il dibattito sulla legge di bilancio, e soprattutto sta mettendo in discussione tutto un lavoro fatto, al di là delle risorse che sono ovviamente importanti e sicuramente entrano nella discussione; ma qui oggi noi siamo in Commissione Ambiente e dobbiamo discutere sull'opportunità di migliorare l'efficientamento energetico.
  Sappiamo benissimo che oggi le future abitazioni, non solo quelle private, ma anche quelle pubbliche, dovranno avere un modo diverso di essere viste non solo dal punto di vista delle opportunità, non solo quindi nel modo di abitare ma anche nella proprietà stessa dell'abitazione che ognuno di noi ha e che molti cittadini hanno. L'abitazione sempre più sarà un'abitazione-macchina con una funzionalità, come per quanto riguarda i luoghi di lavoro, le aziende, il commercio, le aziende che producono ricchezza.
  E proprio per questa diversa collocazione di funzioni dei singoli immobili, noi dobbiamo immaginare sempre di più che ci debba essere un'autoproduzione che non solo possa sostenere il centro energetico ma che soprattutto permetta di raggiungere gli obiettivi che noi ci siamo dati.
  Detto questo, noi ci troviamo oggi a capire se i bonus edilizi, quelli che si sono succeduti in questi anni, sono stati utili, sono stati tutti funzionali al lavoro che stiamo portando avanti, o se in questo caso è un problema solamente di organizzazione, di risorse, e allora lì si capisce come poter agire anche nell'ambito di questa indagine conoscitiva. Cioè, se oggi il problema è lo strumento allora si discute lo strumento e lo si migliora, se il problema sono le risorse, visto che lo strumento è utile, dobbiamo in questo caso riuscire a rivedere e capire meglio come utilizzare le risorse.
  Le domande che volevo fare sono le seguenti: capire se oggi i bonus edilizi hanno avuto una loro funzione o se dobbiamo studiarne altre; se oggi è opportuno attivare una forma strutturata, attraverso anche un codice unico degli incentivi che ci possa dare la possibilità di poter strutturare un'azione coerente e anche omogenea nell'ambito del Paese; e soprattutto se oggi è opportuno fare una scelta ideale, in cui sicuramente i finanziamenti pubblici devono essere dirottati direttamente sui luoghi pubblici – in questo caso le scuole, gli ospedali – e che proprio per questa scelta ideale noi dobbiamo efficientare tutti i nostri luoghi pubblici in tutto il Paese.

Pag. 5

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, do la parola al presidente per la replica.

  PAOLO ARRIGONI, presidente del GSE. Grazie. Per rispondere alla domanda dell'onorevole Zinzi: a che punto sono le linee di investimento del Piano nazionale di ripresa e resilienza?
  Teleriscaldamento: è stato fatto un bando alla fine del 2022, con 200 milioni di risorse disponibili, sono state tutte assegnate a 29 progetti (sottolineo che le richieste di finanziamento erano molto superiori).
  Per quanto riguarda i parchi agrisolari, che ricordo essere installazioni di impianti fotovoltaici sulle coperture delle imprese agricole o delle aziende agricole di trasformazione, sono state oggetto di un primo bando dove i beneficiari sono risultati quasi 7 mila e 500 per un'assegnazione di 507 milioni. Questa è una linea di investimento che ci viene assegnata dal Ministero dell'Agricoltura, che ha approvato negli scorsi mesi un secondo decreto, siamo proprio in fase di pubblicazione del secondo bando. Il 12 settembre, quindi fra una settimana, si aprirà il termine per un mese, grazie al quale potranno essere assegnati 997 milioni di euro.
  Ricordo che in tema il GSE, che si sta avvicinando sempre più a supporto degli stakeholder, la scorsa settimana ha fatto un webinar informativo per indicare come meglio presentare le domande, a cui hanno partecipato oltre 2 mila e 300 soggetti.
  Agrivoltaico, terza linea di investimento: questo è del MASE. C'è la bozza di decreto che è oggetto di interlocuzione con la Commissione europea, ovviamente non abbiamo al momento pubblicato nessun bando.
  Ecco, parchi agrisolari in totale un miliardo e mezzo, agrivoltaico un miliardo e 100 milioni, biometano un miliardo e 730 milioni.
  Sono previsti cinque bandi, il primo l'abbiamo già concluso. Il 12 di settembre, la prossima settimana, si concluderà il secondo bando, quindi aspettiamo qualche settimana per vederne l'esito.
  Quinta linea d'investimento: infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici, 730 milioni. Qui sono previsti penso tre bandi, ne abbiamo già fatto uno che è andato molto bene per quanto riguarda l'installazione e le infrastrutture nei centri abitati. Non bene, riporto le parole del Ministro, sulle superstrade.
  Sesta linea d'investimento: comunità energetiche rinnovabili. Qui ci sono 2,2 miliardi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, per dare contributi in conto capitale alle CER o ai gruppi di autoconsumo collettivo che vogliono nascere nei comuni sotto i 5 mila abitanti.
  Sulle comunità energetiche ricordo (lo sapete benissimo) che nel mese di luglio è stato notificato in Commissione europea da parte del MASE il decreto che stabilisce i criteri e soprattutto gli incentivi. C'è un'interlocuzione in corso tra il MASE e i tecnici della Commissione europea, quindi stiamo aspettando l'esito di questa interlocuzione.
  Per quanto riguarda l'onorevole Simiani, se siano utili o meno questi bonus: è chiaro che – visto che il nostro Paese deve intervenire massicciamente per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, di cui ricordo il 75 per cento degli immobili sono in categoria oltre la D – io ritengo ovviamente di sì.
  L'indagine conoscitiva la state facendo allo scopo, quello che io posso dire è che è chiaro che saranno importanti alcune cose: individuare dei meccanismi di incentivazione che portino a un rapporto costi-benefici importante; il fatto che i meccanismi di incentivazione non si sovrappongano fra loro, cosa che fino ad oggi come ho detto prima è capitato per quanto riguarda le sostituzioni degli impianti a biomasse piuttosto che le pompe di calore, o le centrali a condensazione (quindi sarebbe opportuno individuare dei meccanismi che evitino sovrapposizione); e poi certamente dei meccanismi che durino nel tempo per consentire a tutti i beneficiari, piuttosto che imprese, di poter fare una programmazione a breve a medio e a lungo termine.

  PRESIDENTE. Grazie presidente. Ringrazio anche gli ospiti per il contributo che è stato reso e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto della seduta odierna (vedi allegato 1).Pag. 6
  Dichiaro quindi conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Nomisma.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di Nomisma.
  Ringrazio Marco Marcatili, direttore sviluppo di Nomisma, per la partecipazione ai nostri lavori e gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione.

  MARCO MARCATILI, Direttore Sviluppo Nomisma (intervento in videoconferenza). Grazie mille per questo invito, ci fa molto piacere dare un contributo.
  A me è stato chiesto di offrire una visuale sull'impatto del superbonus e dei bonus in generale nella politica ambientale. Io approfitterei di questo spazio per fare il punto, anche data l'attualità, su: a che punto siamo; come è possibile ripartire; quali sono le evidenze che noi abbiamo riscontrato in questi due anni di sperimentazione di questa misura.
  Intanto, solo per chiarire, partivamo con l'identificazione di una misura che non è nata per politica ambientale, ma che è nata per esigenza strettamente economica. Il superbonus nasce alla vigilia, o a ridosso comunque, della pandemia, quando c'era forte preoccupazione sulla depressione economica che si sarebbe creata, quindi già all'epoca sapevamo che poteva e doveva essere una misura transitoria.
  Ad oggi, solo per fare un quadro aggiornato ad agosto, abbiamo nei cassetti fiscali 142 miliardi di crediti accumulati, di cui 88 miliardi per il superbonus e gli altri 52 miliardi per tutti gli altri bonus (25 miliardi sulle facciate, 12 miliardi sulla misura eco, 12 miliardi sulla misura del 50 per cento bonus casa e un miliardo e mezzo sul bonus sismico), quindi abbiamo una diversità di misure.
  Qui nasce la prima confusione, anche accompagnata da scarso approfondimento mediatico. Se parliamo del superbonus ad oggi parliamo di 88 miliardi, le nostre stime sono che arriveremo, mal contati, a 140/150 miliardi di costo pubblico.
  Tutto il dibattito nasce perché nel primo DEF si erano stanziati 35 miliardi, poi 67 miliardi e poi via via in fase di programmazione non si è riusciti a prevedere correttamente la crescita di questa misura.
  Qual è e a che punto siamo? Nel corso dei mesi si è capito che questa misura di shock economico in realtà era una misura particolarmente interessante per uno shock oppure una transizione ecologica ed energetica. Ecco la motivazione per cui ci si è concentrati moltissimo e per cui varrebbe la pena superare il superbonus, ristrutturarlo, affinché la casa possa essere una leva ambientale ed ecologica.
  Questo avviene già in tutta Europa, sappiamo che siamo alle porte di una direttiva green.
  Ad oggi noi abbiamo più o meno fatto il 4 per cento di cantieri, 4 per cento del parco immobiliare italiano, la domanda è: come facciamo a fare l'altro 96 per cento?
  Le nostre evidenze, negli 88 miliardi che finora abbiamo speso, sono sicuramente di un valore economico prodotto innegabile. Se è vero che questo ha prodotto un po' di ingessatura nei conti pubblici, il cui aumento non era stato programmato, è altrettanto vero che noi stimiamo un valore diretto, indiretto e indotto superiore ai 200 miliardi che, come sapete, solo nel corso del tempo potrà poi migliorare il gettito e potrà portare altri benefici tra cui quelli occupazionali e di impatto sulla filiera.
  Quello che per la prima volta qualche mese fa abbiamo fatto in Nomisma è misurare l'impatto ambientale ed energetico, almeno di quello che siamo riusciti a fare.
  C'è stato un risparmio medio in bolletta che, anche per l'intensificarsi del costo energetico, è pari a più o meno 1.000 euro per unità immobiliare, quindi ha inciso moltissimo, per un totale di 30 miliardi risparmiati da parte delle famiglie, appunto a fronte degli 88 investiti però dallo Stato.
  Sulla parte ecologica c'è stata una notevole riduzione, ovviamente nei cantieri effettuati, di CO2, che è pari più o meno al 50 per cento rispetto alla situazione ex ante.
  Abbiamo fatto anche un confronto: la transizione ecologica sperimentata nel mondo dell'industria è costata quasi il doppio rispetto a quella del superbonus, quindi Pag. 7tecnicamente per la leva ambientale il superbonus non possiamo considerarlo una misura così costosa, è evidente che però non è coerente con le finanze dello Stato.
  In aggiunta dobbiamo considerare anche l'impatto sulla filiera e sull'occupazione. Sapete che la cassa integrazione in edilizia sta già cominciando ad aumentare per il blocco dei cantieri, noi stimiamo attorno a mille occupati quelli generati in questi due anni dalla misura. E dobbiamo anche considerare un certo valore immobiliare che è stato creato, che noi stimiamo pari a 10 miliardi.
  Quindi, mettendo i segni più e i segni meno, non vi è dubbio che questa misura ha portato dei benefici importanti dal punto di vista sociale e ambientale e che non possiamo immaginare di restare senza un dispositivo nei prossimi anni. Ecco perché il punto non è tanto se lo superiamo o meno, ma non uscirne disordinatamente in queste ore, e invece ridisegnare una misura, una politica che sia coerente con gli obiettivi che ci aspettano nei prossimi anni.
  La direttiva «case green» ha messo sotto il faro un milione e 800 mila edifici, mal contati 180 mila edifici l'anno, che sono compatibili con l'industria edilizia perché è stata abituata ad avere a che fare con 200 mila cantieri. Quello che non è compatibile è capire con quali finanze pubbliche noi lo facciamo. Se dipendesse dalle nostre stime ci vorrebbero 350 miliardi, solo per fare questo milione e 800 mila edifici.
  Noi dobbiamo trovare un pacchetto di misure che sia coerente con la condizione sociale delle famiglie e la necessità di continuare sul percorso della transizione ecologica. Ogni casa vale il 50 per cento di risparmio sia di energia che di CO2, quindi noi dobbiamo iniziare a vedere la casa come un elemento di unità europea per questa transizione ecologica.
  Nelle nostre valutazioni, insieme a tutta la filiera, riteniamo che ci siano alcuni punti su cui c'è convergenza nei prossimi mesi.
  Il primo punto è che non ci può essere domanda di riqualificazione, che quindi utilizza la casa come leva ambientale, senza la cessione del credito con lo sconto in fattura. Abbiamo già visto che cosa accade senza cessione del credito, basta andare indietro di dieci anni. Oggi siamo a 50 miliardi l'anno investiti, senza cessione del credito si ritorna ai livelli di 3, 4, 5 miliardi l'anno di attività, che non è compatibile con gli obiettivi che dobbiamo raggiungere.
  Il punto non è quanto sia elevata l'aliquota. Alcune nostre stime ci dicono che anche un'aliquota del 50/60 per cento del costo dell'intervento responsabilizza l'utente finale, responsabilizza chi fa l'intervento ed è compatibile con un tempo di ritorno congruo. Quindi il punto non è l'aliquota, ma è proprio la cessione del credito.
  Noi dobbiamo collegare la cessione del credito con lo sconto in fattura, con il ripristino di uno strumento di tipo ESCo che incentivi il più possibile il risparmio energetico. Abbiamo visto che in moltissimi cantieri, dove magari sono stati coinvolti soggetti legati ai vettori energetici, il risparmio è stato inferiore.
  Noi dobbiamo sviluppare un mercato che è incentivato il più possibile a raggiungere il massimo risultato dall'edificio, sia in termini energetici che ambientali. Perché il risparmio energetico non è solo un obiettivo, ma è anche il modo attraverso cui le famiglie possono sostenere la rata per affrontare l'intervento.
  Quindi una politica che mette insieme la cessione del credito con lo sconto in fattura, strumenti di tipo ESCo sul privato e strumenti tipo EPC (contratti di prestazione energetica) sul pubblico, può essere compatibile con un nuovo riordino di questi bonus.
  I nostri operatori ci dicono che non è opportuno differenziare l'aliquota per reddito, perché antropologicamente all'interno di una stessa comunità edificio è molto difficile sostenere e far pagare diversamente i cittadini. È invece molto più facile legare il pacchetto e la misura all'età dell'edificio, alle caratteristiche dell'edificio e definire una priorità, perché dobbiamo concentrarci soprattutto nei primi anni sugli edifici più energivori, sugli edifici che sono sotto normativa della direttiva green.Pag. 8
  Quindi a noi spetta un percorso in cui potenziare la parte «eco» sull'efficienza energetica e la parte sisma con il sismico, senza fare l'errore di non prevedere un salto di classe nella sismica e invece prevederlo nella energetica, e magari evitare che la cessione del credito si applichi anche a bonus che non sono stati creati per politiche ambientali. Ad esempio il riferimento è al bonus casa del 36 per cento e quello del 55 per cento, che è nato per contrasto di interessi, quindi per fare emergere il sommerso e non per politiche ambientali.
  Ecco quindi il punto della situazione, cioè una misura nasce come shock economico, ci accorgiamo che è la migliore leva per la transizione ecologica e ambientale, ci ritroviamo che pesa sulle finanze, dobbiamo uscirne integrando questi strumenti: la cessione del credito che consente alle famiglie di esprimere una domanda e strumenti di tipo ESCo. Solo così possiamo ripristinare un percorso.
  Noi siamo impegnati anche a vedere le nove città italiane che hanno deciso di anticipare di 20 anni la neutralità climatica. Ecco, queste città si stanno scontrando su un punto, che non solo questo obiettivo è molto ambizioso, quasi irraggiungibile, ma il fatto di non poter incidere, nei climate cities contract che stanno prevedendo, con fattori legati a processi di riqualificazione casa, rende praticamente impossibili questi obiettivi. Quindi avere un dispositivo nazionale significherebbe aiutare anche questi climate cities contract per raggiungere obiettivi di carattere energetico e ambientale. Quella di offrire questo dispositivo per raggiungere questi obiettivi diventa quindi una responsabilità condivisa.
  Abbiamo un percorso molto lungo, non possiamo negare che queste misure non creino valori sociali, ambientali ed economici. Dobbiamo dirci che è impossibile sostenerli con le finanze pubbliche ipotizzate, dobbiamo integrare qualche strumento. E non c'è molto tempo, nel senso che questo percorso sarà un percorso che dovrà dare un quadro di certezza nei prossimi 10/15 anni.
  Resto a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Grazie, direttore. Do la parola all'onorevole Santillo.

  AGOSTINO SANTILLO. Direttore, grazie per aver illustrato questo report. Io chiedo la cortesia di averlo disponibile anche su supporto documentale allegato all'audizione di oggi.
  Ho apprezzato molto il riferimento al miglioramento ambientale, poco meno, devo dirle la verità, mi è piaciuto il soffermarsi troppo sugli aspetti finanziari, perché non penso si possa in questo momento capire quali siano le necessità o le opportunità che ci può regalare lo Stato. Perché se poi noi dobbiamo valutare il beneficio di qualcosa e lo leghiamo soltanto al costo, diciamo allora non ci sono i soldi per poterlo fare. Ma quel costo non investito per tutelare l'ambiente poi ce lo ritroviamo sotto forma di CO2 e allora bisogna intervenire.
  Non mi è chiara una cosa, se me la può specificare. Quando ha parlato di indotto oltre i 200 miliardi, se faceva riferimento all'investimento diretto dei soli 88 miliardi del superbonus.
  E poi, quando ha fatto riferimento al 50/60 per cento come una percentuale consona per interventi di efficientamento energetico sui fabbricati, mi sembra che l'ha connesso con la problematica eventuale della cessione del credito.
  Allora io le volevo chiedere – oltre alla specifica dell'indotto, se gli oltre 200 miliardi sono solo per il costo di 88 miliardi del superbonus – visto che queste possibilità ai cittadini o le diamo come contributi, quindi come soldi da parte dello Stato, e i soldi lo Stato non ce li ha, oppure li proponiamo come investimenti, come detrazione fiscale, se non diamo l'opportunità di far circolare il credito d'imposta, lei quale altra strada vede possibile per supportare i costi?
  Perché se ci sono altre strade ditecele, se non ve ne sono bisognerà capire il giusto equilibrio. E il giusto equilibrio mi sembra di capire che per lei potrebbe essere questo 50/60 per cento.

Pag. 9

  MARCO SIMIANI. Grazie, presidente. Volevo soffermarmi su alcune riflessioni e su alcuni aspetti che sono fondamentali. Perché poi alla fine noi stiamo qua a fare un'indagine conoscitiva quando c'è una discussione all'esterno proprio sul valore di beneficio di questi strumenti e soprattutto sui costi che questi strumenti hanno, e credo che lei possa rispondere sicuramente meglio di tutti, visto che il vostro è un istituto importante, qualificato e sicuramente competente.
  Io credo che la politica non dovrebbe mai andare contro gli strumenti, ma dovrebbe migliorarli, un po' come il martello, se lo si dà in testa a uno ha una funzione, se ci si batte il ferro ne ha un'altra.
  Sicché credo che oggi gli strumenti che noi dobbiamo utilizzare dobbiamo migliorarli e non abbatterli, come emerge dalla discussione che c'è in questi giorni sulla legge di bilancio.
  Lei ha parlato di 200 miliardi. Allora, per calcolare il costo-beneficio, lo sappiamo benissimo, ci sono vari valori da mettere in campo. C'è un costo da parte dello Stato, c'è un'entrata però, perché si parla solo di costi in questi giorni e non si parla mai di entrate. Di fatto ci sono vari ritorni: ritorni dal punto di vista economico, il gettito fiscale, c'è la parte della quota lavoro, c'è la parte ambientale, c'è il risparmio delle famiglie.
  Ecco, qual è la differenza? Qual è il reale costo dello Stato, delle entrate e delle uscite?
  Seconda cosa, ho apprezzato moltissimo questa riflessione sull'ESCo, perché molte città italiane hanno usufruito di questo strumento per migliorare e far risparmiare i comuni proprio nell'illuminazione pubblica, e credo che questo potrebbe essere utilizzato proprio per riuscire a coprire quella parte mancante degli incentivi pubblici, il che credo che sia importante.
  Credo che dovrebbe essere importante riuscire a capire (questa è la domanda aggiuntiva), in vista anche della discussione del trilogo su «case green», se ci potrà essere uno strumento simil-SURE, cioè uno strumento economico a supporto proprio di questa grande trasformazione. Perché effettivamente, quando lei ha fatto quella riflessione sulla leva ambientale, credo che oggi le future abitazioni dovranno essere vissute non più come un concetto di priorità, ma come se fosse una normale macchina confortevole che deve avere delle funzioni e far risparmiare i cittadini.

  PRESIDENTE. Grazie. Direttore, le ridò la parola per la replica.

  MARCO MARCATILI, Direttore Sviluppo Nomisma (intervento in videoconferenza). Grazie per le considerazioni.
  Per l'onorevole Santillo. Ha ragione, mi hanno chiesto di focalizzare gli aspetti ambientali, noi, come sa, abbiamo prodotto credo il primo report in Italia che si occupasse di questa cosa. L'attualità mi ha portato a metterle insieme per un bagno di realtà, cioè per dirci come facciamo a proseguire. Perché io ritengo ad oggi che non ci sia altro strumento rispetto alla casa con cui noi possiamo fare politica ambientale.
  Se voi andate a vedere i panel delle città italiane, soprattutto quelle ad aree dense, circa il 60 per cento di CO2 (quindi non il 40 come erroneamente si dice) deriva dal patrimonio immobiliare residenziale privato e pubblico, ma quello privato sapete essere più diffuso. Quindi se noi non mettiamo a fuoco come facciamo politica ambientale attraverso la casa – che poi ha dei vantaggi perché miglioriamo il comfort, manteniamo la ricchezza immobiliare e tutto quello che ci siamo detti – noi non ne veniamo fuori.
  I 200 miliardi si riferiscono agli 88 miliardi investiti dallo Stato, quindi i nostri modelli hanno preso la spesa pubblica che è stata anticipata per i cantieri e hanno misurato quanto fosse questo moltiplicatore. Lo sapete che c'è un'elasticità molto importante del settore dell'edilizia in Italia, e lo vedete anche dalle stime sul PNRR. Quindi 88 miliardi spesi nel settore dell'edilizia, impianti e ambiente rende Pag. 10di più che 88 miliardi spesi in altri settori.
  Il 50/60 per cento è per noi un punto di caduta ragionevole che mette insieme tutti gli aspetti, perché riteniamo che se l'aliquota fosse – immaginiamo – del 60 per cento, l'altra parte verrebbe coperta appunto dal risparmio energetico proiettato negli anni. Oggi il costo, il peso, il fardello energetico delle famiglie è molto importante e quindi andrebbe a cofinanziare gli interventi in maniera importante, sempre che le imprese che progettano gli interventi massimizzino l'efficienza energetica.
  Ecco, questo forse non è proprio accaduto, perché noi avevamo una suite di interventi di tutti i bonus, non solo il superbonus, che consentivano anche di spendere laddove invece non si generasse risparmio energetico.
  Quanto allo strumento, noi non riteniamo che le detrazioni possano essere uno strumento. Guardate, le detrazioni non le utilizzano neanche i ceti benestanti, purtroppo, ma è un'osservazione che facciamo sul mercato.
  L'unico strumento possibile per riattivare il mercato è la cessione del credito con lo sconto in fattura. Non c'è un soggetto, un analista, un esperto che dica che la gestione del credito con lo sconto in fattura abbia generato problemi, perché quello che genera problemi sono i volumi ingestibili perché non programmati nel corso del tempo.
  Quindi noi dobbiamo fare uno sforzo di programmazione, ma la cessione del credito con lo sconto in fattura funziona, è semplice, è efficace, viene capita dalle famiglie, ovviamente lo dobbiamo progettare per gli interventi che generano risparmio energetico. Non possiamo concedere la cessione del credito con lo sconto in fattura sul bonus casa al 50 per cento, tanto per capirci. Questi erano un po' gli aspetti per l'onorevole Santillo.
  Per l'onorevole Simiani. Il costo-beneficio è una bella domanda, qua diciamo che tantissimi analisti passano anche dieci anni per rispondere a questa domanda.
  Vorrei semplificare, e direi che se il costo-beneficio è basato su aspetti non finanziari, quindi economico-sociali, i segni più del superbonus sono monetariamente pari o superiori a quelli degli 88 miliardi. Il problema però è la cassa. Quindi questa misura dal punto di vista della cassa ha bisogno di tempi più lunghi per rigenerare cassa per lo Stato e comunque si manifesta in ogni caso in un costo netto della misura, non possiamo dire che si autogenera da un punto di vista finanziario. Possiamo dire invece che se mettiamo insieme il valore che genera per il risparmio, il valore che genera per il valore immobiliare, il valore che genera per l'occupazione, il ragionamento è diverso, ma molte di queste cose entrano nel sistema economico, alcune di queste vanno nel gettito e altre non sono monetizzabili.
  Quindi non vi è dubbio che i benefici siano elevati dal punto di vista sociale, economico e ambientale, ma quelli finanziari però evidenziano un costo netto della misura che noi dobbiamo valutare.
  Noi ci siamo fatti l'idea che dai 50 miliardi all'anno del superbonus, mal contati, non possiamo passare ai 3 o 5 che sono quelli che si leggono dai giornali in questa finanziaria. Il punto di caduta è di 15 miliardi. Se noi non immaginiamo 15/20 miliardi di finanza pubblica a sostegno di questo processo, noi dobbiamo dire serenamente che non vogliamo fare politica ambientale sulla casa, che non vogliamo attuare la direttiva «case green», non abbiamo tante alternative.
  Ecco perché lo strumento di tipo ESCo è fondamentale perché è l'unico strumento che, agganciato alla finanza pubblica con cessione del credito, consente non dico un costo zero ma un costo ragionevole e responsabilizzante per le famiglie, tenendo conto che la condizione sociale è molto sotto pressione.
  Quindi assolutamente i due punti di partenza sono cessione del credito, sconto in fattura, strumenti tipo ESCo e razionalizzazione dei bonus, consentendo la cessione solo a quei bonus che fanno Pag. 11efficienza energetica ed efficienza sismica, però con l'impegno di risultato.

  PRESIDENTE. Grazie, direttore. Io la ringrazio per il contributo reso ai nostri lavori e dichiaro chiusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di ISPRA.
  Ringrazio per la partecipazione ai nostri lavori Emanuele Peschi, responsabile dell'area per la valutazione delle emissioni, la prevenzione dell'inquinamento atmosferico e dei cambiamenti climatici, la valutazione dei relativi impatti e per le misure di mitigazione e adattamento di ISPRA e gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione.

  EMANUELE PESCHI, Responsabile dell'area per la valutazione delle emissioni, la prevenzione dell'inquinamento atmosferico e dei cambiamenti climatici, la valutazione dei relativi impatti e per le misure di mitigazione e adattamento di ISPRA (intervento in videoconferenza). Buon pomeriggio a tutti. Io ho preparato una breve presentazione, che condivido.
  ISPRA, nell'ambito delle sue funzioni, ha alcuni ruoli fondamentali tra cui la redazione dell'inventario nazionale delle emissioni in atmosfera e la produzione degli scenari emissivi.
  Questi scenari e questi inventari, tra le altre cose, entrano anche a far parte della relazione che ogni anno il Ministro dell'ambiente allega al Documento di economia e finanza.
  In questo ambito facciamo anche la valutazione di una serie di politiche e misure, tra cui anche gli incentivi che sono stati erogati negli ultimi anni a favore soprattutto del comparto residenziale.
  Le analisi che abbiamo fatto più recentemente prendono in considerazione i dati disponibili fino al giugno del 2023, e secondo le nostre elaborazioni il totale degli investimenti contemplati dal superbonus a quella data dovrebbe consentire di intervenire su circa il 3,4 per cento degli edifici, corrispondenti a circa 99 milioni di metri quadri, su un parco nazionale di circa 3 miliardi di metri quadri e 12 milioni e mezzo di edifici.
  Le valutazioni che abbiamo fatto riguardo all'efficacia di questi interventi, in termini innanzitutto di riduzione dei consumi energetici e conseguentemente in termini di riduzione delle emissioni di gas climalteranti, ci portano a dire che a questo 3,4 per cento di edifici ristrutturati corrisponde una riduzione delle emissioni di gas serra pari a meno di 2 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.
  Per fornire alcune utili informazioni di contesto volte a capire se questi 2 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti sono tanti oppure no, possiamo vedere il peso del settore.
  Nel complesso, il settore civile – che include il residenziale, il settore terziario dei servizi e gli usi energetici che avvengono nell'agricoltura, nella silvicoltura e nella pesca – nel 2021 ha emesso un totale di 83 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, di cui circa 75 dovuti ai consumi energetici per il riscaldamento degli edifici, a fronte di un totale nazionale di 418 milioni di tonnellate di CO2.
  Di questi 83 milioni di tonnellate circa il 60 per cento deriva proprio dal settore residenziale, a cui segue, in ordine di importanza, il settore terziario, settore le cui emissioni sono in crescita negli ultimi anni, legate agli andamenti economici delle attività del terziario.
  Quindi, sul totale, il settore civile pesa circa per il 20 per cento delle emissioni nazionali, e di questo 20 per cento circa il 60 per cento arriva dal residenziale, quindi poco più del 10 per cento delle emissioni.
  Sebbene il peso sul totale non sia particolarmente rilevante, è necessario però tenere a mente che l'Italia ha degli obblighi di riduzione delle emissioni che sono stabiliti dal regolamento Effort Sharing. Questo regolamento fissa dei tetti massimi alle emissioni che arrivano proprio dal settore civile, dal settore dei trasporti, dall'agricoltura,Pag. 12 dalla gestione dei rifiuti, dalle piccole industrie non soggette a ETS.
  Questo regolamento è stato recentemente aggiornato nell'ambito del Fit for 55, che ne ha aumentato notevolmente il livello di ambizione.
  Se nel primo periodo del regolamento, che andava dal 2013 al 2020, l'Italia è riuscita a rimanere sempre al di sotto dei tetti massimi consentiti, la situazione dal 2021 in avanti sembra essere notevolmente diversa.
  In un grafico contenuto nel documento ho riportato l'andamento storico delle emissioni soggette a questo regolamento, evidenziando i due settori principali che sono appunto oggetto di queste norme europee, che sono quelle dei trasporti e quello del civile. Come potete vedere, il totale delle emissioni dal 2013 al 2021 è rimasto sostanzialmente inalterato, ci sono alcune oscillazioni legate a variazioni interannuali e si registra una riduzione piuttosto consistente nel 2020 legata fondamentalmente agli effetti della pandemia. Negli altri anni la linea rappresenta il target europeo al di sotto del quale l'Italia deve rimanere e, come si vede, dal 2021 questo target non è più rispettato. I due settori principali che contribuiscono a queste emissioni sono quello dei trasporti e quello del civile, quindi fondamentalmente il riscaldamento degli edifici.
  Quindi, sebbene nel primo periodo le riduzioni siano state in linea con gli obiettivi europei, dal 2021 si registra questo superamento di circa 11 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Con i dati che al momento abbiamo a disposizione, sembra che quasi sicuramente sarà confermato anche nel 2022. Questo per quanto riguarda gli anni storici; la situazione non sembra migliorare anche per gli anni futuri.
  Come dicevo, noi elaboriamo gli scenari emissivi che, oltre a confluire nell'allegato al Documento di economia e finanza, sono trasmessi alla Commissione europea e alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. L'ultima trasmissione è stata fatta lo scorso 15 marzo e queste elaborazioni sono tra l'altro state utilizzate anche nell'ambito dell'aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e clima che è stato recentemente trasmesso in bozza alla Commissione europea.
  Ebbene, da tutte queste elaborazioni (mi rendo conto che il grafico è un pochino difficile ma cercherò di spiegarlo) risulta che comunque le misure attualmente vigenti e quelle ipotizzate nella versione attuale dell'aggiornamento del Piano nazionale energia e clima non sono in grado di farci rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni.
  In questo grafico potete vedere, negli anni dal 2013 al 2021, i dati storici che fino al 2020 sono stati al di sotto della linea gialla, che rappresenta i vecchi target che dovevamo rispettare, dal 2021 in avanti i target sono rappresentati dalla linea rossa, che scende molto velocemente. In vari scenari che abbiamo elaborato, quello più alto con le politiche vigenti per tutto il 2021 e quello più basso con le politiche ulteriori al momento individuate dal Piano nazionale energia e clima, in ogni caso la linea rimane al di sopra di quella degli obiettivi europei.
  Questo è particolarmente importante. Se andiamo di nuovo a vedere la scomposizione per settori anche nel futuro, e andiamo a vedere chi sono i principali responsabili, diciamo così, di queste emissioni, di nuovo vediamo che sia il settore dei trasporti che quello del civile sono sostanzialmente i due principali emettitori di queste categorie di emissioni.
  Vado a concludere velocemente. Diciamo che guardando i dati storici e i nuovi obiettivi stabiliti dal regolamento Effort Sharing, affinché l'Italia sia in grado di riportarsi al di sotto dei target massimi consentiti, è necessario ridurre queste emissioni di almeno il 30 per cento, nel periodo che va dal 2021, ultimo anno per cui esistono dati storici consolidati, fino al 2030.
  Purtroppo il peso di settori quali l'agricoltura e le emissioni legate ai processi non energetici dell'industria, che sono gli altri due settori che contribuiscono, oltre ad essere relativamente inferiore si aggiunge al fatto che sono anche settori storicamente caratterizzati da una forte rigidità nella Pag. 13variazione delle emissioni. Per cui dobbiamo attenderci che se dobbiamo conseguire questa forte riduzione delle emissioni, i due settori che dovranno contribuire maggiormente saranno appunto quello civile e quello dei trasporti. Ma l'insieme delle misure che oggi sono già vigenti e che al momento sono state ipotizzate non ci consentono al momento di raggiungere gli obiettivi che l'Europa ci chiede di raggiungere per essere in linea con l'accordo di Parigi.
  Io ho concluso, sono stato molto veloce, nel caso ci siano delle domande sono a disposizione.

  PRESIDENTE. Infatti la ringraziamo. Sto vedendo se ci sono dei colleghi che vogliono intervenire, ma mi sembra che non ci siano domande.
  Quindi ringrazio Emanuele Peschi per il contributo reso ai nostri lavori e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato alla seduta odierna (vedi allegato 2) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.10.

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ALLEGATO 2

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