TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 639 di Mercoledì 16 febbraio 2022

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   PRESTIGIACOMO, BARELLI e PENTANGELO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi il gruppo Forza Italia ha appreso, solo a mezzo stampa, della decisione del Ministro interrogato di proporre la nomina di Francesco Di Sarcina, attuale segretario generale dell'Autorità di sistema portuale Mar Ligure orientale, come presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia orientale (Augusta-Catania);

   la stampa ha altresì riportato specifiche dichiarazioni del Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e la mobilità sostenibili, Carlo Cancelleri, in cui si afferma che il nome del nuovo presidente è stato condiviso con i gruppi parlamentari e che, quindi, tale scelta è stata il frutto di un accordo tra il Ministro interrogato e le forze di maggioranza; affermazione ribadita, sempre a mezzo stampa, anche da altri esponenti del Movimento 5 Stelle, che hanno dichiarato che «il nome è emerso in un tavolo di condivisione con le altre forze di maggioranza e con il Ministro», e che «la nomina di Augusta si lega a quella di Ancona»;

   i presidenti dei gruppi parlamentari di Forza Italia della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica non sono stati coinvolti in tavoli o incontri su tale nomina e, in ogni caso, non sono stati coinvolti in alcun dibattito con il Ministro interrogato;

   come da prassi consolidata tali scelte sono sempre state condivise all'interno delle maggioranze, non solo perché questo tipo di nomina è sottoposta al vaglio delle Commissioni parlamentari, ma soprattutto perché le autorità di sistema portuale rappresentano uno straordinario strumento di sviluppo e di rilancio economico del territorio con cui la politica necessariamente deve confrontarsi quotidianamente, proprio per le ricadute che hanno sulla crescita e sugli assetti occupazionali delle diverse aree –:

   poiché a giudizio degli interroganti è inaccettabile il metodo adottato di escludere Forza Italia dalla condivisione di scelte che hanno conseguenze importanti sui territori – nel caso di specie in particolare per il Mezzogiorno – se il Ministro interrogato intenda revocare, come richiesto, la proposta di nomina del dottor Di Sarcina quale presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia orientale e coinvolgere in tale decisione tutti i gruppi parlamentari della maggioranza.
(3-02756)

(15 febbraio 2022)

   SILLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'attività degli uffici giudiziari in tutto il Paese è gravemente condizionata da carenza cronica di magistrati e di personale amministrativo nei tribunali; il personale non è sufficiente a far fronte al carico di lavoro quotidiano e all'enorme arretrato da smaltire;

   in molti distretti giudiziari italiani le carenze di organico raggiungono anche il 30 per cento, in taluni casi anche il 40 per cento;

   particolarmente critica è la situazione del personale addetto presso le cancellerie penali, soprattutto nelle sedi disagiate; la carenza di questo personale amministrativo ha inevitabili ripercussioni anche sull'attività della magistratura; gli adempimenti di cancelleria dopo la pronuncia della sentenza sono infatti di fondamentale importanza; insufficiente è anche il personale addetto all'inserimento dei dati all'interno dei sistemi informatici;

   in alcuni tribunali la situazione ha i caratteri dell'emergenza: nel tribunale di Prato si riscontrano carenze d'organico da più di dieci anni; nonostante i numerosi interventi politici – trasversali – e ad ogni livello istituzionale per sollecitare urgenti misure di intervento, la situazione degli uffici di Prato non è migliorata;

   il Ministro interrogato ha pubblicato due interpelli per la mobilità del personale, riguardanti i tribunali toscani, per permettere ai funzionari interessati al trasferimento in tali sedi di venire a conoscenza del numero e della collocazione dei posti disponibili;

   a fronte di una carenza di organico nel tribunale di Prato pari al 35 per cento, sono disponibili quattro posti per funzionario ma nessun posto per il ruolo di cancelliere; in altre città della Toscana invece sono disponibili: a Grosseto sette posti, a Livorno undici posti, a Lucca sedici, a Pisa nove posti e dieci a Massa;

   in sostanza, il tribunale di Prato non può accogliere più di quattro trasferimenti nonostante abbia maggiore necessità di personale rispetto ad altre province;

   ancora più grave nel tribunale di Prato è la situazione relativa alla disponibilità di posti per il trasferimento di chi riveste la qualifica di cancelliere: nonostante sia prevista la disponibilità in organico di dieci cancellieri, attualmente ne è presente solo uno in tutto il tribunale –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per far fronte alla carenza di personale amministrativo in molti distretti giudiziari italiani, in particolare nei distretti importanti, come quello di Prato, dove la carenza è «strutturale» e persiste da più di dieci anni.
(3-02757)

(15 febbraio 2022)

   BUSINAROLO, SAITTA, BONAFEDE, ASCARI, CATALDI, DI SARNO, D'ORSO, FERRARESI, GIULIANO, PERANTONI, SALAFIA, SARTI, SCUTELLÀ e GALIZIA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione europea sarebbe pronta ad aprire una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia per il mancato recepimento, entro i termini, della direttiva dell'Unione europea sul whistleblowing: un passaggio fondamentale per integrare la legge n. 179 del 2017 e rafforzare uno strumento chiave nella lotta alla corruzione;

   a evidenziare il ritardo del nostro Paese è anche l'ultimo dossier del Csel (Centro studi enti locali) pubblicato da Adnkronos. L'urgenza di rafforzare lo strumento del whisteblowing e rassicurare chi intenda avvalersene è testimoniata anche dai dati: tra il 2018 e il 2021 c'è stato un preoccupante calo del 45 per cento del numero di segnalazioni di illeciti inviate all'Anac;

   proprio il presidente dell'Anac, già a inizio anno, aveva denunciato tale inadempienza: «i whistleblower svolgono un ruolo essenziale nel portare alla luce fatti corruttivi o fondati sospetti di illeciti che possono minacciare l'interesse pubblico. In tutti i paesi che riconoscono questo istituto, le segnalazioni hanno permesso la protezione di interessi comuni fondamentali, nonché il recupero di ingenti risorse pubbliche»;

   l'ambito di applicazione della direttiva dell'Unione europea risulta più esteso rispetto alla normativa nazionale e prevede, tra le altre misure, l'inclusione nella definizione di whistleblower di soggetti anche al di fuori della tradizionale relazione lavorativa, oltre che la protezione di coloro che assistono i whistleblower; la direttiva richiede inoltre agli Stati membri di garantire l'accesso a un servizio gratuito, comprensivo e indipendente di assistenza all'interno del settore pubblico, compresa l'assistenza legale e finanziaria;

   già un mese prima della scadenza per il recepimento, Transparency International, nella persona di Giorgio Fraschini, aveva lanciato l'allarme invitando il Governo Draghi a porre rimedio; a sua volta, il direttore dell'ufficio italiano di The Good Lobby, Anghelé, aveva sottolineato che questa norma «è un tassello fondamentale per evitare che le risorse europee del Recovery Fund finiscano in mano al malaffare»;

   a fronte della sopravvenuta scadenza per l'esercizio della delega per l'attuazione della direttiva whistleblowing, contenuta nella legge di delegazione europea 2019/2020, la Camera dei deputati ha approvato un emendamento al disegno di legge delegazione europea 2021 che ricalca sostanzialmente quanto previsto dall'articolo 23 della legge n. 53 del 2021 –:

   se intenda adottare iniziative urgenti, anche di natura normativa, per assicurare il recepimento nel minor tempo possibile della direttiva sul whistleblowing, al fine di scongiurare l'apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia da parte della Commissione europea.
(3-02758)

(15 febbraio 2022)

   CONTE. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la missione 4 del Piano nazionale di ripresa e resilienza è dedicata a istruzione e ricerca; la componente C2 – investimento 1.1 è destinata ai Progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale (Prin);

   con il decreto ministeriale n. 1141 del 7 ottobre 2021 sono fissate le linee guida per le iniziative di sistema della Missione 4: Istruzione e ricerca;

   l'articolo 1, comma 870, della legge n. 296 del 2006, istituisce, nello stato di previsione del Ministero dell'università e della ricerca, il Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (First);

   l'articolo 238, comma 4, del decreto-legge n. 34 del 2020, ha disposto l'incremento del Fondo First per l'anno 2021 di 250 milioni e per l'anno 2022 di 300 milioni di euro, al fine di predisporre un nuovo programma Prin;

   con il decreto dirigenziale n. 104 del 2 febbraio 2022 del Ministero dell'università e della ricerca viene approvato il bando del Programma Prin 2022, con dotazione pari a 741.814.509,15 euro;

   al comma 9 dell'articolo 4 del sopra menzionato bando si indica che «le risorse finanziarie derivanti dall'articolo 238, comma 4, del decreto-legge n. 34 del 2020 del presente bando devono essere destinate, per almeno il 40 per cento, alle regioni del Mezzogiorno»;

   al successivo comma 10 si indica che «le somme di cui al comma precedente sono pari a euro 218.144.020,80»;

   tale cifra non corrisponde al 40 per cento dell'ammontare complessivo del bando ma appena al 29 per cento;

   secondo quanto riportato da Il Mattino, la quota del 40 per cento sarebbe riferita alla parte del bando finanziata con il Piano nazionale di ripresa e resilienza mentre non si sarebbe rispettato tale criterio per i fondi ordinari ministeriali (poco meno di 200 milioni di euro);

   la quota di fondi ordinari ministeriali non solo non rispetta la soglia del 40 per cento ma neppure la clausola, introdotta nella legge n. 18 del 2017, per la quale le amministrazioni centrali dello Stato debbono destinare al Sud il 34 per cento degli investimenti;

   sempre per Il Mattino, precedentemente al decreto n. 104, il Ministero aveva varato altre due versioni del bando, poi annullate: la prima (decreto n. 74 del 25 gennaio) senza la quota Sud; la seconda (decreto n. 99 del 31 gennaio) con due linee (principale e Sud) e un impegno per il Sud di 296,7 milioni, pari al 40 per cento –:

   per quale ragione nel bando Prin 2022, ammontante a 741 milioni di euro, non siano state destinate al Sud almeno il 40 per cento delle risorse – come da obiettivo strategico del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma solo il 29 per cento e, qualora sia confermata la correzione del bando, quali siano le modalità e i tempi della stessa.
(3-02759)

(15 febbraio 2022)

   FUSACCHIA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati elaborati dal Ministero, l'anno accademico 2021/2022 vede un calo delle iscrizioni all'università di circa il 3 per cento, con 10.000 studenti immatricolati in meno rispetto all'anno accademico 2020/2021;

   l'emergenza pandemica ha reso ancora più complicato per dirigenti scolastici e docenti della scuola far svolgere a studentesse e studenti le ordinarie attività scolastiche ed extrascolastiche finalizzate all'orientamento universitario, rendendole ulteriormente insufficienti e «a macchia di leopardo» sul territorio nazionale;

   il disagio psicologico accentuato dalla pandemia e dal prolungato allontanamento dalla scuola – che richiederebbe l'inserimento di psicologi e servizi di counselling stabili in ogni scuola e ateneo – ha aggravato le difficoltà di studentesse e studenti nella scelta del proprio percorso universitario;

   la riforma delle classi di laurea, sostenuta anche grazie alle norme contenute nell'ultima legge di bilancio, e l'abolizione del divieto di iscrizione contemporanea a due corsi di laurea prevista dalla proposta di legge cosiddetta «Doppia laurea», che potrebbe presto diventare legge dello Stato, richiedono di ripensare l'orientamento universitario, valorizzando la multidisciplinarietà e l'acquisizione di competenze sempre più ibride;

   ad inizio anno la Ministra interrogata aveva esplicitamente menzionato la necessità di «un nuovo modello di orientamento, più attento al benessere psicologico degli studenti, che li accompagni durante la carriera scolastica, accademica e lavorativa»;

   il rafforzamento dell'orientamento universitario è strategico per il conseguimento degli obiettivi previsti dal Pnrr, nell'ambito sia della Missione 4 (Istruzione e ricerca) sia dell'accesso e della permanenza nel mercato del lavoro (Missione 5);

   le attività di orientamento non possono limitarsi a campagne di informazione ma devono sempre di più, in raccordo con il mondo della scuola, sviluppare una dimensione «esperienziale» –:

   quali iniziative di competenza la Ministra interrogata intenda adottare – e quindi che tipologia di attività e progetti intenda promuovere, anche nel quadro degli investimenti del Pnrr – al fine di rafforzare le politiche di orientamento universitarie, l'incentivo e il controllo della loro qualità, in modo da innalzare anche lo «status» dell'orientamento fino a conferirgli piena dignità rispetto agli altri servizi universitari.
(3-02760)

(15 febbraio 2022)

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   gli effetti di una incontrollata diffusione della peste suina africana (Psa) in Italia avrebbero conseguenze economiche ingentissime e a lungo termine, mettendo in seria crisi il lavoro degli allevatori italiani; la diffusione della Psa e il grande rischio di espansione è legato prevalentemente al proliferare dei cinghiali, riconosciuti come principali vettori della malattia;

   dal monitoraggio effettuato dall'Istituto sperimentale zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, tra Piemonte e Liguria sono già 35 i casi di Psa nelle carcasse dei cinghiali trovati morti (17 in Piemonte e 18 in Liguria);

   allevatori e trasformatori, che portano sul mercato eccellenze del made in Italy, sono allarmati; un problema di ordine sanitario rischia di provocare un danno irreparabile per il tessuto produttivo ed economico legato alla filiera suinicola, in particolare per la produzione di prosciutti Dop e Igp;

   è importante aver previsto la nomina di un Commissario straordinario per l'emergenza Psa, ma questo, oltre ad avere compiti di coordinamento e monitoraggio delle azioni e delle misure, dovrebbe avere a disposizione anche risorse e mezzi affinché possa effettivamente eradicare la malattia, al fine di tutelare il patrimonio suinicolo nazionale, salvaguardare le esportazioni, il sistema produttivo nazionale e la relativa filiera; il comparto suinicolo, oggi, a causa della Psa, dei costi dell'energia e delle materie prime, subisce un danno pari a 20 milioni di euro ogni settimana;

   le conseguenze, anche economiche, innescate dalla Psa sulla filiera suinicola e sulle attività economiche, come anche quelle ricettive, site nelle «zona infetta» e sottoposte a restrizioni, sono pesantissime; sarebbero opportuni adeguati indennizzi rivolti a tutte le attività economiche e professionali della filiera agricola e zootecnica, e anche turistica, che operano nella zona infetta;

   inoltre, è necessaria una riforma organica della legge n. 157 del 1992, per adeguarla alle esigenze attuali perché questa, abbinata alla carenza di personale per il controllo, non è più in grado di contrastare il fenomeno della proliferazione dei cinghiali –:

   quali azioni, per quanto di competenza, intenda adottare per sostenere la suinicoltura italiana, incrementando le misure economiche già previste a favore degli allevatori e adottando iniziative di sostegno ad hoc, magari cofinanziate dall'Unione europea, per compensare le imprese agricole dai danni diretti ed indiretti causati dalle inevitabili misure restrittive che verranno adottate per arginare la diffusione della Psa, nonché per garantire la massima trasparenza nella determinazione dei prezzi, al fine di garantire una stabilizzazione del mercato e scongiurare le eventuali e dannose speculazioni che si possano venire a creare.
(3-02761)

(15 febbraio 2022)

   INCERTI, AVOSSA, CAPPELLANI, CENNI, CRITELLI, FRAILIS, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'aumento esponenziale dei costi delle materie prime si è trasferito sui bilanci della filiera agroalimentare. I prezzi dell'energia, in particolare il prezzo del gas naturale, stanno raggiungendo livelli mai visti e si registra un netto aumento dei prezzi anche per altri costi di produzione, come fertilizzanti, carburante, energia elettrica, sementi, macchinari e mangimi, riducendo i margini di profitto degli agricoltori oltre i livelli accettabili;

   i prezzi internazionali dei cereali sono cresciuti del 23,2 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, mentre i prezzi dei prodotti lattiero caseari salgono del 19 per cento, lo zucchero aumenta di oltre il 40 per cento e i grassi vegetali sono balzati addirittura del 51,4 per cento rispetto al 2021. La pandemia da Covid e l'incertezza sugli effetti dei cambiamenti climatici hanno rafforzato la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l'alimentazione della popolazione aprendo uno scenario di accaparramenti e speculazioni;

   il balzo dei costi delle materie prime e dei beni energetici si è trasferito sui bilanci delle imprese agricole strozzate da aumenti dei costi non compensati da prezzi di vendita adeguati. Aumenti che stanno penalizzando anche il settore zootecnico e, in particolare, il comparto lattiero caseario;

   i risultati raggiunti dal tavolo nazionale sulla filiera del latte sono stati azzerati dall'aumento del costo dei mangimi e dell'energia elettrica. Nell'ultimo anno i costi per produrre il latte sono aumentati di 8-10 centesimi al litro mentre l'accordo prevedeva un massimo di 4 centesimi –:

   quali iniziative intenda adottare per garantire la sostenibilità finanziaria delle aziende e delle stalle affinché i prezzi riconosciuti ad agricoltori e allevatori non scendano sotto i costi di produzione, in forte aumento per effetto dei rincari delle materie prime, anche di quelle alla base dell'alimentazione degli animali.
(3-02762)

(15 febbraio 2022)

   GADDA, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO, DEL BARBA, VITIELLO e MORETTO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il nostro sistema agricolo e agroalimentare ha dimostrato resilienza durante la pandemia, ma gli effetti della crisi energetica rischiano di mettere in ginocchio interi comparti che stanno affrontando una gravissima crisi di liquidità;

   i rincari sul prezzo di metano ed energia elettrica, trasporti, fertilizzanti, mangimi e mezzi tecnici, insieme alla mancanza di materie prime, prodotti intermedi e imballaggi, hanno costretto molte imprese a sospendere l'attività di trasformazione con ricadute pesanti su occupazione, prezzi al consumo e perdita di competitività nel mercato nazionale ed estero;

   tra i comparti del settore primario maggiormente colpiti figurano le attività che richiedono il mantenimento del controllo delle temperature negli ambienti di produzione come il florovivaismo, l'orticoltura e l'allevamento;

   le filiere di trasformazione alimentare, che richiedono processi di essiccazione, disidratazione, pastorizzazione, mantenimento della catena del freddo e del caldo, sono costrette ad assorbire un costo dell'energia elettrica passato in media dai 40-45 euro megawatt/h ai 300 euro megawatt/h e del gas da 0,17 euro a 1,30 euro al metro cubo, entità che solo in minima parte possono essere trasferite nei prezzi al consumo;

   il rincaro dell'energia si abbatte anche sugli approvvigionamenti di imballaggi in termini di disponibilità e prezzi, con l'incremento del 61 per cento di legname, cartone (+31 per cento), banda stagnata (+60 per cento), plastica per agroalimentare (+72 per cento), vetro (+40 per cento), ai quali si aggiungono le impennate, dal 400 per cento al 1000 per cento, di container e noli marittimi;

   si riduce il potere di acquisto dei cittadini e si rende insostenibile la continuità della filiera agricola e agroalimentare già messa a dura prova dagli effetti dei cambiamenti climatici e dalla lenta ripresa di alcuni mercati post pandemia;

   è fondamentale che le prime soluzioni individuate nel «decreto-legge sostegni ter», volte a sterilizzare gli oneri di sistema, vengano integrate tenendo conto delle specificità del comparto e di imprese per cui il costo energetico rappresentava pre-pandemia almeno il 20 per cento dei costi di produzione; rispetto al credito di imposta concesso alle imprese energivore è necessario evitare che la catalogazione in codici Ateco escluda alcune attività invece ricomprese nella descrizione del settore incentivato –:

   quali misure intenda adottare nell'immediato per fronteggiare la grave crisi in atto che si trasferisce su imprese e prezzi al consumo e quali siano le iniziative per garantire al nostro sistema agricolo e agroalimentare nuove politiche di filiera per consentire autonomia, sostenibilità e disponibilità delle forniture alimentari, anche utilizzando le risorse a disposizione del Pnrr e accompagnandole nel processo di transizione energetica.
(3-02763)

(15 febbraio 2022)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   destano allarme i rincari che, attraverso l'aumento dei costi delle materie prime, stanno interessando quasi tutti i settori produttivi e merceologici;

   tra questi, riveste un ruolo di primo piano il cosiddetto «caro grano», vale a dire l'aumento dei costi delle produzioni cerealicole, che si riversa nei rincari di generi alimentari di prima necessità quali pane e pasta ma anche biscotti per bambini e generi alimentari derivati;

   da una recente analisi di Coldiretti emerge che i costi delle semine per la produzione di grano destinato a pasta e pane sono praticamente raddoppiati per effetto dei rincari di oltre il cinquanta per cento per il gasolio necessario alle lavorazioni dei terreni e degli aumenti dei costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare; la sola semola di grano duro dal mese di ottobre 2021 è aumentata dell'84 per cento;

   i rincari di pasta e pane e degli altri beni alimentari interessati dal «caro grano» andranno a colpire ancora una volta le famiglie, che già stanno subendo gli effetti dei rincari energetici, ma anche i coltivatori e i produttori;

   questi ultimi, infatti, stanno segnalando l'insostenibilità di un sistema che prevede che siano loro ad anticipare i costi «per poi avere una remunerazione del grano sotto i costi di produzione che arriva anche dopo mesi dalla vendita»;

   il presidente nazionale pastai della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa, in una recente intervista ha spiegato che: «L'aumento delle farine si somma a tutta una serie di aumenti, da quello quasi generalizzato delle materie prime, che si è verificato alla ripresa dell'attività e che si è sommato all'aumento dei costi dell'energia, a quelli degli imballaggi e dei trasporti. Stiamo parlando di aumenti dell'ordine medio del 40-45 per cento», evidenziando anche che «il mercato non è maturo per assorbire un aumento dei prezzi che sarebbe congruo, pertanto gli imprenditori si trovano a fare da calmiere, ribaltando una parte dei costi sul cliente finale e rinunciando ad una parte dei ricavi che va a coprire la metà della percentuale vera degli aumenti» –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere con riferimento alla problematica di cui in premessa, salvaguardando il potere d'acquisto delle famiglie e sostenendo il comparto della produzione di questi beni, dalla farina al prodotto finito, anche attraverso il contrasto a pratiche sleali come l'acquisto sotto i costi di produzione.
(3-02764)

(15 febbraio 2022)