TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 138 di Giovedì 7 marzo 2019

 
.

INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   con delibera n. 2492 del 23 dicembre 2002 della Giunta regionale della Basilicata è stata avviata la progettazione delle opere di adeguamento della rete di collettamento fognario e del depuratore a servizio dell'abitato di Genzano di Lucania (Potenza);

   a partire dal 2009 alcuni proprietari di terreni di Contrada Pago in agro di Genzano di Lucania (Potenza) hanno cominciato a lamentare la presenza di forti odori causati dalla rottura di una condotta fognaria che sversava i liquami ai margini delle loro proprietà, causando anche alcuni smottamenti e lo sversamento delle acque reflue nei canali e nei terreni coltivati;

   la direttiva 1991/271/CEE del 21 maggio 1991 sul trattamento e sullo scarico delle acque reflue urbane ha come primo obiettivo la protezione degli ecosistemi acquatici al fine di prevenire danni alla salute pubblica;

   la Commissione europea con una lettera del 28 marzo 2014 metteva in mora l'Italia avviando la procedura di infrazione n. 2014/2059 relativamente a 114 impianti dei quali ben 41, situati nella regione Basilicata, risultavano non conformi all'articolo 4 della direttiva 91/271/CEE, poiché tutto il carico generato non riceveva un adeguato trattamento secondario;

   in data 16 dicembre 2014, il consigliere del MoVimento 5 Stelle Gianni Perrino presentava, sulla vicenda, un'interrogazione a risposta orale indirizzata al presidente del Consiglio regionale della Basilicata;

   in data 9 marzo 2015 il Dipartimento ambiente e territorio della regione Basilicata rispondeva alla suddetta interrogazione ed elencava i 27 agglomerati rimasti a forte criticità e tra questi figurava anche l'impianto di Genzano di Lucania, per il quale, grazie all'accordo di programma quadro, venivano stanziati fondi regionali per euro 3.197.000, prevedendo la fine dei lavori per il 21 agosto 2016 ed il relativo collaudo dell'opera per il 17 febbraio 2017;

   in data 13 aprile 2015 è stata inoltrata una richiesta di accesso agli atti amministrativi ad «Acquedotto Lucano» (gestore del servizio idrico integrato della regione, quindi della rete fognaria e dell'impianto di trattamento dei reflui ai sensi della convenzione di gestione stipulata tra Aato Basilicata e Acquedotto Lucano Spa), ma, a questa richiesta, «Acquedotto Lucano» non ha mai dato risposta;

   durante tutti questi anni i cittadini, a più riprese, hanno tentato di sensibilizzare gli enti preposti, tra cui il comune di Genzano di Lucania, in merito all'inquinamento ambientale in atto ed alla conseguente esposizione della popolazione per causa della parziale depurazione delle acque reflue e, a distanza di 16 anni dal primo provvedimento regionale che avrebbe dovuto porvi rimedio, purtroppo ad oggi ancora non è stato fatto nulla di concreto –:

   se il Ministro interpellato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per acquisire un quadro dettagliato sulla situazione effettiva dei 21 impianti di depurazione delle acque reflue, tra i quali figura anche quello del comune di Genzano di Lucania;

   se intenda, visto il lungo lasso di tempo trascorso, promuovere, per quanto di competenza, anche per il tramite del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, controlli delle acque di strato e dei terreni interessati dagli sversamenti.
(2-00291) «Cillis, Rospi, Ilaria Fontana, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Ricciardi, Terzoni, Traversi, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi, Caso, Cassese, Cataldi, Chiazzese, Cimino, Ciprini, Colletti, Corda, Cubeddu, Currò, Sabrina De Carlo, De Giorgi, De Girolamo».

(5 marzo 2019)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'azienda ospedaliera universitaria Città della salute e della scienza di Torino attualmente è un'unica grande azienda sanitaria nata dalla fusione di quattro presìdi ospedalieri: San Giovanni Battista (Molinette), Sant'Anna, Regina Margherita e Cto. Al suo interno sono occupati circa 10 mila dipendenti ed è dotata di poco più di 2.200 posti letto;

   nello studio di fattibilità aggiornato con la delibera della giunta regionale (dgr) 24 luglio 2017, n. 5-5391, «Approvazione dello “Studio di fattibilità” del Parco della salute, della ricerca e dell'innovazione di Torino», e ripreso nello studio di fattibilità di luglio 2018, i posti letto del nuovo Psri sarebbero pari a 1.040 di cui 70 tecnici più 450 posti letto nell'ospedale Cto-Uso riconvertito;

   la stima dei posti letto necessari è stata ottenuta applicando un semplice quanto ottimistico tasso di riempimento dei posti letto stessi, pari all'86 per cento contro una media attuale di circa il 70 per cento;

   il Regina Margherita, con la presenza di tutte le specialità mediche, chirurgiche e diagnostiche, è centro di riferimento per neonati, bambini e adolescenti per le patologie più complesse, rare e croniche; inoltre, fornisce prestazioni di alta specializzazione pediatrica ed è diventato con gli anni sempre più polo d'eccellenza specialistico ed attrattivo per pazienti di tutta l'Italia;

   il Sant'Anna è specializzato sui problemi legati alle fasi riproduttive della donna, alla gravidanza e al parto e su quelli relativi alle patologie della sfera genitale femminile e della mammella. Alle circa 7.000 donne l'anno che partoriscono in questo ospedale viene garantita un'assistenza altamente specialistica e qualificata; inoltre, rappresenta un centro di eccellenza per la ginecologia, la neonatologia e conta il centro soccorso violenza sessuale che costituisce un modello innovativo di organizzazione per garantire un'appropriata assistenza alle donne vittime di violenza sessuale, cercando di dare una risposta tecnico-professionale e relazionale sul piano psico-socio-sanitario nella fase di emergenza/pronto soccorso e negli interventi di continuità assistenziale attraverso un'organizzazione di servizi in rete ospedale e territorio;

   nei due presidi suddetti le associazioni di volontariato presenti svolgono un ruolo importante di aiuto e sostegno ai bimbi e donne ricoverati;

   il Cto ospita la più grande unità spinale unipolare (Usu) d'Italia, una fra le più grandi d'Europa, sede del trattamento riabilitativo delle persone con lesione del midollo spinale e svolge una funzione sovrazonale per pazienti mielolesi a valenza regionale;

   tutte le eccellenze dell'attuale Città della salute comportano una mobilità attiva dalle altre regioni d'Italia che compensa almeno in parte il dato in crescita della mobilità passiva dalle province periferiche verso la Lombardia e la Liguria;

   nell'ultima programmazione sanitaria avvenuta con delibera della Giunta regionale 1-600 del novembre 2014 si è prevista una riduzione di oltre 2.200 posti letto su tutta la regione, comprensivi di posti letto per acuti e post acuzie, pubblici e privati, passando da 17.700 a 15.464 e nella stessa delibera della Giunta regionale per l'azienda ospedaliera universitaria Città della salute si prevedono 1.821 posti letto;

   sarebbe auspicabile, come richiesto a gran voce dai cittadini, dagli operatori e dai sindacati, aumentare il numero dei posti letto complessivamente, rivedendo la parte di calcolo basata sul semplice incremento del tasso di occupazione dei posti letto, arrivando ad un minimo di 1.821 posti letto come da delibera della giunta regionale 1-600 del novembre 2014 succitato;

   sarebbe altresì utile aumentare il numero di posti letto afferenti all'area materno-infantile, realizzando un «building» o «policlinico» separato che mantenga le specificità e le eccellenze mediche e chirurgiche pediatriche del Regina Margherita;

   inoltre, sarebbe necessario aumentare il numero di posti letto afferenti all'area ortopedica, realizzando un «building» o «policlinico» separato, mantenendo le specificità ed eccellenze ortopediche-traumatologiche, nonché dell'unità spinale e del centro grandi ustionati e prevedere dipartimenti e non «percorsi» strutturalmente separati per l'emergenza-urgenza: dell'adulto, dell'oftalmologia, dell'area pediatrica, di ostetricia e ginecologia;

   con deliberazione 118/2019 del 31 gennaio 2019 è stata avviata con determina a contrarre la procedura di gara, mediante dialogo competitivo, per l'affidamento del contratto partenariato pubblico-privato, ai sensi del combinato disposto degli articoli 181 e 183 del decreto legislativo n. 50 del 2016, per la realizzazione del polo della sanità e della formazione clinica e del polo della ricerca – (lotto 1);

   il valore stimato della concessione al netto dell'Iva è pari a euro 934.750.000. Tale valore, stimato in base al metodo di calcolo di cui all'articolo 167 del decreto legislativo n. 50 del 2016, include: il corrispettivo annuale della concessione moltiplicato per 25 anni (di 806.000.000 euro) e il contributo pubblico (di 119.500.000 euro) per un totale di 925.500.000 euro; la stima dei ricavi derivanti dallo sfruttamento delle aree commerciali 9.250.000 euro;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 maggio 2018, n. 76, «Regolamento recante modalità di svolgimento, tipologie e soglie dimensionali delle opere sottoposte a dibattito pubblico», definisce il dibattito pubblico come il processo di informazione, partecipazione e confronto pubblico sull'opportunità, sulle soluzioni progettuali di opere;

   secondo tale decreto del Presidente del Consiglio dei ministri il dibattito pubblico può essere indetto ai sensi del comma 3, articolo 3, lettera a), dalla Presidenza del Consiglio dei ministri o dei Ministeri direttamente interessati alla realizzazione dell'opera;

   l'opera è strategica per la città di Torino e si ribadisce la volontà di tutta la collettività per la realizzazione del nuovo polo ospedaliero –:

   se per il Parco della salute, della scienza e dell'innovazione di Torino, alla luce dei dati e delle considerazioni esposti in premessa, sia assicurato il rispetto dei livelli essenziali di assistenza, alla luce della richiamata diminuzione del numero dei posti letto;

   se ci siano le condizioni per avviare, ai sensi dell'articolo 22 del decreto-legge n. 50 del 2016, e come previsto dall'articolo 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 76 del 10 maggio 2018, il dibattito pubblico sulle opere, parallelamente all’iter già avviato.
(2-00293) «D'Arrando, Serritella, Costanzo, Massimo Enrico Baroni, Bologna, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Trizzino, Troiano, Leda Volpi, Acunzo, Adelizzi, Alemanno, Amitrano, Angiola, Aresta, Ascari, Azzolina, Barbuto, Battelli, Bella, Berardini».

(5 marzo 2019)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   la Corte di giustizia dell'Unione europea ha condannato l'Italia il 17 novembre 2011, in merito alla causa C-496/09, poiché non ha adottato tutte le misure necessarie per conformarsi alla sentenza 10 aprile 2004, causa C-99/02, Commissione/Italia, relativa al regime di aiuti concessi dall'Italia per interventi a favore dell'occupazione, dichiarati illegittimi ed incompatibili con il mercato comune, venendo meno agli obblighi che incombono sul Paese in forza di tale decisione e dell'articolo 228, n. 1, del trattato CE;

   il 2 dicembre 2014 la stessa Corte ha condannato l'Italia nella causa C-196/13 per 200 discariche non bonificate, prevedendo come sanzione una multa forfettaria di 40 milioni di euro e una multa semestrale proporzionale alle discariche ancora non bonificate;

   il 16 luglio 2015 ha condannato l'Italia nella causa C-653/13 per non aver adottato tutte le misure necessarie all'esecuzione della sentenza Commissione/Italia (C-297/08) sull'emergenza rifiuti in Campania, comminando una multa giornaliera di 120.000 euro per ciascun giorno di ritardo nell'attuazione delle misure necessarie e una multa forfettaria di 20 milioni di euro;

   il 17 settembre 2015 la Corte ha condannato l'Italia nella causa C-367/14, perché ha ritenuto che le riduzioni e/o sgravi dagli oneri sociali concessi tra il 1995 e il 1997 a una serie di imprese del territorio insulare di Venezia e Chioggia costituivano aiuti di Stato incompatibili con il mercato comune; a seguito della sentenza il nostro Paese ha versato una somma forfettaria di 30 milioni di euro e dovrà versare una penalità di 12 milioni di euro per ogni semestre di ritardo nel recupero degli aiuti;

   il 31 maggio 2018 la Corte ha condannato l'Italia nella causa C-251/17 per aver omesso di adottare le disposizioni necessarie per garantire che diversi agglomerati situati nel territorio italiano fossero provvisti di reti fognarie per la raccolta e/o di trattamento delle acque reflue urbane conformi alle prescrizioni dell'articolo 3, dell'articolo 4, paragrafi 1 e 3, nonché dell'articolo 10 della direttiva 91/271; per tali motivi la Corte ha stabilito che: 1) la Repubblica italiana, non avendo adottato tutte le misure necessarie per l'esecuzione della sentenza del 19 luglio 2012, Commissione/Italia (C565/10), è venuta meno agli obblighi che le incombono in forza dell'articolo 260, paragrafo 1, TFUE; 2) nel caso in cui l'inadempimento constatato al punto 1 persista al giorno della pronuncia della sentenza, la Repubblica italiana è condannata a pagare alla Commissione europea una penalità di 30.112.500 euro per ciascun semestre di ritardo nell'attuazione delle misure necessarie per ottemperare alla sentenza del 19 luglio 2012 già citata, a partire dalla data della pronuncia della sentenza e fino all'esecuzione integrale della medesima, penalità il cui importo effettivo deve essere calcolato alla fine di ciascun periodo di sei mesi riducendo l'importo complessivo di una quota corrispondente alla percentuale che rappresenta il numero di abitanti equivalenti degli agglomerati i cui sistemi di raccolta e di trattamento delle acque reflue urbane sono stati resi conformi con quanto statuito dalla citata sentenza in rapporto al numero di abitanti degli agglomerati che non dispongono di tali sistemi al giorno della pronuncia; 3) la Repubblica italiana, inoltre, è condannata a pagare alla Commissione una somma forfettaria di 25 milioni di euro –:

   quale sia l'importo complessivo delle sanzioni pecuniarie che l'Italia ha dovuto versare in ragione delle condanne irrogate dalla Corte di giustizia ai sensi dell'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e quali iniziative il Governo stia mettendo in campo per ottemperare a tali sentenze.
(2-00271) «Magi, Schullian».

(12 febbraio 2019)