TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 24 di Mercoledì 11 luglio 2018

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   FORNARO. — Al Ministro per i rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta. — Per sapere – premesso che:

   è trascorsa più di una settimana dall'annuncio dell'approvazione in Consiglio dei ministri del decreto-legge recante «Misure urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese», meglio noto come «decreto dignità», il cui testo – al momento della stesura di questa interrogazione – ancora non risulta essere pubblicato in Gazzetta ufficiale;

   nel corso di questi giorni si sono avvicendate critiche sia da parte della maggioranza che dell'opposizione sul contenuto di un testo che ancora non esiste. Lo stesso Ministro dell'economia e delle finanze ha sollevato la questione e sollecitato un cambio di rotta pragmatico, affermando, come si evince da organi di stampa, che «non si può fare un annuncio al giorno» –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo affinché questo inaccettabile modus operandi possa terminare.
(3-00064)

(10 luglio 2018)

   INVERNIZZI, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 116, terzo comma, della Costituzione prevede che, con legge dello Stato, approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, previa intesa con la regione interessata, possano essere attribuite alle regioni a statuto ordinario ulteriori forme di autonomia;

   per attivare tale procedura, il 19 giugno 2014, il consiglio regionale del Veneto ha approvato due leggi, la n. 15 del 2014, volta a prevedere un referendum consultivo sull'autonomia del Veneto, e la n. 16 del 2014, volta all'indizione di un referendum sull'indipendenza del Veneto;

   la Corte costituzionale, con la sentenza n. 118 del 2015, se per un verso ha dichiarato illegittima la legge n. 16 – quella sull'indipendenza del Veneto –, viceversa ha ritenuto conforme alla Costituzione la legge n. 15, che conteneva il quesito consultivo sull'autonomia;

   il 22 ottobre 2017 si è pertanto svolto con successo il referendum popolare consultivo nella regione Veneto, il quale ha avuto un esito largamente positivo;

   peraltro, nella stessa data del 22 ottobre 2017, un analogo referendum consultivo si è tenuto in Lombardia;

   a sua volta, l'Emilia-Romagna aveva avviato un confronto interistituzionale finalizzato al raggiungimento del medesimo obiettivo, indicato nell'articolo 116, terzo comma della Costituzione;

   date queste premesse, tutte e tre le regioni hanno avanzato al Governo la richiesta di avviare i negoziati volti alla sottoscrizione delle rispettive intese;

   il 28 febbraio 2018 sono stati dunque sottoscritti tre accordi preliminari, rispettivamente con il Veneto, la Lombardia e l'Emilia-Romagna per avviare il percorso di attuazione della citata disposizione costituzionale –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per proseguire l’iter volto ad attribuire ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia a ciascuna delle regioni interessate, che hanno manifestato l'intenzione di attuare l'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
(3-00065)

(10 luglio 2018)

   CARBONARO, GALLO, CASA, ACUNZO, AZZOLINA, BELLA, FRATE, LATTANZIO, MARIANI, MARZANA, MELICCHIO, NITTI, TESTAMENTO, TORTO, TUZI e VILLANI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   le molteplici dichiarazioni a mezzo stampa rilasciate dal Ministro interrogato sottolineano la necessità e la volontà di rafforzare le politiche di tutela e di valorizzazione del patrimonio italiano, accogliendo, così, auspicabilmente un nuovo orientamento culturale incentrato sulla riflessione che il patrimonio italiano non è solo una fonte di spesa così come fin adesso considerato;

   durante la XVII legislatura la Commissione 7° del Senato della Repubblica ha promosso un'indagine conoscitiva sulla «Mappa dell'abbandono dei luoghi culturali», nelle cui risultanze si è anche sottolineato come la fruibilità dei luoghi di cultura debba essere supportata da adeguati finanziamenti volti a favorire l'apertura e l'usabilità dei luoghi, sia dal punto di vista strutturale che logistico;

   sempre nella XVII legislatura è stato previsto che la tutela, la fruizione e la valorizzazione del patrimonio culturale rientrano fra i livelli essenziali delle prestazioni e che l'apertura al pubblico dei luoghi della cultura costituisce un servizio pubblico essenziale;

   gestire l'immenso patrimonio culturale italiano affinché possa essere volano di una rinascita dell'attenzione al «bello» nelle sue molteplici sfaccettature e possibilità significa, in primis, permettere ai visitatori un accesso continuo ai servizi che ne consentano il pieno apprezzamento da parte degli utenti;

   particolarmente grave si è ritenuto quanto avvenuto agli scavi di Ercolano e Pompei quando a Natale 2014 e Capodanno 2015, a causa della carenza di personale di vigilanza, i cancelli sono rimasti chiusi a turisti italiani e stranieri. A tale riguardo a nulla è valsa la dichiarazione della soprintendenza che si dichiarava amareggiata per i disagi causati;

   l'esempio di Ercolano e Pompei evidenzia la criticità della situazione che da tempo ormai grava sui siti e sui luoghi di cultura, bisognosi di personale che ne garantisca non solo l'apertura ma anche la fruibilità –:

   se il Ministro interrogato intenda intervenire con politiche di valorizzazione dell'immenso patrimonio culturale italiano, promuovendo un piano straordinario di assunzioni di personale che risponda efficacemente alle necessità esposte.
(3-00066)

(10 luglio 2018)

   ASCANI, PICCOLI NARDELLI, ANZALDI, CIAMPI, DE MARIA, DI GIORGI, PRESTIPINO, ROSSI, GRIBAUDO, FIANO e ENRICO BORGHI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei ministri del 2 luglio 2018 ha approvato un decreto-legge che trasferisce al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali le funzioni esercitate dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo in materia di turismo;

   nel 2013, il trasferimento di dette funzioni dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al Ministero per i beni e le attività culturali ha consentito di avviare politiche del turismo collegate alla straordinaria potenzialità culturale del Paese;

   nel 2017, grazie alle misure promosse dal 2014, con il cosiddetto decreto-legge «Art bonus» a oggi, le strutture ricettive italiane hanno registrato il record di 122 milioni di arrivi e oltre 427 milioni di presenze totali (Istat) e la spesa dei turisti stranieri è aumentata del 7,2 per cento;

   questo importante rilancio del turismo è stato ottenuto anche tramite azioni di valorizzazione del patrimonio culturale, come confermano le previsioni del piano strategico del turismo 2017-2022, la celebrazione dell'anno dei borghi e dell'anno dei cammini o lo stanziamento, con delibera del Cipe del 1° maggio 2016, di 1 miliardo di euro del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020 al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per il piano «Turismo e cultura»;

   il citato decreto-legge prevedrebbe il trasferimento al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali di tutte le risorse umane, finanziarie e strumentali impiegate a vario titolo dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per il turismo, con evidente indebolimento dell'amministrazione del patrimonio culturale;

   la scelta infelice di rompere l'integrazione organizzativa tra politiche del turismo e quelle della cultura appare irragionevole perché mira esclusivamente a potenziare uno specifico dicastero diverso dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, per di più meno legato al turismo di altri, quale per esempio il Ministero dello sviluppo economico, a cui innanzitutto spetterebbero le funzioni di promozione del made in Italy;

   tale potenziamento di un singolo dicastero a danno della cultura trova conferma nel fatto che gli uffici competenti in materia di turismo, nel passaggio da un Ministero all'altro, si triplicheranno perché a una direzione generale si sostituirà un dipartimento, dotato di ben due direzioni generali –:

   quale sia la reale entità delle risorse che saranno trasferite da un Ministero all'altro e con quali risorse il Ministro interrogato intenda assicurare che si proseguano le importanti azioni di valorizzazione del patrimonio culturale in collegamento con il turismo intraprese dal 2014 a oggi e citate in premessa.
(3-00067)

(10 luglio 2018)

   D'ATTIS, GELMINI, OCCHIUTO, MULÈ e GIACOMONI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   due settimane fa, il gruppo parlamentare Forza Italia-Berlusconi Presidente ha presentato l'interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-00036 al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, per chiedere quali fossero le risorse che il Governo intende impiegare per garantire l'operatività del reddito di cittadinanza già dal 2018, nella considerazione che il Fondo sociale europeo non potrà essere utilizzato per finanziare tale misura, come evidenziato dalla Commissaria europea al welfare, Marianne Thyssen, la quale ha ribadito nel recente vertice di Lussemburgo che il Fondo sociale europeo può essere utilizzato come fonte complementare per sostenere misure volte a rafforzare i servizi pubblici per l'impiego, la formazione, per combattere la disoccupazione giovanile, ma non per sostituire la spesa nazionale, né per misure ordinarie o solo per politiche passive del lavoro e, quindi, misure di carattere permanente;

   rispetto a tale domanda il Ministro Di Maio non ha fornito alcuna risposta e ciò è da considerarsi di eccezionale gravità, sia perché sulla misura relativa al reddito di cittadinanza il MoVimento 5 Stelle ha costruito gran parte della propria campagna elettorale ad avviso degli interroganti illudendo migliaia di cittadini, sia perché il Fondo sociale europeo è richiamato dal contratto di governo Lega-MoVimento 5 Stelle come la principale fonte di finanziamento di tale misura, sia e soprattutto perché il responsabile di due dicasteri strategici quali quello del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico, oltre che Vice Presidente del Consiglio dei ministri dell'attuale Governo non è stato in grado di fornire alcuna indicazione precisa sulle fonti di copertura che saranno utilizzate per garantirne l'operatività del reddito di cittadinanza a partire dal 2018;

   il Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, aveva già espresso varie riserve sulla possibilità di varare il reddito di cittadinanza in questo momento e pure il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, si è visto costretto a evidenziare in occasione delle comunicazioni sul Consiglio europeo del 28 giugno 2018 che la negoziazione dei nuovi fondi sociali europei potrà essere proposta solo per il ciclo di programmazione 2021-2027, sgombrando il campo da qualsiasi ipotesi di utilizzo di quelle risorse per finanziare il reddito di cittadinanza non solo nel 2018 ma anche successivamente –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto descritto in premessa, intenda confermare l'impossibilità di finanziare il reddito di cittadinanza con le risorse del Fondo sociale europeo non solo nel 2018, ma addirittura sino al 2021.
(3-00068)

(10 luglio 2018)

   FIDANZA, LOLLOBRIGIDA, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MELONI, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio europeo e l'Euro-summit del 28-29 giugno 2018 hanno affrontato il tema della riforma della governance dell'Unione monetaria europea, a partire dal pacchetto di proposte della Commissione europea del 6 dicembre 2017;

   tale appuntamento è stato preceduto, nelle settimane antecedenti, da un vertice franco-tedesco dal quale è scaturita la cosiddetta «dichiarazione di Meseberg», nella quale la Cancelliera Merkel e il Presidente Macron hanno espresso sostegno per una riforma che porti il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) a svolgere la funzione di backstop (garanzia) nei confronti dell'attuale Fondo di risoluzione unico delle crisi bancarie (Srf), configurandosi come il primo passo per l'istituzione di un vero e proprio Fondo monetario europeo (Fme);

   le conclusioni del Consiglio europeo e dell'Euro-summit, che hanno ricevuto un sostegno unanime (quindi anche da parte del Governo italiano), sembrano avallare, ad avviso degli interroganti, l'impostazione franco-tedesca;

   tale impostazione prevede, inoltre, l'incorporazione del Fiscal compact e dello stesso Meccanismo europeo di stabilità nel corpus giuridico dell'Unione europea, nonché la creazione di un bilancio unico per l'eurozona e l'istituzione di un unico Ministro delle finanze per gli Stati membri che vi aderiscono;

   l'evoluzione dell'attuale Meccanismo europeo di stabilità in Fondo monetario europeo porterebbe con sé sempre più vincolanti condizionalità macroeconomiche e un'ulteriore, e forse definitiva, cessione di sovranità economica e politica ad istituzioni europee che esulano dal controllo democratico dei cittadini, istituzionalizzando per gli Stati ad alto debito quella trojika che ha già messo in ginocchio la Grecia;

   intervenendo nel dibattito parlamentare del 27 giugno 2018 sulle comunicazioni per l'imminente Consiglio europeo, il Presidente del Consiglio dei ministri aveva positivamente dichiarato: «Non vogliamo un Fondo monetario europeo che, lungi dall'operare con finalità perequative, finisca per costringere alcuni Paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti» e «non vogliamo pericolose duplicazioni con i compiti della Commissione europea per la sorveglianza fiscale, che rischierebbero di delegittimare la base democratica di funzioni essenziali per la stabilità finanziaria» –:

   per quali ragioni il Governo abbia condiviso le conclusioni del Consiglio europeo, venendo meno a giudizio degli interroganti all'impegno assunto in Aula dal Presidente del Consiglio dei ministri il 27 giugno 2018, e se in futuro, tenendo fede a quanto enunciato, sia pronto a rimettere in discussione questo processo fino ad avvalersi del diritto di veto in sede di Consiglio europeo, per bloccare una riforma che rischia di ledere irrimediabilmente la sovranità nazionale.
(3-00069)

(10 luglio 2018)