XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 95 di Mercoledì 3 agosto 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione della presidente del consiglio di amministrazione e del direttore generale della Rai:
Fico Roberto , Presidente ... 3 ,
Fornaro Federico  ... 3 ,
Gasparri Maurizio  ... 3 ,
Fratoianni Nicola (SI-SEL)  ... 4 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 5 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 5 ,
Lupi Maurizio (AP)  ... 6 ,
Airola Alberto  ... 7 ,
Pisicchio Pino (Misto)  ... 7 ,
Lupi Maurizio (AP)  ... 7 ,
Fornaro Federico  ... 7 ,
Fico Roberto , Presidente ... 8 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 8 ,
Fratoianni Nicola (SI-SEL)  ... 8 ,
Gasparri Maurizio  ... 8 ,
Fico Roberto , Presidente ... 9 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 9 ,
Fico Roberto , Presidente ... 9 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 9 ,
Fornaro Federico  ... 9 ,
Fico Roberto , Presidente ... 9 ,
Gotor Miguel  ... 10 ,
Fico Roberto , Presidente ... 10 ,
Fornaro Federico  ... 10 ,
Gotor Miguel  ... 10 ,
Fornaro Federico  ... 10 ,
Fico Roberto , Presidente ... 10 ,
Gasparri Maurizio  ... 10 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 10 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 10 ,
Fico Roberto , Presidente ... 11 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 11 ,
Fico Roberto , Presidente ... 11 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 11 ,
Fico Roberto , Presidente ... 11 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 11 ,
Gasparri Maurizio  ... 11 ,
Fico Roberto , Presidente ... 11 ,
Gasparri Maurizio  ... 11 ,
Nesci Dalila (M5S)  ... 11 ,
Fico Roberto , Presidente ... 12 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 12 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 13 ,
Fico Roberto , Presidente ... 13 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 13 ,
Fico Roberto , Presidente ... 13 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 13 ,
Fico Roberto , Presidente ... 14 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 14 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 14 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 14 ,
Fico Roberto , Presidente ... 14 ,
Gasparri Maurizio  ... 14 ,
Fico Roberto , Presidente ... 14 ,
Maggioni Monica , presidente della Rai ... 14 ,
Fico Roberto , Presidente ... 14 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 14 ,
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 14 ,
Fico Roberto , Presidente ... 14 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 14 ,
Fico Roberto , Presidente ... 15 ,
Crosio Jonny  ... 15 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 15 ,
Fico Roberto , Presidente ... 15 ,
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 15 ,
Fico Roberto , Presidente ... 15 ,
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 15 ,
Verdelli Carlo , direttore editoriale per l'offerta informativa ... 19 ,
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 21 ,
Fico Roberto , Presidente ... 21 ,
Pisicchio Pino (Misto)  ... 21 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 22 ,
Lupi Maurizio (AP)  ... 24 ,
Verducci Francesco  ... 25 ,
Crosio Jonny  ... 26 ,
Fratoianni Nicola (SI-SEL)  ... 27 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 29 ,
Airola Alberto  ... 31 ,
Margiotta Salvatore  ... 31 ,
Gasparri Maurizio  ... 32 ,
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 35 ,
Minzolini Augusto  ... 37 ,
Ciampolillo Lello  ... 38 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 39 ,
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 41 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 43 ,
Fico Roberto , Presidente ... 43

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 21.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'art. 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito)

Audizione della presidente del consiglio di amministrazione e del direttore generale della Rai.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della presidente del consiglio di amministrazione e del direttore generale della Rai.
  Prima di dare la parola alla dottoressa Maggioni e successivamente al dottor Campo Dall'Orto, ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il senatore Fornaro.

  FEDERICO FORNARO. Ho chiesto di intervenire subito. Vista l'ora tarda, tralascio le premesse e vado alla sostanza, perché credo sia necessaria, preliminarmente all'audizione, una riflessione di carattere procedurale sul ruolo di questa Commissione e su quello che spetta per statuto al direttore e al consiglio di amministrazione. Ci troviamo di fronte a notizie apparse sui quotidiani di oggi dell'avvenuto deposito di curriculum vitae dei nuovi direttori delle testate giornalistiche e della volontà dichiarata del direttore generale di procedere alle nomine nella giornata di domani. Questo è quello che c'è sui giornali di questa mattina. Vorrei richiamare a tutti voi quanto espresso da questa Commissione nel novembre del 2014 con riferimento al piano dell'offerta news Rai, in cui chiedemmo sostanzialmente alcune cose al consiglio di amministrazione e all'allora direttore generale. In analogia a questo, credo che sia corretto invitare il consiglio di amministrazione e il direttore generale della Rai ad attendere l'espressione di un atto di indirizzo da parte di questa Commissione di vigilanza e, conseguentemente, richiedere, come facemmo nel novembre del 2014, che non sia approvato il piano sull'informazione Rai dal consiglio di amministrazione né sia posto in essere alcun atto operativo a esso connesso, a cominciare dalla nomina dei nuovi direttori delle testate giornalistiche, come previsto ai sensi dell'articolo 29.3, comma d), dello statuto della Rai. Formalizzo questa mia richiesta, che chiedo venga messa ai voti.

  MAURIZIO GASPARRI. L'oggetto dell'audizione è il piano dell'informazione, posto che la Commissione parlamentare di vigilanza – è molto chiaro – non ha competenze sulle questioni delle scelte dei nomi, che spettano alla Rai secondo le norme esistenti. Dovremmo, quindi, valutare un piano. Abbiamo molti precedenti. Sono stati richiamati. Discutemmo il famoso piano delle newsroom per mesi e mesi, ci furono documenti, emendamenti, testi. Abbiamo approvato un documento all'epoca che addirittura prevedeva per la selezione dei direttori una sorta di avviso pubblico. Avevo chiesto, presidente, che all'audizione potessero partecipare anche i Pag. 4membri del consiglio. Nei giorni scorsi, anche il Sottosegretario Giacomelli ha più volte richiamato, a difesa della normativa introdotta, il ruolo del consiglio, che su molte cose ha una possibilità decisiva nell'approvare o meno i piani. La mia richiesta, però, inviata a tutti i membri della Commissione, non è stata evidentemente accolta. Pur nel rispetto delle figure qui presenti, anche il consiglio rappresenta il Parlamento e la Commissione nella priorità degli orientamenti culturali.
  Non c'è il piano. Mi sono informato: il consiglio di amministrazione della Rai non ha discusso il piano. In una riunione informale che ha preceduto il consiglio di amministrazione, sono state illustrate delle linee. Immagino sia questo, e infatti è scritto prudentemente «proposta»: non è il piano. Quando è venuta in fasi precedenti, la Rai ci ha portato invece un piano, con le slide e altro, ma era un piano. Noi l'abbiamo discusso. Ricorderà che alla fine c'è stata una discussione ampia. Oggi, quindi, il consiglio di amministrazione Rai non ha discusso il piano. Nella fase preliminare informale – evidentemente sarà una prassi della Rai – hanno discusso di alcune linee, dicendo i vertici Rai che il piano sarà pronto a gennaio del 2017. Riferisco cose che ho appreso per le vie brevi non essendoci i consiglieri qui presenti. Il piano sarà pronto a gennaio. La logica – su quello che ha detto Fornaro non mi ripeto perché non ho intenti ostruzionistici, ma di chiarezza sì – è abbastanza chiara: si fa il piano, poi chi ha il potere di farle – non la Commissione – fa le nomine conseguenti. Prima viene un piano, anche con costi, accorpamenti, le cose di cui si discute da tempo. Questa è la logica delle cose. Fare in modo diverso crea una serie di problemi. So che l'Autorità anticorruzione continuerà a verificare sulle 21 assunzioni esterne. Ho appreso anche direttamente dall'Anticorruzione che hanno intenzione di approfondire. Ci si mette nello scontro con la Corte dei conti, con il Parlamento, seguendo una procedura sbagliata. Basta fare un piano, poi la Rai farà i nomi. Non dobbiamo votare il gradimento su Tizio o Caio. Ci mancherebbe altro. Qual è, però, il piano? Ripeto che oggi il consiglio – non ci sono i consiglieri, li potete sentire – non ha discusso. Avrà avuto un'informativa in una fase preliminare. Seguiamo una procedura corretta, dopodiché chi ha il potere di fare delle scelte le farà. Ho ulteriormente motivato la richiesta... Di che cosa stiamo parlando? Dei nomi non siamo abilitati a parlare, il piano non c'è, ci vediamo un'altra volta e loro faranno quello che è in loro potere fare e noi quello che è in nostro potere. Noi non dobbiamo fare nomine, ma loro non possono nemmeno venire qui a dirci che cosa? Poi domani si fanno le nomine senza un piano, che vuol dire anche costi, problemi che abbiamo discusso molte volte. Siccome il consiglio non ha discusso il piano, si porrà un problema, credo anche con il consiglio, ma questo non è compito nostro, che è convocato domani. La gente non si prende responsabilità di legge di un certo tipo. È un richiamo alla procedura corretta. Alla fine, perderebbero qualche settimana e fanno quello che la legge dice a tutti noi che dobbiamo fare. Noi non dobbiamo fare più di quello che ci è detto di fare. Non possiamo nemmeno, però, fare da sfondo a una cosa che non funziona.

  NICOLA FRATOIANNI. Intervengo molto brevemente, intanto per associarmi alla richiesta del senatore Fornaro. Condivido le sue argomentazioni. Lo dico davvero in una battuta per non ripetere cose già sentite e già dette: a me pare che ci sia proprio una stortura perfino evidente nel modo, nel metodo, nel percorso. Oggi, la Commissione di vigilanza aveva in un'altra fascia oraria un altro calendario. Questo calendario è cambiato, ed è cambiato perché sono successe delle cose, quelle che sono state qui ricordate, e cioè l'annuncio in un crescendo di notizie. Oggi sono state ulteriormente confermate le nuove nomine con un'accelerazione molto forte. L'impressione che almeno io ricavo da questa situazione è che stasera ci troviamo a discutere di una pezza d'appoggio che, dal punto di vista del percorso, renda meno stonata quest'accelerazione delle nomine di domani. Francamente, a me pare questa una modalità davvero poco accettabile. Non c'è, Pag. 5appunto, un piano. Il punto non è condizionare il merito delle nomine. Ci mancherebbe altro. In questi giorni, ho più volte detto che cosa pensavo delle notizie di stampa senza mai dire una parola sul merito delle nomine o delle proposte di cui siamo venuti a conoscenza. Non è questo il punto. Il punto riguarda il percorso e le modalità. Quello che sta succedendo anche stasera a me pare, francamente, una cosa poco comprensibile. Per questo, ripeto che mi associo alla richiesta del senatore Fornaro.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Presidente, sono convinto che il presidente Maggioni e il direttore generale Campo Dall'Orto smentiranno le notizie diffuse a mezzo stampa in ordine alle imminenti nomine. Il garbo, la competenza, l'approccio che hanno avuto anche in questa Commissione, la garanzia che loro offrono in termini di rispetto delle regole del gioco, mi portano ad avere questa certezza. Allo stesso modo, presidente, sono convinto che lei garantirà a questa Commissione l'esercizio delle sue prerogative e non trasformerà la Commissione di vigilanza in un organo di ratifica. Sulla base di queste semplici considerazioni, siccome non ha assolutamente finalità ostruzionistica il mio intervento, ma soltanto di riproposizione di un metodo di lavoro che sia rispettoso delle disposizioni di legge e di quanto, peraltro, per prassi e consuetudine, come è stato ricordato in alcuni passaggi degli interventi che mi hanno preceduto, è sempre accaduto, sottoscrivo il testo della richiesta che il collega Fornaro ha presentato e ha consegnato ufficialmente. Pertanto, mi unisco alle sue valutazioni, ai presupposti che ne hanno ispirato la stesura e alle richieste ivi contenute.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. La settimana scorsa, nell'Ufficio di Presidenza, su richiesta di un gruppo abbiamo fissato per la data odierna l'audizione della direttrice di RaiFiction alle 14.00. Poi il presidente ha ricevuto una lettera del senatore Gasparri che ci è stata inviata, in cui – l'ha ricordato prima il senatore Gasparri stesso – in ragione delle notizie dei giornali sulla discussione sul piano informazione e sulle nomine, chiedeva l'audizione. Di solito, non si convoca sulle notizie di stampa. Peraltro, la Commissione ha una competenza, come è stato ricordato anche da altri interventi, rispetto al piano sull'informazione, non ha una competenza sulle nomine, e anche questo è stato ricordato.
  Voglio ricordare che nella giornata di lunedì attraverso gli uffici abbiamo saputo che il consiglio di amministrazione aveva deciso di cambiare il proprio ordine del giorno, inserendo un punto con l'illustrazione del piano dell'informazione. In ragione di questo, ho chiesto, presidente, che con l'accordo di tutti i gruppi si potesse modificare il calendario dei lavori, non avendo quindi più l'audizione di RaiFiction, dottoressa Andreatta, e di avere l'audizione dei vertici sull'illustrazione del piano sull'informazione. Peraltro, sempre nell'Ufficio di Presidenza della scorsa settimana ero stato io a nome del gruppo del PD a proporre che a settembre ci fosse un'audizione, quindi si trattava di anticipare un'audizione su una competenza propria della Vigilanza. Per le vie brevi sono stati sentiti i gruppi e tutti hanno aderito a questa proposta di modificare il calendario e l'ordine del giorno della seduta di oggi, che prevede l'audizione dei vertici Rai sul piano dell'informazione.
  Da questo punto di vista, presidente, visto che per modificare il calendario e l'ordine del giorno deve esserci l'accordo di tutti i gruppi, le dico che a mio giudizio oggi abbiamo qui gli auditi e dobbiamo procedere con quello che abbiamo chiesto, cioè di poter fare l'audizione dei vertici sul piano sull'informazione. Sentiamo quali sono i contenuti dall'esposizione che faranno i vertici.
  Segnalo che abbiamo, sempre da calendario, già l'Ufficio di Presidenza in coda a quest'audizione, per cui abbiamo la possibilità, finita l'audizione, per i presidenti di gruppi e componenti dell'Ufficio di Presidenza la possibilità di valutare qualunque altro intervento rispetto al calendario. Per quanto riguarda, però, il calendario previsto e l'audizione di oggi, chiediamo semplicemente Pag. 6 di poter rispettare quello che avevamo concordato tutti insieme, e quindi di procedere con l'audizione e con l'ordine del giorno previsto.

  MAURIZIO LUPI. Sempre sull'ordine dei lavori, credo che però ci si debba rivolgere a lei, presidente, perché è il responsabile dell'organizzazione dei nostri lavori. Credo che, se non difendiamo fino in fondo i compiti della Commissione di vigilanza, sovrapponiamo due legittime questioni rischiando di fare confusione.
  La prima è il diritto che la Commissione di vigilanza ha di esercitare il proprio controllo nell'ambito previsto dalla legge sull'operato del servizio pubblico e, laddove avverranno delle nomine, esprimere anche critiche profonde, il che costituisce un indirizzo, una funzione politica.
  La seconda attiene a ciò che è strettamente di competenza della Commissione di vigilanza. Quando al sottoscritto è stato chiesto un parere sul cambiamento dell'ordine del giorno di oggi per sostituire all'audizione, che il mio gruppo aveva chiesto, del direttore di RaiFiction quella sulla proposta di sviluppo del progetto sull'offerta informativa, ho dato il mio assenso, perché avevo compreso, e avevo fatto un intervento anche nell'Ufficio di Presidenza, che il consiglio di amministrazione avrebbe approvato il piano informativo. Da quel momento partiva la competenza della Commissione prevista dalla legge, con un primo momento in cui il piano veniva illustrato, un secondo momento con la nomina del relatore, un terzo momento in cui la Commissione nella sua autonomia si sarebbe preso il tempo necessario – ricordo, otto mesi per la volta precedente, e non lo sto dicendo a caso – per esprimere il suo parere e, eventualmente, chiedere delle modifiche. Scopro dall'intervento del collega Gasparri che oggi ci vengono illustrate per cortesia e su decisione e proposta di un gruppo parlamentare e su decisione della presidenza, delle linee guida. È opportuno esprimerci su queste linee guida? Valutiamolo. Io avrei detto, se non fosse stato chiaro dalla richiesta che ha espresso il mio gruppo, che legittimamente si illustrassero le linee guida, il consiglio di amministrazione facesse un percorso autonomo e, pronto e approvato il progetto con un atto definitivo, con un atto formale, quello era il momento in cui la Commissione poteva iniziare a esercitare il proprio parere, a meno che il consiglio di amministrazione o il direttore generale non volesse sentire qualche consiglio, ma non mi sembra che questo sia l'ambito.
  C'è un secondo livello che si sta sovrapponendo e su cui mi permetto di dire che non dobbiamo fare errori in questa Commissione – poi fuori di qui possiamo fare tutte le critiche e io posso esercitare il mio diritto profondo di critica. La sovrapposizione ha riguardato la nomina appresa dai giornali, che poteva essere fatta nel primo momento in cui si insediava questo consiglio di amministrazione, tanto che tutti i giornali parlano del primo atto che si doveva fare, come è sempre stato nella storia dell'insediamento del nuovo consiglio di amministrazione, con la riconferma o la nomina dei nuovi direttori di testata. Siamo di fronte a indiscrezioni e stasera ci dite che queste saranno e discutiamo di questo – ma io voglio sempre discutere di fronte ad atti formali, mai di fronte a suggerimenti – o noi possiamo esprimerci anche sulle nomine doverosamente il giorno, il minuto dopo, il secondo dopo in cui queste nomine vengono fatte. Non mi permetto di esercitare un diritto di critica in Commissione di vigilanza a fronte di supposizioni o di notizie di stampa che non siano atti formali.
  Il mio intervento sull'ordine dei lavori è che non ho capito che cosa noi dobbiamo fare oggi qui. In ogni caso, invito a non sovrapporre le due cose. Se la richiesta è che la Commissione di vigilanza dica al consiglio di amministrazione che si può procedere riguardo alle nomine, su cui eserciterò tutto il mio diritto di critica, solo dopo l'approvazione del piano editoriale, mi sembra intanto che sia esorbitare dalle norme previste dalla legge, tanto per chiarirci. In secondo luogo, io non lo condivido assolutamente. Eventualmente apriremo, ma non credo di aprire oggi, questo dibattito in un ordine del giorno che è tutto diverso. La mia critica, e chiedo la prossima Pag. 7 volta al presidente di essere molto più preciso nelle richieste che vengono fatte ai gruppi, è sull'oggetto di oggi. Mai fare l'errore di esprimersi in merito ad atti che non esistono. Nel merito, uno potrebbe dire, rispetto all'audizione, che posso criticare il metodo in quanto che, se avete aspettato fino adesso, potevate aspettare e fare prima il piano editoriale, poi le nomine, ma si entra ovviamente in tutta un'altra discussione, che non credo appartenga all'ordine dei lavori.

  ALBERTO AIROLA. Concordo con le osservazioni del collega Fornaro e di altri colleghi delle opposizioni. Del resto, qua non abbiamo un piano informativo. Abbiamo una proposta di sviluppo di un progetto di un'offerta informativa. È una cosa molto vaga. Peraltro, ci siamo visti mesi fa e avevamo più o meno questa situazione. Penso che si debba procedere in un'altra maniera, come già i precedenti lavori in questa Commissione hanno dimostrato e sono stati impostati. Così non va bene.
  Poi devo dire che io mi occupo di politica, oltre che essere un commissario della Commissione di vigilanza Rai: in questa sede non mi permetto da commissario di commentare le nomine che vengono trasmesse da tutti i giornali, ma hanno un valore forte, soprattutto se vanno a inserirsi su una struttura informativa di cui non sappiamo nulla. Mi sembra, allora, una discrepanza anche questa, che ha un suo valore che dobbiamo ricevere e valutare.

  PINO PISICCHIO. Registro che questo consiglio di amministrazione ha una predilezione per i momenti agostani, soprattutto in notturna, e questo naturalmente qualche elemento di inquietudine me lo crea, perché fa caldo, e abbiamo anche la necessità di economizzare nel tempo.
  Comunque, credo che si possa sicuramente condividere l'impianto argomentativo dei colleghi che sono intervenuti in via pregiudiziale e sull'ordine dei lavori, ma a condizioni di sapere di che cosa parliamo questa sera. Non ho ancora compreso. Il mio dovere di commissario di questa Commissione di vigilanza non è quello di attingere informazioni da media diversi dalla Rai e, soprattutto, di attingere informazioni da soggetti diversi da chi invece le deve fornire. Non ho ben capito che cosa significa ciò che minacciosamente in termini di slide – conoscete la mia idiosincrasia per lo strumento – viene a occhieggiare da quel panno, «Proposta di sviluppo del progetto», se questo sia sinonimo di piano dell'informazione o no. Se non lo ascoltiamo, non siamo nelle condizioni di capirlo. Sospendo il giudizio e attendo di sapere di che cosa stiamo parlando.

  MAURIZIO LUPI. Il collega del Movimento 5 Stelle ha fatto una precisazione. La mia proposta non è non discutere di questo, ma che la responsabilità delle nomine appartiene al direttore generale e al consiglio di amministrazione. Si fa domani mattina il consiglio di amministrazione? Si convochi dopo mezz'ora, dopo un'ora – non conosco il programma del Senato – domani alle 14.00 la Commissione di vigilanza, vengano qui, ci illustrino perché hanno nominato Tizio, Caio e Sempronio. Ognuno di noi correttamente si esprimerà dicendo: Tizio va bene, Caio non va bene, avete fatto la lottizzazione, siete stati più bravi di tutti, avete fatto gli interni e così via. Non voglio discutere di questo se non c'è nessun atto, o stanotte si ripensa. Altro ragionamento è questo: dobbiamo trovarci qui a parlare della proposta di sviluppo del progetto sull'offerta informativa. Ormai, siamo qui, dal mio punto di vista non esiste discutere di una proposta di sviluppo del progetto sull'offerta informativa che è una bozza delle linee editoriali che forse il 1° gennaio del 2017 verrà approvato dal consiglio di amministrazione. Mi sembra una mancanza di rispetto nei confronti di chi sta elaborando, ma innanzitutto nei confronti di una Commissione di vigilanza.
  Mi perdoni se ho richiesto la parola, e chiedo scusa. Capisco, invece, i passaggi politici che si vogliono fare. Non viviamo fuori dal mondo, ma sull'ordine dei lavori queste sono le due questioni, non altre.

  FEDERICO FORNARO. Intervengo per un chiarimento. Non ho chiesto quest'oggi Pag. 8di non procedere con l'ordine del giorno. Ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori, perché rispetto alle notizie apparse, che non ripeto, questa Commissione ribadisse identico comportamento avuto nel novembre 2014 sul documento sul piano dell'offerta news della Rai, che sostanzialmente invitava il consiglio di amministrazione e il direttore generale ad aspettare il parere di questa Commissione prima di procedere all'approvazione del piano e alle nomine conseguenti. Credo di essere stato chiaro. Poi si può non essere d'accordo, ma questo è quello che ho detto all'inizio.

  PRESIDENTE. Ho ascoltato tutti gli interventi sull'ordine dei lavori. C'è una cosa nuova, che adesso vorrei però ascoltare dalle parole della presidente del consiglio di amministrazione. Come abbiamo sempre fatto nella massima trasparenza e correttezza, abbiamo convocato quest'audizione ascoltando tutti i gruppi sul fatto che oggi sarebbe stato presentato il piano dell'offerta informativa, il piano delle news, al consiglio di amministrazione con un voto o meno, e questa sera – perciò abbiamo cambiato il nostro ordine del giorno – sarebbe arrivato in Commissione. Interviene senza dubbio un fatto nuovo rispetto a quello che conoscevamo, ed è il motivo per cui abbiamo cambiato, come giustamente ha detto anche Peluffo, l'ordine del giorno di oggi.
  C'è, però, un fatto nuovo, che secondo me dobbiamo analizzare. Vorrei però – altrimenti rischiamo di parlare anche del nulla, perché sono solo cose che leggiamo dalla stampa – sentire dalla bocca della presidente del consiglio di amministrazione se oggi in consiglio di amministrazione ufficiale è arrivato il piano news. L'altra questione che interviene oggi e che vediamo ora tutti insieme qui in Commissione è che non si tratta di un piano news, almeno dal titolo: è una proposta di sviluppo del progetto sull'offerta informativa. Anche questo è un fattore nuovo rispetto a quello che conoscevamo e per cui abbiamo convocato insieme l'audizione di questa sera. Questi sono fatti nuovi che intervengono.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. È una giornata di scambi di posizione sulle agenzie, per cui possiamo anche rifare tutta la discussione, ma gli elementi sono noti a tutti e nessuno si nasconde dietro un dito. Qui stiamo parlando, però, di come facciamo funzionare quest'organismo.
  Ora, siamo convocati con un ordine del giorno preciso, che è l'audizione, che gli auditi svolgeranno come ritengono, e chi interviene dirà quello che ritiene, cosa che al momento non conosciamo. Rispetto a quanto proposto dal senatore Fornaro, ho detto prima che in coda abbiamo già previsto un Ufficio di Presidenza, all'interno del quale discuteremo come procedere con il calendario dei lavori della Commissione. Ho un'opinione su ciò di cui parla Fornaro e nel merito, quando in Ufficio di Presidenza apriremo il dibattito, dirò la mia: si tratterà di procedere con un voto, un orientamento della Commissione. Oggi, siamo convocati qui per un'audizione. Ci sono gli auditi. Io credo che, da questo punto di vista, dobbiamo – questa è la mia idea – procedere con i nostri lavori, fare l'audizione, al termine della quale c'è l'Ufficio di Presidenza: con i colleghi rimaniamo e discutiamo del calendario, della proposta Fornaro, di altre proposte che eventualmente verranno formalizzate.

  NICOLA FRATOIANNI. Faccio una domanda al presidente. C'è una proposta del senatore Fornaro, alla quale mi sono associato, che chiede di mettere ai voti la sua proposta. Questa proposta è accolta o no? Vorrei sapere questo. Non si può, caro Peluffo, sarebbe il caso che non lo dicessi tu, perché tu sei il capogruppo del gruppo maggiore, ma francamente non sei il presidente della Commissione. L'ho chiesto al presidente. Quando il presidente mi risponde, prendo la risposta e non insisto. Abbia pazienza.

  MAURIZIO GASPARRI. Rifaccio in trenta secondi un discorso logico. Noi ci dobbiamo riunire per valutare il piano dell'informazione. Il piano dell'informazione esiste o non esiste? Non esiste, perché il consiglio non l'ha approvato e non l'ha Pag. 9neanche discusso. È stata fatta, lo ripeto – mi assumo la responsabilità di quello che dico, perciò volevo i consiglieri qua – un'illustrazione nel pre-consiglio, in una fase informale, non del consiglio, di quella definita come proposta. Come fa il senatore Ciampolillo, l'ho fotografata e l'ho twittata. Vedono tutti che è scritto «proposta», non è il piano. Lo fa lei, lo faccio pure io, par condicio. Noi siamo qui a parlare di una proposta? Che cos'è? Dobbiamo parlare di un piano approvato, su cui poi noi ci esprimiamo. Il problema nomine lo lascio completamente sullo sfondo. È ovvio che, se non c'è il piano, non ci sono le nomine. Quanto costa il piano, che cosa si fa, i giovani, il sociale, l'internazionale, l’all news: quello è il piano. Le nomine non spettano a noi. Se il piano non c'è, perché non c'è, noi di che cosa parliamo? Poi la Rai vuole procedere e fare le nomine? Se ne assume la responsabilità. Poi domani hanno il consiglio, è un problema dei consiglieri della Rai, non nostro. Non è che poi siamo una compagnia di ventura che a un quarto alle dieci di sera sta qui per fare ostruzionismo. Chiediamo che si rispetti il nostro ruolo: ci si porta un piano, e noi diamo un parere. C'è il piano o non c'è? È stato discusso e approvato dal consiglio? Questo è il tema.

  PRESIDENTE. Vorrei risolvere un primo punto rispetto a quello che diceva Fratoianni. Fornaro, sinceramente così come è formulato, non lo accolgo come votazione, ma come discussione nell'Ufficio di Presidenza, per come è formulato.
  Quanto al secondo punto, l'audizione è convocata, ma è convocata sul piano news, e lo era perché il consiglio di amministrazione avrebbe dovuto votare questo piano news, quindi un punto nuovo è intervenuto. Avevamo convocato la Commissione perché il consiglio di amministrazione doveva votare. Se non fosse stato presentato in consiglio di amministrazione e non ci fosse stata quest'urgenza, probabilmente non avremmo cambiato la nostra audizione di oggi. Vorrei, però, anche comprendere bene dalle parole della presidente Maggioni, visto che è qui, in che cosa consiste la proposta di sviluppo sul progetto dell'offerta informativa e capire oggi che cosa è successo in consiglio di amministrazione. Quando ci chiarisce questi punti, e i commissari hanno diritto di saperlo, avendoli citati nell'ordine dei lavori, potremo prendere insieme anche un'altra decisione.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Per capirci, il presidente ci propone di procedere con l'audizione come da convocazione.

  PRESIDENTE. Propongo di comprendere dalla bocca della presidente Maggioni che cosa è successo oggi nel consiglio di amministrazione, che aveva all'ordine del giorno due punti, di cui uno era la presentazione del piano news.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Scusi, presidente, la convocazione ce l'abbiamo tutti, ed è scritto: «Ore 20.30. Audizione della presidente del consiglio di amministrazione e del direttore generale della Rai», giusto? Nel momento in cui iniziamo, abbiamo iniziato a svolgere il punto all'ordine del giorno. Se poi la Commissione decide, in ragione dell'ora tarda o di qualunque motivo, di interrompere, e quindi esaurire il punto, si passa a quello che è scritto successivamente, al termine dell'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi. Quello che lei mi sta dicendo, quindi, è che iniziamo con l'audizione. Quanto durerà si decide, ma alla fine dell'audizione c'è l'Ufficio di Presidenza.

  FEDERICO FORNARO. Intervengo solo per capire adesso e per il futuro: è un problema di formulazione o lei ritiene improponibile un documento come questo? È per capirci. Se è un tema di riformulazione, si può riformulare; se lei ritiene che non sia proponibile, lei è il presidente e rispetto le sue scelte, che non sono in discussione, è solo per capire.

  PRESIDENTE. Così come è scritto, secondo me va...

Pag. 10

  MIGUEL GOTOR. Ci dica come lo scriverebbe.

  PRESIDENTE. Va riformulato perché vengono inserite all'interno di questo documento le nomine. Sono inserite le nomine in questo documento e, secondo me, le nomine non sono in alcun modo competenza della Commissione.

  FEDERICO FORNARO. Non c'è scritto che siano di competenza.

  MIGUEL GOTOR. Lo legga.

  FEDERICO FORNARO. Non c'è scritto che sono di competenza.

  PRESIDENTE. «Il consiglio di amministrazione e il direttore generale [...] a cominciare dalle nomine della Rai». Per me, così com'è non va formulato.

  MAURIZIO GASPARRI. Ho un'altra proposta rispettosa delle sue osservazioni. La Commissione parlamentare di vigilanza, preso atto che il consiglio di amministrazione della Rai non ha approvato il piano per l'informazione, impegna la Rai ad approvarlo nel proprio consiglio, a sottoporlo alla Commissione per le conseguenti valutazioni e ad anteporre il varo del piano per l'informazione con le indicazioni sulle variazioni di costo, le innovazioni e le scelte a qualsiasi modifica dei ruoli dei ruoli di vertici delle diverse testate. Dobbiamo rivendicare di poter discutere un piano, che viene prima delle nomine. Questo è il tema. Poi le nomine le fanno loro, mica noi.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Scusate, ma qui ci sono tutti parlamentari esperti di regolamenti. Io capisco la giornata, capisco il dibattito, capisco le strumentalità, ma qui il tema è abbastanza semplice, e su questo ci possono anche supportare gli uffici.
  È una questione di ordine del giorno, che, ripeto, parla dell'audizione. Per modificare quest'ordine del giorno, è necessario che ci sia l'unanimità di consenso da parte di tutti i gruppi, altrimenti non si può cambiare in corso d'opera l'ordine del giorno. Questo dice il regolamento, non lo dice Peluffo, Fratoianni. Prima il mio intervento non voleva essere protervia, era semplicemente un richiamo al regolamento. Per capirci, adesso o c'è l'unanimità dei gruppi sulla modifica dell'ordine del giorno, altrimenti c'è l'ordine del giorno che abbiamo previsto con l'audizione. E continuo a ricordare che alla fine dell'audizione c'è l'Ufficio di Presidenza con tutti i gruppi, dove la proposta Fornaro e Gasparri, qualunque proposta verrà affrontata, discussa, e in base a quello verrà fatto il calendario successivo dei lavori della Commissione.

  RENATO BRUNETTA. Il presidente, dopo aver ascoltato tutti questi interventi sull'ordine dei lavori, si era permesso di formulare una richiesta diretta alla presidente del consiglio di amministrazione della Rai per capire dalla sua voce, e non dalle parole dell'ottimo Gasparri, di che cosa si era discusso oggi in consiglio di amministrazione.
  Direi che una volta tanto il presidente ha una valutazione chiara di quello che dobbiamo fare, e sono d'accordo con lui in quest'occasione, e vorrei sentire dalla presidente Maggioni di che cosa avete parlato oggi in consiglio di amministrazione. Una volta compreso che cosa hanno fatto in consiglio di amministrazione, penso che questa commissione possa valutare se questa riunione e quest'audizione siano coerenti con l'ordine del giorno o meno, visto che ci sono varie espressioni in questa Commissione che antepongono la discussione del piano in consiglio di amministrazione, per poi valutarlo in questa sede, a un'altra procedura. Appoggio la richiesta del presidente Fico e vorrei sapere dalla voce della presidente del consiglio di amministrazione che cosa avete fatto oggi in consiglio di amministrazione dal punto di vista formale. Una volta che la presidente, che è l'espressione più autorevole del consiglio di amministrazione, ci avrà detto che cosa hanno fatto oggi, la palla ritorna a questa Commissione bicamerale, che valuterà se andare avanti o non andare avanti, se andare avanti con l'audizione rispetto a Pag. 11questa proposta, che è cosa diversa dal piano. Si potrebbe anche procedere, e io sono tranquillissimo, fino alle due o alle tre di notte. Sono qui per discutere la proposta. Vorrei averla, vorrei che mi fosse illustrata, ma quella, vorrei il documento, e non il piano. Andiamo avanti senza problemi, ma vorrei capire di cosa discutiamo.
  Collega Peluffo, non basta fermarsi ai formalismi che siamo qui riuniti per un'audizione. Con l'amica Maggioni mi troverei sempre e comunque a discutere di qualsiasi cosa, però c'è anche un formalismo regolamentare e sostanziale che ci porta a dire: siamo qui per discutere il piano? Mi pare che il presidente Fico abbia cambiato, anche dal punto di vista della collocazione temporale di questa riunione, proprio per questo. C'è il piano? No. C'è la proposta? Forse sì, non lo so. C'è un documento? Ne hanno già discusso in consiglio di amministrazione? Che esito ha avuto il consiglio di amministrazione rispetto alla proposta? Ha votato, non ha votato, ha discusso? Il tutto va collocato all'interno di una caotica informazione che abbiamo ricevuto nei giorni scorsi, nelle ore scorse, in cui il presidente del consiglio di amministrazione e il direttore avrebbero proceduto a una serie di nomine. Curriculum, nomi, persone, sostituzioni, polemiche: tutto questo non capita nel deserto, ma in un contesto un po’ surriscaldato. Vogliamo sapere, quindi, e io appoggio la richiesta del presidente Fico, cosa avete fatto oggi in consiglio di amministrazione, per poi ridiscutere noi in questa Commissione con l'autonomia che ci contraddistingue se andare avanti o non andare avanti, se prendere atto di quello che è stato fatto in Commissione e come, e poi aspettare eventualmente una relazione non sul piano, ma sulla proposta di sviluppo del progetto, un po’ barocco come titolo, che forse poteva essere anche più stringente. Che cos'è, una proposta di sviluppo del progetto? Questo, però, è il vecchio professore che si lagna ogni tanto. Sostengo la richiesta del presidente. Tra l'altro, quando chiede il presidente, lo chiede il presidente, e io direi che non è che questa Commissione possa sindacare una sintesi del presidente.

  PRESIDENTE. Vorrei che a questo punto iniziasse a parlare la presidente Maggioni e ci raccontasse che cosa è successo oggi in consiglio di amministrazione e che tipo di piano vi è stato presentato, se vi è stato presentato, e se avete espresso un voto.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Presidente, solo per il resoconto, quindi abbiamo deciso correttamente di procedere con l'audizione prevista all'ordine del giorno. Se ci sono...

  PRESIDENTE. Un po’ di silenzio e di attenzione!

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Se ci sono, in corso di audizione, altre proposte formulate da commissari o da gruppi, verrà, come è stato fatto adesso, valutato da tutti i gruppi che interverranno in merito.

  PRESIDENTE. Che cos'ha detto nell'ultima parte?

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Ho semplicemente fatto riferimento al regolamento. Ho detto, per il resoconto, che procediamo come da ordine del giorno con l'audizione. Se poi nel corso dell'audizione ci sono proposte di nuovo in merito all'ordine del giorno, le sottoporremo di nuovo al vaglio dei gruppi.

  MAURIZIO GASPARRI. Voglio sapere se il piano è stato votato o meno. Non dobbiamo sapere questo.

  PRESIDENTE. Gasparri...

  MAURIZIO GASPARRI. Ma chi sei, il padrone? Guarda che Renzi ti ricandida lo stesso.

  DALILA NESCI. Non ho capito, forse Peluffo si sta già allenando per quando sarà opposizione in Parlamento. Sta esercitando ostruzionismo nei confronti della presidenza, che ha fatto una richiesta precisa. Per il rispetto del dibattito che c'è Pag. 12stato, il presidente ha formulato una richiesta molto chiara. Non si sta procedendo all'oggetto dell'audizione, ma alla richiesta fatta dal presidente. Per serietà reciproca – visto che sono intervenuta una volta e il capogruppo del PD Peluffo tantissime volte per ribadire una cosa che invece è chiara a tutti tranne che a lui – se fosse possibile vorrei che procedessimo con la richiesta che ha fatto.

  PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori ci sono state molte richieste di comprensione rispetto a quello che stavamo andando a fare ora sul piano news e sul fatto che doveva essere votato un piano in consiglio di amministrazione e non è stato votato. Consiglio di iniziare da questi due punti in modo da poter dare spazio alle altre valutazioni per gruppo.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Vediamo se riesco a essere sintetica, e magari chiarire qualche punto. Perché secondo me ha senso che siamo qua? Perché nella sostanza c'è una cosa che riguarda molto questa Commissione, perché questa Commissione legittimamente si è sempre detta molto interessata a capire dove la Rai vada come piano dell'informazione, questa Commissione a più riprese è intervenuta a diverso titolo nel percorso di questi anni. Quando questa Commissione ci ha chiesto di venire a parlare di quello che stiamo per fare per modificare quello che la Rai fa sull'informazione, a me è sembrato assolutamente legittimo. E siamo qua stasera.
  Questo non significa, a meno che qualcuno di voi abbia più informazioni di me su quello che accade nel consiglio di amministrazione della Rai, che la Rai dovesse votare un piano. Il consiglio di amministrazione della Rai doveva discutere legittimamente di una cosa importante che riguarda questa Commissione, perché la sostanza riguarda profondamente questa Commissione.
  Riguarda il cambiamento in cui Rai si avvia a procedere all'interno di quello che oggi è uno schema progettuale, discusso con i consiglieri, che continuerà a essere discusso con i consiglieri domani perché domani è di nuovo all'ordine del giorno, che non richiede voto, perché è uno schema progettuale, e soprattutto che non richiede voto perché questa Commissione legittimamente aveva detto la volta scorsa, quando si discuteva di dove si va con l'informazione, che gli elementi di confronto non alla fine, ma lungo il percorso, erano estremamente importanti.
  Questo consiglio di amministrazione ha pensato di iniziare a condividere subito e al suo interno con i consiglieri e con questa Commissione, e lo farà con le redazioni, e lo farà con le componenti sindacali, un percorso che porta a una modifica sostanziale di dove e come la Rai si pone nel sistema dell'informazione del Paese, e arriverà a un voto, quando a compimento di questo percorso di confronto avrà individuato il modello il più possibile compatibile, sostenibile, logico con il proprio indirizzo e con la ricchezza di informazioni che avrà acquisito anche grazie al confronto. A quel punto, tutti rifaranno quell'operazione che era stata fatta anche da questa Commissione nel febbraio del 2015, e da lì probabilmente si arriverà ai mutamenti strutturali. Come si arriva ai mutamenti strutturali di un pezzo di un'azienda che coinvolge migliaia di persone? Ci si arriva sapendo esattamente qual è la direzione. Questa, se volete, la scoprite stasera, perché è lì. Questa non è una cosa pretestuosa, non è una cosa messa lì per giocare alle slide, non è una cosa messa lì per caso. Abbiamo un'indicazione di percorso molto precisa di quello che dovremo fare e di dove dobbiamo andare. Se lo deciderete, com'è assolutamente nelle ovvie vostre possibilità, questa sera si può vedere. Perché, però, non c'è e non ci sarà domani non voto? Perché c'è stata oggi e ci sarà domani una discussione? Perché, ovviamente, c'è una linea guida sulla quale bisogna intendersi. Se qualcuno dice che non serve andare verso il digitale perché vogliamo rimanere dove siamo, deve sapere che l'orientamento che scegliamo è molto preciso, che uscirà da questo racconto di uno schema progettuale, che in quanto schema progettuale non richiede voto, perché non Pag. 13modifica oggi le strutture dell'azienda, non sposta oggi persone da una parte all'altra, ma ha bisogno oggi di una serie di azioni per poter essere messo in campo e reso operativo. Quando? Quando verrà poi votato dal consiglio di amministrazione e da questa Commissione dopo probabilmente una serie di confronti. Temo, infatti, o auspico, che di confronti ce ne dovranno essere moltissimi lungo il percorso. Vi dirò di più. Quella che contengono quelle slide è un'idea di percorso che spiega finalmente con grande chiarezza perché il punto di approdo precedente era stato abbandonato ancorché andasse proprio in quella direzione di razionalizzazione e di uniformità di tutto il sistema dell'informazione. Di più, recepisce esattamente i punti che questa Commissione aveva espresso il 12 febbraio 2015. Questa Commissione, quando erano state presentate le newsroom, non aveva detto che erano fantastiche, di andare avanti così, che erano il mondo ideale. Aveva espresso una serie di punti molto precisi. Che cosa è stato fatto in questi mesi e perché quello è uno schema progettuale? Perché si è tentato di tener conto esattamente anche di quelle indicazioni all'interno di un progetto editoriale molto serio. Si dice che secondo noi il mondo va qua – se vorrete, c'è qua il direttore che ce l'ha ben chiaro, e c'è il direttore editoriale, che ci ha lavorato, e poi sentiamo loro – e come andiamo noi in quella direzione, ci andiamo sentendo quelli che se ne sono occupati in questi anni e che legittimamente hanno espresso indirizzi che abbiamo già accolto nel nostro documento. Bene, questo è un racconto di uno schema progettuale che parte esattamente dal tener conto dei punti che questa Commissione ha elaborato un anno e qualche mese fa. A questo punto, il discorso è abbastanza semplice. Il perché non si approva oggi è evidente, ma ben lungi dall'essere un esercizio di vaghezza, questo documento ha dentro una timeline molto precisa di azioni, di cose che bisogna fare, e di cose che bisogna fare subito. Come voi stessi avete detto allora, infatti, c'è una serie di cose che andavano fatte ieri, l'altro ieri e ancora prima. Abbiamo il problema solito della concorrenza interna che disperde risorse. Abbiamo l'arretratezza sul digitale che non possiamo reggere più, noi e il resto del Paese. Una serie di cose dobbiamo farle immediatamente mentre andiamo verso quest'elaborazione, che ripeto sarà frutto di un processo condiviso e di un confronto. Ecco perché è un progetto, sì, è una proposta di progetto, che oggi nella sua formulazione non richiede voto, certamente non richiede voto in consiglio, e richiede invece moltissimo lavoro da parte dei consiglieri, ovviamente da parte delle persone che seguiranno questo lavoro e da parte di tutte le componenti di Rai, per trovare un modo per cui un progetto così ambizioso possa calarsi in un'azienda nella quale probabilmente da questo progetto verrà investito qualche migliaio di persone. Non so se sono stata chiara sugli elementi anche di procedura e di ragioni. La sostanza ci porta qua, sì, perché c'è un piano, ma la forma del progetto che richiede voto, no.

  RENATO BRUNETTA. Da vecchio professore, leggo: «Proposta di sviluppo del progetto sull'offerta informativa». Una proposta di sviluppo del progetto implica che ci sia un progetto. C'è un progetto, questa è la proposta di sviluppo del progetto che c'è. Non è lo sviluppo, cioè non è l'implementazione del progetto. È una proposta. Allora, io chiedo: dov'è il progetto? Dov'è il progetto? Non ho ben capito la spiegazione della dottoressa Maggioni, della presidente Maggioni. Bastava dire: c'è il progetto? No, non c'è il progetto. Questa è una proposta di sviluppo del progetto, che tra l'altro, dalle parole della presidente Maggioni...

  PRESIDENTE. Brunetta, non è sull'ordine dei lavori.

  RENATO BRUNETTA. No, sull'ordine dei lavori mi chiedo di cosa stiamo discutendo.

  PRESIDENTE. Questo è più un intervento...

  RENATO BRUNETTA. No, è sull'ordine dei lavori, perché non ho un testo, non ho Pag. 14un progetto. La dottoressa Maggioni mi ha detto che questa è un'istruttoria, è un inizio di un processo, un racconto di un processo che implicherà organizzazioni sindacali, Commissione di vigilanza, le varie strutture e così via.

  PRESIDENTE. Concluda, Brunetta.

  RENATO BRUNETTA. Ma di che cosa stiamo parlando? Se fosse stata una mia studentessa, la dottoressa Maggioni, l'avrei pregata di tornare la prossima volta.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Bocciata da Brunetta, questo è il titolo.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Chiedo semplicemente al presidente di consentire a questa Commissione di lavorare. Abbiamo iniziato l'audizione, il presidente Brunetta nel suo intervento aveva alcuni elementi che riferivano di un piano che ancora non ci è stato illustrato nelle sue proposte di sviluppo. Chiedo semplicemente di poter continuare quello che abbiamo iniziato, cioè il lavoro previsto per questa sera. Ripeto che alla fine degli interventi, se si decide di sospendere, abbiamo l'Ufficio di Presidenza e tutta la disponibilità in Ufficio di Presidenza ad affrontare tutte le proposte e tutti gli elementi di dettaglio. Abbiamo iniziato, procediamo con l'audizione.

  PRESIDENTE. Per continuare quello che avevo detto all'inizio, gli elementi che vedo nuovi è che questo piano, questo schema di proposta o schema di progetto, non avrà un voto del consiglio di amministrazione e non ha avuto il voto oggi del consiglio di amministrazione, perché è uno schema di progetto, di lavoro. Questo ho capito. Queste sono le due notizie nuove che abbiamo.

  MAURIZIO GASPARRI. Le confermo che il consiglio di amministrazione nella riunione formale non ha parlato neanche di questo. Nel pre-consiglio... ci ha raccontato una bugia. Non è vero, i consiglieri... convochiamoli! Il consiglio, formalmente riunito, non ha discusso nessun piano. Questo dico: facciamoli venire.

  PRESIDENTE. Gasparri, qui si devono modificare le modalità di concessione della parola che non si può levare. È un problema questo, da lasciare agli atti.

  MONICA MAGGIONI, presidente della Rai. Credo ci sia un malinteso. Sono assolutamente certa che il senatore Gasparri non abbia sentito bene. Credo non abbia potuto immaginare neanche vagamente che io dica una cosa diversa dalla realtà. Ho articolato, credo, con qualche precisione quello che è accaduto. Oggi abbiamo discusso con i consiglieri, abbiamo iniziato a illustrare... Senatore Gasparri se vuole facciamo come nei talk e io sono bravissima... Lei non si ricorda che sui talk sono fantastica.

  PRESIDENTE. Gasparri, dobbiamo far terminare la presidente Maggioni. Le faccio un primo richiamo.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Senatore Gasparri, semplicemente non ha sentito. Non c'è problema, glielo ripeto, e così vedrà che tutto è tranquillo. Oggi è stato illustrato ai consiglieri, abbiamo iniziato... Senatore Gasparri, adesso finisco e alzo la voce anch'io, perché giuro che urlo benissimo anche io. Mi faccia finire!

  FABIO RAMPELLI. È importante sapere se la presidente ha parlato con i consiglieri o ha parlato al consiglio. Se ce lo fa sapere ci fa una cortesia.

  PRESIDENTE. Chiedo di far parlare la presidente Maggioni. Continuiamo senza più interrompere, altrimenti sarò costretto a prendere provvedimenti: o sospendiamo o inizio a fare i primi richiami.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Stamattina, senatore Gasparri, è successa la seguente cosa. In un pre-consiglio informale Pag. 15 abbiamo discusso questo documento, che poi potrete vedere anche voi. Per ragioni di tempistica strettamente legate alla nostra gestione del consiglio di amministrazione, con i consiglieri abbiamo l'accordo formale verbalizzato e registrato a riaprire la discussione dal punto in cui l'abbiamo lasciata stamattina all'interno del consiglio di domani, dove il punto è formalmente previsto all'ordine del giorno. Non essendo questo oggetto di voto ed essendo prassi del nostro consiglio – lo abbiamo fatto su temi chiave, quali il bilancio e il piano industriale – a volte di anticipare argomenti strategici di grande importanza per l'azienda in un contesto di consiglio informale, per poi concluderli all'interno di un contesto di consiglio formale, questo è esattamente quello che abbiamo fatto oggi, ma ripeto con l'accordo preventivo di tutti i consiglieri, nessuno dei quali ha eccepito sul punto. Di conseguenza, ribadisco un inizio di discussione informale, come già fatto in occasione di piano industriale e di bilancio, accordo formalizzato con i consiglieri a continuare il punto domani in modo formale all'interno del consiglio.

  PRESIDENTE. Direttore, iniziamo con l'illustrazione... Colleghi, non posso aprire agli interventi.

  JONNY CROSIO. Ci sono elementi nuovi.

  RENATO BRUNETTA. C'è stata un'illustrazione all'organo consiglio di amministrazione? Ho ben capito?

  PRESIDENTE. La presidente Maggioni in questo caso è stata molto chiara... Direttore, proviamo ad andare avanti.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Se riesco.

  PRESIDENTE. Chiedo poi a tutti coloro che devono parteciparvi di trattenersi per l'Ufficio di Presidenza.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Prendo la parola per dire che, secondo me, si è molto parlato anche del rapporto con il consiglio in questi mesi. Credo che sia molto sano che in ambiti strategici come questo ci siano momenti di confronto che vadano anche al di là del consiglio, che preparano il consiglio. Sono momenti in cui il confronto avviene in maniera libera su ambiti, appunto, molto strategici, e le sintesi dei pensieri delle varie parti del consiglio vengono poi portate a maturazione dopo riflessioni in momenti più formali, come il consiglio di amministrazione: questo è avvenuto oggi. Credo che questa sia una delle nostre conquiste: una legittimazione non soltanto dei momenti formali del consiglio di amministrazione, ma anche del ruolo di tutte le persone che ne fanno parte. Quello che vi raccontiamo oggi, e qui vado alla sostanza, credo che sia importante. Torno alle parole della presidente, che sono state molto chiare. Voi avete un ruolo importante rispetto all'informazione e credo che momenti come questi, quand'anche non riguardino un tema legato a un documento approvato dal consiglio di amministrazione, possano essere utili, di confronto per noi, e per voi come elementi di valutazione che porteranno alle vostre considerazioni rispetto a dove stiamo andando.
  In questo documento, al di là del fatto che so che all'onorevole Pisicchio non piacciono le slide – non sono tante, glielo assicuro – abbiamo cercato di sintetizzare gli elementi principali di dove vogliamo andare. Siccome dove vogliamo andare porterà a un confronto più serrato anche con voi sugli elementi che vi potranno portare giudizi sulla nostra strategia, credo sia fondamentale per voi conoscere la nostra direzione.
  Innanzitutto qui c'è il flusso che c'era da questa mattina quando abbiamo discusso, non è stato fatto appositamente. Proprio in un ambito di continua relazione col consiglio di amministrazione, abbiamo identificato il flusso delle nostre attività. Partite da gennaio 2016 con l'istituzione della direzione editoriale, hanno portato nel giugno di quest'anno alla presentazione in consiglio Pag. 16 di amministrazione da parte del dottor Verdelli delle linee guida sull'offerta informativa, che domani formalmente, oggi in pre-consiglio, porteranno alla presentazione della proposta di sviluppo del progetto con un momento chiave. Quest'ultimo è stato citato dalla presidente e riguarda gennaio 2017, quando ci sarà un'approvazione formale in consiglio di amministrazione e un successivo passaggio in Commissione di vigilanza del nuovo modello informativo della nuova organizzazione. Questo, sì, è un momento dirimente, in quanto inciderà sulla nostra struttura informativa. Come diceva bene la presidente, inciderà su migliaia di persone dal punto di vista della quotidianità del lavoro, magari anche solo di cambiamento di alcune attività.
  Commento in maniera estremamente veloce le parti di contesto, anche se sono rilevanti, in quanto spiegano dove e perché andiamo. Abbiamo riportato questa slide su come sta cambiando il mondo dell'informazione: il mondo cambia, e molto spesso rimaniamo indietro. Questo è evidente dalla slide successiva, che non conoscete attraverso noi. Per quanto pensiamo di sapere quanto veloce vada il mondo, credo che quando vediamo questi dati ci sorprendiamo comunque. Questi non sono i dati da tre anni, ma i dati di ieri, di oggi. Quella che vedete qui è la divisione di come avviene oggi la fruizione nei vari mezzi di informazione, partendo dalla televisione per scendere ai mezzi digitali. Oggi, non domani, il 53 per cento del tempo che gli italiani passano a informarsi è dedicato ai media tradizionali, e qui si somma tutto: TV, radio, quotidiani, quotidiani gratis; il 47 per cento è riservato ai mezzi digitali. Perché la parte sulla destra è molto interessante? Se guardate quanto tempo le persone passano oggi su Google e Facebook per informarsi, non per divertirsi, trovate come tempo medio dei fruitori un dato interessante: su Facebook 56 minuti, sull'intero mondo della televisione 55. Vuol dire che non è che il cambiamento ce l'abbiamo al futuro, il cambiamento è oggi. Siamo un'azienda molto forte sui mezzi tradizionali, ma come sapete bene molto indietro sui mezzi digitali. Questo richiede un'attenzione sull'urgenza dei cambiamenti che dobbiamo fare.
  Veniamo alla slide successiva. Anche questo è ovvio, ma la scala dei minuti e dei cambiamenti secondo me è l'elemento non dico di sorpresa, ma particolarmente importante. Come vedete, anche nelle fasce 30-44enni ormai questo cambiamento è avvenuto. Noi, che stiamo giustamente a preoccuparci dell'informazione classica, dobbiamo preoccuparci anche dell'altra informazione. Se è vero che nel 2015 Facebook è stato il principale mezzo di informazione per gli italiani 14-29enni, per i 30-44enni i tre mezzi di informazione principali sono telegiornali, motori di ricerca e Facebook.
  Ancora alla slide successiva che contiene un elemento che definisce le nostre azioni. Come possiamo rapportarci a questo mondo? Qui partiamo anche da tutte le analisi sui lavori fatti precedentemente a noi. Come vi veniva detto e vi ricorderete, partiamo dai contenuti e decidiamo dove andare. Partendo dai contenuti e cercando di mettere insieme lo scenario che avete visto e una complessità aziendale che conoscete – la nostra azienda è molto importante dal punto di vista quantitativo e di impatto sul Paese – l'obiettivo è quello di riuscire a operare contemporaneamente su tutti e due i fronti, con una strategia che sarà complementare in una prima fase dal punto di vista di informazione digitale e informazione tradizionale. Non abbiamo messo a caso una piantina dove in metà del mondo c'è il sole e in metà il mondo c'è il buio, ma proprio per identificare dove sono le parti in cui ci sarà più da lavorare. Allo stesso tempo, anche l'informazione tradizionale deve essere coinvolta in un progetto di rinnovamento. Veniamo alla slide ancora successiva che dice in maniera semplice perché c'è il sole da una parte e perché c'è il buio dall'altra. Siamo primi di gran lunga, e questo è un esempio, quello del TG1 delle 20.00 rispetto al TG5, ma possiamo farne tanti altri, dal punto di vista informativo. Credo che nessuno possa dubitare del nostro primato in TV e radio nel nostro Paese. Pag. 17
  Per l'informazione digitale, come sapete, il nostro sito è 9° nella classifica dei siti delle news, non ha nessuna relazione con l'impatto che abbiamo con gli altri canali. Neanche con tutti gli ultimi, purtroppo drammatici, eventi e nei momenti di massima attenzione, con ascolto del pubblico sui nostri canali televisivi, ci sono stati effetti sugli utenti unici digitali. È stato un brivido nella schiena, perché non c'è nessun effetto, anche nel momento in cui milioni e milioni di persone ci guardano in televisione.
  Questa è una slide particolarmente importante per il motivo che identifica il modo in cui agiremo. Torniamo al ragionamento iniziale. È importante essere qui oggi? Sì, perché secondo me vi troverete queste cose declinate nei prossimi mesi come progetti operativi. Sono gli ambiti in cui agiamo, come dicevo, complementari. TV e radio avranno un progetto che abbiamo voluto chiamare «Progetto nuove news»: nuove, nel senso di rinnovate, ma ovviamente in ambiti classici.
  Il progetto digital first vuole mettere al centro dell'attenzione della nostra azienda l'informazione digitale, al momento in un angolo. C'è, ovviamente, un fattore abilitante chiarissimo, che è l'organizzazione. Questo fattore abilitante, che ci obbligherà a ripensare l'organizzazione e tutti i processi, è quello che allo stesso tempo implicherà i maggiori cambiamenti, e verrà portato all'attenzione anche per l'approvazione di gennaio, in termini di maggiore efficienza, di eventuali accorpamenti, di qualunque cosa che potete immaginare necessaria per riformare le persone dal punto di vista professionale, ma anche per liberare risorse, che possono essere usate da altre parti. È chiaro che non può essere fatto senza un'analisi e una diretta incidenza sull'organizzazione. Credetemi, però, che era fondamentale dedicare questi primi mesi a decidere dove andare. A questo punto, presa una strada, il resto viene di conseguenza.
  Partiamo dal progetto nuove news, TV e radio. Vi abbiamo detto che compito del servizio pubblico è svolgere il ruolo di servizio universale. Credo che siamo molto ben coperti dal punto di vista della quantità su pubblici più adulti. Abbiamo bisogno di lavorare sul posizionamento complementare delle reti e di fare in modo che il posizionamento delle testate sia coerente con le reti ospitanti. Entrambi gli elementi sono stati nella nostra agenda mentale fin dall'inizio, ma adesso vogliamo renderli pratici. È chiaro che ci sono alcuni elementi che possono essere fatti in continuità con l'esistente dal punto di vista delle strutture, altri invece richiedono un lavoro sull'organizzazione e sull'efficienza che porterà a liberare risorse. In questa slide c'è la rappresentazione di quello che vi dicevo. Nel momento in cui lavoriamo su nuove news TV e radio, agiamo sulla struttura dove tutto è stato pensato verticalmente. Lo conoscete bene, e per questo vi abbiamo dedicato una sola slide. Lo conoscete dalle precedenti relazioni che ci sono state, per questo non ci perdo ulteriore tempo. Quello che voglio dire è che questo è rimasto, e quindi dobbiamo agire per fare in modo che, in un'ottica di complementarità tra testate, questo sistema diventi più efficiente e ci permetta di liberare risorse che dobbiamo usare in altri ambiti. L'altro pezzo è riuscire a fare un lavoro che per adesso non è mai stato esplicitato fino in fondo: fare in modo che ciascuna rete e ciascuna testata riescano a lavorare sempre più in sintonia. Qui abbiamo messo, e non le leggo perché sono le undici passate, i posizionamenti di ciascuna rete e ciascun telegiornale, che devono via via rendersi sempre più sintonici. Pensiamo che questo crei valore per chi ci guarda, per chi paga il canone.
  Vi ho raccontato in breve la parte delle nuove news. L'altra parte, quella che al momento è al buio, riguarda il progetto digital first. Perché siamo al buio oggi? È semplice, basta vederlo da questa slide: abbiamo, dal punto di vista di offerta lineare, TG1, TG2, TG3, TGR, RaiNews24 e RaiNews come sottoinsieme della testata RaiNews24. È chiaro che entra nella dinamica che avete visto prima, dinamica concorrenziale tra testate, non dinamica armonica o organica. È una dinamica in cui ciascuna testata con le proprie risorse, con Pag. 18le proprie redazioni, agisce per cercare di coprire tutto lo scibile dal punto di vista informativo. Questo, con le news lì sotto, non fa altro che dare uno spazio marginale a RaiNews. Poi vi farò vedere quali sono i problemi specifici che abbiamo sull'offerta digitale. Dal 9° posto, come dicevo prima, a questa situazione non si uscirà né oggi, né domani, né dopodomani. Elemento critico legati a questo progetto digital first è, ad esempio, l'assenza di un riferimento di informazione unico integrato, cosa fin troppo banale, però bisogna farla. Nell'ambito digitale in senso pieno, sono molto contento di confermarvi, visto che l'avevo lasciato intuire nella precedente audizione – eravamo però ancora in corso d'opera – che la prima settimana di settembre lanceremo il nuovo servizio RaiPlay, un'offerta integrata di tutta l'offerta Rai, che avrà dentro dai servizi live a quelli catch up e on demand, a quelli che vi arriveranno in relazione ai vostri profili. Stessa cosa va fatta qui, cioè ci deve essere un servizio che sia assolutamente unico e integrato con dentro tutta la nostra informazione. Ancora, è talmente marginale la nostra attività su Internet che l'aggiornamento non è mai tempestivo, perché è legato alle edizioni del TG. Noi facciamo Internet con la logica della televisione, e quindi fino a che non arriva il telegiornale, la nostra informazione non si aggiorna. Capite bene che nessuno di noi se lo aspetta nel momento in cui va su Internet. Conseguenza ulteriore è il ritardo nelle notizie testuali, spesso sacrificate alla disponibilità dei servizi video. Ci vediamo in televisione, e quindi una notizia, come sapete, può immediatamente essere messa come testo prima ancora che arrivi il video, ma tendiamo a non farlo perché viviamo di immagini. Se però vogliamo fare informazione su Internet, dobbiamo usare il linguaggio dei mezzi digitali. A maggior ragione, in un momento purtroppo così difficile dal punto di vista del contesto internazionale, se arriva un'informazione su un pacco bomba a Bruxelles, non possiamo aspettare le immagini per mandarla. Se poi l'informazione, come si spera, è infondata, la si toglie. Se invece diventa una bomba, alla fine racconta che cosa sta succedendo o diventa anche soltanto il modo per disinnescarla. La presenza della multipiattaforma, conseguentemente, è non omogenea e coerente, quindi non riesce a far leva sul valore che abbiamo per dare forza al nostro complesso informativo. Non parliamo del social network, perché il nostro presidio è totalmente estemporaneo, non organizzato, e quindi non ci riporta valore. Abbiamo visto, nei casi in cui l'abbiamo usato, che la forza del valore che i nostri numeri riescono a generare sui social network per poi riportarcelo, è enorme. Nel caso degli Europei è stato veramente importante usare fino in fondo i social network, perché ci hanno riportato pubblico. Come lo vediamo? Non soltanto dagli ascolti assoluti, che sono stati molto positivi, ma dalla quantità di pubblico più giovane che ci è ritornata, che appunto non avevamo in altri casi. Partono le Olimpiadi venerdì e noi, avendole quest'anno in esclusiva, contiamo molto su questo. Perché non possiamo farlo anche sull'informazione? Tra l'altro, per l'informazione è molto più importante che per l'intrattenimento.
  Abbiamo una scarsa integrazione con i contributi della rete. Questa è una sfida per tutti. Tutti i servizi di informazione oggi fanno fatica a integrare i contributi della rete, perché c'è un tema di affidabilità delle fonti, ma è chiaro che uno deve capire quali sono i modi per usarle o meno. Tendenzialmente, oggi sviluppiamo questi contenuti soltanto quando vengono integrati già da altri sistemi informativi. Quella è una cosa che invece andrà fatta anche in nome e per conto nostro. Alla fine, abbiamo una proposta editoriale con poco valore aggiunto, con ridondanza di risorse impiegate. Non siamo nelle condizioni, per questo dicevo di fare un progetto che sia subito e solo digitale, ma dobbiamo riuscire a creare un ponte tra la nostra offerta televisiva, che verrà riaggiornata rispetto al progetto nuove news, e allo stesso tempo creare un hub digitale di informazione della Rai che dialoghi con i mezzi classici e riesca a riportarci valore su tutta l'offerta digitale. Ovviamente, è indispensabile cambiare sia le dimensioni della parte che vedete scritta lì come hub digitale sia il tipo Pag. 19di competenze che abbiamo lì dentro, per poi appunto andare su tutti i mezzi che le persone consumano. Questo è un altro modo di rappresentarla. Come vedete, non è soltanto legato alla televisione. Qui dentro c'è anche Rai Giornale Radio, RaiSport.
  Ci troveremo ad affrontare quello che chiamiamo coordinamento degli observers. I soggetti che oggi fanno informazione sono in primis quelli classici, ma sempre di più l'informazione intreccia, soprattutto negli eventi imprevisti, quello che le persone raccontano dai luoghi in cui sono. Allora, è chiaro che gli observers sono stati indicati come persone certificate che possono fare questo lavoro, perché abbiamo sempre il tema giusto di garantire le fonti, ma non c'è dubbio che non possiamo pensare, se vogliamo entrare nel mondo digitale, di non avere un'interazione più paritetica con le persone nel momento in cui andiamo a costruire informazione. Ovviamente, tutto questo è per fornire sempre i servizi in tutte le forme che vedete lì sotto.
  Questa è una slide sintetica: ciò comporta che l'offerta news, che include in questo caso TV, radio, digital e social, vuole riuscire a riportarci in un ambito in cui siamo sempre presenti in qualunque momento della giornata, e quindi a superare il vincolo della televisione per riuscire a essere rilevanti in qualunque contesto e momento che il nostro pubblico sta vivendo.
  Secondo noi, per dimensione, per scenario e per necessità di velocità, dobbiamo concentrare gli investimenti in due parti: ripensamento dell'offerta classica e, contemporaneamente, un investimento sull'offerta digitale, per creare un momento in cui ci sarà una fase in cui il digitale diventerà una sorta di luogo di raccolta e di riproposizione di valore. In una fase due, che oggi non è pensabile dal punto di vista temporale, bisogna fare in modo che quella parte digitale diventi il centro del sistema in senso pieno. Detto questo, poi c'è anche il modo in cui questi princìpi diventano pratica nell'offerta formativa, su cui, se il presidente è d'accordo, lascerei la parola a Carlo Verdelli.

  CARLO VERDELLI, direttore editoriale per l'offerta informativa. Quando si parla di digitale, sembra un'entità sconosciuta. Capisco tutto il dibattito che ha preceduto questi interventi, ma la posta in gioco è il futuro dell'azienda. Non è vero che sono escamotage o, come ho letto, con un giudizio un po’ sbrigativo, dei pezzetti di carta di appoggio. Sono in quest'azienda da sei mesi e penso sinceramente che, non voglio essere catastrofista – e il piano ha bisogno di uno sviluppo, perché ha bisogno di un consenso da voi e dentro l'azienda, da quelli che lo compongono – se questo piano non passerà, la Rai non avrà un grandissimo futuro, anche perché la Rai, in quel pezzo di mondo che abbiamo visto, quello illuminato, è comunque parte di quella TV generalista che negli ultimi due anni ha perso 1,5 milioni di spettatori. Questo dato non si riferisce alla Rai, ma alla TV generalista nel suo complesso. Nella parte in ombra, cioè nella parte del digitale, che non vuol dire fare un sito, ma vuol dire cambiare la cultura del fare giornalismo nel servizio pubblico, quel dato (53 contro 47) cinque anni fa avrebbe avuto sicuramente una proporzione di 70 a 30 e fra cinque anni segnalerà un sorpasso, perché la gente va a informarsi in altri posti. Sono i telefonini la prima fonte di informazione, ancor più dei computer o dei tablet. Noi lì non esistiamo. Secondo me, questo sarà un gravissimo pericolo per la Rai, al di là della lunghezza del nostro mandato, se non si recupererà il tempo in quella direzione. Il tempo che abbiamo per recuperare è pochissimo. Il verbo principale di questo progetto di piano editoriale, progetto di piano editoriale o piano di sviluppo editoriale è cambiare, non perché tutto quello che c'era prima o col quale viviamo è sbagliato, ma perché il mondo è cambiato. Occorre cambiare in tre direzioni. La gente vuole un'informazione personalizzata, un palinsesto per sé; vuole un'informazione moderna, perché altrimenti non l'ascolta e si stacca, e ha bisogno di informazioni e di dati... ricordo una cosa alla quale credo moltissimo, che vale certamente per il servizio pubblico: i tre diritti di non sapere, non capire e non ricordare in qualche modo spingono chi fa servizio pubblico a lavorare su questo e su tutte le Pag. 20piattaforme che ancora non riusciamo a raggiungere. Abbiamo un caso molto interessante, sperimentato proprio in questi giorni. La slide successiva illustra il caso di Erdogan. Ieri la Rai ha fatto uno scoop importante, intervistando il leader turco Erdogan dopo settimane di trattative. Il punto è il modo in cui l'ha intervistato – Lucia Goracci ha fatto certamente un'eccellente intervista, e non era facile intervistare un personaggio così – e il modo in cui abbiamo utilizzato l'intervista. Forse, a differenza di qualche mese fa, la Rai comincia a funzionare come un sistema integrato di informazione. Erdogan in un primo momento è stato su Rainews in integrale, poi è andato sul giornale radio e infine su tutti i giornali tagliato diversamente. È diventato un caso internazionale. Oggi sulle prime pagine di tutti i giornali italiani e non solo, ci sono le dichiarazioni di Erdogan. Abbiamo provato a metterlo sul sito, però il nostro sito non è riconosciuto. La nostra presenza estera sul digitale e la nostra presenza sui social media non sono riconosciute. Questo è un problema fondamentale per il futuro del servizio pubblico e delle persone che ci lavorano, siano essi giornalisti, registi, operatori, tecnici o impiegati. Per questo motivo non è proprio una stupidaggine quella che siamo venuti a presentarvi.
  Se la Rai, con il suo consiglio di amministrazione e con questa Commissione di vigilanza, non si adeguerà al mondo che viene, nel 2020 avrà dei problemi. Quei numeri di restringimento della TV generalista per forza di cose saranno destinati ad aumentare. Come risponderemo a questo? Continuerà ad aumentare il numero di persone che andranno a cercare informazioni non certificate nei vari media digitali.
  Come diceva il direttore generale, sui motori di ricerca c'è un percorso parallelo, che noi abbiamo provato a disegnare. Non voglio annoiarvi su questo, vista anche l'ora tarda.
  Da un lato, nella parte del mondo illuminato, cioè quello delle televisioni e delle radio, noi abbiamo bisogno – quando dico «noi» mi riferisco alla Rai, ma credo che sia un bisogno diffuso – di portare della contemporaneità, sia nelle verticali delle nostre quattro reti che hanno l'informazione come spina dorsale, sia nella rete all news, Rainews24, che è tutta informazione, sia nelle radio che si occupano di informazione come Radio1.
  Faccio un esempio per tutti su questa sfida della modernità. Abbiamo telegiornali importantissimi, ma hanno una forma di essere telegiornale che appartiene davvero a un tempo passato. I nostri telegiornali hanno circa il 50 per cento dello share complessivo, sono i primi in Italia e superano di gran lunga la media di tutti gli altri TG delle televisioni pubbliche europee. È anche vero che dal 2011, con l'eccezione del TG1 delle 20,00, tutti i TG Rai a tutte le ore perdono quote di ascolto, dall'1 al 4 per cento. Questo è un dato di fatto, che non è imputabile ai giornalisti o ai direttori. Non è questo il punto. È un trend, che è lo stesso che riguarda la carta stampata. Se non mettiamo mano a questa situazione, se non cambiamo il modello di narrazione, se, per esempio, facciamo lo stesso telegiornale alla mattina e al pomeriggio... Sono tre le edizioni più importanti: mattina, pomeriggio e sera. Tendiamo a fare lo stesso telegiornale per tre pubblici diversi e in fasce molto diverse della giornata. Sono le stesse novità che vorremmo portare nel mondo del nostro essere broadcaster, che fa parte del piano industriale presentato dal direttore generale, nella parte nella quale siamo già forti, molto più forti della concorrenza. I giornalisti della Rai l'hanno dimostrato dagli inizi al 20 di luglio, quando c'è stata la concomitanza di fatti tragici. Siamo arrivati a fare 36 ore di diretta su Dacca, a staffetta tra le varie reti. Non è così semplice. Ciò ha richiesto un impegno straordinario da parte dell'azienda, che non riguarda solo i giornalisti, ma anche i tecnici, gli operatori, le reti che hanno aperto gli spazi, gli uomini dei palinsesti. Tutto questo non era così fluido all'inizio. Proseguiremo su questo imperativo di integrazione dell'informazione tra le varie reti. Parallelamente, proseguiremo nel lavoro fondamentale di ricreare un ambito digitale, che non è solo un sito, ma sono anche i social media e le applicazioni, Pag. 21dove la Rai non risulta, non è un marchio, non è friendly, non è visitata.
  Non esiste che Repubblica, con la diffusione che ha rispetto al numero di telespettatori che hanno i nostri TG, faccia 3,5 milioni di utenti unici, mentre noi ne facciamo 200.000 o 300.000. C'è un problema, che non è un problema di prestazione, ma è un problema di futuro. Vi risparmio le varie tappe sulle quali lavoreremo sia dal punto di vista dei telegiornali sia dal punto di vista del digitale, perché l'ora è tarda. Quello che mi preme comunicarvi riguardo all'opzione del digitale è che non penso che dobbiamo aggiungere una cosina che ci manca perché è alla moda. Penso che, se non si attrezzerà ad affrontare la sfida del digitale, che è dove la gente transita e si informa adesso, la Rai e i suoi lavoratori avranno un futuro a rischio. Chi erediterà l'azienda da noi, che sia domani o fra tre anni, avrà un compito impossibile, perché il tempo che passa rende la distanza tra quello che stiamo facendo e quello che potremmo fare incolmabile. Dobbiamo farlo alla svelta. Per questo motivo questa opzione ha un grande spirito di urgenza. Tuttavia, ci vuole tempo per metterla a posto e finanziamenti per realizzarla. Ci vuole una svolta culturale da parte delle persone che lavorano nella Rai e della vostra Commissione per permetterci di concretizzarla. Sinceramente, non vedo alternative.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Per chiudere la presentazione, vi mostro ciò che ha descritto Carlo. La pagina che vedete è relativa ai cambiamenti dal gennaio al giugno 2017. Come si struttura dal punto di vista delle cose da fare? Si struttura in due fasi. Da settembre a dicembre ci sono le azioni che vengono fatte a perimetro organizzativo e strutturale costante. Si può agire sui posizionamenti dei telegiornali? Assolutamente sì. Si può agire dal punto di vista del miglioramento dell'efficienza? Sì. Siccome l'obiettivo è quello che vi abbiamo mostrato, cioè la creazione di un hub digitale che diventi centrale per la nostra azienda, abbiamo bisogno di un percorso più discontinuo. Infatti, le attività che ho inserito tra gennaio e giugno, per esempio quelle relative al digital first, ovvero alla parte digitale, come il completamento del nuovo hub informativo digitale, l'implementazione del nuovo workflow digitale, in grado di garantire il presidio dell'intero ciclo di vita della notizia, e il lancio di un nuovo marchio unico per l'offerta digitale della Rai, cambiano in maniera radicale chi siamo oggi. È per questo che quella parte richiede un percorso più organizzato e dettagliato. Nell'ultima slide vedete il modo in cui lo faremo dal punto di vista organizzativo. In questo passaggio dalla parte più di analisi alla parte più operativa abbiamo organizzato un coordinamento strategico aziendale, che, vista l'importanza del progetto, sarà guidato direttamente da me e ha tutte le funzioni chiave aziendali al suo interno. Abbiamo selezionato un responsabile di progetto operativo, che farà il project management office (PMO) di questa attività. Ovviamente questa iniziativa sarà condivisa e discussa. Da lì nasce anche l'incontro di stamattina col consiglio di amministrazione, che ha il compito di accompagnarci e guidarci, proprio perché questo documento andrà al voto in consiglio. Sotto vedete le macroaree su cui opereremo, che sono: telegiornali, reti, ambito digitale. È facile riconoscere che lì dentro, dalla produzione TV all'ICT e al coordinamento editoriale dei palinsesti, tutta l'azienda sarà coinvolta, con il fine di riuscire a costruire un progetto su cui ci possa essere un confronto anche in questa sede, sulla base che dichiariamo stasera – è per questo che sono d'accordo sul fatto che è un'opportunità – che è la dichiarazione di intenti rispetto a dove vogliamo andare.

  PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi un'autoregolamentazione degli interventi, altrimenti sarò costretto a interrompervi.

  PINO PISICCHIO. Mi attengo alle indicazioni autoregolamentative cui ci spinge il presidente, anche se, essendo stato parco nei prolegomeni, potrei anche recuperare adesso. Sono buono, sono le 23,15 e, quindi, non vale la pena. Voglio ringraziare i nostri ospiti, perché hanno reso vero Pag. 22quell'invito che in apertura avevamo fatto: sentiamo di che cosa parliamo, se stiamo parlando di una proposta di sviluppo del progetto che è sinonimo di piano dell'informazione oppure se è un'altra cosa. Abbiamo scoperto che è un'altra cosa, cioè una manifestazione di intenti. La presidente ricordava che quest'oggi c'è stato un confronto in pre-consiglio. È un pre-progetto presentato in pre-consiglio. Dunque, non possiamo che esprimere una considerazione di condivisione su un quadro di riferimento che, peraltro, avevamo già apprezzato in termini di analisi, avendolo ascoltato proprio dal direttore generale, il dottor Campo Dall'Orto, quando è venuto per la prima volta a incontrare la Commissione di vigilanza. Ricordo di aver particolarmente annotato la sottolineatura della prospettazione della necessità di superare questo forte gap che la Rai continuava a mantenere sul piano digitale. Quest'oggi è stato sviluppato anche il tracciato dell'obiettivo di realizzazione dell’hub digitale. Stiamo dentro questa narrazione. Peraltro, abbiamo visto anche che c'è stata un'indicazione di uno scadenzario di massima, che ci fa traguardare il 2017. Una delle prime slide, da me tanto amate, ricordava che l'istituzione della direzione editoriale per l'offerta informativa è stata realizzata nel gennaio del 2016. Quest'oggi prendiamo atto del fatto che c'è una manifestazione di intenti, quindi siamo in una dimensione progettuale, che verificheremo. Come è stato giustamente sottolineato, siamo ancora nell'aria di un abbozzo, che politicamente afferma: «Vogliamo arrivare a recuperare il gap sul piano digitale».
  Pertanto, siamo un momento prima rispetto, per esempio, all'oggetto della valutazione che, come è stato ricordato quest'oggi, questa Commissione ha fatto sul piano editoriale della passata gestione. Tale piano diventò oggetto di una nostra indicazione, con i diciassette punti che venivano ricordati, il 12 febbraio del 2015. Non avrei altro da aggiungere, se non una considerazione di attesa, perché altro non posso dire. Apprezzo l'idea che ci si proietti verso un obiettivo così alto, ma di fatto non vedo ancora niente, se non appunto la manifestazione d'intenti. Non posso dire altro.
  Vengo ora alla questione di cui abbiamo letto sui giornali, che è stata anche oggetto di una considerazione preliminare abbastanza articolata da parte di molti colleghi: le nomine. Sono le 23,20, quindi mi posso anche permettere un momento di libertà allocutoria. Gentili vertici della Rai, da un punto di vista estetico, c'è una certa anteriorità logica delle nomine rispetto all'articolazione del piano dell'informazione che le deve partorire. Tuttavia, non stiamo parlando di estetica, ma stiamo parlando di altre cose e non ci conviene esercitarci su una valutazione di carattere estetico. Lo faremo per il culto della bellezza che ognuno di noi credo coltivi nel proprio privato. Alla fine di questa valutazione c'è un dato giuridico-formale: nel momento in cui, nella sua autonomia, i vertici della Rai, con il coinvolgimento del consiglio di amministrazione, decidono di fare nuove nomine, lo fanno nel pieno rispetto delle norme vigenti e non possiamo non considerarlo un avvicendamento che non ha a che fare con il piano dell'informazione, ossia un avvicendamento di carattere minore. L'estetica, poi, è un altro ragionamento, che coltiviamo per conto nostro. Faccio una piccola valutazione e concludo. Credo di essere stato rispettoso, presidente. Avrei voglia di sentire il consiglio di amministrazione. In fondo, è quello che abbiamo nominato noi. In fondo, è quello che è stato partorito l'anno scorso, in un'altra giornata di agosto (forse gli orari non erano troppo lontani da questi). È la nostra espressione e l'anello di collegamento più diretto con il Parlamento. Troviamo i modi, troviamo le forme e vediamo quando, ma probabilmente dovremmo mettere in conto di farlo.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Considero che quanto abbiamo ascoltato, presentato come linee guida, consenta a questa Commissione di acquisire una serie di elementi.
  Visto che diversi colleghi hanno fatto riferimento anche al percorso della proposta del precedente direttore generale, il dottor Gubitosi, forse possiamo considerare Pag. 23 che c'è la scelta di un coinvolgimento ab origine, come direbbe il presidente Pisicchio, della Commissione vigilanza. Allora la scelta fu quella di approvare in consiglio di amministrazione un piano, presentato qui negli elementi di dettaglio. Sulla base di quello, scegliemmo come Commissione di avere un percorso, peraltro lungo, di audizione, su cui abbiamo espresso un parere, poi recepito dalla Rai. Da questo punto di vista, mi sembra che la scelta sia quella di presentare queste linee guida. Penso – poi ne discuteremo in Ufficio di presidenza – che noi, come Commissione, nel momento in cui verrà formalizzato questo piano, dovremmo esprimere un nostro parere e quindi prevedere un percorso. Voglio tornare velocemente, per non rubare tempo ai colleghi, su alcuni aspetti che mi interessa sottolineare, per poi fare una brevissima considerazione finale.
  Innanzitutto, a me sembra che il riferimento che ho visto in alcune slide e che ho sentito richiamare rispetto a quanto conta l'informazione per la Rai sia il punto di partenza, che è presente a questa Commissione, ma che è giusto ricordare. Mi riferisco all'informazione al 45 per cento dei palinsesti e al numero dei giornalisti. Credo che questo sia un elemento di consapevolezza che dobbiamo avere sempre sott'occhio, così come il fatto che l'informazione è l'asse portante del servizio pubblico. Peraltro, da qui deriva la competenza della Commissione sul piano dell'informazione. Essendo l'architrave del servizio pubblico e l'oggetto del contratto di servizio, su questo la Commissione è chiamata a esprimersi, e sono convinto che lo debba fare.
  C'è un elemento che è stato sottolineato in riferimento alla contemporaneità del servizio pubblico. Un dato citato e che mi aveva colpito anche in altre occasioni è quel 53 per cento che si informa attraverso i media tradizionali e quel 47 per cento che lo fa attraverso i new media. È sostanzialmente una parità. I new media sono Google, Facebook; li conosciamo tutti. Facebook è la prima fonte di informazione per gli under 30. Mi sembra che il tema della contemporaneità del servizio pubblico stia in questo. Un nuovo modello digitale parte da alcuni elementi di fatto. La BBC è il primo sito per l'informazione, se non ricordo male. Oggi veniva richiamato il fatto che Rai rappresenta il nono sito per l'informazione, se non ho sentito male.
  Occorre tener presente che la produzione di news in ambito digitale è un processo, è organizzare la fabbrica dell'informazione in maniera diversa. Sono i contenuti, i video, le immagini, i suoni, i siti, i social media, le app, lo streaming. È un modo completamente diverso, a cui ogni singolo giornalista, non solo l'organizzazione, deve corrispondere. Ricordo che già in un'altra audizione si parlava dell'intervento sull'informazione a perimetro costante. Magari a me è sfuggito in questa illustrazione, ma il senso della mia domanda è questo, anche perché nel precedente piano questo fu uno degli elementi dirimenti all'attenzione della nostra Commissione, tant'è che si chiese il dettaglio di cosa significava la riduzione dei costi.
  Voglio capire se un elemento fondamentale di questo piano è il perimetro costante, ossia una trasformazione di grande rilievo, puntando, però, sulla valorizzazione del capitale umano e delle esperienze esistenti.
  Infine, presidente, mi consenta di completare il senso di alcune cose che ho affermato negli interventi di carattere procedurale. Non intervengo sulla procedura. C'è stato un accenno di dibattito rispetto all'immediatezza, neanche alla quotidianità. Vorrei solo richiamare quanto segue. Quando dicevo che i piani sono separati lo dicevo perché, come hanno affermato altri colleghi, è evidenza di tutti che le nomine non sono competenza di questa Commissione, che, invece, ha competenza, come ho richiamato anche prima, sul piano dell'informazione. I piani sono separati. Le nomine sono competenza del direttore generale, e poi è il consiglio di amministrazione che vota. Pertanto, quest'ultimo ha una responsabilità precisa, in un senso o nell'altro, ossia nel votarlo o nel non votarlo. È evidente che a competenza corrisponde anche responsabilità. Dunque, non è solo la competenza del direttore generale, ma è la responsabilità che si assume nella scelta Pag. 24che compie. A questo proposito, ho visto una parte del dibattito che si è fatto: «Quel direttore sì, quell'altro no...» Le agenzie vivono di queste dichiarazioni. A me sembra un po’ curioso che a lungo si dica che la politica non debba occuparsi della Rai e poi puntualmente ci si ritorni. Su questo ci sono posizioni e modi diversi di intendere queste affermazioni. Voglio richiamare solo un elemento. Abbiamo approvato una legge di riforma della governance Rai che prevede, come abbiamo affermato più volte, di avvicinare la Rai al Codice civile, di renderla un'azienda più normale da questo punto di vista e, quindi, di avere un capo azienda. Mi sembra che in questa discussione sia mancata questa consapevolezza. Noi, con la riforma, abbiamo previsto un capo azienda, con poteri, competenze e responsabilità. È evidente che la scelta che viene fatta su questo versante è compiutamente in capo a chi ha la competenza e la responsabilità delle scelte che fa.

  MAURIZIO LUPI. L'amico Pisicchio potrebbe ricordarmi che il pregiudizio è l'inizio dell'ideologia. Se così è, vorrei evitare il pregiudizio. Qualcuno l'ha detto nella storia della filosofia. Io avevo affermato che ero assolutamente perplesso nel cambiare l'ordine del giorno. Era questo il mio riferimento, senza citare i noti filosofi. Se la presidente, giustamente, ha chiarito che l'obiettivo era quello di darci elementi di un percorso e di uno schema progettuale, oggettivamente noi stasera abbiamo ricevuto questi elementi di percorso e di schema progettuale. Devo dire che anche l'intervento accorato del direttore Verdelli mi convince dal punto di vista dell'urgenza di affrontare questi elementi di percorso.
  Mi riservo, proprio per la coerenza e il rispetto reciproco del lavoro, di approfondire questo. Reagisco e mi permetto di trovare un link al percorso che abbiamo fatto, perché non voglio – lo dico sperando di essere chiaro e sintetico – che lo dimentichiamo. Ci è stato presentato un piano industriale e noi l'abbiamo approfondito, grazie al lavoro svolto dal presidente e dalla Commissione. La volta precedente abbiamo iniziato ad affrontare un tema: il piano della trasparenza. Ci è stato presentato e non l'abbiamo approfondito. Io voglio che, coerentemente, quello di cui stiamo discutendo oggi non faccia dimenticare quello di cui abbiamo discusso solo due giorni fa. Non lo dico polemicamente, ma perché ritengo, come ho dichiarato in quell'occasione, che quello che ci è stato presentato la volta precedente sia coerente con i compiti della nostra Commissione. Su quello voglio andare a fondo e voglio risposte chiare, come abbiamo avuto risposte chiare, condivise o non condivise, sul piano industriale.
  Perché il nostro Gruppo parlamentare aveva chiesto con urgenza l'audizione della direzione responsabile di fiction e film? L'avevamo chiesta perché nel piano della trasparenza, proprio perché siamo un servizio pubblico – ricordo a tutti che 2,5 e 1,7 miliardi di euro (fatturato e canone) testimoniano quanto siamo servizio pubblico – è evidente che la questione del pluralismo e della trasparenza non riguarda solo il tema dell'informazione, ma riguarda anche il tema di come la Rai del futuro, affidata con pieni poteri al direttore generale, diventa occasione e testimonianza di questo, che passa attraverso scelte concrete, che possono continuare o non continuare – effettivo pluralismo, effettivo sostegno. Di conseguenza, osservo con molta chiarezza che il piano della trasparenza non deve essere travolto dalle notizie e dalle urgenze.
  Domani o dopodomani ognuno dirà le proprie. Non voglio parlarne oggi, perché il mio Gruppo ha già espresso pubblicamente nelle dichiarazioni alcune perplessità sul tema nomine. Sarà coerente nel momento in cui chi si assume le sue responsabilità le propone.
  Che cosa mi preme sottolineare nella reazione istintiva e immediata agli elementi che mi sono stati dati? Mi preme trovare un link tra tutte queste tre cose. Dal mio punto di vista, trovo questo link nelle parole che avete detto: cambiare, integrare e ricreare; una Rai personalizzata, modernizzata e didattica. Quello che a me preme sottolineare, siccome parliamo di informazione, è che misureremo la nuova Rai se nell'informazione digitalizzata ci sarà più informazione, non meno informazione; Pag. 25magari non tradizionale, ma più informazione. La coerenza delle scelte che vengono fatte e che dovranno essere fatte – ho già anticipato la seconda parola che a me preme – dovrà essere legata a questo. Non mi va bene che in tutta questa discussione quel servizio pubblico preveda meno informazione e meno pluralismo nell'informazione stessa. Mi va bene che sia la sfida della modernità, come quella che ci avete esemplificato oggi.
  Faccio un'ultima osservazione, ma la declino collegandomi agli interventi dell'altra volta, perché non mi sfuggono. C'è una parola che è fondamentale in tutti i piani industriali, in tutti i piani editoriali e in tutte le aziende di qualsiasi settore: coerenza. Se le scelte che abbiamo fatto, che farete e che il direttore generale, che è l'amministratore, farà non sono coerenti, non funzionano.
  La battuta storica del senatore Gasparri «andiamo a riprenderci le gemelle Kessler» passerà alla storia di questa Commissione, ma esprime la mancanza di coerenza tra una Rai del futuro che ci state presentando nel piano industriale, nel piano di trasparenza e nel piano dell'informazione... Non è un problema di personalizzazione, ma è un problema di mancanza di coerenza: non ce l'ho con Pippo Baudo. Tuttavia, se ci dite questo e poi le reti, che sono quelle del piano industriale, non sono coerenti con quello che state facendo, c'è qualcosa che non funziona, tanto più se si spendono soldi pubblici. C'è un problema di pluralità. Direttore, se abbiamo – purtroppo, sono milanista e non ho più un grande campione da citare – Kakà o Van Basten, non gli facciamo fare tutto: il difensore e l'attaccante insieme. Non so se è vero, ma se Carlo Conti, oltre al festival di Sanremo e alle altre trasmissioni che conduce, ora fa addirittura il consulente artistico della radio e fra poco farà il consulente artistico della Rai digitale, c'è qualcosa che non è coerente rispetto all'impostazione che ci state venendo a raccontare. Ribadisco che per me non è una personalizzazione. Se non si affronta il tema della trasparenza e non ci date risposte concrete... È incoerente la collaborazione di Francesco Merlo. È incoerente, non è un problema di personalizzazione, al di là del moralismo che ci ha fatto per vent'anni e su cui ovviamente qualcuno potrebbe dire qualcosa. Non importa, lasciamo che litighi con Travaglio su chi di loro è più coerente. Il punto è che non è coerente con il piano che ci state presentando. Vuole dare un aiuto? Ci dia questo aiuto, ma lo faccia gratuitamente, come fanno tutti i pensionati nei consigli di amministrazione delle aziende pubbliche. Non so se è chiaro il ragionamento.
  Concludo, perché sono arrivato a consumare tutto il mio tempo. Da questo punto di vista, occorre fare attenzione. Quello che dico lo esprimo veramente con la stessa chiarezza, trasparenza e stima reciproca. Qui c'è una sfida importante in cui credevo e continuo a credere: un servizio pubblico può essere gestito con criteri imprenditoriali e aziendali. Infatti, molti di noi hanno creduto, anche prima, ma soprattutto con la nuova legge, di affidare all'amministratore delegato poteri importanti. Faccia attenzione: ha una grande responsabilità. Gliel'ho già detto anche l'altra volta. Il rischio non è che fallisca solo lei, ma che fallisca anche questa idea di Rai, se non si è coerenti, se non si utilizza un metodo, proprio perché sia un servizio pubblico intelligente, e se non si fanno delle scelte di un certo tipo, partendo dalla testimonianza personale e dall'assunzione personale della coerenza rispetto alla Rai che vogliamo, ma anche rispetto agli atti conseguenti. Qui c'è veramente in gioco la credibilità di questa legge. Il minor rischio è che si ritorni al passato, cioè che ci vada meglio la Rai del passato.

  FRANCESCO VERDUCCI. Non sono intervenuto nel dibattito che riguardava l'ordine dei lavori, in apertura di questa nostra Commissione, perché ho ritenuto che fosse giusto che questa audizione si svolgesse e che non fosse impedita, anche se l'intervento che farò sarà molto critico su entrambi i punti che toccherò: il metodo e il merito. Non ho ritenuto che fosse giusto da parte mia intervenire in apertura e quindi aiutare l'impedimento dello svolgimento di questa audizione, perché credo che il percorso Pag. 26 che state presentando qui e anche quello di cui leggiamo sui giornali, compreso naturalmente l'invio di stamattina dei curricula ai consiglieri di amministrazione riguardo alle ipotesi di nuove nomine sulle testate giornalistiche... Non penso che siano illegittime e, per questo, non penso ci debba essere un impedimento.
  Allo stesso modo, però, penso che questo sia un percorso sbagliato, che poteva essere evitato. Il metodo che adesso avete intrapreso confligge con una presa di posizione che qui più volte ci è stata rappresentata e che abbiamo condiviso, quella che afferma che prima vengono i progetti e poi vengono i nomi. Do molta importanza a questo impegno e penso sia un impegno a cui bisognerebbe sempre conformarsi. Da questo punto di vista, penso che in qualche modo sia stata un po’ rotta la regola di ingaggio informale che avevamo tacitamente sottoscritto tra questo nuovo vertice e questa Commissione di vigilanza. Fatto salvo che in qualunque momento i vertici dell'azienda possono operare un rinnovo delle nomine, penso che ci sarebbe stato tutto il tempo in questi mesi per procedere con la condivisione di un progetto editoriale, non solo di una dichiarazione di intenti, in modo che ci fosse un'interlocuzione con questa Commissione di vigilanza, come prevedono le regole sul pluralismo e sull'informazione, che è l'essenza del servizio pubblico. È ciò che noi, in quanto Commissione vigilanza, dovremo fare, come ricordava il collega Peluffo, quando un piano editoriale verrà varato dal consiglio di amministrazione. Quando avvengono delle nomine senza un progetto vero e proprio c'è sempre un limite, perché viene da pensare che siano più legate a dinamiche avulse dai progetti e che, quindi, rischiano di essere conservative e non innovative.
  C'è un punto politico che è stato colto qui dalla presidente Maggioni, quando ha affermato, anche per cercare di fare in modo che ci fosse un filo conduttore dei nostri lavori senza strappi, che questo progetto editoriale dovrà naturalmente legarsi ai diciassette punti che noi, come Commissione, abbiamo varato nello scorso febbraio 2015, che dal punto di vista istituzionale valgono, così come vale sempre questa nostra interlocuzione. Pertanto, penso davvero che sarebbe stato molto meglio se le proposte fossero arrivate dopo la nostra interlocuzione e non, invece, addirittura in precedenza, come è avvenuto quest'oggi.
  Vengo al merito: voi ci presentate questa proposta di sviluppo del progetto sull'offerta informativa, un cantiere che sarà ancora molto lungo, come vediamo dal vostro cronoprogramma.
  Faccio una prima considerazione, che mi preoccupa. Nei palinsesti che avete presentato l'informazione si riduce rispetto all'offerta precedente, mentre mi sembra che aumenti l'offerta di intrattenimento. Se così è, come a me pare leggendo quei palinsesti, trovo che questo sia un elemento di preoccupazione. Per quanto riguarda, invece, la proposta che qui ci viene fatta, pur apprezzando naturalmente l'enfasi, giustissima, sul digital first e su tutto quello che ne consegue, mi sarei aspettato più coraggio in questi mesi di lavoro. Questo coraggio, ad esempio, era molto più evidente nel piano che avevamo varato lo scorso anno. Quel piano traguardava l'informazione in Rai verso un obiettivo che, a mio avviso, è fondamentale, quello di un'unica newsroom, per superare quella che il direttore Campo Dall'Orto ha chiamato «una dinamica concorrenziale tra testate», che è assolutamente asfissiante, e per aver quella rilevanza, quell'affidabilità e quella credibilità necessarie all'informazione in Rai, per fare in modo di prendere la notizia sul web, di trasferirla nell’all news e, infine, nell'approfondimento.
  In conclusione, mi aspetto che questo piano, in quel progetto complessivo che giustamente richiamava il collega Lupi, così come il piano industriale e come tutto il resto, porti sempre con sé tre concetti chiave: trasparenza, lotta al precariato e allargamento della partecipazione delle società produttive. Quest'ultimo è un grande tema che riguarda il progetto complessivo della nuova Rai e che, a mio avviso, è fondamentale affrontare.

  JONNY CROSIO. Vista l'ora, cercherò di essere brevissimo e possibilmente propositivo. Pag. 27 Questa sera abbiamo preso atto che ci avete presentato questo lavoro, dopo una riunione di pre-consiglio in cui è stato trattato in maniera informale questo piano. Premettendo che ho un profondo rispetto del lavoro altrui – ci mancherebbe – credo che per organizzare i nostri lavori, anche nel prossimo futuro, come diceva la presidente, visto che si vuole, giustamente, un lavoro gomito a gomito con la Commissione di vigilanza, forse si potrebbero tralasciare determinati passaggi. Non vorrei sembrare arrogante o non rispettoso del vostro lavoro.
  Come diceva il collega Verducci, da parte nostra avete avuto indirizzi abbastanza chiari, per cui sarebbe interessante, a nostro giudizio, avere qualcosa da valutare che non venga né da un pre-consiglio né in maniera informale. Mi spiego meglio, direttore. Questa sera abbiamo sentito che l'informazione dei social viaggia su un altro binario, con un altro motore e con un altro propellente rispetto a quello che si vede sui telegiornali. Lo sappiamo. Dal mio punto di vista, forse è il caso di non dircelo. Come diceva il collega Pisicchio, vorremmo vedere qualcosa di più corposo, un progetto più definito, per rendere il nostro lavoro più operativo e più proficuo. Lo dico per il prossimo futuro, in maniera propositiva. Collega Peluffo, non dobbiamo scoprire stasera che le informazioni che richiedono i giovani sono diverse come piattaforma, ma anche rispetto a quello che chiedono altre persone, magari quelli più anziani come me o come Pisicchio. Battute a parte, queste cose ci sono note. Dal mio punto di vista, per dare ordine ai nostri lavori, sempre nel profondo rispetto del lavoro degli altri, dovremmo forse cercare di essere più propositivi. Forse si è creato un rapporto eccessivamente formale. È giusto che questo ci sia, ma, per la cultura che ho e per il lavoro che faccio, mi piacciono le cose più operative. Dovete essere operativi, ne avete la responsabilità e credo che abbiate sicuramente le caratteristiche per farlo, ma ne risponderete a chi dovrete rispondere, anche a noi. Anche noi abbiamo le informazioni per poter far fare delle valutazioni e per dare delle indicazioni molto più operative. Tralascerei tutto il corollario che c'è attorno e cercherei di essere più operativo, come dicevo sempre al Ministro Lupi. Parliamo di progetti e vediamo dove vogliamo andare. Credo che ci siano le condizioni, tralasciando tutto il resto che ho sentito questa sera. Avremo occasione di fare polemica e la faremo. Altrimenti ad agosto cosa facciamo sotto l'ombrellone?
  Mi permetto solo di sottolineare una questione sulle nomine. Caro Lupi, lo dobbiamo dire. Qualcuno ha la responsabilità di farle e le faccia. Sottolineo che il Paese sta vivendo una stagione politica estremamente particolare, per cui abbiamo la nostra responsabilità e ne risponderemo, e qualcuno ha la facoltà di fare delle scelte. La speranza è che vengano fatte con grande sensibilità e grande senso di responsabilità. Non dobbiamo basarci su quello che abbiamo letto in questi giorni? Non lo so. Ognuno, anche su questo, farà la propria valutazione. Le premesse non sono buonissime.
  Spero che in questi giorni qualcosa possa cambiare e convergere verso scelte che possibilmente stemperino il clima che si è creato, che, se persisterà, ci vedrà accaniti su determinate decisioni. Mi rivolgo ai colleghi: qui facciamo politica e non dobbiamo scherzare. A loro, visto che li abbiamo auditi e che sono stati molto gentili a fermarsi fino a quest'ora, dico: «Avete delle responsabilità. Cercate di esercitarle nella maniera più opportuna».

  NICOLA FRATOIANNI. Faccio due considerazioni molto rapide. La prima è sul merito. Devo dire, col massimo rispetto, che faccio un po’ di fatica a commentare la presentazione che ci è stata illustrata, per le ragioni che peraltro sono state espresse in premessa, cioè che trattasi delle linee guida, della direzione di marcia, del dove andare, di qual è il punto di priorità, che giustamente, anche per questo motivo, sono stati presentati qui in modo molto sintetico. Francamente, credo che sia un po’ complicato per la Commissione organizzare una discussione su questo, anche perché molte delle questioni poste non sono tautologiche, sono tutte molto importanti, ma, a mio avviso, proprio per la loro Pag. 28evidenza, sono anche difficilmente contestabili. Penso che siamo tutti d'accordo sul fatto che, come qui ci avete rappresentato in modo molto chiaro, c'è davvero una grande urgenza di rincorrere un tempo che forse è già un po’ scappato. Sono d'accordo su questo. Più di questo rispetto alla presentazione di stasera non saprei che dire.
  Non lo affermo in forma polemica, per dire che non ci avete dato l'altro piano, ma perché è così. Abbiamo fatto questa discussione. Va bene. Forse questo era il motivo per cui discutevamo del fatto che ci fosse o meno un piano, non tanto un piano formalmente votato quanto un oggetto della discussione. Francamente, a meno che qualcuno qui non voglia sostenere che è sbagliato cercare di non farsi sfuggire via il tempo più di quanto non sia già successo – ma non credo – mi pare che siamo tutti d'accordo. Si può discutere se questo basti, cioè se il problema sia soltanto questo, oppure c'è un problema che riguarda la dimensione del profilo di azienda culturale della Rai e la sua capacità di tornare a essere soggetto promotore di cultura. Io, per esempio, su questo avrei delle cose da dire. Vorrei toccare un altro punto, per chiarire ancora una volta. Qui nessuno ha messo in discussione la legittimità del direttore generale e dei vertici Rai nel procedere alle nomine. Nessuno l'ha mai messo in discussione. Allo stesso modo – lo ricordo al collega Peluffo – nessuno mette in discussione il fatto che in passato si sia agito nello stesso modo. Mi verrebbe da dire: chi se ne «frega». Il punto è la sostanza. Sono convinto che un modello che funziona è un modello nel quale le scelte, che non riguardano migliaia di persone o tutta l'azienda – so bene che questo è un altro livello, a cui arriveremo – ma sono apicali perché riguardano i tre telegiornali, cioè le tre fonti principali dell'informazione Rai (anche se tra un po’ saranno superati), la parte principale della missione del servizio pubblico, vanno fatte in un altro modo, come ha appena ricordato il collega Verducci. Aggiungo che, se lo spirito, anche rispetto al tema di cui discutiamo stasera, ossia il piano e le linee guida, è quello di coinvolgere la Commissione con un nuovo metodo in itinere, bisognerebbe farlo su tutto.
  Infatti, vorrei ricordare che tra i diciassette punti famosi citati da Verducci, nel documento approvato all'unanimità da questa Commissione il 12 febbraio 2015, c'è un punto, il punto 15, che, pur non essendo vincolante, poiché non era nel nostro potere, invitava i vertici dell'azienda a valutare la possibilità che per le nuove nomine delle testate giornalistiche si producessero bandi di evidenza pubblica, da pubblicizzare e da presentare sul sito, che consentissero una partecipazione più larga, una discussione e una verifica ampia. Mi pare che questo invito non sia stato recepito. Naturalmente ciò è nella vostra legittimità, perché, come ha detto qualcuno prima di me e come è noto, c'è stata una legge in questo senso. Io e altri la definiamo pessima, ma qualcuno la definisce ottima. Questo è ciò che penso io, ma naturalmente attiene alla politica. Forse ha tolto i partiti dalla Rai? Lo vedremo. Certamente ci ha messo troppo Governo. Questa naturalmente è la mia lettura e vale per quel che è. Ciò non toglie che quella legge attribuisce poteri e funzioni. Si poteva anche venir qui oggi en passant e dire: «Abbiamo scelto di non raccogliere quell'invito a valutare la possibilità che...» È legittimo? Sì, però è una scelta che ha a che fare con la modalità con cui si costruisce questa relazione. Dunque, ripeto che ognuno fa quel che vuole. Anche in questi giorni di agenzie richiamate dal collega Peluffo non ho mai detto una mezza parola di merito sui singoli nomi, perché non è mio costume e perché non penso che sia sensato farlo. Ho posto e continuerò a porre, anche nelle prossime ore, un problema generale di metodo con cui si assumono le scelte. Infatti, capite bene che, quando il metodo è questo, diventa legittimo o quantomeno possibile... Come ho detto l'altra volta a proposito di un'altra questione, che aveva a che fare col tema delle retribuzioni, invito tutti a porsi il problema che, quando diventa possibile pensare una cosa, non solo per noi, ma anche fuori da qui, è un problema generale che riguarda tutti, anche l'azienda e la sua credibilità. Se diventa possibile e legittimo, Pag. 29anche sulla base del modo con cui si fanno le cose, pensare che delle scelte si compiono con tempi e modi magari in funzione di necessità e di scadenze politiche imminenti, che sia vero o no, è già un problema per tutti. Forse, se si fosse agito in un altro modo, avremmo fatto tutti – in questo caso voi per primi, che avete la responsabilità delle scelte, e noi per quel che possiamo, con un ruolo di interlocuzione – qualcosa di positivo per un bene pubblico, più di quanto stiamo facendo ora. Infatti, considero la Rai un bene pubblico di questo Paese.

  RENATO BRUNETTA. Innanzitutto ringrazio sinceramente i nostri ospiti. Mi dispiace per il «preludio», ma fa parte delle regole del gioco.
  Leggo da Wikipedia che la Rai è la società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia, è una delle più grandi aziende di comunicazione d'Europa e il quinto gruppo televisivo del continente. Spero che corrisponda. Una cosa importante: 11.000-12.000 dipendenti, un grande fatturato. È una grande agenzia che fa informazione, che fa formazione, che fa intrattenimento e che fa anche tutte queste tre cose insieme – l’infotainment è un esempio, ma non è il solo – che ha un grandissimo impatto nelle coscienze della gente, che cambia, orienta, induce, migliora o peggiora le coscienze a livello di massa. Pertanto, avete e abbiamo, ciascuno per la propria parte, delle responsabilità enormi. I miei libri hanno venduto al massimo 5.000-15.000 copie; quelli universitari hanno venduto 200-300 copie. Se guardiamo gli impatti che ha rispetto alle nostre vite normali questa agenzia, che siete voi, che è la nostra agenzia, c'è una distanza incommensurabile. Abbiamo, quindi, un'enorme responsabilità. Per questo sorridiamo un po’.
  Nel ringraziarvi di questo prodotto, visto che abbiamo votato il consiglio di amministrazione e la presidente un anno fa e che il consiglio di amministrazione ha espresso il direttore generale, posso dire che mi sembra che siamo ancora a carissimo amico, come dicono a Cambridge. Questo mi sembra un prodotto molto iniziale. Devo dire che il dato del 53 e del 47 ha colpito anche me. Tuttavia, se posso suggerire un'integrazione, c'è una parte di fruizione che è sovrapposta tra questo 53 e questo 47. La gente guarda sempre più il media televisivo fruendo contemporaneamente dei sistemi di rete e, viceversa, fruisce della rete e accende la televisione. Ciò non avviene solo nell'informazione, ma anche nella parte spettacolo e nella parte ricreativa. Mia moglie ha la cattivissima abitudine, quando guarda un film, di verificare in rete come va a finire, anche per valutare se può piacerle o no, se è cruento o meno. Pensate, non solo alle devianze e ai gusti, ma anche all'andamento. Nel passato, al di là delle recensioni, si andava a vedere un film quasi sempre a scatola chiusa. Ci si chiedeva: «Sarà bello? Non sarà bello?» Adesso non è più così, quindi mi mancano un po’ di tabelle, perché c'è un pubblico crescente che attua una sovrapposizione – overlap – della fruizione. Dunque, va bene ciò che è stato individuato e va bene anche l'analisi sul ritardo, però questo fatto descrittivo non mi basta a un anno dal vostro insediamento.
  Per il mestiere che facevo e anche per quello che affermava il collega Lupi, mi piacerebbe stabilire le risorse. Fatto cento le risorse disponibili, quante risorse assorbirà l'agenzia informativa? Quante ne assorbirà la parte ricreativa o di spettacolo? Quante ne assorbirà la parte formativa o le altre funzioni? Le ho sintetizzate banalmente in tre, ma sono di più. Quanto? È lì che risiede la scelta del piano: voglio fare tutta informazione e nient'altro (ovviamente esaspero); voglio fare solo intrattenimento o entertainment; voglio solo Fazio o voglio solo le gemelle Kessler. Questa è una scelta di piano. O voglio un rapporto equilibrato, in ragione delle mie previsioni su dove va la società italiana o su dove va la società europea. Io non vedo questo. È su queste scelte che abbiamo un ruolo, che è quello di dire se siamo d'accordo o non siamo d'accordo, non sul resto, che è di assoluta e strettissima competenza vostra e del consiglio d'amministrazione.
  Sul cronoprogramma cosa volete che vi dica? Volete che vi dica: «Non va bene?», Pag. 30«Fate presto» o «Va bene»? Il cronoprogramma è fatto da voi, in ragione delle valutazioni.
  L'altra intersezione (la vita è fatta di intersezioni) è: rispetto a queste funzioni e rispetto al budget, quali sono gli investimenti? Quali sono i tempi? Quali sono gli investimenti in capitale umano e quali sono gli investimenti in organizzazione e in tecnologia? Anche su questo occorrono numeri, scelte, priorità. Questo è un piano, al di là della condivisione e della consultazione. Chi se ne frega! Scusate, ma bisogna dirle queste cose. Sappiamo tutti che bisogna consultare, bisogna condividere, bisogna costruire insieme, ma sappiamo tutti che è retorica. Chi è capo azienda deve dare una sua indicazione, deve ascoltare tutti e poi attuare rispetto alle regole date. Dovete riferire in Commissione di vigilanza.
  Vi sembra che le notizie sulle nomine dei nuovi direttori dei telegiornali, ma anche di RaiParlamento e di altro, siano coerenti con questo processo? È una domanda molto semplice, fintamente ingenua ovviamente. Se mi raccontate che volete fare tutto questo percorso, che lo volete fare velocemente e bene, che volete recuperare il tempo perduto, che volete anche anticipare i tempi, che volete rispondere quanto meglio possibile, come servizio pubblico, al mondo che cambia, all'Italia che cambia, vi pare che, al di là delle persone, la modalità con cui sono stati individuati i nuovi direttori dei telegiornali e di altro siano coerenti con questo ragionamento? Io vi prendo sul serio sul ragionamento complesso. Vi prendo sul serio e vi dico: «Fate, vi do una mano per quel che posso». Qui, però, mi casca l'asino. Se poi voi fate i lottizzatori come la peggior prima Repubblica, allora mi vien da pensar male. Mi vien da pensare che tutto questo è un imbroglio per poter mettere le mani sui telegiornali, che servono a mantenere in piedi chi vi ha nominato.
  Sono volgare? Sì, certo, sono volgare, ma è così. Occorreva farlo presto, perché tra un po’ c'è il referendum e, se il referendum viene perso da chi vi ha nominato, casca tutto, voi compresi. È volgare? Sì, è volgare, però mi sembra molto vicino alla realtà.
  Volete dimostrarmi che non è così? Ritirate queste chiacchiere sulle nomine e fate velocemente un piano. Un piano di investimenti – dottor Campo Dall'Orto, lei è bravissimo – se si hanno un po’ di idee, si fa abbastanza velocemente. Si può anche sbagliare, ma chi se ne frega. Meglio fare una cosa veloce e sincronizzata con la realtà, piuttosto che un «pippone» che dura un anno e che non serve assolutamente a niente. Se posso darle un consiglio, faccia presto e bene le scelte fondamentali, che sono soprattutto scelte di investimenti tecnologici, infrastrutturali, di formazione del capitale umano e organizzative, con tutte le intersezioni e l'orizzontalità: quella è la cosa che si deve fare.
  Mi tolga questo dubbio volgare che ho in testa. Soprassedete a queste nomine. Fatele tra due, tre mesi, quattro mesi, cinque mesi, dopo che mi avete fatto il piano, e mi dimostri che Tizio, Caio e Sempronio sono i migliori sul mercato per attuare quel piano. Altrimenti, non vi credo. Altrimenti, dico che tutto quello che stiamo facendo è un imbroglio per comprarsi le coscienze con delle informazioni deviate, come sono state quelle sul referendum fino a oggi. Si vedano i dati dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che dimostrano che è stato privilegiato un fronte rispetto all'altro.
  Vogliamo continuare così? Se continuiamo così, c'è uno scontro nel Paese. Siccome io ho votato la presidente Maggioni e lei lo sa, io ho diritto che risponda anche alla mia parte politica.
  Io chiedo ufficialmente in questo momento: non fate alcuna nomina, perché, se anteponete le nomine ai telegiornali e agli altri, come ho letto sui giornali, date la dimostrazione palese che siete figli della prima Repubblica, che siete figli della lottizzazione della Rai da parte del Governo e che tutto quello che ci state raccontando è semplicemente un diversivo per poter acchiappare più consensi attraverso un'informazione manipolata e non professionale e seria.

Pag. 31

  ALBERTO AIROLA. Vi ringrazio di essere qua a quest'ora, ma devo ammettere che sono molto deluso da questa presentazione. Ritengo, anzi, che non ci sia alcun piano, almeno da quello che ho visto adesso, se non una vaga idea, che poi è quella che ho sentito anche l'altra volta. Non ho sentito soluzioni, ma ho sentito problemi, che peraltro conosciamo già, perché abbiamo visto il piano industriale e sappiamo quali sono le problematiche di integrare una vecchia struttura analogica con il mondo attuale.
  Ho continuato a sentire: «modelli di narrazione», «linguaggi», «profonde trasformazioni», «integrazione», «ricreazione», «ambiti digitali», «workflow». In tutti questi mesi mi aspettavo di più, mi aspettavo che arrivaste con delle soluzioni, mi aspettavo di capire perché quest'impianto, con tre-quattro telegiornali, convivesse in questo sistema. Vi avevo già detto l'altra volta che non potevate cambiarlo, almeno secondo la mia percezione, perché non eravate autorizzati a toccare quell'impianto. Eravate autorizzati a costruire una cortina intorno per gestirlo o coprirlo (non lo so, dipende dalle intenzioni). Oggi – mi dispiace trovarmi d'accordo con Brunetta – probabilmente questa è una copertura. Probabilmente il compito di Carlo Verdelli è quello di parare dei colpi.
  Non vedo un futuro a breve. L'unico futuro che vedo sono le nomine. Anche su questo mi dispiace ripetere quello che è stato detto da altri colleghi. Spiegatemi perché, se il progetto è riformare in questa maniera l'informazione, che è quello che serviva, noi siamo ancora qua, dopo otto-nove mesi, a doverci confrontare solo alla luce del fatto che c'è un'urgenza per un piano, probabilmente anche perché ci sono degli appuntamenti politici. Il 3 agosto, di corsa, come ci trovammo a votarvi qua l'anno scorso, ci ritroviamo a parlare in urgenza di alcune cose. Questo è inaudito. Questo è prendere in giro – perdonatemi – non Alberto Airola, non la Commissione vigilanza, ma gli italiani. Voi, a mio avviso, oggi non vi siete dimostrati minimamente all'altezza. Dunque, concludo qua. Finché non vedrò soluzioni, non capirò come un TG si relaziona con un altro, perché ce ne devono stare quattro, perché l'urgenza è domani mattina nominare quattro o cinque direttori, ebbene, signori, non ho altro da aggiungere, in quanto l'obiettivo è gestire quella lottizzazione e non portare a casa niente né per noi né per gli italiani.

  SALVATORE MARGIOTTA. Sarò anch'io brevissimo, presidente, perché è tardi e molte cose sono state già dette, quindi ne dirò solo tre.
  La prima riguarda il metodo. Certo, anche io avrei preferito che prima fosse approvato il piano e poi le nomine, perché così non poteva andare e così non stava andando. Voglio dire anche al Presidente, rispetto alla lunga discussione iniziale e preliminare, che forse abbiamo tutti e due, da ambo le parti, la Commissione e la Rai, già un po’ peccato in ipocrisia. Tutto sommato, noi sapevamo che il piano non c'era e abbiamo enfatizzato l'idea che ci venissero a presentare il piano e magari anche loro non sono stati altrettanto chiari sin dall'inizio, per cui abbiamo avuto un misunderstanding iniziale, che fa sembrare questa riunione un po’ una foglia di fico, un atto sostanzialmente formale da fare, per poter dire che, prima di fare le nomine, abbiamo riunito la Commissione di vigilanza. Inoltre, avendo fatto quest'audizione anche in seduta notturna, questo è un sacrificio che tutto sommato ci si poteva risparmiare.
  Ciò detto, vorrei fare una riflessione sulle proposte di sviluppo del progetto sull'offerta informativa. Ricordo bene tutto il lavoro fatto sul piano delle newsroom ed ero uno di quelli che lo sosteneva perché mi sembrava un'idea buona. Certo, questo si può cambiare totalmente, come vi avviate a fare, ma non si possono eludere alcuni temi che c'erano, per cui, almeno nella proposta di sviluppo del progetto sull'offerta informativa si poteva dire se si era d'accordo sull'accorpamento di alcune testate e se ritenevate importante avere efficienza e risparmio, che erano gli obiettivi di quel piano. Almeno avrei voluto sentirle dire come linee guida, visto che il piano non c'è, quindi almeno come impostazione. Pag. 32
  Dal mio punto di vista – e la liquido con una battuta, che spero non sia sgradevole – vedo due cose in quello che ci avete raccontato, ossia un'ottima, come sempre, rappresentazione dello stato dell'arte, cosa che vi ho sempre riconosciuto, ma sul piano nella proposta, con una battutaccia, dovrei dire che ho sentito stasera che è molto importante usare internet e avere le notizie su internet, cosa che anche un ignorante in televisione, come me, poteva dire. Non ho visto null'altro che un'insistenza, anche un po’ pedante, sull'idea che bisogna essere sulle piattaforme e che il digitale è importantissimo. Queste sono tutte cose francamente sentite da anni. Certo, lei dirà «sentite e non fatte, ma adesso le faremo», ma per me non è solo quello il piano dell'informazione e non può essere solo quello, perché, altrimenti, stiamo facendo due percorsi diversi, rispetto ai ragionamenti che sin qui abbiamo fatto. Ecco perché mi auguro che accada nei prossimi mesi, che diventeranno molti, quanto ho sentito dall'ottimo intervento della presidente Maggioni, che dice, anche con un'intelligenza, tra virgolette, politica, «riportiamo le linee guida, così lavoreremo meglio insieme a voi nella definizione del piano», quindi aspettatevi che lavorerete insieme a noi. Tutte le vostre idee verranno discusse e prenderanno lo stesso tempo che abbiamo impiegato l'altra volta, quindi il percorso diventa lungo. Rispetto a quello che dice Brunetta, ritengo, invece, che le nomine devono essere fatte subito. Peraltro, dopo essere state a lungo annunciate e presentate, sarebbe un assurdo rinviarle. Sulle nomine ovviamente anch'io, con un po’ di ipocrisia, dico che non mi esprimo sulle cose perché non sono ancora ufficiali. Tuttavia, visto che sono ufficiali, perché i curriculum sono stati presentati, anche a riguardo vorrei due cose molto rapidamente.
  In primo luogo, per coerenza con me stesso, essendo stato molte volte critico sul ragionamento esterni-interni, vi do atto di aver fatto un ottimo lavoro nello scegliere professionalità interne. Credo che questo sia un segnale assolutamente positivo, per cui do atto e merito al vertice per aver agito in questo modo. So, se le mie notizie di quinta e sesta mano sono giuste, che a un certo punto avete riflettuto sull'ipotesi di accorpare almeno RaiNews 24 e il TG 3. Credo che, se l'aveste fatto, avreste fatto meglio, perché mi convinceva molto quell'idea. Certo, avrete avuto le vostre ragioni per non farlo e mi piacerebbe nella replica ascoltarle.
  Infine, credo che abbiate fatto molto bene a confermare i direttori del TG 1 e del TGR. Per onestà intellettuale e politica, voglio parlare di una persona, che non appartiene alla mia area né culturale né politica e che è il direttore del TG 2. Forse anche lì si poteva fare una riflessione, visti i risultati ottenuti, se fosse o meno giusto mantenerlo in sella oppure no. Credo, almeno anche per come l'abbiamo visto sempre qui, in Commissione di vigilanza, sia stato un professionista che ha lavorato bene.

  MAURIZIO GASPARRI. Anche se l'ora è tarda, dirò le cose che penso debbano essere dette, per dignità di questo organismo. Qui, ci si viene a raccontare che siamo digitali. Nicholas Negroponte ha scritto un libro celeberrimo su questo tema, una ventina d'anni fa, dal titolo Essere digitale: anche noi leggiamo. Voglio dire che siamo digitali e da vent'anni si rappresenta il problema perché bisogna adeguarsi. Prima il dottor Verdelli diceva che non usiamo più i telefonini, ma io lo sto caricando, perché è scarico, vista l'ora. Intanto, vedo il telegiornale sul telefonino e le comunico che c'è una App della Rai, quindi dopo la segnalazione delle Kessler, che è retrodatata, segnalo una cosa moderna: c'è l’App della Rai per il telefonino. Certo, io pure cerco di vederlo al televisore, quando ho tempo, ma, se sono in giro, capita che schiaccio l'icona e lo vedo. Quanti siamo a farlo? Dipende, insomma non siamo molti, però si può fare, anzi lo fate, quindi lo dico.
  Dopodiché, in merito alla vicenda di questa sera, avevamo previsto – parlo anche al Presidente Fico e alle procedure – un'audizione diversa. Io, per primo, ne rivendico il merito perché ho detto «si sta prospettando un'altra cosa, per cui cambiamo oggetto dell'audizione». Certo, sarebbe Pag. 33 stato interessante anche parlare della fiction. Pian piano, poi le dichiarazioni di condivisione si sono moltiplicate. Anche nel PD c'è stato un dibattito, che ho seguito, sulle correnti ed è interessantissima la questione. Verducci ha fatto una dichiarazione, prima di Peluffo, e so anche gli amici di Verducci che telefonavano in Rai, perché sono abbastanza informato, quindi c'era un parallelismo di corrente...
  Mi occupo di tante cose, anche di Negroponte. Pensi che ho avuto Negroponte come consulente, quando ero Ministro. Con lui, facemmo i primi interventi sul Wi-Fi, quindi, ogni tanto, si frequentano situazioni varie, perché non veniamo dalla montagna del sapone. Dopodiché, Peluffo, ultimo arrivato in classifica, quando è stata ufficializzata la vicenda delle nomine, ha detto «no, dobbiamo vedere i vertici della Rai», quindi ha preso coraggio di fronte ai giornali, con le foto, le mappe, eccetera. Certo, parliamo di digitale, però, alla fine, anche quella roba è importante.
  Dovevamo discutere del piano, perché, senza ripetere le cose già dette, siamo competenti sul piano. Sulle nomine, uno può dare un'opinione e dire qualcosa, tanto tutti ne parlano, per cui non c'è niente di male. Però, noi stasera – mi rivolgo a noi stessi – cosa abbiamo appurato? Abbiamo appurato che il piano non c'era. Lo dico perché la presidente Maggioni, a un certo punto, tra le varie frasi – ne ho segnato alcune – ha detto «è il racconto di uno schema progettuale», che è una frase bellissima e sembrano una di quelle cose degli anni Ottanta. L'ho segnata perché è una bella frase. Abbiamo discusso stasera, di notte, del racconto di uno schema progettuale, che poi, se è digitale, è chiaro che le cose dette sono anche abbastanza condivisibili. Ne abbiamo già parlato, per cui cosa ci possiamo fare? In effetti, bisogna stare sul mercato e cercare di adeguarsi. Dovevamo parlare di un piano approvato, ma abbiamo scoperto, con quell'avvio un po’ faticoso, che in consiglio d'amministrazione non se ne è parlato. Il problema non è che i consiglieri non parlano, perché, se parlano in pubblico, lo faranno anche con noi. Anche loro sono umani e questa non è una cosa vietata, di cui si parla al telefono. Freccero, che è il più loquace, è distantissimo politicamente da me, ma è una persona simpatica. C'è stato, come avete detto, il pre-consiglio con le varie fasi e alla fine la presidente ha parlato con i consiglieri, ma questa è una cosa diversa dall'approvare il piano. Il consiglio d'amministrazione non ha approvato il piano, ma noi stasera dovevamo parlare di un piano, anche con dei costi, direttore, perché che sappiamo già che bisogna essere digitali.
  Non c'è una pianificazione o una priorità o altro, quindi sono assolutamente insoddisfatto della vicenda. Vorrei dire al presidente Fico che, quando la presidente Maggioni ha detto che non era stato approvato il piano, che si voterà a dicembre o a gennaio, come è stato precisato in questo incontro dai consiglieri, io avrei bloccato l'audizione, specificando «se non c'è il piano, di cosa dobbiamo parlare?» Dobbiamo parlare dei pettegolezzi, cioè se Anna Piras – credo si chiami così – doveva andare al TGR. Sono state dette tante bugie e il Quirinale è intervenuto. Non so se a Margiotta, se questo a te risulta. Dunque, non si tocca il direttore che è bravo, ma è rimasto perché è bravo o perché è di Palermo? Io non lo so perché questo è un mistero. Può darsi che, se il direttore era di Vicenza, lo avrebbero tolto, invece era di Palermo. In merito, è apparsa anche la foto sui social network, che penso tutti abbiate visto, quando fu eletto il Presidente della Repubblica.
  Credo che oggi non abbiamo fatto quello che dovevamo fare, cioè discutere di un piano con costi e con cifre, perché sappiamo già che siamo digitali. Dopo, avreste fatto quello che a voi spetta, quindi non sto qui a dire che Masi non doveva essere tolto eccetera, perché va tutto bene. Non è vero che Mazzà è stato messo – e non vi permettete, colleghi, a dirlo – perché ha litigato con Giannini per Ballarò, quindi ha scalato le posizioni, siccome Renzi era arrabbiato... Ma ci sono anche quelli che hanno scritto, direttore, che c'erano un po’ di problemi tra palazzo Chigi e dintorni, per cui è stato detto «recuperiamo con Matteo, così è contento» o «facciamo Pag. 34 le nomine perché c'è il referendum»; Brunetta lo ha detto prima insomma. Queste sono tutte falsità ovviamente.
  Poi, sono tutti più o meno bravi o capaci. Vi dico anche, facendomi serio, a parte i lumi sulle Kessler, che non c'è da scherzare, perché Techetechetè è uno dei programmi a più basso costo e a maggiori ascolti. Noi qui parliamo del futuro, ma Techetechetè fa il 18 per cento tutte le sere e forse, nei giorni scorsi, con la Marchesini – non ho visto i dati – ha fatto anche di più, perché era un personaggio popolare e amato, quindi può darsi pure che, alla fine, con il remake di Rischiatutto e con Techetechetè si ottengano cose migliori di altri programmi.
  Sulle nomine, non voglio scendere sui fatti singoli, però dico del pluralismo, che non è garantito. Io l'ho citato in Aula al Senato, oggi, e lo farò anche domani, quando avremo una discussione sull'editoria. Si discuterà degli emendamenti sugli stipendi, per cui voglio vedere come li votano domani. L'onorevole Peluffo sta ridendo perché non è un senatore, però Verducci è un senatore e, poi, è anche un po’ turco, quindi vedremo se la libertà turca è maggiore in Italia o con Erdogan. Mi riferivo ai nostri «turchi», perché lì c'è una tragedia seria, ma ognuno ha i turchi che si merita.
  Sulla questione del pluralismo, faccio solo la citazione, quindi mi avvio rapidamente a concludere. A un certo punto, ho letto una frase, che voglio citare testualmente, nella rassegna stampa. Fabio Martini, di cui ho riportato la stessa frase in Aula oggi, mi ha anche telefonato, colpito dalla citazione rispettosa. Martini, che è un giornalista bravo e non è di centrodestra, ha scritto, oggi, su La Stampa, a proposito del pluralismo, una frase che faccio mia. Nel suo articolo, parla del fatto che soltanto, dopo un piano della Rai soltanto, si potranno formalizzare i nomi dei direttori prescelti. A un certo punto, il buon Martini dice che è avvenuto quello che non era mai avvenuto: «la discussione pubblica ha trascurato la novità, per certi versi storica, che investe il DNA della Rai e la sua natura pluralista». Per la prima volta, Martini su La Stampa, e non Gasparri, come ha detto qualcuno a proposito di un amico vicedirettore, che non conosco e di cui non ho ricordo, scrive che «dopo decenni, l'azienda potrebbe avere tre direttori di rete già nominati». Uno di questi è quella che fa il reality a Bergamo nel collegio – ci siamo fatti delle risate in Commissione – e che, insieme al sindaco Gori, è fondatrice della società Magnolia. Hanno scelto il collegio di Bergamo, ma è pieno di collegi in Italia. Guarda caso, a Bergamo, c'è il collegio più antico di Italia, ma anche a Roma c'è il Convitto nazionale, ce ne sono dappertutto, ma hanno scelto quello di Bergamo.
  Il buon Martini scrive – ma dirà anche lui delle bugie – che «l'azienda potrà avere tre direttori di rete già nominati e tre prossimi direttori di TG, tutti di area governativa. Renzi ha personalmente curato il dossier, raccomandando solidi curriculum e professionisti privi di spigoli». Io non lo so, ma forse Martini avrà detto una fesseria o, almeno, questa è l'impressione. Il pluralismo c'era, perché la Berlinguer, che adesso suscita polemiche, fu nominata nel 2008, quando c'era una maggioranza di centrodestra. I direttori e altri fecero dei nomi e ci fu un rispetto maggiore del pluralismo culturale del Paese, quindi il ciclo si dovrebbe chiudere nella fase in cui c'è un atto di maggioranza. Poi, può darsi che questo servirà al «sì» per il referendum.
  Domani, in Aula parleremo anche di queste cose e dei 240.000 euro. Alla Camera non è così, ma al Senato abbiamo da discutere la legge sull'editoria. Domani ci sarà tutta la mattinata dedicata alla Rai, in Aula al Senato. Non voglio fare ulteriori polemiche, ma il pluralismo non c'è, quindi meno male che ci sono gli interni. Oggi, questi sono dovuti andare presso l'autorità anticorruzione, perché ci sono i 21 esterni, e ci saranno problemi con la Corte dei conti. Tutto ciò accade dopo le polemiche, che, anche qui, abbiamo fatto, in difesa della Rai e delle sue professionalità interne, di cui la presidente Maggioni è una delle migliori espressioni, perché da giovane Pag. 35giornalista è diventata presidente della Rai, quindi la Rai può esprimere qualità.
  Credo che la vicenda del pluralismo sia stata mortificata e non aggiungo altro su Merlo o su quanto sia digitale, anzi mi chiedo perché non si dimette. Dopo tutte le cose che abbiamo detto, Merlo abbia un po’ di dignità e faccia un bell'articolo contro tutti noi, dicendo che rinuncia ai 230.000 euro. Non va bene il metodo seguito e anche questa sera, presidente Fico, dovevamo bloccarci quando non c'era il piano, perché quello toccava a noi. Adesso, facciamo della sociologia e le discussioni proseguiranno, perché il pluralismo non è rispettato e perché è stata fatta un'operazione di servizio a Palazzo Chigi. Quelli scelti saranno anche bravi e capaci, per arrivare a diventare direttori, infatti non è che uno può mettere un somaro, però in questo modo non vi ha fatto bene, anche le Kessler avrebbero da ridire.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
FRANCESCO VERDUCCI

  FABIO RAMPELLI. Non mi arrendo all'idea di dover assistere a questo livello di confusione, che è accompagnato anche da una notevole dose di ipocrisia. Ho ascoltato gli interventi e mi sono allineato ai più responsabili, ma non voluto prendere la parola anche per cercare di abbreviare i tempi. Ho ascoltato comunque con attenzione anche i tentativi di arrampicamento sugli specchi di coloro i quali ritenevano praticamente un inciampo quest'audizione, con l'illustrazione di un documento molto fumoso, che lo è già nel titolo, a quest'ora di agosto. Casualmente, questa discussione è sovrapposta, solo per una coincidenza, a un'altra discussione, inerente alla modifica dei direttori dei telegiornali, per la quale si dice che ci saranno alcune conferme, ma anche una gran parte di sostituzioni.
  Penso che, se questa Commissione ha un senso, sia necessario e opportuno parlarci con chiarezza. Non è casuale che si stia discutendo qui. Purtroppo, nonostante le migliori intenzioni e alla faccia dell'innovazione, della trasparenza, della chiarezza e della lealtà di una Rai rivoluzionata, quindi di un'azienda pubblica che accetta la sfida del mercato e che compete, ci troviamo ancora una volta a fare alcune operazioni, in maniera molto discutibile, anzi stavo per dire «di nascosto», perché comunque è quasi fatta di nascosto. Lo dico perché, quando alcune discussioni importanti, da quelle di dettaglio a quelle generali, si incardinano all'inizio del mese di agosto, significa che le si vuol fare quando non c'è dibattito politico e che le si vuol fare quando non c'è l'attenzione da parte dei cittadini italiani: tuttavia, i cittadini italiani sono sempre, quindi non soltanto nelle schermate, i proprietari dell'azienda e le persone alle quali comunque bisogna afferire, quando si assumono delle decisioni.
  Questa discussione è del tutto impropria e inopportuna, anche perché non ci consente di fare il nostro lavoro, cari colleghi e caro collega Lupi, in particolare. Non possiamo, oggi, discutere, perché sarebbe davvero incredibile poterlo ammettere e argomentare, di un piano, intanto perché il piano non c'è, ma neanche di un progetto, perché anche questo non c'è, o poter parlare dello sviluppo di tale progetto, perché appunto non c'è il progetto, né della proposta di sviluppo del progetto, perché non c'è nulla. Abbiamo ascoltato delle suggestioni e viene il dubbio e il sospetto che quanto si è articolato, fin qui, esista e sia in piedi soltanto perché è fondamentale mettere insieme una parvenza di architettura, che poi possa giustificare la decisione molto più pregnante e molto più significativa, destinata forse – vedremo come finirà questa faccenda anche della nomina dei direttori – a modificare sostanzialmente gli equilibri politici, in una fase delicatissima della vita non solo politica italiana, ma anche internazionale, come quella che ci vedrà impegnati prossimamente nella stagione autunnale per il referendum sulla riforma costituzionale.
  Perché non ci sono queste condizioni? Come si fa a stabilire – se proprio dobbiamo entrare nel merito, come farò davvero a volo d'uccello – che un servizio pubblico come questo, apprezzate le circostanze Pag. 36 di una modifica sostanziale degli equilibri tra la televisione tradizionale, che sta al 53 per cento, con la rete e i social network, che stanno a 47 per cento, debba assecondare il 47 per cento e non indirizzare il 53 per cento, quindi non lavorare per aumentarlo. Dove è scritto questo? Questa è una discussione culturale e stiamo parlando comunque di un'azienda culturale, anzi della più grande industria culturale italiana. Dove è scritto questo? Lo voglio approfondire e non lo voglio fare a mezzanotte del 4 di agosto, perché è mio diritto farlo ed è mio dovere farlo in condizioni diverse. Chi ha detto che dobbiamo rincorrere questa specie di prospettiva e questo futuro, fatto anche di ghetto, perché ci sono le degenerazioni della tecnologia, che portano, in determinate fasi, anche a situazioni negative, da un punto di vista sociologico e psicologico. Lo possiamo verificare anche nella lettura, non solo di romanzi, ma anche di saggi scientifici, che hanno una certa rilevanza.
  Del resto, in questo modo si tornerebbe indietro nelle mode, come quando tornano di moda i pantaloni a palazzo o le scarpe a punta. Dunque, se tutto fosse indirizzato verso una continua modifica progressiva, non si tornerebbe, in certi momenti, all'indietro. Come si fa a dire che è un'azienda pubblica, che ha anche un profilo importante dal punto di vista della salvaguardia della proiezione dell'identità di una nazione intera, quindi anche delle sue tradizioni, dei presupposti e delle sue caratteristiche, che non debba semmai preoccuparsi della direzione, verso cui sta andando la società, e non debba, invece, preoccuparsi magari di salvaguardare non tanto il prodotto commerciale, quanto quello che c'è intorno, dietro e dentro? I cinema hanno attraversato una crisi notevole e hanno tentato di fare operazioni di ristrutturazione, ma non ci sono riusciti, perché la televisione incalzava e le persone, la gente e le famiglie preferivano, invece che recarsi al cinema, rimanere dentro casa, visto che aumentava l'offerta, quindi si è passati da una platea ampia di 500 o 1.000 persone, con cui si poteva condividere un'occasione anche di tempo libero, a una platea più limitata di cinque, sei o dieci persone, se si invitavano gli amici a casa a vedere un film o una partita. Adesso, siamo già proiettati verso una dimensione totalmente individuale, se non, per certi aspetti, modificata, controllata e indirizzata, che produce magari l'atomizzazione, l'individualismo, il ghetto. Chi l'ha detto? Adesso, siamo qui a vedere le slide e abbiamo assunto il principio che quella è la direzione ineludibile, perché la Rai possa essere competitiva da un punto di vista commerciale. A questo punto, la Rai diventi privata. Lo dico perché, se questo è l'assunto e se dobbiamo solo rincorre il mercato, che ci state a fare voi qui e perché la Rai esiste ancora? Non se ne capisce il motivo, quindi c'è un presupposto di fondo che falsa la discussione e delle conclusioni che sono inaccettabili da alcuni punti di vista, che intendo sviluppare, ma che non voglio sviluppare il 4 agosto a mezzanotte e mezza. Penso che sia mio dovere, non un mio diritto, poterlo fare in condizioni del tutto diverse.
  Poi, ci sono alcune vicende, di cui velocemente vorrei discutere. Mi avvio a concludere e vi chiedo un po’ di tolleranza, perché, sebbene sia tardi, non sono intervenuto nella discussione a inizio seduta.
  Nella televisione del futuro e nella Rai del futuro ci devono essere delle regole. Quante volte lo abbiamo ascoltato anche da parte vostra? Tuttavia, i comportamenti che sono verificati fin qui tradiscono una totale assenza di regole. Faccio degli esempi, su cui ho presentato anche delle interrogazioni, alcune delle quali potrebbero non esservi ancora pervenute.
  Sulla contrattualizzazione di Veltroni, a fronte di una legislatura che ha visto anche questa Commissione di vigilanza interrogarsi sul travaso di parlamentari che passavano in televisione, e su personaggi televisivi che passavano in Parlamento, la discussione è stata molto approfondita, ma non siamo arrivati a delle conclusioni. Poi, vedo che avete deciso per conto di tutti, ma come avete deciso? Vorrei capire quali sono i criteri e le regole di ingaggio. Veltroni a quale requisito corrisponde? L'ingaggio è possibile per tutti coloro i quali Pag. 37hanno fatto i parlamentari, ministri di un Governo, o per tutti coloro i quali sono stati candidati alla Presidenza del Consiglio dei ministri e sono stati trombati – questo può essere un altro requisito, che prevede un punto di vantaggio di Veltroni, rispetto ad altri politici – o per tutti coloro i quali hanno fatto libri sull'Africa o hanno doppiato dei film di animazione? Ci dovete dire qual è la regola di ingaggio e se voi siete il nuovo, la trasparenza e il percorso logico o, invece, state lì a farvi tirare la giacca da qualcuno, che vi dice quello che si deve fare.
  C'è una vicenda che abbiamo già trattato, quindi non lo faccio di nuovo, ma la metto soltanto come titolo. Mi riferisco alla vicenda della trasparenza nei compensi, nelle indennità e nei cachet, su cui avete fatto un pezzo di lavoro e poi vi siete fermati a metà strada. Penso che sia indispensabile, invece, per onestà nei confronti di una domanda che viene anche dai cittadini, attraverso e non soltanto il Parlamento italiano, che questo lavoro si possa completare.
  Arrivo all'ultima considerazione. La lingua italiana deve essere da voi salvaguardata perché siete l'industria italiana di riferimento, quella culturale più importante che esista. Abbiamo Rai News, Rai Fiction, Report, Rai Replay, TG2 Dossier, Rai Movie, Cult Book, Rai Click, Rai Educational. Capisco che il Presidente del Consiglio sia abituato, tra Jobs Act, stepchild adoption, spending review, a una terminologia straniera, ma, in Francia, dal 1994, esiste la legge Toubon, che prevede l'obbligo, almeno per le aziende pubbliche, oltre che per gli atti parlamentari e per gli atti di Governo, di utilizzare la lingua francese. Ora, se la lingua italiana non viene utilizzata dalla principale industria culturale italiana, vorrei capire chi altro debba utilizzarla. Abbiamo la quarta lingua più parlata del mondo e, come seconda lingua, siamo competitivi perché siamo ai primi due posti, quindi penso che questa – l'ho già detto in altre Commissioni e in altre riunioni come questa – sia una questione di principio che la Rai si deve intestare.

  AUGUSTO MINZOLINI. Dal punto di vista dell'analisi del piano, escono fuori delle idee interessanti, perché, di fatto, descrivono il problema che ha di fronte la Rai: c'è il rischio di rimanere indietro e di non avere un domani. Ho grandi dubbi rispetto al tipo di strategia, perché noi creeremmo una Rai quasi duale, con le tre testate, da una parte, e la testata del futuro, il digital first. Parto da un presupposto: il patrimonio della Rai purtroppo, tenendo conto che ci sono stati tanti ritardi, è fatto da quel passato e da quelle tre testate. Il meccanismo, su cui si doveva agire, come ho detto già in passato, era quello di innervare, con elementi di modernità, meccanismi e digitale, quelle tre testate, per tentare di portarle ai nostri tempi e fare questo processo di modernizzazione, senza abbandonare il patrimonio di ascolti e di persone, che avevano come riferimento. Ora, se non le dividiamo, rischiamo di perdere, nel tempo, quella parte e di non riuscire neanche a fare degli investimenti. Per esempio, la Maggioni è stata bravissima a RaiNews, però la cosa si è fermata lì, nonostante tutti gli investimenti che ci sono stati, perché, nella platea Rai, non era riconosciuta, secondo me. È accaduta esattamente la stessa cosa, quando è stato fatto il rapporto con La Repubblica, che, infatti, ha cercato di modernizzare e di andare avanti nel futuro di un quotidiano, mantenendo quel marchio e cercando di innervare quel marchio di elementi di modernità. Da questo punto di vista, se si segue quello schema, rischiamo di tamponare e soprattutto di fare grandi tentativi, anche mettendoci molti soldi, che rimarranno fini a sé stessi, perché quel pubblico non riconoscerà più la Rai del presente e continuerà a pensare a quella del passato.
  Non faccio nessuna polemica sulle nomine, perché, come detto, voglio essere breve, ma è chiaro che, se un meccanismo del genere c'è, avrei immaginato – lo dico a Verdelli – una filosofia molto chiara. Immaginando che questa cosa debba iniziare nel 2017, o confermo quello che ho o cambio tutto, a seconda delle chance che voglio utilizzare, per cui, se penso che c'è un periodo di transizione, mantengo tutto Pag. 38quello che ho, invece, se penso che in questo momento già devo partire, cambio tutto. Probabilmente, se avessi cambiato i nomi, ci sarebbero state anche meno ombre e meno sospetti, perché è difficile vedere, nei nomi che sono stati fatti, un criterio, se non politico.
  C'è un altro problema che pongo per il futuro, in termini estremamente professionali. Quegli elementi che avete dettato per diversificare l'offerta informativa, hanno una loro ragion d'essere, però c'è un elemento che è fondamentale nella Rai, perché è quello a cui è abituata la platea della Rai da tanti anni: un pluralismo di visioni. Abbiamo, com'è stato detto, una visione plurale, nel senso che c'è un soggetto, che vede una cultura e poi la trasmette al Paese. La Rai non è stato questo, perché ha quattordici canali e ha tre telegiornali. Si tratta di un pluralismo di visioni, cioè di un modo di vedere in maniera diversa e di riportare. Ora, se questo, dal punto di vista del tipo di offerta informativa, pone dei problemi, pone anche un problema dal punto di vista del ritorno.
  Vi faccio un esempio molto semplice: se vi ritrovate in mezzo al gran «casino» di un referendum, in cui uno degli elementi fondanti della campagna diventa l'informazione, rischiate che una parte di quella platea che avete – parlo del TG 3 – non si riconosca più e pensi a un'altra identità, guardando qualcun altro. Questo è un punto su cui dovete ragionare, anche nel tipo di scelte che fate. Lo penso oltre al punto di vista, come ho detto, del pluralismo dell'informazione, anche dal punto di vista del patrimonio della Rai, perché si rischia di abbandonare una cosa, perdendo quello che si aveva, senza poi ritrovarne un'altra.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ROBERTO FICO

  LELLO CIAMPOLILLO. Ho ancora in mente le parole del Presidente del Consiglio Renzi, che aveva promesso che avrebbe cambiato la Rai, e credo ricordiate queste dichiarazioni. In realtà, la Rai non è cambiata ed è sempre la stessa. Basti pensare che c'è ancora il gioco dei pacchi, per cui questo la dice lunga sulle reali intenzioni che la Rai ha rispetto all'offerta informativa, visto che, con i soldi dei contribuenti, fa anche questo tipo di programmi.
  Anche la questione degli stipendi è emblematica del fatto che la Rai sia ormai asservita al potere e alla politica. Ricordo sempre che l'Italia è al settantasettesimo posto per libertà di informazione e che, ogni anno, scendiamo di qualche gradino, per cui vedremo l'anno prossimo che cosa accadrà.
  Vorrei aggiungere due passaggi brevissimi. A proposito dell'idea di Gasparri, che ha parlato dell'App della Rai, vi faccio sentire una musica. Quello che state ascoltando – non vi meravigliate – siete voi, perché state ascoltando Rai Parlamento. Quello che avete ascoltato è trasmesso da Rai Parlamento, perché ho scaricato la vostra in questo momento. Su Rai Parlamento, in questo momento c'è il brano di Jovanotti, invece, nel frattempo, su Radio Radicale c'è la diretta. Voi, con i soldi dei cittadini, fate Rai Parlamento, un servizio in FM, quindi immaginate lo spreco, che c'è in questo momento, per postazioni, fitti di postazione, impianti, assistenza tecnica, manutenzione, ponti radio. Tutto ciò per far sentire la musica e non far sentire la diretta? Allora, se il Governo ha deciso di dare 10 milioni di euro all'anno a Radio Radicale per fare i servizi parlamentari e non siete in grado di farlo voi con Rai Parlamento, o la spegnete e prendete una posizione. Lo dico perché ne parliamo ogni volta che siete qui e ci guardate con quest'aria un po’ stralunata, quasi come se non fosse di vostra competenza, ma in questo momento, per Rai Parlamento, ci sono soldi dei cittadini prelevati con il canone, che voi buttate dalla finestra ogni giorno, per impianti e bollette di energia elettrica, che pagate con i soldi dei cittadini. Questa è una grave ingiustizia. Il servizio lo sta facendo Radio Radicale, per cui chiudete questa radio del Parlamento, in FM e in digitale. Ora, chi è in giro, in auto o a casa, dovrebbe poter ascoltare quello che accade qui dentro, cioè i servizi parlamentari, invece Pag. 39 ascolta, come avete sentito, in diretta il brano di Jovanotti. Dateci una risposta definitiva e, se non siete in grado di farlo, tant'è vero che il Governo lo fa fare Radio Radicale, chiudete questa radio oppure fatelo voi, ma bene. Vi ricordo – spero di farlo per l'ultima volta – che il Senato, in sede di riforma della Rai, ha approvato un ordine del giorno, che prevede che gli italiani possano vedere i servizi parlamentari, quindi le dirette, che già esistono sul satellite, anche sul digitale terrestre. Questa è un'operazione che si può fare in mezza giornata, cioè i segnali esistono già per la diretta di Camera e Senato, per cui il Ministero può assegnare due LCN, per esempio il 200 e il 300, perché sono liberi a livello nazionale, quindi chi vuol vedere, in diretta, i lavori di Camera e Senato o delle Commissioni o i lavori d'Aula digita semplicemente, da casa, 200 e 300 e vede la Camera o, rispettivamente, i lavori del Senato. Dateci una risposta concreta, cioè, se avete intenzione di farlo o se avete deciso che non dovete farlo, anche se non so per quale motivo, visto che c'è un ordine del giorno approvato all'unanimità dal Senato. Fateci sapere se avete intenzione di farlo e, se ne avete l'intenzione, quali sarebbero tempi, anche se posso anticiparli io: tecnicamente, si impiegherebbe meno di mezza giornata. Non so davvero perché ci stiate ancora pensando. Lo dico perché, se ci sono dei problemi, magari li fate presenti. Almeno venite qua e dateci una risposta concreta su Rai Parlamento in FM. È una vergogna il fatto che stasera ci sia Jovanotti, mentre noi siamo qui all'una di notte, perché chi è a casa e accende Rai Parlamento non immagina minimamente che noi siamo qui. Lo stesso discorso vale per i canali del digitale terrestre, quindi fateci sapere che cosa avete deciso.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Tra la Commissione di vigilanza e i vertici aziendali della Rai, mi ero convinto, nel corso delle precedenti riunioni, che si sarebbe potuto sviluppare un rapporto di proficua collaborazione. Me ne sono convinto perché ho colto lo spessore e la competenza dei vertici aziendali, che sono stati votati in Commissione vigilanza Rai. Ho ascoltato anche con grande attenzione, sia stasera sia nelle precedenti audizioni, il dottor Verdelli e devo dire che, per la verità, ho colto le condizioni perché il rapporto non solo fosse ovviamente rispettoso delle prerogative, ma fosse anche un rapporto dialettico, maturo, onesto, leale e responsabile.
  Devo dire che la riunione di oggi, purtroppo, mi convince del contrario. Inoltre, per la franchezza che devo anche alla nostra Commissione e al suo Presidente, devo dire, Presidente, che probabilmente anche il suo ruolo, che pure rispetto, non ha contribuito a spingere una posizione di virtuosità operativa. Mi riferisco al lavoro che abbiamo svolto e che stiamo svolgendo. C'era una richiesta fatta dal collega Fornaro che, certamente sottoposta alla sua valutazione, non ha trovato il suo consenso, ma aveva trovato il mio, perché ritengo che lo svolgimento della riunione ha tradito l'ordine del giorno, poiché non abbiamo parlato delle cose di cui dovevamo parlare, anche se, per carità, abbiamo parlato di cose interessantissime e anche meritevoli di rispetto, di attenzione, di proposizione, di confronto, di interventi dialettici. Questo sia ben chiaro, anzi ritengo che abbiamo strozzato il dibattito per una serie di motivi, non ostruzionistici o speculativi, perché non ho ascoltato interventi di bassa speculazione politica, da parte delle forze di opposizione. Ho preso atto, semmai, che nelle forze di maggioranza vi sono motivi di doglianza, che forse superano anche quelli esposti ed espressi dalle forze di opposizione.
  Si tratta di un'occasione sprecata e perduta. Mi sarebbe piaciuto potermi intrattenere, ma non lo faccio anche per motivi attinenti al tempo che scorre, su alcune suggestioni che il direttore generale, ma anche il dottor Verdelli e la presidente, hanno esposto, anche con passione e con competenza, peraltro riagganciandosi a questioni che avevamo sentito e in parte anche condiviso, in termini di tensione emotiva, rispetto alla necessità di cogliere la sfida di un cambiamento del servizio pubblico e di cogliere, nella mission della alfabetizzazione digitale, gli estremi di una funzione nuova. Certo, avremmo potuto Pag. 40meglio parlare degli aspetti inerenti alle energie umane, alle risorse e ai tempi per l'attuazione di questo programma, per capire se, come, quando e perché questo progetto, che è soltanto una promessa, una proposta o una suggestione, possa trovare un riscontro, anche con il nostro conforto, con il nostro sostegno e con il nostro contributo. Questo progetto, invece, non si è potuto realizzare, perché, solo poco tempo fa, l'abbiamo approvato a voti unanimi. Secondo me, è importante l'unanimità della decisione assunta nell'approvazione della progetto di riforma dell'informazione Rai. Tale progetto consta di diciassette punti, come è stato ricordato. In un punto, che se non erro, è il quindicesimo, ci si impegna a valutare «la possibilità di introdurre, per la nomina dei direttori delle testate giornalistiche, procedure trasparenti che prevedono la pubblicazione sul sito dell'azienda di un avviso pubblico, rivolto sia ai propri dipendenti sia i professionisti esterni, cui sia stata data la più ampia pubblicità». Si tratta di una unanimità di convergenza, che, secondo me, la dice lunga anche sulla qualità propositiva, e di una dialettica, che rispetta, pur nella divergenza delle posizioni, la mission e la funzione istituzionale di questa Commissione.
  Ebbene, sappiamo che domani farete queste nomine, per cui auguriamo buona fortuna alla Rai e a voi, con il consiglio di amministrazione, al quale pure avevamo chiesto fatto una richiesta, anzi personalmente avevo chiesto ufficialmente a lei, presidente, che si unisse ai vertici l'intero consiglio di amministrazione, come specchio della democrazia parlamentare, poiché il Parlamento, che ha eletto quel consiglio di amministrazione, che avrebbe, oggi, avuto diritto – e noi anche il piacere – di ascoltare, per avere una visione più ampia, più larga, più approfondita e più circostanziata. Lo dico anche, in merito a quella determinazione e a quella delibera che voi farete domani, inaudita altera parte. Dico che, anche per questioni di civiltà e di garbo istituzionale, sarebbe stato carino farlo, ma avete ritenuto di deciderlo in questo modo, assumendovene naturalmente tutte le responsabilità. Ora, per concludere e non farla troppo lunga, vi dico che avevo pensato di poter sgomberare il campo da qualsiasi tipo di sospetto e da qualsiasi tipo di pregiudizio e che la nomina di persone qualificate, che io stimo per il curriculum e per la posizione, mi aveva illuso evidentemente che potessero non accadere le cose, che sono accadute.
  Non devo fare ricorso ai documenti che ci vengono trasmessi dall'Agcom, ma il sospetto che questa esigenza di colmare con un'occupazione militare lo spazio temporale, che intercorre, da oggi e sino a quando non scatteranno i termini per l'obbligatorio rispetto della par condicio, mi lascia presupporre che abbia prevalso l'esigenza di ascoltare la pressione che forse è stata esercitata da chi ha più capacità di questa Commissione di vigilanza nel chiedervi conto ovvero di sollecitare in modo trasparente le vostre scelte.
  Temo che la scelta di aver fatto coincidere quest'audizione con il provvedimento di domani confermi il fatto che evidentemente prevale la necessità di rispondere al manovratore con tempestività, rassicurandolo che le nomine sono fatte per servire di più è meglio il padrone di turno. Questo non ci piace. Evidentemente sarà un cattivo pensiero che sto facendo e forse vorrei essere smentito, per cui, se domani saprò che il consiglio d'amministrazione ha deciso di rinviare, evidentemente vi chiederò scusa e recupererò tutta quanta la fiducia, che inizialmente mi riservavo e avevo convintamente riposto nelle vostre persone e nelle vostre funzioni, quindi attendo di conoscere l'esito della riunione del consiglio di amministrazione di domani.
  Se questo non dovesse accadere, mi stringerò nelle spalle e dirò che quella promessa di mantenere i partiti fuori dalla Rai e dal sistema d'informazione pubblico, ispirato ai principi di pluralità, che sorreggono la nostra democrazia, sono stati gravemente violati e traditi e che, al posto dei partiti, magari c'è stata un'invasione pervasiva delle forze di Governo. Questo mi convincerà forse di quell'idea che avevo immaginato e che avevo allontanato dalle ipotesi di percorsi, perché forse sarebbe Pag. 41stato e sarebbe meglio pensare a un processo di privatizzazione, che salvaguarda di più è meglio la nostra democrazia.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Provo a dare risposta, anche se molti hanno giustamente fatto più che altro commenti. Ho provato a organizzare, per quanto avete detto, un percorso molto rapido, vista l'ora, per la mia risposta.
  Parto dal processo che abbiamo seguito, dal punto di vista delle cose da fare. Secondo me, questa è stata un'interlocuzione importante, per quanto può essere il mio punto di vista rilevante e interessante, perché non credo che vedere un progetto nella sua fase interlocutoria non sia importante. Vi spiego rapidamente il perché. Il progetto è fatto di varie fasi, di cui la prima è analitica. Credo che sia stato riconosciuto da tutti – e mi fa anche piacere personalmente – che, dal punto di vista di analisi e di scenari, siete sempre stati soddisfatti. Secondo me, l'analisi del contesto in cui ci si trova è l'elemento fondamentale per prendere decisioni giuste. Ora, se riconosco un elemento che mi ha fatto allontanare dall'ipotesi delle due newsroom, ciò non è legato al fatto che fosse un progetto derivato dal passato, ma all'analisi del contesto. Dal progetto delle newsroom, prenderemo molto di quello che è stato fatto dal punto di vista dell'efficienza, rispetto, per esempio, all'integrazione tra testate, e prenderemo molto delle risposte, che c'erano in parte e che in parte introdurremo, rispetto ai diciassette punti della vigilanza, che volevano essere ulteriormente integrati. Lo dico perché c'era molto lavoro da fare rispetto a quell'aspetto. Dov'era la parte che non coincideva con i miei pensieri? Quella parte era nella lettura di quello che stava accadendo, perché si trattava di un'analisi molto introspettiva, che si basava su quello che sarebbe potuto diventare un sistema più efficiente, avendo come perimetro il sistema Rai e non quello che potrebbe essere l'impatto rispetto all'informazione complessiva. Lo dico per darvi un'idea del mio pensiero. È importante la fase analitica? Per me, questa fase è importantissima.
  Rispondo anche brevemente all'onorevole Brunetta, che ha parlato del 53 per cento e 47 per cento. Si tratta della composizione dei minuti. Sono completamente d'accordo con lei: ormai il livello con cui le persone usano sia l'uno sia l'altro è vero ed è compreso da quell'analisi. Quella che ha visto indicata con 53 e 47 era soltanto la percentuale di minutaggio, che si sviluppava nei due mondi, ma non necessariamente da persone diverse. Lo dico solo per completare la risposta. Intendo dire, quindi, che la fase analitica è finita e la fase di azione sta per cominciare. Per questo motivo, prendere una direzione diventa importante, perché, una volta presa, non si può tornare indietro. I tempi che abbiamo davanti sono molto stretti, anche in relazione all'interlocuzione che avremo insieme e poi ci sono vari modelli possibili. Mi conforta il fatto che troviate ragionevole, quasi necessario e inevitabile, andare verso quella direzione, ma ci si può andare in tanti modi diversi. Il senatore Minzolini è entrato nel merito della strategia, dicendo «potevate anche farlo un altro modo e non necessariamente con il modello duale», cioè potevamo pensare o al modello integrato all'inizio, però, con le nostre dimensioni, credo che questa sarebbe stata una decisione audace, oppure addirittura al modello estremo di chi ha detto «consolidate la vostra forza sull'esistente», quindi non è vero che il fatto di leggere in maniera inequivocabile uno scenario porti inequivocabilmente a una direzione. La direzione, che avete visto e di cui vorrei di nuovo mostrarvi la slide, è una direzione chiara dal punto di vista delle intenzioni. Nel momento in cui si prende questa direzione, è chiaro che diventa importante come la si porta avanti. In tal senso, vorrei dire una parola rispetto al rapporto tra innovazione e tradizione, che hanno citato sia il senatore Gasparri sia l'onorevole Rampelli, con due accezioni diverse, per cui adesso scherzosamente mi permetterete di richiamarli come Negroponte contro Bauman. Il libro Essere digitali ha lasciato un segno su tutti e, allo stesso tempo, la posizione Rampelli dice «non inseguite una società che diventa liquida» e «perché Pag. 42spendete i soldi pubblici per quello?». Abbiamo l'obbligo e la missione di essere un servizio pubblico universale, perché è scritto, cioè non l'abbiamo deciso noi, quindi, se il mondo cambia, dobbiamo cambiare per cercare di comunicare a tutti, perché quella è la ragione per cui riceviamo il canone. Non possiamo avere un giudizio rispetto alla società e considerarla migliore o peggiore, ma dobbiamo continuare a cercare di creare un contatto con le persone. Lo dico perché tanto, se avesse ragione Bauman e la società si sfilaccia, lo fa comunque e non lo fa perché noi cerchiamo di parlare a tutti. Si tratta di un pensiero legittimo, ma dico solo che la nostra missione è cercare comunque di essere tutto quanto. Il rapporto tra tradizione e innovazione c'è e ci sarà sempre. Ora, al di là delle sue simpatiche battute, non c'è contraddizione tra avere tre milioni di persone che guardano Italia-Svezia sui mezzi digitali e avere anche dei canali che fanno programmi molto, se volete, tradizionali o, a volte, nostalgici, perché, essendo un servizio pubblico, dobbiamo tenere insieme tutti. Il programma Techetechetè ne è un esempio, non solo perché va bene, ma anche perché dà un senso a una programmazione, che magari, per il pubblico molto adulto o anziano, può agire sui ricordi e sulle emozioni. Questo non è contraddittorio rispetto al fatto che domani – spero che lo farete – con l'applicazione per le Olimpiadi, che, come vedrete, è molto interessante, ci possano essere fino a trenta eventi contemporanei da vedere. Si tratta di due aspetti che non sono in contraddizione.
  Una volta presa – ecco perché è importante condividere questo discorso – la direzione, si va verso il tema dell'allocazione delle risorse. L'onorevole Brunetta ha detto, giustamente, «adesso bisogna capire come si allocano le risorse», perché è il punto chiave. Una volta definito dove andare, ci si chiede «dove metterete le risorse?». I tre o quattro prossimi mesi saranno fondamentali, perché noi vogliamo avere un'interlocuzione. La nostra speranza è che parte del lavoro fatto negli otto mesi successivi, quindi non dico tutto il lavoro, ma almeno un pezzo, venga fatto, nel momento in cui diciamo dove andare e voi ci potete dire «alcune cose sono state già sperimentate in passato e non vanno bene, mentre per le altre aggiungerete commenti», che non vorrei fossero soltanto ex post.
  L'onorevole Peluffo chiedeva «cosa voglia dire, in questo caso, a perimetro costante». In questo percorso, è necessario fare efficienza per reinvestire, quindi abbiamo inteso il perimetro costante come il cercare di valorizzare le persone, cioè non toccare le persone, nel senso di investire sulle persone, ma queste dovranno fare cose diverse e dovranno, attraverso meccanismi di informazione, anche adattarsi e pensare che il mondo digitale prevede mestieri diversi.
  Dopo l'allocazione delle risorse e il piano, c'è la pianificazione dell'attività, che arriva da gennaio in poi. Anche in questo caso da settembre a dicembre ci sono già molte iniziative che avvengono senza scomodare un radicale cambiamento dei perimetri, abbiamo passato in rassegna velocemente i temi affrontati e mi avvio a chiudere. Nel momento in cui saremo su un piano più discontinuo, da gennaio in poi, è chiaro che ci deve essere un'interlocuzione più forte, perché i cambiamenti saranno più significativi. In tal senso, torno al discorso del senatore Verducci, che ha detto che ci vuole più coraggio, ma la verità è che il coraggio dipende dalla direzione che uno prende. Ora, senza fare differenze per il fatto che ci vorrebbe più coraggio nelle newsroom o in altro, la verità è che il coraggio è provare ad accettare una sfida, che è quella del creare un'App digitale, rispetto alla quale, se uno misura, oggi, la nostra mappatura delle competenze, è chiaro che questa è una sfida abbastanza da brivido, perché non le abbiamo, oggi. I mestieri che stanno dentro l'informazione digitale non sono gli stessi mestieri di sempre e lo sappiamo, perché chi seleziona le foto e chi scrive i testi sono tendenzialmente diversi da un punto di vista di formazione professionale, perché, anche quando sono ugualmente giornalisti, come in alcuni casi, tendono a essere persone che Pag. 43lavorano in una maniera diversa, quindi il coraggio sta nel provare a dire «questa non è una battaglia persa». È chiaro che poi uno deve combatterla, però, ovviamente nella visione che abbiamo noi, c'è coraggio nel voler pescare questa relazione con i mezzi digitali, tenendo conto della nostra storia.
  Tornando a quanto diceva il senatore Minzolini, che ci ha chiesto: «in questo caso, non si crea un'altra realtà?». La verità è che quelle frecce indicano che l'App digitale non crea il valore come realtà duale, ma lo pesca da sopra, perché è la nostra vera scommessa, cioè noi prendiamo il valore da quello che già abbiamo e lo portiamo su altre piattaforme. A mano a mano che lo facciamo, modifichiamo i mestieri e le persone e stiamo già facendo le prime sperimentazioni; una di quelle che avete visto probabilmente è la sperimentazione del TGR della Toscana. Il tema è come riuscire a creare valore, facendo leva sul valore che abbiamo già.
  Gli altri interventi erano per lo più commenti, quindi per le risposte non ho ulteriori elementi: non so se Carlo Verdelli o Monica Maggioni intendono aggiungere qualcosa.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Penso che ci sia un contesto fondamentale in questo momento che è quello dell'una e dieci, per cui l'unica cosa che vi voglio dire è che, tutto sommato, mi sembra che, al netto dei vizi di forma, di procedura e di tutto il resto, ci siamo comunque messi a discutere di una cosa di cui dovremmo ridiscutere con grande precisione insieme, e mi sembra che sia quello l'appuntamento. Quanto ai richiami sul chi siamo e perché siamo in un certo posto, io ne sento veramente tutta la responsabilità, anche perché, quando si viene eletti, come mi è capitato, con una maggioranza così grande, ci si sente di non esser un pezzo di qualcuno o di qualcun altro, ma di dover necessariamente cercare di avere una barra della responsabilità nei confronti dell'azienda e di chi lavora in quell'azienda e nella possibilità di garantire a quell'azienda prospettive coerenti con il vero editore di riferimento, che è rappresentato ancora da chi paga il canone.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 1.10 del 4 agosto.

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