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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 293 di mercoledì 15 maggio 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 11,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 95, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lia Quartapelle. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per richiamare l'attenzione dell'Aula su quanto sta accadendo in Georgia. In queste ore, la storia d'Europa, lo spirito fondativo europeo batte nelle strade e nelle piazze di Tbilisi. Ci dev'essere una via di mezzo tra quello che abbiamo fatto in Afghanistan, vent'anni fa, quando abbiamo invaso quel Paese per esportarvi la democrazia, e quando abbiamo abbandonato quel Paese, vent'anni dopo, lasciando completamente sole le persone che avevano creduto nella democrazia. E la via di mezzo, secondo me, passa proprio dallo stare vicino a quelle persone, a quei movimenti, a quei partiti, a quella società civile, a quei manifestanti, che, in questo momento, chiedono al loro Paese di essere più vicini all'Europa, che non a un'autocrazia, qual è la Russia di Putin. Dobbiamo trovare un modo per stare vicino ai manifestanti georgiani.

Ieri sera, una delegazione composta dai presidenti delle Commissioni esteri di vari Parlamenti europei era in piazza Tbilisi. Oggi, i Ministri degli Esteri della Lituania, dell'Islanda e dei Paesi nordici sono a Tbilisi. E a me viene da chiedere: l'Italia dov'è? E lo chiedo a quest'Aula, che è molto poco interessata a quello che sto dicendo. L'Italia è un Paese fondatore dell'Unione europea, e lì non c'è. Mi dispiace, colleghi. Lo dico con l'amore per la mia e la nostra Patria, l'Italia, per il progetto di integrazione europea, che è l'Unione europea. E lo dico cercando di risvegliarci: non possiamo essere sonnambuli. In queste ore, si sta facendo un altro capitolo della storia europea. Proprio in Georgia, quei ragazzi, quelle ragazze, quelle persone di tantissime età diverse, che sono in piazza, stanno facendo la storia dell'Europa, e il nostro Paese non c'è. Ho chiesto la parola davvero per chiedere che quest'Aula, questo Parlamento e la nostra politica, spesso così divisa su piccole sciocchezze, ritrovino un'unità, ritrovino un modo per esserci, perché quello che succede in Georgia in queste ore avrà un grande impatto, come quello che è successo in Ucraina 10 anni fa, nel 2013 e nel 2014, sta avendo un grande impatto. Risvegliamoci, colleghi. Troviamo un modo per stare vicini alla Georgia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giulia Pastorella. Ne ha facoltà. Sullo stesso argomento, giusto?

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Sì, mi unisco all'appello fatto dalla collega Quartapelle e anticipato anche dalla mia collega Onori, ieri, in fine seduta, affinché veramente questo Governo metta la Georgia tra i dossier assolutamente prioritari. Non farlo rischierebbe di essere l'ennesimo errore strategico, che porterebbe, poi, a conseguenze di lungo termine, non solo perché bisogna stare accanto a chi è candidato a entrare a far parte della nostra famiglia europea, ma perché è un film che abbiamo già visto. Non per niente, questa legge, che è stata alla base delle proteste, è anche denominata “legge russa”. Questo ci dovrebbe far capire a quale pericolo stiamo andando incontro, voltandoci dall'altra parte.

Noi, come Paese fondatore, dovremmo essere più presente, dovremmo accompagnare e sostenere questi grandi momenti di scontro ideologico, nel senso più bello e più puro dei valori e delle libertà che l'Unione europea rappresenta e che i georgiani, a suon di proteste e cannoni ad acqua - abbiamo visto immagini veramente scioccanti - stanno difendendo anche per noi. Quindi, mi unisco alla richiesta che la Georgia sia messa come priorità tra i nostri dossier e come priorità per la nostra famiglia europea (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Prima di andare oltre, salutiamo la dottoressa Valentina Palmisano e il Consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze di Ostuni, in provincia di Brindisi. Grazie di essere qua (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà. Sullo stesso argomento?

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Sì, grazie, Presidente. Voglio associarmi alle parole dell'onorevole Quartapelle. Peraltro, ho preparato un question time, a cui risponderà il Ministro Tajani proprio oggi pomeriggio, sulla crisi che si sta verificando in Georgia. Il voto di ieri è un voto molto grave e sappiamo che c'è un'ipotetica quarta lettura, qualora il Presidente della Repubblica la richiedesse, ma solo formale. È un tema drammatico.

Lo svolgimento fino a qui è diverso da quello di Maidan; le proteste non hanno spuntato una vittoria, come forse noi speravamo. La vittoria sarebbe consistita nel bloccare questa cosiddetta legge russa, ma l'evoluzione che si è determinata ieri sta provocando una spaccatura drammatica nel Paese tra la parte più consapevolmente legata ai valori della democrazia e al percorso verso l'Unione europea e la parte, invece, conservatrice, che ha solo subìto l'avvio dei negoziati con la concessione dello status di candidato.

Io credo, e mi associo quindi alle parole dell'onorevole Quartapelle e degli altri colleghi intervenuti, che a livello di Governo italiano e a livello di Unione europea, nonostante la distrazione provocata dalle elezioni, si debba tenere conto del fatto che quello è un pezzo di Europa potenziale, di libertà e di democrazia e non deve diventare un annesso russo, con tutto quello che ciò comporterebbe.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.

GIANGIACOMO CALOVINI (FDI). Presidente, mi collego a quanto detto precedentemente dai colleghi e dalla collega Quartapelle in merito alle terribili e preoccupanti notizie che giungono, in queste ore, dalla Georgia. Come partito di maggioranza, penso di potermi esprimere a nome di tutti i colleghi della coalizione che sostengono questo Governo nel sostenere che siamo fortemente preoccupati per quanto accaduto, nel merito del provvedimento e, soprattutto, per le possibili e potenziali conseguenze che una legge di questo tipo, qualora dovesse essere adottata, porterebbe all'interno di un Paese che guarda, e sicuramente ha guardato fino a oggi, in modo positivo nei confronti dell'Europa. Il nostro auspicio è che possa poterlo fare anche in un futuro immediato, in un futuro prossimo.

Come diceva qualcuno poc'anzi, forse siamo distratti, oggettivamente, tutti noi, per ovvie motivazioni, rispetto alle elezioni europee che ci saranno nelle prossime settimane, ma, proprio perché ci sono le elezioni europee e proprio perché in qualche modo andremo a celebrare la democrazia di un continente che negli ultimi decenni ha portato avanti, in modo estremamente importante, alcuni valori, credo che questa possa essere un'opportunità per riflettere in modo determinante su quanto sta avvenendo in Georgia e su quanto avviene in alcuni Paesi del mondo.

Sono molto convinto che l'Italia e il Governo italiano, nelle prossime ore, non sottovaluteranno quanto accaduto e sono altrettanto convinto che tutta quest'Aula potrà essere ancor più determinante per un processo di pace e di avvicinamento della Georgia nei confronti dell'Italia e dell'Europa intera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Presidente, mi unisco anch'io alla richiesta che si ponga un'attenzione particolare a quello che sta succedendo in Georgia. Abbiamo visto scontri parlamentari, ma, poi, anche conseguenti scontri di piazza. La popolazione, naturalmente, in parte è contraria, molto contraria al fatto che si vada in questa direzione. Io credo che sia il momento di iniziare a pensare a quelli che dovranno essere la proposta e l'atteggiamento del Governo nell'ambito del prossimo Consiglio europeo. Sappiamo che già da dicembre dall'anno scorso in avanti, ormai c'è un processo avviato, oggi c'è un Paese candidato a esser parte dell'Unione europea, e questi sono fatti sempre molto delicati.

Quindi, la nostra attenzione, come Stato membro, ma anche come Stato fondatore dell'Unione europea, deve essere, in questo senso, massima e lo dico, però, anche tenendo conto di quello che è stato fatto finora nel processo di allargamento. Quindi, noi non dobbiamo mai dimenticare che ci sono i Paesi dei Balcani occidentali che da anni attendono questo ingresso. Il tutto, nell'insieme, che si tratti di processi partiti molti anni fa o più recenti, deve essere chiaro, cioè ci deve essere sempre il rispetto dello Stato di diritto, perché non ci possiamo fermare nei negoziati ai dossier economici e ai processi che riguardano il mercato unico europeo, ma dobbiamo soprattutto garantire che, in questa fase, i problemi siano risolti e che ci sia una solidità democratica, prima, appunto, dell'ingresso.

Quindi, noi abbiamo una fase molto importante in questo momento, anche perché l'evoluzione che ci sarà nella Presidenza del Consiglio europeo e anche nella Presidenza del Consiglio dell'Unione europea rappresenta una fase molto delicata e io credo che l'Italia, in questo senso, debba assolutamente giocare un ruolo determinante (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deborah Bergamini. Ne ha facoltà.

DEBORAH BERGAMINI (FI-PPE). Presidente, in queste ore drammatiche, Forza Italia è vicina e di supporto ai georgiani liberi che stanno manifestando nelle vie e nelle piazze di Tbilisi, e non solo di Tbilisi, per sollecitare l'avanzamento rispetto all'avvicinamento all'Unione europea. È chiaro che la terza e ultima lettura che ha visto approvare questa legge sugli agenti stranieri solleva fortissime preoccupazioni e deve sollevare fortissima attenzione da parte di tutti i Paesi dell'Occidente, perché c'è un rischio concreto, serio, di regressioni di libertà personali proprio all'interno di un Paese che aveva manifestato progressivamente, ma in maniera determinata, un avvicinamento di natura socioculturale all'orizzonte dell'Unione europea.

Quindi, certamente posso associarmi all'onorevole Calovini nel confermare un forte interessamento, una forte attenzione del nostro Governo rispetto ai fatti che stanno accadendo in Georgia e voglio soltanto aggiungere che, comunque, l'attenzione delle istituzioni comunitarie europee a quello che sta accadendo è un segnale sicuramente positivo, perché testimonia che il percorso di avvicinamento all'Unione europea di questo Paese deve andare avanti e non deve subire alcun tipo di immobilizzazione e, tantomeno, di regressione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, su un altro argomento, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, sono qui a chiedere un'informativa urgente alla Ministra Calderone, per parlare di un biscottificio. Fatemi subito dire che i suoi biscotti sono imbattibili e lo dico, perché, basterebbe provarne uno, assaggiandolo, Presidente, per sentire il sapore dei biscotti che suo zio o sua nonna facevano quando era piccolo. Parlo del BiancoForno, un'eccellenza, come tutti sanno; ma pochi sanno quanto lontane dall'eccellenza siano le condizioni di chi ci lavora, perché al BiancoForno esistono quei buonissimi biscottini, prodotti con la professionalità di chi ci lavora e con il sacrificio di tantissime famiglie, ma non esistono i diritti più essenziali, che voglio ricordare qui, in Parlamento: turni comunicati il pomeriggio precedente; nessuno spazio concesso ai lavoratori e alle lavoratrici per fare assemblee in azienda; ferie e permessi prelevati forzatamente per coprire i giorni in cui i lavoratori sono tenuti a casa contro la loro volontà; contatori in negativo anche di 700 ore; interinali che da 10, 15, addirittura 18 anni, lavorano al fianco di chi ha contratti a tempo indeterminato, producendo gli stessi biscotti; ricatti, accuse e ostilità della dirigenza verso chi rivendica i propri diritti. Addirittura, Presidente - mi ascolti -, investigatori privati messi a seguire gli RSA, i rappresentanti sindacali dell'azienda.

Ecco, tutte queste violazioni della norma e del contratto collettivo nazionale devono essere giustificate. Vorrei che la Ministra Calderone ci dicesse cosa ne è dell'ispezione degli ispettorati del lavoro, perché il biscottificio di Fornacette, nel comune di Calcinaia, dà lavoro a 190 addetti, ma ce ne sono più di 380 che gli ruotano attorno, con cooperative, ma che sono sempre gli stessi lavoratori e lavoratrici. Dicono: noi vogliamo conoscere l'orario di lavoro, sapere quando si entra e quando si esce. È così strano? Già, perché in quell'azienda il fine turno glielo comunicano bussando alla spalla e dicendo: ehi, oggi, finisci alle 19 o finisci alle 20. Ma mi spiegate, così, come una famiglia può organizzarsi? Dove siamo finiti? Tutto questo può accadere, nell'Italia democratica che conosciamo?

Una ragazza interinale ci dice che, per un errore banale, è stata messa in cassa fino alla scadenza del contratto. È normale che la segretaria della CGIL, della Flai-CGIL, dopo che ha denunciato tutto questo sia stata querelata per diffamazione? Ecco, io lo chiedo a voi, con le loro parole.

È accettabile, nel 2024, trovare aziende blasonate che lucrano sul bisogno e accusano il sindacato di essere anacronistico? Come, Presidente, se ci fosse qualcosa di moderno nello sfruttare i lavoratori e le lavoratrici come nell'Ottocento. Per questo le chiediamo un'informativa urgente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di rafforzamento della cybersicurezza nazionale e di reati informatici (A.C. 1717-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1717-A: Disposizioni in materia di rafforzamento della cybersicurezza nazionale e di reati informatici.

Ricordo che, nella seduta di ieri, si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1717-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Gli incidenti o attacchi informatici, chiamateli come preferite, purtroppo sono in netto aumento: sono sicuramente in aumento per le tensioni geopolitiche, sono in aumento perché aumentano i dispositivi digitali utilizzati - il Consiglio europeo ha previsto che entro il 2025, con Internet delle cose, saranno 41 miliardi nel mondo i dispositivi digitali connessi -, eppure in Italia aumentano più che altrove. Basta leggere la relazione annuale al Parlamento dell'Agenzia nazionale per la cybersicurezza per vedere i dati che riguardano il nostro Paese. E questo al netto di tutto il sommerso, perché noi immaginiamo che molti di questi incidenti o attacchi non siano nemmeno denunciati, purtroppo. Quindi, noi abbiamo dati che sono una sorta di punta dell'iceberg e sono molto preoccupanti, perché, talvolta, anche i soggetti che ne sono vittima non denunciano, da un lato, perché pensano che non ci sarà un accertamento giudiziario che, in qualche modo, faccia ottenere loro tutela, dall'altro lato, perché c'è un danno reputazionale evidente, ma, in parte, anche perché pensano che le risposte fornite dall'Agenzia nazionale per la cybersicurezza saranno inutili, inefficaci, tardive, anzi, a volte, un intralcio alla ripresa della loro attività il prima possibile, con il danno economico che ne consegue. Dunque, dobbiamo rafforzare l'Agenzia nazionale per la cybersicurezza, su questo siamo assolutamente d'accordo. Noi di Italia Viva abbiamo sostenuto la costituzione di questa Agenzia, l'abbiamo sostenuta in questi anni di prima attività, sappiamo che ci sono delle eccellenze tra i professionisti che lavorano per l'Agenzia nazionale per la cybersicurezza, ma non basta. Basta confrontare i dati del personale e delle risorse che sono a disposizione per l'Agenzia nazionale in Italia e quelli della Francia o di altri Paesi per rendersi conto che l'impegno non è sufficiente, dobbiamo fare di più.

Ci preoccupa che il Governo, con questo disegno di legge sulla cybersicurezza, si preoccupi di come evitare di perdere le competenze e le professionalità che ha al proprio interno, ma non di come attrarne di nuove, anzi, boccia tutte le proposte che sono state fatte anche dalle opposizioni proprio per cercare di attrarre nuove competenze già formate, già operative, già in grado di dare delle risposte oggi. E, invece, l'Agenzia dovrebbe essere focalizzata soprattutto su questo, a cominciare dal suo direttore generale, dal prefetto Frattasi, che noi gradiremmo lavorasse h24 all'Agenzia e ci preoccupa vederlo, invece, impegnato in iniziative di campagna elettorale dei partiti di maggioranza, addirittura con pseudo-magliette, perché questo, poi, mina la credibilità di un'Agenzia che ha un ruolo delicatissimo ed importante, a tutela di tutti in un Paese democratico. Non vi stupite se, poi, le opposizioni insorgono quando, nel disegno di legge sulla cybersicurezza, si propone addirittura di affidare all'Agenzia nazionale - quindi, a un'Agenzia governativa, con quello stesso direttore generale che ne è responsabile -, in materia di intelligenza artificiale, il controllo etico sull'intelligenza artificiale. Per fortuna, in questo provvedimento, questa norma è stata espunta, ma non ci rassicura il fatto che, ieri, il Governo, in quest'Aula, non si sia assunto l'impegno che avevamo chiesto di scongiurare il rischio che quella norma uscita da questo disegno di legge rientri in un prossimo provvedimento, magari proprio quello sull'intelligenza artificiale che arriverà presto in Parlamento.

Cosa si cerca di fare, cosa cerca di fare il Governo con questo disegno di legge? Ampliare il numero dei soggetti che sono tenuti ad obblighi di notifica, di comunicazione, di denuncia, diciamo così - le regioni, le città metropolitane, i comuni più grandi, le amministrazioni centrali, tutta una serie di società che si occupano di trasporto, di servizi informatici -, individuando anche dei responsabili, delle nuove figure responsabili per la cybersicurezza all'interno di queste amministrazioni. Peccato, però, che il Governo non metta un euro a sostegno di queste nuove attività che vengono richieste agli enti locali, alle regioni e alle amministrazioni centrali. Perché è facile gravare di nuovi obblighi altri soggetti senza stanziare risorse, non solo per l'adeguamento da un punto di vista strumentale e tecnologico in un settore che è a rapidissima evoluzione e che richiede risorse ingenti per far fronte proprio al rischio di attacchi, ma anche per investire nel capitale umano. Non si dà la possibilità di assumere nuovo personale - laddove, magari, le amministrazioni quelle competenze all'interno non le abbiano - né di investire sulla formazione e sull'aggiornamento delle competenze che pure ci sono. Avete respinto anche la proposta di una valutazione, almeno minima, di questa attività aggiuntiva che viene richiesta ai responsabili per la cybersicurezza. Che quello delle risorse sia il tema centrale, il grande assente di questo provvedimento, non ve lo hanno detto solo le opposizioni, lo hanno detto tutti gli auditi, i numerosi auditi che abbiamo ascoltato in Commissione. Peccato che il Governo non si sia degnato di venirli ad ascoltare. Forse sarebbe stato utile, non obbligatorio, ma utile, in una materia così tecnica, così difficile, così complessa ascoltare anche gli esperti in materia che cosa avevano da dire.

Noi ampliamo gli obblighi, da un lato, e, dall'altro, ampliamo le responsabilità, perché tutta la seconda parte del provvedimento si dedica ad ampliare il novero dei reati, ad aumentare le pene, ad aumentare i reati presupposto del decreto legislativo n. 231. Insomma, il cavallo di battaglia di questo Governo, che, quando è in difficoltà, moltiplica le pene e aumenta reati. Io credo che questo modo di legiferare funzioni sicuramente per la comunicazione, funzioni sicuramente per la conferenza stampa in cui annuncerete questo provvedimento, ma non risolva i problemi concreti, che noi abbiamo a cuore nell'interesse nazionale, cioè evitare che questi attacchi ci siano, che la nostra sicurezza nazionale sia a rischio e sostenere coloro che questi attacchi li subiscono per poter prontamente reagire.

Benissimo aver accolto la nostra proposta di cancellare la norma che, addirittura, escludeva il bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti, come, invece, avevate proposto, introducendo anche un precedente rischioso. Ma che cosa ne è, per esempio, della soluzione del tema della competenza territoriale? Voi avete introdotto nuovi reati, ma quale è il giudice che dovrà decidere se un cittadino decidesse di rivolgersi a un giudice per ottenere giustizia? Fermo restando che, poi, c'è un tema di collaborazione a livello internazionale, perché spesso questi reati sono commessi fuori dai confini nazionali e, quindi, non sono nemmeno facilmente perseguibili.

Nulla si è voluto fare, nonostante l'impegno del Governo, nemmeno su un tema delicato come quello della legittima difesa, che più volte abbiamo posto in Commissione e in quest'Aula, con impegni scritti sull'acqua da parte del Governo di risolverlo. Nonostante i numerosi consulenti, ben pagati da tutti noi cittadini, che avete al Ministero della Giustizia e nel vostro Governo, non è stata data risposta. Eppure, le opposizioni hanno lavorato in modo costruttivo e collaborativo a questo provvedimento, proprio perché riteniamo che delle risposte servano nell'interesse del Paese.

Questa collaborazione e questa disponibilità hanno portato tutte le opposizioni a presentare un numero limitatissimo di emendamenti, circoscritti, puntuali, per migliorare il testo, avendo, noi sì, fatto la fatica di ascoltare tutti gli auditi, così come ricordo la nostra disponibilità sui tempi (ci avete chiesto tempi rapidi e tempi rapidi sono stati). Nonostante ciò, nel passaggio tra Commissione e Aula, un emendamento che io avevo proposto, passato all'unanimità in Commissione sulla base di un parere favorevole del Governo, di una riformulazione che il Governo stesso aveva presentato, è stato cancellato in Aula due giorni dopo per la stessa volontà del Governo di sopprimere quella modifica che avevamo concordato. Questo è un segno di mancanza di capacità del Governo da un punto di vista tecnico, ma anche di incapacità politica all'interno del Governo di gestire una regia tra le diverse amministrazioni coinvolte, perché, quando il Governo parla, in Commissione o in Aula, è uno. E sicuramente è una mancanza di rispetto per il lavoro parlamentare, a cominciare da quello delle opposizioni.

Né ci rassicura il fatto che questa sia una prima lettura e che, poi, il testo possa essere discusso in Senato, perché sappiamo già che in Senato non ci saranno modifiche, non ci sarà tempo per cambiare nulla, per modificare nulla, per riflettere meglio su alcuni nodi rimasti irrisolti. Perché? Non perché ci siano esigenze costituzionali o perché ci sia un'esigenza sostanziale di risparmiare una settimana o due settimane di lavoro parlamentare. No, l'esigenza è di poter annunciare in conferenza stampa che c'è questa legge, prima del G7, in piena campagna elettorale per le europee. Perché questo è l'impegno del Governo: avere questa legge approvata come bandierina da sventolare in campagna elettorale. Le opposizioni sono state molto più responsabili di voi, perché, anziché giocare una partita politica - perché tutti siamo in campagna elettorale -, anziché, in modo pretestuoso, cercare di allungare i tempi del dibattito e della discussione, noi non vi abbiamo fornito alibi: noi abbiamo lavorato seriamente nell'interesse del Paese, non abbiamo piantato bandierine e vi abbiamo consentito di gestire il provvedimento cercando di migliorarlo. Non sempre ci siamo riusciti per l'atteggiamento arrogante del Governo e della maggioranza, ma ci abbiamo provato.

Adesso voi andrete in Senato e approverete, nei tempi che avete previsto, questo provvedimento, ma rimarrà un grande tema, finita la campagna elettorale e finito il G7, che, senza risorse, senza investimento nelle competenze, nella formazione, nella dotazione strumentale, questa legge è inutile, non funzionerà, non risolverà i problemi, non metterà in sicurezza.

Noi ci asterremo, come Italia Viva, su questo provvedimento, perché non vi vogliamo fornire l'alibi che è responsabilità delle opposizioni se le cose non funzionano. La responsabilità è tutta nelle vostre mani, noi abbiamo solo cercato di aiutarvi in questo lavoro e di segnalarvi rischi.

Guardate, c'è un mio amico sindaco che davanti alla porta del suo ufficio ha una frase: qui finisce lo scaricabarile. Ecco, voi avete, ancora una volta, come Governo Meloni, lasciato lo scaricabarile e messo in mano ai sindaci, ai presidenti di regione e alle amministrazioni centrali la responsabilità di nuovi obblighi, che voi ponete, e responsabilità penali altissime, senza dotarli degli strumenti e della formazione per far fronte a quei nuovi obblighi. Voi avete fatto il compitino, il Governo Meloni può dire di aver fatto la sua parte, da qui in avanti la responsabilità è di altri.

Io non credo che si governi così, ve lo abbiamo segnalato e spero di sbagliare. Infatti, quando viene a essere vulnerato il sistema della sicurezza nazionale, non c'è solo un problema di danno reputazionale, ed economico, c'è un problema di danno a ciascun singolo cittadino per i propri dati personali, che sono una ricchezza enorme, ma anche per il funzionamento di servizi essenziali. Quando si bloccano un ospedale e il trasporto pubblico, quando va in tilt e sotto attacco un sistema di un'ASL, pagano il conto i cittadini. Spero che il Governo Meloni ne sia consapevole, anche finita la campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Il gruppo di Noi Moderati voterà a favore del disegno di legge all'attenzione dell'Aula quest'oggi, dedicato al rafforzamento della cybersicurezza nazionale ed ai reati informatici. Come gruppo di Noi Moderati, siamo particolarmente attenti a questa tematica: dall'inizio di questa legislatura, io ho promosso l'Intergruppo parlamentare per la sicurezza informatica e tecnologica e abbiamo dato il nostro contributo nel migliorare il disegno di legge che stiamo valutando. Siamo attenti, all'interno della Commissione difesa, con l'onorevole Bicchielli ed è attento il capogruppo, il presidente Maurizio Lupi. Infatti, questo è un tema che fino a oggi non ha visto leggi varate dal nostro Paese; è il primo provvedimento e sarà certamente l'inizio di un lavoro lungo e importante. E già con questo provvedimento si fa un primo passo nei confronti del tema delle minacce che ci sono nel web e nell'ambito tecnologico. Ogniqualvolta un Paese affronta il tema della minaccia, deve essere certo di identificarlo adeguatamente, di conoscerne le caratteristiche, di conoscere i rischi e i punti deboli del sistema che rischia di essere colpito, quindi il nostro Paese. Le minacce possono essere di diverso tipo: le forniture energetiche, il campo economico - attraverso, ad esempio, le speculazioni finanziarie -, gli snodi logistici, come stiamo assistendo nel caso del Mar Rosso, ma si è aggiunto, da qualche tempo a questa parte, tutto il tema della tecnologia, dell'informatica e del web.

Il range dei possibili eventi è ampio: si va dagli attacchi hacker a veri e propri reati criminali, come, ad esempio, il sequestro dei dati che subiscono decine e decine di aziende, purtroppo, ogni giorno, nel nostro Paese. I dati che ci fornisce l'Agenzia nazionale per la cybersicurezza sono inquietanti: nel 2023 vi sono stati 1.411 eventi cyber, cresciuti del 140 per cento rispetto al 2022, e, sempre nel 2023, sono stati 3.303 i soggetti italiani target di eventi cyber, mentre nel 2022 erano 1.150. Quindi, c'è una crescita esponenziale di questi numeri ed è pertanto fondamentale aumentare la resilienza e la consapevolezza. Spesso, infatti, è proprio la scarsa conoscenza dei possibili rischi a cui ci si espone a causare la vulnerabilità del sistema. Quindi, in pratica, sono due fronti su cui ci dobbiamo concentrare: la sicurezza nazionale e la criminalità economica.

La governance disegnata all'interno di questo provvedimento ricade al vertice della Presidenza del Consiglio, che prevede che l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale si occupi della strategia nazionale e del coordinamento delle attività, per aumentare la resilienza ed è fondamentale che l'Agenzia sia, poi, il collettore delle comunicazioni di eventi e minacce.

Vorrei ricordare quanto sia diventata centrale la cybersecurity, anche a livello europeo. Basti pensare che uno dei sette investimenti del PNRR si articola, esattamente su questo tema, in quattro aree principali: il rafforzamento dei presìdi per la gestione degli alert verso la pubblica amministrazione e le imprese di interesse nazionale, il consolidamento della capacità di valutazione della sicurezza dell'hardware e del software, il potenziamento delle Forze di Polizia dedicate ai crimini informatici e l'implementazione degli asset incaricati della protezione della sicurezza nazionale e della risposta alle minacce cyber. Quindi, l'attenzione europea è forte, ma, ad oggi, lo è anche nel nostro Paese, che rapidamente ha visto nel Governo la volontà di impegnarsi a dare una risposta normativa. Il primo strumento di sicurezza in rete è proprio la centralizzazione delle informazioni sulle minacce ai danni del cosiddetto perimetro di sicurezza cibernetica, che include la pubblica amministrazione, gli enti e gli operatori pubblici e privati che svolgano funzioni istituzionali o essenziali per gli interessi dello Stato. Prima ancora, però, degli strumenti di legge, è necessario aggiornarci con le nuove tecnologie ed essenziale, quindi, è intervenire su alcune tematiche, come, ad esempio, l'intelligenza artificiale. È stato ricordato poco fa in Aula - e il Consiglio dei ministri ha già previsto un provvedimento ad hoc sull'intelligenza artificiale -, come sia giusto e importantissimo, e l'Italia è in grado di farlo, avere la sovranità tecnologica, non dipendere dall'estero e collaborare con l'estero, ma tanto è stato fatto dal nostro gruppo, anche all'interno di questo provvedimento, per raggiungere tali obiettivi. Diversi, infatti, sono stati gli emendamenti da noi proposti e, nel merito, il provvedimento è orientato a rafforzare la funzione dell'Agenzia proprio in termini della sua attività, degli strumenti che ha a disposizione e del personale, sull'adeguamento delle norme del codice penale, per la prevenzione e il contrasto ai reati informatici, in questo caso ampliando l'ambito di applicazione e inasprendo, nel complesso, il trattamento sanzionatorio.

Oltre al rafforzamento dell'Agenzia, il disegno di legge disciplina i rapporti tra l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, la polizia giudiziaria e il pubblico ministero. Noi crediamo, Presidente, che la cybersicurezza sia un processo e non possa essere ridotta alla mera adozione di qualche prodotto di sicurezza allo state of the art. Legiferare in ambito cybersicurezza vuol dire definire gli standard di sicurezza, le responsabilità e le sanzioni per le violazioni, promuovendo anche la condivisione di informazioni tra enti pubblici e privati, come crediamo sia fondamentale il tema della sensibilizzazione e della formazione. Proprio nei nostri emendamenti, ma anche negli ordini del giorno, abbiamo concentrato l'attenzione sul tema delle competenze del responsabile cybersicurezza. Abbiamo anche insistito sull'aumento di sicurezza dei dati, sulla questione dell'home banking, con un emendamento sulla crittografia, la premialità nei bandi, per dare forza agli strumenti nazionali ed europei, poi c'è stata una modifica richiesta dal Governo, ma noi, esattamente sulla sovranità nel nostro Paese su questo tema, insisteremo con tutti gli altri provvedimenti che porteremo avanti.

Crediamo che la cultura della cybersicurezza, ed è per questo che alcuni emendamenti sono dedicati a questo, debba intervenire su due ambiti formativi. Il primo è la consapevolezza, perché abbiamo la nostra quotidianità circondata oramai da tecnologia a tutte le fasce d'età e, quindi, cittadini e imprese devono sapere quali siano i vantaggi della tecnologia - e ce ne sono tanti -, ma anche quali siano i numerosi pericoli -; tuttavia, contestualmente, dobbiamo avere competenza, nel nostro Paese.

Infatti, quando parliamo di 500.000 posti di lavoro, che le aziende italiane mettono a disposizione dei lavoratori italiani, è necessario avere competenza, in particolar modo, sul tema della sicurezza dei dati; al riguardo occorre avere alti livelli di formazione, per occupare posti di responsabilità importanti, anche con riferimento alla manovalanza nell'ambito dell'informatica.

Proprio in questi ambiti la collaborazione, la vera partnership, tra pubblico e privato, è assolutamente possibile. Abbiamo, nel nostro Paese, risorse umane di eccellenza che non dobbiamo far scappare all'estero, come purtroppo, in alcuni casi, in altri settori, è capitato nella storia d'Italia. Abbiamo anche eccellenze nella produzione che certe volte vengono utilizzate da player esteri e non dal nostro Paese. Quindi, crediamo che sia importante legiferare nell'ambito della sicurezza attraverso norme adeguate e con un monitoraggio costante. Siamo convinti che, con calma, con serietà e con responsabilità, quella di affrontare la sicurezza dei dati e i nuovi strumenti tecnologici, sia una sfida che si può affrontare con efficacia. L'Italia da questo punto di vista può - come spesso ha fatto nel passato - diventare un punto di riferimento a livello internazionale.

Su questo Noi Moderati, insieme al Governo, continuerà a lavorare e sarà certamente una tematica su cui vogliamo distinguerci perché vediamo più opportunità che difficoltà e limiti. Ma è chiaro che, perché tutto diventi opportunità, è necessario che le leggi siano giuste, siano equilibrate, siano semplici e non aggravino di burocrazia imprese, settori, operatori e professionisti che su questo ambito possono garantire sicurezza, ma possono anche rendere un servizio importante al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame si occupa di cybersicurezza nazionale: pertanto, nelle sue finalità e nei suoi intenti sarebbe condivisibile, perché si tratta di prevenire e contrastare gli attacchi di diversa natura finalizzati alla messa fuori uso di sistemi informatici o all'estrazione fraudolenta di dati. Infatti, come Alleanza Verdi e Sinistra, ci stavamo orientando per un voto di astensione perché, comunque, l'assenza totale di fondi palesa la natura spot di questo provvedimento. Poi, però, man mano che sono proseguiti i lavori in Commissione e in Aula, il testo è stato peggiorato e, soprattutto, il Governo ha gettato la maschera rispetto a certi scopi.

Vado, anzitutto, alle due criticità genetiche del disegno di legge, cioè, quelle esistenti sin dalla prima stesura del disegno di legge. Primo, si appalta al codice penale il compito principale di garantire la cybersicurezza nazionale; secondo, l'assoluta mancanza di fondi.

La condivisibile esigenza di implementare le strutture di sicurezza di cibernetica, a presidio dei sistemi pubblici e privati, non richiedeva di intervenire in misura prevalente sul sistema sanzionatorio penale, come evidenziato nel rapporto Clusit 2024 che lamenta un incremento significativo in Italia degli attacchi gravi globali. Il nostro Paese appare sempre più nel mirino dei cybercriminali e necessita di un adeguamento delle dotazioni di sicurezza preventiva degli apparati pubblici e privati, per scongiurare il rischio di collasso del sistema.

Invece, il disegno di legge in oggetto affida il raggiungimento dell'obiettivo sicurezza cibernetica interna alla risposta repressiva dei fenomeni criminali, con nuovi reati e un aumento significativo delle pene. Quindi, si investe tutto sulla deterrenza. Ma, proprio per questi reati, gli strumenti investigativi appaiono, il più delle volte, insufficienti a identificare gli autori, magari nascosti dietro reti VPN allocate in “Paesi ombra”, con ciò rendendo inefficace - se non addirittura inutile - il deterrente della sanzione penale, rispetto a processi di difficile costruzione probatoria. Bisogna, invece, prevenire questi attacchi. Da questo punto di vista dobbiamo riscontrare che non c'è un euro - un euro - in questo provvedimento volto alla prevenzione e al potenziamento dei nostri sistemi di cybersicurezza. Sostanzialmente, il Governo fa le nozze coi fichi secchi, perché l'Italia è l'ultimo Paese del G7 per quanto riguarda il rapporto tra le spese di cybersicurezza e il PIL, con una percentuale dello 0,12 per cento a fronte dello 0,19 per cento di Francia e Germania, dello 0,29 per cento del Regno Unito e dello 0,34 per cento degli Stati Uniti. Questo, nonostante il documento della Strategia nazionale per la cybersicurezza richiami un impegno, confermato dal Governo, di investire l'1,2 per cento degli investimenti nazionali lordi sulla cybersicurezza. Quindi, sostanzialmente, “sicurezza” non significa soltanto “una sicurezza con le armi”; stiamo parlando proprio di cybersicurezza. Mentre, da un punto di vista di armi, il Governo non ha nessun problema a palesare l'intenzione di aumentare, in rapporto al prodotto interno lordo, sulla cybersicurezza, invece, siamo completamente allo zero.

Ecco, a fronte di queste due criticità, la mancanza di fondi e la delega al codice penale dei compiti di cybersicurezza, si sono aggiunti, però, almeno altri due aspetti che destano preoccupazione. Anzitutto, l'introduzione, nel testo del disegno di legge, dell'articolo 22 che prevede la possibilità, per gli ispettori del Ministero della Giustizia, di verificare il rispetto delle prescrizioni di sicurezza negli accessi nelle banche dati in uso presso gli uffici giudiziari. Quindi, sostanzialmente, il Ministero della Giustizia potrà mandare dei suoi ispettori a fare delle verifiche direttamente nelle banche dati giudiziarie. Questo certamente non ci fa stare per nulla tranquilli. Soprattutto, questa formulazione: “rispetto delle prescrizioni di sicurezza”, nessuno sa cosa significhi. L'abbiamo chiesto al Governo e il Governo è stato zitto. Addirittura, ieri abbiamo presentato un ordine del giorno a mia prima firma, chiedendo un impegno al Governo di spiegarci il significato di questa formulazione e la risposta è stata un parere contrario; quindi, un voto contrario dell'Aula. Il Governo non ha nemmeno intenzione di spiegare il significato di questa formulazione. Quindi, o non sa spiegarlo ed è possibile, perché probabilmente qui nessuno sa capire il significato. Forse ci sarà un decreto ministeriale del Ministero della Giustizia a spiegare il significato: un paradosso, un corto circuito, il Ministero della Giustizia stabilisce tutte le norme per mandare poi le proprie spie dentro le banche dati giudiziarie. Oppure il Governo lo sa benissimo, ma non ce lo vuole dire per non allarmare sostanzialmente e palesare le proprie intenzioni, anche rispetto all'opinione pubblica.

Altra modifica dell'ultimo minuto in Comitato dei nove che, forse, è sfuggita ai più ed è stata evidenziata bene ieri dal collega Grimaldi, è la modifica all'articolo 13 del disegno di legge, dove si prevede un sistema di premialità per le proposte, per le offerte, che contemplino l'uso di tecnologie di cybersicurezza. Nella formulazione originaria erano previste premialità solo per le aziende italiane, dei Paesi dell'Unione europea e dei Paesi NATO. Però, con un emendamento dell'ultimo minuto - come dicevo - sono stati invece introdotti anche i Paesi che sono parte di accordi di collaborazione con la NATO in materia di cybersicurezza. Quindi, sembra a tutti gli effetti un emendamento scritto appositamente per includere Paesi come, ad esempio, Israele, e ciò è particolarmente significativo, da un punto di vista politico, in questo momento storico. Qui, attenzione: non stiamo parlando di embargo; non stiamo parlando di sanzione a Israele. Qui stiamo semplicemente introducendo delle premialità, cioè, andiamo addirittura a premiare. È un messaggio politico molto chiaro, soprattutto mentre i nostri Governi, invece, condannano l'escalation di guerra che ha portato 35.000 morti nella Striscia di Gaza. E ancora oggi si chiede - e continuiamo a chiederlo, lo dobbiamo fare tutti - un cessate il fuoco (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), proprio perché quella popolazione lì, chiusa a Rafah, è senza via di uscita. Quindi, qui introduciamo addirittura un criterio di premialità.

Non possiamo, inoltre, sottovalutare il fatto che sia stato approvato dalla maggioranza anche un ordine del giorno, che chiaramente non è confluito nel testo di questo disegno di legge, ma che lancia un chiaro messaggio politico, in prospettiva, da parte del Governo. Cioè, la maggioranza ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo a rivedere il sistema delle intercettazioni: ad esempio, in particolare, l'uso del trojan. Si prevede una disciplina organica del captatore informatico. Poi, al di là dei giri di parole per cui sia in linea con la Costituzione - siamo tutti d'accordo che debba essere in linea con la Costituzione -, però con tutta la Costituzione, non solo con gli articoli che fanno comodo.

Qui c'è un chiaro messaggio politico: proprio mentre ci troviamo nel bel mezzo dello scandalo in Liguria, dove la politica se ne è andata completamente in vacanza, il Governo e la maggioranza lanciano un segnale, cioè, ridurre gli strumenti di indagine in mano alla magistratura. Questo almeno deve essere chiaro ai cittadini: mentre c'è uno scandalo che investe la politica, il Governo dice di voler riformare il sistema delle intercettazioni e, quindi, l'uso del captatore informatico.

Alla luce di questi elementi, ribadisco: l'assenza di fondi; l'aver appaltato al codice penale i compiti di cybersicurezza; aver consentito agli ispettori del Ministero della Giustizia di mettere il naso nelle banche dati giudiziarie; aver previsto premialità sulla tecnologia di cybersicurezza, non solo per le nostre aziende, quelle italiane, ma anche per quelle di Paesi stranieri, in un particolare momento storico come questo. Per tutto ciò e per la volontà dichiarata del Governo e della maggioranza di limitare l'uso del captatore informatico come Alleanza Verdi e Sinistra voteremo certamente contro questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Su questo tema fondamentale è inutile ripetere tutti i dati che ci confermano che la cybersicurezza, quindi la cybersecurity, è un problema ed è un tema all'ordine del giorno che va affrontato. Quando attendevamo questo provvedimento, abbiamo detto: fantastico, finalmente ce ne si occupa, finalmente il Governo ha annunciato che avrebbe anticipato, addirittura, alcune delle norme europee sul tema e ci siamo detti pronti, convintamente, a sostenere questo provvedimento.

Il problema è che poi, dall'annuncio al testo che ci è arrivato, prima in Commissione poi in Aula, purtroppo il risultato è stato ben diverso.

Questo disegno di legge, infatti, non fa nessuna delle due cose che si era prefissato: non si occupa seriamente del tema della cybersecurity, non anticipa per davvero - o le anticipa molto male - le norme europee, oltre a non occuparsi completamente di alcune di quelle norme stesse che arriveranno; e in più condisce il tutto con il solito inasprimento delle pene, che è oramai un marchio di fabbrica di questo Governo. Perché dico che non se ne occupa seriamente?

Al di là dello scopo poco chiaro degli enti che sono portati ad adempiere a questi nuovi obblighi - scopo che, per fortuna, è stato chiarito in sede di Commissione grazie anche al lavoro delle opposizioni che hanno stilato una lista più chiara degli enti, non solo i comuni, ma anche le società in house e così via, che sono toccati da questo provvedimento - questo provvedimento mette sulle loro spalle obblighi, in particolare, di notifica di incidenti informatici, senza, come hanno già detto anche i miei colleghi, dare le risorse necessarie per adempiere a questi obblighi.

Tuttavia, ancora più delle risorse - che sono un tema, ma non sono l'unico tema - quello che preoccupa è se questi organi, quindi la pubblica amministrazione e gli enti locali abbiano davvero le competenze per adempiere a scadenze molto stringenti di notifica degli incidenti e degli attacchi informatici, competenze che al momento mi sembra non abbiano neanche per la transizione digitale, figuriamoci per qualcosa di così complesso.

Infatti, alla figura del responsabile di cybersecurity, individuata e descritta da questo atto, non corrisponde alcun tipo di contorno rispetto alle competenze che deve avere, raccontate in maniera molto vaga come “comprovate professionalità”, ma comprovate da chi? Noi abbiamo cercato con qualche emendamento di delineare meglio queste competenze, se non altro chiedendo all'Agenzia nazionale per la cybersecurity - che è l'organo deputato a stilare le linee guida, le certificazioni - qualcosa che comprovasse che questo signore o signora, all'interno dei comuni, sarà davvero competente per questi obblighi, ma c'è stato risposto picche. Quindi, questa vaghezza, che si unisce alla vaghezza nello scopo, è davvero quello che ci fa pensare che questo provvedimento non se ne occupi seriamente.

Ciò di cui non si occupa seriamente è anche la prevenzione, perché va benissimo l'obbligo di notificare gli incidenti, ma quello arriva alla fine, quando l'incidente, quindi l'attacco, è successo. Che cosa si fa per prevenire questi attacchi? Che cosa si fa per dare agli enti locali competenze e capacità per proteggersi, prima che rimediare agli attacchi? Ecco questa parte è totalmente assente.

Per fortuna, ieri il Governo ha approvato un ordine del giorno in cui, se non altro, dicevamo che l'Agenzia nazionale per la cybersecurity debba quantomeno dare linee guida - noi proponevamo anche corsi di formazione e supporto agli enti locali per la prevenzione -, ma tutto questo ci sembra comunque un impegno molto debole e, purtroppo, noi vediamo che, invece, di questo accompagnamento c'è bisogno e che altri Paesi e le omologhe agenzie rispetto all'Agenzia nazionale per la cybersecurity, in Francia, in UK, stanno già predisponendo tutta una serie di strumenti per aiutare le pubbliche amministrazioni ad adempiere questi obblighi. Noi, invece, per ora le stiamo abbandonando, senza davvero accompagnarle.

Questo mi porta al secondo punto: l'anticipazione delle norme europee. Figuratevi, noi come Italia siamo sempre in ritardo rispetto all'implementazione delle norme, siamo molto spesso multati, proprio perché prendiamo troppo tempo per implementare e trasporre direttive e regolamenti. Quindi, per una volta, ero molto felice che si anticipasse la cosiddetta direttiva NIS 2, che è la seconda versione di una direttiva di protezione di vari sistemi critici dei Paesi e che si espande anche agli enti locali.

Quindi, in questo senso, il disegno di legge è un'anticipazione, ma un'anticipazione purtroppo molto parziale, perché il discorso che facevo prima sulla mancanza totale di accompagnamento sulla prevenzione è, invece, compreso nella NIS 2 che prevede, sì, obblighi di notifica, ma anche tutta una serie di adempimenti, di prevenzione dei cyberattacchi, di gestione del rischio e di trasparenza sui processi. Insomma, molti contenuti dell'articolo 21 di questa direttiva sono totalmente assenti nel disegno di legge.

Altre direttive europee, in fase di approvazione o già approvate, sono il Cyber Resilience Act e Cybersecurity Act, che forniscono, invece, strumenti molto utili per la parte di questo disegno di legge che si occupa del codice degli appalti.

Sulla questione codice degli appalti, già in epoca di revisione del codice degli appalti io stessa avevo suggerito, a nome del mio gruppo, al Ministro Salvini di includere la cybersecurity come aspetto specifico nel codice degli appalti, quello che permette di esulare dal criterio del prezzo più vantaggioso e di avere una premialità per quei prodotti e servizi che hanno una componente di cybersecurity avanzata. Il Ministro si era detto favorevole, poi, in qualche maniera, è stato dimenticato nella revisione del codice degli appalti e, con questo disegno di legge, si cerca di mettere una pezza a quello che non è stato fatto in sede opportuna.

Al di là della tempistica - sfortunata, secondo me, come minimo - il Cybersecurity Act e il Cyber Resilience Act forniscono a livello europeo certificazioni e standard minimi di sicurezza che sono completamente ignorati da questo provvedimento. Quindi, si prevede che le amministrazioni pubbliche acquistino servizi e prodotti di cybersicurezza, ignorando completamente che gli standard delle certificazioni già sono presenti a livello europeo e sono quelli che andrebbero richiesti, più che inventarsi ancora delle nuove norme nazionali che poi ci metterebbero in concorrenza diversa rispetto agli altri Paesi.

Su questo tema c'è stato un grande dibattito, sui criteri di premialità rispetto a soluzioni e servizi che provengano da altri Paesi. Prima si è parlato di soluzioni italiane o europee, poi di Paesi aderenti alla NATO, adesso di Paesi aderenti alla NATO e di chi fa accordi con la NATO. Tutto questo - questa confusione, questa lista che va espandendosi di giorno in giorno - poteva essere facilmente evitato, semplicemente facendo riferimento a queste norme europee che già esistono e che ci avrebbero messo al sicuro, permettendoci non solo di non essere soggetti a rimproveri rispetto al nostro approccio alla concorrenza, ma anche di avere le soluzioni migliori dal punto di vista tecnico e tecnologico; l'obiettivo di questo provvedimento è la sicurezza nazionale e la sicurezza nazionale deve permetterci di acquisire e di utilizzare le migliori tecnologie possibili sul mercato, che rispettino, ovviamente, questi standard e queste certificazioni europee. Quindi, dimenticarsi completamente che queste certificazioni e questi standard esistono non è solo non anticipare le norme europee, ma proprio essere ciechi rispetto a quello che, per una volta, ci offre - adesso siamo in sede di elezioni europee - l'Europa e che ci aiuta a fare per la nostra sicurezza nazionale.

Siamo stati contenti dell'eliminazione del riferimento all'intelligenza artificiale, non tanto perché l'intelligenza artificiale non sia un tema legato alla cybersicurezza. È un tema assolutamente legato, perché, come in tutti i campi, anche nel campo della cybersicurezza l'intelligenza artificiale può aiutare e migliorare, sia in termini di prevenzione e di analisi delle minacce, sia anche in termini di attacco, quindi è una tecnologia sicuramente utile rispetto alla protezione del nostro ecosistema e dei dati nostri e dei nostri cittadini. Tuttavia, quello che non ci convinceva era l'idea che un'agenzia governativa, come l'Agenzia nazionale per la cybersecurity, avesse competenze per quanto riguarda il framework etico, che invece è definito a livello europeo, dell'intelligenza artificiale.

Siamo stati contenti che questa norma sia stata fatta uscire dalla porta; il problema è che, come ci dicono notizie di giornali, rientrerà dalla finestra nel prossimo decreto sull'intelligenza artificiale che individuerà di nuovo l'Agenzia nazionale per la cybersecurity - ripeto, ente a diretta dipendenza governativa - come responsabile per l'implementazione, il monitoraggio anche con riferimento a tutta la parte regolatoria dell'AI Act europeo, quindi del regolamento europeo sull'intelligenza artificiale.

Questo, anche secondo il regolamento stesso, non dovrebbe accadere, perché il regolamento dice di individuare un'agenzia super partes e indipendente, che possa occuparsi di questa tecnologia assolutamente delicata e l'ACN, l'abbiamo visto, non lo è.

Concludo facendo riferimento alla parte di cui parlavo circa l'inasprimento delle pene, ripeto, marchio di fabbrica di questo Governo. Anche qui al codice penale vengono appaltate le questioni di resilienza, di prevenzione e di difesa della cybersecurity e, inoltre, si inaspriscono le pene, equiparandole ai reati di mafia e di terrorismo quando tali non sono, e quindi permettendo accelerazioni sulle intercettazioni e su altri strumenti di emergenza che non si giustificano.

Per tutte queste ragioni, quindi, il nostro voto sarà di astensione, perché - ripeto - noi siamo convinti che la cybersecurity sia un tema fondamentale e siamo contenti che il Governo se ne occupi, ma purtroppo questo decreto non se ne occupa nella maniera giusta, bensì in maniera poco seria, con poche risorse, con anticipazione parziale o sbagliata delle norme europee, e con un inasprimento del codice penale che non si giustifica (Applausi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola primaria Stella di Monsampolo, di Monsampolo del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Calderone. Ne ha facoltà.

TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Grazie, Presidente, signori colleghi. Questo è indiscutibilmente un apparato normativo di ottima fattura, perché si occupa, nelle due parti - se così possiamo dire - che lo costituiscono, di due temi fondamentali, di due argomenti fondamentali del nostro tempo: la sicurezza nazionale e i reati informatici. La sicurezza nazionale rappresenta per uno Stato, per un Paese, per una Nazione, il momento più importante di protezione. E il Governo Meloni, la maggioranza, con 14 norme articolate, importanti, opportune, strutturate, ha posto rimedio a quella che era fino a questo momento, almeno in parte, una lacuna legislativa.

Certamente, il tempo che è concesso per dichiarazioni di voto finale, purtroppo, non dà la possibilità, da un certo punto di vista, di illustrare analiticamente il pregio di questo provvedimento normativo, sicché è utile andarlo a esaminare soltanto in breve, per evidenziare la opportunità, appunto, del provvedimento di cui stiamo discutendo. Farei riferimento all'articolo 1, ad esempio, che rubrica: obblighi di segnalazione di incidenti aventi impatto su reti, sistemi e servizi informatici. Questa norma stabilisce a carico di tutte le pubbliche amministrazioni centrali, di regioni, di province, di città metropolitane, di comuni superiori a 100.000 abitanti, nonché di aziende sanitarie locali, l'obbligo di segnalazione e notifica. Perché vedete, gli incidenti possono anche non essere incidenti, nel senso che possono essere aggressioni allo Stato e alla Nazione, che vanno certamente tamponati ed eliminati. E mi riferisco all'articolo 8, che rubrica: “Rafforzamento della resilienza delle pubbliche amministrazioni (…) e rafforzamento della sicurezza delle modalità di accesso a banche di dati pubbliche”. Si istituisce, ove non presente presso la pubblica amministrazione, la struttura preposta all'attività di sicurezza, e si istituisce anche il referente, nonché si disciplina l'accesso. Ecco, il Governo Meloni ha inteso porre un sistema di protezione che, per carità - lo dico agli attenti colleghi dell'opposizione -, può essere migliorato, perché tutte le norme, ci è stato insegnato, non sono mai perfette, sono perfettibili, appunto per definizione. Però, sostenere che queste 14 norme, che sono la struttura di questo provvedimento legislativo, siano non di pregevole fattura, credo sia un fuor d'opera.

Passando all'aspetto parimenti importante, Presidente e signori colleghi, che è quello relativo ai reati informatici, ecco, quale momento storico più opportuno poteva scegliere il legislatore per occuparsi dei reati informatici? Pensate, lo dico agli attenti colleghi, che il primo comma dell'articolo 615-ter del codice penale che rubrica: “Accesso abusivo a un sistema informatico o telematico”, prevedeva una pena quasi parificabile a quella prevista per il reato di percosse, a uno schiaffo. Allora, uno dei principi generali del diritto penale è quello della proporzionalità della pena. Abbiamo visto, in questi ultimi giorni, in queste ultime settimane, quello che è accaduto con il delicato argomento - è un termine che a me piace poco, però, per rendere l'idea, lo pronuncio - del dossieraggio. Quanta preoccupazione c'è stata nel nostro Paese, quando - mi sia consentito - un non attento, vorrei dire infedele, servitore dello Stato, ha abusivamente fatto accesso al sistema informatico. Vedete, questo è uno dei reati più gravi che possano esistere, perché non si accede al sistema informatico soltanto per mera curiosità, per pettegolezzo, per vaghezza, si può accedere al sistema informatico per commettere successivi, gravissimi reati, che mettono in pericolo e a repentaglio non soltanto la sicurezza del cittadino, ma la sicurezza dello Stato. Allora, parificare, quod poenam, così come era avvenuto, un reato così grave ad altri reati che certamente - mi sia consentito - suscitano meno allarme sociale non era, da un punto di vista tecnico-giuridico e soprattutto anche sostanziale della vita corrente, un fatto accettabile.

Vedete, il mio partito certamente non si entusiasma né attingendo al cosiddetto panpenalismo, né irrogando pene sempre più rigorose. Però, attenzione. Se Forza Italia, in maniera convinta, ha ritenuto che l'inasprimento delle pene per i reati informatici non fosse un esercizio dialettico inutile, o addirittura contro la storia di Forza Italia, ma ha ritenuto che era giusto, corretto e condivisibile, un motivo c'è, perché ritiene questi reati gravissimi, ritiene questi reati così gravi da suscitare il massimo allarme sociale. Allora, non deve scandalizzare - lo dico subito - che siano stati parificati ai reati di mafia e di terrorismo. Vedete che non siamo lontani. Attentare alla sicurezza dei cittadini e alla sicurezza dello Stato non è, da un punto di vista della scala dell'allarme sociale, un fatto così diverso dalla mafia e dal terrorismo, perché ci si può arrivare. A tal riguardo, Forza Italia aveva presentato un emendamento, che ha ritirato soltanto per modellarlo meglio - lo dico a tutti i colleghi -, che non aveva niente a che vedere con i giornalisti e il giornalismo, ma riguardava la ricettazione, il riciclaggio e l'autoriciclaggio della notizia che abusivamente si era estratta dal sistema informatico, e ci ritorneremo, perché lì bisogna intervenire e intervenire con forza e determinazione.

Allora, parificare questi gravissimi reati, anche da un punto di vista del e per il nostro ordinamento processuale penale, credo sia un fatto assolutamente corretto, perché, che cosa è stato fatto con l'articolo 16? Sono stati introdotti alcuni principi. Il primo, i reati informatici sono di competenza della Direzione distrettuale antimafia: certo, è un reato grave e, quindi, deve essere trattato da reato grave. Secondo, la deroga al regime ordinario per la proroga delle indagini preliminari: certo - e vado a concludere Presidente - non si può ritenere di informare chi è sottoposto alle indagini per il reato informatico, perché non risponde di un banale reato contravvenzionale, quindi, va parificato ai reati di mafia; quindi, non portarlo a conoscenza.

Terza cosa, il termine massimo di durata per le indagini. Sono stato ammonito, Presidente, dal suo scampanellare, che devo concludere il mio intervento. Anche riguardo al parificare le intercettazioni alla legge sui collaboratori di giustizia e sui testimoni di giustizia, è chiaro che ci debba essere un doppio binario per questo tipo di reati. Noi sapete quanto siamo attenti e sensibili al tema intercettazioni, dove noi possiamo essere veramente quelli che, per primi, ritengono che sia fatto un uso smodato e sconsiderato in alcuni casi - mi sia consentito il termine - delle intercettazioni telefoniche ambientali. Tuttavia, attuare un regime di deroga rispetto al regime ordinario relativo alle intercettazioni credo che non sia, anche in questo caso, un fatto da salutare in maniera negativa. Allora, è un buon apparato normativo, come ho detto all'inizio di questo mio intervento. Forza Italia è convinta che queste prime 14 norme siano delle buone norme e che l'inasprimento delle pene e la parificazione ai reati più gravi dei reati informatici e per i reati informatici sia certamente un fatto positivo. È per queste ragioni, che sinteticamente ho evidenziato, che Forza Italia esprimerà voto favorevole alla legge che oggi stiamo discutendo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi deputati, Sottosegretaria, la cybersicurezza non è un semplice elenco di norme da rispettare, non è solo la somma di processi informatici. La cybersicurezza è scudo digitale della persona e dell'intera Nazione; è difesa della libertà, della sicurezza collettiva, della privacy, dell'integrità dei cittadini, delle imprese e delle istituzioni. È difesa di tutti noi.

Il MoVimento 5 Stelle ha sempre posto i temi cyber al centro della propria agenda politica, nessun mistero. Eppure - davvero - per noi risulta impossibile formulare un giudizio positivo su questo provvedimento, che nasce già vecchio, miope, inefficace. Potevate, dovevate fare di più, ma non avete voluto né saputo farlo. È l'ennesima occasione mancata, l'ennesimo fallimento del Governo Meloni e di questa maggioranza di centrodestra. Siete più interessati a costruire spot propagandistici che a dare risposta ai problemi veri quale è quello della sicurezza cibernetica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questo provvedimento contiene dentro di sé il principio del proprio stesso fallimento. Ancora una volta ecco il vostro approccio meramente sanzionatorio, colleghe e colleghi. Pensate davvero che con le sanzioni si possano fermare gli attacchi cyber? Le vostre sanzioni resteranno inattuate perché sarà impossibile individuare gli autori e il luogo di commissione di quei reati, considerate le sofisticate tecniche di offuscamento che garantiscono l'anonimato e la commissione dall'estero, cioè da Paesi sui quali l'Italia non esercita giurisdizione alcuna. Più e più volte ho ribadito in Commissione - e lo ribadisco anche oggi in Aula - che la cybersicurezza si costruisce mediante processi attivi e non attraverso la moltiplicazione degli obblighi formali e degli adempimenti. Qui abbiamo obblighi su obblighi, cui corrispondono pene su pene. Sono le gride manzoniane.

Il MoVimento 5 Stelle ha presentato, invece, emendamenti per favorire l'analisi e la gestione preventiva del rischio, cioè per favorire processi che consentano di prevenire l'attacco. Emendamenti per la divulgazione della cultura della cybersicurezza, che consiste nella generalizzata consapevolezza che promuoverla sia un vantaggio, sia per il Paese, sia per i singoli cittadini. Tutti noi dovremmo concorrere a rafforzarla. Ho, a tal fine, parlato in Commissione di pedagogia cibernetica, ma questo concetto è stato del tutto ignorato. Ebbene, il Digital economy and society index, che è l'indice annuale dell'Unione europea, che misura lo sviluppo dell'economia e della società digitale, colloca l'Italia al 25° posto tra i 27 Paesi aderenti all'Unione europea per analfabetismo digitale. È quindi una questione di strategia e non solo di legge. Questo provvedimento manca gravemente della necessaria visione di collaborazione tra le pubbliche amministrazioni. Dov'è il quadro coordinato, che noi del Movimento 5 Stelle abbiamo proposto in Commissione? Dove sono i modelli di rete, lo scambio di best practice per una vera resilienza cyber? Non c'è nulla di tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo provvedimento è l'ennesima opportunità mancata del Governo Meloni e, permettetemi di essere franco, come possiamo con questa normativa pensare di anticipare il recepimento in Italia della direttiva NIS-2 senza prevedere criteri di certificazione dei sistemi di sicurezza e degli stessi responsabili della sicurezza? Certificazione che costituisce esattamente il cuore della NIS 2. Mancano i criteri di certificazione dei sistemi di sicurezza. Vi chiedo: quali sono i requisiti professionali dei cosiddetti referenti per la cybersicurezza? Dovranno essere ingegneri? Informatici? Chi li certifica? Quanti anni di esperienza dovranno avere? Quali percorsi formativi dovranno aver svolto? Perché non si è pensato - come pure avevamo suggerito - di valorizzare il ruolo delle università, che avrebbero potuto dare un contributo importante? Non è ancora tutto, anzi. Per la maggioranza al governo, colleghe e colleghi, la cybersicurezza si fa senza metterci neanche un euro. Mi chiedo come saranno finanziate le strutture dedicate e il referente per la sicurezza di cui ogni pubblica amministrazione dovrà dotarsi. Ricordiamo tutti cosa è successo con il Codice dell'amministrazione digitale, un provvedimento, quello, non adeguatamente finanziato e pertanto rimasto, in parte, inattuato. Con l'invarianza di bilancio, cioè con euro zero, anche questo provvedimento sarà inattuato, oppure avrà un'attuazione solo formale e non sostanziale. L'Italia si colloca all'ultimo posto dei Paesi del G7 per quanto riguarda il rapporto tra le spese per la cybersicurezza e il PIL. Stati Uniti? 0,34 per cento. Regno Unito? 0,29 per cento. Italia e Germania? 0,19 per cento, ma l'Italia solo lo 0,12 per cento.

Tutto questo mentre gli attacchi cibernetici in Italia, così come in tutti i Paesi occidentali, sono in crescita esponenziale. È evidente che l'Italia, senza risorse adeguate, non potrà affrontare questa grave e crescente minaccia. Unica nota positiva di questo provvedimento è - come da noi proposto - la soppressione dell'articolo 7, che affidava all'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, la ANC, la valorizzazione - così era scritto - dell'intelligenza artificiale, al fine di favorire un suo uso etico e corretto. Quella norma andava rimossa, perché - vorrei ricordarvi - quell'agenzia è governativa e non rispetta i requisiti di indipendenza e di autonomia richiesti dall'AI Act europeo. Spero che questa norma non ci venga in futuro riproposta, magari nel già annunciato disegno di legge governativo sull'intelligenza artificiale.

Sarebbe, signora Sottosegretaria, davvero scabroso se aveste l'ardire, soprattutto dopo aver visto il direttore di quell'agenzia in posa sul palco della Conferenza programmatica di Fratelli d'Italia con una maglietta in mano con slogan elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il direttore di un'agenzia governativa trasformato in testimonial di partito: quale terzietà da parte di chi si presta a simili operazioni di militanza politica e di propaganda elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

La Spagna ha istituito un'apposita autonoma agenzia indipendente dedicata esclusivamente alla supervisione dell'intelligenza artificiale. Perché non guardiamo a quel modello lì? Il Movimento 5 Stelle ha lavorato alacremente per tentare di migliorare questo provvedimento ma, ancora una volta, la maggioranza è stata sorda e cieca e ha fatto cadere nel vuoto gran parte delle nostre proposte e dunque, signor Presidente, dovremo astenerci. Non voteremo contro perché noi 5 Stelle consideriamo il tema della cybersicurezza strategico per il Paese, ma non voteremo neanche a favore perché non possiamo mettere la nostra firma sull'ennesima promessa vuota del Governo Meloni, sull'ennesimo buco nell'acqua di questa maggioranza di destra al Governo che ogni giorno, sempre più, si dimostra incapace e dannosa per l'Italia e per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Matone. Ne ha facoltà.

SIMONETTA MATONE (LEGA). Buongiorno a tutti, devo dire che mai una legge fu più necessaria, tempestiva e veloce di questa, foriera di polemiche iniziali - per fortuna poi sopite - alla luce dello slogan che la legge conteneva presunti attacchi liberticidi; poi la ragionevolezza, per fortuna, ha prevalso. Perché è necessaria? Per gli attacchi documentati dal CASA, organo sconosciuto ai più, nato nel 2004 da una felice intuizione del Ministro dell'Interno dell'epoca, Pisanu, e dal capo della polizia, De Gennaro: il CASA è l'organo a cui dobbiamo fare riferimento per valutare la gravità e il numero degli attacchi informatici perché è il sistema di confronto permanente tra Forze di polizia ed intelligence. Ora, secondo il CASA, gli attacchi cyber sono cresciuti del 30 per cento nel 2023 rispetto al 2022, quelli di tipo criminale aumentati del 27 per cento, ma il dato che più allarma è il dato relativo agli attacchi di matrice politica che sono aumentati del 625 per cento. Sono assalti mirati per mandare in tilt portali e siti istituzionali e, per l'80 per cento dei casi, sono stati rivendicati da hacker filorussi e soprattutto filopalestinesi.

Le tecnologie di ultima generazione ci hanno trovato indifesi, secondo il Procuratore nazionale antimafia, Melillo: questi attacchi hanno messo in seria difficoltà i nostri apparati per il divario evidente, che va colmato, tra la capacità tecnologica di chi attacca e la capacità di tecnologica di chi riceve l'attacco. Lo spazio virtuale è diventato, purtroppo, lo spazio per attacchi mirati delle reti criminali e terroristiche. Ora se è vero che, come dice il Ministro Tajani, non ci sono pericoli di attacchi militari reali al sistema NATO, al tempo stesso la situazione è talmente foriera di pericoli che è stato creato al Ministero degli Esteri un ufficio apposito per la lotta cibernetica.

Bene hanno fatto i colleghi a ricordare che il quadro normativo deriva dalla direttiva (UE) 2022/2555 relativa a misure per un livello comune elevato di cybersicurezza nell'Unione, che si inserisce in un contesto geopolitico di incremento massiccio - a tutti i livelli e per tutti gli Stati dell'Unione - che colpisce indifferentemente sia il pubblico che il privato. È emersa chiaramente la volontà del Governo di rafforzare il livello della cybersicurezza, emerge la volontà di creare una risposta efficace delle pubbliche amministrazioni e di potenziare il funzionamento dell'agenzia che già esiste. Da cosa si è partiti? Dall'aumento delle pene minime e massime. Importante è l'intenzione di modificare la normativa sui contratti pubblici di beni e servizi informatici, impiegati in un contesto connesso alla tutela degli interessi nazionali e strategici, trovando un punto di equilibrio - che è quello che va sempre cercato nei contratti pubblici - tra il miglior prezzo e la qualità dell'offerta.

Abbiamo già detto che siamo assolutamente favorevoli all'aumento delle pene per i reati informatici sia per il minimo che per il massimo, inutile soffermarsi su questo aspetto delle pene che è stato sottolineato da tutti. Una parola però va spesa per l'introduzione della nuova figura, che è quella del ravvedimento e del pentimento dell'hacker, a cui vengono diminuite le pene di due terzi, se si adopera per evitare che l'attività sia portata a ulteriori conseguenze e se aiuta fattivamente ed effettivamente l'autorità a recuperare i proventi dei delitti e a sequestrare il materiale utilizzato.

L'estensione della disciplina delle intercettazioni per i fatti di criminalità organizzata, rimessi dall'articolo 371 al coordinamento del Procuratore nazionale antimafia, mi pare il minimo che si debba attuare. Francamente, pure avendo seguito attentamente il dibattito di ieri, non sono riuscita in alcun modo a capire il senso delle polemiche scatenate da parte dell'opposizione, considerato che gli attacchi sono attacchi di natura quasi sempre politica o terroristica.

Importante è il coordinamento - questo è un punto estremamente importante - tra l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale e l'autorità giudiziaria e, soprattutto, con la Direzione nazionale antimafia. Bene anche la norma che consente di differire alcune attività, in coordinamento però con i nostri servizi di sicurezza. È stato istituito, cosa che prima non c'era, l'obbligo con delle sanzioni da parte delle pubbliche amministrazioni di segnalare gli incidenti di sicurezza, obbligo esteso, opportunamente e ragionevolmente, anche alle società in house; viene creata la figura del referente per la cybersicurezza all'interno di tutte le amministrazioni con una struttura ad hoc.

Ritengo che siano tutte operazioni a costo zero, checché se ne dica sul fatto che non sia investito, considerato che si utilizzeranno gli informatici e il personale presente all'interno delle amministrazioni, dando prova anche di un atteggiamento virtuoso nella gestione del pubblico denaro, già gravemente compromessa da provvedimenti assolutamente folli che ci hanno portato allo stato in cui siamo: mi riferisco al reddito di cittadinanza e mi riferisco al superbonus.

Concludo con una modifica, operata nel corso dell'esame in sede referente: è stata opportunamente introdotta la previsione con la quale l'Ispettorato generale presso il Ministero della Giustizia nel corso delle ispezioni ordinarie - stiamo parlando di un'attività di routine, che viene periodicamente svolta - sarà delegato anche a verificare il rispetto delle prescrizioni di sicurezza nell'accesso ai servizi informatici. Mi devono spiegare cosa c'è di liberticida in una norma di questo genere, che cosa c'entra questo con l'autonomia della magistratura, cosa c'entra questo con la possibile, futura e auspicabile separazione delle carriere. O sono io che non riesco a seguire il dibattito politico oppure il dibattito politico viene utilizzato per tutt'altro. In conclusione, esprimo il voto assolutamente favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier per il testo che stiamo esaminando (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mauri. Ne ha facoltà.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Provo a riprendere, in questa dichiarazione di voto, alcune delle valutazioni che si sono fatte durante la discussione prima in Commissione e poi in Aula e, devo dire, anche condividendo molte delle cose che hanno detto i colleghi di opposizione. Con una piccola premessa: e cioè che il mio giudizio, il nostro giudizio è molto negativo rispetto a come si sono evoluti i lavori e la discussione in questo iter prima di Commissione e poi parlamentare.

La piccola premessa, però, che faccio in maniera ragionata è questa, e cioè faccio fatica sinceramente a ritrovare responsabilità in chi, come la Sottosegretaria, ha gestito questa fase, perché ritengo che qui ci sia una responsabilità molto più ampia da parte del Governo, e, in particolare, del Sottosegretario alla Presidenza Mantovano, che è venuto nelle primissime fasi di elaborazione di questa norma e del passaggio parlamentare e ci aveva illuso, in qualche modo, dandoci indicazioni di disponibilità, di collaborazione e di aperture. Noi abbiamo - parlo almeno per me - commesso un errore, abbiamo dimenticato il vecchio detto per cui il lupo perde il pelo, ma non il vizio.

Avanzate, diciamo così, una non reale disponibilità al dialogo. Noi ci siamo messi a disposizione, provando realmente a migliorare questo provvedimento, tant'è vero che nessuno si può vagamente sognare di poterci accusare di ostruzionismo o cose di questo tipo, entrando nel merito, facendoci riconoscere un valore alle cose che abbiamo sostenuto, ma poi, a un certo punto - sarebbe interessante capire la ragione -, tutto è scomparso, tutto è precipitato, tutto è stato fagocitato dalla stessa logica emergenziale, fintamente emergenziale, che questo Governo usa per qualsiasi cosa, il 99 per cento delle volte a sproposito. Di conseguenza, ci siamo trovati a vederci bocciate in Aula alcune norme che erano state votate in modo unanime, perciò ovviamente anche con il consenso del Governo e dei relatori in Commissione, da parte di due Commissioni riunite. Una cosa che io, che qualche anno qui dentro l'ho fatto, non avevo sinceramente mai visto. E perché? Perché qualcuno, da qualche ufficio, che magari non era stato sentito e per cui se l'è un po' presa, ha alzato il ditino, dicendo “no, quella cosa lì non si può fare”. E allora cosa si fa? Si fa travolgere tutto il percorso democratico da un Governo che, in realtà, non risponde di se stesso, questo è il punto reale. Un Governo che non è in grado di tenere una posizione, che non è in grado nemmeno di aprire un'interlocuzione seria con l'opposizione, e di solito, in questi casi, ha sempre più vantaggio il Governo a farlo piuttosto che l'opposizione, a rispondere presente, e che riesce a far precipitare i lavori, come se questo fosse un decreto che scade domani, e a ridurre già preventivamente i tempi di discussione in Commissione per un motivo, per la propaganda.

È sempre la stessa vecchia storia, la propaganda, perché ci sono elezioni, ma di più, perché c'è il G7 in Italia, e di conseguenza uno degli argomenti sulla bocca di tutti sarà quello della cybersicurezza, per cui bisogna alzare l'allarme, anche pubblicamente, ma poi presentarsi lì con l'osso in bocca, cioè poter dire che l'Italia ha fatto una grande cosa, il Governo Meloni, per la prima volta, ha messo mano al tema della cybersicurezza.

Ma non è vero niente. Anzitutto perché, con questo provvedimento, me li vedo i cyberterroristi che se la fanno sotto perché “adesso come faremo, con tutte queste norme straordinarie?”. Niente, evidentemente. Ma poi perché non è così. L'Italia è in ritardo rispetto alle capacità di resilienza e di risposta agli attacchi? Sì. Gli altri Paesi sono in ritardo? Sì. L'Italia è forse un po' più indietro? Sì. Ma non è che, in questi ultimi 10 anni, siamo stati tutti qui a fare altro, perché dal 2013 in poi si sono susseguiti, tra l'altro per iniziativa di Governi di cui non so se facesse parte l'attuale Presidente del Consiglio, cioè il Governo Monti, nel 2013, Strategia nazionale di cybersicurezza, il Governo Gentiloni, DL cybersecurity 2017, nel 2018 il recepimento della normativa europea, della direttiva NIS 1, nel 2019, Governo “Conte 2”, Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, Governo Draghi, nel 2021, istituzione dell'Agenzia nazionale di cybersicurezza. Sono tutte cose che abbiamo fatto. Sono sufficienti, oggi? No, ma sono state un pezzo importante della costruzione della risposta sistemica del nostro Paese, dal punto di vista degli enti e delle istituzioni, così come anche delle aziende private, a un rischio crescente.

Per cui non è che nasce sempre tutto con voi. Adesso a me dispiace, ma provare a mettere le braghe al mondo è un'operazione che anche alla Presidente Meloni non riesce particolarmente o comunque non riesce sempre. Noi non siamo in quella condizione, siamo in una condizione diversa in cui bisogna fare di più. Si è fatto di più con questa norma? La verità è che si è fatto proprio il minimo sindacale. La verità è che si perde una grande occasione, per provare a far contento qualcuno dal punto di vista della propaganda politica, questa è la verità. Perché qual è il punto centrale, oltre ad altri che qui sono stati già sottolineati, che noi abbiamo posto fin dall'inizio? Che non si possono fare le nozze con i fichi secchi. Non ci avete messo un euro, ci avete spiegato e avete spiegato a tutti gli italiani e le italiane che siamo sotto attacco, che siamo in grande difficoltà sulla cybersicurezza, spiegate a tutti cosa devono fare, siete bravissimi a dare i compiti agli enti locali e alle aziende, siete particolarmente bravi ad alzare le pene, come se questo avesse risolto qualcosa fino adesso, cioè niente, ma non siete capaci di dare i soldi.

Cioè, voi pretendete che soggetti che fino a ieri non avevano fatto niente e a cui non era stato chiesto di fare niente da domani mattina siano i campioni della cybersicurezza e che lo debbano fare a costo zero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), o comunque sulle loro spalle o sulle spalle dei cittadini che magari amministrano. Questa è una cosa inaccettabile, proprio che non sta in piedi, non è una cosa seria. Come rispondete a questo? Dicendo “no, ma noi abbiamo fatto fare all'Agenzia un bando per dare risorse con i soldi del PNRR”, che ricordo che qualcuno nemmeno voleva, ma fa niente. Perfetto, peccato che non tutti i soggetti ricompresi in questa nuova norma possano partecipare, perché non hanno titolo, a quei bandi, oltre al fatto che non è mica detto che, se uno partecipa a un bando, lo vince.

Ma l'interesse nostro, cioè l'interesse collettivo dello Stato, è quello di aumentare il livello di capacità di risposta e di difesa o di dare i soldi a chi magari è più attrezzato ad averli? Siccome penso proprio che sia il primo caso, avremmo dovuto fare il contrario, come Stato, e cioè mettere a disposizione risorse fresche e immediate per quei soggetti a cui chiediamo di fare delle cose. Non avere seguito questa strada, che, però, guardate che non è che era complicata e difficile, era veramente l'ABC, è una colpa insuperabile, è un peccato mortale, dal punto di vista politico e dal punto di vista istituzionale. Purtroppo, è una cosa da cui non si torna indietro. Mi fa piacere che ieri ci siano stati anche ordini del giorno che dicevano - giustamente, li condivido - “alla prima occasione utile metteteci i soldi”, ma lo sappiamo che non sarà così.

C'è un'altra questione: si è fatto riferimento in precedenza alla NIS 2, la direttiva europea che dovrà essere recepita, ma ci è stato detto in Commissione - dopo dico un'ultima cosa e chiudo - che quella si farà più avanti, si farà a ottobre. Perché a ottobre? Ottobre è il termine ultimo entro il quale l'Italia può recepire la direttiva europea. Noi ci riduciamo all'ultimo momento utile per recepire una direttiva europea sulla cybersicurezza che è fondamentale, perché non si sa, perché non siamo pronti, però siamo pronti per fare la normetta per far fare a qualcuno un titolo di giornale. Questo è inaccettabile. E - chiudo su questo, Presidente - è inaccettabile intanto perché da un lato c'è l'impegno dello Stato di metterci molte più risorse, ricordo l'1,2 per cento del bilancio dello Stato, ma anche per un'altra ragione: che quella stessa persona, cioè il Sottosegretario Mantovano, che è venuto a farci l'abboccamento all'inizio e poi è scomparso, non ha messo nemmeno un grammo del suo peso politico, che è molto consistente, e lo sappiamo, visto che scrive la metà delle leggi che dovrebbe fare il Ministero dell'Interno, le scrive lui nel suo ufficio, se ha tutto quel peso, avrebbe dovuto metterne almeno una parte per trovare i soldi.

Non accettiamo e non siamo disponibili ad accettare la logica per cui il MEF non può, i soldi non ci sono, la Ragioneria aveva un'influenza e non potevano darci i soldi. È inaccettabile! Volete fare quelli duri e forti? Fatelo, fatelo nell'interesse collettivo e non solamente nel vostro interesse.

PRESIDENTE. Concluda.

MATTEO MAURI (PD-IDP). Secondo questo ragionamento noi dovremmo votare contro con 5 mani alzate diverse, va bene? La verità è che noi ci teniamo a questo Paese molto di più di quello che ogni tanto prova a far credere la maggioranza e cerchiamo di essere responsabili forse anche oltre il limite. Per cui diciamo: questa è una cosa importante e, di conseguenza, vogliamo dare un segnale positivo e di disponibilità, però questa cosa non può continuamente cadere nel vuoto, perché noi eravamo convinti che, dopo la forzatura che è stata fatta sul tema dell'autonomia in Commissione e in Aula, assolutamente inaccettabile, su questo ci sarebbe stato almeno un parziale passo indietro. Siccome abbiamo di fronte altre questioni legate alla sicurezza…

PRESIDENTE. Onorevole, deve chiudere.

MATTEO MAURI (PD-IDP). …non solo cyber e ci saranno poi altri temi legati alla cybersicurezza, noi vogliamo vagamente sperare, senza neanche crederci - me ne rendo conto - fino in fondo, che almeno queste scelte, questo atteggiamento e queste parole possano far riflettere in maniera più attenta chi è al Governo e ha veramente il potere di decidere le cose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, a livello mondiale, nel 2023 c'è stato uno straordinario incremento degli attacchi informatici: si verifica un attacco ogni 39 secondi, 2.200 casi al giorno, con un aumento consistente rispetto al 2022. In totale, si sono registrati 11.930 attacchi cyber a infrastrutture critiche. In Italia la situazione è ancora più grave. Nel solo primo semestre del 2023 abbiamo assistito a un aumento del 40 per cento degli attacchi, quasi 4 volte superiore alla media globale, in termini numerici. L'Italia ha subìto circa l'11 per cento degli attacchi mondiali, cioè un numero sproporzionato rispetto alla nostra quota di PIL e di popolazione rispetto al Pianeta. Il picco massimo si è registrato proprio in aprile, con 262 attacchi. Questi dati ci dicono quanto questa sia una minaccia reale per la sicurezza delle nostre informazioni, delle nostre infrastrutture, della nostra economia, dei diritti fondamentali e della libertà dei nostri cittadini, soprattutto per quegli attacchi che sono prevalenti, rivolti a infrastrutture critiche e con un aumento degli attacchi cosiddetti ransomware. Questo dimostra quanto sia assolutamente necessario un immediato intervento legislativo che imponga una creazione di protocolli di sicurezza ben strutturati e un impegno congiunto, oltre alla formazione e all'investimento in tecnologie avanzate e anche in una legislazione adeguata. È un dato di fatto che la legislazione italiana attuale è arretrata e inadeguata per una risposta efficace a questa situazione pericolosa.

Non possiamo, quindi, lasciare il perimetro della sicurezza cibernetica nazionale esposto a questi rischi. Servono risposte rapide e va adottato uno strumento che consenta alle amministrazioni di essere in grado di dare risposte immediate e un aumento delle pene sui crimini informatici, che attualmente hanno pene edittali insufficienti e inadeguate.

Quindi, questo disegno di legge interviene in modo efficace, con 23 articoli. Il capo I introduce misure molto importanti per alzare in modo consistente il livello di risposta e di resilienza delle amministrazioni pubbliche, che devono rispondere immediatamente quando si registrano incidenti, e tutte le amministrazioni pubbliche e quelle a esse connesse, con una tipologia precisa di realtà che vengono indicate dalla norma, vanno adeguate per dare risposte efficaci.

Negli articoli dal 15 al 23 vengono introdotti nuovi reati o aumentate le pene edittali su numerosi reati, adeguandole al reale livello di pericolosità.

Credo vada sottolineata, da un impianto complessivo molto efficace, anche una norma che crea un rapporto molto stretto e un raccordo molto efficace tra la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo e l'Agenzia nazionale per la cybersecurity laddove vi siano incidenti o episodi che coinvolgono anche, con un alto livello di pericolosità, la criminalità organizzata e il terrorismo.

Quindi, un buon disegno di legge con misure sicuramente efficaci. Credo che su questo vada ringraziato prima di tutto il Governo, il Sottosegretario Mantovano e il Sottosegretario Siracusano, per il grande impegno profuso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), per la grande attenzione che hanno dimostrato verso il Parlamento e verso la Commissione, con un confronto e una partecipazione costante e costruttiva.

Credo vada dato atto anche all'opposizione, oltre che alla maggioranza, di aver svolto un buon lavoro parlamentare. È vero che c'è stato un emendamento approvato un po' in fretta in Commissione che poi è stato oggetto di una rivalutazione più attenta da parte del Governo per l'Aula. Non abbiamo approfondito il motivo per cui tale emendamento fosse stato considerato così importante dal proponente, ma credo che non basti la soppressione di un singolo emendamento rivalutato a mettere in dubbio l'importante e costruttivo lavoro tra maggioranza, opposizione e Governo che abbiamo svolto in Commissione. Credo che i numeri lo confermino: 34 emendamenti dell'opposizione approvati, compresa la condivisa soppressione dell'articolo 7, la cui tematica è stata rinviata ad altra legge. Io credo, quindi, che non si possa parlare di una mancanza di dialogo e di collaborazione costruttiva tra Governo, maggioranza e opposizione su questo provvedimento.

Poi, voglio rispondere su un altro tema. Molti colleghi dell'opposizione hanno evidenziato la mancanza di risorse e più volte si è sentito parlare di nozze con i fichi secchi. Su questo credo vada fatta chiarezza, innanzitutto ricordando che questo è un DDL specifico su una tematica specifica. Non è la legge di bilancio. È evidente che siamo tutti d'accordo che in tutte le prossime leggi di bilancio si devono trovare e destinare risorse crescenti alla sicurezza cibernetica nazionale e all'evoluzione tecnologica, ma a chi contesta le poche risorse inserite in questo disegno di legge una domanda va fatta: nei Governi passati su quali priorità sono state messe le risorse? Perché, senza scomodare il sempre citato reddito di cittadinanza o i banchi a rotelle, credo che quei quasi 200 miliardi di denaro pubblico buttati nei vari superbonus, qualche computer in più e qualche risorsa in più per la sicurezza cibernetica avrebbero consentito di reperirla. Quindi, non si accettano critiche sulle risorse da chi risorse su questo tema strategico ne ha messe poche, nei 5 anni passati.

Però, non guarderei agli argomenti critici e divisivi, ma al buon lavoro svolto. Si troveranno sicuramente più risorse, si migliorerà ancora la legislazione, che, in questo campo, dove c'è una rapidissima evoluzione tecnologica, vedrà anche in futuro continui adeguamenti della legislazione, ma questa legge è un importante passo avanti, è una svolta politica, culturale e di prospettiva sulla sicurezza cibernetica nazionale, che spingerà le nostre amministrazioni pubbliche e strategiche ad alzare il livello di resilienza, di protezione e aumenterà la reputazione internazionale dell'Italia su questo tema. Pertanto, Presidente, non possiamo che apprezzare l'ottimo lavoro svolto e dichiarare il nostro voto favorevole su questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico per geometri Lorenzo Nottolini, di Lucca, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1717-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1717-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1717-A: “Disposizioni in materia di rafforzamento della cybersicurezza nazionale e di reati informatici”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Risulta alla Presidenza che vi sarebbero intese tra i gruppi per passare ora al seguito della discussione della proposta di legge in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo. Secondo le medesime intese, la seduta proseguirebbe oltre le ore 13,30, fino alla conclusione del provvedimento, comunque in tempi compatibili con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, previsto per le ore 15.

Il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in materia di trasporto pubblico locale avrebbe luogo nella parte pomeridiana della seduta a partire dalle ore 16,15.

Se non vi sono obiezioni in tal senso, così resta stabilito.

(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione della proposta di legge: Dori e D'Orso; Pittalis ed altri; Maschio ed altri: Disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 536​-891​-910-B​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato, nn. 536-891-910-B: Disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo.

Ricordo che nella seduta del 13 maggio 2024 si è conclusa la discussione generale e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

Avverto che non saranno posti in votazione gli articoli 4, 5 e 6, in quanto non modificati dal Senato.

(Esame degli articoli - A.C. 536-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge (Vedi l'allegato A). Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò direttamente in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 536-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 536-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 536-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 536-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sull'ordine del giorno n. 9/536-B/1 Manzi il parere è favorevole con riformulazione nel senso di espungere le premesse e riformulare l'impegno nel modo seguente: “a continuare nell'azione volta ad assicurare adeguati stanziamenti affinché le scuole siano nelle condizioni di poter garantire azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado, avvalendosi del Fondo permanente per il contrasto del fenomeno del cyberbullismo, di cui all'articolo 1, commi 671 e 673, della legge 30 dicembre 2021, n. 234”.

Sull'ordine del giorno n. 9/536-B/2 Ciani il parere è favorevole con riformulazione nel senso di espungere le premesse e riformulare l'impegno nel modo seguente: “impegna il Governo a favorire, in un'ottica di educazione (…)” fino alle parole “terzo settore” e poi tutto il resto viene espunto.

Sull'ordine del giorno n. 9/536-B/3 Soumahoro, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/536-B/4 Giuliano, il parere è favorevole con riformulazione nel senso di espungere le premesse e riformulare l'impegno nel modo seguente: “impegna il Governo a valutare la possibilità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di introdurre strumenti, anche normativi, per la promozione sull'intero territorio nazionale di tavoli interistituzionali per il monitoraggio dei fattori e processi della condizione dei minori nei luoghi più disagiati, così da circoscrivere il fenomeno della dispersione scolastica e del bullismo e cyberbullismo”, quindi espungendo l'ultima parte.

L'ordine del giorno n. 9/536-B/5 D'Orso, viene accolto come raccomandazione se riformulato nel senso di espungere le premesse. L'ordine del giorno n. 9/536-B/6 Malavasi, viene accolto come raccomandazione se riformulato nel senso di espungere le premesse.

Sull'ordine del giorno n. 9/536-B/7 Ruffino, il parere è favorevole con riformulazione nel senso di espungere le premesse e riformulare l'impegno nel modo seguente: “impegna il Governo a continuare nelle iniziative volte a garantire nel tempo una costante e aggiornata formazione del personale docente con particolare riferimento al ciclo d'istruzione secondaria in materia di bullismo e cyberbullismo”.

Sull'ordine del giorno n. 9/536-B/8 Pastorella, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/536-B/1 Manzi il parere è favorevole previa riformulazione: la accetta. Sull'ordine del giorno n. 9/536-B/2 Ciani il parere è favorevole previa riformulazione: la accetta. Sull'ordine del giorno n. 9/536-B/3 Soumahoro il parere è contrario. Passiamo, quindi, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/536-B/3 Soumahoro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Sull'ordine del giorno n. 9/536-B/4 Giuliano il parere è favorevole previa riformulazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Non posso accettare la riformulazione del Governo, anche perché, incomprensibilmente, non solo riformula l'impegno, ma espunge tutte le premesse. Quindi chiedo che sia messo al voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/536-B/4 Giuliano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/536-B/5 D'Orso, accolto come raccomandazione previa riformulazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Presidente, mi dispiace, ma non posso accettare la riformulazione e neppure l'accoglimento solo come raccomandazione. Intanto, condivido anche il rilievo che ha fatto la collega Giuliano e non comprendo perché vengano espunte le premesse, datosi che sono delle premesse che constatano dei fatti, sono una fotografia della nostra realtà e non c'è nessun tipo di espressione di convincimento politico che le supporti, che le sorregga. Quindi, pensavo che potesse essere qualcosa di condiviso. Poi, non posso accettare l'accoglimento come raccomandazione, perché io con quest'ordine del giorno intendevo impegnare il Governo ad adottare iniziative per prevedere che le scuole di ogni ordine e grado si attivassero per istituire un servizio di coordinamento pedagogico che potesse andare a sostegno del lavoro, del ruolo dei dirigenti scolastici, del corpo docente e delle famiglie, per raccogliere tempestivamente e intercettare i segnali di disagio dei minori, degli studenti e delle studentesse, e per favorire il pieno sviluppo delle potenzialità di crescita personale, di inserimento e di partecipazione sociale, agendo in particolare sull'osservazione delle dinamiche relazionali, interpersonali, e delle dinamiche di gruppo, che sono proprio quelle che sfociano, poi, purtroppo, spesso, in episodi di bullismo e di cyberbullismo.

Dal mio punto di vista, è incomprensibile l'accoglimento solo come raccomandazione, perché ricordo a me stessa che c'era stato addirittura un emendamento accolto in prima lettura in questo ramo del Parlamento e, quindi, c'era stata una condivisione ampia su questo istituto di nuova introduzione. Ora, perché non possiamo più procrastinare delle valutazioni sulla necessità di questo servizio di coordinamento pedagogico? Perché noi - ce lo dobbiamo dire - siamo in un'epoca di crisi educativa, in cui i nostri ragazzi e le nostre ragazze sono bersagliati da modelli e messaggi diversi, spesso contraddittori, spesso antagonisti rispetto ai valori e ai modelli che le famiglie faticano a trasmettere. Tra l'altro, i nostri ragazzi e le nostre ragazze hanno avuto l'esperienza della pandemia, hanno attraversato questo momento di difficoltà in cui, in qualche modo, si è interrotto o stravolto, per una parentesi di tempo, quel processo di dinamiche relazionali e di crescita relazionale, creando, probabilmente, molto spesso, un pregiudizio al sereno sviluppo della persona a livello sociale.

Abbiamo una sorta di deficit educativo, che è alla base spesso delle condotte riconducibili al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo e non possiamo continuare a pensare che la scuola e gli insegnanti, da soli, possano sopperire a tutte le carenze educative degli studenti e delle studentesse. C'è necessità di uno staff multidisciplinare a supporto ed era questo il senso del servizio di coordinamento pedagogico per progettare e realizzare quelle iniziative educative e azioni di gestione del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo che, tra l'altro, stiamo introducendo oggi con questa legge.

In quest'epoca, noi siamo convinti che dobbiamo tornare a valorizzare e a mettere al centro la pedagogia, come scienza che ha dignità autonoma, che è poi la stessa ratio, tra l'altro, che ha ispirato la proposta di legge a mia prima firma, oggi divenuta legge dello Stato, che ha istituito l'ordine delle professioni pedagogiche ed educative. Allora, dove vogliamo valorizzare il ruolo della pedagogia se non nel luogo ad esso più congeniale e naturale, cioè la scuola? Di questi ragionamenti ci eravamo convinti tutti nelle Commissioni congiunte, affari sociali e giustizia, qui, alla Camera. Eravamo tutti convinti della necessità di ritornare alla pedagogia, di istituire questo servizio di coordinamento pedagogico in ogni scuola, salvo, poi, però, al Senato avere - devo dirlo, perché dobbiamo essere onesti intellettualmente - un colpo di mano da parte di un esponente della Lega che col placet, se non addirittura con l'indicazione del Ministero dell'Istruzione e del merito, sempre a guida Lega, ha cancellato questa disposizione che qui avevamo introdotto.

Mi dispiace che il Ministero dell'Istruzione e del merito sia guidato da una forza politica che evidentemente non crede nel valore dell'educazione, ma lo abbiamo già visto quando abbiamo parlato dell'introduzione dell'educazione affettiva e sessuale, quindi, magari, ce lo potevamo aspettare. Dispiace, soprattutto per gli studenti e le studentesse che si trovano, alla guida del Ministero dell'Istruzione e del merito, una forza politica che, forse, all'educazione, ahimè, preferisce l'umiliazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/536-B/5 D'Orso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/536-B/6 Malavasi, accolto come raccomandazione, previa riformulazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Presidente, ringrazio il Sottosegretario che mi aveva anticipato questa sua espressione, ma non avevo capito che sarebbero state tolte le premesse e, quindi, mi dispiace molto, perché si tratta di un ordine del giorno che non dà nessun giudizio politico, non contiene nessuna valutazione che contrasti con il provvedimento di cui stiamo parlando e nel dispositivo non ci sono né vincoli economici né alcun tipo di scadenze temporali. Era semplicemente un impegno trasversale che chiedevamo al Governo, proprio perché crediamo che questo sia un fenomeno grave, che sta colpendo la nostra società e soprattutto i nostri giovani.

Ci sono, non solo, dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, ma anche diversi rapporti che raccontano come questi due fenomeni, il bullismo e il cyberbullismo, siano in crescita tra i giovani e, soprattutto - ed è questa la nostra preoccupazione -, il fatto che un adolescente su due sia comunque vittima di bullismo e, nel 47 per cento dei casi, abbia assistito, nel suo percorso di vita, all'interno delle scuole o negli altri luoghi che frequenta, a fenomeni di bullismo. Quindi, il fatto che siano vittime o abbiano assistito a fenomeni di scherno, di violenze, di linguaggi sbagliati credo sia una cosa che ci deve preoccupare, perché ha a che fare con gli stili di vita delle persone, con i comportamenti corretti, con il rispetto, che è un bene, un valore fondamentale, che dobbiamo insegnare loro anche all'interno delle nostre scuole.

Il dispositivo, e lo dico perché ci tengo che sia condiviso comunque dall'Aula, chiedeva al Governo di predisporre e di impegnarsi affinché fossero sostenute campagne di informazione e di sensibilizzazione per un uso consapevole, sicuro e responsabile della tecnologia, in particolare, per i bambini all'interno delle scuole primarie e secondarie di primo grado, anche prevedendo la collaborazione con il territorio, con le istituzioni scolastiche e con gli enti territoriali, proprio per individuare, all'interno delle scuole, misure e programmi che possano prevedere progetti educativi, ma anche rieducativi rispetto a eventuali condotte di bullismo. Stiamo, tra l'altro, parlando, anche nelle Commissioni, dello psicologo scolastico, che è uno strumento importante, su cui mi sembra ci sia un'attenzione trasversale delle forze politiche, come luogo di ascolto anche da portare all'interno delle nostre scuole di ogni ordine e grado, proprio come strumento importante per i docenti, per i genitori, per gli studenti, per sviluppare un patto educativo trasversale e condiviso tra tutti gli attori che lavorano nelle nostre scuole, per ascoltare i bisogni dei ragazzi e dare loro strumenti, affinché possano affrontare con forza, con determinazione, ma anche con coraggio il loro percorso di crescita. Sappiamo bene come i ragazzi facciano gruppo tra di loro, ma abbiamo bisogno che siano solidali con la persona che viene bullizzata e che utilizzino al meglio le nuove tecnologie. Sinceramente, quest'ordine del giorno non contiene davvero, assolutamente, nessuna valutazione politica, nessuna osservazione contraria alle azioni che sta mettendo in campo il Governo e, sinceramente, non capisco quale sia la paura ad approvare, anche come raccomandazione, il testo nella sua completezza.

Non so di cosa abbiate paura, che cosa vi preoccupi, ma credo davvero che sia un testo corretto, che è stato fatto cercando di trovare una condivisione con quest'Aula. Tra l'altro, sappiamo come questi casi, poi, comportino nei ragazzi violenze psicologiche, episodi di emancipazione, di esclusione, anche in un momento in cui… Presidente, mi sono fermata, perché magari…

PRESIDENTE. Il Governo sta ascoltando.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Come dicevo, ci sono conseguenze legate agli episodi di bullismo, alla perdita di autostima, alla sfiducia nell'altro, all'isolamento, all'allontanamento, alla chiusura, che sicuramente hanno anche conseguenze sul rendimento scolastico, fino ad arrivare addirittura a fenomeni di ansia sociale, disturbi alimentari, depressione e autolesionismo.

Non possiamo far passare un messaggio sbagliato rispetto all'importanza dei giovani e del sostegno alla loro formazione e alla loro educazione, se non siamo nelle condizioni di accogliere con forza un ordine del giorno che chiede un impegno, senza mettere risorse, senza imporre obblighi e scadenze temporali, che chiede campagne di informazione e di sensibilizzazione per aiutare i nostri giovani. Quindi, un ordine del giorno, trasformato in raccomandazione, senza le premesse, sinceramente lo ritengo molto ingeneroso, con una valenza troppo annacquata per poter essere accettata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/536-B/6 Malavasi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Ordine del giorno n. 9/536-B/7 Ruffino, parere favorevole previa riformulazione: accetta? Perfetto.

Ordine del giorno n. 9/536-B/8 Pastorella, parere favorevole.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 536-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gruppioni. Ne ha facoltà.

Chiedo ai colleghi di uscire in silenzio, per cortesia, così ascoltiamo la collega Gruppioni. Prego, onorevole.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore…

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Senatore Ostellari… Procedo?

PRESIDENTE. Prego, proviamo.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). La proposta di legge che andiamo ad approvare oggi integra la legge n. 71 del 2017, che l'allora Governo Gentiloni approvò su un fenomeno grave, come quello del bullismo e del cyberbullismo.

Il testo in esame, che deriva da diverse proposte di legge parlamentari, prevede un forte coinvolgimento delle Camere e la redazione di un piano che stabilirà le iniziative di informazione e di prevenzione dei fenomeni, coinvolgendo i servizi socioeducativi, in sinergia con le scuole, gli enti locali, le organizzazioni sportive e gli enti del Terzo settore.

Trovo, ad esempio, assai opportuna la disposizione che prevede che ogni istituto scolastico, pur nell'ambito della propria autonomia, adotti un codice interno per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di bullismo attraverso un tavolo permanente di monitoraggio, del quale faranno parte studenti, insegnanti e famiglie.

Questa proposta di legge rappresenta un passo avanti legislativo, ma anche un importante segnale di maturità culturale e sociale del nostro Paese. Infatti, affronta finalmente il problema in modo corretto, allontanandosi dagli approcci punitivi e dalle misure di emergenza che hanno spesso caratterizzato il filo rosso di questa maggioranza in materia di sicurezza sociale.

Vedo che il tema non è di particolare interesse e, forse, di particolare importanza.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Abbiamo scritto un intervento, una legge, ma nessuno è interessato in quest'Aula. Ci vorrebbe un pochino di rispetto, non dico per il vostro collega, ma sicuramente per il tema (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Proviamoci di nuovo. Prego.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Riprendo, grazie. Era essenziale - è essenziale - che questo Parlamento dimostrasse di poter elaborare leggi che, invece di limitarsi ad inseguire i problemi, fossero anche il frutto di una riflessione profonda e di un dialogo costruttivo tra tutte le forze politiche, dialogo che, in questa occasione, per fortuna non è mancato.

L'idea a cui prima ho accennato di predisporre una strategia complessiva che andasse oltre la semplice repressione, affrontando le cause profonde del bullismo e del cyberbullismo nella loro complessità, ritengo sia il corretto approccio ad un problema attualissimo, che dimostra un grave disagio di una parte dei nostri giovani, un disagio che va affrontato attraverso la ricerca e la rimozione delle sue cause e con una maggiore e più consapevole attenzione delle istituzioni all'efficacia del sistema educativo. Tuttavia, dobbiamo sottolineare alcune criticità che emergono dalla mancata inclusione di alcuni aspetti importanti, che riguardano, ad esempio, l'identità digitale e l'estensione dell'offerta formativa agli istituti penali minorili. Sono dimenticanze che ritengo peseranno sull'applicazione delle posizioni contenute in questo testo e che rappresenteranno un vulnus significativo che, nel lungo periodo, potrà limitare l'efficacia della legge.

Come ho accennato, bullismo e cyberbullismo non sono semplici questioni di disciplina scolastica o di sicurezza minorile, ma sintomi di problemi sociali più ampi, che incarnano, purtroppo, i tempi che viviamo, come l'esclusione, la discriminazione e la mancanza di opportunità educative adeguate. Ecco perché dobbiamo vedere queste norme che approviamo oggi come una parte, certamente importante, ma non esaustiva, di un impegno più ampio che rafforzi il tessuto sociale ed educativo del nostro Paese. È in questo contesto che il rinnovo del Patto educativo assume un ruolo centrale. Questo Patto non deve limitarsi a un accordo formale tra istituzioni, ma tradursi in azioni concrete che coinvolgano famiglie, scuole, istituzioni locali e Terzo settore.

Dobbiamo lavorare per creare una comunità educante capace di includere e valorizzare ogni giovane, indipendentemente dal suo retroterra sociale o economico.

Inoltre, non possiamo ignorare il ruolo dei media e delle tecnologie digitali nella vita dei nostri giovani. Il cyberbullismo è un fenomeno che si diffonde di pari passo con l'avvento e lo sviluppo dei social media e richiede una risposta che sia, al tempo stesso, educativa e normativa.

Occorre promuovere un uso consapevole e responsabile delle tecnologie digitali tra i giovani, integrando l'educazione digitale come parte fondamentale nel curriculum scolastico. La prevenzione deve essere il cuore della nostra strategia: non basta intervenire quando i casi emergono, dobbiamo lavorare per creare un ambiente in cui ogni bambino e adolescente si senta sicuro, rispettato e valorizzato. Questo significa investire in programmi di formazione per insegnanti ed educatori e sviluppare campagne di sensibilizzazione che coinvolgano l'intera società, anche garantendo che ogni istituto scolastico disponga delle risorse necessarie per affrontare questi problemi. Guardando al futuro, vedo l'importanza di integrare nel nostro sistema educativo non solo la conoscenza accademica, ma anche l'educazione sociale ed emotiva. È necessario formare giovani come cittadini responsabili, capaci di empatia ed interazione costruttiva con i loro pari.

Concludendo, la legge che oggi discutiamo rappresenta un passo importante, ma non definitivo. Dobbiamo essere pronti a seguirne le evoluzioni applicative e potremo farlo attraverso le relazioni che il Governo presenterà al Parlamento, che ci consentiranno di intervenire apportando le modifiche necessarie in contesti nei quali emergono quotidiane, nuove sfide. Per questi motivi, confermo il mio sostegno e quello del mio gruppo a questo provvedimento, annunciando il voto favorevole di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Noi Moderati esprime un voto favorevole su questo provvedimento. Consegno l'intervento (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Siamo finalmente giunti all'atto conclusivo di un articolato percorso legislativo, volto alla prevenzione e al contrasto del bullismo e del cyberbullismo. Una cosa che ho ben appreso, in questi anni di attività parlamentare, è che nessun risultato è mai scontato, nessun provvedimento arriva a meta per mera inerzia: se oggi, quindi, lo approviamo all'unanimità, è perché tutti, davvero tutti, hanno remato dalla stessa parte. E, da questo punto di vista, vorrei già ora ringraziare in particolare i relatori di questo provvedimento assieme a me, quindi, i colleghi Dondi, Matone, Ciani, i capigruppo nelle Commissioni, i presidenti delle due Commissioni - in particolare il collega Maschio, che ha saputo interpretare in modo esemplare il suo ruolo di presidente di Commissione - e i miei colleghi, Luana Zanella e Marco Grimaldi che, sin dalla prima lettura, in ogni occasione, hanno sollecitato una rapida calendarizzazione di un tema così importante.

Il disegno di legge in approvazione ha le sue prime radici nella scorsa legislatura, in quella proposta di legge a mia prima firma, che era stata depositata nel gennaio 2019, assieme alla collega Valentina D'Orso, poi approvata in questa Camera il 29 gennaio 2020, un iter che poi si bloccò al Senato, ma che, grazie alla dichiarazione d'urgenza votata all'unanimità qui, nel febbraio 2023, ci ha permesso di iniziarne l'iter immediatamente.

Prevenzione, contrasto, emersione, monitoraggio, sensibilizzazione: non esiste una ricetta unica per affrontare un problema grave come il bullismo e, pertanto, dobbiamo mettere in campo contemporaneamente tutti gli strumenti possibili, nessuno escluso, strumenti che con questa legge saranno potenziati. Noi oggi stiamo compiendo un ulteriore e significativo passo in avanti rispetto alla normativa vigente; non si tratta del primo intervento normativo in materia: già con la legge n. 71 del 2017 si era fatto il primo grande sforzo di inquadrare il fenomeno del cyberbullismo. Il disegno di legge che ora ci accingiamo ad approvare, in continuità con la legge n. 71, rappresenta un ulteriore intervento verso una più ampia disciplina, che, certamente, ci permette di dotarci della più completa normativa antibullismo di Europa.

Chiaramente, nessuna legge sarà mai in grado di risolvere, da sola, una ferita sociale: la legge può agevolare quel percorso, velocizzarlo e indirizzarlo. Un drammatico fenomeno sociale come il bullismo va sconfitto agendo, anzitutto, a livello culturale, ma la legge può certamente contribuire a favorire questo percorso. Con questa legge, estendiamo la legge n. 71 del 2017, che attualmente si occupa solo di cyberbullismo, anche al bullismo, in una visione unitaria, perché oggi il virtuale entra costantemente nel reale: non c'è più una separazione netta, o virtuale o reale, ma una convivenza. Con questa legge prevediamo che ogni istituto scolastico, nell'ambito della propria autonomia, adotti un codice interno per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo, che istituisca un tavolo permanente di monitoraggio, del quale fanno parte i rappresentanti degli studenti, degli insegnanti, delle famiglie ed esperti del settore. Prevediamo che, nei regolamenti di istituto, vengano recepite le procedure da adottare per la prevenzione e il contrasto del bullismo.

Con questa legge si compie un vero e proprio restyling delle misure amministrative del tribunale per i minorenni ed è questo, a mio parere, il cuore pulsante del testo di legge. Mi riferisco all'aggiornamento dell'articolo 25 del regio decreto-legge n. 1404 del 1934.

Le misure amministrative possono intervenire in casi di bullismo, ma non solo, a fronte di condotte aggressive, anche in gruppo, anche per via telematica, nei confronti di persone, animali o cose, agite da minorenni, anche infraquattordicenni - perché queste sono misure applicabili anche ai minorenni non imputabili, in quanto non si tratta di sanzioni penali. Queste condotte aggressive vanno però attenzionate e non sottovalutate, perché sono già in sé indice di un disagio e di una pericolosità sociale che va gestita, prima che sfoci in qualcosa di più grave. Quindi, con il nuovo articolo 25, si crea un nuovo strumento chiamato Progetto di intervento educativo, sotto la direzione e il controllo dei servizi sociali, anche con la possibile partecipazione del nucleo familiare, e ha una finalità rieducativa e riparativa. Può prevedere, lo indichiamo esplicitamente, anche lo svolgimento di attività di volontariato sociale, la partecipazione ai laboratori teatrali, di scrittura creativa, corsi di musica, lo svolgimento di attività sportive e artistiche: pertanto, non c'è una condanna in senso proprio, ma un percorso da dover intraprendere.

Con questa legge prevediamo il potenziamento del numero 114 - Emergenza infanzia, gestito da Telefono Azzurro, e stabiliamo il monitoraggio periodico da parte dell'Istat, che deve, ogni due anni, svolgere una rilevazione su bullismo e cyberbullismo, per misurarne le caratteristiche fondamentali e individuare i soggetti più esposti al rischio.

Con questa legge prevediamo l'inserimento di un esplicito riferimento, nei contratti di telefonia mobile, della responsabilità civile dei genitori per i danni provocati dai figli minorenni in conseguenza di atti illeciti posti in essere attraverso l'uso della rete.

Con questa legge responsabilizziamo le famiglie, anche attraverso il patto educativo di corresponsabilità, già previsto dal cosiddetto statuto delle studentesse e degli studenti, con un esplicito impegno delle famiglie a collaborare con la scuola, per consentire l'emersione di episodi riconducibili ai fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, ma anche di situazioni di uso e abuso di alcol o di sostanze stupefacenti e di forme di dipendenza, dei quali i genitori o gli operatori scolastici dovessero avere notizia.

Con questa legge istituiamo, il 20 gennaio, la Giornata del rispetto, quale momento di approfondimento e sensibilizzazione delle tematiche del rispetto degli altri e del contrasto di ogni forma di discriminazione. È stata scelta come data il 20 gennaio perché il 20 gennaio 1999 nasceva Willy Monteiro Duarte, ucciso, durante un pestaggio, il 6 settembre 2020 a Colleferro, nel tentativo di difendere un amico in difficoltà. Willy può essere definito un vero e proprio eroe del nostro tempo, difendendo un proprio amico dalla prevaricazione e, pertanto, la figura di Willy Monteiro Duarte deve entrare nelle scuole come fulgido esempio antibullismo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Alla prevenzione e al contrasto del bullismo e del cyberbullismo dobbiamo però mettere sempre più al centro un terzo elemento: l'emersione degli episodi di bullismo, cioè fare emergere questi episodi tempestivamente, prima che sfocino in qualcosa di più grave.

Sappiamo, infatti, che il bullismo - soprattutto quello offline - passa sotto traccia, si nasconde tra i sorrisi di derisione, tra le offese sussurrate e tra le azioni di isolamento dal gruppo. La vera sfida, quindi, è individuare quegli strumenti che consentano l'emersione tempestiva di questi episodi, con il coinvolgimento di tutti i soggetti che, a vario titolo, gravitano attorno a quel dramma. Significa, quindi, rompere quel muro di omertà dietro al quale spesso si nascondono questi drammi. Sappiamo, infatti, che quello che si vede è solo la punta dell'iceberg, ma c'è molto, molto sommerso, tutto ciò verso una piena consapevolezza di cosa sia il bullismo. Solo quando si dà il nome giusto a ogni cosa è possibile intervenire efficacemente e, devo ammettere, oggi i nostri ragazzi e i nostri studenti hanno un livello di consapevolezza sul bullismo maggiore rispetto alle generazioni precedenti che, invece, ancora, purtroppo, spesso lo riconducevano all'ambito dello scherzo, della ragazzata o, peggio ancora, del “l'abbiamo fatto tutti”. No, non è vero: il bullismo è violenza e come tale va gestito. In ogni caso, non possiamo pensare che una legge possa essere una sorta di formuletta magica, che può spazzare via in un solo colpo un dramma sociale. Le norme qui hanno il compito arduo di identificare un nucleo essenziale di strumenti giuridici, capaci poi di adattarsi ai contesti sociali differenti e che si applichino su tutto il territorio nazionale, in modo da avere omogeneità delle misure su tutto il territorio e non solo là dove è possibile avere eccellenze. Infatti, il diritto dei minori a essere tutelati è davvero di tutti, senza alcuna distinzione.

Questo disegno di legge, che ora diventerà legge dello Stato, ci lascia in eredità un ulteriore impegno e dovere verso i nostri giovani. Noi ora abbiamo studiato gli strumenti per prevenire e contrastare il bullismo, ma dovremmo compiere un ulteriore step, cioè ragionare sugli effetti psicofisici causati dal bullismo: quali sono gli effetti del bullismo sulla vittima, quali le ferite e come si rimarginano - se si rimarginano - quelle ferite. E allora dovremmo indagare, ad esempio, il rapporto fra bullismo e disturbi del comportamento alimentare. C'è un interessante approfondimento di Animenta, associazione no profit per i disturbi alimentari, sulla correlazione fra bullismo e disturbi del comportamento alimentare. Il bullismo, causando una sofferenza psicologica profonda, può contribuire allo sviluppo di una patologia alimentare, in quanto essa è espressione di un dolore ed è meccanismo di difesa dallo stesso. Il bullismo, quindi, pur non essendo l'unico fattore, può certamente contribuire in modo significativo a sviluppare un disturbo alimentare. Secondo uno studio, ben il 65 per cento delle persone con disturbi alimentari afferma che il bullismo ha contribuito alla propria condizione: l'insorgenza di patologie alimentari è particolarmente frequente nei bambini e negli adolescenti che sono stati vittime di bullismo per il loro corpo e per la loro forma fisica.

Vado a concludere, Presidente. Concludo sicuramente con l'auspicio che l'articolo 3, che contiene una delega al Governo, possa avere piena e rapida attuazione da parte del Governo e con tempi più ristretti, anche rispetto ai 12 mesi previsti. Auspico che le scuole, sin dal prossimo anno scolastico, adempiano alle nuove disposizioni normative e che la magistratura minorile utilizzi gli strumenti, qui inseriti, da subito, in particolare il nuovo articolo 25, relativo alle misure amministrative.

Per vincere questa sfida, dobbiamo combattere, quindi, l'anticultura del preconcetto, dello stereotipo, della perfezione a tutti i costi, perché la causa di qualsiasi forma di violenza è l'ignoranza, l'indifferenza, l'omertà e i pregiudizi. Per tutto questo, c'è una sola soluzione: la cultura (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), cultura della legalità e cultura del rispetto.

Annuncio, pertanto, il voto favorevole del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Governo, colleghi, tralascio una parte del mio intervento e passo alla parte certamente più importante dove si considerano le richieste nei confronti del Governo. Infatti, è verissimo: questo è un tema importante, che definiamo “un'emergenza”. E proprio per affrontare questa emergenza, servono stanziamenti certi, definiti dopo un'attenta analisi che comprenda ogni regione. Ogni regione ha, ovviamente, contesti e bisogni diversi, comuni, scuole dei nostri territori.

Non è più sufficiente, assolutamente - e a volte diventa anche sgradevole -, costruire slogan “no al bullismo”, “no al cyberbullismo”, oppure, istituire le giornate, se a questo non segue qualcosa di concreto. Piuttosto, serve avere la certezza della proporzione di questo disagio. Per fare questo, ovviamente, occorrerebbe conoscere i progetti portati avanti dalle scuole, l'entità del fenomeno e il personale formato per combattere questa battaglia, ovviamente senza rischiare il fallimento e rischiare di fare passi inadeguati.

Parto dalla formazione nei confronti dei docenti, che deve essere continua, con un aggiornamento programmato. I docenti formati, ad oggi, purtroppo, sono molto pochi: una goccia nel mare, se pensiamo che il 7 febbraio si celebra, per l'appunto, la giornata del bullismo e del cyberbullismo e, per contro, se pensiamo che nella fascia degli undicenni le vittime sono il 18,9 per cento dei ragazzi e il 19,8 per cento delle ragazze.

Per quanto riguarda il cyberbullismo, sempre in questa fascia, le percentuali sono anch'esse preoccupanti: 17,2 per cento e 21,1 per cento. Numeri allarmanti, se pensiamo anche all'incremento, che è vertiginoso: 13 per cento all'anno.

Quindi, prevenzione e interventi precoci, sinergia casa-scuola, agenzie educative, centri di incontro, oratori, punti di incontro e azioni omogenee su tutto il territorio, nei piccoli, come nei grandi centri, perché spesso c'è l'abitudine ad intervenire sui grandi centri, tralasciando quelli meno centrali.

Pensiamo che questo sia il momento per progettare, per investire, per lavorare con serietà e con adeguati stanziamenti. Se non ci sono questi, la battaglia è assolutamente persa.

In particolare, bisogna formare tutte le figure che ruotano intorno ai nostri ragazzi: i docenti, il personale ATA - anche questo deve essere formato -, i genitori, i nuclei, le classi, le assistenti sociali, gli educatori - educatori nei centri, si spera, ma anche di strada - e i volontari.

Riteniamo, inoltre, che questi provvedimenti potrebbero essere accompagnati da un serio programma sulle politiche giovanili - è difficile, oggi, percepire queste azioni, che sarebbero assolutamente utili ai nostri ragazzi -, quindi, da nuove politiche sul bullismo e sul cyberbullismo.

Queste sono le nostre richieste e le nostre raccomandazioni. Ovviamente, l'attenzione per quanto riguarda il nostro Gruppo è massima, poiché riteniamo che per i nostri ragazzi la serenità sia fondamentale, come è fondamentale non subire alcun tipo di violenza.

Per questo motivo, dichiaro il voto favorevole del gruppo Azione-PER (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Grazie, Presidente. Consegno anch'io il mio intervento. Voglio, però, esprimere l'apprezzamento da parte del gruppo di Forza Italia per questa convergenza - direi unanimità - che in quest'Aula si è trovata su un provvedimento, “lotta contro il bullismo e il cyberbullismo”, che ha visto il contributo fattivo del nostro gruppo attraverso la proposta di legge a mia prima firma, nella quale si è tentato di valorizzare, non tanto l'aspetto repressivo, quanto quello della prevenzione, con la valorizzazione del ruolo della famiglia e della scuola.

Dunque, mi pare che si sia fatto un ottimo lavoro, ragione per la quale Forza Italia esprime il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, intervengo nuovamente in dichiarazione di voto su questo provvedimento, perché siamo in terza lettura. Oggi, lo faccio non più solo con particolare emozione - l'emozione di chi ha contribuito, insieme al collega Devis Dori, a scrivere il testo da cui tutto è partito -, ma con gioia, perché oggi, tra pochi minuti, questa proposta diventerà legge dello Stato e, come tale, sarà destinata a incidere - noi tutti speriamo in modo positivo, perché questo è l'intento di tutti noi in quest'Aula - sulla vita dei nostri bambini, delle nostre bambine e dei nostri adolescenti.

Questa legge vuole essere, prima di tutto, un segnale di attenzione ai nostri cittadini e cittadine più giovani; vuole essere un modo per far sì che lo Stato, attraverso le sue articolazioni e manifestazioni, si prenda più efficacemente in carico la responsabilità di garantire un percorso di sviluppo, pieno e sano, dei nostri adolescenti, per far sì che l'intera comunità nazionale si trasformi in una comunità educante.

È questo l'approccio che ha guidato l'intero iter della proposta in questa legislatura, tanto che il testo si è spogliato del profilo penalistico - che sin dall'inizio, comunque, era già residuale - per lasciare spazio prevalentemente, se non esclusivamente, a un approccio educativo e preventivo, lasciando ad altre sedi interventi di carattere repressivo.

Anzi, oggi vorrei dire questo: questa legge sarà ancora più importante, perché andrà a compensare quell'approccio eccessivamente repressivo che abbiamo visto adottare dal Governo con il decreto Caivano. Noi riteniamo che questa legge sarà, piuttosto, idonea a prevenire le condotte più gravi e più estreme, intercettando i segnali di disagio per tempo e intervenendo su di essi per tempo, andando a indagare in modo più profondo origini e cause di quelle condotte, per dare la risposta ad esse più idonea ed efficace. È per questo che sarà fondamentale una corretta, sapiente e tempestiva messa a terra delle novità legislative che oggi introduciamo.

È per questo che desidero cogliere l'occasione per fare appello a tutti coloro che saranno protagonisti a vario titolo della concreta ed efficace attuazione di questa legge. Perché vedete: il torto più grande che potremmo fare ai nostri adolescenti, ai nostri cittadini più giovani, sarebbe quello di far rimanere questa legge una lettera morta. Proprio una legge che, finalmente, è a loro esclusivamente dedicata. E permettetemi di dire che non sono molte le leggi dedicate a questa platea di cittadini e cittadine, che rappresentano però - tutti lo diciamo sempre e ci riempiamo la bocca di questo - il futuro del nostro Paese. Dal loro benessere psicofisico e dal loro sviluppo culturale dipende il futuro della nostra comunità; eppure la politica, questo Parlamento, si occupa - o si preoccupa dovrei, forse, dire - troppo poco di loro.

Allora, il mio appello va alle famiglie e al mondo della scuola, a cominciare dai provveditorati o uffici scolastici regionali, dirigenti, docenti, personale amministrativo e a supporto nelle scuole, associazioni di volontariato del Terzo settore, servizi sociali, tribunali e procure presso i tribunali per i minorenni: tutti dovranno adoperarsi per far conoscere - e conoscere, prima di tutto - i contenuti di questa legge e dovranno concorrere, ciascuno facendo la sua parte, all'attuazione di questa legge, che dà strumenti nuovi per prevenire e contrastare i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, ma direi anche, più in generale, del disagio minorile.

Vediamo brevemente quali sono questi strumenti. Siamo partiti dalla legge n. 71 del 2017, che ha avuto il merito di portare all'attenzione di questo Parlamento e della società tutta il problema del cyberbullismo, introducendo validi strumenti.

E allora, ne abbiamo esteso il perimetro di intervento anche al fenomeno del bullismo, dando finalmente anche una definizione di cosa sia il bullismo: vi è, da una parte, un prevaricatore e, dall'altra parte, una vittima, che viene umiliata ed emarginata dal contesto dei pari, attraverso atti di violenza fisica, verbale e psicologica. Questo è il bullismo.

Dunque, è possibile e opportuno affrontare con una strategia unitaria i due fenomeni, che spesso vanno a braccetto. Con questa proposta rafforziamo proprio il tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto di bullismo e cyberbullismo, ampliando il novero dei soggetti qualificati chiamati a farne parte, prevedendo che venga convocato con cadenza semestrale e che le linee guida di orientamento per la prevenzione e il contrasto di bullismo e cyberbullismo, adottate dal Ministero dell'Istruzione, indichino vere e proprie procedure operative, di cui ogni istituto dovrà dotarsi, recependole nel proprio regolamento interno. In pratica, vi dovranno essere protocolli di base uniformi per tutte le scuole, da attivare nel momento in cui è segnalato o emerga un episodio di bullismo, di cyberbullismo o una situazione di dipendenza, in modo che non gravi sul singolo dirigente scolastico, da solo, la scelta su come agire, perché è una scelta che diviene, altrimenti, oltre che assai gravosa sotto il profilo umano, anche assai discrezionale e diversificata, magari da una scuola a un'altra. Riteniamo, invece, che la risposta degli adulti debba essere sempre coerente, prevedibile ed equa per essere compresa e autorevole.

Prevediamo che gli uffici scolastici regionali adottino convenzioni con le ASL per fornire a tutti gli istituti scolastici un servizio di sostegno psicologico. Purtroppo, infatti, uno dei grossi vulnus oggi è l'assenza di una presenza strutturata dello psicologo scolastico. Molte scuole, lo dobbiamo ammettere, grazie a un esercizio lungimirante della propria autonomia e grazie a una dotazione di risorse che lo consente, già riescono a stipulare convenzioni in tal senso. Tuttavia, oggi è importante che il legislatore abbia deciso di dare, anche in questo caso, un segnale, mettendo nero su bianco che un servizio del genere debba essere una priorità in tutti gli istituti, perché tale servizio deve servire a prevenire e individuare precocemente i fattori di rischio e le situazioni di disagio, anche attraverso il coinvolgimento delle famiglie.

Con questa proposta di legge intendiamo proprio far questo: intensificare la sinergia tra scuola e famiglie. A questa finalità rispondono anche altre disposizioni, come quella di inserire nel cosiddetto Patto di corresponsabilità l'impegno da parte delle famiglie a partecipare ad attività di formazione, organizzate dalla scuola - con particolare riferimento all'uso della rete Internet e delle comunità virtuali, perché sappiamo quanti rischi oggi riservano ai nostri giovani - , di collaborare con la scuola per l'emersione degli episodi di bullismo e di cyberbullismo, ma anche delle situazioni di uso e abuso di alcol e di sostanze stupefacenti o altre forme di dipendenza, tra cui oggi possiamo annoverare anche la nomofobia.

Poi, ancora, non ci siamo sottratti davanti alla necessità di fornire una risposta forte ed efficace innanzi alle condotte più gravi e reiterate di bullismo, ma anche dinanzi a tutte le forme di devianza minorile, inclusa la violenza sugli animali, che ormai è scientificamente provato sia il primo sintomo di un'escalation di violenza che può culminare con atti contro le persone.

Cosa abbiamo fatto? Abbiamo rispolverato e aggiornato un po', rispetto al contesto attuale, le cosiddette misure rieducative che il tribunale per i minorenni può adottare, introducendo, in particolare, percorsi di mediazione che hanno l'obiettivo di ricucire la relazione tra il bullo e la sua vittima. Quando manchino le condizioni per attivare la mediazione, perché, ad esempio, la vittima non presta il consenso, il tribunale potrà disporre lo svolgimento di un progetto di intervento educativo personalizzato, con finalità rieducativa e riparativa, sotto la direzione dei servizi sociali. Abbiamo espressamente previsto che alla stesura del progetto debbano partecipare i genitori e che verso i genitori siano anche adottati percorsi di sostegno all'esercizio della responsabilità genitoriale, ove si ravvisino difficoltà o un deficit educativo da parte delle famiglie. Questo perché siamo fermamente convinti - lo ribadisco - che sia la prevenzione, sia il contrasto ai fenomeni del bullismo e del cyberbullismo non possano prescindere dal coinvolgimento delle famiglie. Questi progetti dovranno essere, come abiti, tagliati su misura per il ragazzo o la ragazza che ne siano destinatari e dovranno avvalersi, di certo, delle associazioni di volontariato e del Terzo settore, perché spesso fare un'esperienza nel volontariato o, comunque, nel sociale può essere più formativo e performante di tante altre iniziative. Con un emendamento del MoVimento 5 Stelle, poi, è stato esplicitato che il progetto di intervento educativo potrà prevedere la frequenza di laboratori teatrali, di scrittura creativa, laboratori di musica, attività sportive. Insomma, tutte quelle attività capaci di canalizzare l'aggressività, di insegnare come fare squadra e di sviluppare percorsi di introspezione capaci di offrire opportunità a quei ragazzi e quelle ragazze che, magari per il contesto di provenienza, hanno poche opportunità di crescita culturale e ancor meno possibilità e occasione di scoprire un proprio talento, perché, a volte, per recuperare un disagio e per strappare un adolescente a dinamiche relazionali malsane o a una dipendenza, può essere sufficiente far intravedere che esiste un'alternativa migliore, può essere sufficiente far comprendere che si può essere persone migliori. L'auspicio è proprio che la cassetta degli attrezzi, che questo provvedimento intende fornire, possa servire a evitare a quanti più giovani possibile le ferite che il bullismo, sia agito che subito, si porta dietro per tutta la vita.

È per tutte queste ragioni che esprimo, convintamente e con gioia, il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matone. Ne ha facoltà.

SIMONETTA MATONE (LEGA). Allora, repetita iuvant solo in alcuni casi e non è questo il caso, visto che il provvedimento è tornato tale e quale, con una sola modifica. Quindi, cercherò di essere la più stringata possibile e mi riporto a quanto già integralmente dichiarato nella precedente dichiarazione di voto.

Voglio soltanto sottolineare come questo provvedimento sia addirittura straordinario, lo definirei epocale, per gli operatori del settore, perché istituisce misure amministrative invocate da anni da alcuni magistrati illuminati, che erano costretti ad applicare surrettiziamente l'articolo 25, che - lo ricordo a tutti - è l'articolo della legge istitutiva del tribunale per i minorenni, del 1934. Viceversa, è stato codificato questo tipo di intervento, che è un intervento di natura amministrativa, che aiuta i ragazzi a uscire dal tunnel della violenza, dell'isolamento, della separazione, dell'aggressione agli altri soggetti. A chi dice che questo Governo adotta misure repressive nei confronti anche dei giovani - l'ho sentito dire per il decreto Caivano e per tutta una serie di altri provvedimenti -, a costoro dico: leggetevi questo provvedimento e capirete che non è così, perché i ragazzi, con questo provvedimento, vengono accompagnati e vengono accompagnati a riscrivere le loro esistenze.

Per questa ragione, non posso che esprimere il voto favorevole della Lega-Salvini Premier per questo testo, così come è pervenuto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.

PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, affrontiamo oggi l'ultimo atto di un provvedimento importante, che reca norme in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, misura necessaria nel tempo in cui viviamo. È un fenomeno che non possiamo più ignorare, un flagello che colpisce tanti ragazzi nelle scuole, direi, in definitiva, il futuro dei nostri giovani, il presente e il futuro del nostro Paese.

Per prima cosa, vorrei ringraziare i presentatori: gli onorevoli Dori, D'Orso, le colleghe Dondi e Matone, con cui abbiamo lavorato molto bene per portare a termine questo provvedimento, i presidenti delle Commissioni, Cappellacci e Maschio.

Questo provvedimento nasce da un lavoro delle scorse legislature. Sicuramente, devo ricordare il lavoro fatto nella XVII legislatura dalla collega Elena Ferrara che portò alla legge n. 71 del 2017, che individuava strumenti di prevenzione e di contrasto del cyberbullismo. Questa legge ha introdotto una serie di misure per prevenire e reprimere il bullismo online e istituito la figura del responsabile della prevenzione e del contrasto del bullismo e del cyberbullismo nelle scuole italiane, con un approccio che ha privilegiato la mediazione, la sensibilizzazione e l'educazione, prevedendo il coinvolgimento di genitori ed educatori. La legge ha stabilito, inoltre, sanzioni per coloro che commettono questi atti, al fine di proteggere le vittime e garantire un ambiente sicuro, nel web e fuori. In questo quadro, mi preme evidenziare che il fenomeno del bullismo, tanto spesso sottovalutato, non è una bravata, ma una forma di violenza che interessa molti, troppi giovani.

Più in particolare, il bullismo può essere definito come un comportamento intenzionale e aggressivo, che si verifica ripetutamente contro una o più vittime con le quali vi è un reale, o percepito, squilibrio di potere. Normalmente le vittime si sentono totalmente vulnerabili e incapaci di difendersi autonomamente. L'aggressione può essere fisica nei confronti di persone o beni, oppure verbale, sia diretta che indiretta. Tra le forme di aggressione verbale diretta ci sono insulti e minacce, in quella indiretta vi rientra la diffusione di voci finalizzata al danneggiamento della reputazione altrui e all'esclusione da un gruppo. Faccio presente, a questo proposito, che le ultime indagini rilevano che un adolescente su due è vittima di bullismo, un dato sconcertante. I dati evidenziano che, fra i giovani, il 47 per cento è vittima di bullismo o cyberbullismo, e il pretesto principale per il quale vengono attaccati è l'aspetto fisico, l'origine etnica, l'orientamento sessuale, la condizione economica, la religione, la disabilità. Vale a dire, è l'essere stesso delle persone che viene utilizzato come arma contro loro stessi. I ragazzi che subiscono bullismo o cyberbullismo spesso tacciono e non denunciano gli episodi, non ne parlano nemmeno con i propri genitori. Secondo i dati, solo il 20 per cento ne parla con la madre, e solo il 6 per cento con il padre. In pochissimi, solo il 2 per cento, ne parla con i propri insegnanti. Per questo credo sia importante, da parte delle istituzioni tutte, dare un segnale di vicinanza ed ascolto. Dagli studi emerge che i social network sono il principale strumento utilizzato per il cyberbullismo, seguiti da chat, messaggi e videogiochi online, e su quest'ultimo aspetto ritengo sia utile e necessario effettuare una piccola focalizzazione sulla inadeguatezza degli adulti. Non va dimenticato mai, infatti, che i contratti e le schede telefoniche da cui spesso partono insulti e violenze sono sempre acquistate e intestate agli adulti, che poi non vigilano, perché non ne sono capaci o perché sono distratti. Non vigilano sull'utilizzo che i ragazzi ne fanno, e questo è ancor più grave, se pensiamo che, come sottolineano esperti e testimoni, coloro che hanno sperimentato episodi di bullismo o cyberbullismo hanno maggiori probabilità di sviluppare difficoltà relazionali, sentirsi depressi, soli, ansiosi, avere scarsa autostima, financo sperimentare pensieri suicidari.

L'aspetto più assurdo di queste dinamiche è che spesso anche i bulli possono sviluppare gli stessi problemi psicologici a lungo termine, creando un vortice di atti negativi che abbiamo l'obbligo di frenare con tutti gli strumenti possibili. Questa proposta di legge va in questa direzione e rappresenta un segnale chiaro del nostro impegno a proteggere i più vulnerabili e a promuovere una cultura di rispetto e tolleranza che, attraverso una serie di misure diversificate, mira a prevenire il fenomeno e a rieducare i minori coinvolti in tali comportamenti aggressivi. In Commissione Affari sociali abbiamo discusso a lungo questo provvedimento, trattando, ad esempio, un particolare aspetto come l'obbligo per le scuole di adottare programmi di prevenzione di bullismo e cyberbullismo, che includano azioni di sensibilizzazione e formazione rivolte sia agli studenti che al personale scolastico. Inoltre, la proposta prevede la creazione di un sistema di segnalazione degli atti di bullismo e cyberbullismo che consenta agli studenti di denunciare i comportamenti aggressivi subìti o osservati, un sistema che potrà essere gestito da figure specializzate all'interno delle scuole, che si occupano di verificare la veridicità delle segnalazioni e di adottare le misure necessarie per contrastare il fenomeno, anche avvalendosi della collaborazione delle Forze dell'ordine.

Rispetto alle misure rieducative, evidenzio come la proposta di legge preveda l'istituzione di un servizio di assistenza e supporto psicologico per i minori coinvolti in comportamenti aggressivi. Inoltre, è prevista la possibilità di adottare misure alternative alla detenzione per i minori autori di reati di bullismo, con il sostegno dei servizi sociali territoriali e le famiglie. Ovviamente, mi preme sottolineare che trattandosi spesso di bambini e ragazzi, la principale forma di prevenzione di atteggiamenti aggressivi deve essere proprio l'esempio degli adulti. Purtroppo, non è sempre così. Capita spesso che i più piccoli crescano con modelli di riferimento violenti e aggressivi nella famiglia, ma, cari colleghi, spesso anche nelle istituzioni. Ed è qui che dobbiamo dare l'esempio. Anche le persone esposte pubblicamente sono quelle a cui i ragazzi guardano, e spesso non danno un buon esempio, ma danno esempi di forza, di violenza, di contrapposizione urlata e spesso violenta. Diffondere la cultura della non violenza e della pace mi appare oggi molto significativo, perché mostra un'alternativa alla narrazione della guerra e della violenza a cui siamo troppo assuefatti. Sono contento che in questa norma abbiamo inserito il 20 gennaio come Giornata del rispetto, ricordando Willy Monteiro, un nostro figlio, un figlio della nostra Patria, rimasto ucciso, perché ha voluto difendere un suo coetaneo aggredito (Applausi).

Ecco, Presidente, colleghi, sono troppi anni, troppo tempo che si parla dei giovani con disprezzo, con derisione, che li si descrive come apatici, disimpegnati, schiavi dei social, con analisi troppo spesso impietose sul loro status e il loro futuro. Questo provvedimento vuole essere un segnale che la violenza non è mai la risposta, i ragazzi e i giovani di oggi stanno crescendo in un tempo difficile e, per tanti versi, cupo, con crisi, guerre, violenze. Aiutiamoli a costruire, per l'oggi e il domani, un mondo migliore, siamogli vicini, pensiamo sempre all'esempio che dobbiamo dare, a quello che dobbiamo fare per loro, e non a condannarli, e bene abbiamo fatto a prevedere per questo provvedimento un aspetto non repressivo, ma di prevenzione e di presa in carico.

Concludo, Presidente: anche a noi è dispiaciuto che nel passaggio al Senato si sia tolta una parte che prevedeva il coordinamento pedagogico, perché è qualcosa di utile, ed è stata anche qualcosa che abbiamo voluto insieme nel confronto parlamentare, ma al di là di questo, e per tutte le ragioni esposte, considero che questa legge sia molto importante e dichiaro con convinzione il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dondi. Ne ha facoltà.

DANIELA DONDI (FDI). Grazie, Presidente. Oggi, come è già stato detto, arriviamo alla conclusione di questo iter che ci ha visti tutti coinvolti e, per la prima volta, siamo riusciti a concordare su un testo unificato, dove credo che oggi ci sarà un voto unanime positivo, per cui, veramente, grazie. Anticipo il voto favorevole del gruppo Fratelli d'Italia, poi depositerò la mia relazione, ma ci terrei comunque a illustrare alcune, telegrafiche, precisazioni.

Voteremo favorevolmente perché tutto il gruppo di Fratelli d'Italia ha creduto, sin dall'inizio, in questa norma, che era necessaria, perché avevamo già una norma per quanto riguardava il cyberbullismo, ma non nello specifico per il bullismo. Questa norma è stata improntata sul principio della prevenzione, perché è necessario cercare di recuperare anticipatamente i nostri ragazzi, non con sanzioni, lo ha anche già precisato l'onorevole Matone, prima di me. Ma per fare questo abbiamo bisogno di due attori perché la norma funzioni: la famiglia e la scuola.

Perché se i genitori non vigileranno e non saranno al fianco dei figli, se la scuola non farà formazione e non si attiverà per segnalare e capire tutte quelle situazioni che possano portare a situazioni peggiori, tra cui bullismo e cyberbullismo, ovviamente, tutto lo sforzo che abbiamo fatto oggi, sarà stato vano.

Per questo, abbiamo due attori che saranno fondamentali per la riuscita. Perché questo invito a questa collaborazione di tutti? Perché abbiamo visto che, da episodi di bullismo e cyberbullismo, arriviamo anche a situazioni più gravi, dalle quali - lo vediamo ogni giorno - cadiamo nella violenza delle baby gang. Pertanto, dobbiamo assolutamente arginare questa situazione. Lo dico veramente con il cuore, perché Modena - la città da cui provengo -, purtroppo, sta diventando la capitale delle baby gang. Questo non deve ripetersi per altre città. Gli ultimi due episodi che cito riguardano Roma (Centocelle) e Ferrara. Dunque, se facciamo prevenzione e educhiamo i nostri ragazzi, probabilmente, riusciremo anche ad arginare altre situazioni di violenza che colpiscono i nostri figli e i nostri ragazzi.

Pertanto, confermo il parere favorevole di tutto il gruppo Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 536-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 536-891-910-B: "Disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo" (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9) (Applausi).

Sospendiamo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Rammento che, alle ore 16,15, si passerà al seguito della discussione delle mozioni in materia di trasporto pubblico locale con votazioni.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro della Giustizia e il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative normative in materia di politiche familiari e di sostegno alla genitorialità e al lavoro femminile - n. 3-01198)

PRESIDENTE. La deputata Bonetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01198 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Gentile Ministra, a distanza di due anni dall'entrata in vigore della legge n. 32 del 2022, abbiamo purtroppo dovuto rilevare la scadenza dell'impegno previsto di scrivere i decreti legislativi disposti nella stessa legge, in quanto il Governo non ha provveduto a dare seguito a questo impegno.

Com'è noto, lei è una delle Ministre che ha la competenza in merito all'attuazione di questa legge. Inoltre, noi abbiamo sentito, dalle sue parole, un forte impegno a dare attuazione a politiche che lei stessa ha definito fondamentali, quali quelle a sostegno alla maternità, al lavoro femminile, al sostegno alle famiglie e al lavoro giovanile.

Siamo quindi a chiederle le ragioni di questa mancata attuazione e le intenzioni in merito da parte del Governo.

PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

MARINA ELVIRA CALDERONE, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole interrogante per il tema sollevato, sul quale riferisco volentieri gli aggiornamenti relativi alle misure portate avanti dal Governo.

Sono convinta che rafforzare le politiche di welfare a sostegno dei genitori e mettere in atto misure specifiche per le donne e i giovani non è solo una questione di giustizia sociale, ma un dovere istituzionale che fa crescere le imprese e l'economia del Paese, lo ribadisco. A questo proposito, nell'ambito di una congiuntura economica non particolarmente favorevole, dovuta anche all'impatto delle crisi internazionali, sin dal suo insediamento, l'Esecutivo ha voluto investire oltre 2,5 miliardi di euro in favore delle famiglie, adottando diversi significativi interventi, che hanno generato - secondo i dati elaborati dall'Ufficio parlamentare di bilancio - benefici diretti e indiretti per le famiglie, stimati in oltre 16,5 miliardi di euro, solo per il 2024.

Relativamente ai più recenti provvedimenti di competenza del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, rappresento che, con il decreto Coesione - il decreto-legge n. 60 del 7 maggio scorso - sono stati stanziati ulteriori 2,8 miliardi di euro, destinati a specifiche misure volte a sostenere l'autoimpiego e a promuovere l'occupazione di giovani e donne, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia.

Nello specifico, tra le diverse misure, il decreto prevede un bonus in favore delle donne lavoratrici di qualunque età, con l'esonero dal 100 per cento dei contributi previdenziali per due anni, finalizzato all'assunzione con contratto a tempo indeterminato.

Al centro della nostra azione abbiamo posto le esigenze delle famiglie, anche sul piano della conciliazione tra vita privata e vita lavorativa. A questo scopo, con le ultime due leggi di bilancio, sono state aumentate le indennità dei congedi parentali, che passano dal 30 per cento all'80 per cento della retribuzione per il primo mese e dal 30 per cento al 60 per cento della retribuzione per il secondo mese.

Sempre con legge di bilancio è stato previsto l'aumento dell'assegno unico, l'implementazione del Fondo per gli asili nido, la stabilizzazione dei contributi per i figli con disabilità e fringe benefit rafforzati per lavoratori con figli, sui quali il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali era già intervenuto con il decreto Lavoro n. 48 del 2023.

Tra gli ultimi interventi di questo Governo in favore della famiglia, segnalo la decontribuzione per madri lavoratrici di tre o più figli, riconosciuta - in via sperimentale - per il 2024 anche alle lavoratrici madri di due figli, e la previsione di uno specifico finanziamento di 60 milioni di euro per il 2024, destinato all'attività socio-educative in favore dei minori da svolgersi a cura dei comuni italiani.

In definitiva, il Governo ha adottato importanti e rilevanti misure a sostegno della famiglia e della natalità, che tengono conto dell'attuale contesto economico e dei reali bisogni delle famiglie stesse, misure fortemente volute e che hanno trovato collocazione in diversi e significativi interventi legislativi, che implementano e ampliano le tutele previste dalla norma citata dagli onorevoli interroganti.

Concludo assicurando che il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, unitamente alle altre amministrazioni coinvolte su questo tema importante, proseguirà sulla linea tracciata, volta a dare impulso alla crescita del potere d'acquisto delle famiglie attraverso lo sviluppo del lavoro, riservando una particolare attenzione alle esigenze delle donne e dei giovani.

PRESIDENTE. La deputata Bonetti ha facoltà di replicare, per due minuti.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Ministra. Io la ringrazio per questa accurata elencazione e richiamo delle misure che il Governo ha fatto che, però, mi lasci dire, altro non fa che confermare non solo quella che era la sensazione, ma un dato di fatto, cioè che il Governo ha deciso di archiviare quella riforma integrata strutturale, universale che le stesse forze politiche che compongono la maggioranza e il suo Governo hanno non solo costruito, sostenuto e votato, ma hanno messo come uno dei punti chiave della campagna elettorale - non era nel nostro programma al secondo punto ma, per esempio, lo era della forza sua partner che è Forza Italia -: aveva l'impegno di dare attuazione al Family Act, quindi un impegno che di fatto è stato disatteso.

L'elenco delle misure che lei ha richiamato sono misure che non hanno una definizione di strutturalità, hanno una definizione di una platea ristretta - pensiamo al fatto che avete aumentato la decontribuzione per le lavoratrici madri con un contratto a tempo indeterminato -, vi siete dimenticati delle partite IVA e di chi ha un contratto a tempo determinato.

Il Family Act nasce durante la pandemia e durante il periodo di ripartenza: mi lasci dire che sappiamo cosa significa avere una congiuntura economica sfavorevole, ma sappiamo anche cosa significa la determinazione politica di fornire al Paese un impianto normativo, organico e strutturale e di mettere le risorse necessarie che, nonostante le parole di chi è seduto ai banchi del Governo con lei, c'erano e ci sono. Ci sono i riordini delle misure già previste e c'è la scelta politica di investire per le famiglie, per tutte le famiglie, e non per una platea ristretta.

Sull'ultima misura, della decontribuzione per le donne nell'ultimo decreto, ricordo a tutti che nel mio intervento per la legge di bilancio vi ho chiesto perché avevate tolto la decontribuzione che noi avevamo introdotto nella legge di bilancio 2021, e ciò che avete tolto adesso l'avete rimesso: il saldo è zero, così come certifica oggi l'Istat, che dice che le famiglie hanno raggiunto il massimo del livello di povertà da dieci anni a questa parte (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

(Iniziative di competenza in ordine al processo d'integrazione europea della Georgia, in relazione alla tutela dei diritti civili e politici in tale Paese - n. 3-01199)

PRESIDENTE. Il deputato Della Vedova ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01199, per un minuto (Vedi l'allegato A).

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la Georgia ha ottenuto, nel dicembre 2023, lo status di Paese candidato all'Unione europea. Abbiamo visto tutti, in queste settimane, le immagini potenti delle manifestazioni di piazza, in particolare di giovani, ma non solo, con la bandiera europea, che venivano scacciati con gli idranti e con i manganelli. Protestavano contro la cosiddetta legge sulle influenze straniere, un format che abbiamo visto in Russia tante volte, tant'è che si chiama la legge russa. È una legge che va contro le aspirazioni del popolo e il processo di integrazione europea.

La domanda è: quali passi intenda fare l'Italia, insieme all'Unione europea, per difendere quei cittadini che vogliono la democrazia e l'Europa e per preservare il percorso europeo di integrazione europea della Georgia.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie signor Presidente. La legge sulle influenze straniere è stata approvata ieri dal Parlamento georgiano. Verrà quindi trasmessa alla Presidente della Repubblica, che ha due settimane per promulgarla o porre il veto accompagnato, obbligatoriamente, da proposte di modifica. Il Parlamento ha, a sua volta, due settimane per rigettare l'eventuale veto e confermare la legge oppure recepire modifiche che dovessero essere proposte dalla Presidente della Repubblica. In caso di veto - peraltro già preannunciato - il Primo ministro e il Presidente del Parlamento avrebbero manifestato prime aperture a modificare la legge.

Sembrerebbe, pertanto, aprirsi uno spiraglio incoraggiante: la disponibilità annunciata dal Primo Ministro e dal Presidente del Parlamento, inoltre, andrebbero incontro alle recenti posizioni espresse dalla Commissione europea.

Nel ribadire che la legge, così come ora formulata, è palesemente contraria ai principi europei, la Commissione ha auspicato che possa essere emendata e armonizzata con i valori e le norme dell'Unione europea. Le aperture ventilate dalla dirigenza georgiana sono anche frutto di una sensibilizzazione nei confronti del Governo, del Parlamento e del partito di maggioranza svolta da diversi capi-missione dell'Unione europea a Tbilisi. Tra questi, ovviamente, su mia istruzione, il nostro ambasciatore anche in veste di Presidenza G7.

Nelle settimane in cui l'iter parlamentare procedeva e le piazze del Paese si riempivano, il Governo italiano ha contribuito al messaggio forte inviato attraverso l'Unione europea: il 2 maggio, ho condannato, con forza, l'uso della violenza durante le manifestazioni e sostenuto, con determinazione, le aspirazioni europee della Georgia. Condanna ribadita, nei giorni successivi, insieme con le istituzioni europee e gran parte degli Stati membri. Anche oggi, l'Alto rappresentante ha fatto una dichiarazione in questo senso. Il rispetto dei diritti fondamentali, infatti, è un requisito imprescindibile nel processo di adesione all'Unione europea.

Confidiamo che il parere atteso dalla Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa possa essere un ulteriore contributo per disinnescare le tensioni e per creare lo spazio per una soluzione di compromesso, mantenendo così la Georgia sulla traiettoria europea. Si tratterebbe di un risultato non scontato, data la forte polarizzazione del contesto politico georgiano, ma un obiettivo che dobbiamo perseguire - come intendo sottolineare anche al prossimo Consiglio Affari esteri a Bruxelles del 27 - per evitare il rischio di una spirale di violenza, con potenziali ripercussioni sulla stabilità non solo della Georgia, ma anche della regione. Per questo motivo, auspico che possa esserci anche una missione del Parlamento italiano per verificare ciò che sta accadendo e per dare un messaggio chiaro di sostegno all'adesione della Georgia all'Unione europea.

PRESIDENTE. Il deputato Della Vedova ha facoltà di replicare, per due minuti.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Ministro. Come lei ben sa, il tema non è solo di ottenere modifiche a questa “legge russa”, la legge contro le influenze straniere, che è un grimaldello che Putin usa da anni ormai per sconfiggere le opposizioni interne e per silenziare il dissenso delle opinioni pubbliche e dei media.

Non dobbiamo distrarci, come rischiamo di fare con l'Ucraina, complice anche lo stallo che si è prodotto nel Congresso americano sui sostegni alla difesa dell'Ucraina. Non dobbiamo distrarci, ci siamo distratti in Ucraina ed abbiamo semplicemente ottenuto l'avanzata di Putin. Non dobbiamo distrarci dove Putin non è ancora, cioè in Paesi come la Georgia. Abbiamo scelto la via dell'integrazione europea insieme, Unione europea e Georgia, non dobbiamo e non possiamo tollerare quello che sta accadendo. Non possiamo tollerare che le prossime e decisive elezioni, che si terranno in autunno a Tbilisi, siano negativamente influenzate dalla propaganda russa, l'unica che avrebbe accesso in Georgia, se vengono chiuse tutte le possibilità di sostegno da parte delle ONG internazionali a chi in Georgia sinceramente si batte per la democrazia, la libertà e, quindi, per il processo di integrazione europea.

Ben venga il suo suggerimento alla partecipazione di una delegazione di questo Parlamento in una missione di monitoraggio di quello che sta accadendo, ma, signor Ministro, l'Italia e l'Europa non devono distrarsi, non devono perdere un momento. Se sono necessarie sanzioni, sanzioni siano, ma come finisca questa “legge russa”, qualunque sia l'esito finale, non dobbiamo distrarci, dobbiamo stare al fianco della Georgia, altrimenti sarebbe un'occasione persa, per loro e per noi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e di deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

(Iniziative a sostegno delle imprese italiane danneggiate dalla crisi del Mar Rosso ed elementi in ordine alle attività della missione Aspides - n. 3-01200)

PRESIDENTE. La deputata Deborah Bergamini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01200, per un minuto (Vedi l'allegato A), per un minuto.

DEBORAH BERGAMINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, dal novembre scorso i ribelli Houthi minacciano la libertà di navigazione e di commercio nel Mar Rosso. Questo ha portato diverse compagnie di navigazione a cambiare le loro rotte, privilegiando la circumnavigazione del continente africano con ricadute importanti in termini di prezzi naturalmente e anche di attività dei porti nazionali.

A soffrire maggiormente di questa situazione sono le nostre piccole e medie imprese; basti dire che quasi la metà del commercio estero via mare del nostro Paese passa, o meglio dire, passava dal Mar Rosso.

Per rispondere a questa minaccia, l'Europa ha lanciato un'operazione difensiva di sicurezza marittima, Aspides, di cui l'Italia fa parte dal suo avvio, e proprio ieri l'altro si è riunito il tavolo, da lei fortemente voluto, sulle conseguenze economiche in Italia di questa crisi nel Mar Rosso. Sono, pertanto, a chiederle un primo bilancio sulla missione Aspides e le iniziative a supporto delle nostre imprese.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signora Presidente. La sicurezza nel Mar Rosso rappresenta una priorità assoluta per l'Italia. La libertà degli scambi e la sicurezza della navigazione sono beni di tutti e dobbiamo difenderli con l'impegno della comunità internazionale. Lunedì ho convocato al Ministero degli Affari esteri, insieme con il Ministro Urso, la prima riunione del tavolo sulle conseguenze della crisi per l'economia italiana, segno tangibile dell'impegno del Governo a fornire una risposta di sistema.

Alla riunione hanno partecipato i rappresentanti dei porti, degli armatori e dei principali comparti produttivi, dall'industria all'agricoltura, dal commercio all'artigianato, al settore assicurativo. Molti i segnali di apprezzamento: gli armatori, Assoporti, Confcommercio e la Federazione del mare hanno sottolineato che il Governo si è mosso tempestivamente e con misure concrete, a cominciare dalla missione europea Aspides, che il nostro Governo ha fortemente voluto e di cui esercita il comando operativo e tattico. Aggiungo che potrebbe essere un primo esempio di vera missione di difesa europea.

L'Italia è la principale beneficiaria dell'operazione Aspides, lo dimostrano i numeri delle oltre 120 navi mercantili, accompagnate dalle unità partecipanti alle operazioni: il 17 per cento sono di bandiera italiana. La quota aumenta al 52 per cento, se si includono anche quelle che, pur non battendo bandiera italiana, sono di proprietà o, comunque, gestite da nostri armatori. L'operazione Aspides e naturalmente la straordinaria reattività del sistema economico italiano stanno consentendo di limitare gli effetti negativi degli attacchi degli Houthi, contenendo, ad esempio, l'aumento dei premi assicurativi, come evidenziato dall'Associazione nazionale delle compagnie di assicurazione.

Obiettivo della nostra azione è ancora più in generale salvaguardare il ruolo dell'Italia nelle rotte globali. Siamo una piattaforma logistica al centro del Mediterraneo e con un sistema portuale articolato da Trieste a Gioia Tauro. Su mia iniziativa, i Ministri del Commercio del G7 affronteranno il 16 luglio a Reggio Calabria il tema delle catene di approvvigionamento e della loro tenuta di fronte alla crisi del Mar Rosso. La missione Aspides è un primo passo, come dicevo, verso la difesa europea e dimostra come questo obiettivo strategico dell'Europa possa avere un impatto concreto e immediato per cittadini ed imprese.

Il Governo continuerà a lavorare al fianco delle imprese italiane per rafforzare la sicurezza e la competitività della nostra economia.

PRESIDENTE. La deputata Bergamini ha facoltà di replicare.

DEBORAH BERGAMINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, Forza Italia si ritiene soddisfatta della sua risposta e naturalmente concorda sul fatto che la tempestività mostrata dal Governo italiano in questa circostanza sia stato un fattore prezioso per restituire sicurezza al nostro sistema imprenditoriale e produttivo. Del resto, in un mondo sempre più globalizzato chiaramente bisogna far sì che resti centrale il ruolo, come lei diceva, del nostro Paese in quanto piattaforma logistica nel Mediterraneo.

Per farlo, bisogna evitare che la minaccia posta dagli Houthi nel Mar Rosso possa diventare una questione strutturale, che possa poi portare a spostare i traffici via mare verso il Nord Europa, a tutto discapito dei porti italiani e del sistema logistico del Mediterraneo.

Inoltre, Forza Italia concorda sul fatto che effettivamente la missione difensiva di sicurezza marittima Aspides possa costituire un vero e proprio modello, un primo modello di affermazione di un principio di difesa e sicurezza comune dell'Unione europea, per il quale Forza Italia si batte da tempo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Chiarimenti in ordine al voto di astensione espresso dall'Italia sulla risoluzione approvata il 10 maggio 2024 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, concernente il riconoscimento della Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite - n. 3-01201)

PRESIDENTE. La deputata Ascari ha facoltà di illustrare l'interrogazione Riccardo Ricciardi ed altri n. 3-01201 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria, per un minuto.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, dal 7 ottobre a oggi sono morti, sotto i bombardamenti israeliani, oltre 35.000 palestinesi, 15.000 sono bambini inermi. Una coscienza che tutti noi abbiamo e che pesa veramente come un macigno. Nonostante questo, il Governo italiano si è astenuto per ben due volte dal firmare la risoluzione, si è proprio astenuto dal sostenere la risoluzione ONU che prevedeva il cessate il fuoco e, recentemente, la risoluzione che prevedeva il riconoscimento della Palestina come membro effettivo ONU.

Allora, siamo a chiedere, visto che parla di due popoli e due Stati, cosa pensa di fare per raggiungere questo obiettivo, se la Palestina non viene riconosciuta come Stato indipendente e sovrano, e, soprattutto, cosa pensa di fare il Governo italiano per fermare questo massacro, o meglio, annientamento consapevole, cosciente e volontario di civili palestinesi inermi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signora Presidente. Mi consenta, prima di rispondere all'interrogazione, di annunciare la decisione del tribunale del riesame ungherese che ha concesso gli arresti domiciliari a Ilaria Salis, che quindi potrà essere ai domiciliari in Ungheria (Applausi).

Anche a New York l'Italia ha tenuto una posizione di grande equilibrio, abbiamo la presidenza di turno del G7. All'interno di questo gruppo, la maggioranza, 4 su 7, ha optato per un voto di astensione, nella consapevolezza che la risoluzione sarebbe stata approvata con ampio margine.

L'Italia ha a cuore il destino del popolo palestinese; ora la priorità è evitare una catastrofe umanitaria. L'iniziativa Food for Gaza, da me lanciata con gli attori del sistema Italia e il polo romano delle Nazioni Unite, è operativa. Stiamo inviando cibo, medicine, materiali sanitari, foraggio per gli animali, camion per la distribuzione degli aiuti. Ne riparlerò oggi pomeriggio di nuovo al telefono con il Ministro degli Esteri israeliano Katz, che ha anche partecipato a una riunione del tavolo e al quale rinnoverò la richiesta di massima assistenza per la consegna degli aiuti.

Ribadirò anche la nostra ferma opposizione a un'operazione militare a Rafah. Stiamo sollecitando Israele a raggiungere un cessate il fuoco, fornire un piano per la protezione dei civili, facilitare ulteriori evacuazioni, ristabilire i servizi essenziali e assicurare la protezione delle infrastrutture critiche. Temi al centro di una lettera al Ministro Katz, che ho promosso e firmato con altri colleghi di Paesi G7, europei ed extraeuropei. Occuparsi dell'emergenza non significa dimenticare la prospettiva a più lungo termine. L'intervento umanitario e il raggiungimento di un cessate il fuoco sono, anzi, la precondizione di una ripresa di un dialogo politico.

Il Governo, ripeto, sostiene fermamente il principio “due popoli, due Stati”. La nostra astensione all'ultima risoluzione in Assemblea Generale non contraddice certo questo obiettivo politico, che rimane per noi l'unica soluzione possibile e sostenibile per la questione palestinese, ed è anche la vera garanzia per la sicurezza di Israele, a tutela del suo diritto ad esistere in pace e prosperità. Lo ha ribadito il comunicato finale della riunione dei Ministri degli Esteri del G7 che ho presieduto a Capri. Una soluzione territoriale e definitiva per lo Stato palestinese dovrebbe essere raggiunta attraverso negoziati diretti tra le parti e nel contesto di un assetto complessivo. Ciò comprende il riconoscimento dello Stato palestinese e della sua qualità di membro a pieno titolo delle Nazioni Unite.

L'astensione dell'Italia non è una presa di distanza dalla necessità di creare uno Stato palestinese; è, piuttosto, un segnale dell'urgente necessità di un reale e credibile orizzonte politico-negoziale. Non bastano percorsi indiretti, come quello intrapreso in Assemblea Generale, per ottenere uno Stato palestinese riconosciuto da Israele. Ho invitato a Roma, la prossima settimana, il Ministro degli Esteri palestinese, che è anche Presidente del Consiglio. L'Italia sostiene il nuovo Governo dell'Autorità palestinese e lavora per il suo rafforzamento. Insieme ai partner europei lavoriamo affinché non venga ulteriormente compromessa la situazione sul terreno con l'espansione di insediamenti illegali. Il Governo continuerà ad impegnarsi al massimo per favorire una soluzione equa e rispettosa delle legittime aspirazioni di entrambe le comunità.

PRESIDENTE. Il deputato Riccardo Ricciardi ha facoltà di replicare.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Immaginateli, 80 bambini occupano più o meno 2 spicchi di quest'Aula. Guardateli, 80 che si guardano intorno, meravigliati da questo palazzo meraviglioso, come si divertono. Alla fine della giornata, sterminateli. Domani richiamatene 80, li fate entrare in due spicchi e l'indomani li risterminate. Questo accade dal 7 ottobre a Gaza: 80 bambini al giorno. Guardateli e ditemi se non vi vergognate, come Governo, a dire: sapevamo che avrebbero votato a favore all'ONU e noi abbiamo deciso di fare una cosa, i vigliacchi, gli ignavi, di fronte a un crimine terrificante (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che avviene tutti i giorni, e io sono orgoglioso di quella parte di Occidente che protesta ogni giorno e che riabilita la nostra e la mia parte di mondo agli occhi della storia e che ha il coraggio di prendere una posizione. Invece, i Governi occidentali sanno solo rendere grazie e seguire quello che sta facendo Netanyahu a Israele, insieme all'avallo degli Stati Uniti. L'Occidente non è questo; l'Occidente è quello di quelle manifestazioni, dalle università americane alle strade italiane, che manifesta per quegli 80 bambini che oggi moriranno e che domani moriranno ancora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

MAURIZIO CASASCO (FI-PPE). Ma che dici?

(Intendimenti del Governo sulla riforma relativa alla separazione delle carriere dei magistrati e iniziative di carattere normativo per una più stringente valutazione dei requisiti per l'applicazione delle misure cautelari - n. 3-01202)

PRESIDENTE. L'onorevole Faraone ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-01202 (Vedi l'allegato A).

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi l'abbiamo conosciuta senza quella cartellina che ha in mano e senza nulla di scritto, libero di dire quello che pensa su quello che serve per la giustizia italiana. L'abbiamo conosciuta così e l'abbiamo conosciuta prima dell'esperienza di questo Governo, determinato su alcune materie ben precise, quali il fatto che non ci dovesse essere il populismo penale, il fatto che non si dovessero moltiplicare i reati e le pene, il fatto che ci dovesse essere una riforma seria, in senso garantista, della giustizia e, quindi, la separazione delle carriere.

Oggi, noi la vediamo assolutamente immobile e immobilizzato da una Premier che di fatto le ha impedito di portare avanti quello che ha sempre detto e professato.

Ci può dire, Ministro, cosa pensa di fare sulla separazione delle carriere e cosa pensa delle dichiarazioni del Ministro Crosetto sulla magistratura debordante?

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente e grazie, collega. Innanzitutto, vorrei manifestare la mia soddisfazione per la notizia che abbiamo ricevuto pochi attimi fa, della concessione degli arresti domiciliari a Ilaria Salis (Applausi).

Per quanto riguarda l'immobilismo rispondo in modo molto chiaro, tra l'altro tenendo lontana la cartella che lei vede davanti a me. La separazione delle carriere è consustanziale al giusto processo, al concetto di giusto processo e al sistema processuale accusatorio, al quale si è ispirato una medaglia d'argento della Resistenza, il professor Giuliano Vassalli. Sui tempi faccio presente ciò che la Presidente Meloni ha detto ieri, in conferenza stampa: nei prossimi giorni. Quindi, nei prossimi giorni voi vedrete la presentazione al Consiglio dei Ministri del disegno di legge sulla separazione delle carriere, che conterrà anche importanti riforme sulla composizione e sul criterio di elezione del Consiglio superiore della magistratura oltre ad altri princìpi che sono - ripeto - consustanziali al giusto processo e al sistema accusatorio che abbiamo adottato.

Per quanto riguarda gli altri interventi normativi primari, voi sapete che il cosiddetto decreto Nordio è stato approvato, ormai un anno fa, dal Consiglio dei ministri. Ha avuto una lunga discussione, soprattutto in Commissione al Senato, è stato approvato nell'Aula del Senato, adesso è stato approvato in Commissione in questa Camera e arriverà qui in Aula nei prossimi giorni.

Quindi, se voi mi chiedete i tempi non posso dirvi le date esatte, ma sicuramente nei prossimi giorni, come ha detto la Presidente Meloni, sarà presentato il disegno di legge sulla separazione delle carriere, cioè un disegno di legge costituzionale, e la Camera avrà calendarizzato e speriamo anche approvato in termini molto rapidi il resto del pacchetto che riguarda le riforme, massime tra queste le nuove regole sull'emanazione della custodia cautelare, che sarà devoluta a un giudice collegiale, e all'interrogatorio di garanzia, che dovrà precedere l'emissione della stessa ordinanza.

PRESIDENTE. Il deputato Faraone ha facoltà di replicare per due minuti.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Signor Ministro, io la considero una persona molto intelligente, ma lei deve essere rispettoso però della nostra intelligenza, perché noi abbiamo iniziato questa legislatura con i suoi interventi in quest'Aula in cui ci diceva che la riforma della separazione delle carriere sarebbe immediatamente partita prima che si parlasse del Premierato e prima che si partisse con l'autonomia differenziata. Da allora ad oggi lei ritorna in quest'Aula e ci dice prossimamente, nei prossimi giorni, senza una scadenza, senza un'idea, senza un criterio.

Io le ricordo, Ministro, che lei ci ha detto che la riforma è costituzionale, quindi vuol dire che l'iter è molto lungo e a rischio di referendum. Noi abbiamo una discussione sul provvedimento, già incardinata in Parlamento, e se lei volesse veramente far approvare il provvedimento basterebbe presentare le vostre proposte emendative al testo che già è in discussione in Parlamento.

Con il suo intervento posso semplicemente dire che questa riforma in questa legislatura non si farà. Lei oggi ci ha comunicato questo, perché con i tempi che sono indeterminati, considerato che nessuna data lei ci ha fornito, e sono indeterminati per i tempi lunghi di una riforma costituzionale abbiamo decretato, col suo intervento di oggi, che questa legislatura, l'ennesima, non vedrà alcuna riforma sulla separazione delle carriere.

(Intendimenti del Governo in merito all'annunciata riforma della magistratura onoraria - n. 3-01203)

PRESIDENTE. La deputata Matone ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-01203 (Vedi l'allegato A).

SIMONETTA MATONE (LEGA). Ministro, lei il 25 gennaio ha concluso il suo intervento - cito testualmente - per l'inaugurazione dell'anno giudiziario: “Ricordo anche, con particolare gratitudine, l'essenziale apporto della magistratura onoraria, che a breve sarà oggetto di una doverosa riforma”. Nel comunicato del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2024 si legge dell'approvazione del disegno di legge che introduce modifiche alla disciplina della magistratura onoraria e del contingente a esaurimento. Il disegno di legge interviene con modifiche e integrazioni sul decreto legislativo del 2017 e introduce norme che troveranno applicazione esclusivamente con riguardo ai magistrati onorari già in servizio e il provvedimento opera una revisione del regime giuridico e inquadra questa categoria come lavoratori subordinati.

Poiché è nota la situazione critica in cui versa questa categoria di lavoratori al servizio dello Stato, noi chiediamo di sapere quali siano gli intendimenti del Governo in merito all'annunciata riforma della magistratura onoraria, in virtù del fatto che va trovata una definitiva e stabile soluzione che ponga termine a una questione incresciosa che, però, ha privato di tutele giuslavoristiche, previdenziali ed economiche donne e uomini, ai quali, viceversa, va la nostra riconoscenza per l'enorme mole di lavoro svolta. Quindi, noi chiediamo - ripeto - quali siano gli intendimenti del Governo in merito…

PRESIDENTE. Concluda onorevole.

SIMONETTA MATONE (LEGA). …all'annunciata riforma della magistratura onoraria.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

CARLO NORDIO, Ministro della Giustizia. Grazie Presidente, e grazie alla collega. Sì, ribadisco che, anche come ex magistrato, ho perfettamente presente la grande e impegnativa opera della magistratura onoraria, senza la quale l'amministrazione della giustizia sarebbe ancora più sofferente di quanto già non sia adesso. In continuità con la risposta che ho dato già il 13 settembre in un question time su una questione analoga, ribadisco che in questo settore l'attenzione del Governo è massima e ne approfitto per porgere un doveroso ringraziamento ai nostri Sottosegretari, in particolare al Sottosegretario Delmastro Delle Vedove (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che si è occupato particolarmente di questa vicenda.

Come voi sapete, c'era stata una censura della Commissione europea, una censura che verteva sulla pretesa, in ottemperanza a diverse disposizioni sul lavoro a tempo determinato, sul lavoro a tempo parziale, sull'orario di lavoro, eccetera, insomma su tutte quelle criticità che caratterizzavano i magistrati onorari come una sorta di figli di un dio minore nell'ambito dell'amministrazione della giustizia. Una prima particolare procedura di stabilizzazione della magistratura onoraria, com'è stato ricordato, è stata prevista da questa amministrazione già con la legge di conversione del decreto-legge del 22 giugno 2023, dove è stabilita l'assimilazione ai fini fiscali al reddito da lavoro dipendente dei compensi erogati ai magistrati onorari, confermati secondo la procedura semplificata prevista dalla legge n. 234 del 2021. Un più recente e organico intervento è il disegno di legge di iniziativa governativa - anche questo è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 1° febbraio scorso - volto a modificare la disciplina della magistratura onoraria per dare piena soddisfazione alle richieste della Commissione europea, con la quale costantemente è in corso un'interlocuzione volta a dare attuazione alle loro direttive.

In particolare, questo disegno di legge, collegato alla manovra di finanza pubblica per l'anno 2024, è teso alla revisione del regime giuridico, economico, previdenziale e anche assistenziale dei magistrati onorari, del contingente cosiddetto a esaurimento, quelli cioè già in servizio alla data di entrata in vigore del decreto legislativo del 2017, e regola compiutamente sia il rapporto di lavoro di coloro che, tra essi, hanno optato oppure opteranno per l'esercizio esclusivo delle funzioni onorarie, sia di quelli che hanno optato oppure opteranno per un impegno più circoscritto e compatibile con la libera professione.

Io auspico che, quando il testo sarà trasmesso alle Camere, venga approvato nel più breve tempo possibile. Ripeto, sono perfettamente consapevole, è stato uno dei nostri punti più di forza nella riforma della giustizia, che va avanti certamente tra gli altri impegni del Parlamento, ma che porterà, alla fine, alla figura del giudice onorario come una figura perfettamente parificata al lavoro degli altri magistrati, che sono professionisti.

PRESIDENTE. La deputata Matone ha facoltà di replicare per due minuti.

SIMONETTA MATONE (LEGA). La mia non è una replica vera e propria, perché mi ritengo soddisfatta della sua risposta, ma una sottolineatura di problemi che rimangono, secondo me, ancora fuori, quale quello dei 246 magistrati onorari della Corte d'appello, che lavorano e che - perlomeno stando a quanto mi viene personalmente scritto e segnalato, essendo un ex magistrato - rimarrebbero fuori da questa misura. Io sottolineo l'importanza dell'equiparazione dei compensi, nel senso che i compensi non devono essere irrisori, e poi la parificazione economica degli esclusivisti e non esclusivisti. Ripeto, non è una vera e propria replica, sono dei temi di discussione che io le offro, come Ministro della Giustizia, perché so che lei è assolutamente sensibile a questo tema, non si girerà dall'altra parte e, quindi, mi faccio carico di queste istanze.

(Stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e iniziative volte ad assicurare il conseguimento dei relativi obiettivi - n. 3-01204)

PRESIDENTE. Il deputato Coppo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01204 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

MARCELLO COPPO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevole Ministro, il 13 luglio 2021 veniva approvato il PNRR: 132 gli investimenti, 63 le riforme previste, 68,9 miliardi a fondo perduto, 122,6 a prestito. Già si capiva che qualcosa bisognava cambiare. Poi, ovviamente, gli eventi internazionali hanno molto influito. Il 27 febbraio 2023, con il Regolamento (UE) 2023/435 viene inserito il REPowerEU nel PNRR. Il 7 agosto 2023 viene fatta la proposta di revisione del PNRR da parte del Governo. L'8 dicembre 2023 l'Ecofin approva la revisione proposta dal Governo, dove sono previsti 150 obiettivi, 62 riforme e 71,8 miliardi a fondo perduto, 3 miliardi in più a fondo perduto rispetto a prima, e 122,6 prestiti, quindi è invariata la quota dei prestiti.

Con il decreto-legge n. 19 del 2024, convertito dalla legge n. 56 del 2024, sono state approvate misure urgenti dirette alla realizzazione del Piano. Con l'interrogazione, si chiede quale sia lo stato di attuazione del PNRR italiano e quali iniziative si intendano assumere al fine di assicurare il conseguimento di tutti i suoi obiettivi.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere, per 3 minuti.

RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Grazie, Presidente. La revisione del PNRR ha rappresentato un primo passo fondamentale per definire gli ambiti di azione del Governo rispetto a questo importante Piano. La sua approvazione ha definito e ha consentito non solamente l'aggiunta del capitolo REPowerEU, che ha rappresentato uno degli elementi più innovativi, ma soprattutto lo spostamento fuori dal Piano di una serie di progetti che non avevano le caratteristiche e la tempistica per essere mantenuti all'interno del Piano.

Successivamente, com'è noto, il Governo ha definito il rapporto, gli obiettivi e i pagamenti della terza e della quarta rata, ha presentato gli obiettivi della quinta rata ed è in corso di verifica, in questi giorni, il raggiungimento degli stessi, in proficua collaborazione con la Commissione europea.

Al tempo stesso, mi piace sottolineare come siamo al lavoro contemporaneamente su altri due fronti: quello relativo alla sesta rata, i cui obiettivi scadono il 30 giugno di quest'anno, e ritengo di poter esprimere valutazioni assolutamente positive e ottimistiche rispetto al raggiungimento degli stessi, così come anche relativamente al percorso della settima rata, al 31 dicembre di quest'anno.

I due decreti citati - il decreto-legge relativo alla governance del PNRR, insieme al decreto-legge convertito in legge nei giorni, nelle settimane scorse, collegato alla fase di attuazione - hanno consentito e consentiranno non solamente una semplificazione e accelerazione della spesa, ma ci consentiranno anche di utilizzare bene e al meglio le misure innovative inserite all'interno della revisione. Mi riferisco, in modo particolare, alle risorse assegnate al mondo delle imprese e, in modo particolare a quelle per la Transizione 5.0, che avevano bisogno e necessità di essere attuate all'interno di un provvedimento di legge e questo decreto lo ha completato. Siamo al lavoro in questi giorni per definire la quinta relazione, che sarà presentata in Parlamento prima della pausa estiva. All'interno di quella ci sarà l'occasione per fare ancora di più il punto della situazione e dare i dettagli rispetto a tutte le questioni che sono oggetto di questa attuazione.

Chiudo, richiamando un dato oggettivo, che è la relazione intermedia che la Commissione europea ha presentato nel mese di febbraio, dalla quale si evince che il nostro Paese, con una valutazione assegnata a valutatori esterni, rappresenta il Paese che ha raggiunto il maggior numero di obiettivi all'interno del confronto e della comparazione con gli altri Stati membri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Osnato ha facoltà di replicare, per due minuti.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Grazie anche al Ministro Fitto per la relazione, di cui ci dichiariamo sicuramente soddisfatti. Lo ringraziamo anche per la puntualità e la precisione che le sono consuete, però voglio ringraziarla soprattutto per il lavoro che lei ha svolto in questi anni nei rapporti con la Commissione europea sul PNRR. Infatti, se lei, come ha fatto puntualmente, ci ha definito qual è esattamente il perimetro del lavoro che è stato fatto sul PNRR e quali sono i risultati che oggi stiamo raggiungendo, evidentemente significa che stanno cadendo alcune leggende che erano circolate precedentemente sull'ineluttabilità del PNRR precedente, un PNRR che sembrava scritto in un libro dei sogni e rischiava di trasformarsi, invece, in un libro degli incubi.

Infatti, come lei ha giustamente ricordato, con riferimento ad alcuni progetti, che precedentemente erano contenuti e che, non dico non avessero magari una ricaduta positiva sul territorio, ma non riguardavano la misura che era nel PNRR, lei è stato capace di proporre una revisione, di ottenerla, di ottenere tutte le rate che lei ha citato, di avere già la possibilità di chiedere la quinta e valutare gli obiettivi della sesta, evidentemente senza rinunciare a quegli stessi progetti che, con altre misure, sono presenti nelle amministrazioni comunali del nostro territorio nazionale, quindi facendo cadere anche la leggenda del “ce lo chiede l'Europa, quindi è ineluttabile”. Noi abbiamo preferito credere a “l'Italia cambia l'Europa” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Con la serietà e la credibilità che questo Governo ha dimostrato, oggi abbiamo potuto ottenere - come giustamente diceva il collega Coppo - più risorse, meglio distribuite, più puntuali e più vicine alle esigenze dei territori.

Allora, questo è anche un modo - e ringrazio ulteriormente il Ministro per questo - di insegnare agli italiani e alle amministrazioni pubbliche che certe volte si possono usare i contributi europei, si possono usare in modo positivo e - concludo -, si possono usare anche facendo delle rendicontazioni puntuali e appropriate, come quelle che stiamo facendo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative volte al rispetto della riserva del 40 per cento delle risorse a favore del Mezzogiorno nell'ambito dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza – n. 3-01205)

PRESIDENTE. Il deputato Borrelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01205 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il PNRR ha l'ambizione di superare l'annosa questione meridionale, quale condizione preliminare per la ripartenza dell'intero nostro Paese, prevedendo al suo interno una regola: la cosiddetta clausola del 40 per cento, clausola che non è stata e non viene rispettata. Non me ne vogliano - mi rivolgo a loro, tramite la Presidenza - i colleghi che sono intervenuti poc'anzi, ma è impressionante vedere che lei, Ministro del Sud, della nostra terra, viene acclamato da esponenti eletti in Lombardia e in Veneto e, invece, nel nostro territorio c'è solo scontento.

La domanda è come si possa conservare il 40 per cento di risorse per il Mezzogiorno, perché questo è quello che le chiedono gli uomini e le donne del Sud, non un'elemosina, ma quello che gli spetta di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Grazie, Presidente. Vorrei essere molto netto rispetto alla questione posta dal collega, nel senso che è evidente che la percentuale che noi intendiamo rispettare - lo dico in premessa - e che confermerò anche nel dettaglio con altre valutazioni, inserita nell'ambito della predisposizione del Piano, era una percentuale, così come molti altri punti, indicativa di un Piano che aveva la certezza di non dover essere realizzato con quelle modalità, voglio essere molto chiaro su questo. Lo dico perché è evidente che quando abbiamo spostato dal Piano alcuni interventi e progetti, l'abbiamo fatto non perché una mattina ci siamo svegliati e abbiamo deciso, per un capriccio, di spostare questi progetti, ma perché, da un'approfondita verifica, è emerso, in modo molto chiaro, che molti di questi progetti erano in essere, cioè erano progetti definiti prima del Piano; quindi, non avevano i criteri di compatibilità previsti dal PNRR e in più, avevano la certezza di non rispettare la tempistica prevista dal PNRR.

Queste cose non le abbiamo decise da soli, ma le abbiamo confrontate con la Commissione europea che ha approvato la revisione del Piano. Quindi, i progetti che sono usciti dal Piano, peraltro, hanno trovato un'opportuna fonte di finanziamento analoga rispetto alle previsioni originarie, così come avevamo sempre detto. Al tempo stesso, mi piace sottolineare il fatto che, nell'ambito dell'attuazione stessa del Piano, stiamo intervenendo misura per misura - e la prossima relazione al Parlamento entrerà più nel dettaglio rispetto a questi punti - per mantenere questa percentuale, cosa che sarà assolutamente garantita e che rientra in una strategia ben più ampia che il Governo sta mettendo in campo e che tocca anche altri aspetti ai quali ho fatto riferimento precedentemente, cioè la riforma del Fondo per lo sviluppo e la coesione e la riforma della Politica di coesione, prevista in un decreto-legge che è in fase di conversione al Senato della Repubblica e che rientra in una delle nuove riforme inserite nel Piano nazionale di ripresa e resilienza con la revisione dello scorso dicembre.

In questo contesto, mi piace aggiungere un altro tema che è stato oggetto di polemica, ma, anche qui, penso che il tempo ci aiuterà a comprenderne il significato: la difficoltà e/o impossibilità di attuare una definizione di perequazione infrastrutturale è stata messa in campo, per quanto ci riguarda, con un articolo all'interno del decreto Coesione che prevede anche in quel caso l'aumento sui fondi pluriennali di investimento dal 34 al 40 per cento delle risorse assegnate su tutti i fondi pluriennali di investimento e questo anche con una serie di semplificazioni che consentirà, finalmente, di utilizzare queste risorse e non, come era stato fatto precedentemente, in tutte le aree del Paese, ma nel Mezzogiorno d'Italia.

Su questo terreno, avremo la possibilità di poterci confrontare nel merito, perché sono tutti temi a cui attribuisco grande rilevanza nel rapporto col Parlamento e che ci vedranno nei prossimi mesi nelle Commissioni competenti confrontarci anche se questi atti non prevedono una obbligatorietà di essere discussi all'interno del Parlamento.

PRESIDENTE. Il deputato Borrelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Egregio Ministro, ieri, la regione Campania ha dovuto, per l'ennesima volta, rivolgersi a un tribunale per avere quello che gli spetta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Ministro, le parole sono importanti, citando Nanni Moretti, ed essere del Sud significa anche tutelare il Sud, non solo il Sud. Le parole sono importanti; lei dovrebbe cambiare il nome del suo dicastero in “Ministero Padano”, un tempo era una barzelletta, oggi, è diventata la triste realtà e l'ha fatta un uomo del Sud, questa è la cosa grave (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Vada a dire quello che ha detto adesso in Parlamento ai cittadini di Afragola, dove non è stata prevista la realizzazione della bretella che deve collegare la stazione della TAV con Napoli, è stata eliminata, l'avete levata. Oppure, andiamolo a dire alle “vele” di Scampia, alle periferie abbandonate (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Avete levato i progetti delle periferie!

Caro Ministro, io le voglio dire una cosa: non è soltanto una battaglia per le infrastrutture, ma è la possibilità di emancipazione di un popolo; se non gli date la possibilità di avere scuole, università e ospedali come potete pensare che potranno migliorare le cose (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Ed è questo che noi le rinfacciamo con forza, con la lealtà e la correttezza di sapere che il nostro è un Paese unico, in cui essere Ministro del Sud dovrebbe significare tutelare, perché questi soldi non ci vengono regalati, ci vengono dati innanzitutto perché il Mezzogiorno è considerato un'area depressa. Ancora peggio, levare le risorse al Sud per spostarle in regioni che hanno già un'ottima performance è una cosa da tradimento, lo ripeto, da tradimento del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ministro, io la invito a riflettere seriamente sulle azioni e sulla concretezza dei suoi atti, affinché Sud diventi di nuovo una parola che abbia un senso, in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative volte a garantire una misura di agevolazione contributiva a carattere generale in favore delle imprese e dei lavoratori del Mezzogiorno – n. 3-01206)

PRESIDENTE. Il deputato Sarracino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01206 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

MARCO SARRACINO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Ministro, innanzitutto, complimenti per la bellissima figura che ieri ha fatto sul Fondo per lo sviluppo e la coesione della regione Campania, davvero complimenti, forse, finalmente, capirete che quelle risorse non sono né vostre, né una vostra gentile concessione, ma un diritto dei cittadini della Campania, così come delle altre regioni.

Ma veniamo al punto: decontribuzione Sud. Si tratta di una misura voluta da noi, dal Partito Democratico, che ha rappresentato un grandissimo strumento per le imprese del Mezzogiorno. Lo dicono tutte le imprese, lo dicono i dati, non so però se ve ne siete accorti, ma con lo stop alla decontribuzione state mettendo a rischio oltre 3 milioni di contratti del Mezzogiorno, una tragedia. Questo, Ministro, è l'ennesimo schiaffo a un territorio a cui voi state negando diritti, risorse e opportunità, perché la verità è che voi non credete, in realtà, alle potenzialità del Mezzogiorno, e lo dimostrano tutte le scelte profondamente antimeridionali che state compiendo in questa legislatura. Ne avete fatte tantissime, non c'è il tempo di elencarle, però, Ministro, può dirci se trova normale il taglio di 3,5 miliardi del Fondo perequativo infrastrutturale? Può dircelo? Erano risorse che servivano alle nostre strade, alle nostre ferrovie, ai nostri ospedali: sparite. Ministro, lei vive un paradosso: è il Ministro del Sud di un Governo che è contro il Sud, ne prenda atto e, allora, almeno oggi, dopo l'ennesimo taglio, ci dica con quali strumenti dovrebbe crescere il Mezzogiorno…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO SARRACINO (PD-IDP). Qual è la sua visione? Con una speranza, però, e concludo: che le sue parole e la sua idea di Sud possano essere molto diverse da quelle del suo collega Lollobrigida, perché altrimenti, in quel caso, ci troveremmo dinanzi a una doppia sfortuna (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Grazie, Presidente. Mi riservo, fuori da quest'Aula e fuori da questo question time, di replicare nel dettaglio a una serie di inesattezze, le definisco tali, che sono state poc'anzi dette, sia in questa che nella precedente interrogazione. A tal proposito, però, mi soffermo, rispettando i contenuti (Proteste di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)...

MAURO ANTONIO DONATO LAUS (PD-IDP). Perché fuori dall'Aula?

PRESIDENTE. Colleghi, il Ministro sta rispondendo all'interrogazione.

Ministro, prego, risponda all'interrogazione.

RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. La ringrazio, Presidente. Mi limito, invece, a rispettare i contenuti del question time e a rispondere nel merito alle questioni sollevate, sperando di poter essere chiaro nella mia esposizione, partendo da un dato: la misura sulla decontribuzione, com'è noto, è stata varata nell'agosto 2020 ed è stata varata con un obiettivo ben preciso, che era quello di ottenere una decontribuzione che fosse inserita all'interno di quanto stava accadendo in quella stagione - mi riferisco alla grave crisi del COVID - e che ha visto, di volta in volta, la possibilità, mai di essere resa strutturale, ma sempre di essere prorogata in ragione delle decisioni che la Commissione europea assumeva per il COVID. Conseguentemente a questo, la proroga ha avuto un'ulteriore fase collegata al Temporary framework relativo alla guerra in Ucraina e ha comportato, in questo contesto, la possibilità di prorogarla fino al 30 giugno di quest'anno, data che termina la sua effettiva attuazione, per una scelta non di questo Governo. C'è anche la necessità di dire le cose con chiarezza: non esiste una scelta del Governo, c'è una scelta della Commissione europea che vale, interrompendo il Temporary framework per l'Ucraina, per tutti i 27 Stati membri. Dire il contrario può essere utile per utilizzare qualche slogan, ma, certamente, non corrisponde al merito delle questioni di cui noi ci stiamo occupando.

Vorrei anche ricordare, come ho fatto in un'altra circostanza, visto che il clima è questo, che, nel dicembre 2020, non fu notificata nei tempi questa richiesta, fu recuperato un ritardo di 43 giorni, perché solamente il 13 febbraio fu “sanato” questo ritardo da parte della Commissione europea. Successivamente, si è proseguito di sei mesi in sei mesi prorogando questa misura e, soprattutto - ed è quello che mi piace sottolineare -, il Governo è al lavoro in modo efficace per rendere possibili misure analoghe, che trovano già in parte, all'interno del decreto Coesione, interventi specifici in questa direzione, per far sì che le risorse da utilizzare per il Mezzogiorno d'Italia non siano utilizzate in mille rivoli di spesa e polverizzate in mille piccoli interventi, ma vadano su scelte più precise. Questo riguarda una serie di altre questioni che ho ascoltato.

Rispetto al tema della decontribuzione, così come previsto, è evidente che non è possibile proseguire non per scelta del Governo ed è altrettanto chiaro - lo dimostreremo con i fatti - che il Governo sta lavorando per ottenere questo risultato. Risulta singolare chiedere oggi, da parte di forze politiche che hanno fatto parte dei Governi precedenti al nostro, quello che, quando loro hanno governato, non sono riuscite a ottenere. È, sinceramente, qualcosa di singolare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Provenzano ha facoltà di replicare, per due minuti.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, lei ci dà una notizia: che la fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno, che abbiamo voluto e ottenuto, il 30 giugno esaurirà la sua funzione nel nostro Paese. Era il tassello di una strategia di sviluppo che lei e il suo Governo ha smantellato e doveva chiarirlo qui, in Parlamento, non fuori da quest'Aula, caro Ministro. C'era un'idea di fondo, che lei evidentemente sconosce. Il Sud ha un deficit di infrastrutture e di servizi: perché lo devono pagare gli imprenditori e i lavoratori del Mezzogiorno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)? Quel deficit va colmato con le politiche di Governo e questa misura serviva sì a minimizzare l'impatto della crisi, ma anche a massimizzare sull'occupazione l'impatto degli investimenti. Lei fa saltare la misura e taglia gli investimenti per il Mezzogiorno. Ministro, lei è un bugiardo e mente sapendo di mentire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Noi, Ministro, siamo ricorsi a quella misura che abbiamo chiesto da decenni e anche lei la chiedeva da decenni.

RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Presidente! Presidente, c'è un limite! C'è un limite a tutto!

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). E, in Europa, abbiamo avviato un negoziato per renderla strutturale fino al 2030. Ascolti (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Fino al 2030…

ENZO AMICH (FDI). Come ti permetti?

MARCO PADOVANI (FDI). Ma smettila!

PRESIDENTE. Colleghi!

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Abbiamo avviato un…

PRESIDENTE. Collega Provenzano, aspetti un attimo. Colleghi, in quest'Aula si parla quando si ha la parola e, in questo momento, ce l'ha il collega Provenzano. Collega Provenzano, ovviamente, la invito a un linguaggio rispettoso di quest'Aula, naturalmente anche nei toni. Prosegua il suo intervento. Vi prego, colleghi, di non interrompere più il collega Provenzano, tantomeno con urla come quelle che ho sentito. Prego, collega.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). È un bugiardo, perché sa che avevamo avviato un negoziato con la Commissione per renderla strutturale fino al 2030, facendo gruppi di lavoro con tutti i servizi competenti, serie di riunioni, controdeduzioni, due paper che sono stati trasmessi anche al suo Ministero e che lei ha lasciato cadere e ha lasciato cadere, signor Ministro, perché c'è una grande verità. Lo dica, in questo Parlamento: vi servono 4 miliardi da prendere al Sud perché siete in difficoltà sui conti pubblici? Lo dica e dica che a pagare questa vostra difficoltà sarà il Mezzogiorno, perché la vostra politica è a fare cassa sulla parte più debole del Paese. La verità è che lei non ha fatto niente per rinnovare la fiscalità di vantaggio nel Mezzogiorno, perché questa misura non vi piace, non vi interessa.

E lo sa perché non vi piace? Perché è una misura che si rivolge a tutte le imprese, a tutti i lavoratori, a tutti i territori del Mezzogiorno, senza la sua intermediazione impropria e quella di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Avete l'idea che le uniche risorse che vi interessano sono quelle che potete gestire, comandare, elargire secondo la vostra volontà politica e secondo la vostra preferenza politica.

PRESIDENTE. Concluda.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). È una logica feudale, arcaica! Lei è la vecchia politica per il Mezzogiorno, Ministro, e noi la volevamo ribaltare con un progetto di sviluppo, perché il Sud…

PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.

GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). …nonostante la sua volontà, la sua ignavia e la sua incapacità, è molto più avanti di lei e non permetteremo che torni indietro per le sue scelte sbagliate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista – Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative per semplificare le procedure di realizzazione delle infrastrutture finanziate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell'ottica del conseguimento degli obiettivi in scadenza a fine giugno 2024 – n. 3-01207)

PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Colucci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01207 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Mi permetta di iniziare questo intervento, stigmatizzando i toni e i termini che sono stati utilizzati poco fa nei confronti di un Ministro della Repubblica da parte di chi ha svolto questo ruolo (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e Fratelli d'Italia). Qui non siamo in una piazza, non siamo in un mercato, ma siamo in un luogo dove il popolo italiano, che noi rappresentiamo, interroga il Governo e, con tutte le critiche che si possono fare dal ruolo dell'opposizione, ci si rivolge con il dovuto rispetto alle istituzioni italiane (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e Fratelli d'Italia). Ed è soprattutto su questo tema che bisogna rivolgere rispetto, perché il Piano nazionale di ripresa e resilienza è il vero rilancio sociale del nostro Paese e rappresenta un pilastro della sua crescita economica. Infatti, il Governo ha previsto che il 90 per cento della crescita del PIL per l'anno 2024 dipenderà dall'attuazione del PNRR.

Il 10 maggio scorso, Il Sole 24 Ore ha pubblicato uno studio dell'Osservatorio sul Recovery Plan, secondo cui sarebbe stato conseguito solo il 28 per cento dei 39 obiettivi da raggiungere entro il 30 giugno per ricevere la sesta rata da 9 miliardi e 200 milioni. E, sempre il 10 maggio, il Ministro ha dichiarato alla stampa che questi dati non corrispondono alla realtà. Infatti, proprio ieri, la Corte dei conti, nella relazione semestrale sul PNRR, ha affermato che l'avanzamento dell'attuazione del Piano è in linea con il programma e il Consiglio dell'Unione europea, sempre ieri, ha approvato le modifiche del PNRR richieste dal Governo italiano.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Proprio in ragione di queste diverse informazioni, chiedo al Ministro un'operazione verità su questi dati e, soprattutto, quali iniziative intenda assumere per semplificare le procedure e garantire il successo dei traguardi e degli obiettivi, su cui ha lavorato con grande efficacia fino ad oggi e per cui le facciamo i nostri migliori auguri (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Grazie, Presidente. Molte delle questioni sollevate dal collega Colucci sono già state oggetto della mia risposta nel precedente question time, quindi mi soffermerò sulla parte relativa al Mezzogiorno d'Italia, alla quale lei ha fatto riferimento, per ricostruire alcuni aspetti di intervento che sono molto a cuore del Governo, in modo particolare per ricostruire alcuni fatti, perché penso che, più che indicare considerazioni generiche e prive di realtà, per definire anche la qualificazione delle parole “bugia” e “bugiardo”, è necessario avere elementi precisi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

In questo contesto, mi piace sottolineare che il Governo “Conte 2”, con il Ministro Provenzano non propose la richiesta di proroga e arrivò in ritardo; quindi, il 13 febbraio, la Commissione europea rischiava di non notificare, quindi di non determinare, questa richiesta. Dobbiamo sottolineare il fatto che, grazie a una benevolenza della Commissione europea, si coprì un gravissimo errore da parte del Governo Conte, che non notificò nei tempi giusti quella misura, che era fondamentale per il Sud, collegandola all'interno di una dimensione - quella del Temporary framework - che, com'è noto, nel Governo “Conte 2”, così come in tutti i percorsi semestrali del Governo Draghi, mai è stata resa strutturale, perché, a proposito di bugie, è sempre stata collegata esclusivamente al Temporary framework, prima, per il COVID e, poi, successivamente, per quanto riguarda la guerra in Ucraina (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

E, sempre a proposito di bugie nell'interesse dell'attuazione del PNRR, in replica al collega Colucci che poneva la questione del Mezzogiorno, mi piace sottolineare il fatto che, evidentemente, non c'è una decisione del Governo italiano in questo senso, ma quella che scaturisce da questo determinato punto è esclusivamente una decisione della Commissione europea, che vale per tutti e 27 gli Stati membri.

Questo lo dico, perché penso che sul dibattito, collega Colucci, in merito al PNRR, purtroppo, spesso, ascoltiamo molte cose inesatte, che dobbiamo inseguire nella comunicazione. Ma quello che a noi più preme sono i fatti e i numeri, che testimoniano un risultato che, oggettivamente, ogni giorno dà dimostrazioni concrete nella sua attuazione (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

PRESIDENTE. Il deputato Lupi ha facoltà di replicare. per due minuti. Prego, onorevole.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la puntualità della risposta che ha fornito alla nostra interrogazione, sia nel merito dei contenuti che nel metodo. Infatti, credo che questo momento - lo dico anche a chi ci ascolta e che ha assistito alle nostre interrogazioni da parte della maggioranza e dell'opposizione - serva per approfondire e per capire. Poi, ognuno può usare i termini e le parole che desidera e che ritiene più opportune, ma quello che conta, in questo caso - parlando del PNRR, voluto da tanti Governi e da tante maggioranze e che ha un unico scopo, cioè rilanciare il Paese -, non è di dare del bugiardo ad uno o all'altro, non serve a nulla e, caro collega Provenzano, lo dico attraverso lei Presidente, non fa guadagnare nessun voto, fa solo allontanare i cittadini dalla politica e dalle istituzioni. Ci interessa capire se stiamo attuando quel PNRR, se gli obiettivi vengono raggiunti e se le amministrazioni comunali del Nord e del Sud - lo dice un uomo del Nord, che ha interesse che il Sud possa essere sviluppato esattamente quanto il Nord e che tutta l'Italia possa guardare con certezza al futuro - raggiungano quegli obiettivi.

E, allora, chi ha fatto il Ministro, come me e come il Ministro Provenzano, sa che la Corte dei conti non è di parte. Se ieri la Corte dei conti ha detto che, nel primo semestre, l'attuazione PNRR è in linea e se quegli obiettivi - previsti dal PNRR, di cui il Sud è un elemento fondamentale -, rappresentano la misura dell'essere in linea o no, il problema non è il parere di Noi moderati, di Fratelli d'Italia, del Ministro Fitto, del Partito Democratico o di Provenzano, il problema è che la Corte dei conti ci aiuta a capire che siamo su quella strada. Siamo a posto? No. Vogliamo continuare a rimetterci, ognuno facendo la sua parte, per arrivare a far sì che… Un dato fra tutti: il prodotto interno lordo di questo Paese, quest'anno, raggiungerà l'1 per cento, come ha stabilito il DEF, e lo 0,9 per cento di quell'1 per cento è determinato dalle risorse del PNRR, mentre l'83 per cento, dell'anno prossimo, della crescita del Paese sarà determinato dal PNRR (nel 2026, quasi l'80 per cento).

Bene, la smettiamo di fare ideologia e di pensare che, solo attaccando l'altro, un Ministro, dandogli del bugiardo, otteniamo qualche voto? Torniamo alla responsabilità delle istituzioni, del Governo, della maggioranza e dell'opposizione…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)-M). …e non sprechiamo la grande opportunità che il lavoro dell'Italia intera ci ha dato in un'Europa che è cambiata, che ha capito che non ci si salva da soli e che tutti dobbiamo usare il PNRR come straordinaria opportunità.

Grazie, signor Presidente, anche per la cortesia (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,25.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 101, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, onorevole Grimaldi, per richiamo al Regolamento? Mi dice l'articolo?

MARCO GRIMALDI (AVS). Articoli 8 e seguenti, ma non è tanto questo, Presidente. Credo che abbiate visto come il nostro gruppo abbia reagito non scompostamente durante il question time, anche se due Ministri hanno utilizzato parte del proprio tempo per dare una bellissima notizia. E vorrei che l'Aula, probabilmente molti gruppi non erano presenti, la sentissero. Però vorrei dirgliela per intero, perché, per come è stata detta, ha delle parziali verità. Infatti, la verità è che, dopo svariati tentativi di richiesta dei domiciliari, sempre negati in passato, oggi, dopo mesi e mesi di campagna - di una campagna incessante e di una mobilitazione incessante -, è stato accolto dal tribunale di seconda istanza ungherese il ricorso presentato, non dal Governo italiano, ma dai legali di Ilaria Salis, che può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari. Perché dico questo? Perché noi avremmo potuto utilizzare impropriamente il tempo di Francesco Borrelli, durante il question time, per fare anche noi la stessa cosa. Mi tocca qui, visto che non l'abbiamo potuto fare in diretta Tv, precisare: noi abbiamo candidato Ilaria Salis per riportarla a casa, l'abbiamo fatto perché ha diritto, come dice il Presidente della Repubblica, a un giusto processo. Lo abbiamo fatto perché quelle catene, che hanno fatto il giro del mondo, non sono un trattamento dignitoso e perché l'Ungheria fin qui ha negato quel giusto processo. Però, mi faccia dire, Presidente, quell'uso improprio del “noi” da parte del Governo non ci fa cambiare idea. Io sono felicissimo che il Governo usi il plurale quando dice che “abbiamo vinto”. Però mi faccia notare una cosa: ci chiedevano silenzio e abbiamo, invece, dopo troppo silenzio di questo Governo, risposto facendo più rumore. Oggi abbiamo visto che non serve stare zitti e buoni e le dico una cosa: non ci fermeremo, non ci fermeremo perché faremo ancora più rumore, soprattutto finché Ilaria Salis non sarà qui in Italia, libera (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perché vogliamo Ilaria Salis libera in un'Europa libera, un'Europa libera da quei tiranni che pensano di negare i diritti civili a tante persone che fanno l'opposizione nel suo Paese e che pensano che manifestazioni neonaziste non dovrebbero più nascere in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Naturalmente quanto da lei lamentato attiene all'intervento del Governo in risposta al question time e, come lei sa, la Presidenza non può sindacare le risposte del Governo e va tenuto in considerazione il principio generale di cui all'articolo 37 del Regolamento, in base al quale i rappresentanti del Governo hanno diritto di parlare in quest'Aula ogni volta che lo richiedano.

Seguito della discussione delle mozioni Casu ed altri n. 1-00280, Iaria ed altri n. 1-00281, Ghirra ed altri n. 1-00282, Pastorella ed altri n. 1-00283, Faraone ed altri n. 1-00284 e Maccanti, Raimondo, Caroppo, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00285 concernenti iniziative in materia di trasporto pubblico locale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Casu ed altri n. 1-00280 (Nuova formulazione), Iaria ed altri n. 1-00281, Ghirra ed altri n. 1-00282, Pastorella ed altri n. 1-00283, Faraone ed altri n. 1-00284 e Maccanti, Raimondo, Caroppo, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00285 concernenti iniziative in materia di trasporto pubblico locale (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 13 maggio 2024, sono state presentate una nuova formulazione della mozione Casu ed altri n. 1-00280 e le mozioni Ghirra ed altri n. 1-00282, Pastorella ed altri n. 1-00283, Faraone ed altri n. 1-00284 e Maccanti, Raimondo, Caroppo, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00285, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Per quanto riguarda la mozione Casu ed altri n. 1-00280 (Nuova formulazione), vi è parere contrario sulle premesse. Sull'impegno 1) vi è parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “compatibilmente con le risorse disponibili a legislazione vigente, nel rispetto degli equilibri di bilancio ed intraprenda le iniziative di competenza, volte ad adeguare il Fondo nazionale del trasporto pubblico locale, tenendo conto dei livelli adeguati ai servizi, ai costi standard, all'inflazione e ai nuovi fabbisogni tecnologici”.

Sugli impegni 2) e 3) vi è parere contrario. Sull'impegno 4) vi è parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “adottare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e nel rispetto delle norme europee sugli aiuti di Stato, le opportune iniziative volte ad agevolare ulteriormente gli investimenti delle aziende di trasporto pubblico locale per un rinnovo del parco circolante, che tenga conto delle diverse tecnologie e combustibili dei mezzi, al fine di garantire più efficienza nella circolazione e una riduzione delle emissioni inquinanti”. Sull'impegno 5) vi è parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “adottare le opportune iniziative, per quanto di competenza, volte ad assicurare maggiori connessioni per la mobilità degli utenti, in particolare, anziani, pendolari e persone con disabilità, nonché per le aree più isolate e svantaggiate dal punto di vista geografico”. Sull'impegno 6) vi è parere contrario. Sull'impegno 7) vi è parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “compatibilmente con le risorse disponibili a legislazione vigente, nel rispetto degli equilibri di bilancio, a valutare l'adozione di iniziative di competenza per sostenere gli enti territoriali nella realizzazione di reti metropolitane, tranvie, linee suburbane per il rafforzamento del servizio ferroviario regionale”. Sull'impegno 8) vi è parere contrario.

Sull'impegno 9) vi è parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “compatibilmente con le risorse disponibili a legislazione vigente e, nel rispetto degli equilibri di bilancio, a valutare l'adozione di eventuali iniziative finalizzate, di concerto con gli enti territoriali, ad accelerare il completamento degli interventi indispensabili all'elettrificazione e al raddoppio della rete ferroviaria regionale, in particolare nel Mezzogiorno, in Sicilia, in Sardegna e nei territori geograficamente più periferici”. Sugli impegni 10) e 11) vi è parere contrario. Sull'impegno 12) vi è parere favorevole. Sui restanti impegni il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Iaria ed altri n. 1-00281.

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Per quanto riguarda la mozione Iaria ed altri n. 1-00281, vi è parere contrario sulle premesse. Sull'impegno 1) vi è parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare, compatibilmente coi vincoli di finanza pubblica e nel rispetto delle norme europee sugli aiuti di Stato, le opportune iniziative volte ad agevolare ulteriormente gli investimenti delle aziende di trasporto pubblico locale in un rinnovo del parco circolante, che tenga conto delle diverse tecnologie e combustibili dei mezzi, al fine di garantire più efficienza nella circolazione e una riduzione delle emissioni inquinanti”. Sugli impegni 2) e 3) il parere è contrario. Sull'impegno 4) vi è parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “compatibilmente con le risorse disponibili a legislazione vigente e, nel rispetto degli equilibri di bilancio, intraprendere le iniziative di competenza volte ad adeguare il Fondo nazionale trasporto pubblico locale, tenendo conto dei livelli adeguati di servizio e dei costi standard all'inflazione e ai nuovi fabbisogni tecnologici”. Sui restanti impegni il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Ghirra ed altri n. 1-00282.

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Vi è parere contrario sulle premesse.

Sull'impegno 1) vi è parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “adottare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e nel rispetto delle norme europee sugli aiuti di Stato, le opportune iniziative volte ad agevolare ulteriormente gli investimenti delle aziende di trasporto pubblico locale per un rinnovo del parco circolante che tenga conto delle diverse tecnologie e combustibili dei mezzi, al fine di garantire più efficienza nella circolazione e una riduzione delle emissioni inquinanti”. Una riformulazione identica all'impegno 6) della mozione di maggioranza. Sugli impegni 2), 3), 4), 5) e 6) vi è parere contrario. Sull'impegno 7) vi è parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione, che è identica all'impegno 9) della mozione Casu, come riformulata.

Sugli impegni 8) e 9) vi è parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Pastorella ed altri n. 1-00283.

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Vi è parere contrario sulle premesse.

Sull'impegno 1) vi è parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione, che è riformulazione identica all'impegno 1) della mozione Casu, come riformulata.

Se preferisce, Presidente, la leggo, altrimenti, per quelle identiche, do solo la dicitura “identiche”.

PRESIDENTE. Se la rilegge, per noi è meglio.

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Perfetto, allora la rileggo. Vi è parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “compatibilmente con le risorse disponibili a legislazione vigente e nel rispetto degli equilibri di bilancio, a intraprendere le iniziative di competenza volte ad adeguare il Fondo nazionale trasporto pubblico locale, tenendo conto dei livelli adeguati dei servizi e dei costi standard, all'inflazione e ai nuovi fabbisogni tecnologici”.

Sull'impegno 2) vi è parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare iniziative di competenza volte introdurre, al fine del riparto del nuovo Fondo TPL, il concetto innovativo dei livelli di trasporto, quale sintesi delle disposizioni del decreto legislativo n. 36 del 2023 e del decreto legislativo n. 201 del 2022, come esposto in premessa, nonché un nuovo modello di ripartizione della spesa pubblica, che consideri specifici indicatori in tema di territorio, demografia, economia, mobilità, offerta di trasporto e, in minima parte, spesa storica”.

Sull'impegno 3) vi è parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “adottare le opportune iniziative, per quanto di competenza, volte ad assicurare maggiori connessioni per la mobilità degli utenti, in particolare anziani, pendolari e persone con disabilità, nonché per le aree più isolate e svantaggiate dal punto di vista geografico”.

Sugli impegni 4) e 5) vi è parere contrario.

Sull'impegno 6) vi è parere favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “a intraprendere tutte le iniziative di competenza per contrastare ogni forma di violenza nei confronti degli operatori del trasporto pubblico locale, a garantire anche la sicurezza di tutte le cittadine e di tutti i cittadini che utilizzano i mezzi pubblici, anche attraverso la piena attuazione del Protocollo per la promozione della sicurezza nel processo di sviluppo del trasporto pubblico urbano, sottoscritto a marzo 2022 dai Ministri delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile e dell'Interno, dalla Conferenza Stato-regioni, dall'ANCI, delle associazioni delle aziende e dai sindacati firmatari del CCNL.

Sui restanti impegni vi è parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Faraone ed altri n. 1-00284.

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Vi è parere contrario sulle premesse.

Sull'impegno 1) vi è parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “adottare le opportune iniziative, per quanto di competenza, volte assicurare maggiori connessioni per la mobilità degli utenti, in particolare, anziani, pendolari e persone con disabilità, nonché per le aree più isolate e svantaggiate dal punto di vista geografico”.

Sugli impegni 2), 3), 4) e 5) vi è parere contrario.

Sull'impegno 6) vi è parere favorevole subordinatamente alla seguente riformulazione: “compatibilmente con le risorse disponibili a legislazione vigente e, nel rispetto degli equilibri di bilancio, intraprendere le iniziative di competenza volte adeguare il Fondo nazionale trasporto pubblico locale, tenendo conto dei livelli adeguati dei servizi e dei costi standard, all'inflazione e ai nuovi fabbisogni tecnologici”.

Sull'impegno 7) vi è parere favorevole, subordinatamente alla seguente riformulazione: “ad adottare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e nel rispetto delle norme europee degli aiuti di Stato, le opportune iniziative volte ad agevolare ulteriormente gli investimenti delle aziende di trasporto pubblico locale con un rinnovo del parco circolante, che tenga conto delle diverse tecnologie e combustibili dei mezzi, al fine di garantire più efficienza nella circolazione e una riduzione delle emissioni inquinanti”.

Sui restanti impegni vi è parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo alla mozione Maccanti, Raimondo, Caroppo, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00285.

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Vi è parere favorevole sia sulle premesse che sugli impegni.

PRESIDENTE. Grazie, Vice Ministro.

EDOARDO RIXI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie. Presidente, se mi consente, volevo chiedere scusa all'Aula per il ritardo che c'è stato in apertura e di cui mi dispiace moltissimo e che non capiterà più (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie Vice Ministro, scuse gradite e accettate, naturalmente.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare la deputata Isabella De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Vice Ministro, colleghi e colleghe, oggi abbiamo all'attenzione di quest'Aula un tema decisamente di attualità. Mi dispiace sentire dal Vice Ministro pareri che sono, sì, in linea con la normativa europea degli aiuti di Stato, ma molto meno sugli aspetti della concorrenza. Questo è stranissimo perché, in realtà, le regole sono sempre quelle, quindi dovrebbero favorire, in ogni caso, il rispetto delle normative europee sugli aiuti di Stato, ma, al tempo stesso, la concorrenza aiuta anche nella qualità del servizio che, evidentemente, non sta tanto a cuore.

Comunque, noi abbiamo voluto dare un'impostazione alla nostra mozione in termini di complessità: cioè, non vedere semplicemente il segmento del trasporto pubblico locale, ma vedere anche quello che è attorno, cioè sia dei servizi che vanno, appunto, a servire sia anche in termini di cambiamento che ha subito il trasporto, in tutti questi anni.

Allora, innanzitutto, io toccherò per punti questi aspetti, che sono quelli dell'evoluzione tecnica, tecnologica, ma anche sociale che c'è stata in Italia; anche il tema, ad esempio, della sicurezza, degli obiettivi 2030-2050, ma non solo, come anche la sicurezza sui mezzi di trasporto e, purtroppo, la cronaca degli ultimi giorni e delle ultime settimane ci dice che c'è ancora molto da fare, purtroppo, su questo. E, ancora, il tema della sostenibilità; anche qui il principio europeo del “chi inquina paga”. Ancora, il tema della logistica, coi biglietti integrati, ma anche il ricorso a agevolazioni come, ad esempio, i parcheggi di scambio. Quindi, questi sono tutti i punti che noi abbiamo cercato di toccare ed è un peccato che molti pareri siano stati negativi, perché in realtà riguardano tutte queste tematiche.

Partiamo da un concetto che dovrebbe essere scontato, ma evidentemente non lo è: il trasporto deve essere un trasporto per tutti. Purtroppo, sappiamo che ancora oggi non è così, perché in tema, ad esempio, di problemi di mobilità, che può essere temporanea oppure permanente, ancora oggi ci sono grosse lacune nel trasporto pubblico locale, così come - Presidente e signor Vice Ministro - non c'è, purtroppo, un'equità neanche a livello territoriale. Il servizio pubblico deve essere garantito a tutti, come, ad esempio, la rete Internet: l'Europa è intervenuta per i cosiddetti comuni grigi, per far sì che tutti abbiano l'accesso alla rete. Ci domandiamo perché questo non debba essere garantito anche in termini di trasporto, per cui anche chi abita in zone più periferiche e meno popolate deve avere gli stessi diritti, chiaramente, di chi vive in città e nelle zone più popolose.

Tuttavia, vediamo questo anche in termini di positività, nel senso che, negli ultimi anni, si è anche sviluppato il turismo accessibile, che ha dato molte opportunità, chiaramente, di viaggiare, ma ha creato anche opportunità, naturalmente, di business. Quindi, questo lo vediamo anche, ad esempio, nelle piattaforme che trattano dettagliatamente quali strutture prestano determinati servizi in termini di accessibilità.

Vorrei, però, partire da un concetto ancora più ampio su come si è evoluto il trasporto in questi ultimi decenni, perché l'evoluzione è stata sia tecnica e tecnologica - lo abbiamo visto, per fortuna, anche nei trasporti locali e regionali, ma l'abbiamo visto, ovviamente, nei treni ad alta velocità e nella mobilità dolce -, ma anche in termini di concorrenza. Torno anche su questo tema - che, evidentemente, non è tanto caro - per dire che la concorrenza si è molto sviluppata nell'aviazione e nel trasporto ferroviario. A livello europeo, la liberalizzazione, in termini di aviazione, è partita dagli anni Novanta, con tre pacchetti e questo ha portato, lo sappiamo bene, anche all'ingresso nel mercato dei trasporti delle compagnie low cost. Tuttavia, successivamente si è avuto anche lo sviluppo della liberalizzazione nel campo ferroviario, con quei quattro pacchetti, dal 2001 al 2021, e questo ha naturalmente determinato una maggiore competitività, una maggiore qualità e - al netto, purtroppo, dei guasti e dei problemi di manutenzione della linea che esistono in Italia - ci guardano con grande rispetto e ammirazione per quanto abbiamo fatto in questo settore. Qual è il punto, però? Nel momento in cui noi sviluppiamo il trasporto in aviazione e ferroviario dell'alta velocità, poi ci ritroviamo comunque in un imbuto quando arriviamo al trasporto locale. Quindi, il trasporto locale, purtroppo, è rimasto più povero in termini di qualità e anche più rigido.

Allora, arrivando anche al tema della concorrenza, noi dobbiamo assicurare anche le gare, chiaramente. È strano che lei abbia dato un parere contrario non solo sulla nostra mozione, ma anche sulle altre. È inconcepibile tutto ciò, perché dovremmo farlo, è obbligatorio fare le gare, dovremmo andare in questa direzione, nel senso della concorrenza e della qualità, ma aggiungo anche che dovremmo essere in grado di fare quei famosi appalti integrati, le gare integrate treno-gomma, che non sempre si fanno. Dall'altro lato - per questo dicevo all'inizio che noi dovremmo guardare, in realtà, in modo più complessivo anche a queste mozioni - c'è stato indubbiamente anche un cambiamento sociale. Non possiamo nasconderci che la pressione maggiore sul trasporto pubblico locale l'abbiamo negli orari di punta, che dipendono naturalmente dalla rigidità della domanda, che è quella degli studenti e dei lavoratori.

Però, in questi anni, complice anche la pandemia, abbiamo scoperto un diverso modo di lavorare: il lavoro agile. Quindi, dovremmo andare nel senso di una maggiore flessibilità dell'orario, di una diversità del modo di lavorare e, invece, purtroppo - Presidente - il Governo ha cancellato tutte queste forme di agevolazione, che, invece, servirebbero agli obiettivi, perché servono a deflazionare la presenza delle auto sulla strada, a garantire maggiore sicurezza e una maggiore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, servono a determinati obiettivi che comunque inciderebbero positivamente anche sul tema dei trasporti.

Toccavo prima anche il tema della sicurezza. Perché? Perché abbiamo obiettivi europei che sono quelli del 2030, cioè il dimezzamento delle vittime sulla strada con riferimento al 2020. Poi, abbiamo l'obiettivo - mi rendo conto, è un po' ideologico, ma, comunque, un obiettivo resta - dell'azzeramento delle vittime sulla strada entro il 2050.

Accanto a questo - lo accennavo in premessa -, c'è il tema della sicurezza sui mezzi di trasporto. Abbiamo numerosi casi, purtroppo, di violenze che accadono nelle stazioni, a bordo dei treni. Noi non possiamo certamente più permetterci che queste siano zone franche dai controlli e della sicurezza. So che è un tema caro al Governo, che, però, deve entrare nel merito delle scelte che si possono fare in questo senso. Lo dobbiamo fare per chi viaggia, ma anche per chi lavora sui treni. Dobbiamo farlo perché bisogna garantire condizioni di lavoro che possano essere all'altezza di un Paese che aspira ad essere ad alti livelli in termini di trasporto.

Infine, vi è il tema della sostenibilità. È vero che in alcune mozioni sono stati toccati punti che eccedono, ossia si guarda anche al trasporto marittimo e, magari, si parla di retrofitting. Io su questo ho pensato e ragionato, certamente è un obiettivo, ma poi dobbiamo tener conto delle diverse tecnologie e delle infrastrutture portuali, perché le due cose sono strettamente collegate.

Oggi ci sono le tecnologie per intervenire con sistemi diversi dai carburanti fossili, quindi guardiamo all'elettrico, al gas naturale liquefatto e all'idrogeno. Se si fanno investimenti addirittura nel campo dell'aviazione, credo che assolutamente bisogna intervenire in termini di sostenibilità anche nel trasporto pubblico locale.

Quindi, sicuramente ci sono obiettivi importanti che devono essere portati avanti. Secondo noi, non è solamente una questione di fondi e di aumento dei fondi destinati al trasporto pubblico, ma dobbiamo guardare a quello che il trasporto pubblico serve, cioè alla complessità e al cambiamento sociale. Io credo che solamente un approccio di questo tipo potrà portare anche a scelte di tipo diverso.

Quindi, la nostra mozione va in questa direzione e spiace che una buona parte degli impegni, purtroppo, abbia avuto un parere negativo. A nostro avviso, significa che non stiamo andando nella direzione giusta ed è un peccato, perché, nel momento in cui il trasporto pubblico è di qualità, lo si vede dal fatto che i cittadini, le persone e i professionisti se ne avvalgono. Quindi, se il trasporto, invece, è respingente, anche l'offerta, purtroppo, non sarà adeguata (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Siamo d'accordo con la mozione di maggioranza. Deposito il testo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, il trasporto pubblico locale rappresenta un settore fondamentale per la transizione ecologica, la decarbonizzazione, l'inclusione sociale, la qualità della vita delle persone. Proprio per questo, nel 2020 la Commissione europea ha adottato la Strategia per la mobilità sostenibile, che prevede il passaggio a una mobilità basata su veicoli a basse emissioni e a emissioni zero, sui combustibili rinnovabili a basse emissioni di carbonio e sullo sviluppo della relativa infrastruttura di ricarica. Il settore è, infatti, responsabile di oltre il 25 per cento delle emissioni climalteranti italiane che, in valore assoluto, sono addirittura cresciute rispetto al 1990. Il tema del rafforzamento dei servizi di trasporto pubblico locale è stato affrontato diffusamente durante l'esame di quattro risoluzioni nella nuova Commissione, che ha approfondito la situazione del TPL nelle regioni italiane, attraverso un ricco ciclo di audizioni. Purtroppo, però, a nostro avviso, il testo delle risoluzioni è stato depotenziato rispetto agli obiettivi che proponevamo, tanto che la loro approvazione non garantisce interventi adeguati ad un servizio di trasporto pubblico efficiente. Per questo ringrazio il collega Casu del gruppo del Partito Democratico per aver promosso la discussione di una mozione ad hoc, e soprattutto per aver inserito, all'interno della loro proposta, alcuni temi a noi particolarmente cari, come il biglietto climatico o il potenziamento dei collegamenti tra le aree a domanda debole, o comunque poco servita dal trasporto pubblico locale, anche se i pareri del Vice Ministro Rixi sulla nostra mozione mostrano la distanza siderale che c'è tra noi e voi su questo fondamentale e strategico tema. Ovviamente, non accogliamo le riformulazioni e chiederemo di mettere ai voti la mozione così come l'abbiamo proposta.

Colgo l'occasione anche per ricordare, ancora una volta, una delle emergenze più drammatiche del nostro Paese: la strage di pedoni e utenti deboli che avviene quotidianamente sulle nostre strade. Sono 153 le vittime denunciata dall'ASAPS, l'Associazione sostenitori ed amici della Polizia stradale, dal 1° gennaio al 21 maggio, 21 solo nel mese di maggio e 14 nella scorsa settimana.

Ogni giorno, leggiamo sulle pagine dei quotidiani nazionali e locali le tragiche cronache di giovani e anziani investiti sulle strisce pedonali a causa dell'alta velocità degli automobilisti. Lo voglio sottolineare ancora una volta: le modifiche al codice della strada, proposte dal Ministro Salvini, non vanno assolutamente nel senso giusto; non sono orientate a garantire maggiore sicurezza, non incentivano ZTL e “zone 30”, interventi per il calmieramento del traffico, la mobilità dolce e l'utilizzo di bici e monopattini, né tantomeno il Governo intende spingere per rafforzare il sistema dei mezzi di trasporto pubblico locale, il cui potenziamento contribuirebbe non poco a garantire la sicurezza sulle nostre strade.

Il Ministro Salvini si dovrebbe mettere una mano sulla coscienza e ascoltare non dico i pericolosissimi ambientalisti, ma almeno le associazioni dei parenti delle vittime della strada o l'ASAPS. Immaginate quanto diminuirebbe l'incidentalità sulle nostre strade, nelle città, nelle strade extraurbane, se circolassero meno auto e più pullman, treni, metro e tram. Ma purtroppo l'Italia è ancora estremamente in ritardo, e finora non percepiamo dal Governo alcun segnale verso un cambio di rotta, e i suoi pareri, Vice Ministro, lo dimostrano ancora una volta.

Dal 1995 al 2018, l'Italia ha investito il 28 per cento in più sulle strade rispetto alle ferrovie, spendendo rispettivamente 151 e 118 miliardi di euro, e ancora oggi, nonostante gli indirizzi dell'agenda europea, si continua a investire maggiormente sui trasporti su gomma piuttosto che su quelli su ferro. Il dominio dell'automobile si riflette anche sul tasso di motorizzazione, che da diversi anni vede l'Italia in vetta alla classifica europea: 670 auto ogni 1.000 abitanti, contro le 560 della media europea. Peraltro, l'Italia è terza in Europa per emissioni di gas serra nel settore dei trasporti, dopo la Germania e la Francia, e il nostro Paese è tuttora sotto procedura di infrazione europea per il mancato rispetto dei valori limite di emissioni per la qualità dell'aria, sia per gli ossidi di azoto che per le polveri sottili.

La flotta dei mezzi pubblici ha un'età media eccessivamente elevata. Per portare l'età media del parco autobus circolante a 7,2 anni entro il 2026, servirebbe un investimento di 1,6 miliardi di euro. È tuttavia davvero indispensabile accelerare il processo di conversione delle flotte a favore della trazione a zero emissioni.

A settembre 2021, l'incidenza di tali veicoli sul totale era pari solo all'1,4 per cento, misura del tutto inadeguata per abbattere emissioni e inquinamento. Come evidenziato dal Rapporto di Legambiente Pendolaria 2024 riguardo ai servizi ferroviari regionali e il trasporto pubblico, il grande dimenticato è il Mezzogiorno, ancora una volta. Qui le corse dei treni regionali e l'età media dei convogli sono ancora distanti dai livelli del resto d'Italia. Al Sud i treni sono più vecchi, l'età media dei convogli è di 18,1 anni, in calo rispetto ai 19,2 del 2020 e ai 18,5 del 2021, ma ancora molto lontana dai 14,6 anni nel Nord.

La situazione è ancora peggiore in Sardegna: il sistema delle ferrovie sarde, infatti, è tutt'ora basato sulla trazione diesel e subisce un ritardo infrastrutturale di decenni rispetto a molte altre parti del Paese. Il rapporto di Legambiente ricorda che nella regione sarda le corse al giorno sono appena 304.

Fra queste, la maglia nera va alla Nuoro-Macomer, una linea a scartamento ridotto risalente alla fine dell'Ottocento, con un tracciato di circa 57 chilometri, che viene percorsa in 75 minuti con poche corse giornaliere nei soli giorni feriali, che devono essere persino integrate da autobus dell'ARST, l'Azienda regionale sarda di trasporti, perché Nuoro è ancora oggi l'unico capoluogo di provincia italiano non collegato alla rete nazionale. Preme poi sottolineare che l'Italia presenta un tasso di utilizzo di mezzi pubblici pari all'11 per cento degli spostamenti quotidiani, quota più bassa tra i principali Paesi europei, anche a causa di una dotazione in termini di metro e tranvie significativamente inferiore ai Paesi europei. Le linee metropolitane si fermano a 254 chilometri totali, ben poco rispetto al Regno Unito, che ne segna 679, la Germania 656 o la Spagna 614. Ma nonostante il drammatico stato di salute del sistema di trasporto pubblico, specie al Sud, il Governo concentra tutte le sue energie, con i relativi altissimi costi, sulla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, un'opera inutile e dannosa, che costerà non meno di 15 miliardi di euro, di cui una buona fetta a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione, compresa una quota di pertinenza di Calabria e Sicilia, distogliendo quindi risorse decisive per queste regioni del Mezzogiorno per lo sviluppo e la riduzione degli squilibri territoriali. Questa scelta si rivela ancora più inaccettabile, se si considera che sono territori con una carenza drammatica di infrastrutture ferroviarie. Basti pensare che, attualmente, per arrivare in treno da Messina a Trapani ci vogliono tra le 10 e le 11 ore, mentre per fare poco più di 300 chilometri per arrivare da Palermo a Trapani ci vogliono circa 5 ore. A differenza di quanto ha fatto il Governo con le modifiche al codice della strada, occorrerebbe sostenere adeguatamente, soprattutto nelle aree urbane, la crescita della micro-mobilità a zero emissioni e del numero di comuni italiani capoluoghi di provincia dotati di un servizio di veicoli sharing. Occorrerebbe rafforzare il Fondo per il TPL, cosa che vi rifiutate di fare, anche se oggi è del tutto insufficiente rispetto alle necessità e ai fabbisogni di mobilità della popolazione, e rivedere anche i criteri di ripartizione. Ci preoccupa, infatti, in prospettiva, la situazione del Meridione, specie se andrà in porto lo scellerato disegno di spaccare l'Italia in due con l'autonomia differenziata. Occorre poi rafforzare il Fondo per lo sviluppo delle ciclovie urbane intermodali, incrementare le risorse per la manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture viarie e ferroviarie, accelerare gli interventi di elettrificazione della rete ferroviaria regionale, in particolare nelle aree del Mezzogiorno e soprattutto in Sicilia e in Sardegna, nonché nei territori geograficamente più periferici, adottare iniziative per garantire maggiormente i collegamenti tra le aree a domanda debole, o comunque poco servite dai servizi a mercato, anche rafforzando il regime di obblighi di servizio pubblico. Poi, Vice Ministro, occorrerebbe promuovere il biglietto climatico, sperimentando modalità di trasporto pubblico gratuito o a tariffa agevolata, e anche forme di bigliettazione integrata, proprio per agevolare l'intermodalità. Al fine quindi di rendere il nostro un Paese moderno ed efficiente dal punto di vista della mobilità, dei trasporti, della sicurezza, della qualità dell'aria, contrariamente agli incomprensibili pareri che lei ha dato, io invito le colleghe e i colleghi a votare favorevolmente alla mozione del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra. Noi condividiamo pienamente le mozioni proposte anche dagli altri gruppi, per quanto ci desti alcune perplessità l'impegno numero 4) della mozione di Azione, che chiede che la procedura di affidamento tramite bando di gara pubblica della gestione dei servizi sia la procedura prioritaria di affidamento, perché noi vorremmo che la gara pubblica fosse sempre la procedura di affidamento. Poi vorrei sottolineare il poco o nullo sforzo fatto dalle colleghe e dai colleghi della maggioranza, perché 3 dei 6 impegni dalla loro mozione sono identici a quelli della risoluzione che abbiamo approvato in Commissione a febbraio, e quindi credo che ci saremmo potuti aspettare qualcosa di più, che questo sia davvero troppo facile e troppo poco, in quanto, per rendere il nostro Paese davvero più moderno, servirà uno sforzo ben maggiore (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. I pareri fondamentalmente contrari del Governo non mi hanno particolarmente stupito, e lo dico, purtroppo, perché sono temi su cui ci dovrebbe essere più o meno una convergenza. Chi non è d'accordo sull'importanza del trasporto pubblico locale che permette a tantissimi cittadini di muoversi più o meno liberamente? Non mi ha stupito perché i pareri contrari del Governo confermano quello che in Commissione abbiamo visto accadere su vari provvedimenti e su vari temi. Permettetemi di affrontarli uno ad uno, sono solo 4 o 5.

Allora, il primo è il tentativo di riformulazione del nostro impegno sui fondi, quindi sul Fondo per il trasporto pubblico. Ora, il Governo giustamente ha deciso di rivedere i criteri attraverso i quali questo Fondo è distribuito. Al momento si basa principalmente sulla spesa storica, penalizzando quindi fortemente quei comuni, ad esempio il comune in cui sono consigliera comunale, Milano, che invece investono massicciamente in nuove linee; il mantenimento delle stesse, poi, ovviamente, ha costi molto importanti.

Ecco, questa riformulazione, però, lascia tutto molto al futuro, a degli impegni molto vaghi. Quello che cercavamo di fare con i nostri punti, nella nostra mozione, era di dare un'indicazione, qualche criterio più specifico: il numero di passeggeri, le corse per chilometri, i chilometri a vettura, che tipo di incentivi gli enti locali eroghino; penso ai biglietti gratis dagli zero ai 14 anni, che, per esempio, fa il comune di Milano. Ecco, era un tentativo di aiutare il Governo e di dire “benissimo rivedere la maniera in cui sono erogati, ma cerchiamo di andare nel concreto; quali sono i criteri che useremo”?

Questo ci è stato bocciato, come ci è anche stato bocciato ogni tentativo - come già era nel decreto-legge Concorrenza di Draghi - di inserire la concorrenza nell'affidamento del trasporto pubblico locale. In maniera specularmente opposta a ciò che è appena stato detto dalla mia collega Ghirra, per noi sarebbe una questione di civiltà e di offrire il miglior servizio possibile al cittadino che questi servizi fossero messi a gara. Faccio ancora alcuni esempi concreti: noi siamo qui a Roma e sappiamo bene dei servizi di Atac, società in house; per non parlare poi del riaffidamento diretto, senza alcun motivo e basato sulla qualità e sul feedback degli utenti, di Trenord, società - anche questa - commistione pubblico-regionale.

Quindi, questo rifiuto totale della concorrenza davvero non lo capiamo se quello che sta a cuore è l'interesse dei cittadini. Mi sono stupita, forse, ancor di più sul parere contrario, o, meglio, sulla riformulazione sulla questione sicurezza, perché la sicurezza in teoria - passatemi il termine - è un tema che sta molto a cuore alla destra, quindi ai partiti che ci governano. Quello che si proponeva nel nostro impegno - che ci è stato approvato solo in parte - era un'iniziativa che ha dimostrato di essere efficace in città come Roma e Torino, dove ci sono ampi network di trasporto pubblico locale, che è la questione della Polizia amministrativa, prevista dal regolamento e che ha l'idea di aiutare le Forze dell'ordine, che non sono abbastanza per gestire tutti i problemi di sicurezza, per passeggeri ma anche per conducenti e per chi lavora nel trasporto pubblico locale, dando dei nuovi poteri - con apposite competenze, formazione, eccetera - agli stessi conducenti e agli stessi operatori del trasporto pubblico locale, che possono fare di più per la sicurezza di tutti. È comprovato che gli incidenti e gli attacchi siano diminuiti laddove questa figura è stata inserita e non si capisce perché questo impegno sia stato, invece, tolto dal nostro punto.

Poi, netto parere contrario su tutto quello che è innovativo, ma non innovativo perché io sono una che è fissata con il futuro e con l'innovazione, ma perché, in certi casi, ce lo dice il PNRR. È stato dato parere contrario all'idea del MaaS (il Mobility as a Service), un'idea di un servizio intermodale, che permette ai cittadini di utilizzare diversi mezzi di trasporto, in maniera semplice, attraverso una sola interfaccia. Questo non è che me lo sia inventato io durante la notte. È uno dei progetti PNRR: le fasi sperimentali sono quasi finite, il Ministro aveva promesso di passare a una struttura, infrastruttura, addirittura di livello nazionale, in un'interrogazione che io stessa ho fatto in Commissione ci era stato promesso che la direzione sarebbe stata quella, eppure - anche su questo impegno - è stato dato parere negativo, cosa che davvero non si capisce.

Altro aspetto innovativo sono i vertiporti. Ora, possono far sorridere, come qualcosa di futuristico, da un cartone del futuro, ma sono già realtà, anche nel nostro Paese, anche in città come Milano e come Roma, che, per i grandi eventi a cui si stanno preparando, stanno installando, dapprima in maniera sperimentale, queste strutture, che sono davvero potenzialmente molto interessanti, in un'ottica, non solo di decongestionamento delle nostre strade, ma anche di decarbonizzazione. Quindi, anche ai colleghi che, giustamente, sono attenti al tema ambientale, questo dovrebbe stare a cuore.

A proposito dell'aspetto ambientale, anche qui il Governo sembra non fare molto caso alla questione della riconversione - anzi, rinnovo - del parco autobus, ma non solo, del trasporto pubblico locale, quindi degli incentivi che devono essere dati, come pure del grosso freno alla mobilità dolce, quindi mobilità sostenibile, che ha dato il codice della strada, al quale alcune delle mozioni dell'opposizione fanno riferimento per cercare di non vederla come essere contro una tecnologia o un'altra, ma come essere coscienti che le persone si muovono in maniera diversa, essendo quindi giusto che si permetta, laddove possibile, una mobilità più sostenibile.

Non è questione di essere contro il monopattino o contro la bici, ma è questione di trovare il mix. Si parla tanto di mix energetico, io vorrei parlare di mix di mobilità più giusto per il Paese e per le nostre città, nel rispetto di tutti, perché le corse pazze in monopattino non ci devono essere, ma non ci deve essere neanche la situazione in cui le macchine sono talmente tante e il traffico talmente ingestibile che ne va della salute, oltre che della sanità mentale, dei cittadini.

Finisco su un aspetto che vede sempre i cittadini al centro, perché questo è fondamentale. Il trasporto pubblico di linea è importantissimo, ma è complementare rispetto al trasporto privato e anche al trasporto pubblico non di linea. Per questo la nostra mozione includeva diversi punti sull'annosa questione taxi e NCC, in un'ottica di maggiore legalità per tutti - quindi che non si verifichino più fenomeni di evasione e di frode, soprattutto - lo sappiamo noi, in questa città - a danno dei turisti, che non sanno cosa aspettarsi, ma anche in un'ottica di migliore concorrenza. Abbiamo visto, grazie al decreto Asset - questo lo riconosco al Governo - un parziale aumento del numero delle licenze, anche se assolutamente non sufficiente nelle grandi città (Milano ha appena indetto un bando per 450 nuove licenze); benissimo, però bisogna fare di più e, soprattutto, bisogna fare di più sulla questione della disparità di trattamento tra due servizi del trasporto pubblico non di linea (taxi e NCC), entrambi fondamentali e per i quali c'è un'altissima domanda in crescita, ma che sono trattati in maniere molto diverse.

Quindi, speravamo che anche nei decreti attuativi a fonte Salvini, del Ministero dei Trasporti, si potesse tenere da conto che questi servizi vadano trattati ugualmente bene, perché sono ugualmente imprese, ugualmente al servizio dei cittadini.

Ci dispiace davvero molto, quindi, di questo parere contrario. Non ne capiamo le ragioni e speriamo che, nel corso della legislatura, magari, ci si renderà conto che, se il cittadino è davvero al centro, il mix di mobilità debba includere tutti questi aspetti che ho elencato e verso i quali, apparentemente, il Governo è sordo, oltre a essere occupato. (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Avrei detto di liberare i banchi del Governo… l'ha fatto benissimo lei.

Ha chiesto di parlare il deputato Caroppo. Ne ha facoltà.

ANDREA CAROPPO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Vice Ministro Rixi, onorevoli colleghi, il trasporto pubblico locale costituisce un significativo fattore di crescita del nostro Paese e riveste un'importanza strategica al livello sociale, economico e ambientale. I dati parlano chiaro: sono 15 i milioni di passeggeri trasportati ogni giorno e 124.000 i lavoratori operanti nel settore. Il fatturato annuo è pari a 12 miliardi di euro, con 33 miliardi di investimenti assorbiti nell'anno 2023. Sono numeri senz'altro positivi, ma occorre rafforzare e stabilizzare ulteriormente il sistema di trasporto pubblico locale, da un punto di vista normativo ed economico, per renderlo più efficiente, accessibile, digitale, sostenibile, a beneficio di una migliore fruibilità da parte di cittadini, famiglie e imprese.

Per quanto riguarda la tutela ambientale, il sistema di trasporto pubblico locale gioca un ruolo centrale per rispondere alle sfide ambientali e raggiungere gli obiettivi di sostenibilità dell'Agenda 2030. Per far questo, necessita di risorse e di misure adeguate. Quanto all'accessibilità, migliorare e potenziare il trasporto pubblico locale, anche a beneficio dei soggetti più vulnerabili, quali bambini, anziani e persone con disabilità, costituisce una delle priorità dell'agenda di Governo. Per questo motivo, riteniamo che debbano essere adottate tutte le iniziative atte ad agevolare gli investimenti delle aziende del TPL, allo scopo di rinnovare il parco circolante e incrementare l'offerta, anche con l'utilizzo di mezzi alternativi.

Per sostenere la mobilità locale e renderla più sostenibile e integrata, favorendone l'intermodalità, sono necessari investimenti infrastrutturali anche rispetto al parco rotabile, alla rete di tram, metropolitane e ferrovie urbane, contribuendo alla progressiva sostituzione dei mezzi più inquinanti con quelli elettrici e a idrogeno e migliorando la pianificazione dell'offerta dei trasporti. Investimenti devono necessariamente riguardare anche l'innovazione tecnologica, sia nella flotta dei mezzi utilizzati sia nell'infrastruttura di supporto, per garantire una transizione digitale piena.

È con queste misure che si può potenziare il trasporto pubblico locale e, di conseguenza, agevolare il tessuto produttivo e imprenditoriale e, con esso, il settore dei servizi e il comparto turistico. Per realizzare questi obiettivi riteniamo strategica la previsione di introdurre i cosiddetti livelli essenziali di trasporto, intendendo con questi i livelli delle prestazioni e dei servizi che l'amministrazione pubblica è tenuta a fornire a tutti i cittadini, in ragione del diritto alla mobilità previsto dalla nostra Costituzione e che, purtroppo, in alcune aree del territorio nazionale è ancora lettera morta. Garantire a tutti i cittadini - da Nord a Sud - livelli essenziali di trasporto uguali, significa attuare il principio di uguaglianza sostanziale previsto dalla nostra Carta fondamentale. Il livello essenziale di trasporto significa, quindi, trasporti migliori, fruibili e uguali per tutti, senza distinzione.

Per tutti questi motivi annuncio il voto favorevole di Forza Italia alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Quando abbiamo depositato la nostra mozione sul trasporto pubblico locale ci siamo chiesti: ma forse siamo stati un po' troppo sintetici? Poi abbiamo visto la mozione della maggioranza e abbiamo detto: la nostra, in confronto, è una tesi di laurea, la nostra e anche quelle degli altri. Perché, secondo me, non avete capito cosa vuol dire il trasporto pubblico locale. Trasporto pubblico locale è un asset infrastrutturale importantissimo per un Paese, per una Nazione come la nostra. È un asset infrastrutturale che permette di aumentare la qualità della vita, la qualità ambientale e che aumenta la sicurezza stradale, perché migliorare il trasporto pubblico locale fa in modo che circolino meno auto sulle strade; meno auto sulle strade significa meno incidenti e meno morti.

Ricordo che in finanziaria avete messo 19 miliardi sul costo sociale per l'incidentalità stradale, che è una cifra enorme, e tale somma è chiaramente a un tema molto importante, che tutte le associazioni e tutti i cittadini chiedono di affrontare in maniera seria.

Nella nostra mozione abbiamo messo tutta una serie di indicazioni per far sì che il trasporto pubblico locale sia un nodo di una rete del trasporto, perché noi vediamo questa idea, del finanziare questo asset come la modalità di creare una rete che permetta di riuscire a unire anche altri tipi di trasporti, che magari adesso esistono e che esisteranno in futuro. Ripeto anche quello che è già stato detto: il fatto di non far funzionare, per esempio, il progetto MaaS-Mobility as a Service, che aiuta proprio su questo tema della multi-modalità di trasporti è un fatto sconcertante, da parte di questo Governo. La multi-modalità, però, vuol dire - capisco perché voi avete bocciato questi impegni nella nostra mozione - riuscire a dire apertamente che la mobilità elettrica su un monopattino, con bici elettrica, le mobilità alternative, le zone 30 sono progetti e attività che sicuramente servono a miglioramento del trasporto pubblico locale. Ma il tema fondamentale che abbiamo cercato anche di far capire e indicato in maniera sintetica nella nostra mozione è che questo tipo di modalità, che noi stiamo portando avanti, necessita di finanziamenti. È questo il leitmotiv che hanno tutte le nostre mozioni delle opposizioni: la mozione del PD, come la mozione di Alleanza Verdi e Sinistra, la mozione di Italia Viva e Azione e di tutte le altre opposizioni, che hanno presentato dei suggerimenti alla maggioranza. Ma i finanziamenti, su questo tema, non esistono dal punto di vista delle preoccupazioni del Governo. Perché? Perché non esistono? Perché abbiamo un convitato di pietra; perché abbiamo risorse che per il trasporto pubblico locale vengono drenate da altre opere, che non servono effettivamente: faccio riferimento, in particolare, alle opere trasporto pubblico locale del Sud Italia e al dirottamento dei Fondi FSC di Calabria e Sicilia, che sono stati usati per finanziare il ponte sullo Stretto; per finanziare un'opera che è un feticcio, che è propaganda elettorale di un partito della maggioranza. Noi togliamo la possibilità di finanziare il trasporto pubblico locale nelle regioni del Sud che, chiaramente, rispetto ad altri trasporti pubblici locali, ha ulteriori problematiche.

Creiamo una piccola autonomia differenziata - e già fa schifo quella che state provando a fare dal punto di vista della modifica alla Costituzione - con delle regioni con un trasporto di serie C e regioni con un trasporto di serie A.

Chiaramente noi abbiamo anche indicato tutta una serie di altre modalità, che indicano tutti perché è il futuro. Il futuro è andare verso altri tipi di carburanti, il futuro è l'elettrico e noi, sull'elettrico, nella nostra mozione abbiamo indicato la possibilità, di andare a investire con incentivi per l'acquisto delle auto elettriche senza la demagogia che voi fate proprio per negare i cambiamenti climatici che tutti noi possiamo vedere ogni giorno. Finanziare il passaggio verso i motori elettrici sia nel trasporto pubblico locale di massa ma anche nel trasporto pubblico privato e aziendale è un'attività che aiuterà sicuramente questo sistema multi modale dei trasporti. Infatti, noi indichiamo anche la possibilità, in due punti, di incentivare anche il noleggio di auto elettriche. Lo diciamo per un motivo molto semplice: incentivare il noleggio di auto elettriche da parte di aziende private permetterebbe anche di creare un mercato dell'usato dell'auto elettrica e creare un mercato dell'usato dell'auto elettrica permetterà di ridurre i costi per i cittadini per avere un giorno a disposizione un'auto elettrica.

Sempre andando nello specifico e sempre sul discorso della ripartizione dei fondi, voi avete riformulato un tema importante che riguarda la regione Lazio e Roma Capitale: su questo tema torneremo, penso che in tutte le mozioni c'è questo tema specifico. Anche il rifinanziamento del Fondo nazionale per il trasporto pubblico locale deve essere fatto tenendo conto dell'effettiva utenza e degli effettivi dati, che si possono ricavare per regolare e dare dei finanziamenti giusti per una perequazione giusta dei fondi. Perché abbiamo Roma Capitale che ha dei finanziamenti bassissimi rispetto a un'utenza enorme dal punto di vista dei numeri. Adesso abbiamo la possibilità dal punto di vista tecnologico di avere questi dati. Cito sempre Torino, perché sono orgoglioso di quanto abbiamo fatto in quella città, dove per il progetto della metro 2 abbiamo raccolto tutta una serie di dati sugli spostamenti e siamo riusciti a capire qual era la disponibilità di utenza, quali erano i possibili ricavi della futura metropolitana, ma anche quale fosse il percorso migliore. Tutti questi dati esistono se, però, si finanziano e non si buttano soldi su altre opere inutili. Noi abbiamo la possibilità di andare verso un vero trasporto pubblico locale, che aiuti chiaramente tutto il Paese.

Quindi la sintesi, alla fine, è molto semplice: se non investite sul trasporto pubblico locale non è che togliete un po' di soldi da un elemento marginale della politica industriale, delle politiche sociali e delle politiche ambientali del nostro Paese; togliete un punto fondamentale, che diminuisce, come ho detto prima, la qualità della vita delle persone, aumenta la disparità tra le regioni d'Italia e diminuisce altresì la possibilità di ridurre i morti sulle strade. Questa è una cosa molto importante e voi lo fate coscientemente, perché mettete dal punto di vista delle vostre prerogative politiche il fatto di andare per opere spot senza considerare un progetto uniforme.

Il trasporto pubblico locale, come il trasporto merci ed aereo, sono delle reti di trasporto importantissime, hanno tutti delle funzioni specifiche e voi bocciando queste mozioni, che sono degli impegni secondo noi nemmeno tanto forzosi per andare a creare un dibattito veramente di scontro ideologico, create proprio un precedente per cui voi non lo fate perché non siete capaci a farlo, perché io ho molto rispetto delle vostre capacità, ma avete fatto una mozione perché vi vergognate un po' di non poter dire veramente quello che pensate su questo argomento. Come ho detto prima gli equilibri all'interno della vostra maggioranza fanno dirottare i soldi per opere inutili, invece di spostarli su un tema - il trasporto pubblico locale - che avrebbe un impatto positivo enorme per il nostro Paese.

Tra l'altro io ricordo - perché tutti dimenticano - che in questi ultimi anni grazie al PNRR avevamo un'occasione storica di spendere questi soldi, ma voi in questo caso la state perdendo e la stiamo perdendo tutti. Se la perdeste solo voi, io chiaramente me ne farei una ragione, ma la sta perdendo tutto il Paese. Quindi, da questo punto di vista, dico che effettivamente state perdendo l'occasione di prendere un impegno che è una mozione, non è una proposta di legge, ma fa capire come voi siate in imbarazzo sul tema del trasporto pubblico locale perché dovete tenere una posizione veramente banale su questo tema importantissimo, che non fa bene al Paese, ma non fa bene neanche alla possibilità per i cittadini di vivere meglio sia il trasporto pubblico locale sia le loro città, e di migliorare la qualità ambientale del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dara. Ne ha facoltà.

ANDREA DARA (LEGA). Presidente, Vice Ministro Rixi, onorevoli colleghi, il trasporto pubblico locale svolge un ruolo fondamentale nella promozione di una società sostenibile e nell'assicurare un futuro migliore per tutti i cittadini. Non serve solo e semplicemente per spostarsi da un luogo all'altro, ma è un elemento fondamentale per la qualità della vita, l'accessibilità, l'equità e la riduzione dell'impatto ambientale. Si tratta di uno strumento per rendere pienamente efficace non solo il diritto alla mobilità sancito dalla nostra Costituzione, ma anche i principi di uguaglianza.

Esso, infatti, consente alle persone di raggiungere posti di lavoro, servizi essenziali, istruzione e opportunità di svago. Sostenere e migliorare il trasporto pubblico significa garantire l'inclusione sociale e l'uguaglianza delle opportunità di tutti.

In secondo luogo, il trasporto pubblico locale contribuisce in modo significativo alla riduzione dell'inquinamento atmosferico, delle emissioni di gas serra e all'impatto ambientale complessivo. Investire in sistemi di trasporto pubblico efficienti, affidabili e convenienti, costituiti sulla base di tutte le tecnologie che abbiamo oggi a disposizione, senza renderci schiavi di una sola tipologia, come invece, forse, vorrebbero alcuni in quest'Aula, è un passo fondamentale per affrontare la crisi climatica e proteggere l'ambiente in modo ragionevole, pragmatico e sostenibile per le generazioni future.

Il trasporto pubblico locale è un motore economico per le nostre comunità. Una rete di trasporto pubblico ben sviluppata può stimolare l'attività economica, facilitare la mobilità dei lavoratori e attrarre investimenti. Offrendo un'alternativa affidabile e conveniente all'uso dell'auto possiamo ridurre la congestione del traffico, migliorare la produttività e ridurre i costi associati all'infrastruttura stradale. Data la straordinaria centralità di questo settore, è chiaro che serve non solo investire in modo efficace e con risorse vere, come sta facendo il Ministro Salvini da quando si è insediato, ma occorre anche riformare la disciplina, soprattutto quella relativa alle ripartizioni del Fondo statale di cofinanziamento, aggiornata in criteri e requisiti. Il Governo è già intervenuto tempestivamente su questo aspetto negli ultimi provvedimenti, e la nostra mozione, così come la precedente risoluzione che abbiamo sottoscritto e fatto approvare in Commissione trasporti, conferma questo impegno politico di questa maggioranza.

Ma lasciatemi dire, cari colleghi, che fa abbastanza sorridere che dai banchi del PD ci venga spiegato come riformare il settore, quando loro, che hanno governato per quasi tutto l'ultimo decennio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), sono i principali responsabili del vigente caos normativo nel settore!

Noi assicureremo efficienza, efficacia e giustizia sociale a questo servizio. Il Governo e il Ministro Salvini, infatti, hanno dimostrato di essere in grado di agire tempestivamente nell'interesse di tutti gli utenti, non consentendo, ad esempio, che alcuni scioperi ideologici, e talvolta illogici, possano bloccare gli spostamenti di lavoratori, pendolari, anziani e persone con disabilità. Anche così si garantisce il diritto alla mobilità, colleghi, con scelte coraggiose che vadano a preservare gli interessi generali. Siamo dunque tutti chiamati a fare delle scelte lungimiranti e coraggiose per garantire un futuro migliore per tutti. Come Lega e come centrodestra siamo pronti a fare la nostra parte per sostenere il Governo in queste scelte coraggiose, volte a migliorare, una volta per tutte, questo settore vitale per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per tutte queste ragioni, annuncio il voto favorevole della Lega alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, non risponderò alle provocazioni che mi hanno preceduto, però regalerò una calcolatrice al rappresentante della Lega per ricordargli che nelle ultime due legislature la Lega è stata più a lungo al Governo di quanto vi sia stato il Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Si chiama trasporto pubblico locale, ma è una grande questione nazionale. Il diritto alla mobilità è un diritto di cittadinanza, è il diritto dei diritti, perché tutti dobbiamo muoverci per lavorare, andare a scuola, all'università, curarci, fare sport, e perché il TPL è irrinunciabile driver di sostenibilità.

Se vogliamo ridurre il drammatico numero di morti causate dal biossido di azoto, solo nel 2021 oltre 11.000 in Italia, se vogliamo raggiungere gli obiettivi della transizione climatica, se vogliamo garantire non solo un futuro sostenibile per le nuove generazioni, ma anche un presente sostenibile, adesso, ora, nelle nostre città, non esistono altre strade e non esistono scorciatoie. In questo Parlamento, ormai svuotato del suo ruolo, durante la legislatura record per decreti, per voti di fiducia, finalmente oggi torniamo a occuparci di una questione cruciale per la vita dei cittadini.

Il lavoro che abbiamo fatto con le risoluzioni in Commissione trasporti lo ha dimostrato. Voglio ringraziare tutti i colleghi di opposizione, ma anche di maggioranza, tutti gli auditi, i funzionari, che hanno partecipato a un grande lavoro collettivo, che il mio gruppo, con fortissima determinazione, ha chiesto di portare avanti, con la calendarizzazione di atti indispensabili a dare una risposta tempestiva a un'urgenza che non può continuare a essere negata. Questo abbiamo portato in Aula, è stato detto bene dalla collega Ghirra, dal collega Iaria, dalla collega Pastorella, anche attingendo a quelle che erano idee che erano state portate da altri nel confronto in Commissione.

Oggi tutta l'Europa e il mondo vanno nella direzione del biglietto climatico, per garantire l'accesso di tutti al diritto a una mobilità sostenibile e sicura, anche di fronte ai cambiamenti che stiamo vivendo nel nuovo mondo oltre COVID-19. E invece l'Italia la state trascinando nella direzione opposta, con biglietti sempre più costosi e scaricando sulle tasche dei cittadini l'incapacità di intervenire del Governo. Nella stazione Tiburtina, a pochi chilometri da qui, potete ancora leggere le parole di uno dei primi discorsi tenuti da Cavour, nel 1853, in quello che allora era ancora il Parlamento subalpino. In quelle parole viene scolpita l'importanza delle ferrovie come strumento di progresso sociale ed economico fondamentale. Quelle parole valgono ancora oggi, forse ancora di più oggi. Non voglio girarci intorno, il quadro è allarmante, lo dicono insieme associazioni, imprese, sindacati e amministratori. Servono almeno 800 milioni di euro sul Fondo TPL per l'adeguamento dei costi e 900 milioni di euro aggiuntivi a regime per il rinnovo dei contratti per i lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), per quei lavoratori che sono oggetto sempre più frequente di aggressioni. Di fronte a questo fenomeno, il Governo fino ad oggi non è riuscito nemmeno a far funzionare il protocollo che aveva ereditato per garantire più sicurezza. Su questo cogliamo almeno uno spiraglio con il parere sull'impegno 12) delle mozioni, ma non possiamo accettare le riformulazioni che ci ha presentato il Governo, perché abbiamo chiesto molto di più di quello che ci viene riformulato. Abbiamo chiesto una riforma del TPL, nuovi criteri, abbiamo chiesto di non dimenticare Roma Capitale, che ogni anno mette oltre 600 milioni di euro di risorse proprie, Milano, che ne mette oltre 300. Non possono fare di più i sindaci, tutti i sindaci delle città metropolitane, anche Torino, Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Napoli, Palermo, Reggio Calabria e Venezia. Al tempo stesso, sono al collasso le aree interne. Penso alla drammatica situazione in Umbria, alle Marche, a tutto il Mezzogiorno d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), e non solo, ai comuni montani, alle isole, alla Sicilia, alla Sardegna, alle isole minori, che hanno diritto alla continuità territoriale, non solo sulla carta, non solo scritta in Costituzione, anche nella realtà. Ma le regole da sole non bastano. Intervenire solo sui criteri, come chiede di fare anche oggi la maggioranza, significa alimentare una guerra tra poveri, che non solo non sanerà le ingiustizie e i divari, ma addirittura li accrescerà. È l'antipasto indigeribile di un'idea di autonomia differenziata che ha più il sapore della secessione che dell'autonomia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e che già sta spaccando l'Italia, ancora prima di entrare in vigore. Ringraziamo il rappresentante del Governo per essere qui, anche per essersi scusato del ritardo con cui è arrivato, ma non possiamo non cogliere il fatto che anche oggi il Ministro Salvini evidentemente è troppo impegnato a fare l'avvocato d'ufficio del presidente Toti per cogliere l'occasione di essere in Aula ad occuparsi di un tema di sua diretta competenza. Noi gli chiediamo di alzare lo sguardo almeno per un attimo dalla campagna elettorale, dalla crociata che sta portando avanti contro i poteri dei sindaci, contro la mobilità sostenibile, contro la ciclabilità, contro gli appelli dei familiari delle vittime della strada. Faccia una cosa utile: se non vuole ascoltare noi lo capiamo, ascolti almeno quello che chiede il presidente Fedriga, che è del suo stesso partito, insieme a tutta la Conferenza dei presidenti di regione. Faccia proprie le parole che anche ieri in Commissione trasporti abbiamo ascoltato dal presidente Marsilio, dimostri che il Governo vuole fare la propria parte fino in fondo, non finga, ancora una volta, che il problema non esista, non lo riguardi o possa essere rimandato, perché se alla fine ci costringete ad andare tutti in macchina, demolendo il servizio pubblico di trasporto, altro che difesa della casa e delle auto degli italiani come si legge nei manifesti della Lega: resteremo tutti fermi imbottigliati nel traffico e molto lontani da quel limite di 30 orari che tanto odiate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Se non ci riesce da solo il Ministro, intervenga la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, come non ha ancora fatto ma confidiamo che possa ancora fare al Senato sul codice della strada, perché è lei che guida e stiamo andando a sbattere e se si ferma il trasporto pubblico locale si ferma il Paese.

Come PD abbiamo chiesto chiaramente nella legge di bilancio: usate le risorse dei sussidi ambientalmente dannosi. Non vi convince questa proposta? Trovatene altre. L'unica cosa che non potete fare è continuare a non fare nulla dicendo che è sempre colpa di qualcun altro. Ma chi altro deve realizzare il vostro programma adesso che siete al Governo? Leggo testualmente dal programma Pronti a risollevare l'Italia: “Ripartire da investimenti e infrastrutture nei trasporti per un'Italia più veloce, più collegata e più smart”. In quel programma, con cui avete preso i voti, non vi limitate, come nella mozione, solo a cambiare il nome da servizi minimi a livelli essenziali, ma dite anche di potenziare il sistema, di realizzare un nuovo piano, di irrobustire la cura del ferro, di estendere le reti e recuperare il ritardo del Sud, cioè l'esatto contrario di quello che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché se c'è una cosa che ha detto in queste ore la Presidente Meloni, su cui sono e siamo d'accordo, è che non deve essere il luogo in cui nasci a condannarti a un destino. Prima ancora di lei a dirlo è la Costituzione, nata dalla Resistenza al nazifascismo e dalla guerra della liberazione. L'articolo 3, il più bello di tutti, ci dice che dobbiamo avere tutti pari dignità senza distinzioni, ma non si limita a questo, non si limita a dirlo, perché impone alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli che impediscono l'uguaglianza e oggi è proprio la Presidente Meloni che è chiamata a rimuoverli e se non lo fa è lei che sta condannando chi vive nelle periferie, nelle borgate, da cui anche lei orgogliosamente rivendica di venire, nelle aree interne, dove Fratelli d'Italia è spesso, purtroppo, primo partito, a essere ogni giorno di più cittadini di serie B, condannando milioni di lavoratrici e di lavoratori poveri, di lavoratori senza rinnovo del contratto da troppo tempo a essere cittadini di serie B, perché la sanità, il lavoro e i trasporti sono le grandi emergenze del Paese e la responsabilità non può essere sempre di qualcun altro, di chi c'era prima, di chi ci sarà dopo, dei presidenti di regione, che poi sono quasi tutti della sua maggioranza ormai, dei sindaci, delle imprese e dei sindacati. Adesso avete vinto le elezioni, siete al Governo e adesso è il turno di Giorgia e sul trasporto pubblico locale basta prese in giro. Servono un miliardo 700 milioni di euro subito…

PRESIDENTE. Liberate i banchi del Governo.

ANDREA CASU (PD-IDP). …per salvare un settore in crisi e smettere di condannare a un destino infame chi nasce nel quartiere sbagliato o nella città sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) ed è costretto a restare intrappolato ogni giorno ore e ore nella macchina in assenza di alternative efficienti per potersi muovere altrimenti. Fortunatamente per il Paese non ci siete solamente voi: c'è anche il Partito Democratico in Parlamento nel Paese, strada per strada, casa per casa. Ci troverete con le persone che avete dimenticato, nei luoghi che avete abbandonato, pronti a batterci insieme per le vere priorità del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raimondo. Ne ha facoltà.

CARMINE FABIO RAIMONDO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, io intendo esordire partendo dai pendolari, perché i disagi dei pendolari, studenti e lavoratori, ma anche di coloro che ricorrono al trasporto pubblico per ogni altro tipo di esigenza, incidono ormai in modo drammatico sulla percezione di accessibilità che i cittadini hanno del nostro territorio. È un problema che riguarda i grandi centri metropolitani, ma anche le aree interne e le nostre coste.

Abbiamo, infatti, un'Italia che viaggia a più velocità, dove spesso la domanda di trasporto è diversificata o, comunque, caratterizzata da una significativa dispersione sia dal punto di vista delle infrastrutture che dal punto di vista dei tempi di percorrenza.

Ad oggi il sistema del trasporto pubblico locale italiano sconta anni di ritardi e anni di scelte sbagliate che hanno causato ingenti sprechi di risorse, circa 15 miliardi di euro nel solo triennio 2020-2022. Per avere un trasporto pubblico locale degno di una Nazione che oggi vuole tornare a essere protagonista in Europa e nel mondo dobbiamo connettere l'alta velocità con la mobilità locale e di prossimità, per avere collegamenti con i nodi ferroviari, con gli aeroporti, con gli ospedali, con i servizi pubblici e con le aree commerciali e industriali e la legge quadro sugli interporti, proposta da Fratelli d'Italia e approvata recentemente alla Camera, va in questa direzione.

Il trasporto pubblico locale deve soprattutto saper offrire servizi di qualità a tutti i cittadini, ma per le persone a mobilità ridotta oggi, purtroppo, non è così. Questo è un argomento su cui tutti, signor Presidente, dovremmo trovarci concordi, cioè assicurare il diritto alla mobilità per le persone con disabilità, prevedendo interventi specifici in loro favore. Sarebbe un cambiamento epocale per tanti italiani - circa 4 milioni, che entro il 2040 si stima arrivino a 6,5 milioni - che hanno estrema necessità di far valere i propri diritti sulla mobilità.

Noi riteniamo che sia arrivato il momento di lavorare a una nuova legge di riforma del TPL che supporti regioni, città metropolitane e comuni, affinché garantisca condizioni accessibili per tutti gli utenti, promuova lo sviluppo economico dei territori e l'incremento dell'attrattiva turistica. C'è bisogno di intervenire perché l'approccio della legge quadro sul TPL attualmente in vigore, che fa riferimento a una norma del 1997, è superato, risulta inefficace e produce perdite per la spesa pubblica.

Ora, signor Presidente, che il Partito Democratico, che, ad eccezione di una brevissima parentesi, ha governato questa Nazione dal 2011 al 2022, peraltro senza aver mai avuto la legittimazione del consenso popolare, Partito Democratico che oggi governa tutte le grandi città (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), ci venga a impartire lezioni su come si debba affrontare e gestire il trasporto pubblico locale lo riteniamo francamente inverosimile. Provate a chiedere ai cittadini di Milano, di Roma, di Napoli o di Torino che giudizio hanno del loro trasporto pubblico locale. Io da milanese dico: negativo, come negativo immagino sia quello delle altre città. Ma chi governa queste città?

Quando nella nostra mozione diciamo che occorre introdurre il nuovo concetto di livello essenziale di trasporto ci riferiamo a prestazioni e servizi che l'amministrazione pubblica è tenuta a fornire a tutti i cittadini in ragione del rispetto di quel diritto alla mobilità richiamato più volte dalla Costituzione italiana, criteri e indicatori, per intenderci, sulla base dei LEA previsti in ambito sanitario.

Il trasporto pubblico deve saper integrare - e non combattere - la mobilità privata, deve essere utilizzato per recarsi sul luogo di lavoro, per andare a scuola, all'università, nei luoghi di cura, per svago o per turismo. Ma voglio sottolineare l'esigenza di un TPL che integri la mobilità privata con interscambi auto-mezzi pubblici, perché per noi - ed è bene ribadirlo - l'utilizzo dell'automobile privata non è in alcun modo da criminalizzare. Dai livelli essenziali di trasporto occorre ripartire per introdurre un nuovo modello di ripartizione della spesa pubblica che valorizzi le regioni virtuose e consideri specifici indicatori in tema di territorio, demografia, economia, mobilità, offerte di trasporto, tariffe e solo in minima parte la spesa storica.

La qualità dei trasporti passa anche dal TPL non di linea, attraverso una chiara distinzione tra i servizi taxi e NCC e una nuova disciplina sulle App tecnologiche operanti nel settore.

Fratelli d'Italia dall'inizio di questa legislatura ha chiesto di predisporre i decreti attuativi della legge n. 12 sul trasporto pubblico non di linea. Nelle ultime settimane questo percorso è stato positivamente avviato con la convocazione di più tavoli di confronto con le rappresentanze dei settori taxi e NCC e oggi siamo quasi in dirittura d'arrivo. Anche questo è un servizio pubblico locale insostituibile da garantire e tutelare dall'abusivismo e dalla concorrenza sleale.

Il trasporto pubblico locale è anche il biglietto da visita per il turismo. Le nostre grandi città competono con Londra, Parigi, Berlino e Madrid, solo per restare in Europa. Il nostro TPL deve saper competere con il trasporto pubblico di queste grandi capitali del mondo.

Da ultimo, Presidente, voglio esprimere una considerazione sulle migliaia di uomini e donne che, ogni giorno, con fatica, fanno funzionare il sistema del trasporto pubblico locale italiano. Non si può più prescindere dall'adeguare i contratti del personale e dall'intervenire per garantire la sicurezza agli operatori, sempre più spesso vittime di aggressioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quanto accaduto la scorsa settimana, nel giro di due giorni a Milano, prima alla stazione di Lambrate e poi alla stazione Centrale, desta grande preoccupazione.

Nell'esprimere ancora una volta la nostra vicinanza agli agenti di Polizia, ai loro colleghi e alle loro famiglie, non posso esimermi dal registrare come anni di accoglienza indiscriminata e fuori controllo abbiano trasformato alcune zone delle nostre città, specialmente le stazioni, in zone franche, dove regna l'illegalità. Il Governo Meloni, fin da subito, ha lavorato per rafforzare il controllo del territorio anche attraverso l'invio di uomini e donne in divisa a presidiare le nostre stazioni, per punire in maniera più severa chi aggredisce gli agenti e per garantire la certezza della pena. A loro e a tutti gli operatori del comparto del trasporto pubblico locale va il nostro grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Nel programma elettorale - e concludo - che Fratelli d'Italia ha presentato agli italiani, vincendo le elezioni del settembre 2022, abbiamo scritto che l'Italia deve essere accessibile, intermodale, veloce, smart e sostenibile: cinque pilastri che definiscono con chiarezza l'idea del sistema dei trasporti di Fratelli d'Italia. È il nostro impegno da sempre ed è quello che facciamo, a partire dalle regioni che governiamo con il centrodestra. Per questa ragione, dichiaro il voto favorevole, a nome di Fratelli d'Italia, alla mozione presentata dalla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Passiamo alla votazione della mozione Casu ed altri n. 1-00280 (Nuova formulazione).

Avverto che i presentatori della mozione Casu ed altri n. 1-00280 (Nuova formulazione) non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il 12° capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Casu ed altri n. 1-00280 (Nuova formulazione), ad eccezione del 12° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Casu ed altri n. 1-00280 (Nuova formulazione), limitatamente al 12° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione della mozione Iaria ed altri n. 1-00281.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate nel senso di votare: dapprima, la mozione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 3°, 4°, 5°, 6°, 7° e 8° del dispositivo; a seguire, distintamente i capoversi 3°, 4°, 5°, 6°, 7° e 8° del dispositivo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Iaria ed altri n. 1-00281, ad eccezione dei capoversi 3°, 4°, 5°, 6°, 7° e 8° del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Iaria ed altri n. 1-00281, limitatamente al 3° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Iaria ed altri n. 1-00281, limitatamente al 4° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Iaria ed altri n. 1-00281, limitatamente al 5° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Iaria ed altri n. 1-00281, limitatamente al 6° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Iaria ed altri n. 1-00281, limitatamente al 7° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Iaria ed altri n. 1-00281, limitatamente al 8° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione della mozione Ghirra ed altri n. 1-00282.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghirra ed altri n. 1-00282, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione della mozione Pastorella ed altri n. 1-00283.

Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Avverto, altresì, che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la mozione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 4°, 9° e 10° del dispositivo; a seguire, distintamente i capoversi 4°, 9° e 10° del dispositivo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pastorella ed altri n. 1-00283, ad eccezione dei capoversi 4°, 9° e 10° del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pastorella ed altri n. 1-00283, limitatamente al 4° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pastorella ed altri n. 1-00283, limitatamente al 9° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pastorella ed altri n. 1-00283, limitatamente al 10° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo alla votazione della mozione Faraone ed altri n. 1-00284.

Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni del Governo limitatamente ai capoversi 1° e 7° del dispositivo.

Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la mozione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 1°, 7°, 10° e 14° del dispositivo; a seguire, congiuntamente i capoversi 1° e 7° del dispositivo; in fine, distintamente i capoversi 10° e 14° del dispositivo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Faraone ed altri n. 1-00284, ad eccezione dei capoversi 1°, 7°, 10° e 14° del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Faraone ed altri n. 1-00284, limitatamente ai capoversi 1° e 7° del dispositivo, come riformulati, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Faraone ed altri n. 1-00284, limitatamente al 10° capoverso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Faraone ed altri n. 1-00284, limitatamente al 14° capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo alla votazione della mozione Maccanti, Raimondo, Caroppo, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00285.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Maccanti, Raimondo, Caroppo, Alessandro Colucci ed altri n. 1-00285, per quanto non assorbita, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera in data odierna, il presidente della Commissione giustizia ha rappresentato l'esigenza - sulla quale ha convenuto all'unanimità l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi della Commissione medesima - di posticipare al prossimo calendario dei lavori l'avvio dell'esame in Assemblea, attualmente previsto per la seduta di lunedì 20 maggio, della proposta di legge n. 30 ed abbinate in materia di reati contro gli animali.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame di tale provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute dell'Assemblea della settimana 20-24 maggio.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare la deputata Onori. Ne ha facoltà. Collega Onori, aspettiamo un attimo che i colleghi lascino ordinatamente l'Aula. Colleghi, se avete bisogno di parlare, come sempre, vi prego di lasciare l'Aula. La collega Onori rinuncia al suo intervento. Ha chiesto di parlare la deputata Boldrini. Ne ha facoltà. Collega Boldrini, riesce a sentirmi? Aspettiamo che escano i colleghi, però, tocca a lei. Colleghi, se avete bisogno di parlare tra di voi, fatelo fuori dall'Aula, qui, abbiamo ancora da concludere la nostra seduta. Se invece siete interessati ad ascoltare, vi prego di farlo in silenzio. Collega Boldrini, prego.

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). La ringrazio, signora Presidente. Il 15 maggio del 1948 inizia la Nakba, la catastrofe, l'esodo forzato, la deportazione di oltre 700.000 palestinesi, che furono costretti a lasciare le loro case, le loro terre e a trovare un rifugio, un riparo in altri luoghi, a Gaza, ma anche in Libano, in Siria e in Giordania. Questo accadeva 76 anni fa. Il giorno prima, il 14 maggio, nasceva lo Stato di Israele. Ancora oggi, signora Presidente, non esiste, invece, lo Stato di Palestina, nonostante una risoluzione dell'ONU del 1947 ne preveda, appunto, l'istituzione. Allora, Presidente, il 10 maggio scorso, parliamo di pochi giorni fa, l'Assemblea generale dell'ONU approva l'ammissione dello Stato di Palestina come membro effettivo e non solo come osservatore. Noi abbiamo trovato gravissima la decisione dell'Italia di astenersi. Ciò da parte di un Governo che parla continuamente di due popoli e due Stati e che, però, non si adopera nelle sedi opportune, alle Nazioni Unite, per il riconoscimento della Palestina, quindi, con una totale incongruenza. E lascia sinceramente senza parole il gesto sguaiato e volgare del rappresentante diplomatico di Israele che straccia la Carta dell'ONU in segno di protesta. Ricordo che l'istituzione dello Stato di Israele nasce per volontà della stessa ONU.

Ecco, nelle ultime settimane, a Gaza sono state scoperte diverse fosse comuni, sette fosse comuni nei pressi dell'ospedale Nasser, a Khan Younis, nell'ospedale di al-Shifa, a Gaza, nell'ospedale Kamal Adwan, a Beit Lahia, per un totale di circa 520 morti. Sono tutti ospedali in cui l'esercito israeliano ha fatto operazioni militari, sostenendo fossero rifugi dei miliziani di Hamas e depositi di armi, ma, tra i corpi trovati, tanti avevano le mani legate dietro la schiena, avevano i cateteri ancora attaccati al corpo, evidenti segni che li identificavano come pazienti degli ospedali, non come combattenti.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto un'indagine indipendente su questi fatti e, sempre pochi giorni fa, signora Presidente, un'inchiesta della CNN ha rivelato l'esistenza di un carcere nel deserto del Negev dove si consumano vere e proprie torture. Questa inchiesta della CNN è stata fatta grazie a due whistleblower israeliani, che lavoravano in quel carcere e che hanno denunciato quelle torture. Si parla della Abu Ghraib israeliana.

Vado a concludere, perché non c'è tempo. Netanyahu sta preparando l'ingresso a Rafah, nonostante tutti gli alleati gli abbiano detto di evitarlo. Oramai i tank sono tutti lì schierati e, allora, il valico di Rafah è anche sigillato agli aiuti, non entra proprio più nulla. Quindi, signora Presidente, a 76 anni dalla cacciata dei palestinesi dalle loro case, dalla Nakba, ancora manca lo Stato di Palestina. Finché questo non accadrà, non ci sarà pace per nessuno. Dunque, il Governo, invece di astenersi all'ONU, si faccia parte attiva della soluzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Loperfido. Ne ha facoltà.

EMANUELE LOPERFIDO (FDI). La ringrazio, Presidente, anche per avermi concesso l'intervento di fine seduta, nonostante il tempo scaduto. Credo che fosse fondamentale, quindi, la ringrazio ulteriormente per aver condiviso l'importanza del poter ricordare come, nella giornata di oggi, nel cuore d'Europa, un Premier è stato appena colpito gravemente da quattro colpi di pistola al petto, all'addome, un Premier di una Repubblica democratica, la Repubblica Slovacca, una delle più giovani, nata nel 1993, una Repubblica che dal blocco orientale, oggi, fa parte con pieno diritto dell'Unione europea, della Eurozona, della zona di Schengen, e che è membro della NATO. Il Premier Fico, un Premier sicuramente che ha fatto dibattere l'Europa, ma che ha fatto dibattere anche questo Parlamento, è stato colpito in modo vile. Si tratta di un attentato che sciocca chiunque creda nei valori della democrazia.

Ecco, allora, che, di fronte a questo attentato, come già si sono espressi tutti i leader occidentali, credo che anche questo Parlamento debba prendere atto che quanto accaduto sia gravissimo e, come parlamentari italiani di questa democrazia, tra le più antiche d'Europa, dobbiamo dare l'esempio anche nel dibattito elettorale, quando magari non si riconosce l'avversario politico, oppure, non si condividono le idee, ma si deve mantenere comunque il rispetto delle altrui idee, senza mai trascendere in linguaggi violenti o, addirittura, in comportamenti violenti, inaccettabili per coloro i quali vogliono affermare le regole della democrazia. Ecco perché da questi banchi deve partire un invito per affrontare le prossime elezioni e tutte le elezioni, tutte le campagne elettorali, nel rispetto democratico delle regole della democrazia, ma nel rispetto, soprattutto, dell'interlocutore che si ha di fronte, che rappresenta determinate idee. Ecco, perché, appunto, vogliamo invitare l'Aula a fare in modo che si abbassino i toni e che si condanni ogni gesto, ogni vile attentato, non soltanto, alla persona, ma anche a ogni forma di democrazia e, da questi banchi, si inviti chiunque ad affrontare in modo pacifico, sereno e democratico ogni confronto politico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche noi siamo profondamente colpiti e turbati dalla notizia drammatica del vile e brutale attentato subìto dal Primo Ministro Slovacco Robert Fico. Esprimo, a nome del nostro gruppo, del Partito Democratico, la massima vicinanza e solidarietà a lui, alla sua famiglia, all'intero popolo slovacco. Seguiamo con attenzione, con apprensione, l'evolversi e l'evoluzione di questo gesto drammatico, che rappresenta un attacco violento alla democrazia nel cuore dell'Europa. Per cui, massima vicinanza e solidarietà anche da parte del Partito Democratico, come di tutte le forze politiche all'interno dell'emiciclo, alle sorti del Premier slovacco Robert Fico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso tema, il deputato Candiani. Ne ha facoltà.

STEFANO CANDIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Il gruppo Lega, ovviamente, non può che esprimere la massima solidarietà rispetto alla famiglia, al popolo slovacco e a quel Paese perché, oggettivamente, questi sono attentati, sono circostanze che generano sempre grande scalpore e, soprattutto, orrore, per di più in una stagione, in una situazione nella quale l'Europa è già caratterizzata da grandi tensioni. Quindi, rivolgiamo i migliori auguri, sperando che la situazione sanitaria consenta di avere ottimismo già nelle prossime ore, ma, chiaramente, esprimiamo grande condanna per un atto di viltà, che non può che essere agli estremi rispetto a qualsiasi democrazia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la collega Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente. Anche a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle, ci uniamo ai messaggi di solidarietà nei confronti del Primo Ministro della Repubblica slovacca, che è stato colpito oggi da un vile attentato e, da fonti, si apprende che stia lottando tra la vita e la morte. Attendiamo anche noi con preoccupazione gli sviluppi di questo tremendo attentato. Mi limito ad esprimere solidarietà a tutto il popolo slovacco, alla famiglia, al Governo slovacco e alle persone vicine al Primo Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Anche a nome del gruppo di Italia Viva, esprimo la solidarietà al popolo. Naturalmente, auguriamo che il Presidente Fico possa rimettersi al più presto, purtroppo sappiamo che la situazione è grave, fortunatamente si dice non in pericolo di vita. Questa è una ferita profonda, oltre che per la persona, anche per un popolo. Ciò avviene anche nell'ambito europeo, dove questi fatti non dovrebbero avvenire e spaventa molto che questo, invece, si verifichi. Abbiamo parlato stamattina della situazione in Georgia, quindi di un Paese candidato ad entrare nell'Unione europea. In ogni caso, questi fatti, sia che si verifichino in Stati che fanno parte dell'Unione europea sia che si verifichino in Stati che non ne fanno parte, sono sintomi gravi, preoccupanti. Noi, come Italia, dobbiamo essere molto attenti, sensibili e vicini quando ci sono fatti così inquietanti, che speriamo che non si possano più verificare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Esprimiamo anche noi, a nome del gruppo parlamentare Alleanza Verdi e Sinistra, la piena solidarietà nei confronti del Premier e del popolo slovacco e la preoccupazione per quello che è successo. È stato colpito, come sembra, da quattro colpi da arma da fuoco: da quello che leggiamo sulla stampa, purtroppo, non possiamo dire che sia fuori pericolo, quindi la situazione è critica. Stiamo parlando di una situazione che non dovrebbe mai accadere e che, quando accade, deve vedere i popoli democratici, le nostre democrazie in prima linea, senza se e senza ma, per difendere i diritti degli altri popoli, come abbiamo sempre fatto. Quindi, confermiamo il nostro pieno sostegno e vicinanza al Premier e al popolo slovacco.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grippo. Ne ha facoltà.

VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Solo per esprimere la vicinanza al Premier slovacco Fico e al popolo slovacco, anche a nome del gruppo di Azione-PER. Ahimè, le notizie che ci preoccupano nell'equilibrio dell'Europa - è stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto - sono all'ordine del giorno e non sappiamo, a tutt'oggi, quali siano le motivazioni.

Stiamo leggendo in diretta gli articoli di stampa di questo attentato: alcune notizie riportano che il Premier sia in pericolo di vita, altre ci rassicurano ma, qualunque sia l'esito e la spiegazione dietro questo atto - che apprendiamo in diretta - ci volevamo unire al cordoglio rappresentato dagli altri gruppi.

PRESIDENTE. La Presidenza si associa alla condanna dell'attentato e al sentimento di angoscia e turbamento, che diversi gruppi hanno rappresentato, oltre che alla vicinanza al Premier slovacco, alla sua famiglia e, naturalmente, a tutto il popolo slovacco.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 17 maggio 2024 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 18,05.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ILARIA CAVO, PIETRO PITTALIS E DANIELA DONDI (A.C. 536​-891​-910-B​)

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)-M). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 536​-891​-910-B​). Grazie Presidente, Onorevoli colleghi, torna oggi alla Camera in seconda lettura - terza a livello parlamentare – un disegno di legge fondamentale per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo, un argomento troppo spesso sottovalutato sia dal legislatore che dai media.

Si tratta in realtà di un tema di grande importanza non solo perché riguarda in particolare i giovani, ma anche il modo stesso di concepire la nostra società e le basi del vivere civile in un rapporto che - come ho detto più volte in quest'Aula - dovrebbe fondarsi innanzitutto sul rispetto dell'altro.

L'indirizzo politico che vogliamo dare è chiaro: è sulla cultura del rispetto che vogliamo costruire la società del domani.

Per farlo interveniamo sotto il profilo legislativo per rispondere in maniera concreta al grido di aiuto di tanti bambini ed adolescenti che si sentono soli di fronte a una sfida che a volte diventa troppo grande e purtroppo finisce per travolgere le loro vite e di conseguenza quelle dei loro familiari.

Con il voto che ci apprestiamo a fare diciamo chiaramente ai ragazzi che subiscono atti di bullismo e cyberbullismo che non devono sentirsi soli perché le istituzioni sono al loro fianco, pronte a dare sostegno e a proteggerli.

Mi auguro che il voto di oggi possa costituire un momento di forte coesione del Parlamento e dimostri un comune impegno concreto nel fornire strumenti efficaci per affrontare un fenomeno drammatico che sta crescendo in modo allarmante.

Il bullismo minaccia l'integrità e la salute emotiva dei nostri giovani, lasciando cicatrici profonde e talvolta danni irreversibili.

E se già in passato il bullismo assumeva connotati degni di contrasto, i mezzi di comunicazione dell'era digitale contemporanea - sempre più pervasivi e onnipresenti nelle nostre vite - permettono oggi ai bulli di raggiungere le vittime ininterrottamente e in ogni dove, persino nelle proprie case. Il bullismo diventa “cyber” e si manifesta con una intensità e una pervasività senza precedenti.

Entrando nel merito del provvedimento, il disegno di legge si focalizza principalmente sulla prevenzione e sull'educazione, che a mio parere rimangono le armi più efficaci per combatterli.

Quando si parla di educazione non possiamo non pensare al ruolo centrale rivestito dalla famiglia nei processi educativi.

Quale giorno migliore di oggi - 15 maggio - giornata mondiale della famiglia, per porre l'accento sull'importanza di un nucleo famigliare per la sana crescita psicofisica di ogni individuo?

Dobbiamo, insieme alle famiglie, trasmettere ai giovani il valore del rispetto degli altri e il senso di responsabilità delle proprie azioni.

Nel fare ciò è essenziale che le famiglie possano monitorare l'uso dei dispositivi digitali da parte dei loro bambini, educandoli a navigare in sicurezza su Internet e intercettando eventuali problemi derivanti dall'interazione online con altri individui.

Saper intercettare segnali di pericolo nei comportamenti dei propri figli è fondamentale. Questa proposta di legge mira quindi a sensibilizzare anche i genitori, fornendo loro gli strumenti per riconoscere e intervenire efficacemente nei casi di comportamento problematico.

Oltre al nucleo familiare, un altro pilastro per educare i giovani al rispetto è sicuramente l'ambito scolastico.

La scuola gioca un ruolo cruciale in questa battaglia contro il bullismo e il cyberbullismo. Essa deve costituire un luogo di ascolto e intervento attivo, non di accusa ma di supporto.

Con il provvedimento introduciamo un concetto di responsabilità condivisa, riconoscendo l'importanza di coinvolgere tutta la comunità scolastica nel caso in cui si verifichino atti di bullismo.

Accanto a famiglia e scuola permettetemi infine di citare quello che io ritengo un grandissimo strumento di prevenzione, inclusione sociale e crescita personale: lo sport.

Fare attività sportiva, soprattutto di squadra, aiuta i ragazzi nella loro crescita individuale, non solo dal punto di vista fisico ma anche psichico, trasmettendo valori sani con un impatto positivo sulla società.

Infine, mentre tracciamo queste strategie di prevenzione, non dimentichiamo le vittime che hanno già subito danni: con questo provvedimento prevediamo supporto psicologico per aiutarle a superare il trauma subito.

Alla luce di queste considerazioni annuncio il voto favorevole del gruppo Noi Moderati.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 536​-891​-910-B​). Signor Presidente, il disegno di legge che oggi ci apprestiamo a votare rappresenta un passo cruciale nella lotta contro il bullismo e il cyberbullismo. Ancora una volta questa maggioranza, su questo cruciale tema di concerto con le opposizioni, dà un tangibile segnale di unità delle istituzioni di fronte a fenomeni drammatici e sempre più diffusi.

Mi pare doveroso, altresì, dare atto che nell'adozione del testo unificato, che è oggi nuovamente al nostro esame, è stato sostanzialmente accolto lo spirito e gran parte del contenuto della proposta di legge a mia prima firma, che esprime, però, l'essenza della posizione di Forza Italia e che - voglio ricordare - è frutto di un sapiente lavoro già proposto nella scorsa legislatura dal gruppo di Forza Italia al Senato, il cui iter è stato interrotto a causa dello scioglimento anticipato delle Camere.

Un testo, dunque, che nasce da un comune sentire e dalla necessità non più procrastinabile, avvertita da tutte le forze politiche, di un intervento legislativo, considerata la dimensione sempre più ampia che il fenomeno sta assumendo nelle nostre comunità, soprattutto se si ha riguardo alla sempre più giovane età sia degli autori che delle vittime dei comportamenti di prevaricazione e di sopraffazione, soprattutto tenuto conto del contesto in cui gli stessi possono verificarsi, ossia prevalentemente la scuola, ma anche i luoghi ove si praticano discipline sportive e, più in generale, gli ambienti di aggregazione giovanile.

In questi ultimi anni, la disponibilità diffusa e senza limiti di strumenti di comunicazione come i computer, i tablet e gli smartphone in favore di fasce sempre più giovani della popolazione ha determinato l'emersione di nuove possibili modalità di aggressione con l'invio e la pubblicazione online di messaggi, immagini, video offensivi e qualsiasi altro contenuto pregiudizievole per il soggetto individuato come bersaglio.

Non sempre, colleghe e colleghi, si è nella condizione di individuare le cause del bullismo e le motivazioni che portano un soggetto a esprimere violenza verbale, fisica e psicologica su un altro soggetto che ritiene più debole. Sappiamo, però, che molto dipende dalla storia personale di ogni giovane e che le conseguenze sono, dal punto di vista psicologico, molto spesso difficilmente sanabili: autolesionismo e depressione, arrivando, purtroppo, anche al suicidio. Certo è che non si diventa violenti o bulli all'improvviso.

Sappiamo anche che, nel complessivo fenomeno del bullismo, i soggetti coinvolti non sono solo il bullo e la vittima, ma un ruolo importante deve riconoscersi ai terzi che assistono o, comunque, vengono a conoscenza degli atti vessatori. Le loro reazioni agli atti di bullismo, ora con l'approvazione ora con l'indifferenza oppure con la disapprovazione, possono contribuire ad alimentare o, viceversa, a estinguere il fenomeno, che trova una delle sue ragioni d'essere proprio nelle dinamiche del gruppo all'interno del quale il bullo viene ad agire.

Allora, come intervenire? È nostra ferma convinzione che gli interventi realmente atti a prevenire e a contrastare gli episodi riconducibili al bullismo in tutte le sue forme non vadano ricercati nella norma penale. La norma penale interviene, infatti, quando già c'è una vittima e un danno.

Noi di Forza Italia rigettiamo con determinazione, da sempre, il pan-penalismo, anche perché non ce n'è bisogno. Le diverse condotte attraverso le quali il fenomeno del bullismo può manifestarsi sono, infatti, riconducibili a molteplici fattispecie di reato già previste dal codice penale. Peraltro, nell'ambito del processo minorile il legislatore ha già apprestato diversi istituti che hanno lo scopo di favorire la rieducazione e il reinserimento sociale del giovane che pure ha sbagliato, privilegiando così percorsi alternativi rispetto all'irrogazione di una sanzione.

La problematica che stiamo affrontando è estremamente complessa e riguarda, come detto, prevalentemente i nostri giovani: per tali ragioni Forza Italia, in sinergia con le altre forze politiche, ha ritenuto che l'approccio più consono e adeguato fosse quello della prevenzione e protezione.

Prevenzione, dunque, se vogliamo seriamente contrastare il fenomeno, incentivando gli strumenti per l'emersione, il monitoraggio e la sensibilizzazione e in tal senso famiglia e scuola sono i presidi essenziali per assicurare la corretta crescita di bambini e ragazzi e garantire la prevenzione e l'eventuale rapida individuazione di episodi di bullismo.

Ho detto famiglia prima e scuola poi: sono le due primarie agenzie formative coinvolte dal provvedimento che ci accingiamo a licenziare, nell'ottica del rafforzamento della cultura del riconoscimento e del rispetto verso l'altro. In tale direzione vanno le campagne di sensibilizzazione rivolte esplicitamente ai genitori, affinché possano riconoscere precocemente i segni di un comportamento problematico. Verranno forniti gli strumenti pratici su come agire in queste situazioni, incentivando un approccio costruttivo, che vede i genitori non come giudici severi ma come guide responsabili nel processo di crescita dei propri figli.

Dopo la famiglia, viene la scuola.

In quest'ottica, si è previsto, ad esempio, che ogni istituto scolastico, nell'ambito della propria autonomia e in conformità alle linee di orientamento ministeriali, adotti un codice interno per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo; viene istituito un tavolo permanente di monitoraggio, del quale fanno parte rappresentanti degli studenti, degli insegnanti, delle famiglie ed esperti di settore. Si incentiva l'istituzione negli istituti scolastici di servizi di sostegno psicologico agli studenti, per prevenire i fattori di rischio o situazioni di disagio.

Allo stesso tempo, viene opportunamente delineato un ruolo più incisivo per il dirigente scolastico nella gestione di episodi di bullismo: questi dovrà primariamente informare i genitori dei minori coinvolti o gli altri soggetti esercenti la responsabilità genitoriale e promuovere le adeguate iniziative di carattere educativo nei riguardi dei minori medesimi, anche con l'eventuale coinvolgimento del gruppo costituente la classe in percorsi di mediazione scolastica.

Solo nei casi più gravi, ovvero nei casi di condotte reiterate o, comunque, quando le iniziative educative adottate dall'istituzione scolastica non abbiano prodotto esito positivo, il dirigente potrà coinvolgere i servizi sociali, per individuare percorsi personalizzati di assistenza alle vittime e di accompagnamento rieducativo degli autori degli atti, oppure può riferire alle autorità competenti, anche per l'eventuale attivazione delle misure rieducative previste dall'articolo 25 della legge istitutiva del tribunale per i minorenni.

Mi preme, poi, sottolineare come l'intervento del procuratore della Repubblica non sia di natura meramente repressiva, bensì educativa e che veda coinvolte, salvi i casi di impossibilità, le famiglie, con la possibilità di attivazione di percorsi di mediazione oppure con l'attivazione di progetti di intervento con finalità rieducativa e riparativa, sotto la direzione e il controllo dei servizi sociali, con la possibilità di partecipazione ad attività idonee a sviluppare nel minore sentimenti di rispetto nei confronti degli altri, ad alimentare dinamiche relazionali sane e positive tra pari e forme di comunicazioni non violente.

Dunque la scuola, luogo al cui interno spesso si manifestano i fenomeni di bullismo, vede incentivato il proprio ruolo strategico nell'arginare questa odiosa piaga che è il bullismo, tramite strumenti per l'emersione, il monitoraggio, la segnalazione. La scuola diventa un luogo di ascolto attivo, pronto a intervenire, non con l'accusa ma con il supporto.

Il provvedimento introduce il concetto di responsabilità condivisa, riconoscendo il valore e il coinvolgimento diretto di tutta la comunità scolastica nel suo complesso, inclusi gli studenti, gli insegnanti e anche i dirigenti.

È fondamentale la figura del docente referente, che agirà come ponte tra la scuola e la famiglia. La formazione specifica del personale scolastico mira a creare una prima linea di difesa. L'istituzione di un tavolo permanente di monitoraggio all'interno delle scuole, che vede la partecipazione di studenti, insegnanti ed esperti, è sicuramente un passo innovativo verso la costruzione di un ambiente educativo in cui ciascuno si senta responsabile del benessere degli altri. Inoltre, le direttive per le scuole verranno aggiornate ogni due anni, misura vitale per rimanere al passo con l'evoluzione di un fenomeno in rapida trasformazione.

In conclusione, mi pare che questa legge segua un giusto percorso e, soprattutto, indichi strumenti adeguati.

Tuttavia, non dobbiamo mai dimenticare che nessuna legge, anche quella più perfetta, è idonea a contrastare il fenomeno senza un deciso cambio di passo culturale e sociale e questo tipo di cambiamento richiede un impegno costante. Dobbiamo sfidare gli stereotipi e promuovere l'inclusione.

Le scuole e le famiglie devono lavorare insieme per creare un ambiente in cui la diversità sia considerata una ricchezza e in cui si insegni il rispetto reciproco.

Ebbene, proprio questo è l'impegno di noi tutti e ritengo che questa legge costituisca un tassello che si colloca proprio in questa direzione e sono queste le ragioni per le quali preannuncio il voto favorevole del gruppo Forza Italia.

DANIELA DONDI (FDI). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 536​-891​-910-B​). Grazie Presidente! Onorevoli Colleghi, rappresentanti del Governo.

Con la presente proposta di legge, già approvata dalla Camera dei deputati in un testo unificato e successivamente approvata, con modificazioni, dal Senato oggi compiamo un passo decisivo nel contrasto al bullismo e al cyberbullismo: fenomeni dai numeri allarmanti che interessano, in particolare, le nuove generazioni.

Come sappiamo, la violenza, in particolare quella giovanile, è in costante aumento. Gli ultimi dati arrivano dall'Istituto Superiore di Sanità e ci dicono che il 15 per cento dei ragazzi è vittima di bullismo e cyberbullismo con una percentuale del 20 per cento nei bambini di 11 anni (1 su 5), che scende al 10 per cento nei ragazzi più grandi, con conseguenze psicologiche tra solitudine, rabbia e paura.

Confrontando i dati con quelli risalenti al biennio 2017/18 l'indagine ha mostrato che il cyberbullismo è aumentato nei giovani di 11 e 13 anni per la diffusione sempre maggiore dei social, tra cui YouTube, Instagram e Tik Tok.

Una generazione, quindi, sempre più iperconnessa in cui il 22 per cento degli adolescenti, rimane collegato per più di 5 ore al giorno, principalmente per chattare (70 per cento, contro il 60 per cento del 2021). E cresce, rispetto agli anni precedenti, anche la percentuale di minorenni che naviga su Internet senza alcuna supervisione adulta (59 per cento nel 2021 contro il 63 per cento nel 2022).

È per questo che l'educazione dei nostri ragazzi resta un punto centrale di questo provvedimento che ho seguito fin dall'inizio e a cui tengo particolarmente. Provvedimento che fornisce importanti strumenti di prevenzione e che evidenzia l'importanza delle attività svolte dagli istituti scolastici, dal tribunale dei minori, come ancora continuiamo a chiamarlo, e dalle organizzazioni degli enti locali, sportive e del Terzo settore, nel contrasto degli odiosi fenomeni di violenza e prevaricazione verso il prossimo.

Le istituzioni locali, in sinergia con quelle scolastiche, potranno, quindi, mettere in campo azioni di carattere preventivo, educativo in grado di intercettare fin da subito situazioni di disagio anche attraverso campagne di sensibilizzazione e piani di formazione mirati al contrasto del fenomeno in questione.

Le istituzioni locali e gli istituti scolastici avrebbero già potuto intervenire con attività di informazione da un lato e di denuncia dall'altro ma raramente è stato fatto in maniera incisiva. Pur di non ammettere che c'è un problema, molta politica locale ha evitato di segnalare determinate situazioni per evitare di dover fornire spiegazioni e ricevere critiche.

Anche i genitori, su cui incombono gli obblighi di orientare i figli al corretto utilizzo delle tecnologie, avranno un ruolo centrale nell'educazione al rispetto e a comportamenti sani e positivi. La famiglia, riveste un ruolo primario nella crescita dei figli e su questo tema, in quanto è il primo luogo di aggregazione dell'individuo dove si comprendono i valori più profondi e il disvalore di ogni azione compiuta.

Prevenzione ed educazione: due aspetti indispensabili per arginare il bullismo che con il suo diffondersi ha portato anche all'aumento delle c.d. “baby gang” dove giovani e giovanissimi sono coinvolti in risse, bullismo, vandalismo e il tratto in comune è la violenza, come ad esempio alcuni fatti di cronaca riportati dai media quali:

Roma - Centocelle 30 aprile: rapinato un 35 enne da un gruppo di giovanissimi;

Ferrara 22 marzo: una baby gang estorce soldi ad un dodicenne della stessa scuola, per altro con disturbi dell'apprendimento.

Penso, ad esempio alla mia Modena, l'unica provincia in Emilia-Romagna in cui sono presenti gruppi che si ispirano a organizzazioni criminali italiane e una delle poche al nord con gruppi che si ispirano a organizzazioni criminali straniere, in cui il fenomeno della violenza minorile e della microcriminalità è in costante aumento preoccupando seriamente l'intera nostra comunità.

La cronaca ci restituisce una fotografia preoccupante di come, molto spesso, questo fenomeno inizi proprio da internet e dai social. Per questo è fondamentale affrontare la tematica con gli strumenti adeguati promuovendo percorsi di sensibilizzazione nelle scuole, affinché i giovani prendano coscienza della gravità di determinati comportamenti.

Su questo, il Governo e Fratelli d'Italia ha da sempre lavorato con la massima attenzione per dare risposte concrete ai cittadini e alle moltissime famiglie di adolescenti e pre-adolescenti preoccupate per il futuro dei propri figli.

Viviamo in un'era digitale in cui la connettività è onnipresente, ma purtroppo insieme alle opportunità che offre, emergono anche minacce sociali: bullismo, cyberbullismo e le risse ne sono un effetto. Come sappiamo, il bullismo è una manifestazione aggressiva che oltre a essere verbale, la maggior parte delle volte è soprattutto fisica e ha come fine quello di danneggiare psicologicamente o fisicamente un individuo già fragile. Il bullismo sempre più spesso diventa cyberbullismo. Oggi sono sempre di più i giovani che utilizzano internet per prendere in giro compagni, rovinare la loro reputazione e persino organizzare delle vere e proprie spedizioni nei confronti dei coetanei. Tutto ciò crea conseguenze devastanti e minaccia il benessere mentale delle persone coinvolte portandoli a commettere azioni pericolose per sé stessi, come pensare al suicidio o incorrere in forme di autolesionismo.

Con la presente proposta di legge, in un clima di collaborazione reciproca in cui la politica dà un segnale importante di unità, abbiamo costruito un impianto normativo che tocca soprattutto il mondo giovanile e i suoi disagi più profondi, mirando, da un lato, ad aggiornare le disposizioni vigenti e, dall'altro, prevedendo, come dicevo poco fa, una strategia di prevenzione, attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei soggetti coinvolti, soprattutto se minori, sia nella posizione di vittime, sia in quella di responsabili di forme inaccettabili di violenza, prevaricazione ed emarginazione contro il prossimo.

Le nuove generazioni presentano fragilità dove spesso si può infilare la violenza, ma devono essere consapevoli che non sono soli. E sta a noi dimostrarglielo, divulgando modelli positivi a cui possono ispirarsi per il loro presente e futuro.

È un tema che non ci lascia indifferenti. E consapevoli dell'urgenza sociale delle problematiche sottese alla proposta in esame, riteniamo importante nonché urgente approvare questo provvedimento. Una legge che sottolineo essere indispensabile nell'arginare fenomeni intollerabili di violenze e prevaricazione. Per tali ragioni, Presidente, Fratelli d'Italia vota convintamente a favore della proposta di legge in esame.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: CALOGERO PISANO (MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE IN MATERIA DI TRASPORTO PUBBLICO LOCALE)

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)-M). (Dichiarazione di voto su mozioni concernenti iniziative in materia di trasporto pubblico locale). Onorevoli colleghe e colleghi, signori del Governo!

L'articolo 16 della Costituzione tutela il diritto alla mobilità, garantendo ai cittadini la piena circolazione su tutto il territorio nazionale.

Da qui risulta centrale il ruolo svolto dal trasporto pubblico al servizio dei cittadini.

Il trasporto pubblico è necessario per la vita dei cittadini e per l'esercizio dei diritti individuali come quelli del lavoro, dell'istruzione e della salute.

Per questo motivo quando trattiamo un tema così importante, come quello del trasporto pubblico, dobbiamo pensare in primo luogo ai cittadini ed a garantire quel diritto sancito dalla Costituzione.

La questione del trasporto pubblico è molto ampia in quanto coinvolge direttamente tutti gli organi dello Stato, dalla regione ai comuni, indistintamente da Nord a Sud, rilevando spesso delle differenze che devono essere colmate.

Studenti, lavoratori, turisti e famiglie ogni giorno si affidano al trasporto pubblico nella loro vita quotidiana e qualsivoglia problema può avere un grande impatto sulla vita di ciascuno di loro.

I fruitori del servizio pubblico nel corso degli anni hanno radicalmente cambiato le loro abitudini. Adesso la vita è sicuramente più frenetica e l'avanzamento della tecnologia ha portato i cittadini ad essere, giustamente, più esigenti ed a pretendere servizi più efficienti ed al passo con la tecnologia.

Quando parliamo di trasporto pubblico non parliamo soltanto di un settore, ma bensì di tantissimi altri settori come: turismo, lavoro, immobiliare, che sono legati a doppio filo dal buon funzionamento dei mezzi pubblici.

È comprovato, infatti, che i turisti scelgano le località, dove trascorrere le vacanze, anche in base alla facilità nel raggiungere i siti di interesse o la facilità di collegamento da e per gli aeroporti finendo così per penalizzare le località più isolate.

È noto anche come il mercato immobiliare risulti più florido nelle zone e nelle città meglio collegate.

Non è un mistero, infine, che l'Italia sia il Paese europeo con il maggior numero di mezzi obsoleti, che non solo sono più soggetti a malfunzionamenti e guasti, che mettono in pericolo l'incolumità dei cittadini, ma anziché andare incontro all'esigenze dettate dalla transizione verde hanno l'effetto opposto di rallentare la transizione.

Questo Governo si è sin da subito mosso affinché l'offerta del trasporto pubblico diventasse efficiente, competitiva e verde.

Prendendo da monito le direttive dell'Unione europea, volte a garantire in particolare l'accessibilità ai mezzi pubblici a tutti i cittadini, con particolare riguardo per i cittadini diversamente abili attraverso la semplificazione degli accessi, ha voluto inserire, con lungimiranza, all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il tema del trasporto pubblico in 3 missioni.

Ne cito una per tutte, la missione 3 riguardante infrastrutture per la mobilità sostenibile che con uno stanziamento di 23,8 miliardi di euro si propone entro il 2026 di raggiungere l'obiettivo di avere un sistema di mobilità digitale moderno e sostenibile.

Infatti è proprio sulla sostenibilità ambientale e sulla tecnologia che bisogna concentrarsi per garantire ai cittadini città più pulite e mezzi di trasporto sicuri, verdi ed efficienti.

Per questo motivo la mozione di maggioranza, che mi vede tra i promotori, ha voluto anche inserire un ulteriore elemento a tutela dei cittadini, riguardante l'istituzione di un nuovo servizio, quello del livello essenziale di trasporto, ovvero sevizi che l'amministrazione pubblica è tenuta a rispettare per tutti i cittadini in virtù dei valori costituzionali.

I livelli avranno una finalità precisa e svolgeranno il ruolo chiave di rendere il servizio pubblico accessibile per tutti, anche pesando a soluzioni diverse da quelle già sperimentate.

Ritengo che il nostro obiettivo, come legislatori, debba essere quello di garantire alle future generazioni un Paese vivibile che sia a misura delle esigenze di tutti e che non lasci nessun territorio isolato, ma anzi promuova le interconnessioni.

Per questo motivo annuncio il voto favorevole del Gruppo Noi Moderati alla mozione di maggioranza.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 4 la deputata Marrocco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 5 e 6 la deputata De Micheli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 6 la deputata Bisa ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 9 il deputato Rotondi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 11 il deputato Barabotti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 11 la deputata Andreuzza ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 1717-A - VOTO FINALE 266 157 109 79 149 8 70 Appr.
2 Nominale PDL 536-891-910-B - ARTICOLO 1 262 262 0 132 262 0 69 Appr.
3 Nominale PDL 536-891-910-B - ARTICOLO 2 258 258 0 130 257 1 69 Appr.
4 Nominale PDL 536-891-910-B - ARTICOLO 3 257 257 0 129 257 0 69 Appr.
5 Nominale ODG 9/536-891-910-B/3 264 261 3 131 115 146 69 Resp.
6 Nominale ODG 9/536-891-910-B/4 262 259 3 130 116 143 69 Resp.
7 Nominale ODG 9/536-891-910-B/5 267 266 1 134 119 147 69 Resp.
8 Nominale ODG 9/536-891-910-B/6 266 264 2 133 116 148 69 Resp.
9 Nominale PDL 536-891-910-B - VOTO FINALE 232 232 0 117 232 0 67 Appr.
10 Nominale MOZ 1-280 NO CPV 12 DISP 227 227 0 114 104 123 87 Resp.
11 Nominale MOZ 1-280 CPV 12 DISP 225 225 0 113 221 4 86 Appr.
12 Nominale MOZ 1-281 NO CPV DA 3 A 8 DISP 232 231 1 116 102 129 85 Resp.
13 Nominale MOZ 1-281 CPV 3 DISP 231 228 3 115 97 131 85 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale MOZ 1-281 CPV 4 DISP 233 227 6 114 99 128 85 Resp.
15 Nominale MOZ 1-281 CPV 5 DISP 233 233 0 117 104 129 85 Resp.
16 Nominale MOZ 1-281 CPV 6 DISP 232 221 11 111 93 128 85 Resp.
17 Nominale MOZ 1-281 CPV 7 DISP 233 225 8 113 96 129 85 Resp.
18 Nominale MOZ 1-281 CPV 8 DISP 230 226 4 114 99 127 85 Resp.
19 Nominale MOZ 1-282 233 226 7 114 92 134 85 Resp.
20 Nominale MOZ 1-283 NO CPV 4, 9 E 10 DISP 229 229 0 115 103 126 85 Resp.
21 Nominale MOZ 1-283 CPV 4 DISP 234 178 56 90 15 163 85 Resp.
22 Nominale MOZ 1-283 CPV 9 DISP 233 175 58 88 14 161 85 Resp.
23 Nominale MOZ 1-283 CPV 10 DISP 231 219 12 110 58 161 85 Resp.
24 Nominale MOZ 1-284 NO CPV 1, 7, 10 E 14 DISP 232 232 0 117 104 128 85 Resp.
25 Nominale MOZ 1-284 CPV 1 E 7 RIF DISP 230 230 0 116 227 3 85 Appr.
26 Nominale MOZ 1-284 CPV 10 DISP 232 231 1 116 70 161 85 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 28)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale MOZ 1-284 CPV 14 DISP 229 222 7 112 16 206 85 Resp.
28 Nominale MOZ 1-285 230 217 13 109 125 92 85 Appr.