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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 289 di mercoledì 8 maggio 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FILIBERTO ZARATTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 108, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2023, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2024, approvata dalle Commissioni, a conclusione dell'esame di deliberazioni del Governo ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 21 luglio 2016, n. 145 - Doc. XXVI, n. 2 (Doc. XVI, n. 3).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2023, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2024, approvata dalle Commissioni, a conclusione dell'esame di deliberazioni del Governo ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 21 luglio 2016, n. 145 - Doc. XXVI, n. 2.

Ricordo che nella seduta del 6 maggio sono state presentate le risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Braga ed altri 6-00115, Pellegrini ed altri n. 6-00116, Faraone ed altri n. 6-00117, Richetti ed altri 6-00118 e Fratoianni ed altri 6-00119.

(Intervento e parere del Governo - Doc. XVI, n. 3)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Sottosegretario per la Difesa, Matteo Perego di Cremnago, che esprimerà altresì il parere sulle risoluzioni presentate.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, signor Presidente. Mi permetterete, in premessa al mio intervento, di esprimere un profondo senso di gratitudine alle donne e agli uomini in divisa impegnati nelle missioni militari internazionali, 12.000 fra donne e uomini che operano con spirito di sacrificio e con dedizione in contesti geopolitici complessi.

Penso, infatti, al fianco Est dell'Alleanza e al Mar Rosso e lo fanno lontani dai riflettori, dai media e dalle proprie famiglie, così come va sottolineato lo sforzo di tutto il nostro corpo diplomatico a promuovere politiche di pace e di sicurezza.

L'Italia, in questo contesto complesso, ha dato un contributo significativo innanzitutto in termini di aiuti. Voglio citare, in particolare, l'intervento nell'immediatezza del conflitto fra Israele e Hamas con l'invio della nave Vesuvio, che ha permesso di soccorrere la popolazione palestinese e di portare in Italia, per le cure nei migliori ospedali pediatrici, diversi bambini.

Allo stesso modo, l'Italia è intervenuta in Siria e in Turchia durante un terremoto devastante, così come è intervenuta, con le nostre Forze armate, a Derna, in Libia, durante l'alluvione, oltre ai compiti ovviamente di carattere securitario che vedono impegnati i nostri militari in 36 missioni in un contesto geopolitico degradato e complesso a partire dal conflitto in Ucraina, con le tensioni in Medioriente, nel Sahel e nell'Indo-Pacifico, in un mondo caratterizzato da quella che viene definita una guerra ibrida, ovvero che colpisce, se pensiamo agli interventi degli Houthi nel Mar Rosso, i nostri assetti e le nostre navi mercantili, con l'intervento della Marina militare che ha protetto e scortato diverse navi mercantili, oltre a essersi difesa da attacchi diretti di droni lanciati dai ribelli Houthi.

Questo è il contesto in cui viviamo ormai da due anni, con l'esasperazione di conflitti e con la crescita di tensioni geopolitiche, però volendo esercitare anche un ruolo, quello dell'Italia, come secondo contributore della NATO in termini di personale e come primo contributore in termini di personale delle missioni militari sotto l'egida dell'Unione europea.

Ai conflitti tradizionali, si affiancano - e lo vediamo anche in queste settimane - le attività di proxy di Paesi come la Federazione russa e l'Iran, che esercitano la propria influenza anche in alcuni domini che, fino a qualche anno fa, non consideravamo domini operativi, come quello della cybersecurity. Sono frequenti gli attacchi di gruppi hacker ai danni delle infrastrutture del nostro Paese, così come a quelle dei nostri alleati europei. Poi ci sono le attività di disinformazione, quindi, di influenza sul dominio cognitivo volte ad alterare le opinioni pubbliche, così come le attività condotte da proxy nel Medioriente - ho citato prima il Mar Rosso, ma anche Siria e Iraq -, così come l'esplosione e il radicamento di nuovi fenomeni di attività terroristiche legate all'orbita jihadista, in particolare nel Sahel, e l'intervento in Africa di gruppi paramilitari - penso, in particolare, alla Wagner - che esercitano influenze e destabilizzazione sui già fragili Governi dell'area, in particolare su quelli del Sahel.

L'Italia è al fianco delle missioni internazionali a cui è chiamata come provider di sicurezza, con una grande capacità dal punto di vista militare, ma anche - lo dico sempre - con quel tratto e con quella capacità, tipici di noi italiani, di generare empatia con le popolazioni locali con cui entra in contatto. Dunque, l'Italia è un attore importante non soltanto nel Mediterraneo allargato, che è il nostro bacino di particolare interesse, ma ormai in tutte le aree geopolitiche, con attività anche di naval diplomacy, se penso all'Indo-Pacifico, e con gli sforzi della cooperazione internazionale, in particolare, che ha modificato l'attribuzione dei fondi, accrescendo quelli verso il Medioriente e l'Africa.

Un elemento importante, che credo sia nell'interesse delle signore e dei signori deputati, è quello di aver attentamente valutato, con l'indagine che è stata svolta sull'UNRWA, la possibilità, quindi, di riaprire i finanziamenti a favore di questa organizzazione dell'ONU volta a sostenere la popolazione palestinese su specifici progetti. Questo è nell'indirizzo di un Paese come l'Italia, che coniuga la diplomazia all'attività dei nostri militari.

In particolare, penso - l'ho già citata prima - alla missione Aspides nel Mar Rosso così come alla missione Atalanta, con un altro fenomeno che oggi vede, purtroppo, un ripetersi di quanto accaduto già in passato, ossia attacchi da parte di pirati a danno, anche questi, delle navi mercantili, che comportano un significativo impatto: il passaggio dal Canale di Suez è diminuito del 50 per cento in termini di assetti mercantili, e questo è a danno anche delle nostre infrastrutture portuali del Mediterraneo.

Poi le operazioni che conduciamo in Iraq, la coalizione contro Isis, un fenomeno mai sopito, così come l'importante missione Kfor, di cui l'Italia assumerà nuovamente il comando nel corso dell'anno, in un quadrante, quello dei Balcani, anch'esso soggetto a tensioni e per il quale il nostro Paese è sempre stato un provider di sicurezza e di stabilità. Così come l'impegno nella missione UNIFIL, con la presenza di più di 1.000 nostri militari a tutela della “blue line”, in un contesto, anch'esso carico di tensione, a causa delle ostilità fra Hezbollah e Israele.

Rispetto alle missioni, vi è anche l'impegno del Governo a rivedere - è in discussione al Senato -, con una modifica alla legge n. 145, il processo di approvazione delle missioni al fine di snellirlo e dargli un carattere temporale più legato all'esecuzione delle stesse. Al riguardo sottolineo che l'impegno del Governo quest'anno ha già portato alla delibera delle missioni in un tempo significativamente antecedente rispetto al passato. Cyber, disinformazione, ma anche la corsa allo spazio, la space economy, così come i domini tradizionali, vedono le nostre Forze armate impegnate in una sfida che è fatta di tecnologia, di accrescimento. Per questo la valutazione, anche sugli investimenti nel settore, è importante e credo debba appartenere al dibattito parlamentare pubblico.

Le missioni internazionali sono 36 e vedono coinvolto un contingente massimo di 12.000 unità, fra donne e uomini, e, credo, restituiscano il senso di quale vuole essere la postura del nostro Paese, che coniuga diplomazia e impegno delle Forze armate, le quali, in tutti i teatri in cui operano, riescono a garantire capacity building, tutela della pace e della stabilità. Credo che tutti noi, non soltanto come membri del Governo, parlamentari, ma come cittadini, dobbiamo essere orgogliosi di quello che fanno queste donne e questi uomini, e qui lo voglio ripetere ancora una volta.

Ancora, lo sforzo per addivenire alla soluzione di conflitti; penso, in particolare, a quello fra Ucraina e Russia, con il continuo sostegno, da parte del nostro Governo, sia ad iniziative volte ad addivenire a una soluzione diplomatica, sia ad iniziative che non permettano un'espansione dell'occupazione dei territori ucraini da parte della Federazione Russa. Se vediamo quello che accade ancora oggi, in queste settimane, interrottamente, quando ci si chiede quale sia la ragione del sostegno con equipaggiamenti militari all'Ucraina, la ragione sta nel fatto che non c'è mai stato un segnale, sino ad oggi, di reale volontà di cessare il fuoco da parte della Federazione Russa, semmai il contrario. Ancora oggi, si intensificano gli attacchi sia nell'area del Donbass che nell'area di Zaporizhzhia, così come in alcune città, che sono anche lontane dal fronte, in particolare attacchi sulla capitale, su Leopoli, città che dista centinaia di chilometri dalla linea di contatto, così come su Kharkiv e su Sumy. Questo la dice lunga sulla reale volontà della Federazione Russa di addivenire a una soluzione pacifica e diplomatica del conflitto, quando, invece, ancora la pressione sui territori ucraini è forte. È in nome di quei principi di democrazia, di libertà, di sovranità e di integrità territoriale che il nostro Paese, anche in applicazione - lo abbiamo detto diverse volte - della Carta dell'ONU, ha sostenuto e continua a sostenere il Governo ucraino nella sua legittima difesa. Cionondimeno, siamo consapevoli della necessità e degli sforzi che, come Paese a guida del G7, che ha la Presidenza di turno del G7, dobbiamo profondere perché si avviino tavoli negoziali.

Così come dal primo giorno abbiamo condannato fermamente l'attacco brutale e barbaro di Hamas nei confronti dei civili israeliani, allo stesso tempo, l'attenzione verso la popolazione palestinese, da subito, è stata oggetto dei nostri aiuti, del nostro sostegno, come citavo all'inizio del mio intervento. In particolare, possiamo dire di essere stato l'unico Paese, insieme alla Francia, ad inviare immediatamente un assetto navale, con ampie capacità ospedaliere, come la nave Vesuvio.

Questo, di concerto tra il Ministero degli Affari esteri e il Ministero della Difesa, credo sia il segnale più chiaro di quale sia la visione del nostro Paese, del nostro Governo, rispetto ai conflitti con cui, purtroppo, ci misuriamo e che ancora non hanno trovato una soluzione: dallo Stretto di Gibilterra all'indo-pacifico viviamo in un contesto geopolitico degradato. L'attività di Paesi come la Federazione Russa si esercita non soltanto con attacchi delle Forze armate russe sul territorio ucraino, ma anche con attività, come dicevo, di disinformazione, con attacchi cyber. Credo che il presidio del dominio cyber sia una delle sfide con cui il nostro Paese si debba misurare, così come lo è quello legato alla tutela dell'informazione, per evitare infiltrazioni soprattutto in un periodo come questo, in cui ci apprestiamo alle elezioni europee, a un momento così democratico e importante; ed è proprio in queste fasi che i regimi autoritari vogliono destabilizzare e influenzare l'opinione pubblica.

Chiudo, signor Presidente, ancora una volta, sottolineando il valore e l'importanza dell'azione congiunta delle Forze armate, delle nostre donne e dei nostri uomini, in tutti i teatri in cui sono chiamati, della cooperazione internazionale, così come lo sforzo della nostra diplomazia. Se mi consente, Presidente, darei i pareri rispetto alle risoluzioni.

Sulla risoluzione Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, parere favorevole sulle premesse. Si propone che venga aggiunta alla premessa 9) una riformulazione che mi accingo a leggere: “Il Governo continuerà ad assicurare e rafforzare l'assistenza umanitaria tramite l'iniziativa Food for Gaza, condotta con FAO, PAM e FICROSS. L'Italia ha approfondito con attenzione le conclusioni del rapporto della Commissione indipendente incaricata di verificare il rispetto del principio di neutralità dell'Agenzia UNRWA e si è coordinata con i principali partner internazionali circa i seguiti. Il Governo ha deciso di riaprire la linea dei finanziamenti a UNWRA su progetti specifici. La Farnesina valuterà i progetti per il loro impatto a favore della popolazione per la sicurezza affinché non ci siano commistioni con organizzazioni terroristiche”.

PRESIDENTE. Quindi, il parere è favorevole con questa aggiunta.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Sulla risoluzione Braga ed altri n. 6-00115, il parere è contrario sulle premesse ed è favorevole sul dispositivo, limitatamente alle parti del dispositivo che autorizzano le missioni già contenute nella risoluzione di maggioranza, ivi inclusa la scheda n. 35/2024 e l'impegno identico alla risoluzione di maggioranza. Il parere è contrario sulla parte del dispositivo che non autorizza la proroga della missione di assistenza alle istituzioni libiche preposta al controllo dei confini (scheda n. 42/2024).

Sulla risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00116, parere contrario sulle premesse e parere favorevole limitatamente alle parti del dispositivo che autorizzano le missioni già contenute nella risoluzione di maggioranza, ove non contengano condizioni e impegni aggiuntivi. Parere contrario su condizioni e impegni aggiuntivi contenuti nel dispositivo e parere contrario sulla parte del dispositivo che non autorizza la proroga della missione di assistenza alle istituzioni libiche preposta al controllo dei confini. Per quanto riguarda l'impegno della scheda n. 45/2024, si conferma l'impegno da parte del Governo, in particolare, così come detto dai Ministri Tajani e Crosetto, dell'opportunità di valutare che ci sia una missione dell'ONU nella Striscia di Gaza, auspicando il coinvolgimento dei Paesi arabi moderati.

Sulla risoluzione Faraone ed altri n. 6-00117, il parere è favorevole sia sulle premesse che sulla parte dispositiva. Sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00118, il parere è favorevole sia sulle premesse che sulla parte dispositiva. Sulla risoluzione Fratoianni ed altri n. 6-00119, il parere è contrario sulle premesse e favorevole limitatamente alle parti del dispositivo che autorizzano le missioni già contenute nella risoluzione di maggioranza, ove non contengano condizioni e impegni aggiuntivi.

Il parere è contrario sulla parte del dispositivo volta a non autorizzare alcune missioni (schede nn. 4/2024, 5/2024, 6/2024, 15/2024, 16/2024, 17/2024, 25/2024, 41/2024, 42/2024, 26/2024, 28/2024, 29/2024, 33/2024 e 34/2024).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. XVI, n. 3)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare la deputata Gruppioni. Ne ha facoltà.

NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Presidente, onorevoli colleghi, membro del Governo, le missioni e le operazioni internazionali costituiscono un pilastro fondamentale della strategia di difesa e sicurezza nazionale, cruciale per l'influenza politica e strategica dell'Italia e per la tutela dei suoi interessi prioritari a livello globale. In un contesto di interconnessione sempre più stretta, garantire la sicurezza e la stabilità sociale di una Nazione richiede un approccio integrato, che ne favorisca soprattutto la crescita economica.

Le missioni all'estero devono essere percepite non solo come strumenti di intervento diretto, ma anche come veicoli per promuovere lo sviluppo infrastrutturale e sostenere processi di crescita, oltre che per fornire assistenza militare e addestramento alle forze locali. L'assertività di attori rivali e forze destabilizzanti è in costante aumento sia attraverso azioni dirette che ibride, rendendo il quadro globale della sicurezza estremamente complesso.

Questa complessità emerge chiaramente dai dati raccolti dall'Indice dei conflitti del 2024, pubblicato attualmente da ACLED, un'organizzazione non governativa specializzata nel monitoraggio dei conflitti internazionali. Nel 2023 i conflitti sono aumentati del 12 per cento rispetto all'anno precedente e del 40 per cento rispetto al 2020, coinvolgendo una persona su sei in aree di conflitto attivo. La maggior parte dei Paesi e territori analizzati ha registrato almeno un episodio di conflitto nel corso dell'anno, con oltre 147.000 eventi di conflitto e almeno 167.800 vittime segnalate.

Inoltre, 50 Paesi sono stati classificati come teatri di conflitto estremo, elevato o turbolento. Nel frattempo, la spesa militare globale ha raggiunto un record di 2,4 trilioni di dollari nel 2023, con un aumento del 6,8 per cento rispetto all'anno precedente. Questo aumento significativo è stato attribuito a una serie di fattori, tra cui la situazione in Ucraina, le tensioni crescenti in Medio Oriente, i conflitti in Africa e la lotta contro la criminalità organizzata. Dati e numeri che mi fanno considerare l'obiettivo del 2 per cento della spesa militare della NATO sempre più linea di base, anziché un traguardo da raggiungere, riflettendo la crescente complessità e imprevedibilità del panorama globale della sicurezza.

Per l'Italia investire nelle missioni internazionali non deve limitarsi solo al potenziamento delle Forze di Polizia e militari nei Paesi coinvolti, ma deve anche promuovere lo sviluppo economico, sociale e culturale, nonché migliorare le condizioni sanitarie delle comunità locali. Le missioni internazionali devono fungere da catalizzatori per una cooperazione più ampia, generando benefìci reciproci e contribuendo alla stabilità e alla prosperità a lungo termine.

Inoltre, la partecipazione delle Forze armate, delle Forze di Polizia e dei Corpi civili di pace alle missioni internazionali, sia nell'ambito dell'ONU che di altre organizzazioni internazionali, fornisce una conoscenza approfondita dei conflitti esistenti. Quanti conflitti non si conoscono e quante minacce non si prevedono a causa della mancanza di informazioni. Non tutti i conflitti ricevono la stessa attenzione mediatica, spesso quelli più complessi e interni sono meno visibili.

Questo può essere dovuto alla difficoltà di rapportare su conflitti multilaterali o a minacce agli operatori dell'informazione che limitano la copertura mediatica. L'informazione è essenziale per distinguere tra la gestione della crisi e la difesa collettiva, ovvero quando è l'avversario, e non noi, a determinare il momento e la natura dei conflitti. La storia ci insegna che una comunità politica che non può garantire la propria sicurezza rischia di perdere anche la propria libertà.

Pertanto il mantenimento di un quadro di sicurezza stabile e affidabile è essenziale per perseguire tutti gli altri obiettivi politici e sociali, e per contrastare la diffusione di regimi autoritari che usano lo strumento militare in modo irresponsabile e aggressivo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, la relazione che votiamo oggi è frutto di un impegno e di una condivisione di lavoro delle Commissioni difesa ed esteri, Commissioni che si sono confrontate anche con la necessità, in uno scenario così difficile, di voler dare più fondi alle operazioni militari, condividendo l'urgenza e la necessità di sostenere un settore che deve costantemente far fronte a uno scenario purtroppo in costante mutamento. E quando parliamo di mutamento, non parliamo soltanto di decisioni politiche dettate spesso da una furia terroristica o di supremazia, ma parliamo di mutamenti dettati anche dalla tecnologia e da nuove forme di attacchi sempre più complessi.

E se oggi poniamo attenzione più del solito a questo documento, lo dobbiamo a due motivi. Da una parte, il contesto geostrategico di riferimento, caratterizzato dal moltiplicarsi di focolai di crisi di crescente rilevanza e complessità. Il nostro Paese, infatti, per la sua posizione geografica, si trova esattamente nell'arco di crisi che, partendo dal confine orientale dell'Alleanza atlantica, arriva in Medio Oriente, passa per le condizioni di instabilità di molte regioni dell'Africa, per chiudere il cerchio con l'area nelle immediate vicinanze dei Balcani occidentali.

Dall'altra parte, ci ritroviamo a scontrarci con i limiti che lunghi processi decisionali comportano. Infatti molto spesso le lunghe tempistiche collidono con le attuali dinamiche degli eventi internazionali, che sono in costante evoluzione e che molto spesso richiederebbero decisioni più veloci e tempestive. Per questo accolgo con fiducia, come gruppo di Noi Moderati, e con piacere le intenzioni del Ministero della Difesa di voler snellire le attuali dinamiche, al fine di rispondere alle sempre più rapide evoluzioni del contesto internazionale.

Andando poi nello specifico del contenuto delle risoluzioni, le missioni oggetto di proroga nel 2024 impegneranno un contingente delle Forze armate di 11.166 unità, con una consistenza media pari a 7.632 unità. L'Italia, infatti, è coinvolta in diverse operazioni, per la maggior parte di peacekeeping, stabilizzazione, formazione e addestramento di forze locali, siano esse in ambito ONU, NATO o Unione europea, o frutto di accordi bilaterali o di coalizioni con i partner euroatlantici. L'Italia, ad oggi, vanta al suo attivo più di 40 missioni, posizionandosi così come primo contributore per le operazioni dell'Unione europea, secondo per quelle NATO e primo tra i contributori occidentali alle missioni delle Nazioni Unite.

La risoluzione punta a confermare le missioni già in atto e ad approvare l'avvio di 3 nuove missioni, tra cui la missione Levante, già approvata il 19 febbraio, di cui questo Parlamento ha avuto modo di esaminare le particolarità e la necessità, e il cui mandato nasce in seguito allo scoppio del conflitto israelo-palestinese, avvenuto il 7 ottobre 2023, e per cui la Difesa è stata chiamata a fornire contributi per fronteggiare una situazione che già prefigurava una potenziale escalation ed imponeva un serio approccio integrato.

Vi è poi la missione Aspides, che è stata istituita per la durata di un anno, con l'obiettivo di proteggere le navi civili in transito davanti alle coste dello Yemen dagli attacchi degli Houthi provenienti dalla terraferma.

L'obiettivo dell'operazione è contribuire alla salvaguardia della libera navigazione e alla protezione del naviglio mercantile in transito in un'area di operazioni che include Mar Rosso, Golfo di Aden e Golfo Persico, con compiti eminentemente difensivi, estesi alla difesa del naviglio mercantile nella sola area prospiciente lo Yemen e nel Mar Rosso.

Vorrei ricordare, signor Presidente, che la missione è guidata dal nostro contrammiraglio Stefano Costantino, che già ha avuto modo di distinguersi per capacità e professionalità.

Abbiamo, poi, la missione Atalanta, operazione esecutiva dell'Unione europea con due compiti principali: fornire protezione alle navi di aiuti umanitari del Programma alimentare mondiale diretti in Somalia e proteggere la libera navigazione delle navi mercantili transitanti nell'area geografica di intervento. Questa è un'area che ricomprende Mar Mediterraneo, Mar Rosso, Golfo di Aden, Mar Arabico, Bacino somalo, Canale di Mozambico e Oceano Indiano. La missione, dal febbraio 2024 - anche qui, è giusto ricordarlo - è guidata da un nostro connazionale, il contrammiraglio Francesco Saladino.

Abbiamo poi la missione AGENOR, che ha l'obiettivo di salvaguardare la libertà di navigazione e la sicurezza delle navi in transito nello Stretto di Hormuz, quadrante delicatissimo per il traffico commerciale e arteria essenziale per il trasporto di petrolio, minacciato dalle crescenti tensioni regionali. Guardando alla ripartizione geografica delle missioni, si nota come nel continente europeo l'Italia sia fortemente impegnata nel quadro NATO, rivestendo uno degli impegni più autorevoli della storia dell'alleanza, che vede nel nostro Paese - e lo dico con orgoglio - una presenza affidabile e stabile per la sicurezza di tutta l'area. Non solo. L'Italia è anche parte di diverse missioni dell'Unione europea come addestratore per le Forze armate estere a supporto dei paesi della difesa (penso, ad esempio, alla missione EUMAM in Ucraina).

Da questo quadro complessivo, appare evidente come l'impegno nazionale all'estero sia diffuso e radicato, comprendendo aree strategiche che spaziano dall'importanza storica del Mediterraneo, allargato alla difesa del fianco orientale dell'Alleanza. Ed è proprio per questa nostra peculiarità che il numero delle missioni negli ultimi decenni è andato gradualmente aumentando a tutela degli interessi nazionali.

Tutte le missioni a cui ha preso parte l'Italia sono missioni cruciali per il futuro dello scacchiere internazionale e ciò non può che inorgoglirci. Ciò dimostra come questo Governo si stia muovendo in maniera seria e responsabile, al fine di ridare lustro al nostro Stato sullo scenario internazionale, condividendo le strategie con i partner internazionali, al fine di rafforzare la nostra azione e renderla incisiva e determinante.

Signor Presidente, la scorsa settimana abbiamo celebrato i 163 anni dell'Esercito italiano e il Presidente Mattarella, nel suo discorso, ha fatto un chiaro riferimento a tutti gli uomini e le donne che lavorano a difesa della Repubblica e dei valori della convivenza internazionale, ai quali credo sia giusto rivolgere sempre il nostro affetto per quello che fanno per tutti noi.

Ecco, se oggi noi possiamo parlare con vanto del ruolo dell'Italia nelle missioni internazionali, lo dobbiamo proprio a questi uomini e a queste donne delle Forze armate, che ogni giorno rischiano la loro vita a difesa dei nostri confini e della nostra Costituzione, garantendo quella difesa della libertà anche in Paesi dove la parola libertà non esiste più. A loro, oggi, votando questa risoluzione, dobbiamo pensare.

Per queste ragioni, signor Presidente, votare a favore della risoluzione di maggioranza sulle missioni internazionali, per il nostro gruppo, il gruppo di Noi Moderati, è sinonimo di responsabilità nei confronti dell'Italia, nei confronti dei nostri concittadini e dell'intero scenario internazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. In queste ore, l'esercito israeliano entra nella città di Rafah e prende il controllo del valico dalla parte palestinese. In queste stesse ore, l'escalation militare, l'escalation della guerra in Ucraina conosce nuovi, terribili e preoccupanti sviluppi.

La minaccia reiterata del ricorso all'arma atomica, seppur tattica - con una definizione che fa una qualche impressione, come se fosse possibile ridurre l'impatto del ricorso a queste terribili armi - dovrebbe chiamare quest'Aula, signor Presidente, il Governo, tutte le forze politiche, a un'altra discussione e dovrebbe misurare tutte e tutti noi con l'inefficacia di una politica che sembra ormai rassegnata all'inevitabilità della guerra come orizzonte col quale misurarsi nei prossimi decenni.

Fatemelo dire, l'ennesima discussione burocratica sul rinnovo, il rifinanziamento e la proroga delle nostre molteplici e, tra loro, molto diverse missioni internazionali, francamente, è desolante. È desolante che non ci sia una discussione capace di collocare quello di cui stiamo discutendo nel contesto che abbiamo intorno.

Cosa sono le missioni internazionali nel mondo infuocato dalla guerra? Cosa diventano le missioni di polizia e di stabilizzazione in un mondo nel quale il diritto internazionale è ormai stracciato, saltato da ogni punto di vista? Tutta la comunità internazionale da giorni, settimane, rivolge a Netanyahu un unico appello, ossia di non entrare a Rafah. Netanyahu entra a Rafah, la comunità internazionale - come se niente fosse - continua a reiterare questo appello e noi, in questo contesto, affrontiamo questo dibattito, che ha a che fare molto con la politica estera, più ancora che con la politica della difesa, in modo stanco e rituale.

Signor Presidente, signor Sottosegretario, colleghe e colleghi, c'è qualcosa che non va nella nostra discussione e, ancora una volta, nel modo con cui discutiamo di questo provvedimento. Questa volta - è bene darne atto al Governo - abbiamo fatto un piccolo anticipo, siamo nei primi giorni di maggio, mentre, di solito, questa discussione si colloca nei primi giorni di luglio, dunque, due mesi di vantaggio.

Eppure, ancora una volta, questo modo di discutere delle missioni internazionali è anche uno schiaffo al Parlamento. Vorrei capire una cosa in modo semplice e vorrei che prima o poi qualcuno mi rispondesse: che discutiamo a fare?

In questi quattro mesi, queste missioni sono andate avanti e abbiamo già speso le risorse di cui stiamo discutendo. I nostri uomini e le nostre donne, a cui tutti e tutte ogni volta rivolgiamo, anche qui in modo un po' retorico, un comune ringraziamento, stanno già lì, o no? È vero, Sottosegretario, stanno lì. In tutte le missioni che stiamo approvando, stanno lì da quattro mesi. Perché ne discutiamo oggi? Che ruolo ha questo Parlamento? Quello di ratificare, ogni volta, in modo stanco e burocratico, scelte prese altrove? Si può consentire che queste scelte non siano prese dal Parlamento, nella pienezza delle sue funzioni, nei tempi in grado di garantire una valutazione autonoma e autorevole di questa Camera? Non è accettabile. Deve finire questo sconcio nei confronti del Parlamento.

Insisto, c'è un altro aspetto che colpisce. Ormai sono quasi alla metà della mia terza legislatura, avendo avuto la fortuna di svolgere per molto tempo un mandato così importante, e non è mai successo che una missione internazionale si concludesse. Mai. Ne abbiamo aperte di nuove e non se ne è mai chiusa una. Faccio una domanda: abbiamo mai fatto in quest'Aula - se qualcuno lo ricorda me lo dica, perché magari ho io una memoria fallace - una valutazione sulla singola missione e su cosa abbia prodotto quella missione? No. Discutiamo se aumentiamo un po' le risorse, le riduciamo, aumentiamo un po' la dotazione di personale, la riduciamo, ma non c'è mai una discussione intorno ai risultati rispetto agli obiettivi dichiarati. Qualcuno è in grado di dirmelo?

Questo riguarda anche le missioni - la stragrande maggioranza - che noi, nella nostra risoluzione, proponiamo di approvare, perché esprimiamo un giudizio positivo. Ne cito una su tutte, quella dell'UNIFIL in Libano, che da sempre rappresenta una punta di diamante, perché sta dentro a una logica: è una missione di polizia, di stabilizzazione, capace di costruire relazioni tra fronti diversi. È una missione eccellente e d'eccellenza e noi l'autorizziamo, l'abbiamo sempre fatto. Anche qui, però, una discussione di merito, che puntualmente ci dica “abbiamo fatto questo, per ottenere questo e ci siamo arrivati, manca ancora questo, per questo stiamo ancora lì, la potenziamo, ne riduciamo la dotazione” non c'è.

È un approccio burocratico e trovo che questo, al netto della retorica con cui ringraziamo le nostre donne e i nostri uomini, sia offensivo anche nei loro confronti. Ma che modo è?

E, poi, veniamo al merito, perché oltre alle tante missioni che proponiamo di autorizzare, prorogare e sostenere - su cui avremo qualcosa da dire rispetto al modo con cui si investono le risorse -, continuiamo a pensare che vada aumentata la dotazione delle risorse alle missioni che con più efficacia lavorano sul terreno della cooperazione, che vadano condizionate le risorse agli obiettivi di una cooperazione attenta a modelli di sviluppo sostenibili sul piano ambientale e rispettosi delle risorse; potremmo anche qui iniziare una discussione se ne avessimo modo e se a qualcuno interessasse. Poi ci sono tutte le altre riguardo le quali, invece, reiterare un'autorizzazione è indecente e, tra queste, c'è un pacchetto, in particolare, quello - ci torneremo in sede di dichiarazioni di voto sulle singole schede - delle missioni libiche che rappresentano, per il nostro Paese, una scelta indegna. È la scelta di un Paese che reitera la propria cooperazione e collaborazione non con Stati, con pezzi di Stati, con frammenti di Stati, con milizie che sono spesso e volentieri le prime responsabili di quella tratta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) degli esseri umani che dichiariamo nostro avversario sul “globo terracqueo” quando ci proponiamo di dare la caccia ai trafficanti e agli scafisti o alle scafiste presunte, come è stato ricordato ieri dai colleghi Grimaldi e Boldrini. Reiteriamo una collaborazione con chi, in terra, costruisce veri e propri lager, nel deserto uccide le persone e in mare dispone di assetti regalati dal nostro Governo, che hanno un solo obiettivo: non salvare le persone, ma catturare chi fugge da quell'inferno.

Come se non bastasse - poiché dato che, quando c'è un impianto, allo stesso si dà la massima cura - ieri abbiamo letto di una decisione dell'ENAC che impone agli assetti aerei delle organizzazioni non governative di non volare più sul Mediterraneo centrale. Perché? Di che cosa abbiamo paura? Che rischio producono gli aerei delle organizzazioni non governative che sorvolano il Mediterraneo per vedere ciò che sta accadendo e per segnalare, magari, che c'è una barca in difficoltà che, se non soccorsa in tempi brevi, affonderà, come tante volte è capitato? Perché si è scelto di intervenire per limitare ulteriormente la capacità di soccorso? Lo si è fatto strutturalmente delegando ad altri e ad altre la nostra Polizia di frontiera attraverso Memorandum: lo abbiamo fatto con la Libia, con la Tunisia, indirettamente nel Sahel quando in Niger costruiamo una missione bilaterale che, anche in questo caso, è totalmente incurante di quello che accade in quel posto: colpi di Stato, violazioni sistematiche, non ce ne frega nulla.

Ha come obiettivo il controllo dei flussi migratori, in questo caso, nelle aree più interne del continente africano. Lo facciamo in Tunisia? Anche qui, ma come facciamo, me lo volete dire, a reiterare la missione in Tunisia? Vi siete accorti di cosa sta succedendo in Tunisia? Vi paiono Paesi sicuri questi? Vi paiono luoghi e Paesi con i quali si può stabilire una cooperazione e una collaborazione in tema di controllo dei flussi migratori che sia rispettosa dei diritti fondamentali, vi pare possibile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? A noi, no. Allora come si vede ci sono problemi di metodo, di contesto, di approccio e di merito. Per questo, con la nostra risoluzione proponiamo di approvare e di rifinanziare molte, ripeto la maggioranza, delle nostre missioni ma non di autorizzare una serie di missioni che presentano profili che definire critici francamente è un eufemismo di cattivo gusto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto “San Gaspare del Bufalo”, di Firenze, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Ha chiesto di parlare la deputata Giulia Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sottosegretario e colleghi, come gruppo Azione-PER, abbiamo sempre sostenuto che l'Italia debba avere un ruolo centrale nella politica e nelle relazioni internazionali. Un ruolo che va esercitato all'interno delle alleanze più strette dell'Unione europea e della NATO, nei vertici internazionali come il G7 e G20, ma anche attraverso collaborazioni ed iniziative volte a intervenire e risolvere le varie crisi internazionali che purtroppo ci circondano.

Per questo motivo il nostro Paese, forte della propria appartenenza all'Unione europea e all'Alleanza atlantica, deve ribadire l'adesione ai valori europei ed occidentali partecipando alle missioni militari e civili all'interno di questo quadro con lo scopo di salvaguardare l'interesse nazionale ed europeo mediante la tutela della pace e della sicurezza nei contesti internazionali.

Con il voto di oggi siamo chiamati ad esprimerci riguardo ai fronti internazionali in cui l'Italia è impegnata con missioni civili e militari e sulle direzioni fondamentali verso cui dirigere la politica estera del nostro Paese. Permettetemi, quindi, di concentrarmi sui punti di politica estera per noi cruciali che sono contenuti all'interno della nostra risoluzione e su cui, a nostro parere, non ci deve essere alcun tentennamento. Ribadiamo oggi, ancora una volta, la nostra fermissima condanna dell'aggressione russa all'Ucraina, iniziata il 24 febbraio di oramai due anni fa, che da allora ha causato morte e distruzione colpendo moltissimi civili, ospedali, scuole. Il nostro Paese sostenga e continui a sostenere senza indugio l'Ucraina nel diritto di difendere la propria integrità territoriale entro i confini internazionalmente riconosciuti. Si sostenga, infine, l'Ucraina nell'esercizio della difesa della propria sovranità, nell'ambito di un approccio condiviso a livello europeo, per un sostegno granitico nei confronti degli ucraini. Lo ribadiamo oggi con forza, anche alla luce di dichiarazioni di alcuni membri della Lega, che dicono che bisogna parlare con Putin. Lo stesso Putin che in questi giorni ha dato mandato di testare le armi atomiche russe e che ha da poco giurato per il quinto mandato alla Presidenza. Capisco che si affanni la Presidente Meloni a cercare di mettere delle pezze all'evidente spaccatura all'interno della maggioranza: addirittura il Ministro Salvini avrebbe detto a Milano, la mia città, che la soluzione non è mandare altre armi all'Ucraina, proprio in questi giorni in cui arrivano notizie preoccupanti dal fronte e in cui pare che i servizi segreti ucraini abbiano scoperto una rete di agenti russi che complottava per assassinare il Presidente Zelensky.

Pretendiamo una posizione netta del Governo, che sia di pieno e incrollabile supporto alla causa degli ucraini e contro l'invasione russa voluta da Putin. Una misera riga di menzione alla guerra in Ucraina, dispersa in mezzo ad altre premesse, in questo senso non ci basta. Come gruppo Azione-PER ribadiamo anche la necessità di un impegno fermo e deciso a difesa del commercio internazionale, di cui l'Italia è protagonista. Infatti, continua a destare molta preoccupazione la destabilizzazione del Mar Rosso e gli attacchi dei ribelli Houthi alle navi commerciali rappresentano una gravissima minaccia per circa il 10 per cento del commercio globale, che passa attraverso questa rotta.

Sappiamo che molte navi sono state costrette ad allungare i tragitti e che i costi assicurativi sono lievitati. La conseguenza è che, per esempio, il costo per inviare un container da Shanghai a Genova è quasi quadruplicato da 1.400 a 5.200 dollari. Sia fermo, quindi, l'impegno dell'Italia nelle missioni che mirano a difendere gli interessi commerciali del nostro Paese e lo svolgimento pacifico dei traffici, indispensabili per le prospettive di crescita globale. Lo stesso impegno deve essere profuso nelle iniziative per la stabilizzazione dei Paesi africani, con azioni concrete che vadano oltre la scatola - per ora assolutamente vuota - del Piano Mattei. Si adotti una linea di promozione della democrazia e dello stato di diritto, favorendo la prevenzione dei conflitti e la stabilizzazione post conflitti. Si lavori per la stabilizzazione e lo sviluppo dei Paesi da cui provengono i maggiori flussi migratori, in modo che le persone abbiano delle prospettive che li convincano a restare nel proprio Paese di origine invece di partire verso le coste europee alla ricerca di un futuro migliore, ma spesso incontrando la morte.

Sul tema della gestione dei flussi migratori voglio essere molto chiara: siamo convinti che la missione in Libia vada mantenuta. Detto ciò è assolutamente perentorio che si faccia di più per garantire un trattamento umano e dignitoso delle persone migranti durante la loro permanenza in Libia, che si lavori per garantire forme di assistenza ai migranti e rifugiati nel Paese, ma che soprattutto si cerchino soluzioni strutturali alle crisi migratorie, cosa che questo Governo non ha fatto. Si devono rafforzare i canali di immigrazione legale e anche i corridoi umanitari e non demonizzare le ONG. Con specifico riguardo al Medio Oriente, occorre assumere un approccio coordinato alle gravi crisi geopolitiche internazionali scaturite dall'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre sul territorio israeliano e dalla controffensiva di Israele, che è volta a liberare gli ostaggi. L'Italia, per fortuna, ha già preso parte - come ci ha ricordato il Sottosegretario - alle iniziative che cercano di supportare i civili nella Striscia di Gaza.

Quindi, bene la nave Vesuvio, ma deve anche prendere parte alle iniziative volte a porre la Striscia di Gaza su un percorso che consenta la realizzazione della politica dei due popoli e due Stati, unica soluzione a questo conflitto. In questo senso, mi fa piacere che il Governo, mediante il Sottosegretario, abbia riconsiderato la decisione della sospensione italiana del contributo annuale all'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, che fornisce aiuti umanitari nella Striscia. In effetti, la Commissione europea e altri Stati dell'Unione europea avevano già ripreso i pagamenti previsti per il 2024 e quindi è bene che, con questa decisione, si ribadisca che anche l'Italia c'è e manderà i suoi contributi. Questo significa che il Governo riconosce, come più volte anche noi abbiamo invitato a fare, che c'è una grande differenza, al momento, tra i civili residenti a Gaza, stremati dal conflitto in corso, e i terroristi membri di Hamas che, invece, hanno provocato questo conflitto.

Vorrei fare un'ultima osservazione, perché il Sottosegretario l'ha menzionato e io ci tengo particolarmente, sul cyberspace, cioè la guerra ibrida, la guerra cibernetica, che è il quinto dominio dopo terra, mare, aria e spazio. Io credo che sia un momento particolarmente importante per parlarne, perché, proprio in questi giorni, in I Commissione stiamo discutendo in merito al cosiddetto decreto Cyber, che non fa molto in relazione alla guerra ed è carente da molti punti di vista, che però, se non altro, sta mettendo in luce la necessità che il nostro Paese faccia di più per aumentare le proprie capacità di difesa da attacchi. In questo senso, ulteriormente e ancora di più, forse, che in merito alla parte tradizionale, bisogna davvero pensare in maniera europea, perché gli attacchi cibernetici non si fermano certo ai confini. Quindi, mi unisco all'appello di tanti esperti del settore, ma anche di tanti militari, che chiedono di rafforzare la European Cyber Defence Policy, una politica di difesa cibernetica a livello europeo in relazione alla quale gli Stati membri devono applicare davvero tutte le loro competenze ed io spero che l'Italia faccia la sua parte.

A proposito di difesa europea, allo stesso modo, un obiettivo che noi siamo convinti che l'Italia debba porsi è quello di partecipare alla costruzione di una vera difesa europea, ponendosi come Paese guida al fianco di Francia e Germania e dando il giusto peso al ruolo di Paese fondatore dell'Unione. Negli anni, gli Stati membri sono riusciti ad attivare molte missioni, impiegando anche contingenti militari nazionali dei propri Stati. Ma le sfide globali del nostro tempo ci chiedono di andare oltre una mera collaborazione e di realizzare davvero quello che i padri dell'Unione avevano sognato ma che non sono stati in grado di portare a termine: un esercito europeo e una politica di difesa europea unitaria.

In ultimo, l'Italia ponga particolare attenzione e orgoglio al contributo dato dal personale femminile italiano presente nei diversi teatri operativi. Si agisca in linea con la Risoluzione 1325 su “Donne, pace e sicurezza”, adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in cui, per la prima volta, si menziona il contributo delle donne nella risoluzione dei conflitti per una pace durevole.

L'Italia deve essere orgogliosa del contributo delle donne italiane nelle missioni militari e civili e può favorire il raggiungimento degli obiettivi descritti come prioritari nella risoluzione ONU, ovvero l'adozione di una prospettiva di genere e una maggiore partecipazione delle donne nei processi di mantenimento di pace e di sicurezza. Dichiarandomi soddisfatta del parere positivo del Governo sulla nostra risoluzione, invito, però, questo stesso Governo a mantenersi fermo e convinto negli impegni che ho descritto in premessa (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola secondaria di primo grado, Istituto comprensivo statale n. 3, di Alghero, in provincia di Sassari, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Ha chiesto di parlare la deputata Deborah Bergamini. Ne ha facoltà.

DEBORAH BERGAMINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Lo scorso 27 febbraio abbiamo approvato la nuova Operazione Aspides, che mira a proteggere la libera navigazione nello stretto di Bab el-Mandeb nel Mar Rosso e l'Operazione Levante, che prevede l'impiego di un dispositivo militare per interventi umanitari a favore della popolazione palestinese della Striscia di Gaza. Oggi c'è un altro passaggio importante, perché ci accingiamo a dare disco verde alla proroga di ulteriori missioni, di cui 34 vedono coinvolte personale militare, e agli interventi di cooperazione allo sviluppo e sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione per il 2024. Anche quest'anno, il contesto internazionale ha visto aumentare e complicarsi le aree di crisi, confermando ancora una volta come gli effetti della polarizzazione, anche in teatri che sono più lontani da noi, possano generare conseguenze che investono direttamente il nostro Paese sotto diversi aspetti, non ultimi quelli economico e commerciale. Le minacce degli Houthi, lo ha ricordato il Sottosegretario Perego, alla sicurezza e alla libertà di navigazione nel Mar Rosso, con il forte impatto negativo sul nostro export - ricordiamo che l'export italiano vale per il 48 per cento del nostro PIL - e sul ruolo dei nostri porti, ne sono un esempio emblematico.

Il sostegno all'Ucraina, questa è l'occasione per ricordarlo ancora una volta, rimane nostra assoluta priorità, come ha ribadito anche il Presidente del Consiglio Meloni quando, nello scorso febbraio, ha convocato la prima riunione della Presidenza italiana del G7 proprio a Kiev, in occasione dell'anniversario dell'invasione russa. Si è trattato di un messaggio di forte compattezza, che l'Occidente ha dato al fianco dell'Ucraina, e di una risposta alla propaganda russa che continua a voler dipingere un Occidente stanco e diviso, pronto a sacrificare l'Ucraina per i propri interessi. Per questo, noi difendiamo ancora più fortemente il diritto dell'Ucraina ad essere uno Stato indipendente, all'interno dei confini riconosciuti internazionalmente e, per questo, continueremo ad assistere il Paese nel difendersi dall'aggressione. Ma non siamo in guerra con la Russia, la nostra posizione è sempre questa, non abbiamo mai cambiato idea e fa bene il Ministro degli Esteri Tajani a ribadirla in ogni consesso internazionale. Vanno evitate fughe in avanti per non alimentare ulteriori escalation o pericolose divisioni nel campo euroatlantico e occorre lavorare per una pace giusta che non significhi però, mai e in alcun caso, la resa dell'aggredito, perché ciò avrebbe come unico risultato la fine dell'esistenza dell'Ucraina come Nazione indipendente. Per noi deve essere precondizione, per ogni negoziato credibile, il ritiro delle truppe di Mosca. La ricerca della pace non vuol dire non aver presente il mutato contesto di sicurezza in Europa e, per questo, riteniamo fondamentale continuare nel programma di adattamento dell'Alleanza atlantica alle sfide dei prossimi decenni e confermarne il ruolo quale riferimento per la sicurezza e la difesa dei nostri valori condivisi. La crisi ucraina, come pure gli altri incerti scenari internazionali, impongono all'Unione europea, d'altro canto, l'urgenza di coordinare, rafforzare e perseguire una vera difesa comune. L'operazione Aspides nel Mar Rosso è sicuramente un passo nella giusta direzione, così come il piano presentato dalla Presidente Ursula Von der Leyen per maggiori e più mirati investimenti e per una strategia per l'industria europea della difesa. Una difesa comune ci permetterebbe naturalmente di ritrovare la nostra centralità in politica estera e all'interno della NATO.

Per quanto attiene all'impegno italiano nei Balcani occidentali, questo rientra tra le priorità del nostro Paese e della sua politica estera. Le nostre prosperità, stabilità e sicurezza sono strettamente legate alla prosperità, stabilità e sicurezza dei Paesi situati sulla riva est dell'Adriatico. Per questo, contribuire al completamento della transizione democratica e alla progressiva integrazione nell'Unione europea di questa regione rientra fra i nostri immediati interessi. In particolare, occorre disinnescare la permanente situazione critica nelle relazioni tra Kosovo e Serbia, lavorando alla piena attuazione dell'accordo di Ohrid mediato dall'Unione europea e concordato tra il Presidente serbo Vucic e il Primo Ministro kosovaro Kurti, che include una road map per la normalizzazione nei rapporti tra i due Paesi. Lo scorso 17 aprile, l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha approvato una raccomandazione per ammettere il Kosovo come nuovo membro dell'Organizzazione. In risposta, la Serbia, agendo contrariamente a quanto previsto dall'Accordo di Ohrid, ha votato contro l'adesione di Pristina all'Organizzazione internazionale, minacciando di abbandonare l'Assemblea del Consiglio d'Europa. Il 2 maggio, l'attuale Vicepremier e Ministro della Difesa serbo, Vucevic, ha affermato che il Governo serbo farà di tutto per impedire l'ammissione di quello che ha definito il falso Stato del Kosovo a membro del Consiglio d'Europa. È una situazione, evidentemente molto delicata, sulla quale pesa anche l'atteggiamento di Pristina nei confronti della creazione dell'Associazione delle municipalità a maggioranza serba in Kosovo. Dobbiamo pertanto spingere le due parti e non far cessare il nostro impegno, per lavorare in modo costruttivo nel contesto del dialogo facilitato dall'Unione europea. Altrettanto urgente è il lavoro che l'Italia sta compiendo nella stabilizzazione della Bosnia-Erzegovina.

Come più volte ribadito dal Ministro Tajani, l'Italia, da un lato, appoggia la prospettiva europea della Bosnia ed Erzegovina, incoraggiando le autorità bosniache a procedere senza indugi sulla strada delle riforme, dopo la raccomandazione alla Commissione per l'avvio dei negoziati di adesione e, dall'altro, collabora nel garantire la sicurezza del Paese balcanico con il contingente della missione EUFOR.

Veniamo poi al Mediterraneo allargato, dove condividiamo gli sforzi del Governo per contribuire a stabilizzare la Libia, sostenendo la mediazione delle Nazioni Unite in vista di una soluzione politica che, finalmente, possa condurre il Paese verso le elezioni.

Infatti, l'attuale situazione continua a rappresentare una minaccia lungo i nostri confini meridionali; così come è altrettanto nel nostro interesse una Tunisia stabilizzata.

Questo Esecutivo è riuscito a coinvolgere la Commissione europea, facendo comprendere come fosse fondamentale, per tutta l'Unione, contribuire con risorse - non solo economiche - a sostegno di un Paese che è chiave per la tenuta della regione, per la sicurezza del nostro Vicinato Sud e, non ultimo, per il controllo del fenomeno migratorio.

Quanto al conflitto tra Israele e Hamas, purtroppo, non si è ancora pervenuti a un cessate il fuoco e al rilascio degli ostaggi in mano ai terroristi palestinesi da quel terribile 7 ottobre scorso.

Dallo scorso G7 Esteri di Capri è arrivato un forte invito ad evitare una escalation in Medio Oriente, nonché una richiesta a tutte le parti, sia nella regione che al di fuori, di offrire il loro contributo per raggiungere le condizioni per riprendere la strada del dialogo. L'obiettivo per noi rimane quello di riavviare un processo di pace credibile, che porti alla coesistenza di due Stati, sovrani e democratici, che possano vivere in pace e sicurezza e che si riconoscano reciprocamente.

Purtroppo, in questi ultimi giorni, stiamo assistendo a un peggioramento della situazione, con un arretramento pericoloso lungo la strada per il cessate il fuoco. Non si trova un accordo sui contenuti dell'intesa e il Governo israeliano ha preso il controllo del valico di Rafah dal lato della striscia di Gaza, al confine con l'Egitto, preludio a un prossimo attacco.

L'Italia e il Ministro Tajani hanno ammonito il Governo israeliano a non procedere con un'operazione militare su vasta scala a Rafah, considerati gli altissimi rischi per la numerosa popolazione civile. Siamo fermamente convinti che, pur di fronte a un irrigidimento generale, sia necessario continuare ad insistere per la soluzione negoziale.

Mi avvio alla conclusione, Presidente, sottolineando che il nostro Paese continua a porsi come un partner di assoluta affidabilità, tanto nel contribuire alla sicurezza internazionale, quanto nelle forme di cooperazione a favore dei Paesi che chiedono un nostro intervento.

Il conseguimento di questi risultati - lo dico senza alcuna retorica, perché è un fatto concreto - è reso possibile grazie alla professionalità e alla preparazione delle donne e degli uomini delle nostre Forze armate e del nostro corpo diplomatico, nonché grazie a tutte quelle donne e a tutti quegli uomini che, tramite le associazioni, le organizzazioni non governative e no profit, si impegnano ogni giorno nella realizzazione dei programmi e dei progetti della cooperazione allo sviluppo. Questa è la prima garanzia che i nostri interventi continueranno nel futuro a dare autorevolezza e prestigio al nostro Paese in ogni teatro di crisi. A tutti loro - in divisa e non - va il sentito ringraziamento di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Presidente, per tutte queste motivazioni, annuncio il convinto voto del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente sulla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Ci occupiamo di missioni internazionali, che è uno dei modi con i quali si estrinseca la politica estera del nostro Paese e discutiamo dell'impiego delle nostre Forze armate all'estero. Questo impiego sta avvenendo in un contesto geopolitico che definire drammatico è un eufemismo e questo contesto non può essere né ignorato né sminuito nel dare valore e interpretazione alla nostra azione di politica estera.

In questo momento, ci sono conflitti - come tutti noi sappiamo - di natura terrificante di cui, purtroppo, non si intravede la fine. Essi coinvolgono, come al solito, tantissimi civili; ci sono tante perdite di uomini, donne e bambini (faccio riferimento a quello che sta accadendo a Gaza). Tutto ciò rischia di incendiare - letteralmente - intere regioni e di saldarsi tra loro, portando a quella che può essere - Dio non voglia - la terza guerra mondiale, un conflitto mondiale.

Questo riferimento alla “terza guerra mondiale a pezzi” è stato fatto dal Santo Padre, da Papa Francesco. Oggi, vediamo che questi pezzi, a cui fa riferimento Papa Francesco, si stanno saldando tra loro in Europa, in Medio Oriente e in Africa, con i nostri militari che sono schierati in prima linea proprio su questi fronti, sui fronti più caldi.

Comincio dall'Ucraina, dove la strategia che si è seguita finora, la strategia occidentale di voler proseguire ad oltranza con l'invio di armi e con il supporto militare a Kiev - senza alcun serio tentativo negoziale e con l'unico obiettivo di arrivare a una vittoria finale, cioè alla sconfitta della Russia - non sta dando alcun risultato; anzi, si sta rivelando tragicamente fallimentare.

Come noi avevamo previsto fin dall'inizio - lo diciamo da anni ormai, da due anni - il conflitto difficilmente avrebbe potuto avere una soluzione militare. E ripeto: non lo diciamo soltanto noi, lo dicono esperti militari e analisti (quelli che non prendono ordini da Washington). Voglio citare, per esempio, il Capo di Stato maggiore Mark Milley, il suo omologo ucraino - che, nel frattempo, è stato dimissionato - e, da ultimo, il numero 2 dell'intelligence militare ucraina: questi - è questione proprio di qualche ora fa - ha detto testualmente che non si vede alcuna strada secondo cui l'Ucraina potrebbe vincere la guerra. Invece, nonostante questa evidenza di fatti, si è proseguito in maniera imperterrita nella stessa direzione, fornendo armi su armi e dicendo “ci fermeremo soltanto in caso di vittoria finale”.

Invece, è necessario un tentativo diplomatico-negoziale serio, come, peraltro, questo Parlamento aveva deciso il 1° marzo 2022. La voglio citare: la risoluzione di maggioranza che è stata approvata (Il deputato Pellegrini mostra copia della risoluzione), al secondo punto, prevedeva di intraprendere seri tentativi negoziali e, solo al punto tre, prevedeva di dare all'Ucraina il sostegno umanitario e anche militare, mediante equipaggiamenti. Vorrà pure dire qualcosa. Invece, questo approccio è stato dimenticato da questo Governo e, in parte, anche da quello precedente.

Dobbiamo avere il coraggio di guardare in faccia la realtà: dopo due anni, dopo una carneficina a cui abbiamo assistito, non solo l'Ucraina, purtroppo - e ne siamo, ovviamente, tutti dispiaciutissimi -, non ha alcuna possibilità di riconquistare i territori che sono stati invasi follemente dalla Russia di Putin, ma anzi, si corre il serio rischio che ci sia uno sfondamento da parte delle truppe russe, con un peggioramento della situazione in Ucraina. Non volerne prendere atto e continuare in questo modo significa, davvero, fare un danno all'Ucraina e non fare gli interessi degli ucraini e di quel Paese.

Noi, lo ripeto, confidiamo ancora che, all'interno di quest'Aula e nel Paese, torni la ragionevolezza e la capacità di effettuare analisi sul campo e di non perseguire chimere di vittorie e di contrapposizioni durissime.

Tra l'altro, Presidente, stiamo assistendo, proprio nelle ultime settimane e negli ultimi giorni, a una escalation - anche verbale - di contrapposizioni tra la NATO e la Russia, che forse non ha eguali nei decenni. Il presidente francese Macron evoca un intervento di truppe NATO sull'Ucraina che segue una certa coerenza, perché l'Ucraina, in questo momento, più che di armi, ha bisogno di uomini e donne sul terreno, perché purtroppo la maggioranza delle truppe russe al fronte è schiacciante. Allora, autorevoli membri della NATO - faccio riferimento, non solo al presidente Macron, ma anche al Ministro degli Esteri del Regno Unito, Cameron - paventano interventi o l'invio di armi sempre più letali all'Ucraina.

Questa strategia - che definirei una lucida follia - di chi vorrebbe far sì che ci siano interventi di truppe NATO sull'Ucraina, è qualcosa che si deve davvero scongiurare con tutte le nostre forze.

Noi, quasi un anno fa, il 21 giugno 2023, durante il question time, avevamo interrogato il Ministro Crosetto su parole che erano venute fuori dall'ex Segretario generale della NATO Rasmussen, che, appunto, ipotizzava l'intervento sul terreno ucraino al fronte di truppe NATO.

Il Ministro Crosetto ci prese quasi in giro, ci disse che gli facevamo perdere tempo su farneticazioni di colui che non aveva più ruoli di rilievo nell'ambito della NATO, e che non c'era alcun pericolo in questo senso. Un anno fa lo dicevamo. Io sono certissimo che il Ministro Crosetto non sapeva di questa eventualità, nessuno degli oltranzisti all'interno della NATO gliene aveva parlato, né lui da solo aveva capito a che cosa si stesse andando incontro, probabilmente perché troppo occupato a fare il Ministro non della Difesa, ma del riarmo. Quindi, senza che nessuno glielo spiegasse, lui da solo, purtroppo, non c'era arrivato. C'è questo pericolo concreto, e noi tutti, uomini e donne di buona volontà, dobbiamo scongiurarlo, perché la terza guerra mondiale non è più lontanissima come accadeva soltanto 2-3 anni fa, ma, purtroppo, si avvicina a passi sempre più da gigante.

Allora davvero, Presidente, confidiamo che tutto questo possa accadere, e pretendiamo anche - o suggeriamo, o chiediamo al Governo - che le attività di addestramento delle truppe ucraine da parte dei nostri soldati avvenga esclusivamente o sul territorio nazionale in Italia o sul territorio dell'Unione europea, e non avvenga in Ucraina, perché il passo potrebbe con semplicità condurre a un diretto coinvolgimento delle nostre truppe nel conflitto. Ci sono, purtroppo, casi della storia in cui ciò è avvenuto: faccio l'esempio del Vietnam, dove la guerra cominciò con l'invio di osservatori e primi addestratori militari da parte degli Stati Uniti, salvo poi il coinvolgimento pesantissimo e diretto degli Stati Uniti in quella guerra sanguinosa. Noi davvero aspettiamo che il Governo prenda un impegno solenne da questo punto di vista con gli italiani e con questo Parlamento.

Per quanto riguarda la missione in Libia, ravvisiamo una situazione davvero critica, perché purtroppo ci arrivano alcune informazioni in cui si perpetrano veri e propri crimini nei confronti dei migranti, che sono sottoposti a ogni genere di vessazione, e mi avvio a concludere.

Quindi, per questo motivo, siamo fermamente contrari alla prosecuzione di questa missione. Eravamo già dubbiosi nei mesi scorsi, e le notizie che continuano ad arrivare non solo confermano i nostri timori e le nostre paure, ma anzi li fortificano.

Faccio un brevissimo riferimento - e poi concludo - a quello che sta succedendo a Gaza, che davvero rischia di incendiare tutto il Medio Oriente. I nostri militari che si trovano in Libano e potrebbero trovarsi in questa situazione - Dio non voglia -, se ci fosse un'escalation militare, qualora il governo Netanyahu dovesse continuare in questa folle punizione collettiva nei confronti dei civili palestinesi che si trovano a Gaza. Ormai, sono 35.000 le vittime, in gran parte donne e bambini, che, ovviamente, - lo capisce chiunque - non c'entrano nulla con i terroristi di Hamas che hanno effettuato l'attacco del 7 ottobre. Quindi, davvero ci auguriamo che l'Italia riprenda a finanziare l'UNRWA (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che è l'unica organizzazione che davvero riesce a portare un aiuto a quelle popolazioni, anche perché ormai le indagini indipendenti che sono state effettuate hanno certificato che le accuse, che erano state mosse da Israele - accuse gravissime di un coinvolgimento di terrorismo di questa organizzazione -, sono infondate. Lo dice Catherine Colonna, non lo dico e io non lo dice il MoVimento 5 Stelle.

Allora Presidente - e davvero concludo - dobbiamo prendere atto di queste conclusioni, e quindi dobbiamo riprendere ad aiutare quelle popolazioni, ma aiutarle concretamente, perché dirlo solo a parole, ma non mandare i fondi necessari affinché questo aiuto possa essere esplicato nei confronti, ripeto, di donne e bambini che stanno soffrendo delle pene atroci….

PRESIDENTE. La ringrazio…

MARCO PELLEGRINI (M5S). Allora, non avere il coraggio di mandare…

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo da un po'.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Ho finito, Presidente. Mi conceda altri 10 secondi. Non avere il coraggio di affrontare questa situazione, posto che altri Paesi europei e non solo europei - concludo, davvero - l'hanno già fatto. Nelle scorse ore (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) - e questa davvero è la mia conclusione, la ringrazio Presidente -. il Presidente Mattarella ha detto parole nettissime e definitive. Ha affermato che la corsa al riarmo…

PRESIDENTE. Guardi, deve chiudere, non può argomentare ancora. perché sta fuori di un minuto, e oltre.

MARCO PELLEGRINI (M5S). La ringrazio, ma sto per finire, è una riga (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Deve dire come vota e basta, altrimenti sono costretto a toglierle la parola.

MARCO PELLEGRINI (M5S). È una riga. Il Presidente Mattarella ha affermato che la corsa al riarmo sta fagocitando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pellegrini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi e signori membri del Governo, stiamo per autorizzare la prosecuzione degli interventi già in corso al 1° gennaio 2024.

Le cifre complessive sono alte e rendono efficacemente l'ampiezza dello sforzo sostenuto dal nostro Paese per mantenere la sicurezza internazionale e proteggere i nostri stessi interessi nazionali.

La consistenza massima prevista dei contingenti schierati all'estero infatti risulta pari a più di 11.000 effettivi, quella media, invece, è di circa 7.600 unità.

Gli oneri totali sono stimati pari a 1.365 miliardi di euro, di cui 1.075 a carico dell'esercizio 2024, ed i rimanenti 289 per l'esercizio 2025.

Allora, come già in passato, onorevoli colleghi, le missioni sono state raggruppate dal Governo, seguendo un criterio geografico, quello delle macro regioni continentali. Sono decine, alcune sono di consistenza meramente simbolica o poco più, ma altre spiccano per le loro dimensioni e valenza geopolitica. Per richiamarne alcune, con riferimento all'Europa, pensiamo, ad esempio, alla Joint Enterprise di stanza in Kosovo con 1.550 effettivi e centinaia di mezzi al seguito. Oramai la presenza italiana in Kosovo fa parte dello stesso panorama di quel Paese.

In Asia, invece, merita di essere citato il nostro impegno nell'UNIFIL di stanza in Libano quasi al confine con Israele, con un massimo di 1.290 uomini e al seguito circa 400 mezzi terrestri, 7 automobili e una nave. Inoltre, vi è la nostra cooperazione alla coalizione che combatte il sedicente Stato islamico, cui contribuiremo quest'anno con circa 1.000 effettivi, dotati di circa 200 mezzi terrestri e 16 aeromobili.

In Africa, invece, merita una speciale menzione la Missione bilaterale di supporto alla Repubblica del Niger con 500 effettivi dotati di 15 mezzi terrestri e 5 aeromobili, che potrebbe assumere una valenza strategica come terno securitario per il piano Mattei. In Niger, oltretutto, come ben sappiamo, non ci sono più i francesi e gli americani paiono in procinto di andarsene, quindi, la nostra permanenza in quel Paese oggi risulta ancora più importante.

Di particolare rilevanza appaiono poi anche - e, ovviamente, come Lega lo sottolineiamo ancora una volta - l'Operazione Mediterraneo Sicuro, che ora avrà fino ad 822 effettivi, 6 mezzi navali e 8 aeromobili, nonché, naturalmente, la partecipazione del nostro Paese ai dispositivi allestiti dall'Alleanza atlantica, per rassicurare i paesi situati sul cosiddetto fianco Est.

È importante sottolineare, signor Presidente, come per loro natura queste missioni non si profilino come interventi orientati al combattimento, anche se parliamo sempre di contingenti dotati di armi in funzione dissuasiva nei confronti di eventuali malintenzionati.

Si tratta, piuttosto, di contributi alla causa della pace, per i quali i soldati italiani godono di un'enorme rispettabilità all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Sono contento che l'Aula stia facendo partire un applauso per i nostri soldati, presenti anche nel Mar Rosso, dove la nostra Marina sta abbattendo i droni delle milizie Houthi, dove vi sono i cosiddetti pirati islamici del Mar Rosso e dove l'Italia sta dimostrando di saper non solo rappresentare, ma anche difendere le proprie rotte commerciali e difendere i propri interessi nazionali, anche abbattendo quei droni. Quindi, grazie ai militari e ai marinai che sono impegnati in quello scenario.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi non mandiamo i nostri soldati per fare la guerra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) - come, da qualche altra parte in Europa, si suggerirebbe di fare adesso in Ucraina -, ma al contrario per cercare di spegnere la fiamma della violenza.

Al riguardo, signor Presidente e onorevoli colleghi, senza troppi giri di parole, mi riferisco a quello che è stato detto per ben due volte dal Presidente Macron e sarò molto chiaro: un intervento diretto da parte di truppe unionali nel conflitto in Ucraina sarebbe una follia. La Lega è completamente contraria a questa ipotesi di scenario e il solo fatto che il Presidente di uno degli Stati dell'Unione europea abbia, per due volte, in contesti internazionali, pronunciato, paventato l'idea dell'invio di truppe unionali in quello scenario è qualcosa di pericoloso.

Allora, voglio portare, ancora una volta, a conoscenza dell'Aula - ringraziando il collega Zoffili e i colleghi della Commissione difesa, di cui io faccio parte - il fatto che nel mio ruolo parlamentare di presidente della XIV Commissione politiche dell'Unione europea ho invitato l'ambasciatore di Francia a venire a conferire davanti alla Commissione, che io presiedevo, sulle pericolose parole pronunciate dal Presidente Macron (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ovviamente, lo sappiamo che il Parlamento non ha il potere di convocazione; quindi, non è chiaramente una convocazione, è un invito, ma ritengo che l'ambasciatore di Francia a Roma debba chiarire, precisare ed eventualmente smorzare le parole del suo Governo e debba farlo qui, in una sede parlamentare. In questo contesto, intendo estendere l'invito, oltre a tutti i componenti della XIV Commissione, anche a tutti i membri delle Commissioni affari esteri e difesa di questo ramo del Parlamento.

Detto questo, ringraziando ancora una volta i colleghi della difesa per l'opportunità che mi è stata data di fare questo intervento, dichiaro il voto favorevole del gruppo Lega alla risoluzione di maggioranza e alla prosecuzione di questa importantissima audizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei iniziare con un ringraziamento non retorico alle donne e agli uomini delle Forze armate che sono impegnati, oltre 12.000, nelle missioni internazionali.

Però, partiamo da un presupposto. È evidente, lo dico al Governo, che, rispetto a 10 mesi fa, quando abbiamo discusso queste stesse missioni internazionali, c'è, a mio avviso, un fatto importante che è accaduto, un fatto che ha infuocato ancora di più le fiamme nel mondo, cioè la vicenda mediorientale e quello che sta accadendo a Gaza, a Rafah, che vede tutti noi con grande preoccupazione.

Poi, fatemi dire ancora una volta, noi discutiamo delle missioni internazionali cinque mesi dopo (l'anno scorso le abbiamo discusse a luglio, oggi lo facciamo a maggio) quando, in realtà, sostanzialmente le missioni già sono in atto. Una discussione al riguardo la dobbiamo fare, perché non possiamo immaginare di ragionare su quella che deve essere una proiezione politica di ogni singola missione, quando le nostre donne e i nostri uomini - che ringraziamo, insieme a quelli delle ONG e a tutti quelli che lavorano per le missioni internazionali di pace -, sono già lì e stanno lavorando e operando.

Allora, l'altra cosa importante che bisogna fare - e so che, da questo punto di vista, il Ministro ne è consapevole - è cambiare la legge n. 145 e, in qualche modo, renderla semplificata, soprattutto negli accordi intergovernativi; questo probabilmente ci permetterà di dare una forza in più, una velocità in più e di fare una discussione vera nel merito delle singole missioni perché non possiamo far finta di non sapere che questa discussione spesso diventa burocratica. Noi abbiamo un quadro internazionale molto complesso, come tutti sanno, e penso alla vicenda del Medio Oriente, a quella del Mar Rosso, che abbiamo visto, alla questione Serbia-Kosovo, alla vicenda ucraina.

Allora, se guardiamo il Nordafrica e il Sahel, è abbastanza chiaro dove siamo: siamo in un mondo in fiamme. Io penso, lo dico soprattutto al Governo, che bisogna fare una riflessione seria, perché penso che da qui a un mese rischiamo di trovarci in un'altra condizione. Penso che ci voglia un'attenzione molto forte, soprattutto perché manca un'azione diplomatica che, a mio avviso, dovrebbe essere molto più forte da parte dell'Europa, la quale, in realtà, si è dimostrata completamente assente in questa partita, ma vi è anche - me lo faccia dire - un'azione debole del Governo da questo punto di vista. Non c'è un'azione vera sul piano diplomatico rispetto a quello che sta accadendo.

Non c'è. Perché lo dico? Perché il Partito Democratico ha condannato, in modo chiaro e forte, l'attacco di Hamas e ha altrettanto condannato la reazione del Governo di Israele che ha causato un esorbitante numero di vittime civili e una catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza. Lei stamattina, Sottosegretario, è arrivato in Aula dicendoci che, in realtà, si riaprono i finanziamenti all'UNRWA.

Innanzitutto, mi faccia dire grazie al Presidente Mattarella che lo ha detto all'ONU; è solo grazie a quelle parole che oggi ritorna qui, in Aula, la questione che il Partito Democratico ha detto da mesi. Da mesi! Voi siete stati silenti rispetto a questa cosa; è un tema di diritti umani, sul quale c'è un problema.

Tuttavia, mi faccia dire un'altra cosa: lei pone una questione che riguarda l'UNRWA, con delle condizioni. Penso che questo sia un problema, perché, nel frattempo, l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo sta bloccando e ha sospeso i progetti per Gaza, dove in realtà ci sono migliaia, milioni di persone affamate, in una condizione di difficoltà. Penso che questa non sia altro che un'operazione di facciata: ci vuole un po' di coraggio in più dal punto di vista diplomatico, ma anche dal punto di vista operativo, mi faccia dire.

Sosteniamo, come abbiamo sempre fatto, la vicenda della missione in Ucraina. Anche lì, occorre la necessità di ribadire che si eserciti un ruolo diplomatico, perché è evidente che c'è una condizione che sta cambiando. E allora, attenzione a non porre una condizione vera sulla quale dobbiamo discutere.

Sulla Libia, noi abbiamo detto con chiarezza - lo abbiamo già detto l'anno scorso e lo ribadiamo quest'anno - che non voteremo la Scheda 42, perché ci sono molti - molti! - e diverse organizzazioni umanitarie che vanno tutte nella stessa direzione, cioè parlano di prove di torture sistematiche da parte delle autorità a capo dei centri di detenzione, tra cui figurano anche alcuni settori della Guardia libica. Allora, davanti a questo, perché il Governo continua a finanziare una missione di questo tipo? Perché questo diventa un altro elemento distorsivo di una condizione del mondo.

E poi, mi faccia dire, c'è la vicenda del Piano Mattei, che è una chimera, perché nessuno sa, in realtà, che cosa sia. Questo dimostra ancora una volta che, anche sulle missioni, siccome c'è, come dire, una presenza troppo parcellizzata, che quindi rende fragile la situazione, a mio avviso, forse è importante che ne ridiscutiamo, andando a vedere quali sono gli obiettivi per fare una discussione vera al riguardo. Infatti, cari colleghi, se noi non mettiamo questo all'ordine del giorno e non facciamo una discussione vera, io penso che, da questo punto di vista, non facciamo un buon servizio né all'Italia, né all'Europa, né al mondo, né alle parti rispetto a cui noi, sostanzialmente, svolgiamo una grande operazione di stabilizzazione. Infatti, tutto ciò avviene grazie alle donne e agli uomini, alla qualità delle persone che noi abbiamo e a una caratteristica che, sì, è italiana: avere la capacità di costruire relazioni tra posizioni diverse.

Però, mi faccia dire, sul Piano Mattei, non conosciamo quali progetti, quali Paesi, quali costi, né soprattutto quale prospettiva politica avrà sulla vicenda africana - perché ancora non lo capiamo, o forse sì - se non quella della propaganda sull'immigrazione. E allora, è qui, su tutto questo, che c'è una discussione in atto. Proviamo a mettere in atto una discussione, affinché si possa costruire politicamente un ragionamento di merito in termini di prospettiva politica. Da parte del Governo vediamo il vuoto su tutto quello che sta accadendo, perché, nonostante quello che accade, il nostro obiettivo è…

PRESIDENTE. Deve concludere...

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Chiudo, Presidente. Noi voteremo a favore delle missioni, esclusa quella libica, ma vogliamo dire con chiarezza che abbiamo bisogno di fare una discussione approfondita e non renderla burocratica, vista la carenza, soprattutto dal punto di vista sostanziale, dell'azione diplomatica del Governo, che sta mancando profondamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Deputato Graziano, volevo solo avvisarla che aveva un minuto a disposizione per chiudere il ragionamento.

Salutiamo studenti e insegnanti dell'Istituto tecnico tecnologico “Vincenzo Dandolo”, di Orzivecchi, in provincia di Brescia, che assistono ai nostri lavori dalle tribune, e li ringraziamo per questo (Applausi).

Ha chiesto di parlare il deputato Mauro Malaguti. Ne ha facoltà.

MAURO MALAGUTI (FDI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, Governo, credo che non sfugga a nessuno che nel mondo, ormai, si siano creati due blocchi, due grandi alleanze, tra Paesi totalitari e democrazie occidentali. La cosa singolare è che, nel blocco dell'alleanza dei cosiddetti Paesi totalitaristi, ci sono Paesi totalitari di stampo politico, come la Corea del Nord, la Cina e la Russia, e altri di matrice religiosa, come l'Iran e altre fazioni radicalizzate islamiche.

Si tratta di Paesi che, tra loro, non avrebbero nulla da condividere, anzi, dovrebbero essere in conflitto tra loro, proprio per questa loro diversa matrice. Infatti, da una parte, la religione legifera e applica le leggi, dall'altra, la religione, nei Paesi di stampo totalitario politico, conta ben poco. Eppure, sono accomunati da un unico comune denominatore: il comune nemico, ossia le democrazie occidentali. In questo panorama internazionale, i nostri soldati, i nostri militari, si sono sempre caratterizzati per una particolare capacità di dialogo con tutti, anche con le forze più radicalizzate, per la loro empatia nei teatri di guerra con la popolazione civile e per la loro disponibilità ad aiutare chiunque.

Un altro aspetto fondamentale di queste missioni è il nostro ruolo di piattaforma nel Mediterraneo, un ruolo a cui non possiamo rinunciare perché il fronte Sud sarà sempre più importante nei prossimi anni anche per le infiltrazioni di stampo terroristico e per i movimenti radicalizzati religiosi.

L'ammontare dei costi per il 2024 per queste missioni corrisponde a 1 miliardo e 800 milioni circa. Io voglio ricordare che la sola difesa di quella notte in cui l'Iran ha attaccato Israele è costata 1 miliardo di dollari. Quell'attacco è passato sulle cronache quotidiane quasi come una cosa da poco, perché si dice che non abbia sortito quasi niente, a parte aver ferito due ragazzini (e per loro qualcosa è stato); ma, al di là di quello, si dice che sia stata ben poca cosa. Ebbene, quella “ben poca cosa” è stata debellata grazie agli F18 che si sono alzati dalla Eisenhower, alla RAF che si è alzata da Cipro, ai caccia francesi e ai caccia giordani, che sono per la prima volta intervenuti quando questi missili e questi droni passavano sul territorio giordano. Malgrado questo, si è riusciti ad abbattere tutto il resto dei droni e dei missili grazie al sistema Iron Dome, di cui è dotata Israele, un sistema di grandissima avanguardia a livello internazionale, che noi ovviamente non abbiamo, e grazie a questo è riuscita a difendersi.

E allora, quando facciamo una valutazione sulle risorse che impieghiamo in queste missioni, forse faremmo bene a considerare anche quanto è costata la difesa di una sola notte di attacco da un Paese che, comunque, detiene delle testate nucleari e sta arricchendo ancora l'uranio per avere altre testate nucleari.

Il Consiglio Affari esteri delle nazioni europee ha dato il via libera alla missione Eunavfor Aspides, destinata ad assicurare la protezione del traffico mercantile dagli attacchi dei ribelli Houthi yemeniti nel Mar Rosso.

Oltre ad essere stato uno dei Paesi promotori di questa iniziativa e avendo visto assegnarsi il comando tattico delle operazioni, per l'Italia diventava importante accelerare al massimo l'iter parlamentare di approvazione della missione e, di conseguenza, di tutte le altre missioni. L'approvazione definitiva è arrivata con il voto favorevole di Camera e Senato quando le navi dei vari Paesi, in attesa di confluire in Aspides, erano già presenti in zona di operazione e impegnate nell'ingaggio di bersagli Houthi. Per sommi capi, gli interventi in oggetto consisteranno in agevolare l'impiego, a livello operativo, delle unità e dei mezzi impiegati nella stessa area, al fine di incrementare l'interoperatività e, quindi, la funzionalità.

L'analisi complessiva del contesto in cui si inseriscono le missioni è contenuta nella Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo e sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, che illustra come l'Italia intende agire quest'anno e si apre con la seguente considerazione di carattere generale: l'attuale contesto geostrategico di riferimento è caratterizzato dal moltiplicarsi di focolai di crisi di crescente rilevanza e complessità, particolarmente in quel Mediterraneo allargato che costituisce la nostra area di primario interesse strategico.

È un'area che rimane ancora pervasa da varie dinamiche destabilizzanti, da quelle più tradizionali, come terrorismo, instabilità endemica di diversi Paesi e, soprattutto, situazioni di conflitto più o meno latenti, a quelle relative e più recenti, come sicurezza energetica e fenomeni migratori.

L'Italia rimane, a tutti gli effetti, al centro di un arco di crisi che, partendo dal confine orientale dell'Alleanza atlantica, influenzato dal conflitto russo-ucraino, si estende verso sud, evidenziando una tensione diffusa, dapprima nel Caucaso, in Georgia e Armenia, poi, in Medio Oriente, scosso dal conflitto in corso a Gaza e dai diversi altri focolai di crisi più o meno recenti, come quello del Mar Rosso, si prolunga ancora verso sud, piegandosi al tempo stesso anche verso Occidente, per evidenziare le condizioni di instabilità di molte regioni africane, come Nordafrica, Sahel e Corno d'Africa e, infine, chiude questa sorta di cerchio, ritornando a quello che è il nostro immediato vicinato, cioè i Balcani occidentali…

PRESIDENTE. Chiedo scusa se la interrompo. Colleghi, abbiamo atteso che si ripristinasse un po' di silenzio, ma non è servito a molto. Quindi, vi prego di prendere posizione, di non dialogare con i vostri colleghi in Aula, di non fare capannelli, di non dare le spalle alla Presidenza, tutte le solite raccomandazioni che per distrazione evidentemente sfuggono. Colleghi! Deputato Malaguti, porti pazienza, attendiamo che l'Aula faccia silenzio e la metta nelle condizioni di proseguire la sua dichiarazione di voto. Ovviamente, il tempo lo abbiamo fermato. Bene, prosegua.

MAURO MALAGUTI (FDI). Grazie, Presidente. Questa analisi conduce direttamente alle aree geografiche di intervento delle Forze armate per il 2024, con il Mediterraneo sempre centrale, dal quale puntare verso i Balcani e verso il fianco orientale della NATO, quando si parla di Europa. Partendo ancora dal Mare Nostrum, si sviluppa poi un'altra direttrice tutta africana che ci porta nel nord del continente e, poi, verso la fascia subsahariana in direzione del Corno d'Africa, con puntate anche verso altre zone specifiche, con infine un'ulteriore direttrice che punta direttamente verso il quadrante medio orientale.

Si definisce anche come si articolerà la nostra presenza militare nell'Indo-Pacifico, ritenuta comunque necessaria sia per contribuire al mantenimento della stabilità nella regione, sia per crescenti collaborazioni in campo con i Paesi della regione. Essa, di fatto, avverrà attraverso strumenti di cosiddetta diplomazia militare ed esercitazioni congiunte, dunque, meccanismi che non rientrano tra quelli previsti dalla legge n. 145 del 2016. A questo proposito, si ricorda che per tale presenza potrebbe essere davvero importante avere come protagonista principale la Marina militare italiana. Nella seconda metà dell'anno è, infatti, previsto l'invio nell'Indo-Pacifico di un gruppo navale incentrato sulla portaerei Cavour, che dovrebbe partecipare alle esercitazioni Pitch Black in Australia, per le quali si unirebbe anche uno schieramento di diversi velivoli dell'Aeronautica militare e, successivamente, alla RimPac (Rim of the Pacific) e cioè alla più grande esercitazione aereo-navale del mondo, a meno di eventuali ulteriori sconvolgimenti sul piano internazionale. Tra le nuove missioni, bisogna certamente sottolineare la Levante, la nuova operazione, con un chiaro profilo umanitario, destinato a forze in supporto alla popolazione civile palestinese nella Striscia di Gaza, un'attività che prevede lo schieramento di una unità navale con capacità sanitaria, un ospedale da campo dell'esercito, ove possibile, e l'analoga possibilità di effettuare aviolanci di beni di prima necessità e, più in generale, di rafforzare la nostra presenza nel Mediterraneo orientale. La missione avrà durata di un anno e potrà collaborare con il dispositivo aeronavale.

Un'altra missione importante è l'Aspides, ma credo che il tempo ormai sia scaduto, per cui vado alle conclusioni, con una breve riflessione. In un panorama mondiale di tensione come quello che stiamo vivendo, buona parte della nostra credibilità internazionale viene anche e proprio da queste missioni, dal sacrificio dei nostri soldati impegnati per la difesa della pace. Abdicare a questi impegni significherebbe rinunciare al nostro ruolo nell'ambito dell'alleanza delle democrazie occidentali, significherebbe abiurare alle nostre tradizioni culturali di liberaldemocrazia, significherebbe cedere a quei totalitarismi che le nostre generazioni precedenti hanno sempre combattuto per assicurarci la libertà. Per questi motivi, il nostro voto sarà assolutamente e convintamente favorevole alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Si sono così concluse le dichiarazioni di voto.

(Votazioni - Doc. XVI, n. 3)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto preliminarmente che i dispositivi delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Faraone ed altri n. 6-00117 e Richetti ed altri n. 6-00118 sono identici, in quanto volti ad autorizzare tutte le missioni, recando altresì il medesimo impegno aggiuntivo riferito alla scheda n. 35.

Avverto, inoltre, che sono state avanzate dai gruppi diverse richieste di votazioni per parti separate, tenendo conto del complesso delle quali la Presidenza - fermo restando che i dispositivi di tutte le risoluzioni saranno posti in votazione distintamente dalle relative premesse - porrà in votazione, congiuntamente, ove ne sussistano i presupposti, i dispositivi di tutte le risoluzioni presentate, limitatamente alle missioni che risultano autorizzate in tutti gli atti di indirizzo.

In particolare, la prima votazione avrà ad oggetto tutti i dispositivi delle risoluzioni con specifico riferimento alle missioni relative all'Europa nn. 1, 2, 3, 37, 38 e 39, relative all'Asia nn. 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13 e 40, relative all'Africa nn. 14, 18, 19, 20, 21, 22 e 23, relative al potenziamento di dispositivi nazionali e della NATO nn. 27, 30, 31, 32, 35 e 36, relative a interventi di cooperazione allo sviluppo nn. 43, 44, 45 e 46, tutte autorizzate.

Successivamente, sulla base delle richieste di votazione per parti separate del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra saranno posti in votazione, congiuntamente e con un unico voto, i dispositivi delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Braga ed altri n. 6-00115, Pellegrini ed altri n. 6-00116, Faraone ed altri n. 6-00117 e Richetti ed altri n. 6-00118, limitatamente alle parti in cui autorizzano le missioni di cui alle schede nn. 4, 5, 24, 28, 29, 33 e 34.

Sulla base delle richieste di votazione per parti separate del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra saranno quindi posti in votazione, congiuntamente, i dispositivi delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Braga ed altri n. 6-00115, Pellegrini ed altri n. 6-00116, Faraone ed altri n. 6-00117 e Richetti ed altri n. 6-00118, limitatamente alle parti in cui autorizzano le missioni di cui alla scheda n. 15, alla scheda n. 16, alla scheda n. 17, alla scheda n. 41 e alla scheda n. 26. Per ciascuna di tali schede saranno effettuate distinte votazioni.

Successivamente, sulla base delle richieste di votazione per parti separate del gruppo MoVimento 5 Stelle, saranno posti in votazione, congiuntamente, i dispositivi delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Braga ed altri n. 6-00115, Faraone ed altri n. 6-00117 e Richetti ed altri n. 6-00118, limitatamente alle parti in cui autorizzano le missioni di cui alle schede nn. 6 e 25. Per ciascuna di tali schede saranno effettuate distinte votazioni.

Sulla base delle richieste di votazione per parti separate avanzate dai gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra, saranno quindi posti in votazione, congiuntamente e con un'unica votazione, i dispositivi delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Faraone ed altri n. 6-00117 e Richetti ed altri n. 6-00118, limitatamente alla parte in cui autorizzano la missione di cui alla scheda n. 42.

In caso di approvazione, in occasione della prima votazione, della missione di cui alla scheda n. 35, si passerà quindi alla votazione congiunta dei dispositivi delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Braga ed altri 6-00115, Faraone ed altri n. 6-00117, Richetti ed altri n. 6-00118 limitatamente alla parte recante il medesimo impegno aggiuntivo riferito a tale missione. Seguiranno, in fine, distintamente le votazioni sulle premesse delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114 e Braga e altri n. 6-00115. A tale proposito comunico che i presentatori della risoluzione n. 6-00114 hanno accettato la proposta di riformulazione avanzata dal Governo.

Si passerà, quindi, alla risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00116, in relazione alla quale in caso di approvazione delle missioni nn. 9, 17, 24, 29, 30, 31, 32, 33, 43 e 45 saranno posti comunque in votazione distintamente gli impegni aggiuntivi e i contenuti dispositivi riferiti alle medesime missioni, fermo restando che in caso di approvazione delle missioni di cui alle schede nn. 6 e 25 saranno considerate precluse le corrispondenti parti del dispositivo in cui si prevedono condizioni all'autorizzazione delle medesime missioni. Seguirà la votazione delle premesse della risoluzione e si passerà, infine, distintamente, alla votazione delle premesse delle risoluzioni Faraone ed altri n. 6-00117, Richetti ed altri n. 6-00118 e Fratoianni ed altri n. 6-00119.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui dispositivi congiunti delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Braga ed altri n. 6-00115, Pellegrini ed altri n. 6-00116, Faraone n. 6-00117, Richetti ed altri n. 6-00118 e Fratoianni ed altri n. 6-00119, limitatamente alle missioni relative all'Europa nn. 1, 2, 3, 37, 38 e 39, all'Asia nn. 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13 e 40, all'Africa nn. 14, 18, 19, 20, 21, 22 e 23, relative al potenziamento di dispositivi nazionali e della NATO nn. 27, 30, 31, 32, 35 e 36 e relative a interventi di cooperazione allo sviluppo nn. 43, 44, 45 e 46, che tutti gli atti di indirizzo presentati sono volti ad autorizzare. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui dispositivi congiunti delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Braga ed altri n. 6-00115, Pellegrini ed altri n. 6-00116, Faraone n. 6-00117 e Richetti ed altri n. 6-00118 limitatamente alle parti in cui autorizzano le missioni di cui alle schede nn. 4, 5, 24, 28, 29, 33 e 34. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui dispositivi congiunti delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Braga ed altri n. 6-00115, Pellegrini ed altri n. 6-00116, Faraone n. 6-00117 e Richetti ed altri n. 6-00118 limitatamente alle parti in cui autorizzano le missioni di cui alla scheda n. 15. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui dispositivi congiunti delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Braga ed altri n. 6-00115, Pellegrini ed altri n. 6-00116, Faraone n. 6-00117 e Richetti ed altri n. 6-00118 limitatamente alle parti in cui autorizzano le missioni di cui alla scheda n. 16. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui dispositivi congiunti delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Braga ed altri n. 6-00115, Pellegrini ed altri n. 6-00116, Faraone n. 6-00117 e Richetti ed altri n. 6-00118 limitatamente alle parti in cui autorizzano le missioni di cui alla scheda n. 17. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui dispositivi congiunti delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Braga ed altri n. 6-00115, Pellegrini ed altri n. 6-00116, Faraone n. 6-00117 e Richetti ed altri n. 6-00118 limitatamente alle parti in cui autorizzano le missioni di cui alla scheda n. 41. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui dispositivi congiunti delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Braga ed altri n. 6-00115, Pellegrini ed altri n. 6-00116, Faraone n. 6-00117 e Richetti ed altri n. 6-00118 limitatamente alle parti in cui autorizzano le missioni di cui alla scheda n. 26. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui dispositivi congiunti delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Braga ed altri n. 6-00115, Faraone n. 6-00117 e Richetti ed altri n. 6-00118 limitatamente alle parti in cui autorizzano le missioni di cui alla scheda n. 6. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui dispositivi congiunti delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Braga ed altri n. 6-00115, Faraone n. 6-00117 e Richetti ed altri n. 6-00118 limitatamente alle parti in cui autorizzano le missioni di cui alla scheda n. 25. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui dispositivi congiunti delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Faraone n. 6-00117 e Richetti ed altri n. 6-00118 limitatamente alla parte in cui autorizzano la missione di cui alla scheda n. 42. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui dispositivi congiunti delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Braga ed altri n. 6-00115, Faraone n. 6-00117 e Richetti ed altri n. 6-00118 limitatamente alla parte recante l'identico impegno aggiuntivo riferito alla missione di cui alla scheda n. 35. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Essendo stato già approvato integralmente il dispositivo della risoluzione Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, indìco ora la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa, come riformulata, della risoluzione Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114. Il parere del Governo è favorevole.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla risoluzione Braga ed altri n. 6-00115, il cui dispositivo a seguito delle votazioni precedenti è stato approvato salvo che per la parte volta a negare l'autorizzazione alla proroga della missione n. 42, che è risultata preclusa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Braga ed altri n. 6-00115. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla risoluzione Pellegrini ed altri 6-00116, il cui dispositivo a seguito delle votazioni precedenti è stato in parte approvato, mentre sono rimasti preclusi i capoversi riferiti alle missioni nn. 6 e 25, in quanto volti a condizionare la relativa autorizzazione, e il capoverso relativo alla missione n. 42 volto a non autorizzare la proroga.

Residuano, quindi, le sole parti del dispositivo recanti impegni aggiuntivi rispetto alle missioni già precedentemente autorizzate, che quindi porrò ora distintamente in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00116, limitatamente alla parte recante un impegno aggiuntivo riferito alla missione n. 9, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00116, limitatamente alla parte recante un impegno aggiuntivo riferito alla missione n. 17, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00116, limitatamente alla parte recante un impegno aggiuntivo riferito alla missione n. 24, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00116, limitatamente alla parte recante un impegno aggiuntivo riferito alla missione n. 29, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00116, limitatamente alla parte recante un impegno aggiuntivo riferito alla missione n. 30, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00116, limitatamente alla parte recante un impegno aggiuntivo riferito alla missione n. 31, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00116, limitatamente alla parte recante un impegno aggiuntivo riferito alla missione n. 32, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00116, limitatamente alla parte recante un impegno aggiuntivo riferito alla missione n. 33, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00116, limitatamente alla parte recante un impegno aggiuntivo riferito alla missione n. 43, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Presidente!

PRESIDENTE. Come ci insegna, se vuole, può venire a correggerlo qui, le chiedo scusa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00116, limitatamente alla parte recante un impegno aggiuntivo riferito alla missione n. 45, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Pellegrini ed altri n. 6-00116, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla risoluzione Faraone ed altri n. 6-00117.

Essendone stato già approvato integralmente il dispositivo, pongo in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00117, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Passiamo alla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00118.

Essendo stato già approvato integralmente il dispositivo, pongo in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00118, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Passiamo alla risoluzione Fratoianni ed altri n. 6-00119, il cui dispositivo - a seguito delle votazioni precedenti - è stato in parte approvato e in parte precluso. Pongo, pertanto, in votazione la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Fratoianni ed altri n. 6-00119, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Dante Alighieri”, di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Silvestri. Ne ha facoltà. Colleghi, ricordo che ci sono ancora argomenti all'ordine del giorno. Prego, deputato Silvestri.

FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Presidente, mi chiedo se vi sembra normale che il nostro Paese, che il popolo italiano debba venire a conoscenza che questo Governo sta mandando missili a lunga gittata nel conflitto ucraino-russo, non dal Ministro della Difesa italiano, ma dal Ministro della Difesa britannico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io mi chiedo se vi sembra normale una cosa del genere.

Tra l'altro, io credo che questo Governo - l'ho chiesto ieri in Capigruppo - debba venire su questo immediatamente a riferire, perché, sostanzialmente, ha mentito al Parlamento e ve lo dimostro. Ministro Crosetto, 10 gennaio scorso all'Aula: “(…) posso confermare che anche questo ottavo pacchetto di aiuti militari è costituito da equipaggiamenti e sistemi d'arma volti a rafforzare solo e soltanto le capacità difensive (…)”. Tajani è andato oltre nella sua intervista ad Avvenire: “Abbiamo sempre detto che mai avremmo mandato missili offensivi a truppe, ma solo una contraerea e armi difensive, nello spirito della nostra Costituzione”. In questo senso, nel Documento di programmazione della Difesa, firmato dal Ministro Crosetto, le armi che abbiamo inviato sono così classificate: armi strategiche in grado di modificare le sorti di un conflitto con attacchi in profondità.

Allora, non ci prendete in giro, io voglio sapere se i Ministri leggono i documenti che producono prima di andare a fare queste dichiarazioni. È indegno che questo Parlamento non sappia nulla, che qui permanga un segreto che abbiamo solo noi in tutta Europa. Solamente in Italia c'è questo segreto, non ce l'ha più nessuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Quindi, non veniteci più a dire che è un segreto strategico, perché non è che i francesi o i britannici o i tedeschi sono degli idioti filo-putiniani. Siete voi che avete bisogno di mantenere questo segreto e ci dovete spiegare il motivo, ci dovete spiegare perché apprendiamo le cose dagli altri Governi.

Vogliamo che il Ministro Tajani o Crosetto - fate come diavolo volete - vengano qui a dirci quello che dovevano dirci mesi fa. E, soprattutto, ho letto ieri una dichiarazione del Ministro Tajani - probabilmente gli avranno riferito che il MoVimento 5 Stelle aveva chiesto un'informativa -, che dice: “no, ma queste armi sono sicuro che verranno usate a livello difensivo”. Non ci deve rispondere con un'agenzia, deve venire qui a parlare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché il Parlamento funziona in questa maniera, questo Paese funzionava in questa maniera prima del vostro arrivo.

Perché noi vogliamo sapere se abbiamo istruttori che stanno in Ucraina, chi metterà le coordinate su queste dotazioni, dobbiamo avere le informazioni che ci spettano, spettano alla popolazione italiana. Quindi continuate, spero che il Ministro per i Rapporti con il Parlamento continui a chiamare questo Governo, e ci aspettiamo immediatamente che il Governo venga qui a riferire, perché probabilmente abbiamo delle cose da dirgli che non riusciamo a dirgli perché solo in questo Paese abbiamo un segreto indegno. Voi che parlavate di trasparenza sotto il COVID e sotto tutte le altre baggianate che avete sempre affermato a livello di trasparenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Allora come mai solo su determinate cose volete sapere, volete trasparenza e su altre siete gli unici in tutto il mondo a mantenere questo segreto? Venga il Governo e ci risponda anche a questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, Presidente, vorrei associarmi alla richiesta di informativa fatta poc'anzi dal collega Silvestri. Ritengo, riteniamo anche noi che quello che è accaduto sia molto grave. Si tratta di una scelta che va innanzitutto motivata, oltre che comunicata per tempo e nelle forme opportune a questo Parlamento.

Il dibattito sulle armi, sulla natura delle armi inviate in Ucraina è un dibattito antico. È cominciato all'inizio dell'invasione russa con i primi invii di armi ed è un dibattito che talvolta ha sfiorato perfino punte discutibili di ridicolo a proposito della natura difensiva o offensiva.

Si è spesso obiettato: “ma, insomma, dipende da come le usi, se hanno una natura difensiva o offensiva, e comunque c'è una guerra; insomma, che volete?”. Sono d'accordo con queste obiezioni. C'è però un punto, che riguarda quello che sta accadendo in questo momento; riguarda, come ho avuto modo di dire in dichiarazione di voto sulle missioni internazionali, il contesto nel quale ci troviamo.

C'è un dibattito in Europa, nella comunità internazionale, abbiamo autorevolissimi leader di autorevoli Paesi che ogni giorno rilanciano ipotesi che vorremmo definire fantasiose, ma che, purtroppo, dobbiamo definire drammatiche, come quelle di inviare truppe direttamente sul terreno, di entrare direttamente in conflitto con la Russia rispetto al conflitto che la Russia ha scatenato contro l'Ucraina.

Abbiamo autorevoli leader internazionali che, come i pianisti sul Titanic, stanno lì a rilasciare dichiarazioni, avviando l'Europa e il mondo intero verso il baratro nucleare. Su queste dichiarazioni, e va riconosciuto, il nostro Governo, il Ministro Crosetto, per primo il Ministro Tajani, hanno sempre risposto in modo netto: “no, non siamo d'accordo”. Hanno sempre lavorato per depotenziare, almeno sul piano dell'escalation delle parole. Però, che coerenza c'è tra questo posizionamento nel dibattito e le scelte concrete che, come è stato ricordato dal collega Silvestri, apprendiamo da esponenti di Governi di altri Paesi?

Aggiungo che c'è un problema in più che riguarda la qualità della democrazia rispetto a questo nodo. Come ormai è noto, abbiamo posto questa questione in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, l'abbiamo posta direttamente, tramite la nostra capogruppo Luana Zanella, il nostro capogruppo al Senato De Cristofaro, ai Presidenti di Camera e Senato: l'unica Commissione, nella reiterazione di questa incredibile vicenda - ormai, come è stato ricordato, solo italiana, per cui solo in Italia non ci può essere trasparenza decisa rispetto a quello che accade -, in cui è reso noto l'elenco delle armi è il Copasir.

Come è noto, in quella Commissione non tutti i gruppi parlamentari - e parliamo di gruppi parlamentari costituitisi dopo avere superato lo sbarramento alle elezioni e avere eletto i loro rappresentanti in Parlamento, come è accaduto per Alleanza Verdi e Sinistra - sono rappresentati. Vorrei dire che questo accentua il problema.

Allora, è un'occasione, questa, per quello che mi riguarda, signor Presidente, signor Sottosegretario, colleghi e colleghe, per porre due questioni insieme. La prima è quella che è stata già posta dal collega Silvestri: serve un'informativa, vogliamo discutere, vogliamo sapere se c'è un cambio di approccio. Si assuma la responsabilità, chi lo pensa, di motivarlo e di discuterlo in quest'Aula. Secondo, torniamo qui a porre con urgenza alla Presidenza della Camera e alla Presidenza del Senato una questione fondamentale di qualità della democrazia.

Non è più possibile continuare così. Serve un intervento normativo, è possibile farlo, ci sono precedenti nella storia della Repubblica, perché nel Copasir siano presenti anche le forze che oggi risultano escluse quasi alla metà della legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per chiedere, nel merito, che il Governo venga a rendere un'informativa in Aula. È legittimo, e mi associo alla richiesta dei colleghi dei 5 Stelle e di Fratoianni da questo punto di vista, perché poi nel merito vedremo se la discussione ci sarà. In realtà, il punto di fondo è che stiamo andando verso una direzione completamente diversa per quanto riguarda i teatri di guerra che sono oggi in atto intorno all'Italia.

Penso che, alla luce di quello che accade e, ovviamente, delle notizie che si apprendono anche dalla stampa, sia giusto che si venga in Aula a riferire e, soprattutto, a fare una discussione completa, perché anche quello che noi abbiamo detto in dichiarazione di voto sulle missioni internazionali, come si vede, poi comprende quello che sostanzialmente abbiamo detto prima. Spero che questa cosa accada presto perché è utile fare una riflessione molto importante e approfondita su quella che è, in realtà, la posizione dell'Italia sul piano europeo e sul piano internazionale.

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento su questo argomento. La Presidenza ha registrato, ovviamente, queste richieste di informativa. Peraltro, il Governo è presente attraverso il Sottosegretario di Stato per la Difesa, quindi la risposta da parte del Governo immagino arriverà per le vie brevi.

Ha chiesto di parlare su un altro argomento, sempre sull'ordine dei lavori, il deputato Mura. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MURA (FDI). Grazie, signor Presidente. Chiedo la sua attenzione e quella di quest'Aula perché lunedì 6 maggio, durante le operazioni di contenimento di un incendio boschivo nelle campagne tra Oristano e Palmas Arborea, Pietro Cabras, un agente del Corpo forestale e di vigilanza ambientale della regione Sardegna ha avuto un malore e si è accasciato al suolo. È stato prontamente soccorso dai suoi colleghi, ma, dopo un giorno di ricovero in una condizione medica gravissima, Pietro ieri sera non ce l'ha fatta.

Pietro era un agente dell'ultimo corso del Corpo forestale e di vigilanza ambientale della regione Sardegna e da qualche giorno era in forze al GAUF, il Gruppo di analisi e uso del fuoco, entrando in un reparto tra i più specializzati al mondo nella lotta agli incendi boschivi, per cui noi sardi andiamo fieri ed orgogliosi. Ieri sera, alle 21, Pietro ha lasciato la vita terrena, conquistando un posto tra gli eroi contemporanei della nostra società.

Nella speranza che il suo esempio di dedizione al territorio, all'ambiente e al pubblico servizio possa essere una guida per tutte le nuove generazioni, vorrei ringraziare Pietro per il suo percorso al servizio del bene comune, augurandomi che possa arrivare al Corpo forestale e di vigilanza ambientale, quindi a tutti i suoi colleghi, alla famiglia di Pietro e alla sua fidanzata il più sentito messaggio di cordoglio da parte mia, da parte del gruppo di Fratelli d'Italia. Mi farebbe molto piacere, con il suo consenso, signor Presidente, che possa altresì arrivare il messaggio di tutta l'Aula per la memoria di questo ragazzo che, purtroppo, ha interrotto il suo percorso di vita terrena troppo presto (Applausi).

PRESIDENTE. Mi pare che l'Aula abbia risposto anche al suo appello. È inutile precisare, ma lo faccio soltanto per questioni regolamentari, che non era un vero e proprio richiamo all'ordine dei lavori, però diciamo che l'argomento sicuramente meritava di essere attenzionato dall'Aula.

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulle richieste di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di procedimenti giudiziari nei confronti di Vittorio Sgarbi (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV-ter, n. 5-A e Doc. IV-ter, n. 6-A) (ore 12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di procedimenti giudiziari nei confronti di Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 5-A e Doc. IV-ter, n. 6-A).

La Giunta propone di dichiarare che i fatti, per i quali sono in corso i procedimenti, concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

(Discussione - Doc. IV-ter, n. 5-A e Doc. IV-ter, n. 6-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di parlare il relatore, deputato Andrea Giaccone, a cui lasciamo la parola, prego.

ANDREA GIACCONE (LEGA). Relatore. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la Giunta per le autorizzazioni riferisce congiuntamente all'Assemblea in ordine a due richieste di deliberazioni in materia di insindacabilità, entrambi riguardanti l'onorevole Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti.

La prima richiesta proviene da un procedimento penale presso il tribunale di Macerata ed è pervenuta alla Camera il 17 maggio 2021. La seconda trae origine da un procedimento civile pendente presso la corte di appello di Ancona ed è pervenuta alla Camera il 24 giugno 2021.

Tali richieste riguardano la medesima vicenda e, perciò, sono state esaminate dalla Giunta in maniera congiunta. Infatti, tanto il procedimento penale presso il tribunale di Macerata, quanto il procedimento civile pendente presso la corte di appello di Ancona, traggono origine dalle medesime dichiarazioni dell'onorevole Sgarbi, pubblicate il 6 maggio 2019 sulla propria pagina Facebook e, successivamente, riprese dalla stampa locale trentina.

Con le dichiarazioni contestate l'onorevole Sgarbi ha inteso replicare a due consiglieri provinciali di Trento, una consigliera del Partito Democratico e Alex Marini, consigliere del MoVimento 5 Stelle, i quali avevano criticato la sua nomina a Presidente del consiglio di amministrazione del Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, giudicata inopportuna e asseritamente motivata da ragioni politiche. Il consigliere Marini aveva in precedenza presentato un'interrogazione al consiglio provinciale di Trento, nella quale criticava la predetta nomina, sia per alcune condanne penali riportate in passato dall'onorevole Sgarbi, sia per un'ipotizzata incompatibilità tra la nomina stessa e il mandato parlamentare, ai sensi del decreto-legislativo 39 del 2013. Su tale presunta incompatibilità il Marini ha anche chiesto il parere dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), la quale ha stabilito che non sussistono ipotesi di violazione del decreto-legislativo 39 del 2013, a condizione che non vengano attribuite al presidente del consiglio d'amministrazione del Mart specifiche deleghe gestionali.

A seguito delle predette critiche, l'onorevole Sgarbi ha pubblicato sulla propria pagina Facebook la sua replica, che ha provocato la querela sporta dal Marini. In tale replica, infatti, l'onorevole Sgarbi aveva, sì, difeso la correttezza della nomina effettuata dalla giunta provinciale, ma, al contempo, aveva apostrofato reiteratamente il Marini stesso.

Così ricostruita la vicenda in esame, la giunta propone all'Assemblea di stabilire l'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Sgarbi. A sostegno di tale proposta si evidenziano i seguenti aspetti: in vari precedenti di questa legislatura e della legislatura passata la Giunta e l'Assemblea hanno manifestato più volte l'esigenza di pervenire a un criterio ermeneutico della insindacabilità dei parlamentari, che vada oltre la formalistica ricerca dell'atto tipico pregresso. In particolare, si è avuto modo di sottolineare, più volte, la necessità di superare tale puntiglioso formalismo, che non è assolutamente adeguato alle esigenze di un dibattito politico, nel quale il parlamentare deve poter utilizzare tutti gli strumenti e i modi di comunicazione pubblica che sono propri della società attuale, modi che sono caratterizzati, spesso, da una necessità di immediatezza della comunicazione, che è inconciliabile con il predetto formalismo.

Nel caso di specie, anche se la terminologia impiegata dall'onorevole Sgarbi non appare particolarmente felice nella forma e anche sgradevole nella sostanza, può ritenersi che le dichiarazioni espresse nel post su Facebook del 6 maggio 2019 siano inquadrabili nell'ambito di una critica politica - rilevante ai sensi e per gli effetti di quanto prevede l'articolo 3, comma 1, della legge n. 140 del 2003 - rivolta al consigliere Alex Marini. Della critica politica ricorrono, infatti, sia il requisito soggettivo, trattandosi - con tutta evidenza - di contrasti intercorsi tra soggetti politici attivi, un parlamentare e due consiglieri provinciali in carica, sia il requisito oggettivo, vertendo, la polemica in esame, su una nomina, quella di presidente del Mart, che è di competenza di un organo politico, la giunta provinciale di Trento. Che si tratti di polemica squisitamente politica è confermato dal fatto che le dichiarazioni dell'onorevole Sgarbi seguono quelle in cui il consigliere Marini attacca lo Sgarbi stesso con toni piuttosto accesi e coloriti, definendo, tra l'altro, la sua nomina a presidente del Mart come squisitamente politica, perché Sgarbi è affine alla destra e a Fugatti.

Da ultimo, mi preme segnalare che con la recentissima sentenza n. 125 del 25 gennaio 2024, successiva alla deliberazione della Giunta, il tribunale di Macerata, presso il quale pendeva il procedimento penale che ha dato origine a una delle richieste di insindacabilità, ha assolto l'onorevole Sgarbi dal reato di diffamazione a lui ascritto. In particolare, il tribunale ha condiviso la tesi della giunta, secondo cui le affermazioni dell'onorevole Sgarbi vadano inquadrate nella categoria della critica politica, essendo scaturite - cito - all'interno di un contrasto tra soggetti politici, nato dalla nomina, anch'essa politica, a presidente del Mart di Sgarbi, da parte della giunta provinciale di Trento.

Alla luce delle considerazioni espresse, la Giunta propone all'Assemblea di stabilire che le dichiarazioni rese dall'onorevole Sgarbi all'interno del post pubblicato sulla propria pagina Facebook il 6 maggio 2019 siano insindacabili, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.

PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-ter, n. 5-A e Doc. IV-ter, n. 6-A)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Siamo chiamati oggi a valutare la sindacabilità o l'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Sgarbi in un post pubblicato su Facebook il 6 maggio 2019. Un post che fa seguito ad alcune dichiarazioni di due consiglieri provinciali di Trento, in particolare del consigliere Alex Marini, che aveva criticato la nomina di Sgarbi a presidente del consiglio di amministrazione del Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, il Mart, giudicata inopportuna e comunque motivata da ragioni politiche. Il consigliere Marini aveva, in precedenza, anche presentato un'interrogazione al consiglio provinciale di Trento, nella quale criticava proprio la nomina, sia per alcune condanne penali riportate in passato da Sgarbi, sia per un'ipotizzata incompatibilità tra la nomina stessa e il mandato parlamentare, ai sensi del decreto-legislativo n. 39 del 2013.

A seguito delle predette dichiarazioni, l'onorevole Sgarbi aveva pubblicato sulla propria pagina Facebook una replica, che ha provocato la querela sporta dal Marini nei suoi confronti e, nel post del 6 maggio 2019, l'onorevole Sgarbi definiva i due consiglieri provinciali, quindi anche il consigliere Marini, utilizzando le seguenti espressioni: più volte li ha definiti inetti, depensanti, lautamente pagati per la loro assoluta incompetenza, uniti nella loro caparbia ignoranza, acclarata incompetenza, inutilmente e dannosamente pagati. Addirittura, li definisce onanisti e, infine, dice, sostanzialmente, che le loro menti sono ottenebrate. Nella memoria difensiva in sede penale, l'onorevole Sgarbi ha rappresentato che queste affermazioni, contenute nel post, costituivano una replica alle critiche e, quindi, dovevano rientrare nel concetto di critica politica.

Abbiamo appreso che, nel frattempo, il tribunale di Macerata ha assolto l'onorevole Sgarbi con sentenza del 25 giugno 2024, perché, secondo il Tribunale, il fatto non costituisce reato. Questa è la decisione sul lato penalistico, mentre rimane aperta la parte civilistica.

Premetto, però, che ritengo - quantomeno - uno sgarbo istituzionale che il GIP abbia prima - giustamente - sospeso il processo, in attesa del nostro giudizio sulla sindacabilità o insindacabilità, e poi, però, abbia ripreso il processo, citando la decisione della sola Giunta, che si è espressa, senza attendere il passaggio in Aula, che abbiamo oggi e che, invece, va a chiudere il processo. Sostanzialmente - così ne siamo tutti al corrente - per il tribunale di Macerata, quello che stiamo facendo in questo momento, almeno per quanto riguarda la parte penalistica, è assolutamente irrilevante.

È chiaro che non entriamo e non possiamo entrare nel merito, questo attiene alla magistratura. Però, va ricordato che, anche quando l'Aula dovesse affermare la sindacabilità, questo non significa poi prevedere un giudizio nel merito. Quindi, poteva esserci tranquillamente anche un giudizio di sindacabilità e poi il processo chiudersi con una piena assoluzione, questo è assolutamente legittimo. Almeno il giudice avrebbe potuto attendere la decisione che stiamo prendendo oggi, in quest'Aula. Ricordo, infatti, che l'insindacabilità non è una garanzia del singolo deputato, ma della sua funzione come parlamentare.

A mio parere, quindi, nel caso specifico, non c'è alcuna sussistenza di nesso funzionale tra le dichiarazioni dell'onorevole Sgarbi e la funzione di parlamentare: questo, tra l'altro, al di là dell'esistenza o meno di un precedente atto parlamentare, che è un criterio che già la Giunta sta rivalutando.

Si dovrebbe chiaramente spiegare come la sua nomina a presidente del CdA al Mart possa essere collegata alla sua attività parlamentare, tra l'altro all'epoca non aveva nemmeno incarichi governativi. Quindi, concludo: per questi motivi, come Alleanza Verdi e Sinistra, riteniamo che, nel caso in esame, non si possa invocare l'articolo 68, primo comma, della Costituzione, e quindi, voteremo per la sindacabilità, in quanto quelle utilizzate dall'onorevole Sgarbi non possono essere qualificate come opinioni espresse nell'esercizio della funzione parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI-PPE). Grazie, Presidente. Intervengo molto brevemente, perché il relatore ha individuato in maniera puntuale e corretta gli elementi necessari per una corretta contestualizzazione della vicenda. Non possono essere estrapolate espressioni che possono anche avere un contenuto di per sé offensivo ma, se riportate nell'ambito della vicenda che vede coinvolti l'onorevole Sgarbi e il consigliere Marini, ben si comprende che si tratta di una dialettica forte tra persone che svolgono una funzione politica riguardo vicende di carattere politico.

Voglio ricordare che le espressioni dell'onorevole Sgarbi sono anche la conseguenza dei toni utilizzati dal consigliere Marini particolarmente duri in quanto il medesimo è giunto a definire “pagliacciata” la nomina dell'onorevole Sgarbi a presidente del Mart sulla cui legittimità, voglio ricordare, si è peraltro pronunciata l'Autorità nazionale anti corruzione.

Dunque, riportandomi integralmente alle pregevoli considerazioni fatte dal relatore, riteniamo, come gruppo di Forza Italia, di votare per la insindacabilità.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo n. 3-Sebastiano Satta, di Alghero, in provincia di Sassari, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, occorre fare una premessa, anche se le parole che adesso risuonano in quest'Aula dovrebbero essere note, bene o male, a tutti noi.

Voglio riportarmi anche al dettato costituzionale: il parlamentare, dice per l'appunto la Costituzione, anche se cessato dalla carica, non può essere chiamato a rispondere dei voti dati e delle opinioni espresse nell'esercizio delle proprie funzioni. Perché la Costituzione ha voluto prevedere questa prerogativa? Ce lo dobbiamo chiedere. Per dare la possibilità ai parlamentari di offendere liberamente chicchessia, come nel caso di specie? Penso proprio di no. Per dare solo a noi un'area di immunità dalla norma penale, in spregio dell'articolo 3 della Costituzione? Nemmeno penso che sia così, assolutamente: siamo cittadini come gli altri, anche se rivestiamo una funzione particolare.

La risposta, invece, al perché di questa guarentigia risiede nel fatto che noi parlamentari dovremmo essere immuni da condizionamenti esterni: questo è lo spirito della norma. È quindi un fine nobile, sicuramente, e infatti il testo della norma, lo voglio ribadire, dice: “nell'esercizio delle loro funzioni”. Ciò significa che la guarentigia dell'articolo 68, primo comma, non può trovare applicazione al di fuori di questo campo.

La norma costituzionale è stata poi ripresa e ad essa è stata data attuazione attraverso la legge n. 140 del 2003, che tutti noi dovremmo conoscere, mi auguro. All'articolo 3 questa legge enumera gli atti tipici, nominati, attraverso i quali si estrinseca la funzione parlamentare. Sappiamo, anche in virtù della giurisprudenza costituzionale che si è formata sul tema, che la guarentigia di cui all'articolo 68 si esplica anche nei confronti di atti e comportamenti innominati, che non risultano ricompresi nel novero e nel catalogo di cui all'articolo 3 della legge che ho appena menzionato, purché siano legati da un nesso funzionale con l'esercizio delle attribuzioni parlamentari.

Allora, il nesso funzionale - questo è stato esplicitato - che cos'è? Lo ha detto la giurisprudenza costituzionale: è l'identità sostanziale fra l'opinione espressa in sede parlamentare e quella manifestata nella sede esterna; oltretutto, ci deve essere anche una contiguità temporale tra quello che viene espresso all'interno dell'Aula parlamentare e quello che viene detto dopo che dovrebbe avere, eminentemente, una funzione divulgativa.

Ora, mi dovete spiegare - vorrei chiederlo al relatore che ha già svolto la sua relazione - che cosa c'entra l'articolo 68, primo comma, della Costituzione, con questo caso. Io non l'ho ancora capito.

Veniamo al caso di specie: l'onorevole Sgarbi - questo recita il capo d'imputazione - avrebbe offeso, leggo, l'onore e la reputazione di Alex Marini, consigliere della provincia autonoma di Trento, apostrofandolo, reiteratamente, nel corpo di uno scritto pubblicato sulla pagina Facebook - quindi, ad ampia diffusione - come inetto, depensante, incompetente, ignorante e onanista, che fantasia. Tutto questo con una recidiva reiterata, specifica nel quinquennio, quindi non parliamo di una persona alla prima volta…

PRESIDENTE. Si avvii alla conclusione.

ENRICA ALIFANO (M5S). Ho un minuto solo? Questa vicenda ha dato luogo a due procedimenti: uno penale e uno civile. Ambedue adesso sono in grado di appello: in quello civile l'onorevole Sgarbi era attore, Marini ha presentato domanda riconvenzionale e il giudice del tribunale di primo grado ha condannato Sgarbi; in sede penale, invece, Sgarbi è stato assolto.

Ma qui non stiamo discutendo della vicenda giudiziaria, ci dobbiamo pronunciare sulla sindacabilità o meno delle sue espressioni: se, dunque, sussiste o meno un nesso funzionale tra quello che lui ha detto - e, quindi, ha esplicitato nel post pubblicato sulla pagina Facebook - e un'eventuale attività svolta a livello parlamentare. In ambedue i casi non sussiste assolutamente né l'atto tipico né tanto meno il nesso funzionale.

Quindi, noi preannunciamo ovviamente un voto favorevole sulla sindacabilità delle espressioni pronunciate o, meglio, scritte nel post menzionato, e contesto quello che ha detto il relatore. L'atto tipico non è semplicemente la ricerca di un puntiglioso formalismo, ma è l'in-sé della norma, perché in caso contrario dovremmo riconoscere che la guarentigia dell'insindacabilità non conosce limiti. Questo è in contrasto, oltre che con il disposto dell'articolo 68, anche con il principio di uguaglianza.

Alla fine, l'immunità finirebbe col degradare in privilegio e il privilegio ovviamente è in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, ma questo non è (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bisa. Ne ha facoltà.

INGRID BISA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, i fatti sono già stati esposti dal relatore in modo puntuale, quindi, non è necessario ripeterli in maniera approfondita, se non ricordando che si sviluppano all'interno del contesto della nomina a presidente del Mart dell'onorevole Sgarbi. Si tratta di due procedimenti, uno civile e uno penale.

A quest'Aula voglio far presente due cose in riferimento all'esame che abbiamo svolto in Giunta. La prima è che, dall'esame degli atti in Giunta, risulta che, nonostante il difensore dell'onorevole Sgarbi avesse sollevato - durante i procedimenti sia civili che penali - l'eccezione di cui all'articolo 68, primo comma, della Costituzione, tale eccezione sia stata di default rigettata da parte dei magistrati, senza trasmettere gli atti alla Camera di appartenenza per l'esame da parte della Giunta per le autorizzazioni, come invece l'autorità giudiziaria avrebbe dovuto fare.

Al contrario, cosa è successo? Sono state emesse una sentenza di condanna in ambito civile e, come abbiamo sentito da parte del relatore che ci ha aggiornato, una sentenza di assoluzione in ambito penale. Contro la sentenza civile, giustamente, l'onorevole Sgarbi ha proposto appello e ha nuovamente eccepito l'insindacabilità delle opinioni espresse ai sensi dell'articolo 68. Solo a seguito dell'accoglimento di questa eccezione da parte della Corte d'Appello di Ancona, la Giunta per le autorizzazioni di questa Camera ha potuto esaminare e gli atti e capire se quelle offese, per le quali l'onorevole Sgarbi era stato attenzionato, rientrassero o meno nelle guarentigie dell'articolo 68.

Ho rilevato ciò perché è giusto che l'Assemblea venga a conoscenza anche delle modalità con cui la magistratura svolge la propria attività. Io ho ribadito più volte in quest'Aula che le norme si applicano, non si interpretano. Infatti, la norma dell'articolo 68 della Costituzione e, a livello procedurale, quella dell'articolo 3 della legge n. 140 del 2003, non necessitano interpretazioni, perché sono norme chiare e si devono applicare.

In riferimento, invece, al secondo punto, entrando in merito alla questione che ci compete nel dettaglio - e cioè se sia o meno applicabile, al caso di specie, l'articolo 68 della Costituzione -, riteniamo, in quanto gruppo Lega, come abbiamo già fatto in Giunta per le autorizzazioni, di aderire alle conclusioni della Giunta, che oggi sono state riproposte dal relatore, in merito all'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Sgarbi. Infatti, riteniamo, in primo luogo, che si debba superare quel formalismo puntiglioso della precostituzione di un atto tipico, in quanto i modi e gli strumenti di comunicazione della società attuale sono inconciliabili con il formalismo di creare un atto tipico precedente alla comunicazione stessa. In secondo luogo, riteniamo che le dichiarazioni espresse nel post su Facebook del 6 maggio 2019, da parte dell'onorevole Sgarbi, siano sicuramente inquadrabili nell'ambito di una critica politica tra esponenti politici rivolta al consigliere Marini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Forattini. Ne ha facoltà.

ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ci troviamo di fronte all'ennesima richiesta di insindacabilità che coinvolge l'onorevole Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti. È l'ennesima richiesta, perché Giunta e Aula sono impegnate, per la maggior parte del tempo, su casi che hanno riguardato l'onorevole Sgarbi.

D'altra parte, penso sia noto a tutti il suo lessico offensivo, utilizzato nei confronti dei colleghi. Alla luce dei fatti, per come si sono svolti, non possiamo aderire alla ricostruzione operata dal relatore, che propone all'Aula di deliberare per l'insindacabilità delle dichiarazioni rese dall'onorevole Sgarbi.

La terminologia utilizzata dall'onorevole è particolarmente infelice, nella forma e nella sostanza, e, per questo, non è inquadrabile nella critica politica. Mancano il requisito oggettivo e soggettivo. Inoltre, le espressioni rese dall'onorevole Sgarbi sono state dette al di fuori dell'Aula e, quindi, non in un atto tipico per il quale, di contro, si applicherebbe la prerogativa dell'insindacabilità. Manca, inoltre, il nesso funzionale tra le frasi offensive, indirizzate al Marini, e una pregressa attività parlamentare dell'onorevole Sgarbi.

Per queste ragioni, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della sindacabilità delle dichiarazioni rese dall'onorevole Sgarbi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Dondi. Ne ha facoltà.

DANIELA DONDI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oltre a condividere pienamente la relazione e il parere espresso dal relatore, vorrei fare delle precisazioni in merito ad alcuni interventi che mi hanno preceduto.

Per quanto riguarda l'elemento soggettivo, necessario quando parliamo di critica politica, è irrilevante l'affermazione dell'onorevole Dori, quando dice che, all'epoca dei fatti, l'onorevole Sgarbi non aveva incarichi di Governo: comunque era un parlamentare. Inoltre, l'onorevole Alifano, rileggendo il testo dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, non ha precisato che in Giunta per le autorizzazioni siamo arrivati alla conclusione di non soffermarci in modo rigido sul formalismo della norma. Ciò per un motivo ben preciso: le modalità di comunicazione attuali, soprattutto attraverso i social, hanno una rapidità e un'immediatezza ben diverse da quelle esistenti al momento della redazione della nostra Carta costituzionale. Inoltre, è ben presente - e lo condividiamo - l'esistenza del requisito oggettivo della critica politica, in quanto la polemica è insorta - come è già stato ampiamente detto - a seguito della nomina dell'onorevole Sgarbi a presidente del Mart. Ricordo, ma lo ha già fatto il relatore, che la nomina è di competenza di un organo politico, nel caso di specie della giunta provinciale del Trentino e, conseguentemente, non si può ritenere non esistente una polemica insorta tra soggetti politici che riguarda, a maggior ragione, una nomina di natura politica.

Per tali motivi, condividendo, come ho già detto, la relazione presentata dal relatore, dichiaro convintamente per il gruppo Fratelli d'Italia il voto favorevole all'insindacabilità, per quanto concerne l'onorevole Sgarbi, per i fatti di cui al post del 6 maggio 2019 e per le due cause conseguenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ricordo che la proposta della Giunta è relativa al medesimo fatto (dichiarazioni rese dall'onorevole Sgarbi all'interno del post pubblicato sulla propria pagina Facebook il 6 maggio 2019) oggetto sia di un procedimento penale (Doc. IV-ter, n. 5), sia di un procedimento civile (Doc. IV-ter, n. 6). Avverto che si procederà pertanto ad un'unica votazione per entrambi i documenti.

(Votazione - Doc. IV-ter, n. 5-A e Doc. IV-ter, n. 6-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali sono in corso i procedimenti di cui ai Doc. IV-ter, n. 5-A e Doc. IV-ter, n. 6-A, concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

Chi intende esprimersi per la insindacabilità delle opinioni espresse deve votare “sì”, mentre chi intende esprimersi per la sindacabilità deve votare “no”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Economia e delle finanze, il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro della Salute e la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Elementi in merito al gettito relativo al versamento da parte dei principali istituti di credito dell'imposta straordinaria calcolata sull'incremento del margine di interesse - n. 3-01183)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Francesco Silvestri ed altri n. 3-01183 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Daniela Torto se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, lei ricorderà la tanto sbandierata tassa sugli extraprofitti bancari; la tassa “giusta”, come la definiva lei; la tassa con cui il suo leader di partito, Salvini, mostrava i muscoli ai poteri forti; la tassa con cui avreste dovuto aiutare il popolo italiano.

Lei sa anche che i profitti bancari aumentano dell'80 per cento nel 2023 rispetto al 2022 e dal 20 per cento al 40 per cento nei primi tre mesi del 2024. Ora noi le chiediamo: quant'è il gettito prodotto da questa tassa? A quanto ammonta il numero di cittadini aiutati con le risorse incassate da questa tassa? Se ce ne sono. E di grazia, Ministro. Oggi non ci venga a dire la favola della scadenza del 30 giugno, perché lei sa benissimo che le principali banche già hanno deciso se pagheranno o non pagheranno questa tassa, che voi avete reso facoltativa.

Ministro, con voi al Governo c'è da preoccuparsi, perché la vita degli italiani diventa così: al popolo “no” e ai ricchi “sì” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con riferimento alla richiesta formulata dagli interroganti, ricordo che l'articolo 26 del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, ha introdotto, per l'anno 2023, un'imposta straordinaria a carico delle banche, calcolata sull'incremento del margine di interesse.

In sede di conversione, al fine di rafforzare la struttura patrimoniale degli istituti di credito, è stata introdotta la facoltà di non versare l'imposta, destinando un importo, non inferiore a due volte e mezzo l'imposta dovuta, a una riserva non distribuibile.

Il rafforzamento patrimoniale delle banche ha contribuito a mantenere o, addirittura, a migliorare, i livelli di rating e ciò ha costituito uno dei fattori che ha contribuito alla riduzione dello spread registrato nel nostro Paese negli ultimi mesi e, quindi, a un risparmio in relazione agli interessi passivi.

Premesso quanto detto, ricordo, altresì, che nel bilancio dello Stato non è mai stata iscritta alcuna somma connessa all'attuazione di tale disposizione, sia nel testo originale sia in quello novellato, come del resto già previsto dalla relazione tecnica allegata alla disposizione.

Infine, con riferimento al quesito posto, al momento non risultano essere pervenuti i versamenti con riferimento all'imposta in esame, esattamente come previsto nella relazione tecnica.

PRESIDENTE. Il deputato Donno ha facoltà di replicare.

LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. UniCredit: 2,6 miliardi; più 24 per cento. Intesa: 2,3 miliardi; più 18 per cento. MPS: 333 milioni; più 41 per cento. Banco BPM: 370 milioni; più 40 per cento. Questo l'incremento dei profitti, Ministro, di alcune banche, solo nei primi mesi del 2024. Grazie al Governo Meloni questi soldi restano nelle casse delle banche e non vanno ai cittadini in difficoltà.

E vi do un'altra cifra: 28 miliardi di utili delle principali banche italiane nel 2023, più 87 per cento rispetto all'anno precedente. Soldi guadagnati sulle spalle di un milione di italiani che rischiano di perdere la casa, perché non riescono più a pagare le rate del mutuo, aumentate, a volte, di oltre il 70 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Ministro, per evitare questo che cosa avete fatto? Nulla! Perché la nostra proposta di tassare gli extraprofitti l'avete resa facoltativa e, quindi, nelle casse dello Stato sono entrati zero euro.

Ma voi lo sapete, Ministro, che cosa vuol dire decidere se pagare la rata del mutuo oppure fare la spesa per dare da mangiare ai propri figli? Evidentemente no; anzi, non vi importa nulla di questo.

Le principali banche nel 2023 hanno investito 87 miliardi di euro nell'industria bellica - quindi, non per lo sviluppo, per l'occupazione o per aiutare gli italiani in difficoltà - e voi siete responsabili di questo, Ministro, perché giocate a fare la guerra e ve ne fregate dell'interesse degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Dovreste vergognarvi! Ministro, altro che spread e altre invenzioni; lei, Ministro, ha detto che, con questa patrimonializzazione, le banche avrebbero concesso più credito privato ai cittadini e alle imprese…

PRESIDENTE. Concluda.

LEONARDO DONNO (M5S). Qual è il risultato? Che non c'è stato un aumento del credito privato, perché lo avete scritto nel vostro DEF. Concludo, Presidente: o siete incapaci o siete in malafede (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

C'è una proposta di legge del MoVimento 5 Stelle a prima firma del capogruppo Silvestri, dove chiediamo di tassare davvero gli extraprofitti delle banche, con coraggio, per aiutare gli italiani in difficoltà. Che cosa farete Ministro? Continuerete con questa pantomima o tirerete fuori l'orgoglio e aiuterete gli italiani, e non le lobby e le banche? Che cosa farete Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

(Chiarimenti in merito alle fonti di finanziamento della proroga della riduzione del cuneo fiscale - n. 3-01184)

PRESIDENTE. Il deputato Grimaldi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01184 (Vedi l'allegato A).

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Ministro Giorgetti, il DEF è stato un incredibile bluff, un documento completamente privo di qualsiasi profilo programmatico. Un fatto tra l'altro senza precedenti, come hanno detto tutti gli analisti. Dite che bisogna aspettare l'esito della trattativa con l'Europa sul disavanzo pubblico, ma la verità è che aspettate le elezioni. Ma vede, Ministro, noi non stiamo giocando a poker e lei non può continuare a fare “buio”, e non può fuggire per sempre da questa domanda, perché lei sa benissimo che per il nuovo Patto di stabilità dovrà trovare dagli 11 ai 13 miliardi di euro, la proroga del taglio del cuneo fiscale vuol dire altri 10 miliardi di euro. Sostenere l'accorpamento dei due scaglioni inferiori all'IRPEF vuol dire altri 4 miliardi di euro: parliamo di 27 miliardi di euro.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO GRIMALDI (AVS). Dove troverà queste risorse senza generare altro disavanzo? Ci dica quali tagli della spesa pubblica ha in mente, visto che di banche non vuole sentire parlare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevole Grimaldi. Io ribadisco che non abbiamo fatto niente di diverso rispetto a quello che hanno fatto praticamente tutti gli altri Governi dei Paesi europei. Non avendo regole su cui costruire il profilo del DEF, abbiamo deciso di aspettare due mesi per costruire il percorso che sarà su basi certe, che in questo momento mancano.

Per quanto riguarda la richiesta circa la capacità da parte di questo Governo di confermare le misure adottate per il 2024, la ringrazio per aver ricordato il grande sforzo che ha compiuto questo Governo, che evidentemente, precedentemente, non era stato fatto, proprio a favore dei ceti meno abbienti, dei lavoratori dipendenti e con i redditi medio-bassi. Come lei sa, sia nella promessa, sia nel Patto di stabilità, in quel DEF - che lei dice essere vago e indefinito - noi abbiamo ribadito che sarà prioritario, esattamente tra gli interventi del prossimo Piano strutturale in base alle nuove regole, esattamente garantire e confermare la riduzione del cuneo fiscale e gli abbattimenti dell'imposizione per quanto riguarda questi redditi medio-bassi.

Per quanto riguarda le coperture, è evidente che queste potranno essere definite esattamente in quella sede, perché quella è la sede che la normativa prevede, ma soprattutto le regole contabili prevedono che complessivamente dovranno essere trovate, per le misure e le politiche individuate, le forme di copertura. Osservo anche che le polemiche che lei porta qui oggi sono le stesse polemiche che esattamente l'anno scorso venivano agitate nei confronti del Governo, dicendo che non avremmo mai potuto fare esattamente le misure che poi abbiamo attuato. Io sono confidente, ho fiducia che riusciremo esattamente ad andare incontro, a favore di queste categorie che finalmente sono state oggettivamente aiutate.

PRESIDENTE. Il deputato Grimaldi ha facoltà di replicare.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, non siamo soddisfatti. Il 20 marzo avevamo chiesto come avrebbe sostenuto la messa a regime del cuneo fiscale, e anche lì c'è stata una scena muta. Oggi possiamo dire che il Ministro ha nuovamente eluso la domanda. Ministro, facciamo un gioco più semplice: ha intenzione o no di tassare maggiormente le rendite finanziarie? No. Ha forse intenzione di introdurre una grande tassa sui patrimoni? No. Ha forse intenzione di cambiare idea sugli extraprofitti? No.

Lei è confidente, sì delle banche è confidente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra); delle tasse di successione mai, non volete fare niente, anche se ve lo dice il G7; della lotta all'evasione e all'elusione fiscale non se ne parla, anzi, siete pronti al ventesimo condono, in venti mesi. La verità è che non è che non sapete trovare le risorse, non volete prenderle dove sono, la coperta non è corta, tenete i piumoni negli armadi dei più ricchi, questa è la verità, e perché non ha il coraggio di dire, allora, dove troverà le risorse, dove taglierà le risorse? Perché, glielo dico con una battuta, guardi che se non ci sono risorse pubbliche per alzare i salari, si potrebbe semplicemente chiedere a chi non li ha indicizzati per quarant'anni, a chi pensa di fare impresa senza riconoscere ai propri dipendenti un salario che consenta una vita dignitosa.

Mi lasci chiudere con una battuta: tassate i ricchi e non i pannoloni, le banche e non le pensioni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e del deputato Donno).

(Iniziative a favore dei settori manifatturieri in relazione all'attuazione della normativa europea in materia di scambio di quote di emissioni di gas a effetto serra, al fine della riduzione del costo dell'energia e del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione – n. 3-01185)

PRESIDENTE. Il deputato Barabotti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01185 (Vedi l'allegato A).

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Com'è noto, il costo dell'energia elettrica sul mercato all'ingrosso in Italia è strutturalmente superiore a quello di altri Paesi. Per dare una dimensione del fenomeno, si consideri che nello scorso mese di aprile il prezzo unico nazionale italiano è risultato pari a 86,8 euro per megawattora, quello tedesco 62,5, quello francese 28,2, quello spagnolo addirittura si è fermato a 13,7 euro per megawattora. Gli sforzi del Governo italiano dopo lo scoppio della crisi energetica sono stati salvifici. Grazie ai decreti Energia e all'aggiornamento del PNIEC, l'Italia ha imboccato la strada del pragmatismo, ma per sostenere al meglio la competitività del nostro sistema produttivo nel corso della transizione, dobbiamo fare di più. È in questo contesto e con questo proposito che interroghiamo il Governo, per sapere con quali iniziative intenda sostenere i settori manifatturieri italiani caratterizzati da elevati consumi ed esposti alla concorrenza internazionale, guardando in particolare alla compensazione dei costi indiretti, legati al sistema ETS e a quei settori hard to abate esclusi dall'allegato 1 della comunicazione della Commissione n. 6400 del 2020.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie agli interroganti. In merito al quesito posto, si rappresenta, in via preliminare, che il Governo, consapevole della necessità di supportare i settori manifatturieri italiani dalla concorrenza internazionale, ha messo in campo molteplici azioni per abbattere il costo dell'energia. Con il decreto Energia, abbiamo innalzato l'ammontare del fondo per la transizione energetica nel settore industriale da 150 a 300 milioni di euro annui, a decorrere dall'anno 2025. Nel recepimento della direttiva (UE) 2023/959 del Parlamento europeo e del Consiglio, citata dagli interroganti, saranno valutate tutte le possibilità per incrementare i fondi a disposizione per la compensazione degli oneri diretti e indiretti derivanti dal sistema ETS, compatibilmente con la disciplina eurocomunitaria, naturalmente. Si ricordi, inoltre, che con la misura dell'energy release il MASE intende promuovere, nei settori a forte consumo di energia elettrica, investimenti in autoproduzione di energia rinnovabile. L'intento è di supportare la transizione energetica dei settori industriali energivori esposti alla concorrenza internazionale e, quindi, a rischio di delocalizzazione, per una buona parte dei loro consumi. I settori energivori in Italia, infatti, consumano circa 60-70 terawatt, ricordo che il consumo complessivo a livello nazionale è sui 300-310-320 terawatt, e questa misura potrebbe fornirgli circa 20 terawatt, per i prossimi tre anni, che naturalmente è una misura strutturale che porta a vent'anni il ribaltamento. Inoltre, a breve sarà adottato il decreto che definisce le condizioni green per le imprese a forte consumo di energia elettrica, per l'accesso alle misure di agevolazione in relazione ai contributi a copertura degli oneri generali afferenti al sistema elettrico. Si rappresenta, infine, che sono in corso valutazioni sulla compatibilità del Fondo hard to abate, dedicato ai settori esclusi dall'allegato 1 della comunicazione 6400, con la normativa europea eurounitaria e con le agevolazioni previste dagli altri Stati membri.

Aggiungo che si è definito l'accordo, per quanto riguarda il cosiddetto market designer, a livello europeo e, naturalmente, a seguito del recepimento che potrà esserci, dovremo agire per il cosiddetto disaccoppiamento, che renderà possibile, a questo punto, ribaltare la parte di eventuale beneficio sul sistema produttivo e, in questo caso, sul sistema produttivo ad alto consumo. È chiaro che il fondo di tutto consiste nell'arrivare a una condizione di produzione di energia a costi più bassi rispetto a quelli che sono gli attuali nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Barabotti ha facoltà di replicare.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, Presidente, grazie, signor Ministro. Le tecnologie al momento disponibili per conseguire la decarbonizzazione dei settori manifatturieri italiani presentano oggi costi non sostenibili o limitazioni di carattere tecnico, come la scarsa disponibilità di biometano, l'assenza di infrastrutture per lo stoccaggio della CO2 o l'impossibilità, almeno nell'immediato, di ricorrere all'energia nucleare.

Su tutti questi fronti, come ricordava il Ministro, stiamo lavorando alacremente, ma, nel frattempo, dobbiamo interiorizzare un concetto fondamentale: i proventi delle aste ETS dovranno essere impiegati più incisivamente per la transizione del nostro sistema produttivo e per la compensazione dei costi indiretti sostenuti dalle imprese. Un primo sforzo in questo senso - lo ricordava giustamente - è previsto nell'emendamento a prima firma Gusmeroli, che innalza a 300 milioni di euro questa compensazione da parte dello Stato.

Per far fronte a criticità simili, però, in Germania è stata definita, ad esempio, una misura pluriennale di supporto alla decarbonizzazione dei settori industriali, che ha un valore di 50 miliardi di euro. In Italia, viceversa, assistiamo al paradosso per cui da misure di accompagnamento alla decarbonizzazione, come Transizione 5.0, vengono esclusi, appunto, i settori ETS e questo non per volontà del nostro Governo, ma a causa dei tanti lacci e laccioli che ci impone la Commissione europea.

Da ultimo, sempre sul fronte europeo, oltre alla revisione della lista dei settori eleggibili alla compensazione dei costi indiretti, un focus di attenzione deve essere riservato sicuramente al tema dell'adeguamento del carbonio alle frontiere, il cosiddetto CBAM, un sistema inattuabile ed estremamente complesso, frutto della perversione dei burocrati europei, che diventerà una pietra tombale sul nostro sviluppo e un incentivo alla delocalizzazione delle produzioni italiane ed europee verso i Paesi terzi.

Concludo, esprimendo soddisfazione per la risposta che il Ministro ci ha dato in Aula, ma cogliendo anche l'occasione per sottolineare che, senza un vero cambiamento a livello europeo, il grande lavoro di questo Governo e tutti i nostri buoni propositi rischiano di essere vani.

(Iniziative di carattere normativo volte a promuovere una semplificazione degli adempimenti burocratici a carico delle farmacie comunali – n. 3-01186)

PRESIDENTE. La deputata Tassinari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01186 (Vedi l'allegato A).

ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Le farmacie erogano un servizio pubblico preordinato al fine di garantire la tutela del fondamentale diritto alla salute. Le farmacie comunali rappresentano, altresì, un presidio sanitario sempre più indispensabile per i cittadini e un importante punto di riferimento per le esigenze legate, principalmente, alla salute. A differenza di altri operatori pubblici, le farmacie comunali svolgono la funzione operando in concorrenza con le farmacie private e le parafarmacie, all'interno di un mercato altamente competitivo.

Si ritiene necessaria la definizione di un quadro normativo chiaro riguardante le farmacie comunali, poiché l'ordinamento interno impone loro, in particolare relativamente agli acquisti, adempimenti ultronei, penalizzando soprattutto le farmacie comunali che si trovano in piccoli centri e costituiscono un importante riferimento per la popolazione. Si chiede, quindi, quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, si intenda porre in essere, al fine di delineare un quadro normativo chiaro e coerente con quanto disposto, anche a livello comunitario, nell'ambito dei servizi pubblici esercitati in regime di concorrenza.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.

ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Ringrazio l'onorevole Tassinari, la cui interrogazione tocca un importante problematica che riguarda l'applicazione del nuovo codice degli appalti, con ricadute per le farmacie comunali meritevoli di attenzione, specie per le realtà più piccole presenti sul territorio nazionale.

Come giustamente evidenziato, le farmacie erogano un servizio pubblico preordinato a garantire la tutela del fondamentale diritto alla salute. In particolare, le farmacie comunali si caratterizzano per la funzione sociale che è propria del servizio farmaceutico comunale. Le farmacie comunali sono, quindi, un presidio sanitario indispensabile e svolgono la loro funzione, operando in concorrenza con le farmacie private e con le parafarmacie; operano, dunque, in un mercato competitivo.

Tuttavia, si può evidenziare che, a differenza delle farmacie private e delle parafarmacie, le farmacie comunali, quando a gestione diretta dell'ente locale, di aziende speciali o di società in house, devono sottostare a discipline pubblicistiche che comportano costi e adempimenti. Questo, secondo l'interrogante, potrebbe incidere sulla capacità delle farmacie comunali di rimanere competitive sul mercato e di svolgere con efficacia la loro funzione sociale. A questo proposito, occorre premettere che, per consolidata giurisprudenza, la gestione di una farmacia comunale può essere esercitata dall'ente, sempre in via diretta, anche mediante società di capitali in house ovvero può essere affidata in concessione a soggetti estranei al comune, previo espletamento di procedure di evidenza pubblica. Peraltro, come osservato dal Consiglio di Stato, lo stesso legislatore ha previsto forme di gestione delle farmacie comunali ulteriori rispetto a quelle indicate dalla legge.

L'ordinamento assegna all'ente il potere di istituire o meno la farmacia comunale, una decisione che rientra nella discrezionalità dello stesso ente locale, in relazione agli interessi pubblici da perseguire e alla promozione dello sviluppo della comunità amministrata. L'assenza di una norma positiva che autorizzi la dissociazione tra titolarità e gestione non crea un ostacolo insormontabile.

Con riguardo al profilo afferente alla tutela della salute, l'obiettivo del mantenimento in capo al comune delle proprie prerogative di ente che persegue fini pubblicistici può essere garantito, in caso di affidamento a terzi, dalle specifiche regole di gara e dagli obblighi di servizio pubblico da imporre al concessionario idonei a permettere un controllo costante sull'attività del gestore e a garantire standard adeguati di tutela dei cittadini.

Pertanto, alla luce di quanto rappresentato, si ritiene che il legislatore e la giurisprudenza, maturata negli anni, consentono all'amministrazione comunale forme di gestione delle farmacie in via diretta, ma anche mediante concessione idonea a svolgere i compiti propri delle farmacie comunali, in maniera agile e semplificata, anche per quanto concerne gli adempimenti volti agli approvvigionamenti necessari per la somministrazione dei farmaci.

Ciò premesso, dal 1° gennaio di quest'anno ha acquisito efficacia la disciplina sulla digitalizzazione dell'intero ciclo dei contratti pubblici, prevista dal libro I, parte seconda, del codice dei contratti pubblici. Le stazioni appaltanti e gli enti concedenti devono procedere allo svolgimento delle procedure di affidamento ed esecuzione dei contratti pubblici, utilizzando piattaforme di approvvigionamento digitali certificate. L'ANAC, per favorire le amministrazioni nell'adeguarsi ai nuovi sistemi e consentire lo svolgimento delle ordinarie attività di approvvigionamento, in coerenza con gli obiettivi della digitalizzazione, ha reso disponibile all'utilizzo l'interfaccia web della piattaforma contratti pubblici PCP dell'autorità, anche per affidamenti diretti di importo inferiore a 5.000 euro, fino al 30 settembre di quest'anno. In questo modo, le farmacie comunali, organizzate sotto forma di gestione in house, dovrebbero avere tempo per adeguare i propri sistemi e le nuove regole.

Tuttavia, in considerazione degli elementi di criticità segnalati e del richiamato assetto normativo, il Ministero della Salute, consapevole dell'importante ruolo sanitario e sociale esercitato dal sistema delle farmacie comunali, insieme alle farmacie private, si è reso disponibile ad avviare, con il necessario coinvolgimento degli altri Dicasteri interessati, le opportune interlocuzioni con gli stakeholder, per verificare, ferma restando una previa valutazione di conformità del quadro giuridico dell'ordinamento nazionale a quello comunitario, un possibile margine di intervento, in senso ordinamentale, sulla vigente disciplina.

PRESIDENTE. La deputata Tassinari ha facoltà di replicare.

ROSARIA TASSINARI (FI-PPE). Ringrazio il Ministro per la sua risposta, puntuale e molto dettagliata, e lo ringrazio anche per avere condiviso gli elementi che ho sottoposto all'esame, sostanzialmente l'aspetto dell'importanza che hanno i presidi farmaceutici, anche comunali, soprattutto nei piccoli centri, dove in prospettiva ci sarà magari un ulteriore aumento di competenze delle farmacie. Quindi, sicuramente, da questo punto di vista la salvaguardia è fondamentale.

Ricordo ulteriormente che la normativa europea prevede un trattamento analogo per chi opera in regime di concorrenza, ancorché avente una caratterizzazione pubblica. Quindi, da questo punto di vista, ritengo che anche il Ministro abbia sottolineato la necessità di fare riferimento alla normativa europea. Il fatto che ANAS che abbia concesso questo rinvio, fino al 30 settembre, da un certo punto di vista, sottolinea come, effettivamente, l'impatto della nuova normativa del codice degli appalti abbia creato un imbuto e una difficoltà negli approvvigionamenti, soprattutto quelli sostanzialmente minori, da zero a 5.000 euro. Quindi, fondamentalmente, ci siamo, è stata individuata la problematica e sono convinta che nel futuro si possa agire per risolvere questa situazione, che sicuramente, pregiudicando il diritto alla salute, deve essere posta come obiettivo prioritario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Iniziative volte a garantire il diritto alla salute e la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, anche in relazione agli effetti delle richieste di ulteriore autonomia avanzate da alcune regioni - n. 3-01187)

PRESIDENTE. La deputata Malavasi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Furfaro ed altri n. 3-01187 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi, il Sistema sanitario nazionale versa in una situazione precaria: abbiamo 21 sistemi sanitari regionali differenti, che penalizzano le regioni del Sud rispetto al Nord, con un'aspettativa di vita inferiore, un tasso di mortalità superiore, un investimento sui servizi sociali al Sud 100 volte inferiore rispetto al Nord, e nessuna regione del Sud che sta tra le prime 10 per l'erogazione dei LEA. Una situazione che fotografa un divario tra Nord e Sud importante, che divide i cittadini in cittadini di serie A e di serie B, contro quei princìpi di uguaglianza, universalità ed equità su cui si fonda il Sistema sanitario nazionale. Di fronte a questa situazione, però, la scelta del Governo è quella dell'autonomia differenziata, che spaccherà il Paese e distruggerà il Sistema sanitario nazionale definitivamente.

Stiamo, di fatto, rinunciando alla più grande conquista del Paese e ad un pilastro della nostra democrazia, per uno scambio tutto interno alla maggioranza tra i fautori dell'autonomia e quelli del presidenzialismo, a discapito dell'unità del Paese. Ci chiediamo, dunque - perché non ci accontentiamo di slogan, parole vuote e proclami illusori -, e pretendiamo di sapere, signor Ministro, cosa pensa di fare per garantire il diritto alla salute, evitare il collasso del Sistema sanitario nazionale e contenere quelle disuguaglianze che aumenteranno anche a causa della scelta scellerata dell'autonomia sanitaria.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.

ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Mi preme ringraziare gli onorevoli interroganti, che mi danno l'opportunità di affrontare il tema dell'autonomia differenziata, sul quale ritengo utile fornire alcune precisazioni per rassicurare sulla persistenza della caratteristica dell'equità nell'ambito del nostro Servizio sanitario nazionale, che ne costituisce uno dei tratti fondamentali.

Come dagli interroganti testualmente riportato, il Sistema sanitario nazionale sta attraversando una grave crisi di sostenibilità e sottofinanziamento, con interminabili liste d'attesa. Questo dipende dal fatto che oggi abbiamo meno medici di quelli che servono, perché negli ultimi 10 anni non si è fatta programmazione. Parliamo di lunghe liste d'attesa, senza che nessuno abbia mai mappato realmente la situazione e compreso come intervenire. Servono più fondi perché in troppi casi, nel passato, si sono sprecati i soldi per inefficienza e incapacità manageriali. Abbiamo enormi diseguaglianze, perché in troppe regioni la sanità è stata maltrattata anche da chi non si oppone al metodo indegno di bloccare le liste per le prestazioni.

Il Ministero della Salute è impegnato in via prioritaria a restituire ai cittadini un equo accesso alle cure per l'uniforme fruizione in tutto il territorio nazionale dei LEA, che, negli anni passati, non è stata pienamente garantita. Questo obiettivo strategico viene conseguito, rinforzando dal punto di vista della dotazione finanziaria il sistema, ma anche adeguando il modello di Governo del rapporto tra Stato e regioni. Sotto il profilo operativo, si sta adottando un modello di programmazione sanitaria centrato sullo strumento del Piano sanitario nazionale, che testimonia la volontà di passare da una governance pattizia, il cui strumento è stato il Patto per la salute, a una reale governance condivisa, in cui Stato e regioni si assumono responsabilità davvero condivise verso tutti i cittadini. Il Piano sanitario nazionale segna un cambio di passo nelle relazioni tra livello centrale e regionale. Il cambiamento è possibile anche per la capacità di utilizzare dati sempre più granulari, integrabili con l'investimento tecnologico nel sistema dei dati sanitari, che permetterà di comprendere il fabbisogno di salute con un modello nazionale di classificazione e stratificazione dei bisogni, il fabbisogno finanziario, e valutare le reali performance dei sistemi regionali, potendo così garantire il rispetto dei LEA.

Il disegno di legge sull'autonomia differenziata non mette in discussione l'unitarietà del diritto alla tutela della salute, ai sensi dell'articolo 32 della Costituzione, come diritto e prerogativa di cittadinanza, così come declinato attraverso i LEA, ma rappresenta un potenziamento delle facoltà delle regioni di modulare la propria organizzazione dei servizi sanitari nel rispetto dei LEA. Ricordo a questo proposito che il concreto rischio di creare diseguaglianze tra 21 sistemi sanitari regionali diversi risale alla decisione, presa peraltro a ristretta maggioranza, di modificare, nell'ormai lontano ottobre 2001, l'assetto costituzionale delle competenze legislative in materia sanitaria. In questo senso, i LEA costituiscono l'unica vera garanzia che in materia vengano determinati a livello statale e garantiti su tutto il territorio nazionale.

In quest'ambito, il Ministero della Salute è fortemente attivo, implementa e aggiorna il contenuto delle prestazioni comprese nei LEA. Gli indicatori scelti per il monitoraggio e la valutazione a livello nazionale dei LEA, anche con i PDTA, prescindono da modelli organizzativi regionali, misurano gli effetti attesi in termini di tipologia di prestazioni, tempistiche ed esiti clinici. In questo modo, è possibile confrontare i valori degli indicatori con modelli organizzativi regionali diversi, fornendo un importante strumento di informazione per individuare le scelte organizzative migliori. Le misure di potenziamento sono tutt'altro che interventi parziali e privi di visione d'insieme, ma sono dedicate ad accompagnare la fondamentale riforma dell'assistenza territoriale con un modello sistemico, per garantire una sempre maggiore assistenza di prossimità e trasformare in senso digitale il Servizio sanitario nazionale.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, per favore.

ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Per quanto riguarda l'analisi dei dati di spesa sanitaria, appare evidente che questi sono condizionati anche dalla realtà economica delle singole regioni italiane. In sostanza, le differenze tra Nord e Sud sono ben note e riguardano la sanità come altri ambiti della vita economica e sociale della Nazione, ma tra gli obiettivi primari del mio Ministero resta fermo l'impegno ad agire con decisione per ridurre le differenze, rinforzando la capacità del Ministero stesso e degli enti a supporto - Agenas, Aifa e Istituto superiore di sanità -, di indirizzo, programmazione e monitoraggio del sistema sanitario, specie nell'ambito del nuovo sistema di garanzia dei LEA.

Concludo, dicendo che riformare un sistema sanitario nazionale prosciugato di risorse e svaligiato dai gettonisti necessita tempo, che fin da subito stiamo impegnando al meglio, supportati dalle regioni che realmente sono interessate a garantire a tutti il diritto alla salute.

PRESIDENTE. Il deputato Furfaro ha facoltà di replicare.

MARCO FURFARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro, io non credo che davanti a questa Italia noi possiamo aspettarci solo risposte che trovano alibi nel passato, perché governate qui ed ora e c'è un'Italia che proprio non riuscite a vedere. Le racconto la storia di due ragazzine, Marta e Lara. Marta e Lara hanno entrambe 15 anni ed entrambe sono malate di anoressia, però, Marta vive a Firenze e, grazie alla sanità pubblica, viene curata in modo tempestivo e appropriato; Lara, no, perché vive in Molise e, come sa, in Molise non esiste una struttura residenziale per i disturbi del comportamento alimentare. Allora, Lara e la sua famiglia sono costrette a spostarsi fuori regione, costrette a sentirsi dire: non c'è posto per te; il padre deve licenziarsi per seguire la figlia e la madre passa il tempo a chiedere prestiti agli amici perché i soldi non bastano più. È la storia di Lara, ma, come sa, potrebbe essere la storia di un malato oncologico delle Madonie, di un cardiopatico in Irpinia, di un diabetico della Sila, è la storia di un Paese, caro Ministro, in cui la sanità pubblica dovrebbe essere accessibile a tutte e a tutti, ma, invece, a seconda di dove nasci o cresci diventa un privilegio di pochi, anche, Ministro, per la sua “annuncite” sui LEA, che ogni volta non vengono definiti o vengono rimandati e, ora, con l'autonomia differenziata volete dare un colpo mortale al diritto alla salute, come diritto universale.

Lei non vuole dirlo, da Ministro, ma lo sa, da medico; glielo ricordo con le parole di un suo collega, Filippo Anelli, presidente dell'ordine dei medici chirurghi: “Il risultato dell'autonomia differenziata sarà la scomparsa della sanità pubblica. I medici andranno tutti a lavorare dal governatore Zaia, che potrà aumentargli gli stipendi, e i cittadini del Sud dovranno accontentarsi di cure di serie B”, di serie B, Ministro, perché appena l'autonomia differenziata diventerà realtà - lei conosce bene i dati - quel poco di sanità che ancora regge al Sud collasserà, provocando un ulteriore esodo di pazienti verso il Nord. E in un Paese in cui mancano 30.000 medici e 70.000 infermieri, il risultato sarà saturare ancora di più la sanità di altre regioni, facendo diventare le liste d'attesa infinite. I ricchi si rivolgeranno al privato, ma i più poveri dovranno rinunciare alle cure, cosa che oggi accade già per oltre 4 milioni di persone. State portando il Servizio sanitario nazionale al collasso, con un obiettivo chiaro: affossare la sanità pubblica per promuovere e ingrassare il business della sanità privata e in tutto questo la cosa più paradossale è che lo state facendo definendovi “patrioti”, ma la vostra Patria non è l'Italia, è l'interesse di pochi ai danni di molti. State costruendo un Paese in cui per curarsi non servirà più la tessera sanitaria, ma la carta di credito. Non ve lo permetteremo, perché con tutto il rispetto noi vogliamo ben altro, vogliamo un'Italia che non lasci indietro nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative di competenza volte a garantire un'adeguata valutazione di impatto sanitario del progetto di trasferimento di depositi chimici nel porto di Genova, al fine della tutela della salute e della sicurezza dei cittadini coinvolti - n. 3-01188)

PRESIDENTE. Il deputato D'Alessio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Benzoni ed altri n. 3-01188 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, in merito al progetto di trasferimento dei depositi chimici da Multedo a Sampierdarena nel porto di Genova, il Ministero della Cultura ha evidenziato che gli interventi potrebbero presentare un significativo impatto monumentale e paesaggistico e che, peraltro, non sono stati considerati i numerosi edifici vincolati. Per di più, i grandi depositi chimici che si vorrebbero posizionare a Sampierdarena sarebbero incompatibili con l'abitato e influirebbero negativamente anche sull'attrattività turistica, a causa di una concentrazione di serbatoi con materiale pericoloso e altamente infiammabile.

Poiché è di primaria importanza che la salute dei cittadini prevalga sugli interessi privati delle aziende ed è importante e urgente che l'ARPAL e i soggetti coinvolti vengano convocati al tavolo tecnico “salute e ambiente”, si chiede quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere al fine di garantire un'adeguata attività di valutazione preventiva di impatto sanitario del progetto menzionato e soprattutto la tutela della salute e della sicurezza dei cittadini liguri coinvolti.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.

ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli interroganti per il quesito posto. Rappresento che sulla questione mi sono tempestivamente attivato per acquisire ogni elemento dal Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, dal Ministero della Cultura e dalla regione Liguria. Da tale interlocuzione ho appreso che attualmente presso il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica è in corso la procedura di valutazione di impatto ambientale, ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 152 del 2006, in relazione al progetto che prevede la delocalizzazione delle attività di stoccaggio e movimentazione di prodotti liquidi chimici svolte dalla società Superba Srl nel deposito attualmente ubicato in via Multedo, Genova, per la realizzazione di un nuovo deposito in un'area più idonea del porto di Genova, individuata nel ponte Somalia, tra la calata Tripoli e la calata Mogadiscio. Questo progetto risulta essere stato sottoposto a procedura di valutazione di impatto ambientale in sede statale in quanto trattasi di modifica di opera portuale finalizzata alla realizzazione di un terminale per il carico e lo scarico di gas naturale liquefatto, oltre che di un impianto di deposito di prodotti chimici. Da quanto comunicato dal Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, il progetto è in fase istruttoria presso la competente commissione tecnica VIA-VAS.

Ciò premesso, al riguardo devo evidenziare che nella predetta procedura non è compresa la valutazione di impatto sanitario che comporterebbe l'attivazione dell'Istituto superiore di sanità, in quanto non prevista per le tipologie di opere a cui afferisce il progetto in esame. Tuttavia, tra gli impatti ambientali presi in considerazione nell'ambito della procedura il Ministero dell'Ambiente ha segnalato che risultano presenti effetti significativi, diretti e indiretti, del progetto sulla popolazione e la salute umana e, pertanto, sarà esaminata l'adeguatezza della documentazione e valutati i relativi rischi del progetto, tra gli altri sulla salute dei cittadini, come richiesto anche dalla commissione tecnica VIA-VAS.

Tutto ciò premesso, alla luce delle osservazioni acquisite oggi dall'Istituto superiore di sanità, che allo stato attuale non possiede ancora informazioni di dettaglio non avendo partecipato all'iter autorizzativo di VIA inerente il progetto di delocalizzazione del deposito Superba, si condivide la necessità di uno studio di valutazione dell'impatto sanitario volto a comprendere la compatibilità del progetto in termini di salute della popolazione generale che risiede nelle vicinanze, con grande attenzione agli aspetti di variazione dell'esposizione agli inquinanti associati alle emissioni diffuse dall'impianto e alle connesse attività di movimentazione insieme ai rischi per la salute, tenendo conto delle caratteristiche tossicologiche delle sostanze stoccate e movimentate. A tal fine sia la competente direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, sia l'Istituto superiore di sanità si rendono disponibili a partecipare al tavolo tecnico salute e ambiente menzionato dagli interroganti per poter espletare tutti gli approfondimenti necessari, con studi ad hoc circa le potenziali conseguenze sulla salute alle esposizioni ambientali che si produrrebbero nel corso dell'eventuale attuazione di detto progetto.

PRESIDENTE. Il deputato Benzoni ha facoltà di replicare.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie Ministro, davvero grazie perché la sua disponibilità, e quella del Ministero, a intervenire è davvero qualcosa di molto, molto importante per i cittadini di Genova e non solo. Lei, però, ha detto una cosa molto chiara, ossia che dobbiamo capire che dentro un progetto complessivo di rivalutazione del porto di Genova c'è questo aspetto - il trasferimento della parte chimica e la relativa richiesta di autorizzazione -, e lei, al riguardo, ha detto: in un'area più idonea. Per decidere se un'area è idonea noi ci aspettiamo che, oltre all'impatto ambientale, ci sia anche un impatto sanitario. In primo luogo, perché viene inserito all'interno del porto di Genova, da qui la commistione col trasporto passeggeri e con gli altri settori; in secondo luogo, per la vicinanza al centro abitato. Se trasferiamo questo impianto, di cui sappiamo la delicatezza e la pericolosità che può avere, lo trasferiamo, forse, in un'area che riteniamo più idonea. In questo non può mancare e non deve mancare il contributo del Ministero della Salute e dell'Istituto superiore di sanità, perché è importante garantire, in un investimento che come partito auspichiamo come contributo di crescita del nostro Paese, che gli investimenti vadano nella direzione giusta e per farlo tutti devono essere coinvolti.

Quindi, siamo felici che lei dia la disponibilità, ma speriamo anche - e monitoreremo - che il Ministero dica la sua e venga coinvolto nei tavoli tematici e nei tavoli tecnici che verranno istituiti per valutare tutti gli aspetti, compreso quello della salute dei cittadini liguri, che da questo punto di vista ne hanno già subite tante e oggi si aspettano una tutela maggiore. Quindi, grazie davvero (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

(Iniziative in materia di attuazione del Piano nazionale di prevenzione vaccinale, con particolare riferimento all'adesione alla procedura di acquisto di vaccini contro il COVID-19 aperta dalla competente autorità europea il 16 gennaio 2024 – n. 3-01189)

PRESIDENTE. Il deputato Bicchielli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01189 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il 16 gennaio di quest'anno, l'Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie ha inaugurato una procedura di acquisizione di vaccini contro il COVID-19, alla quale hanno preso parte 21 Stati membri dell'Unione europea; tra questi, però, notiamo l'assenza dell'Italia.

Il nostro Paese ha elaborato il nuovo Piano nazionale di prevenzione vaccinale in linea con gli aggiornamenti normativi europei sulla gestione delle emergenze sanitarie. Questo Piano si basa, in particolare, sulle direttive dell'Organizzazione mondiale della sanità, ampliando l'ambito di applicazione ai patogeni respiratori con elevato potenziale pandemico.

L'Italia ha anche comunicato a HERA l'intenzione di partecipare alla procedura di acquisto ora in atto, che si concluderà tra circa una settimana, ma, ad oggi, HERA non ha ancora confermato ufficialmente la partecipazione dell'Italia a questa iniziativa di acquisizione congiunta.

Quindi, signor Ministro, di fronte a questa situazione le chiediamo quali azioni stia intraprendendo il Governo per implementare efficacemente il nuovo Piano di prevenzione in collaborazione con HERA.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.

ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli interroganti per il quesito, che mi consente di fornire i dovuti chiarimenti. Il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2023-2025, approvato in Conferenza Stato-regioni il 2 agosto 2023, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 21 agosto scorso, e il relativo calendario nazionale vaccinale hanno lo scopo primario di armonizzare le strategie vaccinali messe in atto in Italia per garantire alla popolazione, indipendentemente da luogo di residenza, reddito, livello socio-culturale e status giuridico, i pieni benefici derivanti dalle vaccinazioni.

In particolare, sulla base del decreto-legge del 7 giugno 2017, modificato dalla legge di conversione del 31 luglio 2017, prevede le seguenti vaccinazioni obbligatorie per i minori di età compresa tra 0 e 16 anni e per i minori stranieri non accompagnati: antipolio, antidifterite, antitetanica, antiepatite B, antipertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo B, antimorbillo, antirosolia, antiparotite, antivaricella.

Il Piano nazionale prevenzione vaccinale persegue questi obiettivi: mantenere lo status polio-free; raggiungere e mantenere le eliminazioni di morbillo e rosolia; rafforzare la prevenzione del cancro della cervice uterina; raggiungere e mantenere coperture vaccinali target rafforzando governance, reti e percorsi di prevenzione vaccinale; promuovere interventi vaccinali nei gruppi di popolazione ad alto rischio per patologia; ridurre le diseguaglianze e prevedere azioni per i gruppi di popolazione difficilmente raggiungibili; completare l'informatizzazione delle anagrafi vaccinali regionali e mettere a regime l'anagrafe vaccinale nazionale; migliorare la sorveglianza delle malattie prevenibili da vaccino; rafforzare la comunicazione in questo campo; promuovere nei professionisti sanitari la cultura delle vaccinazioni e la formazione in vaccinologia.

Quindi, questo è uno strumento di protezione, sia individuale che collettiva, da realizzarsi attraverso l'equità dell'accesso ai vaccini di elevata qualità per vari patogeni sotto il profilo di efficacia e sicurezza e disponibili nel tempo, prevedendo il più possibile situazioni di carenza, e a servizi di immunizzazione di livello eccellente.

A tal riguardo, mi preme segnalare che il Piano nazionale prevenzione vaccinale 2023-2025 non fa riferimento all'Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA), che si occupa di prevenire, individuare e rispondere rapidamente alle emergenze sanitarie, non tratta le tematiche di preparedness e di governance dell'emergenza nell'ambito dei patogeni respiratori.

Inoltre, devo far presente che il documento PRET, “Preparedness and resilience for emerging threats module 1: Planning for respiratory pathogen pandemics version 1.0”, emanato nel 2023 dall'OMS, non ha attinenza con il Piano stesso, ma riguarda l'adozione di un “Piano strategico operativo di preparazione e risposta ad una pandemia da patogeni a trasmissione respiratoria a maggiore potenziale pandemico 2024-2028”. L'iter è attualmente in corso.

Ciò premesso, per quanto concerne le procedure di acquisto dei vaccini a mRNA COVID-19, rappresento che l'HERA, nell'estate del 2023, ha lanciato una procedura di joint procurement per la fornitura dei vaccini a mRNA COVID-19 Moderna per conto dei Paesi membri, a cui l'Italia non ha inizialmente aderito, chiedendo che la fornitura fosse aggiornata alle ultime varianti. Attraverso successive interlocuzioni il nostro Paese si è reso, poi, disponibile a reperire tutti i vaccini che si fossero eventualmente resi necessari, purché aggiornati.

Devo a tal proposito evidenziare che l'Italia ha comunque garantita una fornitura annuale di vaccini a mRNA in virtù del pregresso purchase agreement sottoscritto che assicura fino al 31 dicembre 2026 la fornitura annuale di dosi vaccinali anti-COVID.

Concludo, rassicurando che le ulteriori valutazioni che si renderanno opportune verranno effettuate sulla base dell'andamento epidemiologico futuro e, qualora si rivelasse la necessità di dosi vaccinali supplementari e aggiornate a nuove varianti, anche in considerazione di eventuali raccomandazioni internazionali, si procederà ad esperire tutte le operazioni di approvvigionamento ritenute necessarie.

PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Colucci ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, siamo soddisfatti della sua risposta. L'apertura a tutte le possibilità per reperire i vaccini è molto importante, perché a noi non interessa come, ma interessa che i vaccini vengano reperiti. Per non creare allarmismi, e su questo vogliamo essere molto chiari, non c'è alcun rischio pandemico, ma essere pronti vuol dire fare prevenzione e, purtroppo, l'emergenza sanitaria dovuta al COVID ci ha insegnato che la prevenzione è importante e ci ha anche insegnato che non ci si può difendere da soli.

L'Europa ha svolto una funzione preziosa. Noi sosteniamo, Ministro, percorsi condivisi con l'Europa che consentano una facile ed equa accessibilità ai farmaci e accessibilità alle terapie, per garantire un'universalità a livello europeo in ambito sanitario. Questo aiuterebbe a far svolgere all'Europa una funzione utile al nostro Paese e a far apprezzare un'istituzione, quella europea, che può essere veramente utile e che può essere un valore aggiunto, ma dipende anche da noi.

Abbiamo dimostrato sul tema dell'immigrazione e sul tema del PNRR che un Paese autorevole, che si fa ascoltare in Europa, con l'Europa trova soluzioni efficaci per l'Italia. Un'Italia forte rende l'Europa più forte, e Noi Moderati lavorerà con il Governo sempre di più per rendere più forte l'Italia, e quindi più forte l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al Centro)-MAIE).

(Iniziative di competenza per la promozione di stili di vita sani e per la valorizzazione della dieta mediterranea, anche attraverso la tutela del made in Italy in relazione al sistema di etichettatura denominato nutri-score – n. 3-01190)

PRESIDENTE. La deputata Almici ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01190 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

CRISTINA ALMICI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il 15 aprile 2024 si è celebrata la prima Giornata nazionale del made in Italy, fortemente voluta da questo Governo, e come Ministero della Salute è stato deciso di dedicare un evento alla dieta mediterranea, ritenuta eccellenza italiana e fattore di promozione della salute e dei corretti stili di vita. Significativo il contributo di esperti del mondo scientifico e accademico a sostegno dell'importanza dell'impatto sulla prevenzione dei corretti stili di vita, come quello di Keys.

Mangiare in modo sano e fare attività fisica sono indispensabili per migliorare il proprio stato di salute e prevenire le malattie. La dieta mediterranea, basata sulle nostre produzioni locali e capace di contribuire a prevenire molte malattie croniche, è parte del nostro patrimonio culturale. Tuttavia l'adesione di altri Stati dell'Unione europea al sistema di etichettatura cosiddetto nutri-score, eccessivamente semplicistico e poco aderente alla valutazione complessiva della qualità dell'alimento, può mettere in pericolo la salute pubblica.

Per questo le chiediamo quali iniziative il Governo intenda assumere in merito ai rischi derivanti dall'adozione del sistema nutri-score, tutelando la dieta mediterranea e la qualità del made in Italy agroalimentare, e quali iniziative, di raccordo con il Ministero dell'Agricoltura, intenda adottare per indicare regole chiare ai cittadini sull'importanza della dieta mediterranea.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.

ORAZIO SCHILLACI, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli interroganti, che mi consentono di fare chiarezza, per gli aspetti di competenza del Ministero della Salute, sulla questione relativa all'etichettatura dei prodotti alimentari. Premetto, a tal riguardo, che per affrontare la problematica legata all'etichettatura nutrizionale front of pack, prevista dal regolamento (UE) n. 1169/2011, l'Italia ha elaborato il sistema denominato NutrInform Battery, che permette di rappresentare graficamente in etichetta la percentuale assunta di energia e nutrienti rispetto alla porzione di consumo consigliata dell'alimento.

Questo sistema di etichettatura si differenzia dagli altri in quanto si basa sull'obiettivo di informare i consumatori senza alcun condizionamento, permettendo loro di compiere scelte consapevoli ed utili per una dieta quotidiana nutrizionalmente corretta. Ricordo che questo sistema di specifica etichettatura risponde a questi principi: informare il consumatore in modo chiaro dei valori nutrizionali; basarsi sul concetto di porzione, più utile per elaborare una propria dieta giornaliera; fondarsi su una rigorosa e comprovata evidenza scientifica; essere pienamente conforme all'articolo 35 del regolamento (UE) n. 1169/2011 e rispettoso, per quanto possibile, dei reference intake nutrizionali stabiliti dall'EFSA; non essere d'ostacolo al libero scambio di merci tra Stati membri dell'Unione europea; essere il più possibile oggettivo e non discriminatorio verso alcun alimento; consentire di fornire informazioni per poter scegliere un pattern dietetico sano ed adeguato.

Questo sistema migliora le conoscenze e le competenze nutrizionali, fornisce aiuto nella scelta della composizione della dieta, facilita la combinazione appropriata dei vari alimenti.

Ciò premesso, faccio presente che sono state intraprese varie iniziative per incentivare la strategia Pro NutrInform Battery. Ricordo che il tavolo attivato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ai cui lavori partecipano diverse amministrazioni, il Ministero della Salute, il Ministero del Made in Italy, il Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Ministero degli Affari esteri, ha proposto una strategia articolata, che comprende iniziative di promozione del sistema italiano.

Per quanto concerne il sistema Nutri-Score, si fa presente che, a livello europeo, gli Stati membri si sono dimostrati divisi. La presidenza di turno belga ha aperto il dibattito sull'utilizzo del Nutri-Score, sul quale il Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ha espresso l'assoluta contrarietà di questo Governo.

Si sta, inoltre, valutando la possibilità di intervenire presso gli organi di controllo per contestare e sanzionare l'unità e l'utilizzo del logo Nutri-Score sui prodotti alimentari commercializzati in Italia, con il superamento della clausola di mutuo riconoscimento derivante dall'esito positivo della notifica del sistema francese.

Rappresento, inoltre, che, sul fronte dell'informazione ai consumatori, prosegue l'azione di sensibilizzazione delle associazioni, anche in ambito europeo.

Da ultimo, desidero ricordare che il Ministero della Salute ha costituito il tavolo tecnico finalizzato a promuovere interventi per l'adozione del sistema di notifica per l'etichettatura volontaria fronte pacco NutrInform Battery e avvio delle attività di monitoraggio. Questo tavolo persegue obiettivi di coinvolgimento degli stakeholder per promuovere l'adesione al NutrInform Battery, con il contributo importante di MASAF, MIMIT, e dei rappresentanti del settore industriale della distribuzione, e di attività di monitoraggio dell'adesione degli operatori del settore alimentare al sistema NutrInform Battery.

Concludo con un auspicio: mi auguro che, nel prossimo Parlamento europeo, il gruppo degli eletti dimentichi gli steccati e faccia fronte comune, non solo per contrastare l'assurdo Nutri-Score, ma anche per promuovere concretamente il nostro stile di vita alimentare, a favore delle nostre produzioni, anche perché la dieta mediterranea - che io definisco italiana - promuove veramente salute e longevità.

PRESIDENTE. La deputata Di Maggio ha facoltà di replicare.

GRAZIA DI MAGGIO (FDI). Grazie, Presidente. Io ringrazio il signor Ministro, per le rassicurazioni che ci ha fornito oggi e che dimostrano, ancora una volta, l'impegno per il quale si è distinto, sin da subito, il Governo Meloni nella valorizzazione e nella tutela del made in Italy e dei nostri prodotti agroalimentari, anche grazie al lavoro e alla sensibilità dimostrata dal Ministro Lollobrigida e dal suo Ministero.

Noi siamo convinti - come lo siamo sempre stati - sia dell'eccellenza di questi prodotti, che possiamo vantare in tutto il mondo, sia della genuinità della nostra dieta mediterranea.

Il sistema di etichettatura che oggi è al vaglio della Commissione europea noi riteniamo sia eccessivamente semplicistico, fuorviante e che rischi di penalizzare enormemente il sistema agroalimentare italiano e, per questo, è un esempio di ciò che non dovrà più ripetersi – speriamo – nella prossima legislatura europea. Ciò anche perché numerosi studi confermano proprio come la dieta mediterranea non sia soltanto un semplice modo - ottimo, sicuramente - di nutrirsi, ma che è anche un modo che porta a prevenire innumerevoli malattie.

Quindi per noi, per Fratelli d'Italia, la salute dei cittadini e la tutela dei consumatori, anche nell'acquisto dei beni alimentari, vengono prima di qualsiasi interesse economico. Quindi, grazie, signor Ministro, per l'impegno dimostrato. La strada è quella giusta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative urgenti in materia di sicurezza sul lavoro, con particolare riferimento all'incremento dell'attività ispettiva e alla promozione di una cultura della sicurezza – n. 3-01191)

PRESIDENTE. Il deputato Davide Faraone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01191 (Vedi l'allegato A).

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Grazie, Ministra. Lei non era tra i Ministri che erano stati indicati dal Governo per rispondere al question time di noi parlamentari e la sensibilità che ha mostrato essendo presente, su nostra richiesta, sicuramente va valorizzata. Il tema merita questa sensibilità. Credo che quello che sta accadendo, a partire da Brandizzo (5 morti), Firenze (4 morti), la Centrale idroelettrica di Bargi, Casteldaccia (5 giorni dopo la festa del Lavoro), ci fa vedere che, purtroppo, il fenomeno è veramente e incredibilmente diffuso. Muoiono a grappoli, Ministra, e questo è un fatto assolutamente inaccettabile, perché accade mentre lavorano, mentre svolgono un'attività soltanto per poter portare uno stipendio a casa.

Noi chiediamo a lei, a nome del Governo, quali iniziative urgenti intende adottare, visto che il fenomeno è diventato urgente e drammatico.

PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.

MARINA ELVIRA CALDERONE, Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Innanzitutto voglio esprimere un sentito cordoglio alle famiglie dei lavoratori che hanno perso la vita nell'incidente di Casteldaccia e a tutta la comunità locale colpita dalla tragedia, così come alle famiglie delle vittime di altre tragedie sul lavoro.

Sin dal mio insediamento la tutela della salute e sicurezza sul lavoro è stata al centro delle politiche dell'azione del Ministero del Lavoro, come confermano le norme adottate nelle più recenti disposizioni contenute nel decreto-legge PNRR-bis, il decreto n. 19 convertito dalla legge n. 56 del 2024.

Con questo provvedimento, dopo 16 anni dall'entrata in vigore del Testo unico per gli infortuni, è stato modificato l'articolo 27 del decreto legislativo n. 81 del 2008 in materia di qualificazione delle imprese, che ha introdotto la disciplina della cosiddetta patente a crediti nel settore dell'edilizia; è stato, altresì, rafforzato e aggravato il regime sanzionatorio in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché quello relativo alla prevenzione e contrasto al lavoro irregolare; sono state reintrodotte le sanzioni penali per contrastare il fenomeno della somministrazione abusiva di lavoro.

È importante evidenziare che è in corso il potenziamento degli organici e delle professionalità degli enti preposti ai controlli sull'adozione delle misure di sicurezza e prevenzione degli infortuni sul lavoro, mediante la proroga, sino al 31 dicembre 2025, delle autorizzazioni all'assunzione di personale ispettivo per un numero complessivo di 466 unità, nonché l'autorizzazione, per il triennio 2024-2026, all'assunzione di ulteriori 250 unità di personale ispettivo, da impiegare nell'attività di vigilanza, e di 50 unità di personale per l'Arma dei carabinieri: con le nuove assunzioni, potremo raddoppiare il numero delle ispezioni che annualmente vengono programmate. Prosegue, inoltre, il lavoro del tavolo di confronto con le parti sociali, appositamente istituito presso il Ministero, che si è riunito nella giornata di ieri, 7 maggio. In questa occasione è stata rappresentata, da me, l'esigenza di dare rapida attuazione alle norme approvate nel decreto-legge n. 19 del 2024, auspicando un dialogo fattivo con le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro, al fine di rafforzare il contrasto agli infortuni nei luoghi di lavoro anche ampliando l'ambito applicativo delle misure approvate, ricomprendendo anche altri settori produttivi nella patente a crediti.

Le norme stringenti e i controlli, tuttavia, non sono sufficienti: sul punto concordo con gli onorevoli interroganti. È fondamentale lavorare tutti insieme alla più capillare diffusione di una moderna cultura della sicurezza. Il tema della vita sicura delle persone è così sensibile che non può essere oggetto di una contesa che divide: occorre l'assunzione di una responsabilità collettiva, affinché ciascuno dia il proprio contributo. In questo senso, il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali sta facendo la sua parte, promuovendo la più ampia collaborazione istituzionale possibile, in particolare allo scopo di sviluppare e moltiplicare i percorsi di formazione dedicati.

Ricordo, a questo proposito, che l'INAIL con il suo bilancio di previsione 2024 ha raddoppiato, rispetto al 2023, le risorse impiegate per le politiche di prevenzione in materia di sicurezza, con una crescita di cinque volte delle risorse destinate alla formazione e con il bando ISI, che stanzia 500 milioni di euro per progetti innovativi in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Proprio domani saranno presentate le prime edizioni del programma formativo per l'aggiornamento triennale obbligatorio dei docenti degli istituti tecnici professionali; al corso hanno aderito circa 1.900 docenti che, grazie all'iniziativa, avranno la possibilità di accrescere le proprie competenze in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e di condividerle con gli studenti e i tutor coinvolti nei percorsi di orientamento al lavoro.

Rinnovo, in questa sede, il mio convinto sostegno alle proposte di legge di iniziativa parlamentare, finalizzate a introdurre l'insegnamento della sicurezza nelle scuole.

È proprio da questo che bisogna partire: studenti più consapevoli oggi saranno lavoratori e datori di lavoro più strutturati domani. Occorre proseguire in questa direzione perché, solo attraverso l'acquisizione di una rinnovata coscienza della sicurezza individuale e condivisa, le norme che stiamo approvando e attuando potranno essere veramente efficaci.

PRESIDENTE. Il deputato Davide Faraone ha facoltà di replicare.

DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Io la ringrazio, Signora Ministra. Purtroppo quello che sta accadendo, e che dimostra l'immaturità della politica, è che troppo spesso di fronte a questi temi, che dovrebbero vederci tutti insieme uniti a trovare soluzioni, invece, accade che parta un reciproco scambio di accuse. Parlo della maggioranza e dell'opposizione, parlo dei sindacati e delle imprese che, anziché sedersi tutti attorno a un tavolo e capire che questo è un fenomeno che non ha un padre, non ha un Governo come responsabile, ma ce lo portiamo avanti da decenni. E, purtroppo, drammaticamente, i numeri di tre morti al giorno nell'anno passato, nel 2023, ci dimostrano che, nonostante portiamo avanti da decenni questo problema, non lo risolviamo. Dobbiamo rimboccarci le maniche con interventi straordinari; io non ho nessuna fatica a dire che, secondo me, lei e la Premier Meloni, non perché non vi riconosca autorevolezza ma perché, se vogliamo dare veramente peso a questa battaglia e non limitarci alle commemorazioni del giorno dopo e alle lacrime di coccodrillo - purtroppo è quello che accade troppo spesso anche in quest'Aula -, dovete convocare le parti sociali e creare una task force su questo tema, per trovare soluzioni comuni in modo che nessuno poi si possa tirare indietro. Se decidono insieme i sindacati, le imprese, il Governo e il Parlamento, poi non ci potrà essere nessuno che dica: è stato lui o è stato quell'altro. Si trovano soluzioni - lei ne ha elencate alcune, secondo me bisogna spingere molto più, ad esempio, sugli ispettori, sulla formazione e su tutte le questioni che lei ha posto -, ma questo tema va politicamente posto al centro e il tavolo deve essere convocato in fretta. Secondo noi una responsabilizzazione da parte della Premier sarebbe opportuna.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto “Sant'Antida”, di Caserta, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 107, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicole Matteoni. Ne ha facoltà.

NICOLE MATTEONI (FDI). Grazie, Presidente. Oggi voglio ricordare in quest'aula 5 martiri per la libertà, che trovarono la morte il 5 maggio 1945. Siamo a Trieste, pochi giorni dopo l'invasione delle truppe assassine di Tito in città. Come è noto, l'occupante jugoslavo aveva l'obiettivo di annettere Trieste alla Jugoslavia e, per questo, in quei giorni terribili non esitò ad uccidere e ad infoibare. Un gruppo di patrioti triestini, con l'intento di manifestare contro l'occupazione straniera e ribadire il loro amore per l'Italia, si ritrovano per distribuire volantini, evocando ritorno di Trieste alla madrepatria. All'incrocio tra corso Italia e via Imbriani, una truppa di titini sparò contro queste persone inermi e disarmate. Trovarono la morte Claudio Burla, Giovanna Drassich, Carlo Murra, Graziano Novelli e Mirano Sancin, insigniti ciascuno nel 2006, della Medaglia d'Oro al Merito Civile, con la seguente motivazione: “Animato da profonda passione e spirito patriottico, partecipava ad una manifestazione per il ricongiungimento di Trieste al territorio nazionale, perdendo la vita in violenti scontri di piazza. Mirabile esempio di elette virtù civiche ed amor patrio, spinti sino all'estremo sacrificio”.

Voglio oggi ricordare e onorare anche il martirio di 97 finanzieri che furono infoibati nella Foiba di Basovizza e il centinaio di poliziotti che trovarono la morte per mano titina, ricordati nel famedio della questura di Trieste in quel tragico maggio del 1945 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

ANTONIO BALDELLI (FDI). Illustrissimo signor Presidente, onorevoli colleghi, dall'ottobre 2020 - ovvero dall'insediamento di Francesco Acquaroli alla presidenza della regione Marche - c'è stato un impegno, costante e proficuo, per togliere le Marche dall'isolamento in cui erano state costrette da trent'anni di immobilismo dei governi regionali di centrosinistra.

Nel 2022, con l'insediamento del Governo Meloni è stato dato un ulteriore, fondamentale, contributo alla modernizzazione delle infrastrutture marchigiane. Cito alcuni esempi: il finanziamento di oltre mezzo miliardo di euro di fondi FSC; il finanziamento di 150 milioni per lo sblocco della Fano-Grosseto, con l'avvio dei lavori della galleria della Guinza; il raddoppio della linea ferroviaria Orte-Falconara. Un costante impegno e importanti finanziamenti che comportano e comporteranno - fortunatamente - un fiorire di cantieri. Ma è ovvio che, insieme ai cantieri, sorgono anche disagi - temporanei, per carità - come quelli che si stanno verificando nella tratta ferroviaria tra le Marche e la capitale dove, dal 4 maggio al 7 giugno, è prevista la sospensione del Frecciargento, unico treno veloce per raggiungere la capitale, mentre per gli altri convogli verso Roma sono previsti maggiori tempi di percorrenza e scambi tra treni e bus. Disagi ampiamente prevedibili, tanto che, sia la regione Marche sia il sottoscritto, hanno chiesto a RFI e a Trenitalia un intervento, avvisando per tempo le due società di ciò che oggi è inevitabilmente accaduto. In un'ottica di collaborazione, che deve caratterizzare l'attività istituzionale, sarebbe stato dunque opportuno che RFI avesse annunciato, con maggiore anticipo, l'avvio dei lavori, per consentire di informare l'utenza e mitigare i disagi. Allo stesso modo, sarebbe stato opportuno che Trenitalia - anche a titolo risarcitorio - avesse adottato una politica tariffaria di favore per tutti i marchigiani, costretti a raggiungere Roma in treno, con scalo a Bologna, ma anche per quei cittadini che continuano ad usare la tratta Orte-Falconara nonostante i disagi. Ciò, purtroppo, fino ad oggi non è avvenuto. Chiedo dunque a RFI e a Trenitalia di attivarsi immediatamente in tal senso. Questo è quello che va fatto sia durante questa fase di lavorazione, sia per le prossime fasi, affinché i disagi per i lavori - assolutamente necessari ed attesi da decenni - siano compresi dall'utenza, ma anche affinché siano ridotti al minimo. Sulla questione, annuncio la presentazione prossima di un'interrogazione parlamentare. La ringrazio per l'attenzione, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sono 35, lo ripeto, 35 i suicidi dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane. L'ultimo, un trentaduenne a Siracusa. L'altro giorno, però, il presidente del Collegio del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale ha dato altri dati. Dall'inizio dell'anno, i casi di autolesionismo nelle carceri sono stati 4.283. L'intervento delle Forze penitenziarie ha impedito tanti altri tentativi di suicidio: ben 668. I detenuti presenti nei nostri istituti ora sono 61.000. La capienza regolare è di 51.000 e i posti disponibili sono 47.000. L'indice di affollamento è del 129 per cento nella media nazionale, ma ci sono carceri - come quello di Brescia, per esempio - che superano il 200 per cento. Le aggressioni fisiche nei confronti della Polizia penitenziaria sono 666; quelle al personale amministrativo 27. I giornali titolano “emergenza carcere”, ma per essere un'emergenza ci vorrebbe un fattore di rarità, di eccezionalità, invece, quello che sta accadendo è diventato la regolarità. Se il fine del carcere dovrebbe essere quello di rieducare e di reinserire nella società dopo aver pagato una pena, noi cosa gli stiamo insegnando? Come stiamo rieducando le persone che in carcere ci vivono? Cosa gli diremo quando saranno usciti? Che è giusto dormire in sette in una cella per tre? Che è giusto perdere la dignità mentre si sta in carcere? Ne approfitto per ringraziare la Polizia penitenziaria e tutti i membri di questo Corpo per il grande lavoro che stanno facendo, nonché tutti i direttori e il personale amministrativo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

L'altro giorno, visitando l'ennesimo carcere, la direttrice del carcere di Bergamo mi ha stupito: con grande pacatezza, ha lanciato un grido d'allarme, soprattutto per quanto riguarda i giovani detenuti. Ha chiesto alla politica di intervenire per fornire gli strumenti per consentire loro un reintegro alla fine della pena, ma, soprattutto, ha chiesto di intervenire per non farli entrare in carcere, per attivare anche un sistema fuori, nelle scuole e nelle famiglie. Io spero che questo grido venga ascoltato da quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefania Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Nelle scorse ore è partita l'offensiva dell'esercito israeliano su Rafah, nel sud di Gaza, dove, è bene ricordarlo, è stipata una popolazione di un milione e 400.000 persone, di cui mezzo milione sono bambini. Dopo aver proibito le trasmissioni di Al Jazeera, dopo aver tolto al valico di Rafah le bandiere palestinesi, sostituendole con quelle israeliane e dopo aver compiuto attacchi aerei, Israele ha anche ordinato di evacuare 100.000 persone. Allora ci chiediamo dove devono andare queste persone, dal momento che il luogo indicato non ha nulla; non c'è cibo, non c'è acqua, non c'è niente, perché non c'è alcun posto sicuro a Gaza. Se questa offensiva non viene fermata, si trasformerà in una vera e propria ecatombe, una catastrofe umanitaria di proporzioni mai viste.

Bisogna fare qualcosa, come lo stanno facendo gli studenti e le studentesse universitarie che in tutto il mondo sono scesi in piazza per chiedere ai potenti di fermare la guerra, di fermare questi massacri di innocenti. Giovani che hanno a cuore il futuro del mondo e sanno che quello che sta accadendo in Palestina riguarda tutti noi da vicino; non possiamo considerarci democrazie se reprimiamo il dissenso e permettiamo, senza muovere un dito, l'annientamento colpevole, consapevole, criminale, di un'intera popolazione.

Le loro proteste stanno risvegliando l'opinione pubblica dal torpore dell'indifferenza e dell'ignavia, e dobbiamo - lo ripeto, Presidente - ringraziarli se a Israele sta arrivando, finalmente, un segnale forte di indignazione dall'Occidente. Chi ci governa ascolti la voce libera degli studenti e delle studentesse. Bisogna fermare Netanyahu, bisogna fermare questi crimini. Come? Con un cessate il fuoco immediato, interrompere immediatamente l'invio di armi, imporre il rispetto del diritto internazionale, il riconoscimento dello Stato di Palestina, la demilitarizzazione di tutti i territori palestinesi occupati illegalmente da Israele.

Servono aiuti, per questo serve rifinanziare l'UNRWA, riaprire il valico di Rafah, chiuso in modo criminale. Chiudo, Presidente, dicendo che ogni giorno che passa senza il cessate il fuoco significa morti di uomini, donne e bambini palestinesi innocenti, che pagano con la vita l'irrefrenabile propaganda criminale bellicista. Ed è bene sottolineare che sono bambini che nascono già orfani, come è successo la scorsa settimana: ad una madre è stato eseguito il cesareo da morta e il bambino è sopravvissuto solo cinque giorni.

Bisogna cessare il fuoco ora. Basta, lo ripeto, morti di innocenti. Però ci tengo a dire, in chiusura, che non basta restare umani, ma, come diceva Vittorio Arrigoni, bisogna tornare ad essere umani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Emilio Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Oggi si è celebrato un altro momento del processo nei confronti dell'assassino, e dei suoi complici, di Francesco Pio Maimone. Ne ho parlato in quest'Aula diverse volte, e torno a parlarne perché oggi si è verificata l'ennesima vergogna che io voglio rendere noto, tramite lei, ai vertici della Camera e ai vertici del Governo. Ricorderà che avevo denunciato il fatto che la sorella aveva fatto un TikTok a favore della mafia nel giorno in cui era iniziato quel processo. Ne abbiamo riparlato perché alcuni testimoni hanno cambiato versione.

Ebbene, Presidente, dopo quello che è stato fatto - anche tramite le azioni pubbliche che la Camera e una serie di esponenti hanno fatto - oggi vi è stato un altro momento del processo, in cui dovevano andare a parlare i testimoni. Presidente, non si è presentato nessuno. Adesso qualcuno potrà dire: hanno paura. Sì, certo, possono aver paura, però, quando si tratta di andare a fare testimonianze a favore dei boss della camorra, testimonianze palesemente false, abbiamo avuto occasioni in cui i giudici si sono trovati con 2.000 - ripeto 2.000 - falsi testimoni a favore di baby criminali, baby boss e camorristi.

Invece, per un ragazzo, le cui responsabilità di questa vicenda sono zero, c'è una famiglia devastata. Si tratta di un ragazzo che stava passando una serata dopo aver lavorato, perché faceva il pizzaiolo, e si è trovato coinvolto in una lite, a cui non era neanche partecipe, perché l'assassino di questo ragazzo stava litigando con un'altra persona per una goccia di birra, versata sulle sue scarpe da 2.000 euro, nonostante risulti nullatenente.

Ebbene, Presidente, quello che ha fatto il giudice è pienamente condivisibile. In alcuni casi, in quest'Aula qualcuno ha criticato, a torto o a ragione, i giudici e i magistrati. Ebbene, il giudice oggi ha deciso di farli prelevare dalle Forze dell'ordine, non tra un mese, due mesi o un anno, come spesso succede, ma tra sette giorni per portare la loro testimonianza.

Però - e concludo - le voglio fare questa amara riflessione: dovremo occupare una serie significativa di agenti, perché per portare quattro testimoni dovranno essere utilizzati almeno otto agenti, che toglieremo dalla sicurezza del nostro territorio, per obbligare delle persone, che hanno assistito a un omicidio e che avevano già deposto, a rendere giustizia a una vittima innocente della criminalità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Il lavoro del parlamentare è molto impegnativo, ma può essere molto appassionante, soprattutto quando risalti il legame con il territorio, con la propria appartenenza e con le proprie radici. Proprio per questo motivo, volevo condividere in quest'Aula uno spaccato di vita vera che viene dal Mezzogiorno d'Italia. In Calabria, il Sambiase Calcio, la squadra dei record con la difesa più imbattibile d'Europa per la sua categoria, ha vinto il campionato di Eccellenza ed approda al campionato nazionale dilettanti. Si tratta di un risultato importante, frutto della gestione di un bravissimo presidente, il presidente Folino, di un'imprenditoria illuminata, di atleti che hanno dimostrato di essere non solo giocatori, ma soprattutto veri e propri calciatori, e hanno meritato il semi-professionismo.

Volevo condividere con quest'Aula questo pensiero e volevo ne rimanesse traccia, non solo da parlamentare, ma soprattutto da appartenente a quella comunità e da padre di due ragazzi che hanno imparato ad amare quei colori, così come ho imparato ad amarli io grazie a mio padre e alla mia famiglia.

Dunque, grazie al presidente Folino, grazie a tutta la dirigenza, grazie ai calciatori, grazie ai tifosi e, soprattutto, grazie agli ultras US'01 che ci hanno accompagnato per tutta questa stagione.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 10 maggio 2024 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 16,20.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 3 e 4 il deputato Gnassi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 14 il deputato Furfaro ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 22 la deputata Boldrini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 26 il deputato Soumahoro ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 27 la deputata Andreuzza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DISP 114,115,116,117,118,119 MISS AUT 264 264 0 133 264 0 77 Appr.
2 Nominale DISP 114,115,116,117,118 MISS AUT 261 261 0 131 250 11 77 Appr.
3 Nominale DISP 114,115,116,117,118 SCHEDA 15 259 259 0 130 248 11 77 Appr.
4 Nominale DISP 114,115,116,117,118 SCHEDA 16 261 261 0 131 250 11 77 Appr.
5 Nominale DISP 114,115,116,117,118 SCHEDA 17 262 262 0 132 251 11 76 Appr.
6 Nominale DISP 114,115,116,117,118 SCHEDA 41 263 263 0 132 252 11 76 Appr.
7 Nominale DISP 114,115,116,117,118 SCHEDA 26 259 259 0 130 248 11 76 Appr.
8 Nominale DISP 114,115,117,118 SCHEDA 6 259 258 1 130 215 43 76 Appr.
9 Nominale DISP 114,115,117,118 SCHEDA 25 263 262 1 132 219 43 76 Appr.
10 Nominale DISP 114,117,118 SCHEDA 42 263 262 1 132 164 98 76 Appr.
11 Nominale DISP 114,115,117,118 IMP SCHEDA 35 264 264 0 133 264 0 76 Appr.
12 Nominale PREMESSA RIS 6-114 RIF 263 172 91 87 161 11 76 Appr.
13 Nominale PREMESSA RIS 6-115 262 214 48 108 57 157 76 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale DISP RIS 6-116 IMPEGNO SCHEDA 9 262 257 5 129 100 157 76 Resp.
15 Nominale DISP RIS 6-116 IMPEGNO SCHEDA 17 263 259 4 130 101 158 76 Resp.
16 Nominale DISP RIS 6-116 IMPEGNO SCHEDA 24 261 257 4 129 97 160 76 Resp.
17 Nominale DISP RIS 6-116 IMPEGNO SCHEDA 29 263 261 2 131 43 218 76 Resp.
18 Nominale DISP RIS 6-116 IMPEGNO SCHEDA 30 261 260 1 131 42 218 76 Resp.
19 Nominale DISP RIS 6-116 IMPEGNO SCHEDA 31 262 261 1 131 43 218 76 Resp.
20 Nominale DISP RIS 6-116 IMPEGNO SCHEDA 32 262 260 2 131 42 218 76 Resp.
21 Nominale DISP RIS 6-116 IMPEGNO SCHEDA 33 260 259 1 130 43 216 76 Resp.
22 Nominale DISP RIS 6-116 IMPEGNO SCHEDA 43 264 262 2 132 108 154 76 Resp.
23 Nominale DISP RIS 6-116 IMPEGNO SCHEDA 45 265 261 4 131 99 162 76 Resp.
24 Nominale PREMESSA RIS 6-116 266 253 13 127 32 221 76 Resp.
25 Nominale PREMESSA RIS 6-117 265 177 88 89 166 11 76 Appr.
26 Nominale PREMESSA RIS 6-118 266 177 89 89 167 10 76 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 28)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale PREMESSA RIS 6-119 264 230 34 116 13 217 76 Resp.
28 Nominale DOC IV-TER - NN 5-A E 6-A 221 221 0 111 130 91 76 Appr.