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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 287 di lunedì 6 maggio 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 14,25.

PRESIDENTE. La seduta è aperta. Chiedo scusa per il banale, purtroppo, imperdonabile contrattempo con il quale apriamo questa seduta.

Invito il deputato Segretario facente funzioni a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

PAOLO FORMENTINI, Segretario f.f., legge il processo verbale della seduta dell'8 aprile 2024.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 84, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2023, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2024, approvata dalle Commissioni, a conclusione dell'esame di deliberazioni del Governo ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 21 luglio 2016, n. 145 - Doc. XXVI, n. 2 (Doc. XVI, n. 3).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione delle Commissioni riunite III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2023, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2024, approvata dalle Commissioni, a conclusione dell'esame di deliberazioni del Governo ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 21 luglio 2016, n. 145 - Doc. XXVI, n. 2.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 29 aprile 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 29 aprile 2024).

Avverto che le eventuali risoluzioni devono essere presentate entro il termine della discussione.

(Discussione - Doc. XVI, n. 3)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione Affari esteri, deputato Paolo Formentini.

PAOLO FORMENTINI, Relatore per la III Commissione. Presidente, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, le Commissioni affari esteri e difesa, nelle ultime settimane, hanno svolto un ampio lavoro di riflessione sui contenuti del provvedimento in esame, recependo in pieno lo spirito della legge n. 145 del 2016. Oltre alle posizioni del Governo, esposte nelle comunicazioni rese dai Ministri competenti davanti alle Commissioni riunite affari esteri e difesa dei due rami del Parlamento, sono stati acquisiti ulteriori importanti elementi conoscitivi in occasione delle audizioni del Capo di Stato maggiore della Difesa, del comandante del Comando operativo di vertice interforze, del direttore generale della cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, nonché di rappresentanti di organizzazioni non governative impegnate nelle attività di cooperazione allo sviluppo e tutela e promozione dei diritti umani.

Queste interlocuzioni hanno consentito un'approfondita valutazione degli interventi di natura militare e civile elencati nella relazione governativa rispetto agli interessi nazionali, come pure rispetto al sistema di alleanze e al posizionamento del nostro Paese nelle organizzazioni internazionali.

Limitando la mia illustrazione ai profili inerenti agli ambiti di competenza della Commissione affari esteri e rinviando per ulteriori dettagli al testo della relazione per l'Assemblea approvata dalle Commissioni riunite il 24 aprile scorso, mi preme innanzitutto ribadire che la significativa presenza italiana nel quadro delle operazioni internazionali è orientata dall'appartenenza del nostro Paese all'Unione europea e all'Alleanza atlantica, oltre che ancorata al multilateralismo imperniato sul sistema delle Nazioni Unite. Al tempo stesso, la nostra partecipazione a grandi operazioni multilaterali serve anche a qualificare la nostra postura internazionale a fronte delle nuove sfide all'ordine mondiale, a cominciare dalla guerra di aggressione russa all'Ucraina e dal conflitto tra Israele e Hamas.

In questo quadro si individuano le priorità strategiche più immediate del nostro Paese, vale a dire Mediterraneo e Balcani. Con riferimento al Mediterraneo, le missioni mirano in particolare a contribuire alla stabilizzazione dei Paesi che si affacciano sulle sponde sud ed est, abbinando la componente civile e militare. Va ribadito in questa sede che tali missioni e tali interventi concorrono a rafforzare, soprattutto in questo tempo di crisi e di incertezze, il profilo della nostra identità mediterranea. Essa deve continuare a caratterizzare il nostro ruolo all'interno delle Nazioni Unite, nell'Alleanza atlantica e nella stessa Unione europea per far sì che tali organizzazioni continuino a perseguire un impegno comune nella lotta contro il terrorismo e per una condivisione più equa e responsabile delle conseguenze del fenomeno migratorio, come pure di tutte quelle altre sfide - ad esempio, le conseguenze del cambiamento climatico e i conflitti interetnici - che contribuiscono a rendere il Mediterraneo allargato un epicentro del disordine globale.

In questo quadro va ricordato, altresì, come al ruolo della NATO nel Mediterraneo l'Assemblea parlamentare dell'Alleanza abbia dedicato un proprio specifico gruppo speciale, il Gruppo speciale per il Mediterraneo e il Medio Oriente, che si sta riunendo proprio oggi, qui alla Camera.

Con particolare riguardo alla situazione specifica della Striscia di Gaza emerge la necessità di agevolare, per quanto possibile, l'innesco di un processo che porti allo sradicamento del terrorismo di matrice islamista in tutte le sue declinazioni e al successo della formula “due popoli, due Stati”, in pacifica coesistenza. Peraltro, la recrudescenza del conflitto, scaturita dall'aggressione di Hamas contro la popolazione civile di Israele, ha prodotto i suoi effetti anche sul Libano. La “linea blu”, lungo il confine meridionale con Israele, è sempre più esposta a scontri, mentre, dal punto di vista interno, la grave crisi economica, sociale e politica amplifica le spinte centrifughe e la frammentazione del Paese. Pertanto, la stabilizzazione del Paese, tramite il sostegno alle Forze armate di sicurezza libanesi, resta prioritaria per l'azione italiana.

Sempre nel quadrante del Mediterraneo allargato prosegue, inoltre, l'impegno contro il terrorismo di matrice fondamentalista per promuovere azioni di contrasto, nonché attività di stabilizzazione tese ad evitare che aree liberate da Daesh in Siria e Iraq restino in condizioni di disagio socio-economico, tali da renderle vulnerabili a nuova penetrazione o reclutamento. La sicurezza dell'area è strettamente connessa anche alle politiche ostili dell'Iran, che alimenta la mobilitazione delle componenti sciite delle popolazioni locali, a partire dagli Houthi nel Mar Rosso. Preoccupa, inoltre, la fornitura di armi alla Russia e le attività di arricchimento dell'uranio, in violazione del Piano d'azione congiunto globale, comunemente noto come “Accordo sul nucleare iraniano”. In questo contesto, l'Italia mantiene una posizione di ferma condanna, pur lasciando aperti i canali di comunicazione.

Un altro Paese di prioritario interesse connesso con il tema del fondamentalismo islamico è l'Afghanistan, dove il nostro Paese si attiene alla linea concordata in sede UE, aperta all'interazione con le autorità di fatto talebane nello sforzo di stabilire un dialogo costruttivo, ma ancorata, al tempo stesso, a princìpi internazionali in materia di diritti umani e inclusione. Pertanto, se da un lato, si continua a rigettare l'ipotesi di un riconoscimento del Governo impostosi nel Paese, dall'altro, prosegue un'interazione pragmatica, con lo scopo di migliorare le condizioni di vita della popolazione.

Più in generale, l'impegno nelle operazioni e missioni militari e civili dell'Unione europea è orientato a un duplice obiettivo: rafforzare l'azione per la sicurezza del nostro Paese e sostenere la politica di sicurezza e difesa europea per consentire all'Unione europea di incrementare la propria capacità di agire sulla scena internazionale, in uno spirito di complementarietà con la NATO. Il consolidamento della politica di sicurezza e difesa dell'Unione europea contribuisce anche al rafforzamento della cooperazione NATO-UE, in uno spirito di complementarietà che eviti duplicazioni e rafforzi il legame transatlantico. È nostro interesse continuare a promuovere una cooperazione sempre più stretta tra NATO e UE, in particolare in ambiti come il contrasto alle minacce ibride, la mobilità militare, le esercitazioni congiunte, al fine di migliorare le best practice e l'interoperabilità. Peraltro, benché l'aggressione russa all'Ucraina abbia determinato un progressivo rafforzamento della postura di deterrenze e difesa sul fianco orientale, occorre ribadire in questa sede l'esigenza di mantenere inalterato l'impegno sul fianco sud dell'Alleanza, incentrato geopoliticamente sull'Africa settentrionale subsahariana e sul Medio Oriente.

Passando ai Balcani occidentali, il completamento del percorso di adesione all'Unione europea rimane obiettivo prioritario della diplomazia italiana, nonostante la persistenza di nodi politici ancora aperti, dalla stabilizzazione della Bosnia-Erzegovina al processo di normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo. Risulta essenziale, dunque, il contributo alla stabilità fornito dalla missione NATO KFOR, di cui l'Italia è chiamata nuovamente ad assumere il comando da ottobre 2024. Nell'ottica di un'assunzione crescente di responsabilità geopolitiche è, altresì, opportuno procedere rapidamente all'aggiornamento del documento nazionale, pubblicato nel febbraio 2022, attuativo della Strategia UE per la regione indo-pacifica, al fine di consolidare il posizionamento dell'Italia nell'area, a tutela della libertà di navigazione, e contrastare, in sinergia con le altre democrazie, le minacce alla sicurezza dei mari e alle catene di approvvigionamento globali.

Per quanto concerne gli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, le risorse programmate per il 2024 ammontano a un totale di 361.597.000 euro, in leggero aumento rispetto al fabbisogno 2023, fissato a 358.668.800 euro.

Come emerso nel corso della citata audizione del direttore generale della Cooperazione allo sviluppo del MAECI per il 2024, gli interventi sono incentrati soprattutto sull'Africa e sul Medio Oriente, nonché sulla partecipazione agli sforzi della comunità internazionale per rispondere agli accresciuti bisogni umanitari della popolazione ucraina, direttamente colpita dagli eventi bellici. Gli interventi tengono presente l'orizzonte ambizioso del Piano Mattei, incentrato su investimenti significativi in piani infrastrutturali e di valorizzazione del capitale umano attraverso programmi di istruzione e formazione professionale.

In conclusione, auspico che l'esame parlamentare possa costituire l'occasione per una valutazione dell'efficacia della nostra proiezione internazionale, nel perseguimento degli interessi strategici del nostro Paese, ma anche per ribadire una visione unitaria e coerente della nostra politica estera, al di là delle fisiologiche distinzioni tra maggioranza e opposizione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice per la Commissione difesa, deputata Paola Maria Chiesa.

PAOLA MARIA CHIESA, Relatrice per la IV Commissione. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il quadro politico internazionale nel quale si colloca la partecipazione dell'Italia a numerose operazioni multilaterali per l'anno 2024 ripropone, in buona parte, gli scenari e gli obiettivi contenuti nella relazione analitica trasmessa al Parlamento lo scorso anno. Come evidenziato dal relatore per la III Commissione, l'onorevole Formentini, il contesto internazionale rimane infatti caratterizzato da una marcata instabilità, che determina effetti diretti sulla nostra sicurezza nazionale.

Il conflitto in Ucraina si conferma un evento spartiacque, che ha scosso in profondità le fondamenta stesse del sistema internazionale. Allo stesso tempo, le crisi in Medio Oriente e nel Mar Rosso, scoppiate nella seconda metà del 2023, hanno accentuato la polarizzazione della comunità internazionale e messo in serio pericolo la tenuta dell'ordine internazionale. In tale contesto, il caposaldo dell'azione dell'Italia continua ad essere l'appartenenza della nostra Nazione all'Unione europea e all'Alleanza atlantica, oltre al multilateralismo imperniato sul sistema delle Nazioni Unite.

Venendo, quindi, alla partecipazione di personale delle Forze armate nel continente europeo i nostri militari continueranno a essere presenti nei Balcani occidentali sia con la missione NATO denominata Joint Enterprise (scheda 1/2024), volta a dare attuazione agli accordi sul cessate il fuoco, nonché a fornire assistenza umanitaria e supporto per il ristabilimento delle istituzioni civili, sia con la missione dell'Unione europea in Bosnia-Erzegovina denominata Eufor Althea (scheda 2/2024), il cui contingente è stato incrementato da 195 a 247 unità di personale.

Sempre con riferimento all'Europa, la relazione evidenzia altresì il ruolo guida che l'Italia svolgerà nell'ambito della missione civile dell'Unione europea Eulex Kosovo (scheda 37/2024), anche attraverso l'assunzione, da ottobre 2024, del comando annuale della missione NATO in Kosovo, Kfor, ora inserita nella scheda 34/2024, in funzione dell'ottimizzazione del contributo della Difesa alle missioni civili organizzate dal Servizio europeo di azione esterna in ambito PESC/PSDC.

Prosegue, poi, l'impegno italiano nell'isola di Cipro con la missione delle Nazioni Unite Unficyp (scheda 3/24) e la partecipazione di personale all'operazione NATO di sicurezza marittima nel mar Mediterraneo denominata Sea Guardian (scheda 4/2024), nonché all'operazione dell'Unione europea Eunavfor MED Irini, finalizzata all'attuazione dell'embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia (scheda 5/2024), la cui consistenza massima del contingente nazionale impiegato è incrementata da 406 a 459 unità di personale.

Viene poi confermata la partecipazione italiana alle missioni operanti nei Paesi del Sud-Est dell'Alleanza e nel quadrante Nord orientale. In particolare, oltre alla proroga della missione dell'Unione europea di assistenza militare a sostegno dell'Ucraina EUMAM Ucraina (scheda 6/2024), viene prorogata sia la partecipazione di personale militare italiano al dispositivo della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza (scheda 29/2024) sia la partecipazione al dispositivo NATO per la sorveglianza navale dell'area Sud dell'Alleanza (scheda 30/2024), anche se la consistenza massima del contingente impiegato è ridotta da 567 unità del 2023 alle attuali 452 unità, nonché al dispositivo volto a preservare l'integrità dello spazio aereo europeo dell'Alleanza (scheda 31/2024).

Prosegue, inoltre, l'impegno dei nostri contingenti nei dispositivi per il potenziamento della presenza della NATO nell'area Sud-Est dell'Alleanza (scheda 32/2024), la cui consistenza massima del contingente, avendo l'Italia assunto un ruolo di Nazione quadro del dispositivo multinazionale in Bulgaria, è incrementata dalle 2.120 unità dello scorso anno a 2.340 unità, e al dispositivo per la presenza in Lettonia (scheda 33/2024), il cui contingente massimo di personale autorizzato nel 2024 è ridotto dalle 370 unità del 2023 a 303 unità.

Nel Medioriente, tornato a essere epicentro di attenzione a partire dal 7 ottobre 2023 con l'attacco di Hamas nel Sud d'Israele e il conseguente riaccendersi del conflitto nella Striscia di Gaza, prosegue la partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite volta alla creazione di condizioni di pace e di sicurezza in Libano denominata UNIFIL (scheda 7/2024), fissando la consistenza massima del contingente nazionale in 1.292 unità rispetto alle 1.169 unità del 2023, e la missione bilaterale di addestramento delle Forze armate libanesi MIBIL (scheda 8/2024), con una consistenza massima del contingente impiegato di 105 unità, in diminuzione rispetto alle 190 unità del 2023.

Viene prorogata anche la missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi (scheda 9/2024), la partecipazione di personale militare alla coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda 10/2024) e alla missione NATO di sostegno al Governo iracheno, denominata NATO Mission Iraq, alla missione degli osservatori delle Nazioni Unite per il rispetto dell'accordo sul cessate il fuoco tra India e Pakistan UNMOGIP (scheda 12/2024) e del personale militare impiegato negli Emirati Arabi Uniti, in Kuwait, nel Bahrain, nel Qatar e a Tampa, con le esigenze connesse con le missioni in Medio Oriente e in Asia (scheda 13/2024).

Passando al continente africano, la relazione analitica sottolinea che il Nordafrica è probabilmente la regione, in questo momento, maggiormente contendibile e di crescente interesse per molteplici attori internazionali. In tale regione rivestono particolare interesse per il nostro Paese gli sviluppi in Tunisia e nella vicina Libia, Paesi verso i quali è opportuno esercitare le leve di una crescente influenza nazionale. Ricordo, peraltro, che le condizioni in Nordafrica sono direttamente correlate a ciò che succede nell'Africa subsahariana, sia nella sua appendice saheliana e nel Golfo di Guinea, sia nell'area orientale, che vede nella regione dei Grandi Laghi e nel Corno d'Africa le due aree da tenere sotto costante monitoraggio. In tale contesto il Governo italiano intende prorogare la missione delle Nazioni Unite UNSMIL (scheda 14/2024), volta a fornire supporto alle principali istituzioni libiche e a monitorare e a segnalare abusi e violazioni dei diritti umani e violazioni del diritto internazionale umanitario, e la missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda 15/2024), nell'ambito della quale rientra anche il personale italiano di collegamento con la missione EUBAM Libia, nonché il personale impiegato nell'ambito della Forza di gendarmeria europea.

Inoltre, allo scopo di tutelare maggiormente la sicurezza e l'incolumità del personale schierato, è previsto l'impiego di assetti nazionali convenzionali e a pilotaggio remoto, nonché di mezzi navali a supporto diretto della missione e delle relative attività nell'ambito delle unità del dispositivo nazionale Mediterraneo Sicuro (scheda 26/2024). Vengono, altresì, prorogate le missioni bilaterali di cooperazione in Tunisia (scheda 16/2024), la missione bilaterale di formazione, addestramento e consulenza alle Forze armate nigerine (scheda 17/2024), la missione delle Nazioni Unite per la preparazione di un referendum nel Sahara occidentale, denominata MINURSO (scheda 18/2024), la partecipazione di personale militare all'organizzazione internazionale indipendente istituita per il mantenimento della pace nel Sinai MFO (scheda 19/2024), la missione di formazione dell'Unione europea volte a contribuire alla costituzione e al rafforzamento delle Forze armate nazionali somale, denominata EUTM Somalia (scheda 20/2024), la missione bilaterale di addestramento delle Forze di polizia somale e gibutiane, dei funzionari yemeniti e delle Forze armate gibutiane (scheda 21/2024), la partecipazione di personale impiegato presso la base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti (scheda 22/2024), la missione di formazione dell'Unione europea volta a rafforzare le capacità delle Forze armate in Mozambico nel contrasto delle forze terroristiche attive nella regione di Capo Delgado (EUTM Mozambico, scheda 23/2024), la missione di partenariato militare in Niger, EUMPM Niger, condotta dall'Unione europea al fine di sostenere il Niger nella lotta nel rispetto del diritto in materia di diritti umani e del diritto internazionale umanitario contro i gruppi terroristici armati (scheda 24/2024), nonché la missione bilaterale in supporto nella Repubblica del Burkina Faso (scheda 25/2024). Per completare il quadro delle missioni in Africa ricordo che già dal 31 maggio 2023, per i noti eventi politici nel Paese, si era conclusa la partecipazione italiana alle missioni MINUSMA in Mali (scheda 18/2023) ed Eucap Sahel Mali (scheda 19/2023) e che nella medesima data si era interrotta anche la partecipazione italiana alla missione ONU in Somalia denominata Unsom (scheda 27/2023).

Per quanto riguarda, invece, le schede relative a Eucap Sahel Niger (scheda 20/2023), Eucap Somalia (scheda 26/2023) ed EUBAM Libia (scheda 16-bis/2023), queste sono ora confluite, insieme ad altre iniziative PESC/PSDC, a connotazione civile in altre aree del mondo nella citata scheda 34/2024, con la funzione di ottimizzare il contributo della difesa alle missioni civili in ambito PESC/PSDC.

Sempre per quanto riguarda il continente africano la scheda relativa alla partecipazione alla missione EU NAVFOR-ATALANTA (scheda n. 24/2023) è confluita, insieme a quella del dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nello Stretto di Hormuz, nell'ambito dell'iniziativa multinazionale europea denominata EMASOH (scheda n. 33/2023).

La scheda n. 26-bis/2024 è relativa alla nuova missione Aspides, contenuta nella delibera relativa alle nuove missioni da avviare nel 2024, il cui esame si è già concluso lo scorso 5 marzo con l'approvazione in Assemblea delle risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00090; Braga ed altri n. 6-00091, respingendone il diciottesimo capoverso della premessa; Richetti ed altri n. 6-00092, riformulata; Faraone ed altri n. 6-00093; Zanella ed altri n. 6-00094, limitatamente al primo impegno del dispositivo, respingendone la premessa, con distinta votazione, e risultando precluse le restanti parti del dispositivo; e Francesco Silvestri ed altri n. 6-00095.

Infine, viene prorogato anche l'impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per attività di presenza, sorveglianza e sicurezza del Golfo di Guinea (scheda n. 27/2024) e del dispositivo NATO a favore dei Paesi partner situati lungo il fianco sud-est dell'alleanza (scheda n. 28/2024).

Passo ora alle missioni delle Forze di polizia, della Guardia di finanza e del personale della magistratura per le quali, con riguardo al periodo 1 gennaio 2024-31 dicembre 2024, è intendimento del Governo prorogare la partecipazione di tale personale alle missioni in Kosovo, sia dell'Unione europea, EULEX Kosovo (scheda n. 37/2024), sia delle Nazioni Unite, UNMIK (scheda n. 38/2024); alla missione bilaterale di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei Paesi dell'area balcanica (scheda n. 39/2024); alla missione dell'Unione europea nei territori palestinesi EUPOL COPPS (scheda n. 40/2024); alla missione di assistenza alle autorità libiche e di rafforzamento delle strutture statuali preposte alla sicurezza, in particolare nei settori della gestione delle frontiere e della giustizia penale al fine di contribuire agli sforzi per smantellare le reti della criminalità attive nel traffico di migranti nella tratta di esseri umani e nel terrorismo, denominata EUBAM LIBYA (scheda n. 41/2024); alla missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica e alla General Administration for Coastal Security (scheda n. 42/2024).

In conclusione, per lo svolgimento delle missioni, di cui si propone la proroga nell'anno 2024, la consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati nei teatri operativi è pari a 11.166 unità, mentre il corrispondente fabbisogno finanziario a carico del Ministero della Difesa è pari a 1.365.148.673, di cui 1.075.798.673 euro per obbligazioni esigibili nell'esercizio finanziario 2024 e 289.350.000 euro per obbligazioni esigibili nell'esercizio finanziario 2024.

Ricordo che, per lo svolgimento delle nuove missioni relative alla deliberazione del 26 febbraio 2024, la consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati è pari a 834 unità, mentre il fabbisogno finanziario complessivo richiesto è di euro 45.863.901 euro. La consistenza massima dei contingenti nazionali impiegati nelle missioni per l'anno 2024 raggiunge quindi le 12.000 unità.

Ricordo inoltre che, per lo svolgimento delle missioni internazionali previste dalla deliberazione del Consiglio dei ministri del 1° maggio 2023 la consistenza massima annuale complessiva dei contingenti di personale delle Forze armate impiegato nei teatri operativi risultava pari a 11.495 unità, mentre il fabbisogno finanziario per il Ministero della Difesa ammontava complessivamente ad euro 1.313.114.500, cui vanno aggiunti 30 milioni per il dispositivo info-operativo dell'AISE.

Arrivo alla conclusione. Segnalo, infine, che, con riferimento alla scheda n. 35/2024, relativa a esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate, durante l'esame presso le Commissioni riunite, è stato approvato l'emendamento Graziano n. 5, nella nuova formulazione, che ha impegnato il Governo, alla luce della fragilità e maggiore volatilità del contesto internazionale in tale periodo storico, a valutare l'opportunità di prevedere ulteriori risorse finanziarie per sostenere le attività di cooperazione civile e militare intese a fronteggiare le esigenze di prima necessità della popolazione locale.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. La discussione e il confronto sulla proroga delle missioni internazionali e degli interventi di cooperazione per l'anno 2024 si svolgono in un contesto internazionale drammatico. Dire che si tratta di un contesto estremamente instabile è un vero eufemismo. Qualcuno ormai ha iniziato a definirlo, invece, prebellico. Penalizzati il dialogo e l'approccio multilaterale; inconsistenti sono i tentativi di ricerca delle soluzioni più avanzate e condivise rispetto ai conflitti in corso e quindi è più che mai a rischio la sicurezza globale; troppo deboli, purtroppo, le iniziative e l'autonomia stessa strategica dell'Unione europea. Perfino lo sforzo per la costruzione di un sistema di difesa europeo, ispirato e basato sulla deterrenza, sulla difesa dei valori fondanti della pace, della democrazia, sui diritti umani, trova ostacoli e incertezze incessanti. Ha destato grande preoccupazione e ulteriore inquietudine l'intervista del Ministro Crosetto a Mario Ajello, su Il Messaggero di oggi, un'intervista molto lucida, articolata, che appunto crea sicuramente nuove inquietudini.

Nel frattempo, le spese militari mondiali hanno raggiunto il massimo storico di 2.200 miliardi di dollari, con un aumento del 9 per cento, e sono sicuramente destinate ad aumentare nel 2024; la corsa al riarmo sembra la via, la logica universalmente condivisa da tutti i Governi, a prescindere dalla loro collocazione nello scenario planetario incandescente, non solo per il surriscaldamento terrestre, ma per il divampare del vento infuocato della guerra, o meglio delle guerre, su tutto il pianeta.

La catastrofe umanitaria in corso a Gaza, a seguito del terribile attacco di Hamas contro il popolo israeliano del 7 ottobre 2023, e all'inarrestabile, violenta e sproporzionata reazione del Governo di Netanyahu, lo ribadiamo ancora una volta, richiedono l'intervento risoluto e deciso della comunità internazionale, nonché la richiesta dell'istantanea liberazione degli ostaggi ancora in mano ad Hamas.

Si tratta di porre fine alle eclatanti violazione del diritto internazionale, al mancato rispetto dei diritti e dei crimini di guerra. È fondamentale che il Governo italiano si associ, in ogni sede internazionale, agli sforzi per evitare l'invasione israeliana della città di Rafah, per impedire l'ulteriore tragico accanimento contro una popolazione civile, come quella palestinese, che versa già in condizioni al limite dell'umana sopravvivenza. Appare oggi più che mai necessario riconoscere lo Stato di Palestina.

È indispensabile la promozione di una grande azione diplomatica per la convocazione di una conferenza internazionale per una pace duratura in Medio Oriente, in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite.

Il protrarsi del conflitto in Ucraina, d'altra parte, è l'altro fronte di grande ansia. La situazione di guerra di logoramento, il carico di morte, di distruzione e delle sofferenze che ne derivano richiedono l'improcrastinabile iniziativa europea per uscire dall'impasse attuale, dal pericolo, sempre più concreto, di un'escalation e di allargamento del conflitto.

Bisogna escludere categoricamente, con forza e determinazione, le prospettive - chiudo Presidente - di invio di truppe degli Stati membri dell'Unione europea in Ucraina, dove sappiamo le risorse umane o dell'esercito sono insufficienti allo sforzo bellico in atto. Ribadiamo la necessità, nel contempo, di aumentare e riqualificare le risorse previste per il 2024 per il finanziamento, invece, degli interventi di cooperazione e di sostegno ai processi di pace e di stabilizzazione.

Esprimiamo la nostra contrarietà alle modifiche previste dalla normativa legata alle missioni internazionali, proposta dal Governo con il DDL attualmente in esame al Senato, allo scopo di indebolire il controllo politico parlamentare delle decisioni, di renderle meno trasparenti e di rendere, quindi, meno accessibile il processo decisionale relativo alla missione internazionale.

Finisco Presidente, presentando la nostra risoluzione e ribadendo le contrarietà e, invece, i voti favorevoli in conformità con le risoluzioni presentate precedentemente.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Marrocco, che non è in Aula, quindi si intende decaduta.

È iscritta a parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi siamo qui a discutere sull'impegno delle nostre Forze armate all'estero, in un contesto geopolitico drammatico, dal quale questa discussione non può prescindere. Si tratta di un contesto caratterizzato da conflitti armati, di cui purtroppo non si intravede la fine, che ci coinvolgono sempre più da vicino, che rischiano di incendiare intere regioni e di saldarsi tra loro, sprofondando il mondo nella terrificante prospettiva di un nuovo conflitto globale.

“La terza guerra mondiale a pezzi”, evocata da Papa Francesco, rischia, oggi, di vedere quei pezzi unirsi tra loro, dall'Europa al Medio Oriente all'Africa, con i nostri militari schierati in prima linea su tutti i fronti più caldi.

Partiamo dall'Ucraina, dove la strategia occidentale di voler proseguire ad oltranza il supporto militare a Kiev, per arrivare a una sconfitta della Russia, si sta rivelando tragicamente fallimentare, come avevamo previsto fin dall'inizio, invocando una soluzione negoziata a un conflitto che non avrebbe mai potuto avere una soluzione militare e che, prolungandosi, avrebbe solo indebolito la posizione militare e negoziale di Kiev. Era chiaro che, proseguendo ad oltranza sulla via della guerra, escludendo ogni ipotesi negoziale, l'Ucraina non solo non avrebbe vinto, non avrebbe riconquistato i territori perduti, ma ne avrebbe persi ancora, come sta succedendo ora, rischiando di perdere la guerra; era chiaro non solo a noi, ma a molti strateghi, analisti ed esperti, dal Capo di Stato maggiore delle Forze armate americane, all'ex consigliere per la sicurezza di Obama, giusto per cercarne un paio.

Continuare ad inviare armi non avrebbe portato e non porterà alla vittoria dell'Ucraina, perché il problema non sono le armi, ma la superiorità della Russia in termini di uomini schierati sul campo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), tanto che oggi, come abbiamo sempre paventato, questa folle e cieca strategia bellicistica sta coerentemente andando verso il suo inevitabile e drammatico epilogo: l'invio di truppe NATO. È una follia che avevamo denunciato come pericolo concreto sin dal giugno dell'anno scorso con un'interrogazione al Ministro Crosetto che, invece, ci prese in giro; una follia che Marcon ha poi ufficialmente svelato come possibilità concreta e che, oggi, la NATO sta seriamente valutando come scenario operativo da far scattare nell'ipotesi sempre più concreta di uno sfondamento delle linee difensive ucraine. È uno scenario che prevede il coinvolgimento di tutte le forze NATO lungo la nuova cortina di ferro che corre dal Baltico al Mar Nero. Qui, oggi, abbiamo il più possente schieramento militare italiano mai visto nel dopoguerra: 3.000 soldati, con oltre 1.000 tra blindati e carri armati, quasi raddoppiati rispetto all'anno scorso, schierati tra Bulgaria, Lettonia e Ungheria, una ventina di velivoli tra caccia e aerei spia concentrati in Polonia, a ridosso dell'enclave russa di Kaliningrad e una fregata missilistica nel Mar Baltico.

Ebbene, il MoVimento 5 Stelle, di fronte al rischio concreto che le nostre Forze armate, oggi schierate in funzione di deterrenza, si ritrovino in prima linea in una guerra della NATO contro la Russia, pretende da questo Governo un impegno non a parole, ma con i fatti, per fermare questa escalation, prima che sia troppo tardi.

Chiediamo, quindi, al Governo di affiancare a questo massiccio impegno militare in ambito NATO un altrettanto forte impegno diplomatico. A Meloni, che pensa solo a inviare ancora armi, chiediamo di onorare la tradizione di pace e mediazione del nostro Paese, inviando, invece, mediatori di pace a Kiev, a Mosca, a Washington e a Pechino, di lavorare senza sosta per un immediato cessate il fuoco e per un piano di pace europeo che getti le basi di una soluzione accettabile per entrambi le parti. Oggi, l'Ucraina è ancora nella posizione di trattare la pace. Tra qualche mese, rischia di trovarsi a trattare, purtroppo, una resa.

Al Governo facciamo anche un'altra richiesta ancora più semplice e lineare. Poiché il Ministro Crosetto esclude categoricamente ogni invio di nostre truppe in Ucraina e poiché la storia insegna (vedi il Vietnam) che il primo passo di coinvolgimento diretto in un conflitto è l'invio di consiglieri e addestratori militari, il MoVimento 5 Stelle chiede al Governo la garanzia che la nostra partecipazione alla missione europea di addestramento delle Forze armate ucraine non diventi mai il veicolo legale di un simile intervento. Come l'anno scorso, infatti, leggiamo nel testo della deliberazione che l'area geografica della missione comprende anche l'Ucraina e che - cito - la missione opera nel territorio degli Stati membri finché il Consiglio europeo non decida altrimenti.

Per questo, anche quest'anno e a maggior ragione, vista la situazione, pretendiamo che, nel caso in cui il Consiglio europeo proponga un giorno di estendere le attività di addestramento al territorio ucraino, il Governo venga preventivamente qui in Parlamento per ricevere da esso il mandato politico sul da farsi. Se tra qualche mese si deciderà, a livello europeo, che dobbiamo mandare i nostri soldati addestratori in Ucraina al fronte, boots on the ground, come si dice in gergo, questa decisione deve passare al vaglio del Parlamento. Ci pare il minimo.

Passiamo all'altro fronte di guerra, quello tragico di Gaza, che rischia di incendiare l'intero Medio Oriente, dove pure sono presenti oltre 1.000 nostri soldati, al confine tra Libano e Israele, che, in caso di regionalizzazione del conflitto, si ritroverebbero in prima linea. Dopo 35.000 civili palestinesi massacrati, di cui oltre 14.000 bambini, milioni di sfollati ridotti alla fame e ora a rischio di massacro a Rafah, dopo le efferatezze e i crimini commessi dalle Forze armate di Tel Aviv, chiediamo al Governo di abbandonare la sua timida posizione verso Netanyahu, che ora, per i suoi crimini di guerra, rischia addirittura un mandato di cattura internazionale da parte della Corte penale de L'Aja.

Chiediamo al Governo di rispettare la risoluzione approvata lo scorso 5 aprile dal Consiglio dei diritti umani dell'ONU, che chiede a tutti i Paesi un embargo temporaneo, immediato e totale sulla vendita di armi a Tel Aviv, cessando le consegne di armi italiane, che, purtroppo, non si sono mai fermate dall'inizio della guerra.

Considerata la dimensione della tragedia umanitaria in atto a Gaza, chiediamo inoltre al Governo di ripristinare immediatamente i finanziamenti all'UNRWA, l'Agenzia delle Nazioni Unite che assiste i profughi palestinesi, come hanno già fatto nelle ultime settimane Francia, Germania, Austria, Danimarca, Svezia, Finlandia, Giappone, Canada e persino gli Stati Uniti. Una decisione non più rinviabile, tanto più alla luce del rapporto indipendente che l'ONU ha pubblicato il 22 aprile, dove si attesta la mancanza di prove delle gravissime accuse di terrorismo che Israele ha mosso contro l'Agenzia.

Veniamo, infine, all'Africa, l'altro pezzo di guerra globale tra Russia e Occidente, dove Mosca guadagna terreno, sia in Nordafrica che in Sahel, e dove le nostre missioni risultano sempre più insostenibili. Mi riferisco alla missione di supporto alla Guardia costiera libica che, in modo sempre più sfacciato e aggressivo, ostacola il soccorso in mare dei migranti per riconsegnarli nelle mani dei trafficanti, che li rinchiudono in centri a cui ONU e Croce Rossa continuano a non avere accesso.

L'anno scorso, alla luce della pubblicazione del rapporto ONU che forniva prove inconfutabili di crimini, torture e abusi di ogni genere commessi contro i migranti, il MoVimento 5 Stelle aveva chiesto al Governo di procedere alla revisione del memorandum d'intesa con la Libia, per garantire il pieno rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale. Ma questo non è accaduto e, anzi, il Governo ha intensificato il suo supporto alle autorità libiche, nonostante le stesse Nazioni Unite e Human Rights Watch confermino che la situazione non è mutata, anzi.

Infine, volevo spendere due parole, Presidente, sulla missione in Sahel. Temo che il tempo a mia disposizione non sarà sufficiente, ma è tutto scritto anche nella risoluzione che abbiamo depositato. Pertanto, per il MoVimento 5 Stelle, credo che le nostre istanze siano state scritte chiaramente e le lasciamo agli atti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Chiedo pertanto di essere autorizzata a depositare il testo del mio intervento.

PRESIDENTE. Sta bene. È iscritto a parlare il deputato Padovani. Ne ha facoltà.

MARCO PADOVANI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, è opportuno ricordare che il contesto internazionale è caratterizzato da una congiuntura instabile e fluida che determina effetti diretti anche sulla nostra sicurezza nazionale. Gli ultimi conflitti hanno scosso profondamente le fondamenta stesse del sistema delle relazioni internazionali costruito nel secondo dopoguerra. Dobbiamo essere consapevoli che l'Italia mantiene, come caposaldo della propria azione, l'appartenenza all'Unione europea e all'Alleanza atlantica, oltre a un multilateralismo imperniato sul sistema delle Nazioni Unite. Il conflitto in Ucraina e la crisi in Medio Oriente e nel Mar Rosso hanno accentuato la polarizzazione della comunità internazionale e messo in serio pericolo la tenuta dell'ordine internazionale stesso, determinando effetti diretti sulla sicurezza dell'Italia e dell'Europa.

Vorrei ricordare e precisare, però, alla luce anche delle singolari e stravaganti dichiarazioni dei colleghi 5 Stelle per quanto riguarda il conflitto in Ucraina, che tutti i provvedimenti che sono stati presi hanno origine negli atti già approvati in Parlamento nel 2022. Il 1° marzo 2022, infatti, a conclusione delle comunicazioni sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina resi dall'allora Presidente del Consiglio, il Senato e la Camera approvarono, rispettivamente, due risoluzioni, la n. 6-00208 e la n. 6-00207, che impegnarono il Governo ad attivare con modalità rapide e tempestive, tutte le azioni necessarie per assicurare assistenza umanitaria, finanziaria, economica e di qualsiasi altra natura, nonché - tenendo costantemente informato il Parlamento e in modo coordinato con gli altri Paesi europei e alleati - la cessione di apparati e strumenti militari che consentano all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione.

Vorrei ricordare, inoltre, ai colleghi, tramite lei, signor Presidente, alcune considerazioni doverose che ha fatto il Ministro Crosetto, dove è stato sintetizzato un pensiero che il gruppo di Fratelli d'Italia condivide pienamente, ossia: “il presupposto della pace è un giorno in cui non cadano le bombe russe, non un giorno in cui gli ucraini smettano di difendersi”.

L'Italia, che detiene in questo contesto anche la Presidenza del G7, dovrà mantenere, come caposaldo della sua azione, la propria appartenenza all'Unione europea e all'Alleanza atlantica. E appare del tutto fondamentale che l'azione del nostro Governo sia finalizzata, in tutti i teatri di crisi, alla tutela della pace e della sicurezza internazionale, in una cornice di collaborazione aperta ed inclusiva.

Con uno specifico riguardo al Mediterraneo allargato, il nostro Paese continua a sostenere con convinzione il processo di stabilizzazioni in Libia, con il patrocinio delle Nazioni Unite, al fine di promuovere un dialogo volto a favorire la tutela della navigazione nel Mar Rosso e con un impegno sempre maggiore contro il terrorismo di matrice fondamentalista, attivo in Iraq e in Siria, con il rischio di propagazione in Africa occidentale e centrale. Un'azione, quindi, quella voluta da Giorgia Meloni e dal nostro Governo, chiara, netta e precisa, che non lascia dubbi sulla volontà di contribuire alla stabilità dei Paesi in cui si interviene e dove l'Italia stessa vede i propri interessi nazionali in gioco, in un'ottica di cooperazione con gli attori locali, anche al fine di infrangere flussi migratori irregolari.

Un ambito fondamentale di operatività delle missioni internazionali italiane - ci tengo a ribadire - sarà sicuramente il Mediterraneo. Le missioni mirano, in particolare, a contribuire alla stabilizzazione dei Paesi che si affacciano sulle sponde Sud ed Est del Mediterraneo stesso, abbinando componenti militari e civili. In un contesto di sicurezza ancora volatile, quindi, la situazione umanitaria rimane critica.

Continua per l'Italia l'attività volta a perseguire la stabilizzazione della Tunisia, alla luce della crisi economico-finanziaria, in ragione non solo del rilevante interscambio commerciale, culturale e politico, ma anche nell'ottica dell'efficace gestione dei flussi migratori irregolari nel Mediterraneo centrale, come ho avuto già modo di affermare.

Un'importante attenzione ai Paesi del Medio Oriente è stata posta, alla luce di importanti crisi geopolitiche internazionali, in un contesto reso ancora più complesso dall'impatto della guerra in Ucraina, come ho avuto modo di ribadire poc'anzi.

In questo caso, le due missioni bilaterali di assistenza e supporto, e di cooperazione, in Libia e Tunisia, risulteranno particolarmente importanti, come sicuramente importanti risultano e risulteranno le missioni EUTM Mozambico e EUMPM Niger e la missione di supporto bilaterale nella Repubblica del Burkina Faso.

Per quanto concerne il Libano, la stabilizzazione passa anche tramite il sostegno delle Forze armate e di sicurezza, e pertanto tutto ciò risulta prioritario per l'azione italiana. Infatti, la grave crisi economica, sociale e politica in corso nel Paese, aggravata dalla complessa gestione dei rifugiati siriani, rischia di produrre pesanti conseguenze sul piano migratorio e della sicurezza degli stessi Paesi europei. Risulta appropriata, quindi, la missione bilaterale di addestramento delle Forze armate libanesi.

Non va dimenticato che l'Italia è impegnata nei principali contesti internazionali per quanto concerne il terrorismo al fine di promuovere azioni di forte contrasto, nonché attività di stabilizzazione tese ad evitare che aree liberate restino in condizioni di disagio socioeconomico tali da renderle vulnerabili a nuova penetrazione o reclutamento. Per quanto riguarda l'Afghanistan, il nostro Paese si attiene ad una linea comune europea: da un lato, la linea di rigettare l'ipotesi di un riconoscimento del Governo impostosi nel Paese, dall'altro proseguire un'interazione pragmatica con lo scopo di facilitare le attività di assistenza e di spingere i talebani a migliorare le condizioni di vita della popolazione, ed in particolar modo delle donne.

È giusto e doveroso ricordare, inoltre, ed apprezzare l'attività delle nostre Forze armate, le quali operano con la consapevolezza che le operazioni militari contribuiscono e stimolano la crescita del Paese, ma soprattutto promuovono la coscienza dell'importanza per l'Italia di assunzione di ruoli di sempre maggiore responsabilità, anche in campo internazionale. Il risultato finale che l'Esercito raggiunge all'estero con i propri uomini e donne rappresenta uno stimolo alla stabilità e allo sviluppo, condizioni necessarie per riportare la speranza nelle aree del globo particolarmente martoriate.

Non voglio dimenticare che da più di mezzo secolo uomini e mezzi dell'Aeronautica militare sono impegnati da una parte all'altra del mondo per portare soccorso in caso di guerra o calamità naturali e per concorrere alle risoluzioni di situazioni di crisi. Missioni in terre lontane che richiedono sforzi enormi da parte degli equipaggi delle Forze armate operanti in zone a rischio. Alcune di queste missioni sono state contrassegnate da estremi sacrifici, ma, a fronte della dolorosa perdita di giovani equipaggi, le operazioni fuori area hanno permesso che migliaia di altre vite fossero salvate.

Ed è alla luce di queste considerazioni che rivolgo il mio plauso e quello di Fratelli d'Italia alle nostre Forze armate, all'Esercito, alla Marina militare e all'Aeronautica per il lavoro quotidiano nell'interesse e nell'amore di Patria. Siete e sono un orgoglio nazionale, una risorsa che mai come oggi va preservata e salvaguardata. In un momento in cui le condizioni di tensione sono spiccate, portate il vostro contributo, facendovi apprezzare ovunque nel mondo.

Noi siamo con questi soldati, i nostri soldati, con i loro valori veri e non discutibili. Non esiste, nei tempi in cui viviamo, una Nazione che possa permettersi di mettere da parte la Difesa e le Forze armate, ce lo dimostra recentemente il Mar Rosso. Il gruppo di Fratelli d'Italia è certamente consapevole e convinto della necessità di proseguire con le missioni internazionali in corso, nonché sulla prosecuzione degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno ai processi di pace e di stabilizzazione, che sono un elemento fondamentale della politica estera italiana. Certamente siamo soddisfatti per le due nuove missioni recentemente approvate in Parlamento, Aspides e Levante, con voto quasi unanime. Con Aspides l'Italia e l'Unione europea hanno risposto in maniera coesa agli attacchi terroristici che stanno ostacolando la libertà di navigazione nel Mar Rosso. La missione, a carattere difensivo, garantirà il libero transito delle navi lungo le rotte commerciali del mar Rosso, da cui dipende l'economia italiana ed europea. L'Italia ha assunto il comando tattico della missione, un compito di rilievo che saprà gestire nel migliore dei modi. E non meno importante sarà ed è la missione Levante, che prevede l'impiego di un dispositivo militare per interventi umanitari a favore della popolazione palestinese, vittima delle azioni terroristiche condotte da Hamas. In questo momento nel mar Rosso è presente il cacciatorpediniere Caio Duilio, impegnato nell'assicurare la vigilanza marittima a protezione delle unità mercantili e garantire la sicurezza delle rotte commerciali. In relazione ai Balcani occidentali, il completamento del percorso di adesione all'Unione europea rimane obiettivo prioritario della politica estera italiana, nonostante la persistenza dei nodi politici ancora aperti, dalla stabilizzazione della Bosnia-Erzegovina al processo di normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo, rispetto al quale risulta essenziale il contributo alla stabilità fornito dalla missione NATO Kfor, di cui l'Italia è chiamata ad assumere il comando ad ottobre 2024. Come gruppo di Fratelli d'Italia siamo quindi soddisfatti per il lavoro puntuale e preciso che il Governo sta attuando e predisponendo per il prossimo futuro, alla luce di una sinergia e di una cooperazione tra gli interventi militari e l'azione diplomatica, assolutamente necessaria in tutti gli scenari presenti. Solo così i risultati si potranno ottenere in un contesto che vedrà sicuramente l'Italia vera protagonista (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Da sempre il Partito Democratico sostiene l'azione dei nostri militari, delle nostre donne e dei nostri uomini in divisa impegnati nelle missioni internazionali. Da sempre riteniamo queste missioni un elemento centrale della politica estera e di difesa del Paese e da sempre pensiamo che sia molto importante che tutta la comunità nazionale si stringa intorno ai nostri militari e che si cerchino al massimo le condizioni, quando si tratta delle missioni internazionali, delle iniziative di politica estera, di unità fra le forze politiche e i gruppi parlamentari.

Noi contribuiremo alla discussione che stiamo facendo oggi, e poi al momento del voto, presentando una nostra risoluzione, che fa seguito a una serie di emendamenti che abbiamo presentato nelle Commissioni congiunte, per dare un contributo di merito a questa discussione. Siamo convinti, e questo lo consideriamo un fatto positivo, che tante delle missioni che siamo chiamati a votare corrispondano a una continuità di azione internazionale dell'Italia. C'è un elemento di continuità nell'azione di questo Governo rispetto a quelli precedenti che apprezziamo e anche una giusta prudenza nell'azione e nell'utilizzo dello strumento militare, dell'azione militare.

La nostra critica, lo facciamo nella risoluzione e lo voglio fare anch'io qui, è quella di una serie di missioni militari che si inseriscono con difficoltà in un progetto, invece, più complessivo di politica estera e di promozione di un'azione per la pace e la soluzione non violenta dei conflitti da parte del nostro Governo. Riteniamo che questo elemento, cioè la necessità di inserire le nostre missioni militari dentro una più forte capacità di azione diplomatica dell'Italia, sia un elemento di delicatezza, di debolezza, che vogliamo segnalare al dibattito parlamentare.

Le nostre missioni all'estero, dei nostri militari all'estero, a nostro avviso corrispondono ai valori di fondo su cui è costruita la nostra Repubblica. Penso a quell'articolo bellissimo della Costituzione che ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali e mette in campo un'azione di cessione di sovranità verso le organizzazioni internazionali. Ebbene, le nostre missioni di pace stanno dentro questa cornice. Ci stanno perché i nostri militari vanno in Paesi in conflitto, in guerra, in situazioni anche pericolose e difficili, per contribuire a processi di stabilizzazione, di sostegno agli accordi internazionali, di addestramento delle Forze di Polizia, e quindi di promozione della legalità. Svolgiamo queste azioni nell'ambito della legalità internazionale, nell'ambito ONU, nell'ambito NATO e delle alleanze di cui facciamo parte, sapendo, certo, che è nell'interesse dell'Italia promuovere tutte le azioni possibili di stabilizzazione dei conflitti che attraversano questa fase storica e tanti Paesi del mondo. Credo che tutti dobbiamo vedere che nell'attuale assetto internazionale, caratterizzato da una grande instabilità, dalla crescita dei conflitti, dalla crescita di pericoli di guerra e di guerre in atto, torna lo spettro dell'uso delle armi atomiche. Torna nel momento in cui la Russia, che ha invaso l'Ucraina, violando la sovranità internazionale, e continua ad attaccare quel Paese, minaccia l'utilizzo di quelle armi nucleari, come quello spettro torna nello scacchiere mediorientale. Dopo la fine dell'equilibrio del terrore, della Guerra fredda, la fine anche di una stagione che sembrava caratterizzata da un ruolo egemone degli Stati Uniti, oggi siamo in una fase di nuovo disequilibrio delle relazioni internazionali.

E noi siamo convinti che questa fase non si può governare con la guerra, certamente non si può governare legittimando le azioni di aggressione come quella del regime di Putin contro l'Ucraina, ma costruendo un nuovo equilibrio a livello internazionale, riallacciando i fili del dialogo, promuovendo le occasioni di pace e cercando di costruire un nuovo equilibrio nel mondo che promuova le ragioni della pace e rilanci anche il ruolo delle grandi organizzazioni internazionali.

Quando si parla di luoghi di conflitto, sviluppo economico, legalità, pace e democrazia sono elementi che possono e devono crescere insieme, e la promozione di situazioni di pace, anche la presenza di una forza armata per favorire i processi di pace e di dialogo, sono la condizione per portarli avanti insieme: è la storia delle nostre missioni all'estero. Noi, per esempio, abbiamo - credo - meriti molto importanti sulle iniziative che abbiamo assunto nei Balcani dopo una prima fase in cui l'Unione europea sottovalutò il dramma che stava accadendo nella ex Jugoslavia. Quel processo di pace, quel processo di equilibrio, in buona parte, si è realizzato, ci sono state adesioni all'Unione europea, e in altra parte è ancora in corso e l'Italia vi ha un ruolo centrale. Penso, anche, al ruolo così importante che abbiamo e che stiamo assumendo in Kosovo, come, ad esempio, nel Libano, dove c'è stata una lunga tradizione di presenza delle nostre missioni internazionali, che ha portato a casa risultati molto importanti e, anche oggi, in quel contesto, noi siamo presenti in una situazione di grande difficoltà e di grande delicatezza.

Tra le aree interessate dalle nostre missioni, noi abbiamo sottolineato nella risoluzione, negli emendamenti che abbiamo presentato, la particolare criticità della situazione del Sahel, in particolare nel Niger, dove riteniamo sia importante mantenere la presenza della nostra missione, ma dove abbiamo sottolineato come questa missione si debba sviluppare all'interno di un'ipotesi di massima azione per promuovere un processo di democratizzazione del contesto in quel Paese dentro un rapporto con gli altri alleati occidentali che ancora sono presenti - sapete che non lo è più la Francia -, fuori da una qualunque logica di carattere neocoloniale e dentro il tentativo, però, di mantenere la presenza in un contesto di grande importanza e di grande delicatezza per il nostro Paese, come il continente africano, come l'Africa subsahariana e, appunto, il Sahel.

Quando vanno in contesti così difficili, i nostri militari hanno da sempre dimostrato una particolare capacità nel promuovere un'azione di pace e di dialogo. Questa è una caratteristica che viene riconosciuta alle nostre Forze armate un po' da tutti gli interlocutori, dagli eserciti degli altri Paesi, dalle popolazioni civili. C'è una particolare capacità di agire sulle situazioni di conflitto, una particolare sensibilità nel rapporto con la popolazione civile e questo certamente è un elemento di cui, credo, possiamo e dobbiamo essere orgogliosi. Per questo, per noi, è molto importante che le politiche di pace e la presenza dei nostri militari nei contesti di conflitto, con le caratteristiche di cui ho parlato fin qui, si sviluppino insieme alle politiche di cooperazione. La presenza militare e le politiche di cooperazione e di aiuto allo sviluppo sono elementi che devono e possono crescere insieme.

Noi, anche su questo, ci siamo caratterizzati nella discussione in Commissione, nella presentazione dei nostri emendamenti, nel contributo che abbiamo provato a dare con la risoluzione. Questo è uno dei punti in cui segniamo una differenza maggiore con la maggioranza di Governo e riteniamo che da parte del Governo ci sia una forte sottovalutazione di questo elemento e che, in generale, ci siano una scarsa attenzione al valore della cooperazione internazionale e anche un calo di risorse finanziarie destinate alla cooperazione internazionale. Riteniamo che lo stesso Piano Mattei resti sostanzialmente sul piano di enunciazioni propagandistiche, ma non si traduca in un effettivo impegno in settori del mondo, invece, così importanti per il nostro Paese. Riteniamo che questo elemento, cioè un diverso e maggiore investimento sulle politiche di cooperazione allo sviluppo accanto alle missioni militari, sia uno dei punti più importanti di valutazione che vogliamo sottoporre a questa Camera e al dibattito che stiamo sviluppando.

Ovviamente, questa è anche l'occasione per esprimere tutta la nostra gratitudine ai nostri militari, che agiscono appunto in situazioni molto complicate, spesso a rischio della vita - tanti hanno anche perso la vita, in questi anni -, che agiscono, appunto, con la professionalità e l'umanità a cui ho fatto riferimento prima e che meritano davvero per questo il sostegno di tutti noi e dell'intera comunità nazionale, come lo meritano le persone che sono impegnate nelle ONG, gli operatori di pace, tutti coloro che agiscono rappresentando l'Italia, rappresentando il volto migliore dell'Italia nelle situazioni di conflitto in tante parti del mondo.

Penso che questa presenza, appunto, come dicevo all'inizio, vada inserita all'interno di una riflessione più generale di un rafforzamento della nostra iniziativa in politica estera, di un forte legame fra la politica estera e quella di difesa e da questo punto di vista penso che, davvero, non sia più rinviabile la riflessione su una politica di difesa comune dell'Unione europea che, ovviamente, passa anche da una maggiore capacità di mettere in campo una politica estera comune da parte dei Paesi dell'Unione.

Recentemente, il nostro Presidente della Repubblica, Mattarella, ha detto, su questo, parole che io ritengo molto importanti, di grande valore e di grande attualità, sia sull'urgenza della messa in campo di un progetto di difesa comune europea, sia sul fatto che questo progetto nasce nell'alveo dell'Alleanza atlantica e, quindi, dentro la conferma delle alleanze storiche del nostro Paese e di tanti Paesi europei. Penso che questa riflessione ci debba portare ad agire al massimo possibile, appunto, anche dentro le indicazioni così importanti del Presidente Mattarella, nell'ambito dell'Unione europea, anche per portare lì, come nella NATO, la grande priorità del fronte sud, e, cioè, è importantissimo il sostegno all'Ucraina e la difesa di quei Paesi che si trovano all'est dell'Unione europea e dei Paesi che appartengono alla NATO, ma per l'Italia l'agire sui conflitti sull'altro lato del Mediterraneo e la sicurezza del bacino del Mediterraneo sono elementi prioritari di interesse nazionale, importantissimi anche per costruire una politica di pace. Questo vuol dire, oggi, ovviamente, porsi il tema della ripresa di un percorso di pace, per quanto difficile, dopo il barbaro attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre, fra israeliani e palestinesi, verso l'idea di garantire insieme la sicurezza dello Stato d'Israele e il diritto all'autodeterminazione del popolo di Palestina. Oggi, è grande la preoccupazione di una possibile azione militare israeliana su Rafah e ciò vuol dire mettere in campo tutta una serie di iniziative in quell'area.

Com'è noto, noi voteremo contro la missione che riguarda il sostegno alla Guardia costiera libica, come abbiamo già fatto la volta precedente, mentre siamo a favore, sosteniamo tutte le azioni di nation-building, tutte le azioni messe in campo in Libia per provare, per quanto è possibile, in un contesto così difficile, a mantenere la presenza italiana e aiutare la ricostruzione, in qualche modo, di un contesto statuale in quel Paese storicamente così vicino all'Italia e anche così vicino, oggi, ai nostri confini.

Ecco, io penso che noi dobbiamo riflettere su tutto questo e dobbiamo anche sapere che il contesto internazionale si muove rapidamente. Credo sia giusto ricordare anche qui che tanti aspettano l'esito delle prossime elezioni statunitensi anche per capire che tipo di sviluppo ci sarà nei rapporti di quella grande democrazia con l'Europa, che cosa accadrà in sede NATO e questo fra l'altro, a maggior ragione, credo che ci debba spingere sulla strada della messa in campo di una politica estera e di difesa comune dell'Unione europea, appunto sulla strada di quello che ci ha detto il Presidente della Repubblica, a cui ho fatto riferimento poco fa.

Detto questo, penso che dobbiamo usare bene questa discussione sulle missioni, anche con i voti che faremo, per provare al massimo a svolgere il nostro ruolo di Camera dei deputati, come poi, farà il Senato, per indirizzare quelle missioni, utilizzando anche questa discussione per una riflessione, appunto, sulla nostra politica estera e di difesa e sulla messa in campo di una politica estera più forte e più determinata da parte del nostro Paese e, certo, anche per testimoniare da qui quello che, anche in questo caso, ho provato a dire poco fa e cioè il nostro sostegno più convinto agli uomini e alle donne che in condizioni così difficili rendono davvero onore all'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni - Doc. XVI, n. 3)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Calovini, Formentini, Orsini, Bicchielli ed altri n. 6-00114, Braga ed altri n. 6-00115, Pellegrini ed altri n. 6-00116, Faraone ed altri n. 6-00117, Richetti ed altri n. 6-00118 e Fratoianni ed altri n. 6-00119, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Repliche - Doc. XVI, n. 3)

PRESIDENTE. La rappresentante del Governo, anche al fine di esprimere il parere sulle risoluzioni presentate, si riserva di intervenire in altra seduta.

Il seguito del dibattito è rinviato, quindi, ad altra seduta.

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 1745 e 1746.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 29 aprile 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 29 aprile 2024).

Discussione del disegno di legge: S. 967 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Serbia, con Allegato, fatto a Belgrado il 21 marzo 2023 (Approvato dal Senato) (A.C. 1745​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1745: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Serbia, con Allegato, fatto a Belgrado il 21 marzo 2023.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1745​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Gardini.

ELISABETTA GARDINI, Relatrice. Grazie, signor Presidente. Colleghi e rappresentanti del Governo, la proposta di legge in esame, già approvata dal Senato il 27 febbraio scorso, reca l'autorizzazione alla ratifica e all'esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Serbia, con Allegato, fatto a Belgrado il 21 marzo 2023. L'intesa, che rientra nell'ambito degli accordi volti al rafforzamento della cooperazione culturale internazionale, è finalizzata all'intensificazione dei rapporti cinematografici e audiovisivi tra l'Italia e la Serbia, sul modello di analoghi accordi stipulati con altri Paesi. L'Accordo sostituisce una precedente intesa risalente al 1968, sottoscritta con la Repubblica federale di Jugoslavia.

Obiettivo dell'intesa è incentivare i produttori italiani e serbi nella coproduzione di opere cinematografiche e audiovisive, con riflessi significativi sull'intera industria cinematografica. Infatti, le coproduzioni realizzate ai sensi dell'intesa possono essere considerate come opere nazionali dai rispettivi Paesi, usufruendo dei relativi benefici previsti dall'ordinamento interno.

L'Accordo si compone di 16 articoli e di un Allegato. Dopo aver definito i termini “coproduzione” e “coproduttore”, l'Accordo indica le due Direzioni ministeriali competenti come autorità responsabili della sua applicazione. Stabilisce, quindi, che le coproduzioni approvate e realizzate ai sensi dell'Accordo siano assimilate alle opere nazionali, individuando i benefici a cui possono avere diritto e i requisiti richiesti ai produttori per ottenerli e che le istanze per il riconoscimento delle coproduzioni siano sottoposte all'approvazione delle autorità competenti.

L'intesa rinvia, quindi, ad un apposito Allegato circa la definizione delle procedure per il riconoscimento della coproduzione, fissa le modalità di effettuazione delle riprese e di partecipazione del personale artistico e tecnico, definisce le quote in percentuale degli apporti finanziari dei coproduttori e detta norme in materia di pellicole originali e lingue utilizzate.

L'Accordo disciplina, poi, le agevolazioni per la realizzazione delle coproduzioni e per l'identificazione delle coproduzioni e dispone in ordine alla distribuzione dei proventi e alla possibilità di realizzazione di coproduzione multilaterali.

Ad una commissione mista viene affidato il compito di agevolare l'attuazione dell'Accordo e di valutare l'esistenza di un equilibrio complessivo fra le coproduzioni.

Ulteriori disposizioni disciplinano, rispettivamente, le modalità per l'esportazione delle opere coprodotte in Paesi dove viga il contingentamento nella commercializzazione e la loro presentazione ai festival internazionali, nonché la risoluzione di eventuali controversie interpretative o applicative.

Infine, l'Allegato definisce, come menzionato, le norme procedurali per l'ammissione ai benefici delle coproduzioni.

Passando al disegno di legge di ratifica, esso consta di 4 articoli. In particolare, l'articolo 3 reca gli oneri finanziari, valutati in 2.850 euro, ogni 4 anni, a decorrere dal 2025, a cui si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del Fondo speciale di parte corrente iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze per l'anno 2024, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Agli eventuali oneri per le missioni presso un terzo Paese si farà fronte con apposito provvedimento legislativo.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che si riserva di farlo successivamente.

Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1745​)

PRESIDENTE. La relatrice e la rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 968. - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Giappone, con Allegato, fatto a Tokyo il 28 giugno 2023 (Approvato dal Senato) (A.C. 1746​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1746: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Giappone, con Allegato, fatto a Tokyo il 28 giugno 2023.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1746​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire, in sostituzione del relatore, il deputato Formentini, vicepresidente della Commissione.

PAOLO FORMENTINI, Vicepresidente della III Commissione. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentanti del Governo, il disegno di legge in esame, approvato dal Senato il 27 febbraio scorso, reca l'autorizzazione alla ratifica e all'esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Giappone, con Allegato, fatto a Tokyo il 28 giugno 2023.

L'intesa è finalizzata al rafforzamento della cooperazione culturale e alla promozione e diffusione della cinematografia italiana in un mercato, quello giapponese, che è tra i più importanti a livello mondiale. Le coproduzioni realizzate a norma dell'Accordo da società cinematografiche dei due Paesi possono, infatti, essere considerate alla stregua di opere nazionali, consentendo loro di accedere ai benefici delle rispettive legislazioni.

L'Accordo è composto da 18 articoli e un Allegato. Dopo aver definito l'obiettivo dell'intesa, offerto un quadro delle definizioni utilizzate e rinviato all'Allegato per l'individuazione delle autorità competenti per l'attuazione, esso stabilisce che le coproduzioni approvate ai sensi dell'Accordo siano assimilate alle opere nazionali, individuando i benefici a cui possono avere diritto e i requisiti richiesti ai produttori per ottenerli.

Le norme successive dispongono in ordine alle modalità di approvazione di una coproduzione cinematografica, fissano le modalità di effettuazione delle riprese e di partecipazione del personale artistico e tecnico, definiscono le quote in percentuale degli apporti finanziari dei coproduttori e dispongono in ordine alla possibilità di realizzazione di coproduzioni multilaterali.

Ulteriori articoli recano norme in materia di importazione temporanea di attrezzature cinematografiche, di pellicole originali e lingue utilizzate e di autorizzazione per la pubblica proiezione.

A una commissione mista, composta da funzionari esperti, viene affidato il compito di agevolare l'attuazione dell'Accordo e di valutare l'esistenza di un equilibrio complessivo fra le coproduzioni.

Ulteriori articoli dell'intesa disciplinano le modalità di revisione e attuazione, nonché la risoluzione di eventuali controversie interpretative o applicative.

L'Allegato già richiamato individua nel Ministero della Cultura per parte italiana e nei Ministeri degli Affari esteri e dell'Economia e nell'Agenzia per gli Affari culturali per la parte giapponese le autorità competenti e responsabili dell'attuazione dell'intesa. Il medesimo Allegato reca le norme procedurali per l'ammissione ai benefici delle coproduzioni, le modalità per la presentazione delle relative istanze e l'identificazione delle coproduzioni.

Passando al disegno di legge di ratifica, esso consta di 4 articoli. In particolare, l'articolo 3 contiene una clausola di invarianza finanziaria, per la quale dall'attuazione della legge di autorizzazione alla ratifica non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Al riguardo, occorre evidenziare che la citata commissione mista, incaricata di verificare l'attuazione dell'Accordo stesso, si riunirà con le modalità della videoconferenza, non richiedendo, pertanto, la copertura di spese di missione, come, invece, previsto per analoghi accordi internazionali sulla materia. Peraltro, nel corso dell'esame presso il Senato, è stato approvato un emendamento in base al quale ai componenti della commissione designati dalla parte italiana non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che si riserva di farlo successivamente.

È iscritta a parlare la deputata Gardini. Ne ha facoltà.

ELISABETTA GARDINI (FDI). Grazie, signor Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, siamo qui, come è già stato ricordato, ad esaminare il disegno di legge di iniziativa governativa recante la ratifica dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra l'Italia e il Giappone, sottoscritto dalle parti nel giugno del 2023.

L'Accordo del quale oggi avviamo la discussione rappresenta un traguardo importante per il cinema italiano e tutto il suo indotto, un passo in avanti ulteriore per rafforzare la collaborazione con il Giappone e, soprattutto, la presenza del cinema italiano sul mercato giapponese che, come ha già ricordato il relatore, è uno dei mercati più importanti a livello mondiale. Accordi come questo hanno un alto valore culturale e diplomatico che mi piace sottolineare e segnano il rafforzamento delle relazioni tra gli Stati.

Le conseguenze positive di questa diplomazia culturale sono evidenti e già dal recente Tokyo International Film Festival, che si è tenuto a ottobre, abbiamo visto che c'è stato un focus sull'Italia, un approfondimento tematico ad hoc, che ha messo in mostra i protagonisti di ieri e di oggi del grande schermo, passando anche per le nostre giovani promesse. Da un punto di vista puramente tecnico - adesso io non mi soffermo, perché l'ha già descritto molto bene il relatore e, quindi, evito di ripetere quanto ha già detto lo stesso relatore -, nei 18 articoli e nell'allegato è giusto ricordare, comunque, che le definizioni utilizzate circa l'individuazione delle autorità competenti per l'attuazione stabiliscono che le coproduzioni approvate ai sensi dell'Accordo stesso siano assimilate alle opere nazionali, individuando i benefici a cui possono avere diritto e i requisiti richiesti ai produttori per ottenerli.

Mi piace sottolineare, così come è stato affermato dal Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano dopo la firma dell'Accordo insieme al Ministro degli Esteri del Giappone, Yoshimasa Hayashi, che i cinema italiano e giapponese d'ora in poi potranno lavorare più facilmente a progetti comuni grazie all'Accordo di coproduzione cinematografica. Quindi, si apre una buona opportunità di sviluppo. È una bella notizia anche per una piccola, ma vivace, comunità italiana che vive in Giappone che, secondo l'AIRE, è costituita da 6.000 connazionali, che potranno, in questo modo, sentirsi più vicini a casa anche grazie al nostro cinema, pur vivendo a migliaia di chilometri di distanza, e potranno anche essere orgogliosi di essere cittadini di una Nazione che valorizza a 360 gradi la sua identità culturale.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1746​)

PRESIDENTE. Il deputato Paolo Formentini, vicepresidente della Commissione, in sostituzione del relatore, e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori. Voglio intervenire innanzitutto scusandomi con la Presidenza per le discussioni che ci sono state nella seduta del 29 aprile. Lo aveva già fatto la collega Baldino, nell'intervento dopo gli avvenimenti, e lo voglio fare personalmente anch'io nei confronti della Presidenza. Voglio anche mettere agli atti un dettaglio, semplicemente per chiarezza, cioè che quanto riportato nel resoconto stenografico della seduta, a pagina 75, non riporta esattamente la frase che ho detto, che sicuramente non è stata adeguata alla circostanza. Era una frase gergale, il cui significato era niente affatto dalle traduzioni, dal volgare… assolutamente, però ci tenevo a ribadirlo perché chiaramente non posso provarlo - perché non c'è l'audio - e non era un intervento fatto dai banchi, ma l'ho fatto uscendo. Quindi, ci tenevo a precisarlo, per correttezza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Casu. Ne ha facoltà.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. È sullo stesso argomento, perché eravamo tutti presenti in Aula. È stato un momento anche molto concitato. Ricordiamolo: la deputata Bordonali ha esposto, per diversi minuti, una maglietta verde con una scritta, in questo modo aggirando quello che è un divieto di esporre cartelli e mantenendo questa scritta di richiamo al “vento del Nord” durante i lavori d'Aula.

Questo fatto, che è un fatto che non è stato, nonostante le nostre richieste, immediatamente interrotto e sanzionato da parte della Presidenza, ha dato vita a una serie di reazioni molto concitate. Sicuramente ha fatto bene a scusarsi, per l'utilizzo di alcuni termini, l'onorevole Fede, ma non è stato solo l'onorevole Fede a intervenire con le sue parole, perché ci sono state molte parole fuori microfono e non le leggiamo tutte nel resoconto stenografico.

Tutti noi vorremmo invitare, con questo intervento, la Presidenza e anche noi parlamentari - ringraziando gli uffici e il personale, per il lavoro straordinario che viene fatto, ma cercando di svolgere quella funzione che il Parlamento ha e che dovrebbe avere - a non confondere la reazione con l'azione. Quello che è stato fatto è un precedente molto grave. Se si ha un Regolamento, se si hanno dei precedenti che prevedono che non si possano esporre cartelli in Aula, questi non possono essere aggirati con l'utilizzo di magliette. È chiaro che, se vengono aggirati con l'utilizzo di magliette, allora la Presidenza, quale che sia il suo colore politico di appartenenza, ha l'obbligo di intervenire immediatamente per interrompere questo aggiramento.

Da questo punto di vista, noi crediamo che sia fondamentale mettere nel resoconto stenografico in maniera molto chiara e stigmatizzare non solo quello che ha eventualmente detto l'onorevole Fede (io ero così vicino e non ho sentito le parole che sono state riprese nel resoconto e non potrei testimoniare diversamente). Quindi, condivido quello che è il suo appello, cioè a considerare diversamente ciò che è stato detto, perché io non l'ho né sentito, né ho avvertito il modo in cui l'ha detto, ma anche a considerare ciò che ha fatto l'onorevole Bordonali, che è molto grave e che rappresenta un vulnus, di cui dobbiamo tenere conto.

Noi, come Partito Democratico, abbiamo risposto, con la nostra capogruppo, Chiara Braga, esponendo il tricolore, perché pensiamo che solo questo simbolo possa essere esposto in Aula e non simboli di singoli partiti o di singole appartenenze o i simboli che vengono utilizzati nelle magliette. Dopodiché, chiediamo alla Presidenza di avere un atteggiamento analogo nei confronti di questi fattori che sono, per noi, ben gravi.

PRESIDENTE. Ovviamente, tutto quello che abbiamo ascoltato e riportato non modifica il resoconto e questo lo sanno anche i diretti interessati.

Mi corre l'obbligo di una precisazione, che neanche la bandiera tricolore - lo dico per esperienza personale - può essere esposta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Emma Pavanelli. Ne ha facoltà.

EMMA PAVANELLI (M5S). La ringrazio, Presidente. Siamo profondamente scossi per quanto accaduto al nostro connazionale Matteo Falcinelli, vittima di un ingiustificabile abuso di potere da parte delle Forze di polizia statunitensi. Il caso, molto grave, risale allo scorso febbraio. È trapelato solo un paio di giorni fa e riguarda un giovane umbro che ha subito violenze tali da destare persino l'attenzione di Amnesty International. È stato un trattamento illegale, immotivato e, infatti, il giovane è stato afflitto da torture disumane.

A prescindere dai motivi che hanno portato all'arresto, un trattamento del genere è inaccettabile e in contrasto con i diritti umani fondamentali. Oltre a un timido comunicato stampa da parte della Farnesina, c'è un silenzio assordante da parte del Presidente del Consiglio, Meloni, che ad oggi è rimasta appunto in totale silenzio. Eppure, ci si aspetterebbe quantomeno la convocazione dell'ambasciatore americano o, meglio, un contatto diretto con il Presidente degli Stati Uniti.

Per questo chiedo che il Governo - in primis, il Presidente Meloni - si attivi con ogni mezzo per far luce sull'accaduto e che venga fatta giustizia per questo giovane studente.

Chiedo anche a lei, Presidente, che si faccia portavoce del mio appello e che si faccia il possibile per la tutela del ragazzo che, oltre alle sofferenze fisiche, continua a patire gravi conseguenze psicologiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea De Maria. Ne ha facoltà.

ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Proprio mentre stavamo discutendo qui in Aula, è arrivata la notizia di un'altra tragedia in un luogo di lavoro, vicino Palermo, con 5 operai morti. Credo sia giusto parlarne subito e poi non so se ci saranno successive, altre occasioni. Siamo molto vicini alla tragedia di Suviana, che ci ha colpito in modo così forte, e davvero siamo di fronte a un altro dramma sui luoghi di lavoro, che riporta ancora una volta l'attualità, rilevantissima, della sicurezza sui luoghi di lavoro, con una scia di morti davvero drammatica e insopportabile che ci porta a diverse priorità, a una legislazione più efficace, a una più efficace azione di controllo e anche alla crescita di una cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro, che coinvolga i datori di lavoro e i lavoratori, e anche un'azione, in particolare, sul tema dei subappalti.

Ovviamente, sulla dinamica di Palermo non sappiamo ancora nulla. Vedremo quello che emergerà nelle prossime ore, ma credo sia giusto e importante manifestare già qui tutta la solidarietà ai familiari delle vittime e dire, ancora una volta, quanto questa tragedia degli incidenti sul lavoro sia davvero inaccettabile e richieda il massimo impegno e la massima attenzione di tutti, certamente di tutti coloro che, come noi, hanno responsabilità istituzionali nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grippo. Ne ha facoltà.

VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Intervengo anche io per unirmi alle considerazioni sul tema. Si tratta di stretta attualità, quindi immagino, anzi auspico che vi sarà una riflessione più approfondita al riguardo. La notizia che ci ha accolto e che il collega De Maria ha correttamente richiamato non può che vederci testimoni, vicini ai morti, agli operai morti a Palermo a causa delle esalazioni. Erano al lavoro, nelle fognature, come apprendiamo dalla cronaca, ma, ripeto, sono notizie di queste ore che dovranno essere approfondite con riferimento alle responsabilità e allo svolgimento dei fatti. E ciò, a pochi giorni dal 1° maggio, la giornata della Festa del lavoro, in cui si parla di uno dei diritti principali, che la nostra Costituzione garantisce, con riferimento al quale anche in Commissione scuola, più volte, ci è capitato di dire (abbiamo recentemente parlato dell'educazione alla sicurezza sul lavoro) quanto sia importante che il diritto a lavorare, ma a lavorare in condizioni di sicurezza e a tornare a casa sani e salvi, sia affermato in tutti gli ambiti.

Giustamente il collega De Maria faceva riferimento non solo agli appalti, ma anche ai subappalti, alla parcellizzazione e alla complessità della macchina produttiva. Non sappiamo se sia il caso di cronaca del quale parliamo oggi, ma sicuramente è il caso di tante vittime che abbiamo ricordato in quest'Aula, quindi il gruppo Azione voleva unirsi al cordoglio ma anche alla necessità di dettare sempre di più, nell'agenda dei lavori di quest'Aula, la definizione di un quadro certo per i lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Sbardella. Ne ha facoltà.

LUCA SBARDELLA (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo soltanto per associarci alla solidarietà nei confronti delle famiglie degli operai che hanno subito questo incidente a Palermo e per richiamare tutti a un impegno maggiore su questo argomento con riferimento al quale, per troppo tempo, si è fatto poco. Occorre, pertanto, che si faccia qualcosa tutti insieme per ridurre sempre più i margini di possibilità che tali incidenti accadano ed evitare, pertanto, che padri di famiglia, che escono la mattina, non tornino a casa a riabbracciare i loro cari.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 7 maggio 2024 - Ore 11:

1. Svolgimento di interrogazioni .

(ore 14)

2. Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate):

FOTI ed altri: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività. (C. 1018-A​)

Relatore: FABRIZIO ROSSI.

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

CONTE ed altri: Delega al Governo per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano e per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione. (C. 304-A​)

Relatore: PAOLO EMILIO RUSSO.

4. Seguito della discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2023, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2024, approvata dalle Commissioni, a conclusione dell'esame di deliberazioni del Governo ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 21 luglio 2016, n, 145 - Doc. XXVI, n. 2.

(Doc. XVI, n. 3)

Relatori: FORMENTINI, per la III Commissione; CHIESA, per la IV Commissione.

5. Seguito della discussione dei disegni di legge:

S. 967 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Serbia, con Allegato, fatto a Belgrado il 21 marzo 2023 (Approvato dal Senato) (C. 1745​)

Relatrice: GARDINI.

S. 968. - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Giappone, con Allegato, fatto a Tokyo il 28 giugno 2023 (Approvato dal Senato) (C. 1746​)

Relatore: ZOFFILI.

La seduta termina alle 16,05.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: EMMA PAVANELLI (DOC. XVI, N. 3)

EMMA PAVANELLI (M5S). (Intervento in discussione sulle linee generali – Doc. XVI, n. 3). Presidente, colleghi, oggi siamo qui a discutere dell'impegno delle nostre Forze armate all'estero in un contesto geopolitico drammatico, dal quale questa discussione non può prescindere. Un contesto caratterizzato da conflitti armati di cui non si intravede la fine, che ci coinvolgono sempre più da vicino, che rischiano di incendiare intere regioni e di saldarsi tra loro sprofondando il mondo nella terrificante prospettiva di un nuovo conflitto globale. “La terza guerra mondiale a pezzi”, evocata da Papa Francesco, rischia, oggi, di vedere quei pezzi unirsi tra loro - dall'Europa, al Medioriente all'Africa - con i nostri militari schierati in prima linea su tutti i fronti più caldi.

Partiamo dall'Ucraina, dove la strategia occidentale di voler proseguire a oltranza il supporto militare a Kiev per arrivare a una sconfitta della Russia, si sta rivelando tragicamente fallimentare. Come noi avevamo previsto fin dall'inizio, invocando una soluzione negoziata a un conflitto che non avrebbe mai potuto avere una soluzione militare e che, prolungandosi, avrebbe solo indebolito la posizione militare e negoziale di Kiev. Era chiaro che proseguendo a oltranza sulla via della guerra, escludendo ogni ipotesi negoziale, l'Ucraina non solo non avrebbe vinto, non avrebbe riconquistato i territori perduti, ma ne avrebbe persi ancora, come sta succedendo ora, rischiando di perdere la guerra. Era chiaro non solo a noi ma a molti strateghi, analisti ed esperti (dal capo di stato maggiore delle forze armate americane, all'ex consigliere per la sicurezza di Obama, giusto per citarne un paio): continuare a inviare armi non avrebbe portato e non porterà alla vittoria dell'Ucraina perché il problema non sono le armi ma la superiorità della Russia in termini di uomini schierati sul campo. Tanto che oggi, come noi abbiamo sempre paventato, questa folle e cieca strategia bellicista sta coerentemente andando verso il suo inevitabile e drammatico epilogo: l'invio di truppe Nato. Una follia che noi avevamo denunciato come pericolo concreto sin dal giugno dell'anno scorso con un'interrogazione al Ministro Crosetto che, invece, ci prese in giro. Una follia che Macron ha poi ufficialmente svelato come possibilità concreta e che oggi la Nato sta seriamente valutando come scenario operativo da far scattare nell'ipotesi - sempre più concreta - di uno sfondamento delle linee difensive ucraine. Uno scenario che prevede il coinvolgimento di tutte le forze Nato schierate lungo la nuova cortina di ferro che corre dal Baltico al Mar Nero. Qui abbiamo oggi il più possente schieramento militare italiano mai visto nel dopoguerra: 3.000 soldati con oltre 1.000 tra blindati e carri armati - quasi raddoppiati rispetto all'anno scorso - schierati tra Bulgaria, Lettonia e Ungheria, una ventina di velivoli tra caccia e aerei spia concentrati in Polonia a ridosso dell'enclave russa di Kaliningrad e una fregata missilistica nel Mar Baltico.

Ebbene il Movimento 5 Stelle, di fronte al rischio concreto che le nostre Forze armate oggi schierate in funzione di deterrenza, si ritrovino in prima linea in una guerra della Nato contro la Russia, pretende da questo Governo un impegno - non a parole ma con i fatti - per fermare questa escalation prima che sia troppo tardi. Chiediamo quindi al Governo di affiancare a questo massiccio impegno militare in ambito Nato un altrettanto forte impegno diplomatico: a Meloni che pensa solo a inviare ancora armi, chiediamo di onorare la tradizione di pace e mediazione del nostro Paese inviando invece mediatori di pace a Kiev e a Mosca, a Washington e a Pechino, di lavorare senza sosta per un immediato cessate il fuoco e per un piano di pace europeo che getti le basi di una soluzione accettabile per entrambe le parti. Oggi l'Ucraina è ancora nella posizione di trattare la pace: tra qualche mese rischia di trovarsi a trattare una resa.

Al Governo facciamo anche un'altra richiesta, ancor più semplice e lineare: poiché il Ministro Crosetto esclude categoricamente ogni invio di nostre truppe in Ucraina, e poiché la storia insegna (vedi Vietnam) che il primo passo di coinvolgimento diretto in un conflitto è l'invio di consiglieri e addestratori militari, il Movimento 5 Stelle chiede al Governo la garanzia che la nostra partecipazione alla missione europea di addestramento delle forze armate ucraine non diventi mai il veicolo legale di un simile intervento.

Come l'anno scorso anno, infatti, leggiamo nel testo della Deliberazione che l'area geografica della missione comprende anche l'Ucraina e che “la missione opera nel territorio degli Stati membri, finché il Consiglio Ue non decida altrimenti”. Per questo anche quest'anno (e a maggior ragione vista la situazione) pretendiamo che nel caso in cui il Consiglio Ue proponga un giorno di estendere le attività di addestramento al territorio ucraino, il Governo venga preventivamente qui in Parlamento per ricevere da esso il mandato politico sul da farsi: se tra qualche mese si deciderà a livello Ue che dobbiamo mandare i nostri soldati addestratori in Ucraina al fronte, “boots on the ground” come si dice in gergo, questa decisione deve passare al vaglio del Parlamento. Ci pare il minimo!

Passiamo all'altro fronte di guerra, quello tragico di Gaza che rischia di incendiare l'intero Medio Oriente, dove pure sono presenti oltre mille nostri soldati al confine tra Libano e Israele che - in caso di regionalizzazione del conflitto - si ritroverebbero in prima linea. Dopo 35.000 civili palestinesi massacrati, di cui oltre 14.000 bambini, milioni di sfollati ridotti alla fame e ora a rischio di massacro a Rafah, dopo le efferatezze e i crimini commessi dalle forze armate di Tel Aviv, chiediamo al Governo di abbandonare la sua timida posizione verso il Netanyahu, che ora per i suoi crimini di guerra rischia addirittura un mandato di cattura internazionale da parte della Corte penale dell'Aja.

Chiediamo al Governo di rispettare la risoluzione approvata lo scorso 5 aprile dal Consiglio diritti umani dell'Onu che chiede a tutti i Paesi un embargo temporaneo immediato e totale sulla vendita di armi a Tel Aviv, cessando le consegne di armi italiane che purtroppo non so sono mai fermate dall'inizio della guerra.

Considerata la dimensione della tragedia umanitaria in atto a Gaza, chiediamo inoltre al Governo di ripristinare immediatamente i finanziamenti all'UNRWA, l'agenzia delle Nazioni Unite che assiste i profughi palestinesi, come hanno già fatto nelle ultime settimane Francia, Germania, Austria, Danimarca, Svezia, Finlandia, Giappone, Canada e perfino gli Stati Uniti. Una decisione non più rinviabile, tanto più alla luce del rapporto indipendente che l'Onu ha pubblicato il 22 aprile dove si attesta la mancanza di prove della gravissima accusa di terrorismo che Israele ha mosso contro l'agenzia.

Veniamo infine all'Africa, l'altro pezzo di guerra globale tra Russia e Occidente, dove Mosca guadagna terreno sia in Nordafrica che in Sahel e dove le nostre missioni risultano sempre più insostenibili.

Mi riferisco alla missione di supporto alla Guardia Costiera libica, che in modo sempre più sfacciato e aggressivo ostacola il soccorso in mare dei migranti per riconsegnarli nelle mani dei trafficanti che li rinchiudono in centri a cui Onu e Croce Rossa continuano a non avere accesso. L'anno scorso - alla luce della pubblicazione del rapporto Onu che forniva prove inconfutabili di crimini, torture e abusi di ogni genere commessi contro i migranti - il M5S aveva chiesto al Governo di procedere alla revisione del Memorandum di intesa con la Libia per garantire il pieno rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, ma questo non è accaduto e anzi il Governo ha intensificato il suo supporto alle autorità libiche, nonostante le stesse Nazioni Unite e Human Rights Watch confermino che la situazione non è mutata, anzi.

Infine le missioni in Sahel. A nostro giudizio, risulta incomprensibile la ragione per cui dobbiamo non solo portare avanti ma addirittura raddoppiare (da 250 a 500 uomini) l'impegno delle nostre Forze armate a sostegno di un regime militare golpista come quello del Niger accusato di reprimere il dissenso e la libertà interna. Tanto più dopo che la giunta nigerina ha cacciato tutti gli altri contingenti militari occidentali (dai francesi agli americani) per rivolgersi ai mercenari russi appena sbarcati in massa nel Paese: una coesistenza come minimo imbarazzante quella tra truppe italiane e russe a supporto di golpisti anti-occidentali. E non ci si venga a dire che rimaniamo lì proprio per tenere “sotto controllo” la presenza russa, perché per questo bastano gli operativi dell'AISE e dell'intelligence militare, non occorrono centinaia di soldati. Non regge nemmeno la scusa di realpolitik di non mollare un alleato nella lotta al traffico dei migranti, dato che la giunta ha abrogato lo scorso novembre le leggi anti-trafficanti, liberando ufficiali militari coinvolti nel traffico di esseri umani che grazie a quelle leggi erano finiti in galera.

Concludo con la missione in Burkina Faso: per noi questa missione rappresenta un problema non solo per le sistematiche violazioni dei diritti e delle libertà da parte della giunta denunciate dall'Onu, ma soprattutto perché le forze di sicurezza locali impegnate nella lotta anti-jihadista - quelle forze che i nostri militari andrebbero ad addestrare e supportare - commettono abusi, violenze e massacri contro la popolazione civile nelle aree musulmane del Paese. L'anno scorso il Ministro Tajani ci aveva assicurato che scopo della missione era proprio quello di garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario da parte delle forze governative del Burkina Faso. Da qui la nostra preoccupata astensione l'anno scorso. Ma le organizzazioni internazionali per i diritti umani continuano a riportare massacri di civili e violenze a sfondo etnico da parte delle forze governative che proseguono nella più totale impunità. Una situazione insostenibile per il Movimento 5 Stelle, non evidentemente per questo Governo che vuole continuare a sostenere dittature e criminali.