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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 246 di venerdì 16 febbraio 2024

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 9,45.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

GILDA SPORTIELLO , Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 82, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte a garantire una rapida realizzazione del Nodo di interscambio del Pigneto, a Roma - n. 2-00327)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno Morassut ed altri n. 2-00327 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Morassut se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. L'oggetto di questa interpellanza riguarda gli interventi di riqualificazione delle stazioni connessi con l'alta velocità e l'alta capacità e, in particolare, il nodo di interscambio di Pigneto, quartiere alle porte del centro storico di Roma, molto importante dal punto di vista dell'equilibrio della mobilità romana e del piano strategico per ridisegnare la mobilità su ferro a Roma. Questo intervento, che fa parte di un pacchetto di opere di RFI finalizzate, in particolare, alla tempistica dell'Anno Santo, prevede vari aspetti. Uno di questi, molto importante, è la copertura del vallo ferroviario che dovrebbe essere trasformato in un parco aperto ai cittadini, con 4 ponti di collegamento e aree verdi. Chi conosce la zona sa che questo quartiere, il Pigneto, è storicamente diviso dall'attraversamento di questo vallo ferroviario che da sempre separa due parti del quartiere. Quindi, il tombamento, ossia la chiusura di questo vallo ferroviario significherebbe realizzare una grande piazza pubblica che ricongiungerebbe le due parti del quartiere. Soprattutto, la questione fondamentale è che in quel punto si realizzerebbe un nodo di interscambio tra il vallo e, quindi, tra il trasporto ferroviario, in particolare tra le linee FL1/FL3, e la stazione di Pigneto della metro C che, in quel punto, è attiva e arriva fino a San Giovanni. Poi sappiamo, perché poco distanti da qui, che i cantieri della linea C proseguono e proseguiranno. Adesso sono in corso i lavori per la realizzazione della stazione Venezia, una linea straordinariamente importante, la più lunga d'Europa. Quindi, si realizzerebbe un punto di interscambio fondamentale per connettere i viaggiatori che transitano sulla ferrovia dell'anello ferroviario, che è ormai praticamente interno alla città, con la linea C, che serve la periferia più estrema di Roma, consentendo quindi anche uno spostamento rilevante di viaggiatori dall'uso del mezzo privato all'uso del mezzo pubblico su ferro.

Quest'opera è un vecchio progetto sul quale si discute da anni a Roma. Alla fine, in vista del Giubileo del 2025, in base agli accordi tra il comune di Roma e RFI nel 2023 è stato approvato, da parte di RFI, il progetto esecutivo, con tutti questi interventi che ho descritto. Il cantiere, però, per realizzare questo importantissimo progetto, decisivo e strategico, non è mai partito a causa di diversi fattori che RFI ha evidenziato, di difficoltà che si sono determinate nei primi passi di questo progetto, quali cavità sotterranee, tubature e così via. Teniamo conto che la lettura delle cavità sotterranee di Roma è ormai una letteratura molto diffusa, basta avvalersi dei manuali di ISPRA per capire com'è fatto il sottosuolo di Roma, ma tralasciamo questo aspetto. Dunque, il cantiere non è mai partito. C'è stato un primo appalto a settembre, fallito, e c'è stato un secondo appalto a novembre, fallito a sua volta. Di fronte a questi due fallimenti, le risorse finanziarie per l'appalto sono state elevate da 101 a 116 milioni ma il terzo tentativo di RFI è andato ancora in fallimento.

Viene il sospetto che questo non sia, alla fine, tra le priorità che RFI si è data circa gli interventi su Roma. Nel frattempo, però, il Giubileo è molto vicino e, quindi, la tendenza delle imprese ad affrontare quest'opera è quella di uno scoraggiamento e di un disinteressamento a questa iniziativa, a questa realizzazione. Quindi, noi corriamo il rischio che l'opera non si faccia e che, forse, non si faccia più. Nel frattempo, le opere propedeutiche di riassetto della viabilità del quartiere per preparare gli interventi sono state rivoluzionate, il quartiere è sconvolto, non si sa più dove passare, c'è una grande situazione di caos nel quartiere che non viene risolta e queste opere di viabilità preliminare, che poi sarebbero dovute essere risistemate, sono rimaste lì. Questa è la descrizione dello stato di fatto.

Però, nei pochi minuti che restano, e concludo, io voglio dire questo. Quest'opera è importante per i motivi che ho detto. Se noi vediamo Roma, se consideriamo la città di Roma a fronte della sua pianta e del sistema dei suoi insediamenti, Roma ha un cuore che pulsa prevalentemente verso sud-est, nella parte orientale, perché è lì che è arrivata la grande ondata migratoria degli anni del dopoguerra e quindi lì si sono creati grandi insediamenti. Oltre Tevere, la città è più rada e più calma, anche se non mancano i problemi, ma, insomma, il cuore pulsante è lì.

Possiamo considerare la parte orientale del vallo, il sistema della mobilità e della viabilità che corre da nord-est a sud-est fino a sud, fino alla Tuscolana e fino addirittura all'Eur, come una sorta di aorta discendente, se abbiamo presente un po' la struttura del cuore. È da lì che si diffondono gli elementi della circolazione del sistema urbano, che poi si diradano nelle zone più importanti. Ci sono due poli direzionali fondamentali a Roma: quello del Salario-Nomentano e quello dell'Eur, i cui collegamenti oggi sono piuttosto complicati perché, se guardiamo alla viabilità su gomma, il grande problema è l'attraversamento del Parco dell'Appia, che crea tanti problemi. Nel tempo si è pensato a sottopassi, si è pensato a far passare le automobili sotto o sopra, perché non c'era un sistema su ferro adeguato. Oggi, invece, le condizioni esistono, ci sono l'interconnessione tra la linea B e l'anello ferroviario a Pietralata, che già esiste ma è poco utilizzato, quella tra la linea C e il vallo ferroviario del Pigneto e quella tra la linea A e il vallo ferroviario ancor più a sud, all'altezza della stazione Tuscolana.

Quindi, il carattere baricentrico di quest'opera è del tutto evidente e necessario per riqualificare e rendere più sostenibile il sistema urbano, per spostare i viaggiatori sul ferro e anche, da ultimo, per eliminare quella terribile opera - oggi la chiamiamo terribile, ma all'epoca fu necessario realizzarla - che è la grande sopraelevata tra San Lorenzo e la via Prenestina; è una sorta di cassa, di chiusura del sistema della viabilità di quella parte del quartiere popolosissima, dove le macchine corrono ad altezze incredibili - tutti ricordano la famosa scena del film di Fantozzi -, che però crea, da basso, un grandissimo inquinamento acustico e atmosferico, ma soprattutto toglie luce e aria ai quartieri.

Realizzando questa grande opera si darebbe un grande respiro nonché la possibilità, in un arco abbastanza credibile di medio termine, di riqualificare questi quartieri popolosissimi e importanti sotto il profilo della storia di Roma, dando finalmente alla città il senso di un'altra prospettiva di vivibilità, di sostenibilità, di mobilità e di recupero urbanistico.

Vorrei fare un'ultima considerazione. Nel corso degli anni vi è stato un confronto tra Ferrovie e il comune di Roma per valorizzare le aree ferroviarie ed avere però ritorni pubblici. Ebbene, si può dire sinteticamente che la valorizzazione delle aree ferroviarie, nell'ambito di questi accordi, è partita all'inizio lentamente, ma adesso sta decollando fortemente per una ripresa del mercato immobiliare. Basti vedere cosa sta accadendo a Pietralata, Tuscolana, San Lorenzo, Trastevere, dentro le aree ferroviarie.

Ma quali sono i ritorni pubblici? Che cosa sta ottenendo la popolazione di Roma da queste grandissime trasformazioni di RFI, che poi è una struttura dello Stato; è in fin dei conti una struttura pubblica, una SpA al 100 per cento pubblica. Che cosa sta ottenendo la città rispetto a ciò che il comune ha dato a RFI in termini di ricchezza reale? E questo è un grande problema. Adesso parliamo del Pigneto, ma il discorso si potrebbe allargare a mille altre opere di compensazione, opere pubbliche che sono ferme.

Quindi, con questa interpellanza chiediamo al Ministero di farsi parte della tutela di un interesse pubblico della capitale d'Italia e di indurre RFI ad accelerare la ripartenza di quest'opera che, tra l'altro, è sottoposta alla gestione di un commissario straordinario delle stesse ferrovie e che fallire per tre volte un appalto, francamente, non è una bella figura.

Consideriamo che le opere per la valorizzazione delle aree procedono a spron battuto, si lavora anche di notte; a Tuscolana si lavora anche di notte, con grande disagio dei cittadini che abitano sul fronte della stazione e che investono di continue lamentele l'amministrazione, comitati di quartiere, i municipi. Quindi, da una parte, si dice loro che i lavori devono andare avanti, sono importanti, si lavora a tre turni, anche di notte, ma, dall'altra, non si riesce a fare un appalto per un'opera che è complicata e complessa, comporta applicazione, attenzione, però si fa con la mano sinistra. Questo non è accettabile.

Chiediamo al Ministero di vigilare e di farsi parte in causa della tutela degli interessi dei cittadini romani e, soprattutto, del recupero, del risanamento di una parte fondamentale della capitale, perché, risolvendo questo problema, si risolve la metà dei problemi della mobilità strategica di Roma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Sottosegretario per le Infrastrutture e i trasporti, Tullio Ferrante, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rispondo al quesito posto sulla base degli elementi forniti da RFI. Il progetto della nuova fermata ferroviaria di Pigneto prevede: nella prima fase, cosiddetta light, una nuova fermata ubicata tra le stazioni di Roma Tiburtina e Roma Tuscolana a servizio della Orte-Roma-Fiumicino Aeroporto e della Roma-Viterbo, con realizzazione parziale della copertura trasversale del vallo tramite due collegamenti pedonali tra circonvallazione Casilina Ovest ed Est; nella seconda fase, il completamento della copertura trasversale del vallo ferroviario, con attivazione del sottopasso di collegamento con l'omonima fermata della Metro C.

L'intervento è stato incluso nell'elenco allegato al DPCM 8 giugno del 2023 per la realizzazione degli interventi connessi al Giubileo 2025, quale intervento essenziale, ma non indifferibile, con previsione di attivazione della nuova fermata sulla FL1/FL3 nella configurazione light a gennaio 2025. Immediatamente dopo l'approvazione da parte del Commissario straordinario a maggio del 2023 del progetto esecutivo, in esito al positivo completamento dell'iter autorizzativo, RFI ha avviato la prima attività negoziale nel giugno 2023. Al termine fissato per la presentazione delle offerte del 29 agosto 2023 nessuna offerta è stata presentata. Pertanto, RFI ha chiesto agli operatori economici le motivazioni della mancata partecipazione, riconducibili principalmente alla scarsa redditività dell'appalto, nonché alle notevoli difficoltà logistiche e alle tempistiche ristrette per l'esecuzione degli interventi.

Viste le segnalazioni pervenute dal mercato, il progetto è stato rivalutato per tenere in maggior conto, tra le altre cose, dell'incidenza significativa degli interventi da eseguirsi in turno festivo e notturno, in un contesto fortemente urbanizzato, nonché delle difficoltà operative e logistiche. Nonostante la rideterminazione del prezzo a base gara, incrementato da circa 101 a circa 116 milioni di euro, non sono pervenute offerte neanche nella seconda procedura di gara avviata ad ottobre 2023. A novembre 2023 è stata pertanto avviata una terza gara nella quale è stata prevista la possibilità per gli operatori economici di presentare offerte in rialzo, confermando contestualmente il cronoprogramma degli interventi, anche in considerazione della necessità di mantenere comunque tempistiche coerenti con l'obiettivo di attivare la fermata in configurazione light entro il 2025.

Tuttavia, anche alla scadenza del termine fissato per la presentazione delle offerte per la terza procedura di gara, non è stata nuovamente presentata alcuna offerta.

Al riguardo, tenuto conto che la terza procedura di gara consentiva la presentazione delle offerte in aumento, potendo quindi rispondere alla contestazione di scarsa redditività effettuata in precedenza dagli operatori economici, i principali elementi che hanno influito sulla mancata presentazione delle offerte sono riconducibili alla complessità dell'intervento e alle tempistiche previste dal programma degli interventi stessi. Tali fattori hanno comportato che la pianificazione proposta, mirata a traguardare l'attivazione della fermata light entro il 2025, non sia stata ritenuta idonea dagli operatori economici per presentare appunto offerte che potessero assicurare il completamento delle opere nei tempi richiesti, nonostante l'incentivazione ad incrementare le risorse produttive costituita dalla possibilità di presentare offerte in aumento. Pertanto, RFI si è nuovamente attivata per garantire la realizzazione dell'opera e sono in corso le valutazioni tecniche più opportune da mettere in campo al fine di consentire l'avvio delle attività nei tempi più rapidi possibili.

Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti condivide l'assoluta importanza della strategicità per la mobilità della capitale e dell'intero centro Italia del progetto del nodo di interscambio del Pigneto. La circostanza della mancata aggiudicazione delle gare costituisce un motivo di preoccupazione ed è pertanto oggetto della massima attenzione da parte del MIT che ha già avviato un'intensa interlocuzione con RFI.

A tal proposito il MIT ha sensibilizzato RFI affinché le valutazioni tecniche possano concludersi in tempi adeguati a garantire l'avvio ai cantieri. L'obiettivo è quello di portare a compimento questo importante intervento per il Giubileo del 2025 e per la mobilità dei cittadini dell'area metropolitana di Roma capitale, così da valorizzare le risorse allocate per la sua realizzazione. Assicuro, dunque, l'impegno del Governo circa gli aggiornamenti sul prosieguo dell'iter e gli sviluppi successivi, in considerazione dell'interesse generale nei confronti di questa importante infrastruttura.

PRESIDENTE. Il deputato Casu ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza.

ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Purtroppo, non possiamo essere pienamente soddisfatti da questa risposta, perché registriamo e consideriamo favorevolmente l'impegno generico assunto in questa sede ufficiale dal Governo su un'opera strategica che Roberto Morassut ha ricordato benissimo quanto sia importante per la mobilità della Capitale. Però, devo dire che è molto, molto generico questo impegno. Infatti, oltre a ricostruire la storia, che conosciamo, tanto che era contenuta anche nell'interpellanza, e a fornire una motivazione del fatto che gli operatori economici non hanno trovato attrattiva l'offerta, cosa testimoniata dal fatto che sono andate deserte le prime tre gare, la domanda era proprio di fare un passo oltre. C'è stato risposto che sono in corso valutazioni tecniche più opportune da mettere in campo. Il Giubileo è nel 2025, siamo nel febbraio 2024 e il lavoro che si è fatto dal 2023 non ha partorito nemmeno la conclusione di nessuna delle tre gare fatte fino adesso. È chiaro che qualcosa deve cambiare.

Sono state fatte alcune proposte concrete: ad esempio, la regione Lazio, con un'interrogazione e una mozione del Partito Democratico a prima firma di Massimiliano Valeriani, ha chiesto di valutare la possibilità di commissariare la realizzazione della nuova stazione ferroviaria del Pigneto a Roma, affidando l'incarico al commissario straordinario per il Giubileo oppure a un commissario ad acta e questa potrebbe essere una via.

Ci possono essere altre vie che propone il Governo. Il tema, però, è che l'appuntamento col Giubileo è domani, i lavori devono partire oggi e c'è un problema molto grave relativo alle condizioni dei cittadini. Da questo punto di vista, volevo ringraziare l'amministrazione, l'assessore Patane' e il presidente Caliste, perché immediatamente si è deciso, dopo quello che è avvenuto con la terza gara, di dare mandato al dipartimento e all'Agenzia Roma Servizi per la Mobilità di lavorare per il ripristino della viabilità precedente, perché da troppo tempo, a causa delle modifiche della viabilità conseguenti alla delimitazione dell'area di cantiere, la situazione del traffico del quadrante è pesante e non più sostenibile. Questo è un fatto molto positivo per una ragione e lo dico perché passo ogni giorno e vedo e tocco con mano la situazione in quel quadrante.

Noi abbiamo a Roma un appuntamento straordinario, che è quello del Giubileo, e ben venga perché è dimostrazione di una vitalità per la capitale che non riguarda solo i cittadini romani, ma riguarda il Paese, perché il ruolo della capitale ha un valore che va oltre ed è il biglietto da visita dell'Italia nel mondo. La competizione di attrazione fra Paesi, in termini anche economici, è sempre più una competizione di grandi nuclei urbani. Le capitali svolgono un ruolo fondamentale e Roma svolge un ruolo fondamentale per il Paese. Noi abbiamo molti cantieri e i cantieri sono il sintomo di una città che sta facendo investimenti, ma sta facendo anche alcuni sacrifici e compito delle amministrazioni degli enti locali è non lasciare soli i cittadini di fronte a questi disagi.

Però, se c'è una responsabilità, che è collettiva, che riguarda ciascuno di noi e anche il Parlamento e il Governo, è quella che questi disagi siano funzionali a cantieri che partono e che effettivamente realizzano le opere. Noi siamo in una situazione paradossale, in cui è stata rivoluzionata da tre anni la viabilità di un'area per un'opera che ancora non è partita. Questo è inaccettabile: è inaccettabile nei confronti dei cittadini romani. Ben venga che si è fatto questo intervento, ma, dato che saranno poi le amministrazioni locali - sarà il sindaco, sarà il presidente di municipio - che dovranno gestire questa situazione, laddove si sta operando con un meccanismo di commissariamento straordinario legato al Giubileo, chiaramente, questa strada consentirebbe di massimizzare anche quelli che possono essere gli interventi per limitare i disagi a cui i cittadini vanno incontro. Da questo punto di vista, riteniamo che si debba procedere con una rapidità assoluta.

Per questa ragione, per iniziativa di Roberto Morassut, abbiamo preso immediatamente l'iniziativa di questa interpellanza, sottoscritta anche da tutti i parlamentari romani. Ma penso che, di fronte a un'opera così strategica e così importante, sia indispensabile che ci sia un'assunzione di responsabilità collettiva e che si dia immediatamente una risposta. Confidiamo nel fatto che, come anche ripetuto dal Sottosegretario, che ringrazio per la risposta, venga data immediatamente comunicazione delle modalità.

Infatti, la nostra interpellanza serviva, sì, a sancire un momento in cui ricostruiamo quello che è stato, ma il nostro obiettivo è sapere come facciamo nei prossimi 10 mesi a fare quello che non si è riusciti a fare negli ultimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'istituto comprensivo “Piazza Winckelmann”, di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

L'emiciclo è sostanzialmente vuoto, perché oggi non è una giornata in cui si affrontano progetti di legge, decreti ed emendamenti, ma le interpellanze urgenti. Per cui, sono presenti i deputati che interrogano il Governo, che vedete seduto davanti, nei banchi del Governo, e, quindi, loro rivolgono le domande e il responsabile del Governo risponde.

(Iniziative, anche normative, volte a impiegare le risorse del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027 in coerenza con gli obiettivi e le strategie di convergenza delle missioni del cosiddetto “Piano Sud” e dei fondi strutturali europei - n. 2-00306)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Auriemma ed altri n. 2-00306 (Vedi l'allegato A).

Prendo atto che la deputata Auriemma rinuncia all'illustrazione della propria interpellanza e si riserva di intervenire in sede di replica. Il Sottosegretario di Stato, Tullio Ferrante, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i deputati interroganti chiedono al Ministero per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione ed il PNRR di sapere quali iniziative intenda adottare, anche a livello normativo, per vincolare l'impiego della dotazione delle risorse dei fondi di sviluppo e coesione 2021-2027 alla realizzazione delle 5 missioni del Piano Sud 2023, nonché dei fondi strutturali europei 2021-2027 e procedere alla celere erogazione delle risorse alle regioni.

A tal riguardo, si rappresenta quanto segue. Il 2023 ha rappresentato un anno di particolare complessità per le politiche di investimento. Da una parte, per la politica di coesione segna la conclusione di un ciclo di programmazione e introduce la fase attuativa del successivo. Allo stesso tempo, nello scorso anno, si è avviata la fase più intensa dell'attuazione del dispositivo di ripresa e resilienza europeo, che ha visto impegnato il nostro Paese nella riprogrammazione del PNRR, con un intenso lavoro che ha portato, lo scorso 8 dicembre 2023, all'approvazione, da parte del Consiglio dell'Unione europea, della revisione del nostro PNRR.

L'ottava relazione sulla coesione economica sociale e territoriale della Commissione europea colloca il nostro Paese fra quelli che vivono in una trappola dello sviluppo, nei quali non solo si è verificata quella riduzione dei divari fra regioni, che è anche l'obiettivo cardine della politica di coesione, di cui sono principali beneficiarie le regioni del Mezzogiorno, ma si è evidenziata finanche una tendenza all'aumento delle disparità.

Diversamente da quanto si ritiene, questo fenomeno è da ascriversi non tanto all'insufficienza delle risorse messe a disposizione per colmare il divario fra le regioni del Sud e le altre, quanto piuttosto da una limitata capacità nel loro utilizzo. In base ai dati del monitoraggio effettuato dalla Ragioneria generale dello Stato, nell'impiego delle risorse del ciclo di programmazione 2014-2020, alla fine del 2022, a fronte di 126,6 miliardi di euro disponibili, risultavano spesi circa 43 miliardi di euro, che si riducono a 36, se si escludono le risorse impiegate per l'emergenza COVID e quelle a valere sull'iniziativa REACT-EU.

L'aggiornamento dei dati di monitoraggio effettuato alla data del 31 ottobre 2023 ha evidenziato un livello di spesa pari al 70,3 per cento dell'importo complessivo dei programmi nazionali ed europei, se si ha riguardo agli altri impegni. Se si ha riguardo, invece, ai pagamenti effettivi, detta percentuale si riduce a poco più del 44 per cento.

Accanto a una limitata capacità di spesa, l'analisi svolta dal Governo fin dal suo insediamento ha fatto emergere una crescente e diffusa tendenza a un utilizzo caotico delle diverse fonti di finanziamento della politica di coesione, caratterizzato da una frequente sostituzione fra le diverse fonti finanziarie, che ha compromesso l'effettivo impiego delle risorse della coesione nazionale, impedito di realizzare un'effettiva integrazione fra le risorse europee e, infine, ridotto in modo significativo l'impatto in favore dei territori. Con il decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, il cosiddetto decreto-legge Sud, si è provveduto a operare una riforma radicale della disciplina della programmazione e della gestione dei fondi nazionali relativa alle politiche di coesione, con l'obiettivo di rendere più efficiente la programmazione 2021-2027 delle risorse dedicate alla politica di coesione, anche tenendo conto delle risorse messe a disposizione dal PNRR, il cui impiego si sovrappone cronologicamente a quello delle politiche di coesione, nonché di assicurare una gestione più ordinata e razionale dei fondi, fermo restando il rispetto del vincolo di destinazione delle risorse, nella misura dell'80 per cento per le aree del Mezzogiorno e del 20 per cento per le aree del Centro-Nord. Si sono, peraltro, perseguiti gli obiettivi di favorire la spesa, privilegiando il finanziamento degli investimenti alle mere linee di azione; di rafforzare la trasparenza nell'impiego delle risorse assegnate alle amministrazioni beneficiarie, mediante un nuovo sistema di monitoraggio; di responsabilizzare maggiormente le amministrazioni beneficiarie che, mediante la sottoscrizione degli accordi per la coesione, non solo indicano i progetti da finanziare, ma si assumono, al contempo, l'obbligo di realizzarli entro i tempi previsti dagli accordi stessi e di rafforzare la capacità amministrativa delle amministrazioni beneficiarie, prevedendo per la prima volta, il finanziamento di 2.200 nuove assunzioni a tempo indeterminato. Quanto all'impiego delle risorse dei FSC 2021-2027, occorre fare chiarezza. A fronte di una dotazione originaria di 91,4 miliardi di euro, il Fondo è stato così impiegato per effetto di scelte essenzialmente ascrivibili ai precedenti Esecutivi: 15,6 miliardi di euro per finanziare iniziative progettuali inserite nel PNRR, come definito nel 2021; 14,8 miliardi di euro per la copertura di diverse disposizioni legislative di spesa, cui si aggiungono i 6 miliardi di euro destinati dal decreto-legge n. 50 del 2022 alla copertura temporanea dei maggiori costi degli interventi del PNRR per effetto dei fenomeni inflazionistici originati dal cosiddetto caro materiali; 11 miliardi di euro per il finanziamento di iniziative oggetto di precedenti delibere CIPESS, ai quali vanno aggiunti 1,8 miliardi di pre-allocazioni, in parte in attesa di successive delibere di assegnazione effettiva. Dunque, al 3 agosto 2023, data di adozione, da parte del CIPESS, della delibera di imputazione programmatica alle regioni e alle province autonome delle risorse del Fondo ancora disponibili, la dotazione residua era pari a 42,2 miliardi di euro, di cui ben 32,4 sono stati destinati alle regioni e alle province autonome. Il 22 settembre 2023, ovvero 3 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto-legge Sud, è stato sottoscritto il primo accordo per la coesione con la regione Liguria, recante l'utilizzazione delle risorse assegnate dal CIPESS con delibera del 3 agosto 2023. Successivamente, sono stati stipulati altri 8 accordi per la coesione, l'ultimo il 7 febbraio scorso, e attualmente sono state ultimate le attività istruttorie finalizzate alla sottoscrizione di ulteriori 6 accordi nelle prossime settimane.

Per quanto attiene ai pretesi 7,6 miliardi di tagli al Sud dalla riprogrammazione PNRR, si rappresenta che tale valore era stato stimato da Svimez rispetto alla proposta originaria di revisione del PNRR, che prevedeva lo spostamento integrale su altre fonti di finanziamento di alcune misure, come la rigenerazione urbana e i piani urbani integrati, che incidevano complessivamente per 6 miliardi di euro. Per contro, la revisione del PNRR, approvata lo scorso mese di dicembre, prevede lo spostamento a valere su altre fonti di finanziamento, dei soli interventi che non hanno rispettato i termini per l'aggiudicazione degli interventi e che quindi sarebbero stati ritenuti non ammissibili da parte della Commissione e definanziati in sede di verifica. Pertanto il Governo, non solo non ha operato alcun taglio, ma ne ha previsto la realizzazione a valere su altre risorse.

Infine, quanto al basso livello di spesa del PNRR, relativamente all'anno 2023, evidenziato appunto dai deputati interpellanti, assumendo a riferimento i dati riportati nella memoria dell'Ufficio parlamentare di bilancio del 5 dicembre scorso, si rappresenta che detti dati non tengono conto della spesa relativa a misure quali il rafforzamento dell'ecobonus e del sisma bonus per l'efficienza energetica e la sicurezza degli edifici, nonché del credito di imposta 4.0, che risultano, infatti, riferiti al 28 febbraio 2023. Peraltro, la medesima memoria attesta che, a fronte dei 191,5 miliardi di risorse disponibili, a fine novembre 2023 risultavano attivate procedure di spesa per 182,5 miliardi di euro, pari al 95,3 per cento delle risorse disponibili. A ogni modo, il Governo sta predisponendo la quarta relazione sullo stato di attuazione del PNRR, che verrà sottoposta all'esame parlamentare nelle prossime settimane e nella quale si fornirà una rappresentazione aggiornata del livello di spesa, alla luce delle previsioni del nuovo PNRR, evidenziandosi sin da ora che esso si attesta su valori superiori a quelli rappresentati dai deputati interpellanti.

PRESIDENTE. La deputata Auriemma ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Assolutamente no, perché la risposta del Governo è, ancora una volta, un occultamento delle proprie responsabilità su quello che stiamo vivendo e che stanno vivendo le regioni del Sud e, soprattutto, mira a scaricare sempre la responsabilità ad altri. Tra l'altro, nelle righe della risposta, si legge ancora una volta che il problema dei fondi di coesione attiene alla loro spendita, cioè che c'è una minore capacità di spesa da parte delle regioni. Si tratta di una critica che non possiamo accettare perché potremmo ribaltare la stessa critica sul Governo, visto che i dati dell'Ufficio parlamentare di bilancio dicono che questo Governo delle risorse del PNRR ha speso soltanto il 7,6 per cento. Quindi, questa critica che fa il Governo, con cui ci si vuole nascondere anche dietro all'autonomia differenziata, dicendo che le regioni non sanno spendere i fondi, la possiamo fare, pari pari, con riguardo al PNRR, a questo Governo. In realtà, nella risposta, il Sottosegretario occulta le responsabilità del Governo: è vero che c'è - come dice il Sottosegretario - un problema, una difficoltà nelle politiche di investimento, ma cosa ha fatto questo Governo? Ha aumentato queste difficoltà, proprio con gli strumenti di gestione dei fondi di coesione e sviluppo. Invece di agevolare la distribuzione di queste risorse, ha aumentato tutta la parte burocratica: innanzitutto, ha accentrato tutte le funzioni di controllo e di gestione in capo a un unico Ministero, che ha anche già la gestione, il controllo e il monitoraggio delle risorse del PNRR.

Ha spostato la cabina di regia di controllo del PNRR dal MEF alla Presidenza del Consiglio e ha creato tutta una serie di meccanismi burocratici, per cui oggi le regioni, soprattutto del Sud, non hanno le risorse che servono per lo sviluppo da oltre 18 mesi. Non è possibile che, dopo 18 mesi, l'unico dato sono poco più di 9 accordi raggiunti. Tra l'altro, questo combinato disposto tra la sottrazione di risorse al Sud e l'eliminazione del reddito di cittadinanza, che è una misura che aiutava anche l'economia locale, ha determinato uno stallo incredibile dell'economia, che ha effetti importanti sulle regioni.

Un'altra responsabilità occultata è sicuramente il fatto che questo Governo abbia eliminato anche il vincolo dell'utilizzo di questi fondi rispetto al Piano Sud 2030. Quindi, questo Governo non ha più stabilito, con una norma di legge, la necessità che questi fondi debbano necessariamente essere destinati al Sud. Poi, troviamo la sottrazione sistematica di risorse. Nell'ultima legge di bilancio, abbiamo visto che vengono tolte, vengono spostate risorse, dal Fondo di perequazione strutturale, che serve per le infrastrutture del Sud. Voglio fare un esempio banale: una parte delle risorse per la metropolitana - un'infrastruttura importante della provincia di Napoli - di Afragola, viene spostata per finanziare la metropolitana della città di Milano. Abbiamo uno scippo sistematico di queste risorse, oltre all'incapacità, poi, di erogarle alle regioni che attendono finanziamenti.

Infine, l'ultimo ladrocinio riguarda la sanità. Noi sappiamo benissimo che già la distribuzione delle risorse nazionali prevede una penalizzazione per il Sud, perché si danno meno risorse alle regioni con popolazione più giovane e, quindi, le regioni del Sud, che hanno un'età media più bassa, prendono meno risorse. A ciò, si aggiunge l'ulteriore ladrocinio occulto della migrazione di risorse dal Sud verso il Nord, perché, purtroppo, i cittadini del Sud non hanno garantite le prestazioni essenziali e, quindi, sono costretti ad andare al Nord. Facendo l'esempio molto semplice della mia regione, noi vediamo, non solo, che la regione Campania, in sede di distribuzione delle risorse nella Conferenza Stato-regioni, prende 300 milioni di euro in meno, proprio perché è la regione con l'età media più giovane, ma che altri 300 milioni vengono sottratti, perché i cittadini campani per curarsi sono costretti ad andare nel Nord a finanziare una sanità che, tra l'altro, non è pubblica, ma per lo più privata.

Quindi, è evidente che questo Governo ha fatto un grandissimo scippo, sta facendo un sistematico scippo di risorse al Sud. Anche l'appesantimento dei procedimenti burocratici di distribuzione di queste risorse non aiuta assolutamente il Sud e anche la “ZES unica”, cioè dire che tutto è ZES significa non dire nulla. Invece, erano necessari interventi puntuali, in base alle economie locali, facendo un esame più dettagliato delle varie zone economiche. Noi denunciamo questa cosa e la risposta di questo Governo, che nuovamente scarica e non guarda le proprie responsabilità, non può, in alcun modo, renderci soddisfatti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative, anche normative, in ordine alle criticità derivanti dai meccanismi concorrenziali nel settore sanitario e socio-sanitario, con particolare riferimento alla tutela dell'affidamento delle strutture private e del diritto alla salute dei cittadini - n. 2-00291)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ciocchetti ed altri n. 2-00291 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Ciocchetti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). Signor Presidente, una brevissima illustrazione, perché questo è un tema molto serio, che è stato sottovalutato e che sta creando nelle regioni d'Italia un problema molto pesante. È come se domani il Bambino Gesù, il Gemelli, il San Donato a Milano, il Gaslini a Genova e altre grandi strutture private accreditate dovessero essere obbligatoriamente messe a gara alla scadenza dell'accreditamento stesso, così prevede la legge n. 118 del 2022 (legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021), che, modificando il decreto legislativo n. 502 del 1992, ha introdotto, con le lettere a) e b), del comma 1 dell'articolo 15, i meccanismi concorrenziali - come se fossero le spiagge o gli ambulanti su cui ragioniamo sempre - delle strutture accreditate e convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, sia con riferimento alla concessione dell'accreditamento, sia con riguardo alla stipula degli accordi contrattuali con il Servizio sanitario.

Probabilmente, questa cosa è stata molto sottovalutata. È un tema invece molto serio, che va affrontato. Per questo abbiamo voluto presentare questa interpellanza urgente, per fare in modo che, nella prossima legge sulla concorrenza o in altri atti normativi, si possa intervenire, come richiesto anche dalla Conferenza Stato-regioni e dalle commissioni salute delle regioni stesse, di avere tempo per governare e ridefinire questo percorso, che creerebbe un problema drammatico nel sistema di fornitura di servizi sulla salute, che, in questo Paese, come prevede il decreto legislativo n. 502 del 1992, è gestito sia dal pubblico, sia dal privato accreditato. Chiaramente, mi rimetto poi all'intervento successivo alla risposta che il Governo darà.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Tullio Ferrante, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli colleghi, com'è noto, il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, prevede la possibilità, da parte della regione, di affidare a strutture private autorizzate ed accreditate l'erogazione di determinate prestazioni, ricomprese nel provvedimento di accreditamento, con oneri a carico del Servizio sanitario regionale, secondo modalità, tempistiche e remunerazioni stabilite in appositi schemi di contratti.

La presenza quantitativa e qualitativa degli operatori privati che svolgono attività, previa sottoscrizione di un contratto, per conto e a carico del Servizio sanitario regionale, dipende fondamentalmente dal modello organizzativo prescelto da ogni singola regione.

Quanto all'apporto e al rapporto pubblico-privato nell'ambito del Servizio sanitario regionale, si rammenta che, nel nostro ordinamento, dopo l'enunciazione del principio della parificazione e concorrenzialità fra strutture pubbliche e strutture private, con la conseguente facoltà di libera scelta da parte dell'assistito, si è imposto, per evoluzione giurisprudenziale e attraverso la riforma normativa, il principio della programmazione, allo scopo di realizzare un contenimento della spesa pubblica e una razionalizzazione del sistema sanitario, con particolare riferimento all'utilizzo delle relative strutture direttamente disponibili, in quanto pubbliche, rispetto al ricorso, in via sussidiaria, alle strutture solo indirettamente disponibili, in quanto accreditate, ma, comunque, in titolarità privata.

Nell'ottica di eliminare gli ostacoli che limitano la libertà di iniziativa economica delle strutture sanitarie private, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nel 2021, ha segnalato l'esigenza di modificare l'articolo 8-quater del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, al fine di riformare il sistema di accreditamento al Servizio sanitario nazionale delle strutture private, eliminando il regime di accreditamento provvisorio, attraverso la previsione di una norma generale che disponesse l'obbligo di accreditamento definitivo da parte delle regioni per le nuove strutture sanitarie o per l'avvio di nuove attività in strutture preesistenti.

In secondo luogo, detta Autorità ha evidenziato l'esigenza che il sistema di convenzionamento delle imprese private dovesse operare su base selettiva, non discriminatoria, periodica e trasparente, inserendo, nell'articolo 8-quinquies del decreto legislativo n. 502 del 1992, una norma che prevedesse selezioni periodiche regionali, adeguatamente pubblicizzate, che facciano seguito a verifiche sistematiche degli operatori già convenzionati e alla conseguente eventuale razionalizzazione della rete in convenzionamento.

Sulla base delle suddette segnalazioni è stata, poi, emanata la legge 5 agosto 2022, n. 118 - legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 - il cui iter di adozione ha previsto l'acquisizione di numerosi documenti da parte della competente Commissione parlamentare.

L'articolo 15 di detta legge ha modificato il sistema di accreditamento istituzionale e quello di convenzionamento con gli erogatori privati, prevedendo che nel caso di richiesta di accreditamento di nuove strutture o per l'avvio di nuove attività in strutture preesistenti si tenga conto cumulativamente dei seguenti criteri: qualità e volumi dei servizi da erogare, risultati dell'attività eventualmente già svolta, esiti delle attività di controllo, vigilanza e monitoraggio per la valutazione delle attività erogate in termini di qualità, sicurezza ed appropriatezza.

A quest'ultimo fine, le modalità per effettuare le valutazioni, in ossequio a quanto previsto dalla legge, sono state definite tramite il decreto del Ministro della Salute del 19 dicembre 2022, recante “Valutazione in termini di qualità, sicurezza ed appropriatezza delle attività erogate per l'accreditamento e per gli accordi contrattuali con le strutture sanitarie”.

Inoltre, con la modifica apportata all'articolo 8-quinquies, è stata introdotta una forma di selezione dei soggetti privati accreditati ai fini della stipula degli accordi contrattuali, indicando i criteri generali per la selezione, tra cui l'effettiva alimentazione del fascicolo sanitario elettronico e gli esiti delle attività di valutazione.

Anche per il convenzionamento delle strutture, il DM 19 dicembre 2022 prevede una fase di verifica che si svolge nel momento del rilascio di nuovi accreditamenti e una fase successiva di più approfondita verifica, che è preliminare all'individuazione, da parte delle regioni, dei soggetti privati accreditati interessati alla stipula degli accordi contrattuali.

Con il decreto 19 dicembre 2022 si viene, pertanto, a delineare un sistema di valutazione coordinato a livello nazionale, nel rispetto delle competenze e delle prerogative delle regioni e delle province autonome, che si avvalga delle capacità operative dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, Agenas, garantendo il raccordo con il Ministero attraverso il “tavolo di lavoro per lo sviluppo e l'applicazione del sistema di accreditamento nazionale”, già operativo e previsto in origine dall'intesa sancita in sede di Conferenza permanente per i rapporti fra Stato, regioni e province autonome del 20 dicembre 2012; tavolo incardinato presso la direzione generale della programmazione sanitaria, che presenta la capacità di costituire una sede di confronto che coinvolge di per sé anche il livello regionale.

I termini di adeguamento da parte delle regioni e delle province autonome alle disposizioni di cui agli articoli 8-quater e 8-quinquies del decreto legislativo n. 502 del 1992, così come modificati dalla legge annuale della concorrenza, già fissati dal DM 19 dicembre 2022, sono stati recentemente prorogati al 31 marzo 2024, in virtù del DM 26 settembre 2023.

Tutto ciò posto, con specifico riferimento a quanto richiesto dal deputato interpellante, si rappresenta che, in coerenza con quanto previsto dal DM 19 dicembre 2022, si è provveduto ad attivare uno specifico confronto istituzionale fra il livello centrale di governo e le regioni e le province autonome, nell'ambito dell'azione di supporto e di monitoraggio assegnato dalla legge al “tavolo di lavoro per lo sviluppo e l'applicazione del sistema di accreditamento nazionale”.

Nell'ambito di tali lavori è emersa l'esigenza di implementare il livello di integrazione tra i caratteri propri del sistema di autorizzazione, accreditamento istituzionale e convenzionamento delle strutture chiamate ad erogare prestazioni in nome, per conto e a carico del Servizio sanitario nazionale, di cui al decreto legislativo n. 502 del 1992, e i principi di mercato, posti a tutela del confronto concorrenziale fra gli erogatori, posto alla base della riforma di cui all'articolo 15 della legge n. 118 del 2022.

Nell'ambito delle suddette attività istituzionali del Ministero della Salute saranno valutate le opzioni di possibile intervento, eventualmente anche di carattere normativo, secondo criteri di efficacia, proporzionalità e condivisione fra gli attori istituzionali coinvolti, nel rispetto delle prerogative costituzionali in materia di disciplina dell'organizzazione sanitaria.

PRESIDENTE. Il deputato Ciocchetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LUCIANO CIOCCHETTI (FDI). Presidente, sono soddisfatto dell'impegno, assunto dal Governo nel tavolo con le regioni e con le province autonome, di rimettere mano, così come è scritto alla fine della risposta, a questa ricostruzione normativa, che è stata fatta, a mio avviso, a nostro avviso, in maniera troppo affrettata, senza valutare la situazione che si sarebbe sviluppata sul territorio nazionale e nelle varie regioni, che stanno poi procedendo in maniera diversa una dall'altra.

La Toscana, in alcune ASL, ha avviato già un'attuazione di questa nuova normativa, altre non hanno fatto assolutamente nulla e non stanno facendo nulla, perché significherebbe, in qualche modo, creare seri problemi nell'offerta di salute che coinvolge anche le strutture private accreditate. Prima ne ho richiamate alcune, quelle più grandi, ma ce ne sono tantissime che svolgono un servizio pubblico, non un servizio privato. Quindi, credo davvero che ci sia bisogno di mettere mano a una norma fatta, in qualche modo, un po' con l'accetta, come se fosse un intervento obbligato da una direttiva europea.

Invece abbiamo fatto una verifica molto precisa e puntuale e non c'è nessun obbligo dal punto di vista europeo, non c'è nessuna Bolkestein, in questo caso, riferita al tema della concorrenza in campo di strutture accreditate sanitarie. Ma c'è da governare questo processo, che non si può fare in un mese, non si può fare in un anno, non si può fare in un percorso in cui, alla scadenza degli accreditamenti provvisori, così come definiti dal decreto legislativo n. 502 del 1992, il rinnovo si mette a gara.

Questo è quello che, di fatto, dice quella norma inserita nella legge n. 118 del 2022. È una semplificazione rischiosa per il sistema sanitario nazionale, non solo per i privati che gestiscono queste strutture accreditate, ma complessivamente per il sistema.

Noi sappiamo che le regioni hanno chiesto al Ministero e al Governo di avere più tempo per poter ragionare, per poter eventualmente modificare questa norma. Avremo l'occasione, credo tra aprile e maggio, della legge annuale della concorrenza, dove sarebbe forse possibile intervenire per poter scrivere e definire meglio le procedure.

In più, chiaramente, si stanno anche sollevando profili di illegittimità, anche costituzionale, oltre che numerose problematiche di natura pratico-operativa, che incidono, in ultima istanza, sul fondamentale diritto alla salute dei cittadini. Primo, perché si interviene, di fatto, sulla libera scelta delle singole regioni, come lei richiamava all'inizio della risposta all'interpellanza che abbiamo presentato e come prevedono il decreto legislativo n. 502 del 1992 e l'articolo 117 della Costituzione, che in qualche modo non definisce percorsi corretti per poter intervenire a svolgere un'azione che non dà certezza. Anche perché chi investe in un settore come questo ha bisogno di avere un percorso di anni che consenta davvero di sviluppare tecnologie, professionalità, opportunità. Insomma, sappiamo bene tutti che ci sono strutture di grandissimo livello, che svolgono un'attività sanitaria pubblica fondamentale, gestite da privati accreditati o gestite addirittura dal no profit, che si troverebbero, da un giorno all'altro, a non avere nessuna garanzia di riferimento più generale, senza parlare di tutte le strutture che svolgono le attività sociosanitarie. Questa normativa interviene, infatti, non solo sulle strutture sanitarie ma anche su quelle sociosanitarie che fanno riferimento ai disabili, fanno riferimento agli anziani, fanno riferimento agli adulti in difficoltà, a tante situazioni che coinvolgono milioni di persone in questo Paese. Davvero io spero e noi speriamo che ci sia l'occasione nei prossimi provvedimenti da parte del Governo. Quindi, noi manterremo questa attenzione per fare in modo che ci sia un chiarimento, una definizione, un percorso che non metta ulteriormente in difficoltà i servizi di cura e di assistenza che in questo Paese sono un fiore all'occhiello che dobbiamo assolutamente mantenere.

(Chiarimenti e iniziative in merito all'ispezione presso l'Ospedale Careggi di Firenze volta a verificare le attività relative al trattamento dei bambini con disforia di genere e all'uso del farmaco triptorelina - n. 2-00320)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Sportiello ed altri n. 2-00320 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Quartini se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Grazie Sottosegretario per aver dato la possibilità a quest'Aula, finalmente, di affrontare anche il tema della disforia di genere. Che cos'è la disforia di genere, prima di tutto? È una condizione caratterizzata da una intensa e persistente sofferenza causata dal sentire la propria identità di genere diversa dal proprio sesso. In qualche modo, noi assistiamo nella nostra evoluzione, fin dal momento in cui avviene la fecondazione dell'ovulo, a una differenziazione biologica che, però, non è mai chiarissima. Peraltro, non è mai chiarissima neanche nell'adulto, perché tutto il mondo psicologico e psicanalitico ha definito bene quanto abbia ciascuno di noi l'anima anche dell'altro sesso.

Quindi, siamo in un contesto di fortissima complessità sia in termini biologici sia in termini di espressione della nostra genetica, sia in termini di interazione della nostra genetica con l'ambiente, che, peraltro, si chiama interferenza epigenetica, cioè quello che l'ambiente può determinare. Visto che lei è Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, è una sorta di complessità infrastrutturale fra genetica e manifestazione di noi stessi. Riguarda un po' tutti i nostri aspetti, riguarda il colore dei nostri occhi, riguarda la conformità del corpo, spesso riguarda, purtroppo, anche delle condizioni esistenziali difficilmente inquadrabili.

Noi sappiamo che il sesso è l'insieme delle caratteristiche biologiche, però sappiamo anche che il genere, invece, è condizionato moltissimo da diversi fattori psicologici, culturali e anche sociali e questo genera una sorta di identità di genere che può essere diversa dal sesso biologico. Si dice, infatti, che il genotipo è in un modo ma, poi, si manifesta in un altro modo e quest'altro modo è il fenotipo. Proprio perché ci può essere un'incongruenza tra il sesso biologico e l'identità di genere è stato introdotto il termine transgender, che sta proprio ad indicare quelle persone che hanno una identità di genere diversa dal sesso biologico. C'è stata un'evoluzione da un punto di vista scientifico, perché questa condizione, che era inserita, nella classificazione internazionale delle malattie, tra le malattie mentali, di recente è stata introdotta in un nuovo capitolo, quello della salute sessuale. Questo capitolo è a sé stante, come una sorta di contesto anche protettivo nei confronti di chi, purtroppo, vive una sofferenza molto profonda, un'ansia, una depressione, una difficoltà nell'inserimento in ambito sociale, lavorativo e anche in altre importanti aree e, tra le altre cose, è soggetto anche a forme di stigmatizzazione, a difficoltà enormi, a una sorta di isolamento, arrivando fino a rischi suicidari perché non è compreso in questa difficoltà a definirsi, a comprendersi. Questo non riguarda, ovviamente, solo le persone che hanno un problema di disforia di genere ma riguarda anche i genitori, riguarda anche le famiglie.

È un tema importante che io ritengo sbagliato, di per sé, anche definire “problema” ed è sbagliato proprio concettualmente definirlo come se fosse una sorta di malattia perché, per tutto il resto della loro esistenza, delle loro capacità intellettuali, le persone con disforia di genere non hanno alcun tipo di mancanza, alcun tipo di deficit. Quindi, già questo comporta delle difficoltà nella definizione. Tuttavia, anche nel DSM, nel manuale statistico e diagnostico - DSM sta per questo - che definisce tutte le malattie psichiatriche, la disforia di genere è stata ridefinita anche da un punto di vista nosografico.

In molti casi, gli individui che hanno questo tipo di disagio, di difficoltà, riescono a conviverci e modificano il proprio ruolo di genere. È una cosa presente nella maggior parte delle persone che hanno questo tipo di difficoltà, questo tipo di disturbo. Altre persone, invece, proprio per ridurre la propria sofferenza, chiedono e hanno necessità di modificare il proprio corpo attraverso trattamenti farmacologici, ormonali o anche trattamenti chirurgici.

Questo disturbo riguarda, grosso modo, tra 5 e 14 maschi - perché gli studi sono abbastanza in evoluzione - come sesso biologico maschile ogni 100.000 abitanti e 2-3 donne ogni 100.000 abitanti. Quindi, è chiaro che non è un disturbo particolarmente frequente ma neanche un disturbo del tutto infrequente, non può essere visto come un fenomeno del tutto raro.

Aggiungiamo - per questo parlavo anche di elementi di infrastruttura biologica - anche il fatto che la disforia di genere è indipendente anche dall'orientamento sessuale. Quindi noi abbiamo genotipico, fenotipo e orientamento sessuale: sono tre contesti che rendono davvero complesso intervenire su questo ed è complesso anche poter intervenire in termini di sobrietà etica nella valutazione delle scelte che le persone possono fare e che hanno diritto di fare.

La disforia di genere si manifesta con un disagio profondo, si è detto, nei confronti del proprio corpo, una sorta di contraddizione interiore fortissima. Quindi, partiamo da questo dato: comunque sia, stiamo parlando di dolore, non stiamo parlando di vizi, di aspetti giudicabili in un'ottica etica, stiamo parlando esclusivamente di una sofferenza importante per la quale queste persone chiedono di essere aiutate, di essere ben inquadrate e, poi, di poter fare le loro scelte consapevolmente.

I primi disturbi, i primi sintomi, si manifestano di solito a partire dal secondo, terzo anno di età e negli studi sui bambini si è visto che, solo in un terzo dei casi, il disturbo persiste. Quindi, c'è un aspetto evolutivo importante. Voi pensate che le gonadi, i testicoli e le ovaie, cominciano a svilupparsi attorno ai 2-3 mesi in utero, invece la parte che interessa lo sviluppo nervoso e che ha a che fare con l'identità di genere non avviene prima della fine della gravidanza. Quindi c'è proprio una sorta di asincronia nell'evoluzione e nella possibilità di sviluppo. Tuttavia, noi sappiamo che, quando la disforia di genere permane nella fase iniziale dello sviluppo sessuale, cioè nella fase della pubertà, ossia quando si comincia a sviluppare tutta la parte della distribuzione dei peli e le gonadi cominciano a funzionare in maniera efficiente, quando si arriva alla pubertà e compare questo tipo di disturbo, la disforia di genere raramente scompare nel tempo. E quasi tutti gli adolescenti con la disforia di genere mantengono tale condizione fino all'età adulta. Ciò si associa, si è detto, a una sofferenza molto profonda. Pensate che nei contesti scolastici e sociali, spesso, siamo di fronte a bambini che soffrono anche di rischi di bullismo. C'è un aspetto di stigmatizzazione che si realizza. Proprio per questo, quando a volte si parla di cultura transgender, la cultura transgender non esiste, dovrebbe essere, in realtà, la capacità di accogliere e accompagnare tutte le differenze. E ricordiamoci che le differenze sono ricchezza, non impoverimento. Questa cosa di cui spesso, anche in quest'Aula, si parla, ossia l'importanza dell'educazione affettiva e sessuale, andrebbe vista in questa logica qui. Oltretutto, la sessualità non è erotismo e l'eros è, comunque, un elemento prevalente nella nostra vita, è uno dei bisogni essenziali. Perché negarcelo? Perché moralizzarlo in maniera preconcetta o con livelli di pregiudizio? Nei bambini, comunque, si vede che ci possono essere fenomeni depressivi, addirittura aumenta il livello di rischio autistico nei bambini che hanno questo tipo di disturbo. È evidente, quindi, che ci sono problemi importanti. Come dicevo, questo disturbo, quando si manifesta nella pubertà, permane nel tempo, anche nell'età adulta, e per gli adolescenti diventa davvero difficile sopprimere se stessi e i propri sentimenti. Spesso, si va incontro a fenomeni depressivi intensi, fino ad atti di vero e proprio autolesionismo e pensieri suicidari. Dunque, poter dare una mano e poter aiutare queste persone e le loro famiglie diventa assolutamente importante.

Ora, c'è stata questa ispezione al Centro sulla disforia di genere dell'Azienda ospedaliera di Careggi, di Firenze, dove io sono onorato di lavorare. Conosco l'Azienda ospedaliera di Careggi perché mi sono laureato in quella struttura e negli ultimi anni ho cominciato a lavorare lì, mi sono trasferito dall'Azienda sanitaria di Firenze all'Azienda ospedaliera universitaria di Careggi. E conosco bene l'andro-sessuologia fiorentina, perché ha una storia lunga, una storia grande, una storia di grande eccellenza e di grande sensibilità su questi temi. Io stesso ho fatto un corso di perfezionamento in sessuologia medica negli anni Novanta. Ho chiaro, pertanto, il valore di questi colleghi e di queste persone, che vi lavorano con entusiasmo e con grande significato. Forse, mi potreste dire: hai un conflitto di interesse, perché li conosci e sai bene, eccetera, no, vi dico che hanno prodotto tantissimo in termini di ricerca scientifica e di capacità in questo senso.

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA QUARTINI (M5S). Per cui - mi avvio alle conclusioni, Presidente - ho trovato curioso l'invio repentino di ispettori in tale sede ed anche insolito che il Ministero della Salute abbia chiesto informazioni al Comitato nazionale di bioetica e all'Aifa, che in passato avevano rilasciato parere favorevole su un farmaco che aiuta, sospendendo per un periodo - è un farmaco i cui effetti non sono irreversibili, ma reversibili - lo sviluppo puberale, proprio per consentire alle persone di riuscire a comprendere meglio ed essere più consapevoli sulle proprie scelte in termini di identità di genere. Questo farmaco è la triptorelina - ormai sui giornali ne hanno parlato in tanti - ed è approvato da tutte le società scientifiche a livello internazionale. A Firenze lavorano in maniera multidisciplinare con psicologi ed endocrinologi, ci sono valutazioni accurate. Non vorrei che si facesse prevalere una sorta di pregiudizio morale e un atteggiamento persecutorio su questa grande eccellenza che abbiamo a livello nazionale, che è assolutamente coerente, nel modo di lavorare, con le linee guida internazionali.

Per cui chiediamo due cose, fondamentalmente: gli esiti di questa ispezione e, allo stesso tempo, cosa intende fare il Ministero per garantire che non ci saranno elementi persecutori rispetto a questi temi.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Tullio Ferrante, ha facoltà di rispondere.

TULLIO FERRANTE, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio i deputati interpellanti per darmi l'opportunità di illustrare la questione relativa all'utilizzo del farmaco triptorelina. Devo rammentare che la triptorelina è un decapeptide sintetico analogo del GnRH naturale (ormone liberatore delle gonadotropine), la cui somministrazione continua inibisce la secrezione di gonadotropine, con la conseguente soppressione delle funzioni testicolari ed ovariche. Nel nostro Paese, la triptorelina è presente in commercio in 3 specialità medicinali, con formulazioni ed indicazioni terapeutiche differenti. Nella popolazione pediatrica, la triptorelina è autorizzata per il trattamento della pubertà precoce, prima degli 8 anni per le bambine e prima dei 10 anni nei bambini. Con la determina n. 21756 del 25 febbraio 2019 dell'Agenzia italiana del farmaco, il medicinale triptorelina è stato incluso nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale, istituito dalla legge 23 dicembre 1996, n. 648, e il suo impiego è autorizzato in casi selezionati, in cui la pubertà sia incongruente con l'identità di genere (disforia di genere), con diagnosi confermata da una équipe multidisciplinare e specialistica e in cui l'assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica non sia risolutiva.

Ciò comporta la rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale per l'utilizzo off label, purché vengano rispettati tutti i criteri contemplati nella suddetta determina n. 21756 del 2019, consentendo, contestualmente, il controllo della prescrizione e dispensazione del medicinale, nonché il monitoraggio costante dei soggetti a cui esso viene somministrato. In altri termini, l'utilizzo del medicinale triptorelina è incardinato in un percorso attentamente controllato e tutelato.

Ciò premesso, faccio presente che il Ministero della Salute, al fine di acquisire elementi chiari sulle dinamiche e l'iter del percorso di transizione, con l'utilizzo del medicinale triptorelina, ha provveduto ad avviare presso l'Azienda ospedaliero-universitaria di Careggi l'audit ispettivo richiamato nell'interpellanza in esame nei giorni 23 e 24 gennaio 2024. Occorre, tuttavia, segnalare che è tuttora in corso la debita interlocuzione con la regione Toscana ai fini della completa acquisizione di documentazione integrativa necessaria per le valutazioni di merito. Pertanto, attualmente, non è ancora conclusa l'attività finalizzata alla formulazione della complessiva relazione finale degli esiti ispettivi.

Al riguardo, desidero comunque sottolineare che, proprio al fine di tutelare i percorsi di affermazione di genere delle persone che intraprendono una terapia per sospendere lo sviluppo dei caratteri sessuali con uso di triptorelina, è attualmente in corso la costituzione di un tavolo tecnico con il coinvolgimento di esperti qualificati per consentire l'effettuazione di tutti gli approfondimenti utili riguardo ai vari aspetti afferenti alla vicenda in questione.

PRESIDENTE. La deputata Sportiello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Non sono soddisfatta e sono anzi sinceramente preoccupata e le spiego perché. Il Sottosegretario è venuto qui in Aula, oggi, a rispondere e mi dispiace, tra l'altro, che non ci sia il Sottosegretario del Ministero di competenza, perché stiamo parlando di minori, di bambini e di diritto alla salute, non ce lo dimentichiamo, e credo che la presenza del Ministero competente sarebbe stata quanto meno apprezzata e anche dignitosa, me lo lasci dire.

Abbiamo sentito dire che vi è l'intenzione di salvaguardare i percorsi di affermazione del genere e noi di questo ovviamente siamo contenti, perché abbiamo sempre lottato affinché accadesse. Tuttavia, vi scagliate in questo modo contro uno dei centri di eccellenza di questo Paese, che rispetta alti standard nel percorso di affermazione del genere, che prende in carico i casi e le condizioni di minori, i quali, durante la pubertà, hanno un percorso travagliatissimo, ma perché accanirsi in questo modo? Prima vi è stata l'interrogazione parlamentare, poi è seguita l'ispezione del Ministero. Insomma crediamo e temiamo che questo sia il proseguimento di quella caccia alle streghe che questo Governo ha intrapreso contro una certa comunità.

Se vogliamo basarci sui dati scientifici, stiamo parlando di un farmaco (del quale si è detto di tutto), il cui effetto in realtà è transitorio e reversibile, che permette una terapia a chi vive una condizione di disforia di genere. Voglio ricordare, come ha fatto prima il mio collega, che la disforia di genere non è un disordine mentale. Ce lo dice chiaro l'OMS nel 2019, ce lo dice chiaro l'Aifa, che ha acquisito anche il parere favorevole del Comitato per la bioetica, che ci dice chiaramente: “guardate, non stiamo parlando di un disordine mentale, ma di una condizione, un capitolo che riguarda la salute sessuale”. Questo farmaco, ripeto, che ha un effetto reversibile e transitorio, è testato da più di quarant'anni anche in altri Paesi, quindi stiamo parlando di un farmaco assolutamente sicuro. Ebbene, al grido di “salviamo i bambini” c'è una parte della nostra società che scrive anche al Ministro Schillaci, il quale, di risposta, dice di condividere le perplessità e non capisce che salvare i bambini e le bambine significa proprio tutelare il diritto alla salute e certi percorsi di cura che li salvaguardano; infatti il 40 per cento degli adolescenti e delle adolescenti, che non si riconoscono nel proprio sesso, si suicida o tenta il suicidio. Sapete invece cosa succede se si affronta un percorso di affermazione del genere? Che i casi di suicidio si abbassano drasticamente del 70 per cento.

Quindi, quando parliamo di triptorelina, di percorsi di affermazione del genere, di percorsi che affrontano questi adolescenti transgender, stiamo parlando di un farmaco salvavita. Stiamo parlando di un diritto alla salute che in alcun modo nessuno può permettersi di mettere in discussione. Se proprio vogliamo parlare di salute sessuale, di diritto alla salute, che rappresenta uno dei termometri con cui si misura la civiltà di un Paese, allora parliamo non di percorsi che vanno difesi a denti stretti, ma di quello che viene negato. Parliamo di terapie ormonali, continuamente interrotte, a cui si sottopongono le persone transgender e la cui interruzione, per mancanza di farmaci o perché non viene riconosciuto il loro utilizzo off label, rappresenta un grave pericolo per la salute delle persone transgender. Parliamo di ospedali che non sono attrezzati ad accogliere le persone transgender secondo il loro genere di appartenenza e di affermazione. E cosa succede? Succede che le persone transgender rifiutano di curarsi, anche in termini di prevenzione, pure nel caso soffrano di gravi malattie. Questo significa voler tutelare i percorsi di affermazione di genere, non andare a fare un'ispezione in un centro di eccellenza che, invece, garantisce il diritto alla salute a minorenni che ne hanno profondamente bisogno e che coinvolgono le famiglie, i genitori, costantemente coinvolti, e le comunità di appartenenza.

Allora, il vero rischio non è l'utilizzo della triptorelina, ma mettere in discussione questi percorsi.

Mi auguro sinceramente che non si tratti dell'ennesimo tentativo di fare una propaganda, pregiudizievole e ideologica, nei confronti di tali persone, senza alcuno scrupolo. Lo abbiamo già visto nei confronti dei figli di famiglie omogenitoriali; e, purtroppo, anche di fronte ai bambini e alle bambine non ci si ferma, quando si tratta di raccattare qualche voto e di fare propaganda. Io vi prego: il diritto alla salute va tutelato e non va toccato. I bambini e le bambine, i minori, le persone transgender vanno assolutamente difesi come va difeso il loro diritto alla salute (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Signor Presidente, purtroppo, dobbiamo segnalare che oggi c'è stato un grave incidente sul lavoro a Firenze. Ancora non sappiamo quanti sono gli operai che sono stati coinvolti. Ha ceduto una trave, un muro di contenimento all'interno di un cantiere, dove verrà costruito un supermercato. Si parla di almeno otto dispersi e, al momento, il 118 di Firenze ha verificato un solo decesso, ma probabilmente ce ne sono tre sotto, che non si sa come stiano. Quindi, intanto, ne approfittiamo senz'altro per ringraziare in quest'Aula - credo che tutti siamo d'accordo - i soccorritori per il pronto intervento.

Chiaramente, siamo sgomenti nel verificare per l'ennesima volta ciò che è inaccettabile che avvenga: non si deve morire sul posto di lavoro. Questo è un imperativo categorico che questo Parlamento deve portare avanti.

Più volte i nostri Presidenti della Repubblica, da Pertini in poi, ma anche il Presidente Mattarella, si sono raccomandati di intervenire laddove si può e si deve prevenire. È inaccettabile che si continui a morire sul posto di lavoro; è inaccettabile che non ci siano dispositivi adeguati e previsti dalla legge, perché la legge prevede che la tutela e la sicurezza sul lavoro debbano essere assolutamente garantite. Quindi, ci aspettiamo che si apra immediatamente un'indagine per capire quello che è successo e naturalmente in questo momento va il nostro cordoglio alle famiglie delle persone morte e delle persone gravemente ferite.

Vorrei che quest'Aula esprimesse - naturalmente, tutta insieme - questo dolore e questa vicinanza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Piangiamo per l'ennesima volta questa immensa tragedia che uccide il lavoro, indebolisce la democrazia e la libertà in questo Paese, perché in un Paese dove il lavoro non conta nulla, anche la democrazia e la libertà rischiano di non contare nulla. A Firenze, ancora una volta, muoiono come mosche operai in un cantiere edile. Sarebbe crollata una trave di cemento di un solaio, mentre si costruiva un supermercato Esselunga nel sito dell'antico panificio del quartiere Novoli. I numeri sono ancora incerti. I soccorritori stanno intervenendo e, a loro, va il nostro ringraziamento, ma il bollettino parziale parla di morti, feriti e ancora dispersi.

Signor Presidente, la sicurezza del lavoro è la prima emergenza italiana. Pensate a questi padri di famiglia che stamattina sono partiti da casa per fare il proprio mestiere, per guadagnare un salario molto spesso basso e ora si trovano a lottare tra la vita e la morte sotto le macerie. Che Paese è quello in cui tre persone al giorno muoiono in un cantiere, in una fabbrica o sui binari di un treno? Qui non si può più scherzare, non possiamo saltare da un incidente all'altro, da un morto all'altro. Serve un investimento straordinario sul lavoro, sulla sua qualità, sulla sua sicurezza, sui suoi diritti fondamentali. Non si può più accettare che si ricorra ad appalti al massimo ribasso, risparmiando sui materiali e sulle condizioni di dignità minime. Chiediamo un'informativa urgente al Governo. Pensiamo che debba venire a riferire in Parlamento quanto prima.

PRESIDENTE. Onorevole Quartini, seguiamo tutti, come voi, ciò che sta accadendo in questi minuti e in queste ore a Firenze, dove i soccorritori stanno ancora cercando sotto le macerie di tirare fuori, assistere e soccorrere gli altri operai. È una tragedia e come tale, ahimè, la affrontiamo, non sapendone, peraltro, ancora i contorni precisi, ma già adesso il solo fatto che ci sia una vittima da piangere porta questa vicenda a essere una tragedia.

Ovviamente, la Presidenza è accanto ai soccorritori, che, in questi momenti, stanno dando più e quanto possono fare per aiutare chi è sotto le macerie. Siamo vicini a chi soffre e a coloro che già sono ricoverati. Siamo umanamente e intimamente solidali con i familiari dell'unica persona di cui finora è stato accertato il decesso, ma siamo vicini a tutta la comunità di Firenze e italiana che, in questo momento, si trova ad avere a che fare con questa nuova ennesima tragedia sul lavoro, di cui quest'Aula ha già avuto modo di sottolineare, in maniera significativa, la non accettazione per un Paese come l'Italia.

Però, in questo momento - ripeto -, le preghiere, per chi crede, e la solidarietà è a chi soffre e a chi sta cercando di alleviare quelle sofferenze e a chi, purtroppo, già piange l'ennesima vittima sul lavoro. Quindi, grazie ai colleghi (Applausi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 19 febbraio 2024 - Ore 13:

1. Seguito della discussione del disegno di legge (per le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia, la votazione per appello nominale, l'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale):

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2023, n. 215, recante disposizioni urgenti in materia di termini normativi. (C. 1633-A​)

Relatori: PAOLO EMILIO RUSSO e ALESSANDRO COLUCCI, per la I Commissione; FRASSINI e ANGELO ROSSI, per la V Commissione.

La seduta termina alle 11,20.