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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 173 di venerdì 6 ottobre 2023

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

BENEDETTO DELLA VEDOVA , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 82, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Segretario, legge: Alessio Paiano, da Cavallino (Lecce), chiede: la piena informatizzazione delle procedure per la presentazione delle proposte di legge di iniziativa popolare (486) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

misure per consentire ai cittadini la possibilità di denunciare online violazioni del codice della strada (487) - alla IX Commissione (Trasporti);

l'introduzione dell'obbligo di spegnere il motore in caso di sosta o fermata dell'autoveicolo (488) - alla IX Commissione (Trasporti);

iniziative per la revisione degli obblighi di bilinguismo nella provincia autonoma di Bolzano (489) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

misure per garantire il rispetto del principio meritocratico nelle procedure di assunzione del personale (490) - alla XI Commissione (Lavoro);

Dario Bossi, da Montegrino Valtravaglia (Varese), chiede: l'ampliamento delle possibilità di utilizzare le intercettazioni per i reati commessi da pubblici ufficiali (491) - alla II Commissione (Giustizia);

l'esenzione dal pagamento dell'IVA per le perizie giudiziarie (492) - alla VI Commissione (Finanze);

modifiche all'articolo 368 del codice penale in materia di calunnia (493) - alla II Commissione (Giustizia);

la piena digitalizzazione del certificato storico di residenza (494) - alla II Commissione (Giustizia);

modifiche all'articolo 395 del codice di procedura civile al fine di consentire, anche senza l'ausilio di un avvocato, la presentazione delle istanze di revocazione delle sentenze civili (495) - alla II Commissione (Giustizia);

Renato Lelli, da Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona), chiede: l'introduzione dell'obbligo di installazione sui veicoli pesanti di dispositivi informatici per prevenite gli incidenti (496) - alla IX Commissione (Trasporti);

iniziative per garantire la certezza della pena (497) - alla II Commissione (Giustizia);

Giuseppina Gatto, da Roma, chiede: disposizioni per la prevenzione precoce dei disturbi del pavimento pelvico (498) - alla XII Commissione (Affari sociali);

l'istituzione della scuola pubblica di danze popolari internazionali (499) - alla VII Commissione (Cultura).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 5 ottobre 2023, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali): “Conversione in legge del decreto-legge 5 ottobre 2023, n. 133, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell'Interno” (1458) - Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V, VIII, IX, X, XI, XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, in data 5 ottobre 2023, la deputata Elena Bonetti, in sostituzione della deputata Maria Rosaria Carfagna, dimissionaria.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Intendimenti circa il rinnovo, in sede europea, dell'autorizzazione all'utilizzo del glifosato in agricoltura - n. 2-00229)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Evi ed altri n. 2-00229 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Evi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente, la illustro. Nel silenzio assordante dei media e della politica, si rischia di fare un errore gravissimo che metterebbe a rischio la salute delle persone, l'ambiente e la biodiversità e fermerebbe la già faticosa conversione ecologica del settore agricolo. Mi riferisco al possibile rinnovo dell'autorizzazione del glifosato, a livello europeo, per altri 10 anni.

Il Governo è chiamato ad esprimersi, nei prossimi giorni, in seno al Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi, dove siedono i rappresentanti degli Stati membri.

Con questa interpellanza urgente vogliamo sapere quale posizione esprimerà il Governo italiano, invitandolo a schierarsi contro il rinnovo, in applicazione del principio di precauzione, anche per evitare che le vere cavie di questa sostanza pericolosa siano le cittadine e i cittadini italiani ed europei, soprattutto i più fragili, i bambini, gli anziani; per evitare anche di dare un colpo mortale, probabilmente, alle politiche e alle proposte lungimiranti del Green Deal europeo, in particolare, tra le altre, la Strategia per la biodiversità al 2030, la legge sul ripristino della natura, il regolamento sull'uso sostenibile dei pesticidi e la riduzione del 50 per cento dell'uso dei pesticidi; e per i motivi che mi appresto a presentare.

Il glifosato è un erbicida ad ampio spettro e il suo utilizzo è notevolmente aumentato negli ultimi 20 anni: oggi, il 60 per cento degli erbicidi al mondo contiene questo principio attivo. Ogni anno ne vengono utilizzate dalle 600.000 alle 750.000 tonnellate e si stima che il suo utilizzo possa arrivare alle 920.000 tonnellate entro il 2025. Il composto è utilizzato nei campi, ma anche in ambito urbano e domestico e ha un effetto ad ampio spettro contro le piante infestanti. L'attuale approvazione del glifosato scade nel dicembre 2023.

Facciamo un attimo un passo indietro. Nel 2017 l'autorizzazione del glifosato è stata rinnovata in condizioni piuttosto controverse, nel bel mezzo di uno scandalo, quello dei Monsanto papers.

Nel marzo 2015, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell'OMS, che è l'autorità mondiale in materia di cancro, ha classificato il glifosato come probabile cancerogeno per l'uomo (questo sulla base dei dati disponibili al pubblico sul glifosato e sugli erbicidi a base di glifosato).

Secondo il regolamento europeo sui pesticidi, le sostanze cancerogene non possono essere approvate come pesticidi e la cancerogenicità è tra i criteri di esclusione. Tuttavia, l'Agenzia europea per le sostanze chimiche ha concluso, nel 2016, che questa sostanza non è cancerogena, sulla base, però, soprattutto, di dati forniti dall'industria sulla sostanza attiva e senza considerare i dati sugli erbicidi a base di glifosato nella formula commerciale. Tutto questo ha portato, evidentemente, a una grande controversia.

I rinnovi sono normalmente concessi per 10-15 anni. Nel 2017, quando è stata rinnovata l'approvazione del glifosato, è stato fatto solo per 5 anni. Il Parlamento europeo, infatti, aveva richiesto una serie di restrizioni all'uso ma, a eccezione dell'obbligo di ridurre al minimo l'uso del glifosato in alcuni spazi pubblici, nessun'altra raccomandazione, nessun'altra restrizione è stata adottata. Alla fine del 2022, la Commissione ha prorogato il periodo di approvazione per un ulteriore anno, fino, quindi, al dicembre del 2023, per dare all'EFSA il tempo sufficiente per la sua peer review, alla luce dell'altissimo numero dei commenti presentati durante la consultazione pubblica.

E, dunque, arriviamo ad oggi. Il 23 settembre scorso, la Commissione europea ha proposto di rinnovare per altri 10 anni l'autorizzazione del glifosato e questa proposta dovrà essere esaminata dai rappresentanti dei 27 Stati membri che dovrebbero, poi, votarla a maggioranza qualificata nel voto del 13 ottobre prossimo.

Questa proposta è inaccettabile, perché viola le stesse regole europee e non risponde adeguatamente alle preoccupazioni sollevate dall'EFSA. Il 6 luglio 2023, infatti, l'EFSA ha pubblicato una overview di due pagine delle sue conclusioni. Il titolo del comunicato stampa dell'EFSA del 6 luglio era: “Glifosato: nessuna area di preoccupazione critica; lacune nei dati identificate”.

Le conclusioni complete, però, sono state pubblicate solo il 26 luglio e i documenti giustificativi il 13 settembre. Il comunicato stampa del 6 luglio è un chiaro tentativo di far passare un messaggio positivo, ma volutamente fuorviante. La conclusione formale, pubblicata tre settimane dopo, definisce, invece, una serie di questioni preoccupanti e non solo: fa anche riferimento a questioni che non possono essere risolte, oltre a una seconda sezione di questioni in sospeso. Dunque, l'EFSA ha riscontrato una serie di preoccupazioni. Questi problemi devono essere adeguatamente affrontati nel rinnovo da parte della Commissione europea, anziché affidare il compito agli Stati membri.

Le decisioni sull'autorizzazione dei pesticidi devono rispettare il principio di precauzione e garantire un elevato livello di protezione della salute umana e dell'ambiente e l'industria dovrebbe sempre dimostrare che i prodotti immessi sul mercato non danneggiano la salute umana o animale o l'ambiente. In caso di incertezza sui rischi di danno, come nel caso delle conclusioni dell'EFSA, il diritto dell'Unione e il principio di precauzione impongono alle autorità di regolamentazione di adottare misure di protezione, senza dover aspettare che i rischi diventino manifesti. E le persone, infatti, sono esposte, ad oggi, al glifosato.

Una prova del rischio di esposizione a questa sostanza viene da studi che ne rilevano la presenza anche nell'uomo. Una recente ricerca francese - pubblicata su Environmental Science and Pollution Research - rileva come il 99,8 per cento dei campioni di urina raccolti presenti glifosato, dimostrando la preoccupante diffusione della contaminazione nella popolazione. Non sono solo gli agricoltori, quindi, a essere esposti all'erbicida, ma anche anziani, giovani e bambini che nulla hanno a che vedere con i campi coltivati. Se l'esposizione professionale si conferma come la più elevata, per la popolazione generale la principale fonte di contaminazione è dovuta al consumo di cibo e acqua.

Ulteriori studi dimostrano che il glifosato è una sostanza ad elevata tossicità ambientale, capace di alterare la funzionalità degli ecosistemi e degli habitat naturali e ridurre drasticamente la biodiversità. Un recente rapporto ISPRA sui pesticidi nelle acque italiane evidenzia che le sostanze più diffuse sono proprio il glifosato e il suo metabolita Ampa, dimostrando la sua persistenza in ambiente.

Il glifosato è, dunque, altamente dannoso per la biodiversità. In particolare, è stato collegato a tossicità cronica nelle specie acquatiche dal Comitato di valutazione dei rischi dell'Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) e la scienza indipendente ha rivelato che i prodotti a base di glifosato influenzano negativamente, tra l'altro, il comportamento, la crescita, lo sviluppo, i processi metabolici e il sistema immunitario di diverse specie di api e che costituisce una sostanza problematica per l'estrazione dell'acqua potabile.

Sempre più persone sono consapevoli dell'impatto dannoso sui sistemi alimentari e stanno chiedendo, quindi, un profondo cambio di passo. Oltre un milione di cittadini europei ha richiesto alla Commissione europea con la petizione ICE, l'iniziativa dei cittadini europei “Salviamo api e agricoltori”, azioni per ridurre l'uso e la pericolosità dei pesticidi. Come ricordano le associazioni ambientaliste, ogni ulteriore proroga è in contrasto con quanto indicato dalle strategie europee Farm to Fork e Biodiversity 2030 che chiedono di puntare sulla sostenibilità ambientale dell'intero settore agroalimentare attraverso il raggiungimento, al 2030, di obiettivi come la riduzione del 50 per cento di pesticidi, del 20 per cento di fertilizzanti, del 50 per cento degli antibiotici utilizzati negli allevamenti, il raggiungimento del 25 per cento dei terreni agricoli destinati al biologico a livello europeo e il raggiungimento del 10 per cento di aree agricole destinate a fasce tampone e zone ad alta biodiversità.

Per tutti questi motivi, sono a interpellare il Governo per sapere se il prossimo mese di ottobre non intenda votare contro il rinnovo dell'autorizzazione europea del glifosato per il rispetto del principio di precauzione e per la tutela delle persone e degli ecosistemi.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Salute, Marcello Gemmato, ha facoltà di rispondere.

MARCELLO GEMMATO, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio la collega interpellante. Il glifosato è stato iscritto per la prima volta nelle liste delle sostanze attive approvate a livello comunitario per l'uso in agricoltura (allegato I della direttiva 91/414/ CEE) nel 2001, a seguito dell'esito favorevole della valutazione dei rischi per la salute e per l'ambiente connessi al suo utilizzo in agricoltura, condotta secondo principi uniformi di valutazione definiti dalla suddetta direttiva comunitaria.

L'approvazione dell'utilizzo della sostanza è stata rinnovata con l'entrata in vigore del regolamento (UE) 2017/2324 del 15 dicembre 2017, per un periodo di 5 anni, a seguito di un nuovo processo di valutazione comunitaria dei rischi, condotto dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), effettuato secondo gli stringenti criteri scientifici di valutazione introdotti dal regolamento (CE) 1107/2009 che, nel frattempo, ha sostituito la sopracitata direttiva comunitaria.

Nel corso della procedura di rinnovo è stata consultata anche l'Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), che esprime un parere in merito alla classificazione tossicologica da assegnare alla sostanza in questione. Nel corso del suddetto periodo di rinnovo, a partire dal 15 dicembre 2019, la sostanza è stata sottoposta a una nuova procedura di valutazione dei rischi finalizzata a un nuovo eventuale rinnovo.

Da ultimo, con l'emanazione del regolamento (UE) 2022/2364 del 2 dicembre 2022, la scadenza dell'approvazione è stata prorogata al 15 dicembre 2023. Tale proroga si è resa necessaria per consentire all'EFSA, all'ECHA e agli altri Stati membri di completare il processo di valutazione della sicurezza. Il dossier per il riesame della sostanza attiva finalizzato a un nuovo eventuale rinnovo della sua approvazione comunitaria - costituito da circa 2.400 studi, ivi compresi gli studi di letteratura scientifica libera -, che, tra l'altro, ha comportato anche una consultazione pubblica per finalità di trasparenza del processo decisionale, è stato depositato presso la Commissione, l'EFSA e gli Stati membri nel dicembre 2019.

Successivamente, nel corso del 2021, il pool degli Stati membri, che ha svolto il ruolo di relatore (Francia, Paesi Bassi, Svezia e Ungheria), ha reso disponibile la monografia con la valutazione delle nuove informazioni resesi e un riesame complessivo dei rischi potenziali posti dall'utilizzo del glifosato. Contemporaneamente, detto pool ha inviato all'ECHA una proposta di classificazione di pericolo, proponendo il rinnovo dell'approvazione, e confermato la classificazione come sostanza non cancerogena, già effettuata dall'ECHA nel 2017. L'EFSA ha, quindi, avviato le consultazioni degli Stati membri e degli stakeholder per produrre la revisione paritaria (peer review) della classificazione della sostanza attiva e poter adottare, quindi, un'opinione definitiva.

Nel corso di queste consultazioni, sono pervenute all'EFSA e ai Paesi relatori circa 10.000 osservazioni da parte degli Stati membri e degli stakeholder. Contestualmente, l'ECHA ha avviato le consultazioni al fine di esprimere un parere sulla classificazione di pericolo delle sostanze in questione.

Il 26 luglio del 2023, l'EFSA ha pubblicato le conclusioni della revisione paritetica, frutto della valutazione del rischio, concludendo che la classificazione del glifosato come sostanza cancerogena, mutagena o reprotossica non è giustificata. In tale contesto, l'EFSA non ha individuato alcuna area di preoccupazione critica in relazione al rischio che esso comporta per l'uomo, gli animali o l'ambiente.

La Commissione UE, il 22 settembre ultimo scorso, ha, pertanto, convocato e condotto una riunione per informare gli Stati membri della proposta regolamentare sul glifosato che intende sottoporre al voto del Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi - Sezione fitosanitaria, legislazione del 26 gennaio 2021, il prossimo 12 e 13 ottobre.

Per quanto riguarda la durata dell'eventuale rinnovo, la Commissione ha informato che è intenzionata a proporre una durata pari a 10 anni con la seguente motivazione: un periodo inferiore non appare opportuno in quanto il glifosato, negli ultimi 8 anni, è stato sottoposto a due revisioni che, pur in presenza di numerosi studi nuovi, non hanno portato a conclusioni differenti.

In esito alla riunione, è emerso che almeno la metà degli Stati membri non ha ancora una posizione in merito alla proposta di rinnovo dell'approvazione.

Per quanto riguarda l'Italia, tenuto conto delle indicazioni emerse nelle consultazioni a livello tecnico tra le amministrazioni interessate, si potrebbe addivenire a una posizione favorevole alla proposta di rinnovo del glifosato, tenuto conto che la nuova valutazione, basata su nuovi ulteriori dati e tenendo conto delle nuove regole in materia di trasparenza e sostenibilità delle valutazioni del rischio, introdotte a livello UE, con il regolamento (UE) 2019/1382, conferma gli esiti delle precedenti valutazioni, ivi compresa la classificazione come non cancerogena della sostanza attiva, e che le conclusioni EFSA non rilevano aree di preoccupazione critica per l'uomo, gli animali e l'ambiente.

In ogni caso, si ritiene che il parere favorevole debba essere subordinato a che: non ne sia consentito l'uso come dissecante in preraccolta; si consenta l'uso della sostanza soltanto in fase di pre-emergenza della coltura; siano riformulate le premesse, che sembrano obbligare gli Stati membri a effettuare le valutazioni di cui all'articolo 50 del regolamento (CE) 1107/2009 non dovute per sostanze non candidate alla sostituzione, in modo da renderle coerenti con quanto richiesto nell'allegato alla bozza di regolamento di rinnovo.

Infine, si intende proporre alla Commissione che la raccolta e la valutazione dei dati, nonché la scelta degli strumenti di mitigazione del rischio, siano assicurate a livello europeo e non dei singoli Stati membri, al fine di assicurare la necessaria omogeneità degli stessi.

PRESIDENTE. La deputata Evi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ELEONORA EVI (AVS). Grazie, Presidente. In realtà non posso assolutamente dichiararmi soddisfatta; questo uso del condizionale, questo “potrebbe dichiararsi favorevole”, da parte del Governo italiano, assolutamente non è rassicurante, dal mio punto di vista, e non è la risposta che avrei voluto sentire, anche perché vorrei invitare il Governo italiano a riguardare attentamente le conclusioni dell'EFSA, perché, come dicevo in premessa, l'EFSA, nella sua overview presentata a luglio, è vero, ha fatto riferimento a questo titolo, dal mio punto di vista molto fuorviante, di mancanza di preoccupazione, perché non ci sarebbero elementi critici nel rinnovo dell'autorizzazione del glifosato ma, in realtà, andando a leggere la stessa documentazione presentata a settembre, nelle sue conclusioni complete, l'EFSA ha individuato, invece, diverse aree di preoccupazione. Ne cito alcune: per 12 dei 23 usi rappresentativi è stato concluso un rischio elevato a lungo termine per i mammiferi; una delle impurità ha mostrato un potenziale di causa di rotture del DNA in un test in vitro, e questa cosa non è stata poi seguita da ulteriori verifiche; non è stato possibile finalizzare la valutazione del rischio alimentare dei consumatori a causa di dati incompleti sulla quantità di residui di glifosato nelle colture a rotazione come carote, lattuga e grano; inoltre, non è stato possibile finalizzare la valutazione dei rischi per le piante acquatiche. Dunque, l'EFSA ha riscontrato una serie di preoccupazioni e questi problemi devono essere adeguatamente affrontati nel rinnovo da parte della Commissione e non possono essere lasciati agli Stati membri.

Inoltre, sul fronte delle lacune e delle questioni in sospeso, ci sono altri punti degni di nota. Ad esempio, la mancanza di dati sulla tossicità a breve e lungo termine per un co-formulante che costituisce il 10 per cento della formulazione di riferimento e rende impossibile valutare se il glifosato soddisfi i criteri di approvazione. Quindi, concedere il rinnovo in assenza di questi dati parrebbe illegittimo. Non solo, sono stati presi in considerazione gli studi che riportano gli effetti sul microbioma: attualmente, non esistono linee guida concordate a livello internazionale per la valutazione del rischio del microbioma nel settore dei pesticidi e, quindi, sarebbero necessarie ulteriori ricerche per identificare metodologie dedicate per integrare al meglio il microbioma nella valutazione del rischio chimico.

Insomma, la valutazione stessa dell'EFSA non dà quella certezza e quelle rassicurazioni per procedere, senza remore, a un'autorizzazione, soprattutto per un periodo così lungo, di dieci anni, anche perché - e qui lo voglio dire chiaramente - ci sono le alternative a questo potente e tossico erbicida. Le alternative ci sono e sono state presentate anche recentemente da un'organizzazione, Pesticide Action Network, in collaborazione proprio con il gruppo dei Verdi Europei, in un recente rapporto che si intitola Weed management: Alternatives to the use of glyphosate, che è stato recentemente pubblicato e dove, di fatto, si presenta tutta una serie di alternative all'utilizzo di questo pesticida, perché la transizione verso un'agricoltura priva di glifosato è economicamente fattibile, anche considerato che esistono queste alternative non chimiche, molto più sicure per tutti i principali usi noti del glifosato. E se si vuole dimezzare l'uso di pesticidi, come previsto dall'Europa, nel 2050, ridurre l'impiego del glifosato è fondamentale.

Inoltre, questo rapporto dimostra come il glifosato non rappresenti solo un rischio per la salute e l'ambiente, ma anche proprio per il futuro stesso dell'agricoltura. Sono sempre più numerose, infatti - e questo è un punto fondamentale da tenere in considerazione -, le piante infestanti che hanno sviluppato una resistenza al principio attivo e, quindi, non vengono più colpite dall'azione dell'erbicida.

Riuscire a gestire le infestanti senza glifosato vuol dire proteggere i raccolti, evitare che le erbe infestanti sviluppino resistenza e proteggere la salute del suolo, la biodiversità e ridurre anche l'erosione del suolo. Insomma, sono molteplici gli effetti benefici che derivano dall'abbandono di questa sostanza. Chiudo facendo un ragionamento più ampio sul tema dei pesticidi. Abbiamo bisogno di un approccio - quindi, andando anche oltre al tema del glifosato - che miri a una vera riduzione della chimica in agricoltura, nonché di un piano d'azione concreto che va definito, ma ancora manca il rinnovo di questo piano. Serve, quindi, una grande attenzione al monitoraggio delle sostanze chimiche utilizzate, perché ad oggi i monitoraggi sono assolutamente lacunosi e non ci danno sufficienti dati per poter trarre conclusioni adeguate. Soprattutto, è necessaria una maggiore attività di vigilanza, in quanto ad oggi è limitata solamente alle acque, in base anche alle direttive europee, ma proprio i dati e i rapporti dell'ISPRA ci dicono che la quantità di pesticidi presenti nelle acque è altissima, non solo quelli autorizzati ma anche quelli illegali (abbiamo anche questo problema nel nostro Paese); sono presenti nelle acque sotterranee ma anche nelle acque superficiali, il che significa che sono stati utilizzati anche recentemente. Tutto questo deve essere monitorato e ricevere l'attenzione da parte del Governo, perché credo che questo sia fondamentale. Quindi, concludo dicendo che non posso ritenermi soddisfatta di questa risposta e mi auguro un ravvedimento e un cambio di posizione in vista della riunione che si terrà a metà ottobre.

(Ritiro dell'interpellanza urgente n. 2-00118)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente n. 2-00118 dei deputati Rampelli ed altri, ma avverto che in data odierna il deputato Rampelli ha ritirato l'interpellanza in oggetto, presentando contestualmente un'interrogazione a risposta scritta di analogo contenuto.

(Iniziative in ordine alla costituzione di parte civile dello Stato nel processo per il caso Regeni, nonché in merito all'estradizione verso la Turchia di un giornalista di origine curda fermato in Italia - n. 2-00234)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bonelli e Zanella n. 2-00234 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Bonelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente, la illustro. Signor Sottosegretario, sottopongo all'attenzione del Governo due casi di gravissima violazione dei diritti umani: quello più noto, l'assassinio barbaro di Giulio Regeni e il caso di un cittadino tedesco di origine turca, il giornalista Devrim Akcadag. Ebbene, come il Governo sa, con comunicato della Corte costituzionale del 27 settembre 2023, la Corte, riunita in camera di consiglio, ha esaminato la questione di legittimità costituzionale sollevata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma in relazione alla celebrazione del processo per il sequestro e l'omicidio di Giulio Regeni.

La Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice proceda in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura, definiti dall'articolo 1, comma 1, della Convenzione di New York contro la tortura, quando, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell'imputato, è impossibile avere la prova che quest'ultimo, pur consapevole del procedimento, sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo, fatto salvo il diritto dell'imputato stesso a un nuovo processo in presenza per il riesame del merito della causa.

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma aveva sollevato questa questione di legittimità costituzionale - in riferimento agli articoli 2, 3, 24, 111, 112 e 117 della Costituzione - in particolar nella parte in cui non prevede che il giudice proceda in assenza dell'imputato.

Sa benissimo che la procura di Roma aveva avviato indagini ed era arrivata a chiedere il rinvio a giudizio nei confronti del generale Sabir Tariq, dei colonnelli Mohamed Athar Kamel e Helmi Uhsam e del maggiore Magdi Ibrahim Sharif, quest'ultimo accusato anche delle torture e della morte di Giulio Regeni. Da allora tutto è fermo perché le autorità della Repubblica d'Egitto non hanno mai voluto fornire i recapiti a cui indirizzare gli atti. Un fatto di una gravità inaudita e, non a caso, io ho letto i nomi di queste persone che sono ritenute dalla giustizia italiana responsabili della tortura e dell'assassinio di Giulio Regeni.

L'altro caso è quello di Drevim Akcadag, cittadino tedesco di origine curda. Alle 9,30 del 1° agosto 2023 tre funzionari della Digos, la Polizia di Stato, prelevavano Akcadag e la figlia di 11 anni dall'hotel Red Sun Village in Sardegna, senza alcuna spiegazione. La bimba si trovava in costume da bagno. Sono stati portati in questura. L'Akcadag è stato arrestato e la bimba, minore di 11 anni, è stata portata in un centro di accoglienza, senza sapere che cosa stesse accadendo a lei e principalmente al papà. Sono stati barbaramente separati e francamente tutto ciò lo ritengo inaccettabile. Akcadag viene condotto in isolamento nel carcere Bancali di Sassari. In quel carcere viene messo nel gruppo dei terroristi islamici accusati di gravi reati. Successivamente vengono concessi al giornalista gli arresti domiciliari. Su Akcadag pende una richiesta di estradizione dalla Turchia. Erdoğan considera Akcadag un terrorista affiliato al PKK, il partito curdo, e rischia fino a 15 anni. L'accusa mossa dalla Turchia è partecipazione ad associazione terroristica. Si tratta della procedura Red Notice: un avviso diffuso dall'Interpol, su richiesta di una Forza di polizia di uno Stato, per individuare e arrestare una persona ricercata da un determinato Paese. In Germania le indagini per terrorismo richieste da Ankara sono state archiviate per ben tre volte - è un cittadino tedesco, ribadiamo -, perché è stato accertato che Akcadag non ha alcun legame con il PKK.

Ad avviso dell'interpellante è incredibile che l'Italia non riconosca l'Interpol Abuse, cioè la strumentalizzazione che alcuni Paesi esteri fanno, in particolar modo Paesi autoritari, attraverso la procedura Red Notice. La Turchia da tempo non dà alcun affidamento circa il rispetto dei diritti fondamentali e dei diritti umani, tra l'altro come sottolineato dalla Corte di cassazione con sentenze nn. 54467 del 2016 e 31588 del 2023. La Corte si riferisce chiaramente alle sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate dal Governo turco, anche attraverso lo strumento della persecuzione politica degli oppositori attuata con l'emissione di Red Notice.

Vado, quindi, alla conclusione, dicendo chiaramente che altri Paesi europei, come, ad esempio, la Francia, la Germania e anche il Belgio, ne hanno rifiutato l'applicazione e la richiesta provenienti dalla Turchia per casi simili.

Quindi, poiché si tratta di due casi molto importanti - e prego il Governo; non conosco la risposta - spero che non ci sia una risposta burocratica di difficile interpretazione. Il punto è dire con chiarezza due questioni: il Governo italiano intende costituirsi parte civile nel processo contro i barbari assassini di Giulio Regeni, torturato e assassinato? Io i nomi li rifaccio in quest'Aula, perché è bene che siano fatti questi nomi: sono il generale Sabir Tariq, i colonnelli Mohamed Athar Kamel e Helmi Uhsam e il maggiore Magdi Ibrahim Sharif. Anche la mia voce trema a pronunciare questi nomi. È chiaro? Quindi, penso che oggi il Governo italiano debba, non solo per la memoria di Giulio Regeni, dire una parola di chiarezza e ciò non solo, appunto, per la famiglia ma anche per tutti gli italiani. Si costituisce, sì o no, parte civile contro questi barbari assassini?

In secondo luogo, si ritiene di dover dare seguito alla richiesta del Governo turco, di estradare un pacifico cittadino tedesco di origine curda, un Governo che viola sistematicamente i diritti umani solo perché questo soggetto si sente vicino alla popolazione curda ed è anche curdo?

Francamente, su questo mi attendo e ci attendiamo, come gruppo parlamentare Alleanza Verdi e Sinistra, una parola chiara e netta da parte del Governo italiano.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al Sottosegretario Prisco, salutiamo gli studenti e i docenti della classe terza media dell'Istituto Santa Maria, di Roma, che assistono dalle tribune ai nostri lavori. Grazie di essere qui (Applausi).

Il Sottosegretario di Stato Emanuele Prisco, ha facoltà di rispondere.

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. In ordine ai quesiti posti dagli interpellanti, il Ministero della Giustizia riferisce quanto segue. Con riferimento al primo caso, quindi all'omicidio del giovane ricercatore Giulio Regeni, occorso in Egitto, com'è noto, il Ministero della Giustizia ha avanzato alla procura di Roma la richiesta di procedimento penale in Italia. Successivamente, il 5 marzo 2019, il Ministro ha chiesto alla procura di Roma di procedere per il reato di sequestro di persona, nonché per ogni altro reato ipotizzabile, con particolare riferimento al reato di tortura di cui all'articolo 613-bis del codice penale.

Dal 2016 al 2019 il Ministero della Giustizia ha ricevuto e tempestivamente trasmesso alle competenti autorità egiziane numerose rogatorie, nelle date 10 febbraio 2016, 14 aprile 2016, 15 marzo 2017 e 30 aprile 2019, nelle quali peraltro la procura di Roma, proprio al fine di eseguire le notifiche utili alla celebrazione del processo, chiedeva di acquisire le necessarie informazioni inerenti agli imputati nel procedimento penale. In data 10 gennaio 2022, in sede di udienza preliminare, il competente GUP, ritenendo che gli imputati non avessero avuto concreta e piena conoscenza dell'accusa a loro carico mediante un provvedimento formale, chiedeva informazioni al Ministero della Giustizia per consentire la notifica degli atti agli imputati.

Il Ministero, anche con il supporto della Farnesina, si attivava per interloquire efficacemente con le autorità egiziane, anche proponendo incontri tecnico-operativi, nonché a livello politico, tanto che, dal 13 al 15 marzo 2022, si teneva una missione di livello tecnico in Egitto. Negli incontri sopra menzionati è stato chiarito che dal lato egiziano la competenza sulla rogatoria in oggetto, nonché sulle varie fasi della sua procedura, dalla ricezione all'esecuzione, spetta solo ed esclusivamente alla procura generale. Il rappresentante del Ministero della giustizia egiziano ha infatti illustrato che, secondo l'ordinamento egiziano, in assenza di un accordo bilaterale di cooperazione giudiziaria con un altro Paese non è il Dicastero della giustizia competente a trattare casi di cooperazione giudiziaria internazionale, inclusa, dunque, anche la trattazione delle rogatorie passive, bensì direttamente la procura generale.

Riferiva, inoltre, che la procura generale egiziana ha già svolto indagini nei confronti degli stessi 4 odierni imputati nel procedimento italiano, indagini conclusesi il 26 dicembre 2020 con un decreto di archiviazione, in Egitto. Conseguentemente, sempre secondo quanto riferito dalle autorità egiziane, l'esecuzione della richiesta di assistenza giudiziaria formulata dalla procura di Roma sarebbe preclusa dall'applicazione del principio del ne bis in idem, sancito dall'ordinamento interno egiziano e dalle convenzioni internazionali delle quali l'Egitto è parte.

In data 3 aprile 2023 la procura di Roma ha chiesto al GUP di dichiarare la rilevanza e la non manifesta infondatezza della questione di costituzionalità della disciplina processuale nella parte in cui non prevede che si possa procedere in assenza dell'accusato nei casi in cui la formale mancata conoscenza del procedimento dipenda dalla mancata assistenza giudiziaria da parte dello Stato di appartenenza o di residenza dell'accusato.

Il GUP accoglieva la richiesta, inviando gli atti, come lei ha ricordato, alla Corte costituzionale, che, con sentenza non ancora depositata, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice procede in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura, proseguendo con la comunicazione che l'ufficio stampa della Corte costituzionale ha dato e che lei ha ricordato.

Pertanto si è in attesa, allo stato, del deposito della sentenza de qua. Infine, in ordine alla volontà di costituzione di parte civile da parte del Governo, il Sottosegretario di Stato pro tempore alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con nota del 13 ottobre 2021, ha autorizzato l'Avvocatura generale dello Stato alla costituzione di parte civile nell'interesse della Presidenza del Consiglio nel procedimento penale in questione. L'Avvocatura generale dello Stato, con nota del 15 ottobre 2021, ha comunicato l'avvenuto deposito, all'udienza del 14 ottobre 2021, dell'atto di costituzione di parte civile nell'interesse della Presidenza del Consiglio.

Per quanto attiene, invece, alla vicenda relativa al cittadino tedesco Akcadag, questi è stato tratto in arresto in data 1° agosto 2023 sulla base di un mandato di cattura emesso dalla corte di assise di Malatya in data 2 aprile 2020, in relazione al reato di partecipazione ad associazione terroristica, commesso a decorrere dal 2005. Il successivo 2 agosto 2023 la corte di appello di Cagliari ha convalidato l'arresto e ha applicato la misura cautelare della custodia in carcere, poi sostituita con quella degli arresti domiciliari in data 4 agosto 2023, revocati il successivo 25 settembre 2023.

In data 7 agosto 2023, anche nelle more dei complessivi accertamenti da svolgere in ordine alla vicenda in questione, a mezzo della preposta articolazione, il Ministero della Giustizia ha chiesto alla corte di appello il mantenimento della misura cautelare in atto. In data 10 agosto 2023, è stato richiesto alla procura generale di Berlino di voler indicare se le autorità tedesche avessero intenzione di emettere per i fatti in questione un mandato di arresto europeo, di voler specificare se il medesimo cittadino avesse mai goduto dello status di protezione internazionale in Germania e se la Turchia avesse mai richiesto l'estradizione dello stesso alla Germania.

In data 7 settembre 2023, poi, è stata inoltrata alla competente procura generale la domanda di estradizione, con relativa documentazione, fatta pervenire dalle autorità turche. In data 14 settembre 2023 è stato trasmesso alla procura generale e alla corte di appello il riscontro fornito dalla procura generale di Berlino, per cui le autorità tedesche hanno già esaminato le accuse alla base della medesima segnalazione dell'Interpol nel 2015, astenendosi dall'avviare un procedimento preliminare e non dando seguito alla richiesta di arrestare il soggetto a causa della cittadinanza tedesca del medesimo e, in assenza di nuovi sviluppi, la decisione presa all'epoca rimane invariata, non potendosi e non intendendosi pertanto emettere un mandato di arresto europeo in relazione a tale vicenda.

Dall'altro lato, ha rappresentato che, all'atto dell'acquisizione della cittadinanza tedesca per naturalizzazione da parte di Akcadag, non risultava esistere in suo favore alcuno status di protezione. Si è in attesa, allo stato, del prosieguo della procedura estradizionale.

Per completezza si specifica che tra Italia e Turchia non sono in vigore accordi bilaterali in materia di estradizione, trovando applicazione, pertanto, in subiecta materia, la Convenzione europea di estradizione, firmata a Parigi il 13 dicembre 1957, così come integrata e modificata dal suo secondo, terzo e quarto Protocollo addizionale.

Infine, si riferisce che la Turchia considera i curdi del PKK e le incarnazioni siriane, i comunisti del DHKP/C e i gulenisti di FETO come organizzazioni terroristiche. L'Unione europea considera il PKK e il DHKP/C organizzazioni terroristiche, sottoponendole come tali a sanzioni nel quadro del regime sanzionatorio tematico creato per combattere il terrorismo. Tale regime è stato rinnovato, da ultimo, nel luglio del 2023.

PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Sono parzialmente soddisfatto, nel senso che, per quanto riguarda il primo punto, anche se non espressamente citato, il Governo in carica quindi conferma che per quanto riguarda la costituzione di parte civile andrà verso quella direzione.

Per quanto riguarda, invece, la vicenda del cittadino tedesco Devrim, trovo francamente incredibile ciò che ho ascoltato poc'anzi. Vorrei far presente al Governo che in Turchia sei accusato di terrorismo perché magari frequenti un amico o hai letto qualcosa o hai partecipato a una manifestazione.

Il Governo turco definisce terrorista chi, oggi, partecipa a manifestazioni in difesa del popolo curdo. Francamente, il Governo italiano non riesce a esprimere una parola chiara da questo punto di vista; tra l'altro, si tratta di un cittadino tedesco, non di un cittadino turco, e in questo caso, la Germania si è già dichiaratamente espressa, rifiutando un analogo… ossia, quella red notice che, con celerità quantomeno singolare, la Polizia di Stato italiana ha avviato nei confronti del cittadino di origine curda Devrim, è quantomeno singolare, perché altri Paesi, il suo Paese di cittadinanza non ha applicato il fermo giudiziario.

Quindi, il Governo italiano è in attesa di proseguire con le procedure di estradizione. Sia ben chiaro: noi ci troviamo di fronte a un Paese che fa della sistematica violazione dei diritti umani il modo per costruire e tenere in piedi un sistema politico contro un popolo come quello curdo. Trovo questa posizione, che, oggi, lei ha espresso, francamente preoccupante ed è chiaro che, da questo punto di vista, saremo pronti a rivolgersi agli organismi internazionali in difesa dei diritti umani, perché non comprendo la ratio di questa posizione del Governo italiano, se non ovviamente per una sorta di Realpolitik di politica estera internazionale in cui si sacrifica la vita delle persone in nome della Realpolitik e della ragion di Stato.

Qual è questa ragion di Stato? È forse quella di alcuni interessi di politica internazionale tra il Governo turco e l'attuale Governo italiano?

Francamente, quello che è successo è qualcosa, per quanto ci riguarda, di inaccettabile, e noi lavoreremo affinché la procedura di estradizione sia fermata, perché non è assolutamente possibile che una persona vada in Turchia, dove verrebbe incarcerata per 15 anni, solo perché ha avuto amicizie o perché ha partecipato a manifestazioni. Di questo si tratta, signor Sottosegretario, non so se ci rendiamo conto.

Voi state avviando una procedura per consegnare un giornalista tedesco, di origine curda, che andrà a scontare 15 anni di carcere, perché ha avuto amicizie o ha partecipato a manifestazioni per i diritti del popolo curdo! Fermatevi, prima che sia troppo tardi.

(Iniziative volte all'incremento del personale della polizia penitenziaria nel carcere di Corigliano Rossano e alla riduzione della pressione della comunità carceraria - n. 2-00235)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Baldino n. 2-00235 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole Baldino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, signor Presidente, intendo illustrare la mia interpellanza. La casa di reclusione di Corigliano Rossano è un carcere di alta e media sicurezza ed è suddiviso in varie sezioni: ci sono due sezioni di media sicurezza, una sezione di alta sicurezza 2, cioè di detenuti per delitti con finalità terroristiche o di eversione dell'ordine democratico, mediante atti di violenza, di tre sezioni di alta sicurezza 3, cioè di detenuti appartenenti ad associazioni di stampo mafioso o che hanno rivestito posizioni di vertice nelle organizzazioni dedite al traffico di stupefacenti. Si tratta, per intenderci, dell'istituto che ha ospitato il terrorista Cesare Battisti, che, tra le altre cose, è anche a processo per oltraggio e resistenza a un ispettore della polizia penitenziaria per fatti accaduti proprio nell'istituto rossanese. Qui, attualmente, risultano reclusi 325 detenuti, a fronte di una capienza di 263, di cui, approssimativamente, 84 nel circuito di media sicurezza, 10 in alta sicurezza e oltre 210 in alta sicurezza 3.

Da questi numeri, balza immediatamente agli occhi, oltre che la pericolosità sociale di molte delle persone ristrette, soprattutto la condizione di sovraffollamento rispetto alla capienza.

In alcune celle, come ho avuto modo di constatare personalmente nel corso di una visita ispettiva nello scorso aprile, risultano reclusi fino a cinque o sei detenuti, con un evidente problema di spazi interni e di qualità della vita, dal momento che il limite previsto dei 3 metri quadrati per detenuto non sempre - pare - sia rispettato. Situazione poi aggravata dal fatto che nell'istituto vige il regime delle celle chiuse e, quindi, i detenuti possono uscire solo per quattro ore al giorno.

Come riferisce l'associazione Antigone e come ho avuto modo di verificare personalmente, un grande problema riguarda il lavoro. I detenuti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria lavorano, di fatto, più ore di quelle realmente retribuite.

Sono solo cinque quelli alle dipendenze di datori di lavoro esterni e questo per una casa di reclusione con detenuti per la maggior parte di alta sicurezza e con pene, mediamente, lunghe, senza dubbio, è un handicap molto pesante.

Però, la casa di reclusione di Corigliano Rossano è anche una storia di lotta quotidiana: proprio lì, in quel posto che lo Stato ha individuato come luogo di rieducazione, si consuma ogni giorno una pena, non solo per i detenuti, ma anche per le forze di Polizia penitenziaria. Presso la casa circondariale di Corigliano Rossano, infatti, si registrano ripetute aggressioni ai danni della Polizia penitenziaria: solo nell'ultima settimana, se ne sono registrate due nel giro di appena 48 ore.

Sono storie di ordinaria follia in quella che, invece, dovrebbe essere una “cattedrale” di rieducazione, come dice la nostra Costituzione.

Nello scorso giugno, addirittura, le cronache giornalistiche hanno narrato di una rivolta dei detenuti consumata e terminata in una vera e propria occupazione di alcune sezioni. Un gruppo di detenuti, già protagonisti di rivolte in altri istituti di pena, di fatto, avrebbe preso possesso della sezione cui era assegnato. Solo grazie alla professionalità del personale in servizio è stato scongiurato il peggio: gli agenti, infatti, sono riusciti a riportare i detenuti nelle rispettive camere detentive, ripristinando la sicurezza all'interno della sezione.

Negli ultimi mesi, numerosi risultano i detenuti che, negli istituti di provenienza, pare si siano resi promotori di eventi simili e poi trasmessi nell'istituto penitenziario di Corigliano Rossano. Si tratta di soggetti di difficile gestione e, infatti, negli ultimi mesi, più volte, si sono registrati episodi di violenza contro il personale della Polizia penitenziaria.

Tra i problemi che gravano fortemente sull'istituto rossanese è la presenza anche di detenuti affetti da problemi psichiatrici, molti dei quali considerati abbastanza gravi: questo, nonostante non sia presente un'articolazione territoriale di salute mentale per la gestione degli stessi.

I danni ce li racconta la cronaca: il 30 marzo di quest'anno, un detenuto, già sottoposto al regime del 14-bis dell'ordinamento penitenziario, ha aggredito un agente addetto alla vigilanza, cercando di impossessarsi delle chiavi per liberare tutti gli altri detenuti. Un evento, questo, scongiurato, ancora una volta, dalla pronta reazione degli agenti, che hanno riportato il detenuto alla calma, ma che ha visto l'agente aggredito refertato presso il pronto soccorso di Rossano.

Agli episodi di aggressione e di sovraffollamento e alla presenza di detenuti affetti da condizioni di disagio psichiatrico, si affianca un altro e inaccettabile “tarlo”: l'insufficienza del personale. È la storia di una disorganizzazione, firmata Stato, purtroppo.

Eppure, il carcere di Rossano, in ossequio al decreto ministeriale 2 ottobre 2017, si è visto assegnare, sulla carta, 3 funzionari, 16 ispettori, 26 sovrintendenti, 108 agenti assistenti, per un totale di 153 unità. Peccato, però, che quello effettivamente e quotidianamente inspiegabile, al 14 aprile 2023, data della mia ispezione, fosse di solo 79 unità: quindi, da 153 a 79 unità, ovvero un funzionario, 4 ispettori, 1 sovrintendente, 68 agenti assistenti e, ad oggi, dalle informazioni che ho potuto reperire, la pianta organica risulta ancora di più sottodimensionata: solo 66 unità di personale su una previsione di 120.

Si registra anche la mancanza di un effettivo direttore, poiché la struttura continua a essere retta da una direttrice in missione presso un altro istituto, che fa quello che può ma, per forza di cose, è presente in quello di Corigliano Rossano solo una volta a settimana.

Al momento, a parte le nuove leve, che in nessun caso possono essere collocate nel reparto di massima sicurezza, dove la situazione, ovviamente, è molto delicata o possono gestire detenuti con problemi psichici, non un solo agente esperto è stato impiegato in questa struttura che presenta tali problematiche.

Quindi, signor Sottosegretario, nell'avviarmi alle conclusioni, a marzo di quest'anno, esponenti del Governo hanno fatto visita alla struttura: è stato incontrato il personale amministrativo, è stato incontrato il personale della Polizia penitenziaria, è stato toccato con mano il problema dell'organico sottodimensionato e il problema del sovraffollamento.

Sono state fatte promesse, come l'arrivo del direttore, ma questo direttore ancora non è arrivato. Quindi, per questo, attraverso l'interpellanza urgente, le chiedo quali siano le azioni che il Governo intenda adottare per garantire il potenziamento del personale penitenziario in forza all'istituto di pena di Corigliano Rossano e, allo stesso tempo, quali azioni il Governo intenda adottare per garantire condizioni di lavoro dignitose e sicure ai dipendenti di questa casa di reclusione, garantendo, nello stesso tempo, condizioni di vita dignitose ai detenuti.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Interno, onorevole Emanuele Prisco, ha facoltà di rispondere.

EMANUELE PRISCO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Ringrazio la collega Baldino per dare al Governo anche la possibilità di rappresentare le attività e le iniziative messe in atto in questo primo anno di Governo per far fronte a un problema atavico, quello delle carenze organiche della Polizia penitenziaria nel carcere di Rossano, come in molte altre carceri italiane, e del cambio di passo oggettivo che vi è stato. Certo, nessuno pretende di avere la bacchetta magica e nessuno pensa di risolvere dall'oggi al domani i problemi che si trascinano da molti, troppi anni.

Con riferimento, in particolare, ai quesiti posti con l'interpellanza in oggetto, il Ministero della Giustizia riferisce quanto segue. Con riferimento alle aggressioni perpetrate dai detenuti ristretti nella casa di reclusione di Rossano in danno agli agenti del Corpo si registrano, nell'ultimo biennio, 6 aggressioni nel 2022 e 16 all'ottobre 2023. Quanto alla precipua situazione del carcere calabrese, alla data del 4 ottobre 2023, sono presenti 326 detenuti, di cui 224 in alta sicurezza, rispetto alla capienza regolamentare pari a complessivi 263 posti. Per quanto riguarda gli organici del Corpo della polizia penitenziaria, la riduzione complessiva operata dalla cosiddetta legge Madia, rivista altresì dai successivi interventi normativi, ha rimodulato, purtroppo al ribasso, la dotazione complessiva del Corpo della polizia penitenziaria. Sul tema si segnala che, sin dal suo insediamento, il Governo Meloni ha adottato una nuova politica di implementazione degli organici delle Forze di Polizia. Con particolare riferimento alla Polizia penitenziaria, si evidenzia che, allo stato, l'organico è pari a 42.865 unità, a seguito dell'incremento della dotazione organica di 1.000 unità nel ruolo degli agenti-assistenti, di cui alla legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio per l'anno finanziario 2023). Inoltre, si evidenzia che, nell'arco del quinquennio 2021-2025, è autorizzata, oltre al turnover, anche l'assunzione straordinaria di complessive 2.804 unità. Ancora, è in via di predisposizione un nuovo decreto ministeriale che andrà a sostituire il decreto 2 ottobre 2017 per la redistribuzione della dotazione organica del Corpo. Naturalmente, varie sono le procedure in atto finalizzate all'integrazione degli organici. In particolare, con riferimento al ruolo dei funzionari, degli ispettori e dei sovrintendenti, sono in essere, rispettivamente, un concorso pubblico per 120, 411 e 583 posti. All'esito delle relative procedure, il DAP provvederà alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale in ragione delle vacanze organiche previste. Le particolari esigenze del penitenziario calabrese, che lei ha ricordato, sono state appurate in prima persona dal collega Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, recatosi da tempo in visita presso il suddetto istituto.

Ciò premesso, quanto alla precipua situazione del penitenziario calabrese, a fronte di un organico previsto di 153 unità, ne risultano concretamente presenti 117 - comprese 14 unità distaccate in uscita e 3 in entrata -, inferiori dunque di 36 unità. Le carenze maggiori si rilevano nel ruolo dei funzionari (pari a 1), degli ispettori (pari a 2), dei sovrintendenti (pari a 17) e degli agenti-assistenti (pari a 5). Per completezza di informazioni, si evidenzia che, presso la casa di reclusione di Rossano, fra i presidi sanitari assicurati, risultano lo psichiatra e lo psicologo.

Riguardo al ruolo degli ispettori, il DAP ha recentemente assegnato, presso la casa di reclusione di Rossano, 9 unità maschili e, con i successivi scorrimenti di graduatoria, un'unità femminile, che raggiungeranno la sede a conclusione della procedura concorsuale del previsto corso di formazione.

Per quanto riguarda il ruolo degli agenti-assistenti, l'organico dell'Istituto in questione, nell'anno 2022, è stato incrementato di 10 unità maschili, in occasione della mobilità ordinaria collegata all'assegnazione del 179° e del 180° corso. Inoltre, è stato ulteriormente incrementato, nel mese di luglio ultimo scorso, di numero 8 unità maschili e 5 unità femminili, in occasione della mobilità ordinaria collegata all'assegnazione degli agenti del 181° corso. Anche sotto questo profilo è possibile notare il cambio di passo adottato da questo Governo nei confronti delle esigenze manifestate dalle singole realtà locali.

Con riferimento, da ultimo, alla dirigenza penitenziaria, si conferma che la casa di reclusione di Rossano è sede di un posto di funzione dirigenziale, attualmente vacante. La reggenza dell'istituto è comunque affidata al direttore della casa circondariale di Cosenza. È intenzione comunque di questo Governo dotare ogni istituto di un direttore titolare entro il dicembre di quest'anno e di un comandante titolare entro marzo 2024, superando la cronica criticità della mancanza dei vertici stabili presso gli istituti penitenziari, con evidenti benefici in termini di sicurezza per il personale della popolazione detenuta.

A fronte degli episodi di aggressione indirizzati contro il personale in servizio, sono state impartite specifiche disposizioni affinché vi sia sempre una pronta ed efficace azione della Polizia penitenziaria, sia per la prevenzione di tali tipi di condotte, che per l'avvenuta individuazione dei responsabili di tali infrazioni. Inoltre, si prescrive una rapida procedura disciplinare e una puntuale attuazione delle direttive sui trasferimenti per ragioni di ordine e di sicurezza. È, infatti, fondamentale evitare che nella popolazione ristretta possa diffondersi la percezione di un clima di impunità, con conseguenze negative sulla garanzia di ordine e sicurezza. A tal proposito, sono state emanate la circolare 3 aprile 2023 avente a oggetto “aggressioni al personale ed ulteriori linee di intervento in materia di gestione della procedura disciplinare a carico del responsabile” e la recentissima circolare 28 settembre 2023, a mezzo della quale si è ritenuto importante evidenziare il senso profondo dell'uso della sanzione disciplinare all'interno dell'istituto penitenziario, in quanto contribuisce all'acquisizione, da parte dei detenuti, della consapevolezza che esso è attuato per stimolare il senso di responsabilità e la capacità di autocontrollo e deve essere adeguato alle condizioni fisiche e psichiche del soggetto, come da articolo 36 dell'ordinamento penitenziario. Nei casi da considerarsi di particolare rilevanza, inoltre, le direzioni degli istituti valuteranno di avanzare proposte di attivazione della procedura volta all'applicazione del regime della sorveglianza particolare, prevista dall'articolo 14-bis dell'ordinamento penitenziario.

Infine, giova ricordare che questo Governo ha realizzato e adottato anche i protocolli operativi per la Polizia penitenziaria che, per la prima volta, disciplinano le tecniche operative da adottare per la gestione degli eventi critici all'interno degli istituti penitenziari, a tutela degli agenti di polizia operanti.

Inoltre, un importante sforzo è stato fatto in termini di acquisti delle dotazioni di sicurezza: sono stati acquistati, finalmente, e distribuiti 8.500 scudi, 8.500 caschi, 2.000 kit di ordine pubblico, 2.400 sfollagente, 2.000 giubbetti antiproiettile, mentre sono in fase di ultimazione gli acquisti di altri 1.700 scudi, 1.700 caschi, oltre all'imminente distribuzione di ulteriori 1.000 giubbotti antiproiettile attualmente in fase di collaudo, nonché la prossima fornitura di circa 20.000 guanti anti-taglio per far fronte alle criticità che la Polizia penitenziaria rappresenta da tempo e perché crediamo che meriti e debba avere da questo Governo tutta l'attenzione dovuta ai servitori dello Stato.

PRESIDENTE. La deputata Baldino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

VITTORIA BALDINO (M5S). Sottosegretario, io non posso ritenermi soddisfatta di questa risposta perché credo che non renda giustizia agli uomini e alle donne che sono quotidianamente impiegati in quell'istituto. Le condizioni in cui queste persone sono costrette a lavorare sono, purtroppo, una ferita alla dignità della persona, alla dignità del lavoro e non meritano di essere coperte con numeri inesatti e azioni incompiute per piantare bandierine nel deserto della coscienza, soprattutto se e quando la situazione reale è ben diversa.

Allora, diamo qualche dato relativo alla realtà vissuta nell'istituto di Corigliano Rossano, proprio per riportare la questione allo sguardo reale, vero di questo Governo, di quest'Aula e delle persone che ci ascoltano. In quest'istituto di altissima sicurezza - come abbiamo detto -, nei turni pomeridiani e notturni i livelli di sicurezza sono quotidianamente minati.

Nel turno notturno, sono abitualmente impiegate 6 unità di Polizia penitenziaria, a fronte delle 11 previste. Si ricorre, quindi, all'accorpamento di più posti di servizio, così ci si ritrova 1 solo agente per tutte e tre le sezioni del reparto di alta sicurezza AS3, un reparto, lo ricordiamo, per detenuti condannati per associazione di stampo mafioso, invece che 1 agente per ogni sezione, quindi una sola unità per tutte e tre le sezioni di alta sicurezza.

A cosa è dovuto questo aggravio di lavoro? Alle quotidiane difficoltà che si riscontrano nell'espletamento del servizio a causa del ridotto numero di unità quotidianamente impiegabili, cioè coloro che lavorano e che sono in forza alle sezioni. Quindi, se il carcere di Corigliano Rossano, a rigor di numero, e l'ha detto anche lei, potrebbe contare su 153 agenti disponibili, quelli effettivamente operanti, Sottosegretario, non sono 117, sono 55! E cito solo a titolo esemplificativo, perché sia chiara la realtà di quest'istituto, alcune delle ragioni, che dovreste conoscere e che portano a una così forte riduzione di personale effettivo: ben 26 agenti risulterebbero fruitori dei benefici della legge n. 104 del 1992, agenti che, spesso, giustamente, concentrano le loro legittime richieste nelle giornate di sabato, creando una carenza di personale che si traduce nella difficoltà di espletare la programmazione del servizio; 19 agenti risulterebbero temporaneamente inidonei e a disposizione della commissione medica ospedaliera; un agente risulterebbe, a causa dell'elevato numero di congedo ordinario non fruito, destinatario di un provvedimento di quiescenza; due agenti già destinatari di un provvedimento di quiescenza in quest'anno, a causa dell'elevato numero di congedo ordinario non fruito, sono posti in congedo per almeno 15 giorni, in ragione di un piano di smaltimento finalizzato ad azzerare il congedo ed evitare contenziosi; 48 sono gli agenti con residuo di congedo ordinario superiore a 100 giorni e 16 gli agenti fruitori del congedo parentale. Questa è la situazione del personale impiegabile e impiegato nell'istituto penitenziario di Corigliano Rossano.

E queste sono solo alcune delle ragioni che determinano il sottodimensionamento dell'organico utilizzabile, che sarebbe il caso si acquisissero realmente per una reale coscienza del problema, senza snocciolare numeri che non corrispondono, purtroppo, alla realtà. E me lo faccia dire, Sottosegretario, ovviamente io ringrazio lei, per la sua presenza qui, in sostituzione del Sottosegretario Delmastro, ma sono numeri che vengono snocciolati, poi, sul territorio anche in vista delle prossime elezioni amministrative per fare un po' di propaganda. Invece, il sottodimensionamento resiste, perché anche il numero precedentemente diffuso, potenziato con 13 nuove unità, purtroppo, come abbiamo visto, non è reale, perché, nel 2023, 11 unità di Polizia penitenziaria sono state spostate in altra sede. A fronte di queste partenze, sono arrivate 17 nuove unità, ma di queste 17, 4 lavoravano già nell'istituto, quindi, si tratta di stabilizzazioni, 4 sono in forza presso il GOM e 2 risultano fruitrici di provvedimenti di distacco presso altre sedi. Quindi, non sono 17, ma risulterebbero assegnate solo 7 unità. A queste, andrebbero aggiunte altre 7 unità provenienti dal corso di formazione, 3 maschili e 4 femminili. Quindi, se, ai 14 arrivi, togliamo le 11 uscite, l'incremento è solo di 3 unità, che rappresentano, comunque, un bilancio negativo, perché, nel complesso, l'aumento riguarda il personale femminile, che, in questi istituti composti da detenuti tutti di sesso maschile, non può essere impiegato, ovviamente, all'interno delle sezioni.

Dunque, come raccontano gli stessi agenti, il sistema di Polizia penitenziaria italiano è davanti a una crisi senza precedenti che, purtroppo, mortifica i padri e le madri costituenti e la funzione rieducativa a cui sarebbero deputati gli istituti carcerari. Una richiesta di attenzione che, pur in circostanze economiche, sociali e sanitarie drammatiche, come quelle vissute nella scorsa legislatura, i Governi precedenti hanno raccolto attraverso due bandi di concorso: quello dell'ottobre 2021, per 1.479 posti, e quello del marzo 2022, per nuovi 1.758 posti. Ma, come raccontano anche due sentenze, la sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 27 gennaio 2022 e una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo ai danni del nostro Paese per aver tenuto in carcere una persona che, invece, doveva andare nelle REMS, il problema delle carceri, come raccontano anche le aggressioni di Corigliano Rossano, è dato anche dal necessario intervento legislativo sulle residenze per l'esecuzione della misura di sicurezza. In queste strutture, avrebbero dovuto trascorrere la misura di sicurezza tutti coloro che erano stati o venivano dichiarati dal giudice incapaci di intendere e volere e, successivamente, anche coloro che venivano dichiarati incapaci, nel corso dell'esecuzione della pena. Tuttavia, restano nel limbo tutte quelle situazioni borderline tra la malattia grave e l'incapacità di intendere e volere, per le quali non sono previste alternative alla reclusione in carcere. A questo, va aggiunto che, nelle REMS, spesso, non c'è posto nemmeno per i prosciolti e per le infermità sopravvenute. Per cui, se un soggetto è in stato di libertà, rimane fuori, sul territorio, senza controllo e senza cure, mentre, se si trova in stato di misura cautelare, continua a rimanere recluso in carcere.

Quindi, nei fatti, le persone affette da disturbo psichiatrico vivono in reparti comuni con gli altri reclusi e questo crea disagi, sia ai reclusi, sia al personale in servizio. Per cui, oggi, relativamente alle persone affette da disturbi psichiatrici, in carcere si vivono situazioni drammatiche per i malati e per chi ci lavora. Infatti, se i malati vivono in una situazione di grave sofferenza, in quanto privati di cure adeguate, chi ci lavora è soggetto a quotidiani rischi di aggressione.

Risulta, dunque, necessaria, oltre a un reale - reale! - rimpinguamento dell'organico, anche una complessiva riforma del sistema, che veda le residenze per l'esecuzione della misura di sicurezza in un numero adeguato al fabbisogno per il loro buon funzionamento, sia per la dignità dei detenuti, sia - lo ripetiamo - per la sicurezza del personale impiegato negli istituti di pena. Infatti, Presidente, se il carcere è lo specchio della nostra società, questo Governo e tutti i Governi devono mettere il proprio sguardo e la propria coscienza su questo pezzo di Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali l'onorevole Giovanni Arruzzolo, in sostituzione del deputato Raffaele Nevi, dimissionario.

Organizzazione dei tempi di esame di una mozione.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A del resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione Braga ed altri n. 1-00191 concernente “Iniziative a salvaguardia del sistema sanitario nazionale” (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.

VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per segnalare a quest'Aula un fatto che, se dovesse essere confermato, reputiamo molto grave, che si è verificato in queste ore. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, recentemente ha pubblicato, sulle sue pagine social, un video che ritrae la giudice Apostolico, di Catania, nel corso di una manifestazione del 2018. Ora, non entro nel merito dell'opportunità della questione che il magistrato abbia partecipato o meno a una manifestazione, seppur nelle sue libertà, e non voglio entrare nemmeno nel merito della decisione assunta dalla giudice Apostolico, recentemente, riguardo al decreto Cutro e, quindi, non entro neanche nel merito dei recenti attacchi che questo Governo e, dunque, il potere esecutivo ha rivolto al potere giudiziario.

Sono qui, invece, per segnalare che pare che questo video - di cui è entrato in possesso, non si sa come, il Ministro dei Trasporti - sia stato filmato dall'altra parte dei manifestanti, cioè dal muro dietro a quello creato dalla DIGOS. Organi di stampa, oggi, ci riportano che, da un incrocio di filmati che sono stati estratti da quella giornata, sembrerebbe - il condizionale, ovviamente, è d'obbligo - che il filmato sia stato fatto da un soggetto ben identificato. Ora, la domanda che ci siamo posti come MoVimento 5 Stelle, e che il mio collega Luciano Cantone, prima di tutti, ha posto, è la seguente: come fa il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ad essere entrato in possesso di questo video?

È in corso una schedatura dei partecipanti alla manifestazione in possesso del Ministero dell'Interno, che poi viene trasmessa ad altri dicasteri, per un'attività di dossieraggio e per mettere alla pubblica gogna, attraverso canali social, un'attività anche di un rappresentante del potere esecutivo, per alimentare odio e rancore nei confronti di un magistrato che, nel corso delle sue funzioni, ha emesso un atto non gradito a questo Governo? Questa è una domanda che noi cristallizzeremo in un'interrogazione rivolta al Ministero dell'Interno, al Ministro Piantedosi, che speriamo si degni di rispondere e non rimanga lettera morta, perché questa è una domanda a cui tutti i cittadini, al di là delle questioni sollevate con il caso della giudice Apostolico, hanno il diritto di avere una risposta, perché, se così fosse, Presidente, sarebbe molto, molto grave (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 9 ottobre 2023 - Ore 9,30:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

SCHIFONE e FOTI: Istituzione della Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche. (C. 854-A​)

Relatore: CANGIANO.

2. Discussione sulle linee generali delle mozioni Scerra ed altri n. 1-00082 e Marattin ed altri n. 1-00190 concernenti iniziative in materia di revisione della governance economica dell'Unione europea e delle relative politiche di bilancio.

3. Discussione sulle linee generali della proposta di inchiesta parlamentare:

PITTALIS: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave «Moby Prince».  (Doc. XXII, n. 9-A)

e delle abbinate proposte di inchiesta parlamentare: RICCARDO RICCIARDI ed altri; SIMIANI. (Doc. XXII, nn. 28-29)

Relatrice: MACCANTI.

4. Discussione sulle linee generali della mozione Braga ed altri n. 1-00191 concernente iniziative a salvaguardia del sistema sanitario nazionale.

La seduta termina alle 10,50.