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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 143 di giovedì 20 luglio 2023

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 14.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FILIBERTO ZARATTI , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 10 luglio 2023.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 77, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'esame del disegno di legge n. 1194-A. Tuttavia, poiché il testo A non è ancora disponibile, l'esame del provvedimento è rinviato alle ore 15.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Presidente Fabio Rampelli. Ne ha facoltà

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio, Presidente. Ho chiesto di parlare perché c'è stato un silenzio assordante ieri intorno a un episodio che io ritengo molto grave, di cui è stata vittima la sede della regione Lazio. Non c'è stata, praticamente, nessuna forza politica che abbia, evidentemente, acceso i riflettori su questo episodio. Si è trattato di un'irruzione violenta presso l'edificio della giunta regionale, da parte di poco meno di un centinaio di appartenenti al Movimento per la casa, capitanati dal signor Clementino (questo il suo nome, non so se di battesimo o di battaglia). Sono stati rotti dei vetri, ci sono stati degli spintonamenti e una persona, una guardia giurata, è rimasta contusa per questo. Si sono recati tra il piano terra, il primo e il secondo piano, con il chiaro intento di andare a cercare il governatore della regione Lazio, il quale, per fortuna, insieme alla giunta, ieri mattina, si trovava nella sede del consiglio regionale e non della giunta regionale, che sta molto distante da via Cristoforo Colombo.

Per circa tre ore - questa irruzione, questa aggressione si è verificata dalle 11 alle 14 - i dipendenti, che non sono minimamente coinvolti nelle dinamiche politiche, sono rimasti ostaggio di questi facinorosi, i quali sono entrati con catene e bastoni e si sono incatenati alle balaustre della scalinata principale, finché le guardie giurate, avvisando la Polizia, sono riuscite a far intervenire il reparto mobile e la celere, che sono entrati dentro la sede della regione Lazio e hanno fatto scudo alla stanza del presidente della regione Lazio.

Il tutto per fare cosa? E concludo, chiedendo che il Governo venga a informarci di quello che è accaduto, perché penso che i partiti dell'opposizione si siano distratti, ieri, colpevolmente, perché mai niente di simile è accaduto a parti invertite. Noi abbiamo sempre espresso, giustamente, la massima solidarietà nei confronti di istituzioni, ma non solo, anche di sindacati e di partiti politici a noi avversi, quando sono stati fatti oggetto di violenze, a maggior ragione così evidenti e così gravi, perché in questo caso colpiscono un'istituzione repubblicana. Un fatto gravissimo, che è stato organizzato da un movimento. Perché? Perché questo movimento pretende la regolarizzazione di qualunque tipo di occupazione abusiva. Quindi, torniamo su dinamiche e argomenti di carattere politico, che comunque imperversano anche in questo Parlamento. Probabilmente è questa la ragione per la quale da sinistra non si interviene, non si stigmatizza, non si condannano atti così violenti. Perché si vuole far passare il principio che occupare edifici pubblici e privati sia un diritto. Non è un diritto!

In questo caso, addirittura, gli occupanti sono andati a prendere possesso, purtroppo da anni - e mi avvio a concludere, penso di avere ancora qualche secondo a disposizione -, di un IPAB: l'IPAB San Michele, cioè un istituto per l'assistenza e la beneficenza, in particolare orientato agli anziani indigenti. Quindi, vogliono prenderne possesso - e parliamo di edifici anche di architettura razionalista, edifici meravigliosi sotto l'aspetto estetico, con i soffitti a tre metri e mezzo - per abitarci a costo zero, senza pagare l'affitto, senza pagare la luce, senza pagare l'acqua, a costo zero! Vogliono impossessarsi di una struttura preposta alla beneficenza e all'assistenza nei confronti di soggetti fragili.

Quindi, con questo intervento, oltre a chiedere al Governo di venire a riferire sui fatti accaduti, saranno sicuramente i Ministri presenti ben più informati di me, voglio esprimere la solidarietà mia, di Fratelli d'Italia - e spero che si aggiungano altri a questa espressione di solidarietà - al presidente della giunta regionale del Lazio Francesco Rocca, alla sua giunta, alle guardie giurate e a tutti i lavoratori, ai lavoratori dipendenti, che hanno subito, nell'indifferenza generalizzata, questo atto inaccettabile di violenza nella giornata di ieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, faremo sicuramente presente al Governo la sua richiesta.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° giugno 2023, n. 61, recante interventi urgenti per fronteggiare l'emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023 (A.C. 1194-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1194-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° giugno 2023, n. 61, recante interventi urgenti per fronteggiare l'emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023 (A.C. 1194-A​).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1194-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.

La Commissione ambiente si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire, in sostituzione del relatore, il deputato Mauro Rotelli, presidente della Commissione. Prego.

MAURO ROTELLI, Presidente della VIII Commissione. Grazie, Presidente. Buon pomeriggio al Sottosegretario, a tutti gli uffici e anche ai colleghi che hanno la pazienza, naturalmente, e anche la passione di seguire questi lavori oggi pomeriggio alla Camera. È una relazione in sostituzione del relatore, il presidente Foti, che illustra i contenuti del decreto-legge n. 61 del 2023, di cui la Commissione ambiente ha concluso ieri sera l'esame in sede referente, apportando al testo numerose e, devo dire, anche significative modifiche e integrazioni, diverse delle quali condivise in un clima che ritengo assolutamente collaborativo anche con i gruppi di opposizione.

Il testo originario del decreto-legge è composto di 23 articoli. Nel corso dell'esame in sede referente è stato modificato in più punti e sono state introdotte nuove disposizioni. In particolare sono state introdotte, negli articoli dal 20-bis al 20-undecies, disposizioni che riproducono, con limitate modifiche, quelle recate in materia di ricostruzione dal decreto-legge n. 88 del 2023. Questo decreto-legge viene abrogato all'articolo 1-bis del disegno di legge di conversione del presente decreto-legge, rimanendo salvi gli atti e i rapporti giuridici già sorti. Conseguentemente, il provvedimento ora all'esame dell'Assemblea si compone di ben 39 articoli.

Abbiamo interventi in materia di adempimenti fiscali, perché vengono sospesi numerosi termini tributari e contributivi. Vengono sospesi numerosi termini per quanto riguarda il versamento delle tasse. Vengono introdotte alcune misure volte a finanziare interventi di Protezione civile. In materia di giustizia civile e penale sono state introdotte delle deroghe e degli interventi importanti, come quelli di materia di giustizia amministrativa, contabile, militare e tributaria. In materia di procedimenti e termini amministrativi si prevede, per esempio, nell'articolo 4 la sospensione dal 1° maggio 2023 fino al 31 agosto di tutti i termini relativi ai procedimenti amministrativi che risultino pendenti in data 1° maggio 2023.

Numerosi sono gli interventi che interessano il settore agricolo. Si riconosce l'integrazione del reddito mensile in favore dei lavoratori agricoli nell'articolo 7; si dispone per le società e per le imprese che hanno subito danni dagli eventi la sospensione dal 1° maggio al 30 giugno, tra gli altri, del pagamento delle rate dei mutui e dei finanziamenti di qualsiasi genere, ivi incluse quelle delle operazioni di credito agrario. Questo riguarda l'articolo 12. Al comma 15 c'è uno stanziamento e una dotazione finanziaria volta a sostenere gli interventi previsti nei precedenti commi fino a 100 milioni di euro, dei quali 50 milioni di euro per il ristoro dei danni alle produzioni agricole.

Il comma 8 stabilisce che una quota del Fondo per l'innovazione in agricoltura, istituito nel bilancio 2023, venga destinata a sostenere i relativi investimenti e progetti di innovazione realizzati dalle imprese. Stiamo parlando di 10 milioni per l'anno 2023, 30 milioni per il 2024 e 35 milioni per l'anno 2025. In materia di istruzione, per quanto riguarda le istituzioni scolastiche statali e paritarie, abbiamo un fondo straordinario a sostegno della continuità didattica, con una dotazione di 20 milioni di euro. Nel corso dell'esame in sede referente si è inoltre previsto che, ai fini dell'attribuzione del credito scolastico agli alunni della scuola secondaria superiore, è riconosciuto lo svolgimento dell'attività di volontariato svolta nei territori interessati dagli eventi alluvionali, e questa è una modifica in sede referente all'articolo 5 votata all'unanimità.

In materia di istruzione universitaria e alta formazione, il provvedimento prevede la possibilità per le università e le istituzioni di alta formazione artistica e musicale, che hanno sede nei territori interessati dagli eventi alluvionali, di svolgere attività didattica ed esami anche con modalità a distanza. Si prevede inoltre che siano esonerati dal pagamento dei contributi universitari e dalle tasse di iscrizione previsti per l'anno accademico 2022/2023 gli studenti universitari e degli istituti di alta formazione che soddisfino determinati requisiti.

Viene istituito un fondo di 10 milioni di euro per gli studenti universitari che, a seguito degli eventi alluvionali, hanno subito la perdita o il danneggiamento delle strumentazioni. Analogamente si istituisce un fondo di 2 milioni per il 2023 per gli studenti degli istituti di alta formazione e si incrementa, inoltre, la quota del fondo per il finanziamento ordinario attribuita all'Università di Bologna di 3,5 milioni di euro per l'anno 2023 per determinate finalità, naturalmente indicate.

Si istituisce poi nello stato di previsione del Ministero dell'Università e della ricerca un fondo di 3,5 milioni di euro per il 2023, destinato al personale dipendente, docente, tecnico e amministrativo, in servizio presso gli istituti di alta formazione. In materia di servizi educativi si prevede che per i mesi di maggio, giugno e luglio le pubbliche amministrazioni possano provvedere in favore degli enti gestori privati alla remunerazione dei servizi educativi. In materia di lavoro si riconosce un'integrazione al reddito mensile in favore dei lavoratori dipendenti del settore privato impossibilitati a prestare attività lavorativa o a recarsi al lavoro a seguito degli eventi straordinari per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza, nonché ai lavoratori agricoli.

Ferma restando la durata massima di 24 mesi, si riconosce ai datori di lavoro la possibilità di rinnovare o prorogare per un periodo massimo di 90 giorni e in deroga a quanto disposto in materia dalla normativa vigente i contratti a termine dei lavoratori. Si riconosce dal 1° maggio al 31 agosto un'indennità una tantum a favore dei lavoratori autonomi. Tale indennità è pari a 500 euro per ciascun periodo di sospensione non superiore a 15 giorni ed è riconosciuta comunque nella misura massima complessiva di 3.000 euro, e questo è in riferimento all'articolo 8.

In tema di sanità il provvedimento dispone l'autorizzazione di un contributo di 8 milioni per provvedere a interventi di ripristino e consolidamento delle strutture sanitarie e ad interventi di riattivazione e potenziamento di infrastrutture tecnologiche della rete dell'emergenza ospedaliera territoriale nelle zone interessate dagli eventi alluvionali.

Si stabilisce la maturazione dei crediti formativi nel triennio 2023-2025, da acquisire con attività di formazione continuativa in medicina, a favore di tutti i professionisti sanitari. Reca una disciplina transitoria che differisce di 30 giorni i termini per l'adempimento di obblighi posti a carico degli operatori di animali in tema di identificazione e registrazione degli animali e di eventi ad essi relativi. In materia di tutela del patrimonio culturale nell'area colpita dall'alluvione si incrementa di un 1 euro dal 15 giugno al 15 settembre di quest'anno il costo del biglietto d'ingresso negli istituti e luoghi della cultura, al fine di finanziare e avviare gli interventi di tutela e ricostruzione del patrimonio culturale. Per tale finalità l'articolo 14 dispone che si istituisce nello stato di previsione del Ministero della Cultura un apposito fondo.

In materia di interventi per il risanamento di infrastrutture sportive si destina una quota del Fondo sport e periferie, pari a 5 milioni di euro per il 2023, al risanamento delle infrastrutture sportive particolarmente danneggiate. Per quanto riguarda la prevenzione antincendio sono prorogati al 30 settembre i termini dei procedimenti di prevenzione antincendio. In materia di Protezione civile si dispone il rifinanziamento del fondo per le emergenze nazionali per 200 milioni di euro per l'anno 2023, come disposto dall'articolo 18.

Si autorizza l'applicazione immediata dell'articolo 140 del nuovo codice dei contratti pubblici, il decreto legislativo n. 36 del 2023, per la procedura di somma urgenza per l'esecuzione di lavori e acquisizione di servizi e forniture necessari per far fronte agli eventi alluvionali che hanno colpito i territori della regione Emilia-Romagna, ma, ricordo, anche parte della Toscana e delle Marche. In materia di ambiente sono previste deroghe in merito al limite degli scarichi idrici. Viene disposta la sospensione delle prescrizioni incompatibili con lo stato dei luoghi o inapplicabili per cause di forza maggiore. Sono esentati dall'autorizzazione paesaggistica gli interventi urgenti.

Ancora, in materia di sostegno delle attività produttive, è prevista una serie di misure: il riconoscimento, fino a fine 2023, a favore delle imprese localizzate nei comuni colpiti dall'alluvione, dell'accesso agevolato al Fondo di garanzia delle PMI, articolo 9; la concessione di contributi a fondo perduto, nel limite massimo di 300 milioni di euro, per l'indennizzo dei comprovati danni diretti, subiti dalle imprese esportatrici; l'istituzione di un fondo di 10 milioni per le imprese del settore turistico e della ristorazione, articolo 17; lo stanziamento di 100 milioni di euro per interventi di recupero della capacità produttiva delle zone colpite dall'alluvione, applicando il regime di aiuto per le aree di crisi industriale.

Con riguardo al settore dell'energia, all'articolo 22 si prevede l'abrogazione della norma che escludeva dalla base imponibile, per il calcolo del contributo di solidarietà temporaneo del 50 per cento sui maggiori profitti conseguiti nel 2022, a carico delle imprese del settore energetico, alcune voci di bilancio. Per effetto dell'abrogazione si stima un maggior gettito per 404 milioni di euro.

Per quanto riguarda la finanza locale, il decreto proroga i termini di alcuni adempimenti contabili per i comuni colpiti dagli eventi alluvionali. Nel corso dell'esame in sede referente è stato inserito un nuovo comma, con cui si prevede l'erogazione in favore dei comuni colpiti dagli eventi alluvionali delle risorse relative al Fondo di solidarietà comunale in un'unica rata per l'anno 2023. Si consente a comuni colpiti dagli eventi alluvionali, e alle relative unioni di comuni, province e città metropolitane, di utilizzare l'avanzo di amministrazione in deroga alle disposizioni del TUEL. Si prevedono ulteriori proroghe in termini contabili a favore degli enti territoriali colpiti dagli eventi alluvionali.

Per quanto riguarda la ricostruzione sono introdotte disposizioni che riproducono, con limitate modifiche, quelle recate dal decreto-legge n. 88 del 2023. Nel dettaglio, viene individuato l'ambito di applicazione delle disposizioni introdotte in sede referente e disciplinata la figura del commissario straordinario alla ricostruzione, con particolare riguardo alla procedura di nomina e alle funzioni del commissario (articolo 20-ter, introdotto anch'esso in sede referente). Sono disciplinate le modalità di istituzione, composizione e di funzionamento della cabina di coordinamento per la ricostruzione (anch'esse introdotte in sede referente).

Viene istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze, un Fondo per la ricostruzione dei territori Emilia-Romagna, Toscana e Marche colpiti dagli eventi alluvionali con uno stanziamento complessivo di un miliardo di euro, a cui vanno aggiunti ulteriori 1,5 miliardi di euro. Al commissario straordinario è intestata apposita contabilità speciale, aperta presso la Tesoreria dello Stato, su cui sono assegnate le risorse provenienti dal Fondo. Viene stabilito, in relazione alla cosiddetta ricostruzione privata, che il commissario straordinario individua i parametri per la ricostruzione degli immobili danneggiati dagli eventi alluvionali cui destinare contributi, distinguendo tra quelli di immediata riparazione per rafforzare gli edifici residenziali e produttivi, quelli di ripristino o ricostruzione puntuale delle strutture e quelli di ricostruzione integrata dei centri e nuclei storici, distrutti o comunque gravemente danneggiati.

Viene inoltre definita la tipologia dei contributi concedibili dal commissario straordinario fino al 100 per cento delle spese occorrenti; viene regolata la tracciabilità finanziaria in relazione ai contratti per interventi di ricostruzione, riparazione e ripristino stipulati tra privati; viene prevista come copertura finanziaria degli oneri un'autorizzazione alla spesa di 120 milioni di euro nel 2023.

Sono disciplinate le procedure per la concessione, l'erogazione e la revoca dei contributi per la ricostruzione privata (articolo 20-septies, sempre introdotto in sede referente).

In relazione alla cosiddetta ricostruzione pubblica, è disciplinata la procedura per la programmazione, la progettazione e la realizzazione di interventi per la ricostruzione, la riparazione e il ripristino degli edifici pubblici, nonché sui beni del patrimonio culturale.

Sono disciplinati: le funzioni dei soggetti attuatori per gli interventi di riparazione, ripristino o ricostruzione delle opere pubbliche e dei beni culturali danneggiati; i poteri di delega delle regioni per la realizzazione degli interventi previsti; le competenze di ANAS Spa per il ripristino delle infrastrutture strategiche di interesse nazionale danneggiate.

Sono introdotte varie disposizioni in materia di trattamento e trasporto dei materiali derivanti dall'evento calamitoso. Viene disposta, nei territori di Emilia-Romagna, Toscana e Marche interessati dagli eventi alluvionali, l'applicazione del regime di aiuto per le aree di crisi industriale (D.M, 24 marzo 2022). Le agevolazioni si applicano ai sensi della disciplina sugli aiuti di Stato e in esenzione dell'obbligo di notifica preventiva alla Commissione UE per la categoria. Per disciplinare l'attuazione degli interventi viene demandata al Ministero delle Imprese e del made in Italy la sottoscrizione di un apposito accordo di programma con le regioni interessate. Per la finalità dell'articolo sono destinate risorse disponibili fino a 100 milioni di euro, che il decreto ministeriale 23 aprile 2021 assegna alle aree di crisi industriale non complessa.

Presidente, velocemente, per cartelle e quasi per titoli, senza scendere nei particolari, sono questi quasi tutti gli interventi che il decreto prevede. Le ricordo che, per arrivare al mandato al relatore, che è arrivato ieri nella serata, la Commissione ha svolto circa 100-110 audizioni, interessando praticamente tutti gli interlocutori territoriali e riscuotendo una grande attenzione e partecipazione da parte dei gruppi parlamentari.

In ambito di Commissione c'è stato un gran lavoro per affinare e puntualizzare ancora meglio il decreto, che non solo esce pieno di contenuti, Sottosegretario, che abbiamo in parte elencato in questa relazione, ma anche in modo particolarmente repentino e noi ci auguriamo efficace. Ricordiamo che si tratta di eventi particolarmente straordinari, iniziati dal 1° maggio in poi, che hanno riguardato una zona d'Italia molto vasta e importante, da tutelare e da difendere. Rispetto a questi interventi c'è grande soddisfazione per il lavoro svolto e mi auguro personalmente, ma anche dal punto di vista politico, che la conversione in Aula del provvedimento avvenga nei tempi più brevi possibile.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che si riserva.

È iscritto a parlare il deputato Santillo. Ne ha facoltà.

AGOSTINO SANTILLO (M5S). Grazie, Presidente, non mi aspettavo di essere chiamato, perché c'era un deputato iscritto prima di me. È assente anche lui. Siamo troppi oggi, quindi, è bene che abbiamo diviso bene il tempo. Presidente, bisogna immaginare un premio per chi è presente oggi o qualcosa del genere. Tra l'altro, trattare un tema così importante con l'Aula vuota penso sia veramente un peccato.

Da dove voglio iniziare? Innanzitutto, mi preme rivolgere un particolare ringraziamento al presidente della Commissione ambiente, perché qui veste anche i panni del relatore e comunque, con molto equilibrio, ha cercato di portare avanti i lavori in Commissione, anche se sa bene che su molte cose noi non ci siamo ritrovati. Voglio, però, ringraziarlo, perché ha fatto un lavoro comunque equilibrato. Anche io, nella scorsa legislatura, mi sono trovato a essere relatore di alcuni provvedimenti molto complessi e, anche se in maggioranza, non potevo aiutare alcune idee positive e propositive.

C'è un concetto su cui proprio non mi riesco a ritrovare e lo voglio ribadire in occasione di questo provvedimento sulle alluvioni: la straordinarietà. Secondo me, il primo principio da cui partire per affrontare queste situazioni è iniziare ad ammettere che non si può più parlare di evento straordinario. L'evento straordinario è ormai ordinario, quello che ormai straordinario è l'effetto dell'evento. Possiamo chiamare straordinario il danno, ma non è più possibile pensare, quando si parla dell'acqua, di straordinarietà dell'evento. Se ci fate caso - ed è su questo che voglio portare il mio ragionamento - ci siamo trovati ad affrontare in quest'Aula il tema della siccità, quindi della scarsità d'acqua, quando non era nemmeno stagione; forse era l'inizio della stagione primaverile, eravamo poco fuori dall'inverno. Ci siamo trovati a discutere questo problema in Aula, nel frattempo è arrivata la stagione dei monsoni, tanto è vero che c'è stata un'alluvione. Adesso che parliamo per risolvere i problemi dell'alluvione, ci troviamo che oramai è praticamente Ferragosto; non tarderà ad accadere che la prossima siccità sarà a Natale. Le stagioni sono capovolte e non c'è più niente di straordinario. Quindi, bisogna partire da un concetto base, ovvero che tali eventi non possono essere trattati con decreti-legge, che, per loro natura, sono emergenziali. Va bene fornire aiuti, però, bisogna anche iniziare a capire che, per evitare e mitigare gli effetti di tali eventi, c'è bisogno di una certa ordinarietà. Su questo bisogna muoversi e affrontare la questione in modo strutturale, e non più emergenziale. Apriamo un bel tavolo in Commissione ambiente, proviamo a iniziare a svolgere un ragionamento assieme, per fronteggiare gli effetti di eventi che non sono più emergenziali. Iniziamo a dire questo, quindi, iniziamo ad usare bene la parola “straordinarietà”. Oggi siamo così tanti assenti e in maggioranza, tranne Fratelli d'Italia, non c'è alcuna forza politica presente. Chiedo scusa, siamo appena arrivati, però mi riferivo ai banchi della maggioranza, non l'avevo vista ai banchi dell'opposizione e avevo pensato questo. Questo era il ragionamento, va bene, specifico quindi che - è giusto - non c'è quasi nessuno. Qual è il problema? Che bisogna iniziare dalla consapevolezza del fatto che esiste il riscaldamento globale.

Allora, io partirei, come aiuto per i colleghi di maggioranza, dal far capire ai loro colleghi negazionisti che il riscaldamento globale esiste. E voglio partire da un simbolo di questo negazionismo, che è passato da Forza Italia alla Lega e a Fratelli d'Italia, il senatore Malan. Mi fa piacere ricordare che il senatore Malan - solo per citare qualcosa - proprio in occasione del danno causato dall'alluvione in Emilia-Romagna, ha affermato che il cambio climatico non è un dogma e non è vero che sono fenomeni mai visti negli ultimi decenni. Scusate, ma qualcuno di voi ha mai visto un'alluvione del genere, a meno che non si torni a pensare, non so, al Po che è straripato? Io non mi ricordo una cosa del genere; eppure, sicuramente la mia memoria a decenni indietro arriva. Addirittura, a gennaio 2023 - quindi, quest'anno - è arrivato a ironizzare: “Ragusa sotto la neve. Temperature rigide e fiocchi che imbiancano la città. Il riscaldamento globale non perdona”. Sconcertante. Si è aggiunto il senatore leghista Borghi, che ci dice: “D'estate fa caldo” “e non c'è nessun motivo di creare allarmismo. Per carità, Borghi. “Alcuni ghiacciai si sciolgono, ma questo fa parte della storia del mondo”. Fa parte della storia del mondo e noi ci troviamo oggi, giovedì, a rilevare che l'altro ieri si è registrata la temperatura più alta di sempre. Quindi, non si può negare che ci sia il riscaldamento globale, né che non sia un'emergenza.

Per far fronte a queste situazioni c'è bisogno di pianificazione degli interventi e c'è bisogno di soldi, c'è poco da fare. Noi una vena economico-finanziaria l'abbiamo trovata. L'abbiamo trovata, perché nel Piano nazionale di ripresa e resilienza ci sono 15 miliardi di euro per la tutela del territorio e delle risorse idriche. Ma, attenzione: è soltanto una piccola parte di quella voce, molto più ampia, che è la rivoluzione verde e la transizione ecologica, alle quali abbiamo assicurato ben 59,5 miliardi. Allora, noi diciamo al Governo e alla maggioranza: partite da quei soldi, partite dallo spendere quei soldi. Non fate sì che queste risorse, sebbene non siano sufficienti, vadano perse nel tempo. Sì, perché è quello che sta accadendo e lo voglio ancora ricordare. Nel 2023, a fronte di possibili 33 miliardi di spesa, ci troviamo con l'avanzamento di 2 miliardi. Questo è il dato matematico. Quindi, dire che si vuole fare per fronteggiare le situazioni e i danni straordinari - ripeto - da eventi ormai ordinari è un conto, ma nei fatti, però, siamo fermi a zero.

Tra l'altro, come nel decreto-legge Alluvioni anche nel PNRR noi ci siamo resi disponibili sin da subito a dare una mano. Però, come si dice, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Mai una volta che ci chiamate per dire che cosa ne pensiamo, per esaminare assieme i progetti o per capire come uscirne tutti assieme, anche se ultimamente, per fortuna, qualcosa “eppur si muove”. L'ho scoperto proprio stamattina, quando ho visto che, a fronte di un avanzamento spesa nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, ben 14,1 miliardi su 25,7 miliardi spesi sono per il superbonus, per il sisma bonus e per i crediti di imposta dovuti a Transizione 4.0. Il Ministro Fitto apre finalmente a una possibile variazione dei capitoli di spesa, assicurando, però, soltanto 3 miliardi nella direzione del superbonus di Transizione 4.0. Non è mai troppo tardi e si è sempre in tempo, però, a questo punto, lanciamo un appello al Ministro Fitto - e lo faremo assieme, magari quando verrà qui, il 1° agosto - dicendogli: Ministro Fitto, avanti così. Con più forza, però. Diamo qualche soldo in più, perché veramente ci serve. Poi, posso dire la verità? Ma cosa costa chiamare le cose così come sono e dare a Cesare quel che è di Cesare? Se con il PNRR la maggior parte dei soldi sono spesi su superbonus e Transizione 4.0, allora non parliamo di Transizione 5.0 e di benefici fiscali che poi vedremo nella legge di bilancio. Diciamolo chiaro e tondo, abbiamo il coraggio: uno stock di miliardi, 10 o 15 miliardi, mettiamoli sul superbonus. È facile. Solo che mi sembra che a voi dia fastidio proprio citare la parola superbonus, come vi dava fastidio citare le parole reddito di cittadinanza.

Intanto, in questo decreto-legge avete messo pochissime risorse. All'inizio le risorse, che erano state dichiarate alla stampa, erano pari a 2,2 miliardi di euro. Poi, andiamo a fare i conti ed erano poco più della metà. Al vero, poi, in quelle parti stanziate c'erano tagli da qualche altra voce di spesa o spostamenti di stanziamenti. Quindi, poi voglio vedere, là dove siamo andati a tagliare quelle risorse, cosa accadrà quando serviranno i soldi proprio in quell'ambito.

La questione è che in questo decreto-legge, che, dobbiamo essere onesti, è un decreto-legge al quadrato, perché ha inglobato un altro decreto-legge, alla fine queste risorse dovrebbero essere pari a 3,8 miliardi di euro. Il problema di queste risorse è che, ovviamente, non bastano. Si può dire che alle opposizioni non bastano mai le risorse, ma non sono le opposizioni che le chiedono. Voglio ricordare che questa è la richiesta dei danni fatta dai sindaci e tale richiesta era pari a 8,8 miliardi di euro. Si parla di danni e non di interventi per evitare che quei danni poi si possano riverificare. Quindi, a fronte di 8,8 miliardi al massimo voi avete stanziato molto meno della metà. Dunque, l'appello è: iniziate a capire dove trovare le altre risorse e su questo, ovviamente, siamo d'accordo, e ci mancherebbe altro.

Gli 8,8 miliardi erano stati richiesti dai sindaci che sono rimasti inascoltati. Chi si può mai aspettare che addirittura un Governo, per il tramite del Ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, davanti alla richiesta dei sindaci venga a rispondere che il Governo non è un bancomat. Come si può dire una cosa del genere? Lo voglio ricordare, perché è accaduto nel corso del decreto-legge Alluvioni. Che poi i sindaci, se non chiedono i soldi al Ministero o al Governo centrale, a chi li devono chiedere? Però, la cosa bella è che questo Governo non è stato in grado di assicurare le minime richieste del territorio e dei sindaci mentre ha trovato i soldi per le società di calcio di serie A, cioè i famosi 800 milioni nella legge di bilancio 2023, ha trovato, ogni anno, decine e decine di miliardi per i sussidi ambientalmente dannosi. Inoltre, come non ricordare lo sforzo trasversale - chi più, chi meno - per cercare di ripristinare il massimo dei vitalizi al Senato? Speriamo che non accada anche alla Camera.

Intanto, noi le idee le abbiamo chiare e abbiamo detto dove vanno trovati i soldi, cioè tassando gli extraprofitti dei settori farmaceutico, assicurativo e bellico, settori che hanno fatturato miliardi di extraprofitto. Quindi, non si tratta di tassare il profitto, che è giusto che sia tassato come previsto, ma l'extraprofitto si può tassare e si generano miliardi che si possono usare, ad esempio, in questo caso, per gli alluvionati.

Ma andiamo avanti. È stato poi nominato il commissario Figliuolo. Perfetto! Una persona sicuramente in grado di gestire una situazione emergenziale. Però, i problemi sono due: il primo problema è fargli usare le deroghe commissariali, perché molti, purtroppo, non le possono usare, sia per motivi normativi sia anche un po' per il timore di uscire dall'alveo dell'ordinarietà; il secondo problema è assicurargli le risorse sia umane sia economiche, che sono scarse. Quindi, anche qui, vedete come fare. “Fate presto” si scrisse una volta sul giornale, quando ci fu il terremoto dell'Irpinia.

Comunque, nel corso della conversione in legge di questo decreto-legge al quadrato, come ho detto, voglio ricordarvi lo spunto di tre proposte normative del MoVimento 5 Stelle, tra le tante che ha fatto, che secondo noi potevano essere ascoltate, per lo meno per farci dare un giudizio verso il lato positivo del decreto-legge, per correggerlo in corso di conversione. Innanzitutto, non si è mai visto che durante eventi che provocano danni di questo tipo i contributi dello Stato vengano tassati. Avevamo chiesto: scusateci, possiamo almeno evitare la tassazione dei contributi alle persone che hanno subito il danno? Altrimenti, oltre al danno la beffa e non sapranno nemmeno realmente quanto verrà dato loro di contributo. C'è stato detto di no.

Poi, c'è un'altra questione molto importante. Abbiamo detto: sapete che c'è il problema del superbonus in tutta Italia e ci sono cantieri nelle aree alluvionate che, adesso, non possono andare avanti con i lavori. Quindi, anche se avessero un avanzamento dei lavori oltre il 30 per cento, al di là dell'avanzamento dei lavori il problema è che ci sono cantieri in corso e pratiche in corso che hanno finito per fermarsi perché il cantiere è stato alluvionato oppure perché la casa dove avviare i lavori o realizzare il progetto si è allagata. Come può l'impresa terminare i lavori? Come può fare? Pensate che, se dovesse fare opere interne di efficientamento energetico e mettere delle finestre, dovrebbe prima togliere l'acqua ma, magari, si è creato anche un danno ulteriore dal punto di vista della sicurezza del fabbricato. Quindi, è necessario metterlo in sicurezza dal punto di vista strutturale e garantire la vita delle persone. Allora, avevamo detto: possiamo dare 6 mesi in più a chi ha lavori in corso? Ci avete detto di no. Eppure, anche se secondo noi questa era una misura che non comportava ulteriori costi, ci è stato risposto verbalmente che per il MEF sembrava avesse un costo. Alla nostra osservazione che, se i lavori sono iniziati, non può avere un ulteriore costo, la risposta è stata che ha un costo, però non c'è stato niente di formalmente trasmesso come risposta.

Una terza proposta, secondo noi molto importante, per sollevare le persone colpite dai danni dell'alluvione è la proroga di 6 mesi per le autorizzazioni. Abbiamo chiesto che certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni, comunicazioni, segnalazioni di inizio attività, prescrizioni in materia ambientale, urbanistica, paesaggistica o culturale, edilizia e sismica venissero dotati di una validità prorogata fino al 30 novembre 2023. Il presidente sa che in Commissione sono intervenuto in modo molto forte su questo punto. Ho voluto chiedere: a una persona che abbia una SCIA in corso o un permesso in corso che scade, per esempio, a giugno, e nuovamente si ritrova la casa inondata, o a un professionista che sta seguendo una pratica che deve consegnare a un ente, e che, quindi, deve dare la risposta al proprietario e si trova lo studio allagato e magari ha perso tutto, magari anche il computer su cui aveva queste informazioni, possiamo dare 6 mesi in più? C'è stato detto di no. Però - qui c'è la più grande ipocrisia, secondo me, di questa maggioranza su questo provvedimento - con la proposta emendativa 4.011 avete consentito la sospensione dell'applicazione dei limiti di qualità delle acque di scarico per fognature, fosse Imhoff, scolmatori, sollevamenti e impianti di depurazione delle acque reflue per il periodo dal 1° maggio fino al ripristino. Voi avete detto che, fin quando non si sistemano i lavori, fin quando non si riparano le fognature, fin quando non si riparano tutte le infrastrutture a servizio dell'impianto di depurazione, sono manlevati penalmente i gestori dell'impianto di depurazione, perché, tranquillamente, possono scaricare le acque senza alcun limite della qualità, anche la peggior specie di acque. Io ho osservato: è evidente che, se accade un'alluvione, un depuratore non funziona, quell'acqua non può essere depurata, per forza di cose va nelle acque alluvionate e, poi, finisce per essere filtrata nel terreno o andare al mare non depurata. Ma perché consentire per un impianto di depurazione la riparazione della fognatura e non, per esempio, per un parco condominiale che aveva dei lavori in corso sulla fognatura, di finire quel lavoro sulla fognatura? Io in questo trovo una grande ingiustizia: coprire penalmente i gestori degli impianti di depurazione delle opere annesse e, invece, non dare la possibilità al libero cittadino di terminare i lavori con una proroga di 6 mesi. Questo lo trovo veramente sconcertante.

In realtà, sono state approvate veramente pochissime cose. La dimostrazione del fatto che noi avevamo un atteggiamento molto collaborativo sul provvedimento l'avete avuta dalla presentazione degli emendamenti sulle proposte che provenivano dalle regioni: lì la proposta è stata trasversale. Mi rendo conto che non potevano essere accettati tutti, tutto ha un costo e a tutto bisogna trovare una copertura. Però, noi ci siamo ritrovati con 11 emendamenti approvati, 9 dei quali provenienti dalle regioni e, quindi, largamente firmati anche dagli altri gruppi politici e soltanto 2 dei nostri approvati, che non incidono granché.

Meno male che riusciamo a portare sollievo in due casi, che mi piace ricordare: la proposta di includere le imprese del trasporto turistico tra i soggetti destinatari delle misure di sostegno per assicurare la ripresa delle attività produttive e quella di far sottostare al solo codice civile, e non all'equo canone, tutte quelle attività lavorative che sono state brutalmente interrotte dal momento in cui c'è stata l'alluvione e che, quindi, spostandosi, avrebbero dovuto, altrimenti, essere assoggettate ad un regime particolare, come quello del minimo temporale della contrattualistica o anche al tempo minimo da dare come preavviso. Questo pensiamo che sia stato un utile supporto a quelle povere persone che sono state alluvionate.

Vado a conclusione, Presidente. Noi crediamo che questo provvedimento poteva dare risposte migliori rispetto a quelle che sono state date. Però, torniamo sullo stesso ragionamento: una cosa sono i danni da un evento, altra cosa è chiamare l'evento stesso straordinario. Qui parliamo, ormai, di eventi ordinari che finiscono per causare danni straordinari. Se c'è qualcosa da fare è, finalmente, pianificare, nell'arco di 20 o 30 anni, una programmazione territoriale degli interventi per mitigare questo rischio, che è il rischio idrogeologico, lasciando tutte le scelte tecniche in mano agli enti preposti, che sono le autorità di bacino, di distretto e tutti i settori che si occupano di difesa del suolo. Noi, quale parte politica, a prescindere dal colore che avranno i futuri Governi, dovremmo scambiare tra di noi un patto che serve a stabilire che verranno finanziati quei tipi di progetti e quei tipi di programmi, senza cambiarli ogni volta che si susseguono i Governi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pulciani. Ne ha facoltà.

PAOLO PULCIANI (FDI). Grazie, Presidente. Membri del Governo e onorevoli colleghi, viene oggi discussa la conversione in legge del cosiddetto decreto-legge Alluvioni e ricostruzione, quindi il decreto-legge che accorpa, in un maxiemendamento, il decreto-legge n. 61 del 2023 e il decreto-legge n. 88 del 2023, con cui il Governo Meloni ha dato una pronta e concreta risposta ai territori alluvionati delle regioni Emilia-Romagna, Marche e Toscana. Ho detto pronta perché il Governo Meloni, in meno di un mese dall'alluvione, ha già licenziato importanti provvedimenti, che hanno avuto ad oggetto i necessari sostegni ai cittadini alluvionati, accorpando anche i due ultimi provvedimenti per consentire un unico e maggiormente celere esame degli stessi, sia in Commissione ambiente sia in Aula.

E' concreta perché, con questi due provvedimenti, che sono solo gli ultimi di una serie di altri decreti che si sono susseguiti dalla prima alluvione di inizio maggio, il Governo Meloni ha stanziato risorse eccezionali, che non hanno precedenti, per un totale complessivo di circa 4 miliardi e 500 milioni; ha, inoltre, nominato, per gestire questa emergenza, il generale Figliuolo - a cui auguriamo fin da adesso un lavoro proficuo - che riuscirà sicuramente a gestire la fase della ricostruzione successiva all'emergenza. A tal uopo, il Governo ha inteso assegnare 60 unità di personale specializzato, che proviene da altre amministrazioni, esperto in materia di ricostruzione, per rendere effettivamente efficace l'azione del generale Figliuolo.

Sono provvedimenti che dimostrano, ancora una volta, semmai ce ne fosse necessità, l'attenzione e la prontezza del Governo nei confronti di tutti i cittadini gravemente colpiti dall'alluvione del maggio scorso; è proprio in queste circostanze, più che in altre, che lo Stato credo debba far sentire la propria presenza e dare significato al proprio esistere. I cittadini colpiti di queste regioni sono operosi, pagano le tasse; spesso, le istituzioni, lo Stato vengono visti come un ostacolo burocratico, come qualcosa che grava sulle proprie economie, che ostacola, invece di favorire. Di fronte a questi eventi, in cui molto di quello che si è costruito viene spazzato via da circostanze improvvise - poi, vedremo, forse, anche, per certi versi, prevedibili - di fronte a questi momenti, invece, dobbiamo dare significato alle parole “Stato”, “Nazione”. L'intera Nazione si stringe, si unisce e usa le risorse di tutti, ma a sostegno dei pochi che debbono essere aiutati in quel momento. Ha un senso non solo di necessità, ma di civiltà e di profondo significato morale.

Ci sono 23 articoli, il relatore li ha elencati e, succintamente, anche indicati e descritti. Sono tutti articoli che dispongono interventi, aiuti e risorse in favore di imprese, famiglie, cittadini, tutti in previsione di una ricostruzione dei territori colpiti dall'alluvione. Questi eventi non toccano solo chi ne è direttamente colpito, magari drammaticamente - perché l'alluvione entra nelle case fisicamente, colpisce gli effetti personali, uccide, danneggia, fa crollare strutture sulle quali ci si è impegnati in una vita -, ma anche molti altri cittadini che hanno interessi, che hanno costruito imprese, che hanno attività lavorative, professionisti che necessariamente rallentano, vedono diminuire la propria possibilità di continuare a lavorare, vedono enormi difficoltà per poter sostentare se stessi e la propria famiglia, le proprie aziende, i lavoratori di quelle aziende. Quindi, necessariamente, gli interventi devono essere non solo in termini di dazione di denaro, ma anche interventi che possano porre rimedio a queste situazioni che si vengono a creare.

I provvedimenti importanti - ne elencherò alcuni succintamente - che sono stati previsti vanno dalla sospensione di alcuni termini tributari, contributivi, previdenziali ed assistenziali, dei premi dell'assicurazione obbligatoria, dei versamenti tributari derivanti da cartelle di pagamento delle fatture dell'energia elettrica, del gas, dell'acqua, dei rifiuti urbani, che graverebbero inesorabilmente sulle famiglie e sulle imprese già danneggiate dall'alluvione. E' legittimo, è giusto considerare, a fronte di pochi soldi e della necessità di rendere nuovamente agibile un capannone o la casa, che ci si debba preoccupare, magari, di sospendere, in quel momento, il pagamento di cartelle, piuttosto che di mutui o di assicurazioni obbligatorie, che si potranno pagare successivamente, quando saranno risolte le emergenze personali. Al riguardo, certamente, abbiamo assistito alla volontà, nonché alla caparbietà di molte delle popolazioni colpite, che si sono messe immediatamente al lavoro, anche fisicamente, indossando stivali e imbracciando pale e picconi per liberare dal fango ed aiutare, non solo se stessi, ma anche gli altri cittadini, i vicini concittadini che erano nel bisogno.

Si tratta di provvedimenti con cui si sospendono le rate in scadenza nell'esercizio 2023 dei mutui contratti con la Cassa depositi e prestiti nei confronti di comuni e province, differendo anche il pagamento all'anno successivo, alla scadenza del periodo di ammortamento, al fine di aiutare gli enti pubblici ad attraversare questo momento gravoso anche per le loro casse. Ricordiamo, infatti, che i sindaci, unitamente a tutti gli amministratori territoriali, sono stati i primi presidi durante la fase emergenziale; questo è un fenomeno a cui abbiamo assistito in tante altre emergenze, non da ultima quella del COVID, in cui il presidio vero e concreto del territorio, per prima cosa, veniva fornito proprio dai sindaci che erano in loco e, quindi, dovevano organizzare le forze, le attività, le imprese per poter far fronte proprio all'emergenza materiale, a volte anche portando sostegni alimentari alle popolazioni rimaste isolate, come in questo caso. Quindi, è giusto che quegli enti abbiano la possibilità di mettere a posto le loro casse e di ritardare, differire il pagamento delle normali rate che il comune e gli enti contraggono con la Cassa depositi e prestiti.

Sono provvedimenti con i quali si dispone la sospensione dei provvedimenti civili, penali e amministrativi e, con essi, tutti i termini perentori, legali e convenzionali, sostanziali e processuali, prescrizioni e decadenze da qualsiasi diritto, azioni ed eccezioni, attribuendo anche la possibilità al personale, appartenente all'amministrazione giudiziaria, di svolgere la propria prestazione lavorativa anche nella forma del lavoro agire al fine di non interrompere o ritardare un servizio prezioso, ossia quello della giustizia, per tutti gli utenti.

Ovviamente, l'esercizio della giustizia prevede il funzionamento degli uffici in un certo modo, dei giudici, dei tribunali, degli avvocati, degli ufficiali giudiziari e, quindi, è comprensibile che questo provvedimento vada incontro alle esigenze pratiche di chi, dovendo svolgere questi ruoli, non lo può fare se le strade sono interrotte o se i locali sono inagibili o se gli impianti di comunicazione non funzionano bene.

Sono stati dati 20 milioni per la tempestiva ripresa della regolare attività didattica nelle istituzioni scolastiche che hanno sede nei territori alluvionati, prevedendo anche la possibilità di svolgere attività didattica ed esami con modalità a distanza. Anche questo è un segno importante, perché, in tali situazioni, anche con riferimento all'aspetto psicologico, di fronte ai fatti drammatici che colpiscono i ragazzi, i giovani, i bambini, non c'è nulla di più efficace che la prosecuzione dell'attività didattica, ossia la possibilità di frequentare la scuola o, comunque, le lezioni, perché solo questo restituisce una parvenza di ritorno alla normalità; quindi, in qualche modo, si assolve ad un doppio scopo: sia educativo, con la prosecuzione della didattica e dell'educazione, sia di sostegno psicologico, che è importante.

Dieci milioni sono stati previsti per l'anno 2023 al fine di dare sostegno, quindi, agli studenti iscritti alle università ubicate nelle zone alluvionate, a cui si aggiungono ulteriori 2 milioni di euro per le strumentazioni e attrezzature di studio, eventualmente danneggiate, e 3,5 milioni di euro quale quota aggiuntiva attribuita all'Università degli Studi di Bologna in favore del personale dipendente, professori e ricercatori.

Di particolare importanza sono poi le disposizioni, in tema di tutela dei lavoratori dipendenti e autonomi, che riconoscono, ai primi, un'integrazione al reddito mensile, creando a tal fine un fondo di 620 milioni - un fondo particolarmente importante - solo per l'anno 2023, agli altri, un'indennità una tantum, prevedendo, per questi, ulteriori 253,60 milioni di euro, sempre per l'anno 2023. Sono impegni importanti, ma sono anche impegni che denotano l'attenzione a quei lavoratori, a quelle persone che hanno e continueranno ad avere, soprattutto nel 2023, un'enorme difficoltà di reddito.

Per proseguire, poi, con il sostegno alle imprese localizzate nei territori alluvionati, prevedendo per queste l'accesso al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, a titolo gratuito, senza il pagamento di alcuna commissione, in aggiunta alla sospensione totale di tutti gli adempimenti contabili e societari, del pagamento delle rate dei mutui, del finanziamento di qualsiasi genere, delle locazioni finanziarie aventi ad oggetto edifici divenuti inagibili o beni mobili strumentali all'attività imprenditoriale risultati danneggiati.

Questo fa il paio con quanto dicevo poc'anzi: per quanto riguarda molti imprenditori, molte attività anche quelle rivierasche, quelle del turismo, ma anche quelle dell'agricoltura, abbiamo assistito a un'attività degli stessi imprenditori che si sono mobilitati immediatamente per provare a rimettere in piedi le loro aziende con enorme difficoltà; lo hanno fatto con la loro forza di volontà, con la caparbietà, con la dedizione che hanno sempre dimostrato, ma lo Stato, anche in questo, deve essere presente e, quindi, nel momento in cui devo far sopravvivere la mia azienda o far ripartire la mia impresa turistica prima dell'inizio della stagione turistica, è ovvio che ogni altra condizione, obbligo od onere può in qualche modo essere differito o può essere spostato. Questo è quello che fa uno Stato che vuole porsi di fronte al cittadino, soprattutto danneggiato, in un modo propositivo.

Cento milioni sono stati stanziati per favorire la ripresa dell'attività economica e produttiva delle imprese agricole, a cui si aggiungono ulteriori 75 milioni di euro quale fondo stanziato per l'innovazione in agricoltura, perché anche nelle ricostruzioni, c'è un elemento fondamentale, e su questo poi magari dirò qualcosa successivamente: nel momento in cui si va ad intervenire e si deve ricostruire, si deve riattivare, si deve riavviare un'attività, se ci sono soldi pubblici è bene che anche questi soldi non solo siano finalizzati a porre rimedio e a ricostruire, ma abbiano anche l'attenzione, visto che stanno per essere spesi, di occuparsi di creare anche, magari, una tecnologia ulteriore, un'innovazione o un processo di innovazione produttiva, perché in qualche modo possa, poi, essere colto il segnale, anche negli anni futuri, di quell'attività che è stata svolta. Quindi, che non sia solamente un contributo perso, ma siano invece contributi che riattivino, ma anche abbiano la possibilità di innovare.

Otto milioni sono previsti per gli interventi di ripristino e consolidamento delle strutture sanitarie, di attivazione del potenziamento infrastrutturale e tecnologico della rete dell'emergenza territoriale e ospedaliera, sino ad arrivare alla tanto derisa e criticata, da parte di alcuni in quest'Aula, disposizione del Ministro della Cultura con cui si è deciso di incrementare di un euro il costo dei biglietti di accesso agli istituti e ai luoghi della cultura di proprietà statale, da destinarsi agli interventi di tutela e ricostruzione del patrimonio culturale pubblico e privato delle zone alluvionate, disposizione che da sola sta determinando un fondo di migliaia di euro al giorno, grazie al quale si contribuirà in maniera determinante alla ricostruzione degli edifici danneggiati. C'è un principio di sussidiarietà, di solidarietà anche tra settori e in questo, in particolare, della cultura; pagare meno di un caffè per un ingresso in un grande museo e utilizzare questi soldi per gli edifici culturali che sono stati danneggiati non mi pare cosa da poco.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

PAOLO PULCIANI (FDI). Vado a concludere. Cinque milioni di euro nell'anno 2023 per il ripristino degli impianti sportivi, 10 milioni di euro per l'anno 2023 a sostegno alle attività turistiche e ricettive; 200 milioni di euro è la somma stanziata per le emergenze nazionali, per incrementare il Fondo per le emergenze nazionali e potrei continuare, ma visto il tempo che scarseggia terminerei.

Quello che, però, voglio dire è che sostanzialmente si è riusciti, in un tempo record, a stanziare delle somme record. Non c'è stata solo la velocità della presenza, anche simbolica e morale, della Meloni sui luoghi dei fatti - che è tornata dall'estero da convegni internazionali - ma non si è trattato della solita propaganda, si è trattato di qualcosa di diverso, cioè è stato dato seguito a quell'immediatezza di presenza e di sostegno morale con l'immediatezza e la presenza di un sostegno economico molto importante. Purtroppo, questi soldi noi contiamo e vogliamo che siano spesi per ricostruire, per incentivare e per dare un aiuto, davvero, a chi ha subito danni. Non intendiamo, e ci fa piacere che non ci sia questa possibilità - e vado a concludere, Presidente - che vengano utilizzati per ricostruire, per finire opere avviate che i sindaci o altri amministratori non avevano magari finito, per terminare altre opere che nulla hanno a che vedere con l'alluvione. Siamo sicuri che il Governo su questo sorveglierà, il Commissario Figliuolo lo farà e vorrei terminare ringraziando il lavoro della Commissione, del presidente della Commissione e di tutti coloro che hanno contribuito alla stesura di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Presidente, gentili colleghi, rappresentante del Governo, relatore, grazie per questa opportunità, credo che quello che è successo in Emilia-Romagna, nell'alta Toscana e nella parte alta delle Marche è un fatto eccezionale che deve farci riflettere innanzitutto sul valore della risposta concreta delle comunità locali. Inoltre, quell'evento va visto nell'ambito non solo dell'emergenza e della ricostruzione, ma anche delle politiche ambientali ed economiche.

Quello che è successo in Emilia-Romagna è un evento veramente eccezionale. Su quel territorio si sono riversati più di 4 miliardi di metri cubi d'acqua (pensate che in Emilia-Romagna, in un anno, si consumano 1.400 miliardi di metri cubi d'acqua, guardate un po' il paragone); ciò significa che siamo di fronte a una rivoluzione necessaria in cui la questione climatica e ambientale deve essere per tutti noi all'ordine del giorno.

Lo stiamo facendo come Partito Democratico. Lo abbiamo detto più volte; abbiamo sollecitato il Ministro Pichetto Fratin, lo abbiamo detto anche nella legge di bilancio e nei vari decreti che si stanno susseguendo - anche nell'ultimo, sui rigassificatori -, ossia che crediamo in una svolta non ambientalista, ma che riguarda una rivoluzione necessaria: oggi, dobbiamo assolutamente ridurre, fino ad abbandonare, le fonti fossili per abbracciare questa nuova economia, ma anche questa nuova visione ambientale, che riguarda le forme di energia rinnovabile e soprattutto la capacità di voler bene molto più al nostro ambiente, visto che, in questi anni, forse, non ne abbiamo voluto abbastanza.

Il caldo di questi giorni lo sta dimostrando. Ci sono temperature veramente eccezionali che devono farci riflettere sul fatto che non c'è più tempo, che dobbiamo agire con velocità, cercando di indirizzare, attraverso le direttive comunitarie, risorse e azioni per far sì che quei traguardi, che l'Europa ci ha dato, del 2030 del 2050, siano attraversati e non saltati con un'asticella. Credo che lo dobbiamo fare già dalla prossima legge di bilancio.

Dobbiamo affrontare i temi che riguardano le aree idonee per gli impianti fotovoltaici, dobbiamo riuscire anche a parlamentarizzare il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC), che deve essere lo strumento, il motore di questa rivoluzione necessaria. Tutto questo lo dobbiamo fare attraverso un'azione collegiale - lo dico a lei, Presidente, che spero se ne faccia carico -, perché per troppo tempo, per troppi mesi, non sono state assolutamente accettate le nostre sollecitazioni al Ministro. Comunque, il testo, che è stato mandato in Europa, secondo noi è assolutamente incompleto. Ecco perché chiediamo, abbiamo bisogno che quel testo, che effettivamente è l'epicentro della discussione e del motore, non solo di sviluppo, ma anche per il rispetto e il miglioramento del nostro ambiente, venga discusso nel luogo più importante del nostro Paese, ossia la Camera che lei presiede, Presidente.

Ho fatto questa premessa perché nel lavoro che abbiamo fatto in Commissione - ringrazio il presidente Rotelli -, abbiamo visto, logicamente nelle diverse posizioni e vedute, che questo appuntamento, per noi importante, è stato discusso poco, forse non c'è stato il tempo, non c'è stato il momento giusto o, comunque, non ci sono stati momenti di discussione, ma credo che dobbiamo farlo.

Ecco perché invito lei, Presidente, e il Presidente della Commissione Rotelli a cercare di essere veicolo, volano, per portare in quest'Aula tutti quei temi che oggi possono migliorare il nostro clima e l'ambiente in cui viviamo: il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, il FER 2, che sono gli incentivi per le fonti rinnovabili, le aree idonee per i pannelli fotovoltaici, la possibilità di dare velocità, nella prossima legge di bilancio, a tutte le economie che possono incentivare il sistema delle auto elettriche, dell'efficienza energetica delle nostre abitazioni. Ci sarà una direttiva sulle case green, in questo momento la proposta è in discussione nel Trilogo, e credo che, su questo, il Governo debba farsi carico di dare, anche attraverso un codice unico degli incentivi, strumenti duraturi e strutturati nel tempo, la possibilità di efficientare le nostre case. Si parla di 180 mila cantieri l'anno per riuscire a raggiungere quegli indicatori che l'Europa ci ha dato.

Dobbiamo iniziare subito per affrontare tutta la parte del post superbonus; dobbiamo affrontarla subito e dare risposte alle famiglie e alle imprese, ma soprattutto attraverso una scelta ideale. Anche in questo caso, lo ripeto, spero, con il suo interessamento, Presidente. Infatti, credo che ci debba essere una scelta ideale in cui tutti gli edifici pubblici, che siano scuole, strutture sanitarie, caserme, edifici pubblici e istituzionali, siano efficientati al 100 per cento.

È una scelta ideale che non deve avere colore politico. È una scelta ideale che deve attraversare tutti noi. Ecco perché, lo dico in quest'Aula, credo che oggi questa scelta debba essere fatta.

Arrivo al decreto, Presidente, perché credo che dobbiamo dare alcuni numeri, perché sarebbe forse poco corretto terminare il mio intervento solo sugli aspetti ambientali. Credo che siamo qui a discutere soprattutto di due decreti (il decreto n. 61 e il decreto n. 88), in cui affrontiamo il tema dell'emergenza, ma anche della ricostruzione.

Per dare alcuni numeri: sono esondati 23 corsi d'acqua, rompendo gli argini; sono stati allagati campi; logicamente, ci sono stati 17 vittime - non sono assolutamente poche - e 23 mila sfollati - 23 mila sfollati! -, una roba veramente eccezionale; tanti danni alle città e ai piccoli comuni, dove le persone sono rimaste isolate per molte settimane. Ci sono state 1.105 frane. Vi sono zone che versano in situazioni di grave pericolo: 772 strade sono state interessate da frane, da smottamenti, per cui, oggi, i vari soggetti - la provincia, i comuni, ma soprattutto l'ANAS - dovranno immettere risorse per dare risposte a tutte quelle zone che non solo sono abitate da persone, ma si trovano nell'area più produttiva d'Italia, per quanto riguarda il food e il manifatturiero. È sicuramente un'area che oggi, come sapete benissimo, ha un PIL importante, che è il motore anche dal punto di vista economico del nostro Paese.

Su questo, con riferimento al Governo, nel momento in cui è partito, c'è stata un po' di difficoltà, non solo dal punto di vista istituzionale, anche se la Premier è andata in quelle aree, ha dichiarato lo stato di emergenza dopo otto giorni - anzi sono stati di più -, ha attivato lo stato di emergenza, ci sono state attese anche per il decreto sull'emergenza.

C'è stato un rapporto sicuramente buono con la regione ma ad oggi noi vediamo che questi decreti, il decreto n. 61 e il decreto n. 78, non hanno dato, per quanto ci riguarda, risposte concrete ai reali bisogni di queste aree e cerco declinarle. Con i nostri 166 emendamenti - che abbiamo depositato per quanto riguarda il decreto-legge n. 61, poi ce ne sono stati altrettanti che hanno interessato il decreto-legge n. 88 - siamo riusciti a toccare temi importanti, temi che possono, in questo caso, essere fondamentali per la ricostruzione del nostro Paese. Al primo punto abbiamo cercato di mettere la sicurezza del territorio e il ripristino delle infrastrutture, e di finanziare, attraverso i nostri emendamenti, oltre 2 miliardi del Fondo di emergenza nazionale. Abbiamo cercato, attraverso un emendamento, di indirizzare 1 miliardo per il ripristino della viabilità di oltre 700 strade distrutte. Abbiamo cercato di dare sostegno ai settori produttivi, con ristori in una misura non “fino” al 100 per cento, ma “pari” al 100 per cento.

E qui arriva il primo punto in cui il Governo entra in contraddizione e, soprattutto, entra in contraddizione la Premier Meloni, la quale ha dichiarato a tutte le televisioni, più volte, che lei e il Governo erano disponibili a coprire al 100 per cento ogni tipo di ristoro, sia esso per le aziende, sia esso per i cittadini. Ma questo non è successo. In questo decreto non c'è la copertura per le aziende fino al 100 per cento. E non abbiamo capito, anche in Commissione, cosa volesse dire con questo. Ad oggi, queste coperture non ci sono.

Altro aspetto importante: le garanzie per le imprese. Anche in questo caso, abbiamo cercato di riprendere alcune esperienze, come quella del COVID, per cui già all'epoca avanzammo una proposta, che fu sostenuta, a garanzia della SACE, e speravamo di riuscire a fare la stessa cosa per le imprese emiliane, toscane e delle Marche, proprio per garantire al 100 per cento i possibili finanziamenti e i prestiti ponte per le imprese. Anche a questo è stato detto di “no”. Un altro aspetto su cui abbiamo cercato di rafforzare il rapporto con i cittadini, è stato poi quello di cercare di agevolare le misure delle utenze, le tariffe, attraverso la rateizzazione, e anche in questo caso ci è stato detto di “no”, che non c'erano le coperture.

Su questo, il Governo sicuramente ha messo le risorse: sono 1 miliardo e 600 nel decreto-legge n. 61 e 2 miliardi e mezzo nel decreto-legge n. 88. Devo dire che, non solo dalla regione Emilia-Romagna, non solo da tutte le province e da tutti i comuni, senza distinzione di colore politico, è stato detto che le risorse che oggi servono per superare l'emergenza e per riuscire ad affrontare la ricostruzione in maniera seria e coerente, riportando allo stato originale le cose, sono pari a quasi 9 miliardi. E su questo, oggi, il Governo non ha risposto: a tutti i nostri emendamenti e a tutte le nostre azioni.

Anche nel rapporto con gli enti locali, noi abbiamo cercato di affrontare i temi che i comuni hanno posto. Un esempio fra tutti è il contributo affitti per quelle povere persone che oggi hanno difficoltà economica: 25 milioni. Non si sono trovate queste risorse. E soprattutto, il rapporto con gli enti locali per l'enorme impegno, ma soprattutto per la capacità e la possibilità, da parte degli enti locali, di affrontare questa emergenza attraverso un personale, che, già nelle situazioni normali, non è sufficiente.

Nel decreto-legge n. 88 del 2023 è chiaramente specificato il fatto che tutta la parte della gestione, per quanto riguarda i ristori, dovrà essere fatta dai comuni senza risorse e senza personale. Ma come pensate di riuscire a gestire tutto questo senza alcuna risorsa ai comuni?

Noi abbiamo fatto sopralluoghi in cui abbiamo visto comuni rispondere veramente in una maniera eccezionale. Io ho guardato filmati, siamo stati dai sindaci, siamo stati presso le comunità dell'Emilia-Romagna, e devo dire che abbiamo visto non solo una grande forza, ma anche una grande capacità di rimettersi in gioco, di rimettersi in discussione, di tirar fuori veramente il meglio di sé: preparare da mangiare nella piazza, portare da mangiare ai volontari, la bellissima esperienza che c'è stata da parte degli angeli del fango, da parte di quei ragazzi. E devo dire grazie all'onorevole Bakkali, che ha presentato un emendamento proprio sui crediti formativi per questi ragazzi. Credo che questo sia un messaggio importante che abbiamo dato, di grande rispetto e di grande scelta d'impegno civile da parte delle nuove generazioni. Ecco perché dobbiamo valorizzarlo e dobbiamo estenderlo anche agli studenti universitari.

Detto questo, per tornare al tema del rapporto con gli enti locali, dobbiamo riuscire a impegnare il Governo, anche nei prossimi provvedimenti, a trovare quelle risorse, a dare risposte al sistema degli enti locali, nel sistema delle utilities, ma, soprattutto, alla ricostruzione e al supporto dei servizi socio-assistenziali e della sanità. Anche in questo caso, noi abbiamo presentato emendamenti e anche qui c'è stato risposto picche. Guardate che si parla della carne viva della società, carne viva. Ecco perché io chiedo, anche in questa discussione generale, di prendere nota per riuscire a fare ciò anche nei prossimi appuntamenti. E noi lo faremo, sia negli emendamenti - che abbiamo già ripresentato tutti, anche se sicuramente sarà posta la fiducia a breve e verranno tutti accantonati -, ma lo rifaremo anche negli ordini del giorno, punto per punto. Noi marcheremo, punto per punto, tutti i problemi che oggi sono stati evidenziati, non solo dal PD, ma da tutte le associazioni di categoria, le associazioni di volontariato, le strutture comunali, i LEP, la popolazione. Nel comune di Forlì - l'ho visitato personalmente - dopo 15 giorni, in alcune case popolari, non c'era ancora completamente la luce in tutti i locali - non c'era ancora la luce - e questo non è possibile. Vuol dire che il sistema non funziona, vuol dire che dobbiamo riuscire a mettere più risorse, soprattutto in quelle strutture sociali e in quei comuni che oggi hanno difficoltà.

L'altro aspetto su cui voglio soffermarmi è proprio il decreto-legge n. 88 del 2023, relativo alla ricostruzione.

Sicuramente, con questo decreto, noi abbiamo affrontato temi che riguardano molti aspetti della ricostruzione, in parte alcuni temi sono stati anche risolti e sono state messe risorse su cose sicuramente positive, ma c'è ancora tanta strada da fare. Infatti, speriamo di no, ma sicuramente altri eventi di questo genere ci saranno; se non mettiamo da subito mano a un codice della ricostruzione, a una struttura tecnica che si occupi dell'emergenza. Sì, c'è la Protezione Civile, ma noi abbiamo bisogno di una struttura tecnica e di un codice che dia strumenti immediati agli enti locali, alle regioni e allo Stato per iniziare, attraverso regole certe, che non possono cambiare ogni volta in base al colore politico, a dare risposte concrete e rapide agli enti locali e alle zone che hanno subito eventi e disastri del genere. Ecco perché il codice può essere un elemento importante. C'è una legge, a firma dei colleghi Braga e Trancassini. In questo caso è stata abbinata in Commissione, noi l'abbiamo presentata a firma Braga. È un'esperienza che è stata gestita e vissuta, non solo nella legislatura precedente dal Partito Democratico, ma anche dalle realtà locali, come possono essere le zone del cratere delle Marche e dell'Abruzzo, con un buonissimo lavoro, esperienze importanti, esperienze vive, che devono essere riprese e che possono essere elementi fondanti per una legge che possa dare risposte concrete.

Come dicevo, il decreto-legge n. 88 del 2023 non è sicuramente all'altezza della situazione. Noi dobbiamo dare strumenti molto più importanti, anche perché c'è un altro aspetto: i danni che oggi le regioni e i comuni hanno certificato sono visibili, cioè quelli che ci sono ora, adesso, ma sicuramente ci sono danni che non si vedono oggi, ma che si vedranno nei prossimi mesi e anni, come in agricoltura. Noi, oggi, sull'agricoltura abbiamo fatto pochissimo, come dirà poi meglio il mio collega Vaccari. Conosciamo benissimo la delicatezza della zona, per cui oggi tutte le attività produttive in queste aree hanno bisogno di avere sostegno; non solo oggi, ma anche e soprattutto negli anni futuri. Ve lo posso dire, perché vengo da zone in cui questi eventi ci sono stati e hanno creato problemi veri all'agricoltura, posticipando la produzione di 2-3 anni. Ha comportato questo ciò che è successo in Toscana, ma anche in Emilia-Romagna sicuramente comporterà problemi in tutta la produzione in agricoltura.

L'ultima questione, su cui dobbiamo riflettere ulteriormente, è che manca un aspetto, che noi abbiamo cercato di far capire al centrodestra, attraverso la politica e le dichiarazioni dei nostri parlamentari emiliani, romagnoli, toscani e marchigiani sulla struttura commissariale. È un dibattito che non abbiamo fatto attentamente. Lo devo dire e forse, Presidente, anche su questo dovremmo fare un'ulteriore riflessione e sicuramente anche nella futura legge sul codice della ricostruzione. Noi dovremmo pensare che i commissari dell'emergenza - e anche qui il tema non riguarda alcune politiche - debbano essere i presidenti della regione, in questo caso delle regioni colpite. E ciò non perché oggi il generale Figliuolo non sia all'altezza della situazione, assolutamente no; anzi, come Partito Democratico, abbiamo espresso un augurio di buon lavoro per i prossimi mesi e noi abbiamo ritenuto che un solo anno, come durata dell'incarico, sia pochissimo e abbiamo richiesto di portarla a tre anni. Noi pensiamo, però, che oggi il commissariamento su eventi del genere debba essere gestito dal presidente della regione, perché è l'unico che può nel caso governare, dal punto di vista politico, il rapporto con gli enti locali, è l'unico che può avere un rapporto diretto con il mondo produttivo e associativo e, soprattutto, organizzare gli aspetti generali, non solo per quanto riguarda l'emergenza, ma anche per quanto riguarda la ricostruzione.

Ecco perché quanto discusso fino ad adesso, non basterà e sicuramente ritorneremo sui temi dell'emergenza della ricostruzione da eventi ambientali e climatici. Sicuramente, però, noi dovremo fare un salto di qualità politica, un salto nei metodi di lavoro e nella capacità di gestire il sistema delle risorse, per riuscire ad accantonare, anche nelle prossime leggi di bilancio, tutta una serie di economie che sicuramente serviranno - speriamo di no, ma sicuramente serviranno - per i prossimi eventi riguardanti le calamità naturali. Sicuramente, poi, in questo processo, se la maggioranza vorrà, noi ci saremo, perché è una situazione che ci interessa, di cui ci vogliamo prendere cura, perché l'emergenza non ha colore politico, ma deve essere centrata sulle persone con responsabilità politiche e istituzionali, che oggi rappresentano veramente i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Anzitutto rinnoviamo la nostra piena solidarietà alle popolazioni colpite dagli eventi alluvionali di maggio. Tuttavia, noi qui siamo in Parlamento, quindi, alle parole dobbiamo far discendere fatti concreti e aiuti decisivi. La dimostrazione che il cambiamento climatico sia una questione da affrontare con la massima urgenza e senza alcun tentennamento sta nel fatto che, a distanza di qualche settimana dalla conversione in legge del decreto Siccità, quest'Aula passa all'esame della conversione di un nuovo decreto, che questa volta riguarda l'emergenza provocata dagli eventi che lo scorso mese di maggio hanno colpito l'Emilia-Romagna. Basterebbe ascoltare la scienza e gli scienziati, per capire che i cambiamenti climatici vanno affrontati non più come un'emergenza a suon di decreti-legge ma come qualcosa di strutturale, da affrontare con misure complessive e lungimiranti. Lo hanno per fortuna iniziato a capire anche a livello europeo, ora vediamo se anche il Governo italiano comprende che ambiente e sviluppo non sono in contrasto fra loro.

Dobbiamo partire anzitutto dall'ascolto dell'ambiente, da cui davvero dipende la nostra sopravvivenza. Per chi guarda questi fenomeni estremi nel limitato orizzonte della meteorologia, dando magari credito a qualche fake news, c'è il rischio di cadere in una facile ironia nel giudicare quello che invece i climatologi continuano a ricordarci, ossia che siccità, bombe d'acqua, ondate di calore, scioglimento dei ghiacciai, perdita di biodiversità, grandinate come quelle che abbiamo visto in questi giorni, sono tutti fenomeni connessi e correlati con la crisi climatica in atto, dovuta in massima parte all'innalzamento delle temperature del pianeta. E la scienza dei cambiamenti climatici è concorde nel ritenere che questa sia in massima parte dovuta all'aumento delle emissioni di CO2 indotto dall'attività umana, ossia dalla combustione di petrolio, carbone, gas.

Purtroppo, il discorso pubblico della destra italiana, europea e americana segue da anni lo stesso identico filone: negare il problema, banalizzare gli allarmi lanciati dai climatologi, costruire una narrazione che smonta l'urgente necessità di una transizione ecologica per far fronte alla crisi climatica, oppure evocare presunti complottisti che agiscono dietro la presunta minaccia del riscaldamento globale, fingendo di non sapere che a finanziare la bolla negazionista molto spesso è il mondo dei combustibili fossili, che hanno accumulato miliardi di extraprofitti dalla bolla speculativa sul costo dell'energia. La prova evidente che manca ancora la consapevolezza piena della portata della crisi climatica è che ci si muove ancora una volta nella dimensione dell'emergenza, della straordinarietà, nonostante sia la natura a dirci sempre più con forza che siamo di fronte a fenomeni ricorrenti e strutturali, per i quali è necessaria una strategia di medio e lungo termine, capace di rendere il Paese maggiormente resiliente al cambiamento climatico.

L'unica vera emergenza in questo senso sarebbe vedere approvato subito il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico che risale ormai al decennio scorso e attualmente fermo ancora alle procedure di VAS. Dal 1° al 17 maggio, con due concentrazioni, entrambe straordinarie su un'area estremamente vasta, sette province dell'Emilia-Romagna, si è riversata una quantità di precipitazioni pari a 4 miliardi di metri cubi d'acqua, eventi senza precedenti nelle serie storiche dell'Emilia-Romagna, che hanno portato all'esondazione contemporanea di 23 corsi d'acqua e al superamento della soglia più critica di altri 13 fiumi.

Evento eccezionale, si è detto, ma questa eccezionalità rischia di essere sempre più ricorrente se la inquadriamo nella più epocale crisi climatica ed ecologica in atto e come tali dovremmo approcciare in modo strutturale le risposte, affrontando le cause e non limitandosi a rincorrere i sintomi con atti emergenziali, riconoscendo che siccità e alluvioni sono problemi che mostrano molte connessioni, la cui gestione va definita in modo integrato, viceversa l'azione del Governo si muove ancora una volta con un approccio commissariale. Dopo due mesi dagli eventi alluvionali e franosi di eccezionale intensità che hanno interessato il territorio delle province di Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini e che si sono estese dal 16 maggio al territorio di vari comuni, la cosa certa è che abbiamo un nuovo commissario straordinario, che si aggiunge a quelli per la siccità, a quelli per il dissesto idrogeologico, a quelli per accelerare la predisposizione e l'attuazione del piano nazionale di interventi nel settore idrico, al commissario unico nazionale per la depurazione, ai commissari delegati per gli interventi urgenti per la gestione della crisi idrica.

Una politica fondata sui commissariamenti e le emergenze, certamente una politica di corto respiro che rincorre affannosamente emergenza dopo emergenza, incapace di seguire una vera strategia di adattamento agli effetti del cambiamento climatico, che impone a tutti di riconsiderare la scala dei modelli previsionali, i principi della pianificazione, la programmazione e la qualità degli interventi necessari per mettere in sicurezza il territorio. Di fronte alla devastazione del patrimonio pubblico e privato occorre certamente agire per un'immediata messa in sicurezza del territorio, per la riparazione degli immobili danneggiati e con misure di ristoro e di sostegno alle popolazioni colpite per consentire la ripartenza di famiglie e imprese, affinché ai danni materiali diretti non si aggiungano, quelli potenzialmente più gravi, dell'interruzione prolungata delle attività economiche.

Distinguere tra assistenza e ricostruzione, come inizialmente ha fatto il Governo, è stato un grave errore giocato sulla pelle dei cittadini romagnoli, probabilmente per qualche calcolo di convenienza politica, senza pensare che le due cose sono complementari, e più si tarda a dare risposte certe in termini di quantità, tempi e modalità di sostegno, e più si lasciano in difficoltà famiglie e imprese che devono poter rialzarsi avendo chiaro cosa lo Stato può fare per loro. Quelle migliaia di famiglie che solo grazie alla prontissima reazione dei cittadini stessi, del sistema di Protezione civile, dei Vigili del fuoco, delle Forze dell'ordine e delle migliaia di volontari mobilitati da tutta Italia, hanno ricevuto soccorso, i primi interventi necessari di ripristino del territorio.

A distanza di un mese dal primo decreto il Governo si è posto finalmente il tema della ricostruzione, salvo poi accorgersi che i tempi di conversione del decreto-legge n. 88 avrebbero comportato la precettazione del Parlamento a Ferragosto e, così, nel corso dell'esame di questo provvedimento in sede referente è stato presentato dal Governo un emendamento volto a far confluire nell'ambito del medesimo provvedimento l'intero contenuto del decreto-legge, ignorando ancora una volta i diversi richiami che quest'Aula ha fatto nel corso della XVIII legislatura, attraverso l'approvazione di atti di indirizzo politico con i quali si impegnava il Governo ad operare per evitare la confluenza tra diversi decreti-legge, limitando tale fenomeno a circostanze di assoluta eccezionalità da motivare adeguatamente nel corso dei lavori parlamentari.

A tale riguardo giova ricordare, altresì, che il Presidente della Repubblica nella sua lettera ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio dei ministri del 23 luglio 2021, nel segnalare l'opportunità di un ricorso più razionale e disciplinato alla decretazione d'urgenza, rileva che la confluenza di un decreto-legge in un altro provvedimento d'urgenza, oltre a dover rispettare il requisito dell'omogeneità di contenuto, dovrà verificarsi solo in casi eccezionali con modalità tali da non pregiudicarne l'esame parlamentare. Dobbiamo, purtroppo, prendere atto che anche questo Governo ignora la volontà del Parlamento e questi richiami del Capo dello Stato.

Ora, dalla fase delle somme urgenze, occorre passare subito agli interventi strutturali coinvolgendo direttamente i comuni, le comunità locali e gli enti territoriali di gestione che meglio conoscono le problematiche del territorio. Vogliamo sperare che la cabina di coordinamento per la ricostruzione che dovrà coadiuvare il lavoro del commissario straordinario vada in questa direzione e sappia trovare ulteriori forme di coinvolgimento degli enti territoriali per capire priorità e preminenza degli interventi da mettere in campo, anche in ragione delle risorse mese in campo dal Governo. Da questo punto di vista siamo di fronte a una disponibilità finanziaria largamente insufficiente che, tra il decreto in esame e quello “Ricostruzione”, poi rifuso nello stesso atto normativo, ammonta a circa 4,2 miliardi di euro, neanche la metà dei 9 miliardi di euro di costi stimati da una prima ricognizione per la ricostruzione; peraltro, almeno 400 milioni sono già stati spesi per somme urgenze nella prima fase dell'emergenza.

Lo stesso meccanismo di risarcimento previsto dal Governo appare estremamente farraginoso e rischia di penalizzare nell'immediato quei cittadini che avrebbero invece assoluto bisogno di indennizzi immediati in spesa corrente per far fronte in molti casi alle condizioni di precarietà alle quali sono state costrette dall'alluvione. Come detto, dalla fase delle somme urgenze occorre passare agli interventi strutturali, ma è necessario farlo riprogettando e ricostruendo diversamente per rendere il territorio più resiliente attraverso interventi che integrino riduzione del rischio alluvioni e tutela e recupero degli ecosistemi. Su questo il decreto dice poco o nulla. Le alluvioni e le frane della Romagna sono state causate dalla crisi climatica, ma amplificate da un territorio in cui la montagna più abbandonata del Centronord è collassata su un territorio che ha il terzo tasso di cementificazione più alto d'Italia. Questo territorio va riprogettato; su questi territori si è smesso di fare manutenzione forestale da decenni, i boschi sono stati abbandonati a loro stessi senza cura, senza prevenzione, senza opere che potessero regimare l'acqua e il fango e farli scorrere in modo meno pericoloso, così come per i corsi d'acqua del reticolo idrografico medio si è continuato a prelevare sedimenti, a togliere spazio con la costruzione di argini alti, stretti e rigidi per recuperare spazio per costruire. La ricostruzione delle zone colpite dai gravi eventi alluvionali deve essere l'occasione per l'adozione di un articolato programma di riqualificazione morfologica ed ecologica dei corsi d'acqua interessati dagli eventi alluvionali, operando il ripristino della connettività monte-valle, la rinaturazione dei corpi idrici e degli argini, l'eventuale ampliamento delle aree di esondazione con la delocalizzazione degli immobili ricadenti in aree ad elevata pericolosità idraulica.

Serve una strategia capace di andare oltre la messa in sicurezza, per passare alla mitigazione, alla gestione del rischio, nello spirito della direttiva alluvioni che il decreto si dimentica di citare. La rinaturazione delle aree fluviali non è un'utopia ecologista, c'è un piano del PNRR per farlo con il Po per il quale sono stati stanziati 144 milioni di euro che andrà completato entro il 2026 per il quale serviranno 350 mila piante, quel progetto andrebbe scalato anche sull'intreccio di fiumi più piccoli di territori come la Romagna, anche perché siamo l'unico grande Paese europeo a non avere un piano nazionale di rinaturazione dei fiumi che permetta alle aree circostanti di funzionare come spugne che trattengono acqua durante le piene, le rallentano e poi le rilasciano nel momento di deficit idrico. A questo sapiente programma basato su un mix di ingegneria ed ecologia dovrebbero collaborare le Autorità di bacino distrettuale che conoscono bene la geomorfologia del territorio e che sono state inspiegabilmente tenute fuori dalla cabina di coordinamento per la ricostruzione. Buona parte degli emendamenti presentati dal nostro gruppo erano proprio finalizzati a promuovere interventi in questa direzione, evitando di ricostruire tutto come prima ma, ovunque possibile, puntando a rendere il territorio maggiormente resiliente. Grazie a un nostro emendamento approvato nel piano speciale di interventi sulle situazioni di dissesto idrogeologico che il commissario è chiamato a predisporre, dovranno essere previsti anche interventi integrati di mitigazione del rischio idrogeologico e di tutela e recupero degli ecosistemi e della biodiversità, nonché per la delocalizzazione di beni in aree a elevata pericolosità idraulica.

La Premier Meloni più volte ha affermato negli ultimi mesi: “Voglio difendere l'ambiente ma con l'uomo dentro”. Non mi soffermo tanto sulla prima parte, cioè quel “vogliamo difendere l'ambiente”, perché pare più una dichiarazione di intenti se non supportata da azioni concrete, ma vorrei soprattutto ragionare su quella parte “con l'uomo dentro”, perché l'uomo - sarebbe meglio dire l'umanità - per forza che è dentro, salvo che non si intenda trasferirlo su un altro pianeta. Ma proprio perché siamo dentro e da lì non si esce, ciò che ci accoglie e in cui viviamo deve essere la priorità. L'umanità è dentro questo ambiente. Deve cambiare il suo modo di stare all'interno e le modalità per consentirle di stare dentro e starci bene le deve individuare la politica, indirizzando e incentivando verso un modello economico nuovo. La transizione ecologica è una grande occasione anche per creare lavoro, nuovo lavoro, ma la politica deve avere una vision per tenere tutto insieme. Se, invece, ideologicamente l'ambiente viene sempre dopo, vuol dire essere negazionisti di una situazione oggettivamente compromessa. Sappiamo che di tempo ne è già stato perso tanto da tutti, ma non ci possiamo permettere di perderne altro.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.

GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Non potevo non intervenire in questa discussione generale su un tema così importante come l'alluvione e non è chiaramente un intervento che prende il cuore di alcuni di noi, cioè quelli che sono territorialmente esposti, come me che vengo dalle Marche, perché ricordo che questa alluvione ha colpito, oltre alle Marche, anche l'Emilia-Romagna e la Toscana, due regioni sicuramente meno citate perché meno colpite geograficamente, ma che di diritto, purtroppo, fanno parte di questa circostanza. Però, io vorrei entrare più nel focus del tema e di come è stato gestito e lo vorrei fare soprattutto su un piano politico, perché di numeri ne sono stati dati tanti dai miei colleghi che hanno preceduto il mio intervento e ne saranno dati tanti negli interventi che seguiranno.

Però, credo che sia importante fare una premessa che è fondamentale, perché quando parliamo di alluvioni non possiamo derubricare il problema a evento straordinario e inaspettato, quando oggi il tema è quello dei cambiamenti climatici e del dissesto idrogeologico ed è un tema che si reitera da parecchio tempo, da troppo tempo, e soprattutto si reitera nel silenzio soprattutto di questa maggioranza e di queste forze di Governo, che si ostinano a non riconoscere il problema di questi cambiamenti climatici come un problema reale, quando oramai anche il mondo scientifico e la comunità scientifica, dopo decenni di confronto duro, lo hanno riscontrato soprattutto a causa degli eventi fattuali che tutti i giorni attraversano la nostra vita. Io penso al discorso delle temperature eccezionali mai viste prima: a Roma 42 gradi in questi giorni; nella Death Valley, che non ha un nome ameno, si sono raggiunti cifre e valori mai così alti.

Oggi la siccità, le inondazioni, i tornado, gli allagamenti, eventi che una volta avevano ricorrenze periodiche molto lunghe, appartengono alla cronaca di ogni anno, di ogni stagione, di ogni Nazione e di ogni continente. Allora, quando non c'è la comprensione del problema, non può esserci la prevenzione e poi escono fuori soluzioni che sono, ahimè, scarne, e lo dico con rammarico. È vero che noi in questo Parlamento abbiamo posizioni politiche differenti su tanti temi, spesso divisive in maniera molto forte. Ci sta ed è nella competizione politica, nel modo di vedere il mondo, passando per certi temi, come i diritti civili, ad altri, che magari sono più etici.

Quindi, è naturale e, forse, il nostro compito è proprio questo, ossia quello di rappresentare le differenze. Tuttavia, abbiamo assistito, ahimè, a discussioni portate avanti da molti esponenti di questa maggioranza che ancora continuano a negare il problema dei cambiamenti climatici. Sono aspetti che noi abbiamo messo proprio nel simbolo del nostro partito. Il 2050 è infatti un orizzonte temporale da raggiungere per invertire la rotta in fretta, perché questo ci chiede il mondo intero e non solo la comunità scientifica. L'ultimo sondaggio dice che in Europa il 98 per cento dei cittadini sono convinti che quello che si sta facendo è troppo poco. Fra di loro, in molti, più della maggioranza, sono convinti che bisogna accelerare in certe direzioni e noi vediamo quotidianamente quanto queste direzioni vengano frenate, se non osteggiate, o, addirittura, quanto il Governo si metta di traverso su queste azioni.

Oltretutto, sempre ragionando sul piano politico - poi entreremo un po' di più su quello tecnico - è stato brutto vedere le azioni del Governo. Normalmente, il Governo italiano, verso tutti i suoi cittadini, a prescindere dal colore, che sono in condizioni di calamità naturali, è molto rapido. Cito, per esempio, il sisma del 2012, quando il commissario fu scelto in una settimana, o il sisma del 2016, quando fu scelto in 15 giorni. Qui abbiamo avuto un commissario dopo oltre 70 giorni e tutto questo in un dibattito non nella continuità emergenziale, che ha sempre portato a scegliere i governatori delle regioni. Questo lo dico - capiamoci bene - senza alcun interesse, perché penso che sia noto a tutti che il MoVimento 5 Stelle non governa alcuna regione. Quindi, non si tratta di simpatia, antipatia o consenso elettorale per le prossime elezioni ma della necessità e dell'urgenza di intervenire per i cittadini.

Anche su un provvedimento emergenziale è entrata la politica e vi è entrata tristemente. Questo prescinde dal giudizio sulla nomina, del 6 luglio, del generale Figliuolo, a cui auguriamo il massimo lavoro e la massima efficienza e non abbiamo dubbi. Tuttavia, c'è stata questa contrapposizione politica per contrastare una regione politicamente avversa, che è l'Emilia-Romagna, e questo senza considerare che ci sono anche i cittadini delle Marche, che non sono migliori degli altri ma hanno un governo di destra. Quindi, perché si fa il partitismo sulle calamità naturali? Non è corretto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora bisogna lavorare con coscienza, con dignità e con onore, e questo, purtroppo, non l'abbiamo visto né nelle scelte e nell'agire rispetto a certe indicazioni e a certe azioni che dovevano essere più tempestive, né l'abbiamo sentito, ahimè, nelle parole di alcuni esponenti di Governo, che ci abituano oramai - speriamo di non prendere l'abitudine e di non perdere la capacità di meravigliarci - a sentire certe affermazioni. Ne cito due, che provengono da persone coinvolte direttamente. Una è quella del Ministro Musumeci, che dice: “Il Governo non è un bancomat”. Meno male, grazie, perché dalle affermazioni della Meloni, che diceva in precedenza “1.000 euro con un click”, sembrava che fosse un distributore automatico, un cash dispenser. Oggi siamo arrivati a capire che il Governo non è un bancomat (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ci stiamo arrivando e forse da qui a 5 anni avremo anche compreso l'importanza del governare e di assumersi le responsabilità. Diamo tempo al tempo. “Pronti”, come forse hanno capito tutti, era uno slogan, ma è evidente che non c'è stata questa capacità.

Poi, ne cito un'altra, perché non è finita e si riaggancia al discorso che facevo prima. Ricordo quando il Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Galeazzo Bignami, diceva: “Voi vi fidereste di”, riferendosi ai governatori dell'Emilia-Romagna, che - ripeto - non sono nostri. Si deve smettere di fare questa battaglia politica. Il nostro compito dev'essere quello di trovare soluzioni, veloci ed efficaci. Queste soluzioni non ci sono in questo provvedimento e ci dispiace. Noi non vogliamo essere ipocriti e l'ipocrisia la lasciamo a chi l'ha voluta praticare per consenso politico. Noi non facciamo questo tipo di ragionamento. Il nostro compito è di dare il nostro apporto e questa capacità - e ringrazio i presenti - è data dalle opposizioni e le cito, perché ritengo che abbiamo tutti quanti una stessa funzione. Dunque, riconosco ai miei colleghi dell'opposizione, ma non al Governo, questa capacità. Io ringrazio i colleghi del PD, di Alleanza Verdi e Sinistra e i colleghi del MoVimento 5 Stelle di stare qui a intervenire, perché su 10 interventi in discussione generale 9 sono dell'opposizione e un intervento è della maggioranza. Quindi, una maggioranza che conta su oltre 230 parlamentari ne ha trovato solamente uno, l'onorevole Pulciani, che voglio citare e ringraziare, che si è preso la briga di stare qui a discutere questo argomento, che evidentemente non interessa gli altri 229 deputati. Allora, anche qui forse ci sta l'indicazione di come questo provvedimento sia debole nelle sue prospettive, nelle sue premesse e nelle sue soluzioni. Questo denota una mancanza di attenzione che, lo ripeto, è pericolosa, perché non parliamo di un evento che ha una ricorrenza come quella dei terremoti, che vanno per conto loro, seppure anche quelli abbiano una minima interazione umana. In questo caso, parliamo di eventi che sono stati frequentissimi nel mondo e in Italia e che - mi auguro di essere smentito dai fatti ma sono proprio i fatti che mi danno la conferma - saranno ancora più ricorrenti. Quindi dobbiamo entrare su altri provvedimenti.

Ma al di là di questo, questo evento ha riguardato tre regioni, ha prodotto 200 frane più importanti e oltre 1.000 frane minori e ha bloccato le infrastrutture nazionali. L'Italia è stata bloccata nelle sue ferrovie, nell'autostrada, nelle linee principali, c'è stato un blocco, c'era gente che non poteva tornare a casa e muoversi da una regione all'altra, perché l'Emilia-Romagna, le Marche e la Toscana sono il centro dell'Italia e da lì passano tutti i nodi. Questo ci fa capire che non è un evento straordinario, perché il clima ci ha sempre riservato delle questioni straordinarie ma non di questa entità, non di questa estensione, non in tutti questi comuni, con 20.000 sfollati, 17 morti. Sono numeri che ci devono far capire, devono darci la sveglia, altrimenti quando la prendiamo questa sveglia?

Allora dobbiamo entrare in questo argomento, ma dobbiamo entrarci con il cuore libero da ogni interesse politico, dalla propaganda, dobbiamo entrarci per trovare le soluzioni, perché il mondo sta andando in una direzione che, se non la cambiamo, ci porterà contro un meteorite. Non voglio essere catastrofico, non lo sono per carattere, non lo sono come persona, ma, nella consapevolezza che mi distingue, dobbiamo essere consapevoli di quello che stiamo gestendo, sia nelle premesse, come dicevo prima, sia nelle soluzioni. Abbiamo visto come tutto quanto venisse raccontato in modo facile dal mondo sereno dell'opposizione e abbiamo visto come tutto quanto sia diventato estremamente difficile. Mi viene da sorridere, ma mi rendo conto che c'è poco da ridere, non voglio mancare di rispetto, ci mancherebbe. I soldi non sono mai abbastanza, è vero, e lo Stato non è un bancomat (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È sempre stato così, si poteva dire meglio. Quindi, lo Stato deve gestire le problematiche e le risorse: sono sempre tante le problematiche e poche le risorse, ma bisogna cercarle. In pandemia, noi abbiamo fatto cinque scostamenti di bilancio, abbiamo trovato 130 miliardi per gli italiani, abbiamo portato 209 miliardi, mai visti prima, con il PNRR dall'Europa. Questo Governo non è capace neanche di spendere quelli che già ci sono, quindi comprendiamo la difficoltà nel trovare quelli che non ci sono. C'è una certa coerenza in tutto questo, però bisogna impegnarsi di più, bisogna darsi da fare. La soluzione, se uno non se la fa venire nelle proprie idee, la può prendere dalla minoranza. Noi abbiamo presentato decine e decine di emendamenti, alcuni sono stati accolti, ma in un numero troppo esiguo. Non era una contrapposizione politica, parliamo proprio dell'argomento calamità naturali, catastrofi. Di quale contrapposizione vogliamo parlare, se non quella di trovare soluzioni insieme?

Allora, una delle soluzioni che abbiamo sempre proposto, ma su cui il Governo vediamo che è sempre restio, è tassare gli extraprofitti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo periodo particolare ci ha mostrato come alcune società abbiano avuto un lucro oltre il legittimo tornaconto, che noi riconosciamo, perché l'impresa è fondamentale, crea anche occupazione e noi la rispettiamo e tuteliamo. Tuttavia, i parametri sono andati oltre quelli del normale guadagno. Una volta, nel ventennio, veniva chiamato addirittura mercato nero, si condannava chi lo faceva. Noi non vogliamo arrivare a questo, ci mancherebbe, però è necessaria una sensibilità nel comprendere che chi ha di più e ha avuto di più, anche in un periodo di difficoltà, deve aiutare, perché non andiamo a metterlo in difficoltà togliendogli i soldi per l'essenziale. Gli extraprofitti andavano tagliati, andavano tassati, andavano trovate queste risorse.

Qui sono stati fatti tanti annunci, si è parlato di soldi disponibili, di cifre maggiori, poi uno va a vedere i provvedimenti e non ci sono neanche quelli promessi. Le regioni e i comuni parlavano di una necessità di 9 miliardi: qui, prima, erano 2,2, poi si erano accorti che erano 1,3, poi ne sono usciti altri 2,5, sono 3,8. Siamo ben lontani dalle cifre necessarie per far ripartire i comuni. Qui ci sono comuni che hanno perso tutto, ci sono imprese che hanno perso i macchinari, l'azienda, le strutture, persone che hanno perso la casa, la macchina, gli arredi. Sono quelli che l'alluvione l'hanno vissuta. Io vivo in una città che è stata inondata da un evento meteorologico improvviso, l'ho visto, io smontavo le macchine per farle ripartire insieme ai miei concittadini. Qui cito gli “angeli del fango”, quei giovani che, una volta, qualcuno ha definito “sul divano”. Senza soldi, per spirito di solidarietà, quello che deve muovere gli italiani migliori, sono scesi in strada a pulire, a dare una mano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quella mano che, forse, spesso è mancata dal Governo, che denigra i cittadini e quei giovani volenterosi, che sono la migliore immagine dell'Italia, quelli che, dopo, vengono sbeffeggiati, sempre per fare politica, da persone che, magari, si scordano anche di assolvere ai propri obblighi di imprenditori e sono al Governo.

Ma oggi non è il caso di parlare di questo, parliamo di altro. Tornando a noi, questo provvedimento aveva bisogno di maggior coraggio, di maggior impegno, aveva bisogno di azioni concrete. Noi le abbiamo proposte e abbiamo presentato diversi emendamenti, non sono stati accolti. Ormai è così, non darà le soluzioni, non ci sono le soluzioni, la soluzione per tutto non ce l'ha, non chiedevamo la bacchetta magica, ma una maggiore attenzione, una maggiore cura e una maggiore tutela, che non ci sono state. Quindi, noi non possiamo che riscontrare la nostra contrarietà a questo provvedimento, ma non il calo della nostra attenzione al problema che, lo ribadisco e lo continuiamo a dire, per noi è centrale e sarà centrale nei prossimi anni: si chiama cambiamento climatico. Queste ne sono le conseguenze dirette, saranno sempre più ricorrenti; dobbiamo essere ancora più pronti di come siamo stati in passato e questo sarà l'impegno per il futuro. Quindi, noi ci saremo sempre.

Detto questo, penso che posso anche concludere, perché non voglio rubare altro tempo alla discussione, ma invito il Governo, concludendo, ad avere un maggiore coraggio, da ora in avanti, quello che fino ad oggi non abbiamo visto (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Curti. Ne ha facoltà.

AUGUSTO CURTI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie al rappresentante del Governo. Proverò a utilizzare il tempo a disposizione per rimanere all'interno del provvedimento che, di fatto, oggi inizia la sua discussione qui, in quest'Aula parlamentare, seppure io condivida pienamente gli interventi che mi hanno preceduto sul tema centrale, principale che riguarda i cambiamenti climatici. Nel rimanere su questo provvedimento, condividendo quanto detto dall'onorevole Simiani, che mi ha preceduto, e non condividendo il contenuto, perché ricco di molte mancanze, io credo, signor Presidente, che questo provvedimento nasca male, perché inizia male nel ragionamento che vuole affrontare, e finisce male, soprattutto.

Infatti, io credo che le crisi vadano affrontate con cognizione di causa, credo che le crisi vadano affrontate con coraggio, con unità e con una imprescindibile sensibilità. Questo è un teorema fondamentale che, nostro malgrado, abbiamo dovuto apprendere affrontando la drammatica serie di emergenze che ha colpito il nostro Paese negli ultimi anni. Ma, nonostante ciò, questo provvedimento, Presidente, non appare ispirato dalla dovuta cognizione di causa ed è stato caratterizzato, oggettivamente, da scelte tutt'altro che coraggiose. Questo è un provvedimento, Presidente, che si distingue per le sue inqualificabili dimenticanze, è un provvedimento che si distingue per i suoi inconcepibili ritardi attuativi, è un provvedimento che si distingue per scelte talmente ciniche che, a volte, parlare di insensibilità sembra, francamente, anche un po' riduttivo. E penso, Presidente, che il massimo del cinismo sia stato raggiunto quando la maggioranza ha tentato, con un emendamento - che, poi, grazie al lavoro fatto dalle opposizioni, è stata costretta a ritirare -, di inserire, in un decreto per l'emergenza alluvione - ripeto, in un decreto per l'emergenza alluvione - il comune di Predappio e altri comuni tra i comuni destinatari della misura SNAI, cioè una misura che nasce a sostegno economico per sostenere i piccoli comuni e i comuni delle aree montane. Mi permetta di dire, Presidente, che per tutto questo non ci sono parole.

Ma l'aspetto ancora più grave è che questo provvedimento ha rappresentato per il Governo l'ennesimo fortino presso cui arroccarsi soltanto per ottenere il punto e poco cambia se, per mettere questo punto, si trascurano le esigenze di chi oggi chiede e si aspetta risposte dal Governo. Questo decreto, signor Presidente, ha rappresentato, pertanto, tutto ciò che un provvedimento non dovrebbe esprimere, in un momento di grave necessità ed urgenza. La risposta delle istituzioni alla grave alluvione che ha colpito i territori dell'Emilia, delle Marche, della Toscana lo scorso maggio risente, fatalmente, della insostenibile leggerezza di un impianto normativo fragile, ma, soprattutto, povero di risorse. E l'inconsistenza, a mio avviso, delle misure adottate è pienamente certificata dagli oltre 800 emendamenti presentati, di cui 400 - è bene ricordarlo - soltanto dai colleghi della maggioranza, ma che, come vuole oramai la triste prassi, purtroppo, sono stati frettolosamente fatti ritirare. Probabilmente, i colleghi, pur consapevoli delle enormi falle contenute nel decreto, hanno preferito evitare ulteriori elementi di attrito interni a un centrodestra oggi già provato dagli spinosi casi di cronaca, a partire dalle vicende che riguardano la Ministra Santanchè; apro e chiudo parentesi, Presidente, approfittando anche della sua gradita presenza, ma che fine ha fatto la Ministra Santanchè? Sta operando ancora nel Ministero? Perché a noi sembra di non vederla più in giro, ma chiudo la parentesi, lo ripeto, è tutt'altro tema.

Al di là, lo ripeto, della fine che possa aver fatto la Ministra, la triste realtà è che questo Governo, dovendo correre dietro agli spinosi casi di cronaca, sta mettendo in secondo piano i problemi del Paese, e questo provvedimento ne è la conferma. È, inoltre, evidente ormai che la strategia di riferimento per un Governo palesemente in difficoltà sia isolarsi ed evitare la dialettica parlamentare e la fiducia che sicuramente metterete, per l'ennesima volta, anche su questo provvedimento ne sarà la dimostrazione e, se questo atteggiamento in democrazia non è mai condivisibile, al cospetto di una grave emergenza, diventa del tutto, a mio avviso, inaccettabile.

Per settimane abbiamo favorito il confronto, presentando proposte e soluzioni. Abbiamo cercato, in ogni maniera, di stimolare il dialogo con quei territori colpiti che, lo ricordo, molti di noi vivono e rappresentano, territori come quelli delle Marche, da cui provengo, una regione che a questo Governo, non so perché, suscita sempre gravissime amnesie. Infatti - giova ricordarlo, signor Presidente -, l'Esecutivo sulle Marche ha perso la memoria nel momento in cui bisognava garantire alle nostre aree terremotate la continuità del superbonus; ha perso la memoria quando occorreva garantire ai comuni del sisma i presidi scolastici; ha perso la memoria per l'accesso, da ultimo, alla pace fiscale e, ancora, una grave amnesia ha colpito il Governo sulle Marche nei confronti dei territori devastati dalla prima alluvione, quella di settembre, e ad oggi lasciati in completa balia degli eventi.

Infine, una terribile amnesia ha colpito nuovamente il Governo quando, nel contesto di questo decreto, si è trattato di formulare l'elenco dei comuni beneficiari delle misure di sostegno. Ebbene, in questo elenco non figurano comuni delle Marche che hanno subìto oltre che ingenti danni al patrimonio edilizio, anche la distruzione di infrastrutture viarie fondamentali per la vita dei cittadini e per la conduzione delle attività economiche. Forse, sarà solo grazie ad un nostro emendamento se qualche comune potrà essere reinserito, appunto, in quell'elenco in cui merita di essere. E la domanda, signor Presidente, nasce spontanea: ma cos'hanno fatto di male i marchigiani al Governo Meloni? A volte ce lo chiediamo e cerchiamo anche spiegazioni; abbiamo anche ironizzato che, magari, vive di quel campanilismo che avevamo una volta, e che oggi non abbiamo più, con il vicino Abruzzo, che è il collegio dove è stata eletta.

Tuttavia, tornando al metodo e al provvedimento, signor Presidente, a fronte delle nostre aperture, ci siamo trovati al cospetto di un pregiudizio molto radicalizzato nei confronti del dialogo. Basti pensare a quanto accaduto in Commissione, dove abbiamo operato in spazi procedurali stretti, con tempi contingentati, assistendo a situazioni del tutto paradossali, una su tutte la trattazione del tema della ricostruzione vera e propria, parliamo cioè del primo pilastro di speranza per quelle comunità che, invece, è stato inserito con un emendamento in Commissione e, soprattutto, destinato a una discussione misera, di neanche due ore. Perché, in realtà, questo è un Governo che va di fretta quando si tratta di piantare bandierine, ma che, invece, al contrario, se la prende con estrema calma quando è necessario ragionare in termini di efficienza. Affinché rimanga agli atti, signor Presidente, voglio ribadire che sulla questione della nomina del Commissario straordinario per l'emergenza, abbiamo assistito a uno spettacolo indecoroso, una partita a rimpiattino, durata settimane e giocata sulla pelle delle vittime dell'alluvione, una vicenda talmente surreale che quando la Presidente del Consiglio, in quei drammatici frangenti, dedicava il suo tempo a ricevere a Palazzo Chigi Tom Cruise, abbiamo temuto che anche la nomina del Commissario si trasformasse in una missione impossibile, ma si sa, questo è un Governo costantemente alla ricerca degli effetti speciali, anziché delle soluzioni funzionali.

E, sia chiaro: al generale Figliuolo, al nuovo Commissario, va tutta la nostra stima, tutta la nostra fiducia e tutta la nostra gratitudine per l'impegno profuso durante la pandemia. Semmai, genera curiosità l'improvvisa infatuazione per il nuovo Commissario che sembra caratterizzare chi, oggi, tra i banchi della maggioranza, non risparmiava critiche feroci ai tempi, invece, dell'emergenza COVID. Ma il generale Figliuolo va dotato di strumenti adeguati al raggiungimento degli obiettivi, in primis, delle risorse che da tanto chiediamo, che abbiamo chiesto anche in Commissione nella giornata di ieri, perché è assodato che l'impossibile lo si può chiedere a Tom Cruise, in una finzione filmica, e non certo al generale Figliuolo, invece, in una realtà purtroppo tragica.

Ieri, in Commissione, con un emendamento poi ritirato abbiamo rischiato anche di commissariare, già, il Commissario, appena nominato, andando di fatto a destinare per lui le già misere risorse di cui dispone. Senza risorse, Presidente, non si possono corrispondere indennizzi al 100 per cento per le famiglie e le imprese, come la Presidente del Consiglio ha promesso su quei territori; senza risorse non si può assumere personale aggiuntivo per far fronte all'emergenza; senza risorse non si può procedere alla messa in sicurezza di quei territori, ma soprattutto, Presidente, senza risorse non si attua la ricostruzione di quei territori.

Si tratta di problemi reali, che abbiamo voluto risolvere o, meglio, abbiamo provato a risolvere attraverso emendamenti oggettivamente essenziali, ma irrimediabilmente respinti dal Governo e dalla maggioranza, problemi reali che, qualora negli ulteriori passaggi parlamentari non vengano accolti i nostri contributi, continueranno ad essere irrisolti e questo non certo per colpa del generale Figliuolo.

Concludo, Presidente, segnalando che, in tema di risorse necessarie, i comuni hanno quantificato, a nostro avviso anche con estrema puntualità, danni per oltre 9 miliardi di euro, ne mancano circa 6. Pertanto, delle due l'una: o questa maggioranza si assume la responsabilità di smentire gli enti su tali cifre, oppure vi è un grave difetto di gestione e pianificazione economica e finanziaria da parte del Governo stesso. I territori colpiti e il Paese necessitano di una risposta reale e non di slogan, come il Governo in questo momento sta facendo. Siete ancora in tempo per rimediare alle tante mancanze che questo provvedimento ha; fatelo, non per le opposizioni, per dare una soddisfazione alle opposizioni, ma semplicemente per quelle comunità con cui avete preso un preciso impegno che oggi non state mantenendo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, sono passati più di due mesi dalle tragiche alluvioni che hanno colpito la mia terra, l'Emilia-Romagna, la Toscana e le Marche, mettendo in ginocchio cittadini e imprese. In Emilia-Romagna, dal 1° al 17 maggio, sono caduti 5 miliardi di metri cubi d'acqua, con 32.000 sfollati e 15 morti. Sulle colline argillose dell'Appennino si sono aperte 936 frane. I modelli climatici ci dicono, a proposito di eventi di questa portata, che se ne dovrebbe verificare 1 ogni 200 anni, invece, nella mia regione se ne sono verificati 2, purtroppo, nel giro di 15 giorni.

L'area colpita vale 10 miliardi di export, 130.000 imprese, 443.000 occupati e 38 miliardi di valore aggiunto. Nella mia regione i treni si sono fermati, le scuole sono state chiuse, non si calcolano i danni alle infrastrutture, alle strade, ai ponti, i danni disastrosi all'agricoltura; non si contano anche gli animali che sono, purtroppo, rimasti travolti; migliaia di persone hanno dovuto lasciare la loro casa, case che sono state travolte dal fango e dai detriti, e molte di loro hanno perso veramente tutto. Io lo posso dire in quest'Aula parlamentare, perché sono stata in quelle zone e sono stata con loro a spalare il fango. La situazione è veramente terribile, inimmaginabile. La cosa positiva in tutto questo è che, da subito, i miei concittadini si sono tirati su le maniche e, soprattutto, hanno lavorato insieme.

Mi sono trovata a spalare il fango con amici e amiche prevenienti da Brescia, dalle isole, dal Sud, dal Nord, dal Centro, per ricostruire la mia regione, l'Emilia-Romagna, e questo, ci tengo a dirlo, Presidente, è stato veramente un bellissimo esempio, un esempio di forza, di unione: un esempio di squadra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), in cui erano presenti tantissimi giovani, tantissimi ragazze, tantissime ragazzi.

Tuttavia, ci tengo anche a dire che ricordo benissimo i rappresentanti del Governo che sono venuti nella mia regione, che hanno indossato gli stivali di gomma, hanno visto la realtà, quello che è successo, e hanno fatto tante promesse. Purtroppo, queste promesse, in questo decreto, non sono mantenute, anche perché i danni totali stimati, al ribasso, della regione ammontano a 8,9 miliardi di euro, di cui 1,8 miliardi solo per il ripristino delle strade. Questo decreto arriva in ritardo, ma, soprattutto, è una scatola vuota, perché non prevede le risorse idonee per aiutare tutti quei cittadini e quelle cittadine, quelle famiglie e quelle imprese che non hanno veramente più nulla.

Dal mio territorio ci aspettavamo certezze, invece vediamo un Governo che brancola nel buio. Abbiamo sentito affermazioni molto gravi: è stato detto che bisogna raschiare il fondo del barile. Questo vuol dire non avere una strategia, vuol dire fare tutto in modo improvvisato, vuol dire non avere una visione, ma, soprattutto, non essere in grado di affrontare i problemi.

Si parla del fatto che non ci sono le risorse. Lo ripeto: le risorse sono totalmente insufficienti. E allora, cosa abbiamo fatto? Vi abbiamo dato soluzioni su dove andare a prendere le risorse, perché le soluzioni, se si vuole, si trovano. Abbiamo detto: andate a tassare gli extraprofitti, perché ci sono aziende che, durante la crisi pandemica, si sono arricchite, stra-arricchite (pensiamo alle imprese del settore assicurativo, del settore farmaceutico, del settore bellico). Invece, no, vergognosamente, il Governo ha scelto di ricorrere alla leva dell'azzardopatia per fare cassa, speculando sulle debolezze, sulle fragilità, sulle dipendenze patologiche delle persone. Ed ancora. Abbiamo detto che le risorse si trovano, però il problema è che, se le risorse sono destinate continuamente alle armi - perché sono stati spesi 4 miliardi nei carri armati Leopard, senza contare i 15 miliardi destinati per foraggiare continuamente la spesa militare per una guerra iniziata 18 mesi fa, che provoca morte, distruzione, devastazione, profughi e di cui non si vede la fine -, ovviamente, tutto questo non va bene!

Così come abbiamo suggerito o, almeno io, da cittadina emiliana-romagnola, ho chiesto: visto che sono state destinate risorse per opere come la Cispadana, come la bretella Campogalliano-Sassuolo, come il passante di Bologna, perché quelle risorse non le prendiamo e le diamo ai miei concittadini, alle mie concittadine, che non hanno più una casa, non hanno più un'impresa, non hanno più un lavoro, non hanno più niente? Nulla. Non è stato ascoltato nulla di tutto questo, anzi si blatera, addirittura, al Senato che saranno stanziati 15 miliardi sul ponte sullo Stretto, un'opera faraonica e assolutamente inutile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Non è così che si aiutano le persone ed è bene ricordarlo in quest'aula del Parlamento, anche perché il generale Figliuolo, che ha tutte le capacità, come commissario straordinario, ovviamente, cosa può fare, se non ci sono le risorse? Come può agire, come può aiutare, come può intervenire? Anche perché, colleghe e colleghi, dobbiamo capire che, al centro di tutto, in questo contesto gravissimo che si è verificato, vi è il clima, un clima che sta cambiando, vi sono i cambiamenti climatici.

Non siamo di fronte al maltempo, siamo davanti a eventi estremi che si ripeteranno, come la scienza e gli esperti ci stanno dicendo da anni. Dobbiamo capire che nessuno è al sicuro perché, secondo i dati ISPRA del 2021 - solo per dare dati e parlare di fatti concreti all'interno di quest'Aula del Parlamento - il 94 per cento dei comuni italiani è a rischio di dissesto idrogeologico, come la mia regione, Presidente. Infatti, la mia regione, da sempre, è a rischio idrogeologico, perché si trova nel bacino padano e, da sempre, si sa che è una regione fragile, vulnerabile. Tuttavia, nonostante questo, nella mia regione si è cementificato ovunque, come se non ci fosse un domani, e questo, purtroppo, ha creato quelle conseguenze che ci siamo ritrovati a pagare noi, cittadini emiliani e romagnoli, perché su un terreno cementificato l'acqua scorre violentemente cinque volte di più rispetto a un terreno non cementificato. Inoltre, la grave siccità ha innescato piogge abbondantissime, concentrate in poco tempo, che non si sono tradotte in riserva d'acqua.

Dobbiamo dirci in quest'Aula che il suolo è un bene comune, ma è una risorsa limitata, non è rinnovabile, e, quindi, dobbiamo considerarla come una funzione vitale, preziosa al pari dell'acqua, dell'aria e del sole. Ma non funziona così, perché anche i terreni vergini sono continuamente abbattuti, devastati, sfregiati in una logica continua del consumo e della produttività.

Sulla questione del suolo, ci tengo a dire che, grazie al Forum nazionale Salviamo il paesaggio, all'inizio di questa legislatura, ho depositato una proposta di legge, a nome del MoVimento 5 Stelle: mi auguro che venga calendarizzata e che, quindi, inizi un esame, una discussione, affinché venga integrata e migliorata, per fermare immediatamente il consumo di suolo.

Questo deve essere un tema centrale da parte di questa politica. Vi do, anche qui, alcuni dati per essere concreti: secondo l'ISPRA, il consumo di suolo in Italia non conosce soste. Tra il 2013 e il 2015, le nuove coperture artificiali hanno riguardato, in media, circa 35 ettari di terreno al giorno. Cosa significa? Come si traduce? Ogni giorno, è consumata e devastata una superficie pari a circa 35 campi di calcio, circa 4 metri quadrati di suolo irreversibilmente perduti ogni secondo; e, dopo la Lombardia e il Veneto, l'Emilia-Romagna è al terzo posto per consumo di suolo. Se si ricopre una parte di suolo con cemento e asfalto, si altera per sempre la sua natura e si perdono inevitabilmente le sue funzioni caratterizzanti. Questo, ovviamente, deve essere fermato e deve iniziare il prima possibile l'esame di questa proposta di legge.

Allora, cosa bisogna fare per intervenire? Innanzitutto, bisogna prevedere - e lo ribadisco - un piano immediato di messa in sicurezza del Paese, quindi, un piano immediato di ristoro, di ricostruzione, perché abbiamo visto che sono decine di miliardi i danni e non si può intervenire sempre dopo, a danno fatto, a calamità avvenuta, ma bisogna intervenire prima.

Poi, occorre mettere al centro del dibattito il tema: una legge di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. Non si può più fare finta che questo non sia un problema esistente, perché il pianeta ci sta mandando continuamente segnali di allarme, ma, soprattutto, segnali di aiuto.

Inoltre, occorre decidere lo stop immediato del consumo di suolo (l'ho appena detto) e su questo abbiamo una proposta di legge depositata ormai da tanti mesi, e ringrazio ancora il Forum nazionale Salviamo il paesaggio. Non è più neanche tollerabile sentir parlare di tragedie prevedibili per via del maltempo.

Quindi, al vertice ci deve essere la tutela dell'ambiente, del nostro pianeta, ma soprattutto vanno stanziate risorse, cosa che non avviene tramite questo decreto. Serve una prevenzione continua e una manutenzione dei ponti, dei fiumi e degli argini.

Noi, poi, abbiamo previsto tutta una serie di emendamenti di integrazione e supporto per quanto riguarda gli affitti, i mutui, le utenze, gli sfratti, i comuni, i superbonus: tutti bocciati. Anche questo, ovviamente, ci fa cadere le braccia, perché è inaccettabile.

Altro aspetto che tengo a sottolineare, oggi, in quest'Aula del Parlamento, è che si deve iniziare a prevedere un sistema di assicurazione pubblico-privato sulla base delle condizioni di rischio e dei livelli essenziali di protezione dai rischi derivanti da calamità naturali per la compensazione. I cittadini e le cittadine devono potersi assicurare. Nel nostro Paese vige un sistema di intervento ex post, e lo ribadisco: dopo l'occorrenza di un disastro di origine naturale, lo Stato interviene direttamente per risarcire i danni. In numerosi Stati europei e a livello internazionale, invece, sono in vigore, già da alcuni decenni, sistemi che prevedono una compartecipazione tra il settore assicurativo privato e lo Stato. Su questo punto, ci tengo a dire che, già dalla scorsa legislatura, ho depositato una proposta di legge e, in un'ottica di collaborazione, mi auguro che si possa affrontare il tema e sentire degli esperti, degli auditi, per rendere possibile questa soluzione concreta e avere una sinergia tra sistema privato e sistema pubblico a tutela dei cittadini.

Devo dire che, comunque, a monte, c'è un gravissimo problema culturale di rispetto dell'ambiente e di rispetto del nostro pianeta, che ci sta mandando sempre più spesso richieste di aiuto, lo ripeto ancora una volta; e noi continuiamo a fare finta di niente.

Ecco, voglio chiudere e devo dire che sono molto, molto delusa, perché ho visto i miei concittadini spalare il fango e veramente metterci tutto l'impegno, metterci tutto il coraggio possibile. Questo coraggio, io non l'ho visto, invece, da parte di questo Governo, che si è limitato a colpire implacabilmente solo chi è più in difficoltà: come sempre, pavidi con i potenti e forti con i deboli.

Quello che vi chiedo è: cominciate a dimostrare fatti concreti, meno passerelle, meno promesse inutili, ma fatti concreti. Mettete risorse per far ripartire delle persone che sono veramente in gravissima difficoltà, perché, altrimenti, date l'esempio di una destra che alimenta solo le disparità e, soprattutto, le ingiustizie.

Per quanto mi riguarda, questo decreto è una delusione, è una vergogna, e ve lo dico da cittadina emiliano-romagnola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vaccari. Ne ha facoltà.

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, presidente Rotelli, dal 2 al 17 maggio la Romagna, ma anche zone più delimitate delle Marche e della Toscana, sono state interessate da una serie di eventi alluvionali e geologici, prodotti, come hanno sostenuto gli scienziati e i ricercatori, da un fronte meteorologico occluso di origine atlantica, alimentato a sua volta da un ciclone mediterraneo che ha generato piogge e rovesci persistenti e di notevole intensità, allagamenti, straripamenti e frane, non prevedibili e mai successi prima.

Lo stesso commissario Figliuolo, in audizione, l'altro giorno, ha sottolineato che si è trattato di eventi alluvionali straordinari ed eccezionali. Questo ha provocato, come ha ricordato anche il collega Simiani, esondazioni, rotture di argini di fiumi e torrenti, allagamenti, decine di migliaia di edifici invasi dall'acqua e dal fango, 5.000 imprese agricole colpite, strade e ferrovie parzialmente o totalmente interrotte, 1.105 frane principali in 83 comuni. Dati e numeri che sono già stati ripetuti, ma che voglio ulteriormente sottolineare, assieme, ovviamente, alle conseguenze più tragiche: 17 vittime, 23.000 sfollati e la perdita di tutti i propri averi e ricordi da parte della maggior parte delle famiglie e delle imprese colpite.

Eppure, care colleghe e cari colleghi, in quei momenti di grandissimo disorientamento e dolore, mentre si spalava il fango e si portavano in salvo le persone, gli animali e le cose rimaste integre, da un lato, c'era chi negava ancora i cambiamenti climatici e i loro effetti, e, dall'altro, c'era chi speculava sulla tragedia e avanzava l'ipotesi che gli smottamenti, le frane e gli allagamenti fossero il frutto delle inadempienze della regione Emilia-Romagna, che non aveva speso le risorse già a sua disposizione.

Le falsità sono, però, durate lo spazio di un attimo e hanno coperto di ridicolo chi le ha pronunciate, segnalando, tra le altre cose, il deterioramento della battaglia politica, che, in certe occasioni, dovrebbe invece venir meno per far posto alla coesione e alla solidarietà di tutto il Parlamento verso quella parte di territorio colpita. Bugie grossolane, che riguardavano ben altro ed anche altri territori. Arrivare a dire che non erano stati spesi i fondi del Ministero delle Infrastrutture per la messa in sicurezza dei corsi d'acqua interessati alle esondazioni, è stato veramente vergognoso. Lo ripetiamo qui, come ha fatto un giorno dopo la regione: quei fondi riguardavano la navigazione del Po, il sistema idroviario padano-veneto, con particolare riferimento all'idrovia ferrarese, e non potevano essere spesi altrove. E allora perché tanto accanimento propagandistico? Cosa muove la leva delle menzogne rispetto all'interesse nazionale? Lo sapevate perfettamente, ma il vostro gioco è stato scoperto e il tentativo di giocarvi politicamente la tragedia, pure.

Lo avete fatto dal primo istante, quando il buon senso ed una visione lungimirante e responsabile avrebbero dovuto consigliare di nominare con sollecitudine commissario alla ricostruzione, oltre che all'emergenza, il presidente della regione, Bonaccini. Invece, avete tergiversato per trovare soluzioni che potessero inficiare una nomina che in Emilia-Romagna davano tutti per scontata, dagli amministratori locali di segno politico diverso, ai portatori di interesse riuniti nel tavolo per il lavoro e il clima, ai cittadini romagnoli rappresentanti dell'associazionismo e del terzo settore. E lo sapete perché la davano per scontata? Perché quei cittadini, quelle imprese, quelle famiglie e quei volontari, che generosamente si sono subito attivati, meritando tutti i nostri applausi e la nostra gratitudine, avevano già visto all'opera la regione e il commissario Bonaccini nella fase della ricostruzione del dopo sisma 2012, che si concluderà, badate bene, il 31 dicembre del 2023. Nulla era stato lasciato al caso, ma è stato legato da una rete di congiunzione tra tutti i protagonisti istituzionali, sociali e imprenditoriali, senza chiedere la tessera del partito in tasca.

Allora ed oggi, quel popolo, quei cittadini e quelle imprese volevano e vogliono rialzare la testa, senza piangersi addosso e senza piegarsi al destino cinico e baro. E invece avete tradito le loro attese, facendoli aspettare quasi due mesi per nominare un commissario diverso, a cui abbiamo comunque dato tutto il nostro sostegno, la nostra stima e la nostra disponibilità, perché non siamo come voi, che, turandovi pure il naso, avete scelto un uomo di Stato, che, solo qualche mese fa, criticavate per il ruolo avuto nella gestione del COVID e per fare l'occhiolino ai No-vax. Ma si sa, pur di raggiungere un obiettivo, siete disposti a tutto, e lo avete dimostrato in questi nove mesi di Governo, cambiando posizione più volte, a fronte di una maggioranza che avrebbe i numeri per votare leggi e decreti senza ricorrere alla continua fiducia sui provvedimenti. E invece, ogni volta, ricorrete alla fiducia per nascondere le vostre divergenze ed introdurre nei provvedimenti di tutto e di più, anche con misure diverse dall'oggetto della decretazione, nonostante il solenne richiamo che ha fatto il Presidente Mattarella, che è intervenuto sui Presidenti delle Camere per stigmatizzare queste illegittime procedure che snaturano le funzioni del Parlamento.

E sulla figura del generale Figliuolo non abbiamo osservato nulla, lo abbiamo apprezzato nel periodo COVID e lo apprezzeremo per quanto farà nel ruolo a cui è stato chiamato. Lo stesso è avvenuto da parte di tutti i soggetti istituzionali dell'Emilia-Romagna, che lo hanno già incontrato. A noi interessa la ricostruzione di un territorio e la vita delle persone che lo hanno reso nel tempo un'eccellenza nel Paese e nel mondo, non le elezioni regionali del 2025. Non ci interessa parlare solo con i sindaci del nostro stesso schieramento, ma con tutti, perché il fine è l'interesse comune, ossia la ripartenza e la ricostruzione. E quando chiediamo i giusti ristori al 100 per cento, lo facciamo sulla base delle stime fatte sui luoghi colpiti dall'Agenzia regionale e dal Dipartimento nazionale della Protezione Civile, assieme ai comuni. Non solo quelle risorse ancora non ci sono, ma c'è dal Governo chi ha pensato di indirizzarle solo ai sindaci amici, attraverso telefonate ed interlocuzioni dirette: un metodo di lavoro inquietante e vergognoso che investe la responsabilità di parlamentari ed esponenti di Governo, che, tra fake news, annunci e visite guidate, trovano il tempo di occuparsi solo dell'alluvione in una chiave di interesse politico. Lo ripetiamo di nuovo in quest'Aula, Presidente, rivolgendoci a lei: si esca da quella modalità, ora che c'è il commissario e che avete messo quattro spicci per salvare la faccia. È una modalità impropria, che non serve più e rischia di frenare ulteriormente il percorso di ricostruzione. Non servono più gli stivali e le manifestazioni di solidarietà con scorta alle spalle. Servono risorse e ristori, subito! La Presidente Meloni ha annunciato che i rimborsi saranno al 100 per cento e che fino alla normalità lo Stato sarà presente con tutti i contributi necessari. Verrebbe da dire che le strette di mano e le conferenze stampa non producono soldi e nel decreto, infatti, non vi è traccia di tutto questo. Occorreva trovarli e metterli a bilancio. Al momento non è così e sapete chi ce lo dice? Ce lo dice questo decreto che, con il gioco delle tre carte, avete rimodulato, vincolando più di un terzo delle risorse già previste da destinare al rimborso del 50 per cento.

Ci avete provato per bloccare anche le azioni del commissario stesso. Ce lo dice il generale Figliuolo, che nelle audizioni di questa settimana ha confermato, a differenza di quanto raccontano esponenti della destra, che ancora non ci sono le risorse per gli interventi urgenti, che, come noi abbiamo ribadito, occorre trovare. Al tempo stesso sono insufficienti le risorse complessive per la ricostruzione e, quindi, non ci sarà il 100 per cento dei ristori a famiglie ed imprese. Bisogna che lo diciate e, se non lo fate voi, non vi preoccupate: ci penseremo noi a farlo sapere.

Vogliamo entrare nel merito? Nel 2023 occorre passare dai 120 milioni stanziati ai 700. Questa è stata ed è la nostra proposta, a seguito dell'ascolto di chi i danni li ha subiti. In secondo luogo, le regioni e gli enti locali, insieme alle forze produttive e sociali, hanno stimato la cifra di 9 miliardi per la ricostruzione; ne mancano oltre 6 rispetto agli stanziamenti fatti. Delle due l'una: o smentite il lavoro di chi ha fatto quella stima o trovate i soldi, altrimenti si entrerà in una fase di caos, che diventerà molto difficile gestire, per il commissario in primis. Certo, poi arriva l'annuncio di qualche genio della lampada, che pensa di fare cassa con i soldi delle giocate d'azzardo; si utilizzeranno la sofferenza e l'indebitamento di tanti, troppi cittadini del nostro Paese, per dare solidarietà alle popolazioni, come successo purtroppo anche per altre emergenze, un paradosso voluto dal Governo che ha deciso di promuovere e aumentare le giocate d'azzardo e trovare così i soldi necessari - non si sa bene quanti - per finanziare la ricostruzione, invece che distrarli da altri capitoli, da preservare per le loro mance elettorali. È una scelta sbagliata, come ha giustamente sottolineato Luciano Gualzetti, presidente della Consulta nazionale antiusura. Così facendo, peraltro, il Governo decide di utilizzare il gioco d'azzardo come il pilastro fondamentale del suo sistema economico, producendo effetti devastanti in decine di migliaia di cittadini, catturati dal giro criminale che ruota intorno a usura e indebitamento. Ha fatto molto meglio la regione con le libere donazioni di cittadini e imprese, arrivando a 40 milioni di euro. Le risorse per la Romagna vanno immediatamente garantite. Si trovino altrove, a cominciare da quei grandi interessi che in maniera speculativa si sono avvantaggiati dalla crisi energetica, miliardi e miliardi di extraprofitti che vi guardate bene dal tassare per dare ristoro a chi oggi ne ha bisogno. D'altronde, avete aumentato l'uso del contante; così si alimenta il far west della fiscalità e, magari, si dà una mano a chi intende in queste modalità riciclare denaro. Questa è la vostra politica, questi i fronti che state tutelando: meglio riservare le attenzioni erariali sulla povera gente, meglio opporsi al salario minimo e lasciare 3 milioni di lavoratori sul precipizio della povertà. È la povera gente che deve soffrire, è la povera gente che deve pagare le tasse. Magari, si strizza l'occhio a chi ha difficoltà verso la legalità, abbassando, come avete fatto, le difese sulle normativa antimafia. La Romagna dallo Stato si aspetta altro, visto che, quando c'è stato bisogno di realizzare il rigassificatore a Ravenna, in 60 giorni, con gli enti locali, le imprese e i sindacati è stata fatta prontamente la propria parte. Alla Romagna altro si deve dare, non certo quello che fino ad ora è stato deciso, anche con la conversione dell'attuale decreto che stiamo discutendo. Vi sembra civile tutto questo? Rassicura chi in Romagna è in difficoltà?

Noi crediamo di no e ripetiamo in quest'Aula ciò che due giorni fa abbiamo detto al commissario Figliuolo: servono unità di squadra, risorse giuste, strumenti idonei e tempi certi in questo schema di lavoro. La Romagna potrà soltanto così riconquistare la normalità perduta nei terribili giorni delle alluvioni. Abbiamo anche appreso poco fa, in Commissione bilancio, che addirittura la rimozione dei rifiuti e dei detriti sarà a carico della regione e dei comuni coinvolti, anziché a valere sulle risorse che dovevano essere previste. Non abbiamo nascosto al commissario le nostre forti perplessità sul fatto che il lavoro di squadra non debba prescindere dal coinvolgimento reale della regione, dei comuni e dei portatori di interessi, cercando condivisione, passo passo, sulle scelte che verranno fatte, come successe per il sisma del 2012. Abbiamo segnalato un'attenzione particolare all'agricoltura, non solo per il ristoro dei danni, che pure è importante, ma soprattutto per la rimessa in produzione di migliaia di ettari di terreni sommersi dal fango. Così pure va monitorata costantemente la situazione dell'Appennino e delle aree interne, con il ripristino completo della viabilità e di un assetto idrogeologico seriamente compromesso dalle frane e dagli smottamenti. Ci fa piacere che il commissario, nel sopralluogo fatto mercoledì a Forlì, incontrando i sindaci, li abbia rassicurati sul fatto che le risorse, magari, si riescono a trovare per gli interventi di estrema urgenza. Ci auguriamo che pure il Governo però sia d'accordo, perché altrimenti saremmo in presenza di un primo grave conflitto tra il commissario e il Governo che lo ha nominato.

Infine - sto concludendo, Presidente - consentitemi di ringraziare ancora una volta tutti i comuni, i loro sindaci e i loro amministratori, che in questi oltre due mesi hanno dovuto operare in chiave di emergenza, senza piangersi addosso, ma per ripartire presto e bene, utilizzando risorse proprie innanzitutto, con il supporto certo delle colonne mobili della Protezione civile, dell'Esercito, delle Forze dell'ordine, dei consorzi di bonifica e delle autorità di bacino, riuscendo ad ovviare a molte delle criticità che si sono manifestate. Lo hanno fatto facendo rete, senza logica di appartenenza politica, un esempio che dovrebbe essere seguito da tutta la filiera istituzionale, ma che credo si faccia fatica ad acquisire.

Questo decreto presenta molti limiti, come abbiamo già detto nei nostri interventi. Abbiamo cercato di dare il nostro contributo di partito, momentaneamente all'opposizione, ma il Governo e la maggioranza hanno ritenuto di seguire una strada diversa, a cominciare dall'incremento di risorse che non sono arrivate, nonostante tutti i “bla bla bla” che abbiamo sentito. Come PD abbiamo presentato 230 emendamenti, proposte basate sul confronto avuto nel corso delle settimane con le popolazioni colpite, con le aziende e con gli enti locali su cinque principali ambiti: la messa in sicurezza del territorio e il ripristino delle infrastrutture; il sostegno ai settori produttivi; il sostegno ai lavoratori e alle famiglie; il sostegno agli enti locali; la sanità; l'istruzione. Siamo partiti dalle esperienze delle buone pratiche della gestione del sisma 2012 e delle altre emergenze che sono seguite. Molte sono state le proposte avanzate, di buon senso, concrete, pratiche, per migliorare il provvedimento e renderlo più efficace, a partire dalla disciplina chiara per individuare ulteriori territori, come quelli anche delle province meno colpite dall'alluvione ma molto dalle frane, come Modena, Reggio Emilia e Bologna, o anche altri territori successivamente colpiti da altri eventi meteorologici, a cui si poteva e si può ancora applicare la disciplina del decreto in termini stringenti. Così pure vi sarebbe la necessità di consentire alla struttura commissariale al più presto, la piena operatività e un tempo congruo di durata dell'incarico del commissario, che non ce la può fare in un anno. Badate bene, è una roba assurda. Vi sono poi altre proposte, dai tempi stringenti che abbiamo chiesto per la nomina dei subcommissari, che per fortuna avete accettato debbano essere i presidenti di regione, ai più frequenti obblighi informativi e di aggiornamento sullo stato di avanzamento della ricostruzione in capo al commissario. Così pure abbiamo chiesto che i comuni siano coinvolti nella gestione del percorso del commissario, mettendo loro a disposizione maggiori risorse umane ed economiche per far fronte al surplus di incombenze e alle pratiche edilizie ed amministrative, a cui sono già chiamati e a cui saranno chiamati sempre di più. Niente di tutto questo. Il maggior coinvolgimento degli enti locali si deve alla nostra determinazione, così come il riconoscimento del lavoro volontario di tanti giovani che potranno ora contare sull'assegnazione di crediti formativi. Avete poi utilizzato anche pareri preconfezionati per bocciare alcuni emendamenti, come quello sui consorzi di bonifica, che non sappiamo che cosa vi abbiano fatto visto che avete bocciato tutto quello che abbiamo proposto per dar loro una mano, per sostenerli nel lavoro. Abbiamo cercato di costruire dentro questo percorso proposte che provassero a migliorare questo provvedimento. Per l'agricoltura, ad esempio, per il ristoro dei danni alle produzioni zootecniche o per gli indennizzi alle produzioni vegetali non avete aggiunto risorse, avete stabilito il tetto di 100 milioni dentro un fondo già esistente, anche qui un lavoro di prestidigitazione, come dice qualche mago in televisione. Andava fatto di più, non c'è dubbio. Abbiamo trovato di fronte indisponibilità ad approfondire, discutere e trovare soluzioni comuni. Vi abbiamo indicato i punti di criticità di scelte che siamo certi rivedrete nei prossimi provvedimenti perché sono monche ed inefficaci. Sappiate, però, che non ci fermeremo come Partito Democratico, vi incalzeremo passo dopo passo in Parlamento e fuori, nel dialogo con i territori e i portatori di interesse, terremo accesi i riflettori sulla Romagna quando tra pochi mesi subentrerà in voi l'oblio e in tanti si dimenticheranno. A noi però non interessano le bandiere da agitare in una curva, ci interessa la vita della gente e delle imprese di quei territori, le loro preoccupazioni, le loro speranze, per ridare un futuro a loro e a quel territorio. Insieme ai cittadini della Romagna, delle Marche e della Toscana strada facendo vi faremo cambiare idea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Governo e colleghi, prima di iniziare il mio discorso vorrei rivolgermi a chi è casa, che deve sapere che stiamo parlando oggi di questo decreto che dovrebbe prevedere interventi per fronteggiare l'alluvione che il 1° maggio del 2023 ha devastato l'Emilia Romagna.

Quello che volevo fare è portare la voce di chi è venuto nella Commissione Ambiente, di coloro che noi abbiamo audito. C'è una cosa che mi hanno detto che mi ha colpito molto. Chi ha attività lavorative, soprattutto nel turismo, ha detto: attenzione, è vero che abbiamo bisogno di aiuti ma noi ci siamo già rialzati, noi siamo pronti e aspettiamo i vari turisti che solitamente nella stagione estiva arrivano. Questo dovete dirlo, perché si stanno tirando fuori molte immagini di fango ed altro. Mi hanno detto che dall'estero su questo purtroppo ci marciavano per dire di non andare in Italia, di non andare nell'Emilia Romagna. Invece noi continuiamo a dirvi: l'Emilia-Romagna è pronta, si è già rialzata, grazie anche a tutti i ragazzi che hanno dato un supporto con il loro contributo volontario.

Questo Governo ha detto: sì, dobbiamo racimolare tutte le risorse disponibili. Che cosa si doveva fare? Alcuni emendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle per recuperare questi soldi prevedevano di tassare gli extraprofitti delle imprese che si occupano di energia, ma è giusto dirvi che sono stati bocciati. Si poteva evitare di finanziare le industrie belliche. Anche qui è stata data una marea di soldi, ma anche su questo non siamo stati ascoltati, anche qui avevamo degli emendamenti, bocciati anche questi. Si è fatto leva, invece, sul gioco d'azzardo, sul fare cassa sui cittadini. Si specula sulle debolezze e sulla fragilità umana perché il gioco - lo dobbiamo ricordare - è ahimè una malattia. Poi ci sono i soldi che questo Governo ha messo sul ponte, 14,6 miliardi di euro. Noi ve lo diciamo: potrebbero anche essere presi da lì questi soldi che servono.

Ancora, ci sono i sussidi ambientalmente dannosi che l'Europa ci ha già chiesto di eliminare. In Italia continuiamo a dare sussidi a quelle attività che hanno all'interno una gestione di combustibili fossili, quindi se è vero che dobbiamo fare decarbonizzazione, dobbiamo eliminarli; si parla di 22,4 miliardi di euro. Come vedete, anche qui, sono tantissimi, e anche su questi si potrebbero recuperare soldi. Perché dico recuperare soldi? Facciamo un po' un conto: il 12 luglio abbiamo ascoltato il generale Figliuolo, venuto in Commissione ambiente, e gli abbiamo chiesto se vi fossero le risorse necessarie per far fronte alle problematiche dell'Emilia-Romagna. Da un po' di conti abbiamo tirato fuori 2,2 miliardi, più altri, per un totale di 3,8 miliardi. Dall'Emilia Romagna, però, che cosa è venuto fuori? Che hanno bisogno di 1,9 miliardi circa per il ripristino di argini e strade; 2 miliardi per le case, 2,5 miliardi per i danni pubblici, 2 miliardi per l'agricoltura e le imprese. Per un totale di 8,8 miliardi. Come vedete siamo fuori di 5 miliardi, alcuni colleghi dicevano 6 miliardi. Quando si dice: rastrellare il fondo del barile. Tuttavia, ci rendiamo conto che i soldi per altre cose vengono fuori da questo Governo, invece dovrebbero essere investiti per le famiglie e per le imprese.

Ho chiesto anche al commissario di verificare che ai comuni possa giungere il supporto giusto nel tempo giusto - che significa praticamente adesso, forse ieri, visto che sono trascorsi due mesi - per i progetti di ricostruzione che devono proporre. E questo perché? Perché dobbiamo essere tempestivi per non fermare la filiera procedimentale.

Praticamente, il generale Figliuolo necessita di risorse umane, di competenze tecniche nell'immediato e di risorse economiche per coordinare gli interventi e portarli a termine. Oggi stiamo parlando dell'Emilia-Romagna, ma il problema è più grande. Dobbiamo intervenire a monte, effettuando prevenzione, il che significa combattere tutti gli eventi estremi che stanno continuando a flagellare la nostra Penisola. Prima abbiamo avuto la siccità e poi il 1° maggio l'alluvione in Emilia-Romagna, ma non dobbiamo dimenticare le frane che ci sono state ad Ischia, anche lì con potenti acquazzoni. Questa notte abbiamo avuto anche una tempesta in Veneto, con grandine nel Bresciano, quindi altri danni. È inutile dirlo, lo diciamo noi, ma lo dicono tutti gli scienziati: due facce di una stessa medaglia, che ha un unico nome, cambiamento climatico. A questo aggiungiamo anche il trend climatico che segnerà i prossimi anni: non solo le temperature registrate in questi giorni, così elevate, arrivate fino ai 43 gradi, ma pare che potranno esserci cicli sistemici di queste ondate di calore e di temporali, anche nel prossimo mese di agosto e nei prossimi anni.

Il cambiamento climatico è, purtroppo, una realtà. Non dobbiamo far finta che non esista, e non mi riferisco a noi del Movimento 5 Stelle, ma a questo Governo che, a volte, dice che si esagera su questa cosa e che dobbiamo pensare all'economia. Ma l'economia del Paese andrà in ginocchio, se continueranno a verificarsi questi danni. Se adesso non troviamo i soldi per ristorare i danni verificatesi, se un domani ne avremo degli altri ed avremo altre regioni con altre problematiche, dove li troviamo i soldi? Allora, perché non fare prevenzione!

Quando parliamo di transizione ecologica, che abbiamo inserito nella Missione 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, queste due parole non ci dovrebbero preoccupare. Purtroppo, però, molte volte, nel Governo c'è quest'idea della transizione ecologica come di una cosa che creerà danno. No, è una strategia che serve per cambiare un modello economico e portarlo verso un modello circolare, inclusivo ed ecologico che sia attento a queste dinamiche, che combatte il cambiamento climatico.

Per questo dobbiamo mettere a punto una serie azioni: non lo stiamo facendo solo noi, in Italia, ma lo stanno facendo in Europa e lo devono fare in tutto il mondo. Le azioni che si fanno, quando facciamo i Summit mondiali sul cambiamento climatico, ahimè, non sono mai molto forti, come ci chiedono i giovani nelle piazze. Ma è questo che dobbiamo fare.

È come un cane che si morde la coda. Quindi, iniziamo a fare prevenzione e ad ascoltare. Se non volete ascoltare i giovani, allora ascoltate gli scienziati che ci hanno dato report con una marea di pagine e dati chiari e ci hanno detto quello che dobbiamo fare.

Sapete da quanti anni sappiamo quello che dobbiamo fare? Da una marea di anni: da quando abbiamo parlato di sviluppo sostenibile. Stiamo parlando anche del 1971, stiamo parlando di quando Georgescu-Roegen parlava, nel 1969, di economia ecologica; la chiamava in quel modo e adesso si chiama economia circolare. Poi l'abbiamo chiamata green economy e poi ancora in un altro modo. Adesso parliamo di economia circolare e di transizione ecologica, parole che, alla fine, dicono tutte la stessa cosa. Sappiamo da tempo qual è la strada da percorrere, ma non la percorriamo e poi siamo lì a spaventarci che non abbiamo i soldi e li dobbiamo racimolare per pagare i danni. Quindi, ecco perché il problema sta a monte.

Qui voglio riportarvi quello che è stato presentato due settimane fa a Bruxelles, cioè il PNIEC, questo importantissimo Piano nazionale integrato di energia e clima. È importantissimo perché dobbiamo decarbonizzare. Parliamo del 65 per cento del mix energetico da raggiungere solo per i consumi elettrici. Parliamo del 42 per cento come obiettivo di idrogeno per l'industria. Ieri sono stata a un tavolo di lavoro con una serie di imprese e una delle problematiche che hanno esposto era quella dell'idrogeno. Ci sono linee guida, ma, quando parliamo di produzione, hanno necessità di essere supportate dallo Stato, anche per colmare quei vuoti normativi che ci sono. Quindi, il punto è sempre quello: quando portiamo avanti un lavoro che si fa a livello parlamentare, l'opposizione non è qui per creare problemi. Lasciamo da parte questa politica. L'opposizione è qui per dare supporto al Paese, perché, come disse Papa Francesco, da soli non si salva nessuno. Quindi, anche in questo decreto abbiamo portato una serie di emendamenti e non capisco perché li avete bocciati.

Di decarbonizzazione e di efficienza energetica ne abbiamo parlato. Bisogna fare ricerca, innovazione e competitività. Ora chiedo, per esempio: perché anche su questo PNIEC parliamo in un modo? Il Governo sembra che a volte parli a slogan, ma poi, quando fa le cose, va in un'altra direzione? Non lo diciamo noi del MoVimento 5 Stelle. Guardate, lo dicono anche altre associazioni e vi leggo cosa dicono del PNIEC. “Non prevede una strategia di lungo termine né un obiettivo complessivo di riduzione delle emissioni al 2030” e parliamo di Legambiente. Sull'aggiornamento osserva che “(…) dopo i disastri climatici sul territorio nazionale degli ultimi anni, dalla tempesta Vaia nel Nord-Est del 2018 all'alluvione in Emilia-Romagna nei mesi scorsi, e dopo l'impazzimento delle bollette degli ultimi due anni, ci saremmo aspettati un piano coraggioso con obiettivi ambiziosi ma a portata di mano per l'Italia, per combattere l'emergenza climatica e per rendere velocemente indipendente dall'estero il nostro Paese. La Germania lo ha fatto e si posta come obiettivo la decarbonizzazione del sistema elettrico entro il 2035, mentre il nostro PNIEC conferma l'idea di un'Italia come hub del gas e luogo di produzione dei carburanti per motori endotermici”. Questo l'ha detto Legambiente.

Vediamo, invece, cosa dice Greenpeace e anche l'associazione scientifica ECCØ: “L'Italia non è di certo sulla strada giusta per rispettare gli accordi di Parigi. Ad una prima lettura del testo proposto dal Governo si vedono aumenti quasi insignificanti per gli obiettivi di efficienza energetica e rinnovabili termiche, mentre il gas, uno dei responsabili della crisi climatica, continua a essere il padrone indiscusso del futuro del nostro Paese. La proposta del nuovo PNIEC è fuori dagli obiettivi europei (Fit for 55). Sulle rinnovabili elettriche siamo a 20 punti al di sotto delle proposte dell'industria elettrica e la strategia è sempre quella: conservare quanto più possibile il mercato del gas”. Ne ho ancora un'altra. Vediamo cosa dice il WWF: “La forma della consultazione proposta non è sembrata essere uno strumento esaustivo per lo spessore e la portata del documento strategico più importante in ambito climatico ed energetico, di cui ogni Paese europeo è chiamato a dotarsi nell'ambito della strategia energetica climatica messa in campo dall'Unione europea. Si rileva come nel questionario non vengano messi in consultazioni importanti elementi strutturali del PNIEC, ma venga sostanzialmente richiesto un contributo integrativo al Piano su strumenti di policy, peraltro non ancora descritti nella loro modalità di implementazione”.

Io vi ho letto quello che il Paese dice. Ne avevo ancora uno, che viene da Ultima Generazione. È giusto che io qui legga anche quello che dicono i nostri ragazzi, perché, oltre a fare delle azioni che vengono spesso contestate, a quanto pare, studiano quello che avviene qui, in Parlamento. Ebbene: con questo documento l'Italia si impegna, tra le altre cose, a coprire il 65 per cento dei consumi di elettricità tramite energie rinnovabili. E noi ci chiediamo: come questo obiettivo verrà raggiunto, se continua ad investire nel fossile 9 volte di più che nelle rinnovabili e nell'efficientamento? Quindi, Ultima Generazione sottolinea che il Governo italiano investe in energia fossile molto di più rispetto a quello che faccia con le energie rinnovabili. Nel 2021, in Italia sono stati stanziati 41,8 miliardi di euro per le fonti fossili, ben 7,2 miliardi di euro in più rispetto all'anno precedente.

Vorrei chiudere con un'ultima cosa. Vi ho parlato di emendamenti che avete bocciato. Prima la collega vi ha parlato anche di come è importante la tutela del suolo, un suolo che è stato di base per quello che è accaduto anche in Emilia-Romagna. Qui c'era un emendamento sulla ricostruzione pubblica e noi abbiamo chiesto di dare una priorità agli interventi di forestazione urbana diffusa, di rinaturalizzazione del suolo e degli ambienti fluviali, di implementazione delle aree verdi urbane e dei corridoi ecologici, per mitigare gli impatti ambientali del cambiamento climatico e contrastare il consumo del suolo. Ci chiediamo, e veramente io ho chiesto, perché questo emendamento è stato bocciato. È una cosa di cui non ci rendiamo conto.

Concludo, Presidente, dicendo che siamo veramente rimasti un po' demoralizzati da quello che poteva essere questo decreto. Quello che vi chiedo è, e parlo a nome del MoVimento 5 Stelle, ma, sicuramente, anche a nome di tutti i parlamentari che si trovano all'opposizione: noi siamo qui per dare supporto a questa Italia, siamo qui perché ci rendiamo conto che le famiglie dei nostri amici possono avere queste problematiche. È successo adesso in Emilia-Romagna, in Veneto questa notte, ma in tutta Italia possono accadere altre cose di questo tipo; quindi, se continuiamo a non ascoltare il Parlamento, sembra che prendiamo in giro anche i cittadini italiani. Noi, a volte, vi diciamo dove poter prendere le risorse, quindi ci aspettiamo che, anche in questo caso, possiate ponderare e recuperare le risorse necessarie, adesso, per l'Emilia-Romagna e, magari, invece, di metterle per il ponte o per altre cose veramente inutili e assurde, che sono solamente per dare spazio a chi non ne ha bisogno, ad alcune caste che hanno già i loro privilegi, hanno già una vita più agile, vi chiedo di metterle da parte anche per il futuro, perché ci potrebbero essere altre situazioni ed è meglio essere preparati, è meglio prevenire.

Noi del Movimento 5 Stelle siamo a disposizione, prima di tutto, dei cittadini, quindi, siamo qui per ascoltare quello che ci verranno a dire, per riuscire a dare una mano e, quando ci verranno ad esporre le loro esigenze, noi continueremo a dirvele e a riportarle, sperando che si riesca a lavorare, perché, come ripeto, Papa Francesco ha detto: “Nessuno si salva da solo” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1194-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, in sostituzione del relatore, il presidente Rotelli, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che rinuncia.

Ha chiesto di parlare il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Ne ha facoltà.

LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere una sospensione di mezz'ora per consentire alcune verifiche tecniche sul testo che dobbiamo affrontare.

PRESIDENTE. Il Ministro ha chiesto mezz'ora di sospensione.

Sospendo quindi la seduta, che riprenderà alle 18,30. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18, è ripresa alle 18,40.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il presidente della Commissione ambiente, deputato Mauro Rotelli. Ne ha facoltà.

MAURO ROTELLI, Presidente della VIII Commissione. Grazie, Presidente. Chiedo che il provvedimento sia rinviato in Commissione, al fine di valutare l'eventuale scopertura di una parte del testo, conseguente all'approvazione, in sede referente, del subemendamento 0.20.0100.14 Simiani (Nuova formulazione), limitatamente al comma 9-bis, che corrisponde al comma 10 dell'articolo 20-ter del testo, secondo quanto riferito per le vie brevi dagli uffici della Ragioneria generale dello Stato.

La Commissione si riunirà nuovamente domani mattina, per fare una valutazione compiuta sugli effetti finanziari della citata disposizione, anche alla luce di una nota di cui la Ragioneria ha preannunciato l'invio.

Considerate le circostanze, direi che i lavori d'Aula potrebbero riprendere alle 12 di lunedì prossimo.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 18,41).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, decorre da questo momento il termine di preavviso di 5 minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Rinvio in Commissione del disegno di legge di conversione n. 1194-A.

PRESIDENTE. Sulla proposta di rinvio del provvedimento in Commissione nei termini precisati dal presidente della Commissione, darò ora la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Vaccari. Ne ha facoltà.

STEFANO VACCARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per stigmatizzare quanto sta accadendo ed è accaduto anche nel rapporto con la Ragioneria generale dello Stato, perché poche ore fa, in Commissione bilancio, il Sottosegretario Freni ha parlato a nome del Governo rispondendo puntualmente a “n” rilievi che erano stati fatti, a “n” punti del provvedimento, tra cui quello in questione, che il presidente Rotelli ha testé richiamato, dando una motivazione che ci sembrava plausibile e assolutamente sostenibile e cioè che gli effetti di quella modifica non avevano conseguenze sul bilancio della finanza pubblica e, soprattutto, sul bilancio del provvedimento e che, infatti, le strutture a supporto, eventuale, del lavoro dei vice commissari, cioè dei presidenti di regione, erano a carico del bilancio delle rispettive regioni, così come il lavoro dei comitati inter-istituzionali che lo stesso emendamento aveva previsto.

Ecco, io non vorrei che arrivassimo a domattina a vedere cambiato quel testo, per modificarne la natura e il contenuto. Un conto è una verifica formale sulla copertura che la Ragioneria dello Stato ovviamente ha tutto il diritto di rilevare - ma io dico che la poteva fare nei tempi nei quali si sono discusse e valutate le modifiche a questo decreto -, un conto è andare a modificare un testo e il contenuto di quell'emendamento di cui stiamo parlando.

Quindi, per quanto ci riguarda, ovviamente, siamo contrari, perché non vediamo chiarezza rispetto a quanto ci è stato riferito, al di là della disponibilità e della buona volontà che il presidente Rotelli, pure in questi giorni di lavoro in Commissione ambiente, ha sempre dimostrato e per la chiarezza che c'è stata oggi in Commissione bilancio da parte del Sottosegretario Freni rispetto alle giustificazioni che ha dato su tutte le modifiche che potevano avere problemi di copertura, dando ampia rassicurazione in tal senso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie, Presidente. Diciamo che siamo tutti vaccinati e sappiamo perfettamente com'è che funzionano alcuni passaggi parlamentari. Conosciamo perfettamente anche talvolta le farraginose vicende burocratiche che attanagliano il rapporto tra Parlamento e Governo, ma, in questo caso, più che il Governo, la Ragioneria generale dello Stato.

Penso che questa necessità, rappresentata dal presidente della Commissione Mauro Rotelli, di un rinvio la si debba interpretare per quello che, è cioè una necessità di carattere tecnico, che non modifica di un grammo la partita in questione; riteniamo, quindi, che sia opportuno e utile, per i giusti approfondimenti e chiarimenti, che, comunque, legittimamente, l'opposizione richiede e che potranno essere presentati e meglio articolati anche nella giornata di domani, nei lavori che sono stati, comunque, costruttivi, fin qui svolti dalla Commissione, così come è stato costruttivo anche il dibattito parlamentare. Abbiamo notato che ci sono state anche considerazioni di merito idonee, condivisibili.

Quindi, penso che questo rinvio sia utile per riuscire a diradare le incertezze ed, eventualmente, qualora ve ne fosse il bisogno, avere la possibilità di una correzione; qualora, invece, non vi fosse il bisogno, tornare in Aula per fare il nostro lavoro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del provvedimento nei termini precisati dal presidente della Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva, per 11 voti di differenza.

Interrompiamo, dunque, l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di lunedì 24 luglio, a partire dalle ore 12.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

S. 755. - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 giugno 2023, n. 69, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi derivanti da atti dell'Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano» (approvato dal Senato) (1322) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII e XIII.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire da lunedì 31 luglio 2023, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96-bis del Regolamento, il termine di cui al comma 4 del medesimo articolo è conseguentemente adeguato.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto, che con lettera trasmessa nella giornata di ieri, il presidente della Commissione affari costituzionali, anche a nome del presidente della Commissione lavoro, ha comunicato che gli Uffici di Presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi delle Commissioni riunite, hanno preso atto che queste ultime non sono nelle condizioni di concludere l'esame in sede referente del disegno di legge n. 1239, di conversione del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, agricoltura, sport, lavoro e per l'organizzazione del Giubileo della Chiesa cattolica par l'anno 2025, in tempo utile per l'inizio dell'esame in Assemblea, previsto per lunedì 26 luglio, chiedendo, conseguentemente, che l'esame del provvedimento sia posticipato alla giornata di venerdì 28 luglio.

Pertanto, secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame del disegno di legge n. 1239 è posticipato alla seduta di venerdì 28 luglio, a partire dalle ore 9,30.

Avverto altresì che, essendone stata fatta richiesta dal presidente del gruppo MoVimento 5 Stelle, sarà iscritto, quale primo argomento della parte pomeridiana della seduta di martedì 25 luglio, l'esame, ai sensi del parere della Giunta per il Regolamento del 14 luglio 2010, del documento motivato della XIV Commissione relativo alla conformità con il principio di sussidiarietà della proposta di direttiva COM (2023) 234 final in materia di lotta contro la corruzione.

Il seguito dell'esame del Bilancio interno della Camera avrà luogo nel corso della prossima settimana, dove sarà iscritto all'ordine del giorno a partire dalla parte pomeridiana della seduta di mercoledì 26 luglio.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 21 luglio 2023 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 18,50.