CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 3 aprile 2024
281.
XIX LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Trasporti, poste e telecomunicazioni (IX)
COMUNICATO
Pag. 188

ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 3 aprile 2024. — Presidenza del presidente Salvatore DEIDDA. – Interviene la sottosegretaria di Stato per i rapporti con il Parlamento Matilde Siracusano.

  La seduta comincia alle 15.

Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri concernente l'alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Poste italiane Spa.
Atto n. 136.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento, e conclusione – Parere favorevole con osservazioni).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 27 marzo 2024.

  Salvatore DEIDDA, presidente, avverte che il gruppo PD-IDP ha chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche attraverso il sistema di ripresa audiovideo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

  Antonio BALDELLI (FDI) formula una proposta di parere favorevole con osservazioni (vedi allegato 1).

  Salvatore DEIDDA, presidente, avverte che il Gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, il Gruppo del MoVimento 5 Stelle e il Gruppo Partito Democratico – Italia democratica e progressista hanno presentato proposte alternative di parere (vedi allegati 2, 3 e 4).

  La sottosegretaria Matilde SIRACUSANO esprime un orientamento positivo sulla proposta di parere favorevole con osservazioni del relatore.

  Anthony Emanuele BARBAGALLO (PD-IDP) sottolinea che nella proposta di parere contrario presentata dalla sua forza politicaPag. 189 si evidenzia con chiarezza un tema forte di mancanza di credibilità del Governo. Ricorda la battaglia condotta in passato dal Presidente Meloni contro la privatizzazione di Poste Italiane, testimoniata anche da un manifesto divenuto virale; a diciotto mesi dal suo incarico, il Capo del Governo non esita a rivedere uno dei punti cardine del suo programma elettorale. Evidenzia come si stia mettendo mano ad uno degli asset fondamentali del Paese, con 120.000 dipendenti, 13.000 uffici fisicamente presenti sul territorio e 250 milioni all'anno di dividendi; tutto ciò, poi, accade in un momento di grande difficoltà per il Governo, che sta portando avanti con grande fatica la privatizzazione di ITA, mentre notizie di stampa paventano anche la privatizzazione di Ferrovie dello Stato.
  Manca inoltre la relazione tecnica, che avrebbe dovuto specificare nel dettaglio gli effetti della privatizzazione in termini di riduzione del debito: non si comprende l'opportunità di vendere una società che negli ultimi 7 anni ha prodotto dividendi pari a 1,5 miliardi di euro. Sottolinea dunque l'assenza di una prospettiva di rilancio, ovvero di un effettivo piano industriale. La dismissione cambierebbe gli equilibri all'interno dell'azienda, con i privati che andrebbero a contare il doppio di Cassa depositi e prestiti. Non vi sono infine tutele a garanzia del risparmio postale, né in termini occupazionali per i dipendenti. Per tutte queste motivazioni, preannunzia il voto contrario del Partito Democratico.

  Elena MACCANTI (LEGA) preannunzia voto favorevole sulla proposta di parere del relatore, redatta sulla base della importante audizione del Ministro Giorgetti e rispondente agli orientamenti della Lega. Manifesta particolare apprezzamento per le osservazioni di cui alle lettere a) e d), per il loro significato sociale. Quanto alla presenza capillare sul territorio, ricorda che la sua regione, il Piemonte, conta oltre 1.000 comuni con meno di 5.000 abitanti: in realtà come queste è molto importante che Poste Italiane continui a svolgere la propria attività di presidio.

  Francesca GHIRRA (AVS) apprezza lo sforzo fatto dal relatore, che ha ricompreso nel parere proposto alcuni dei temi indicati dalle opposizioni; restano tuttavia molte preoccupazioni, giacché le risposte del Ministro Giorgetti in audizione sono state palesemente insufficienti. Manca una relazione tecnica di dettaglio, specialmente rispetto alla riduzione del debito a fronte di una perdita di dividendi così importante: è dunque impossibile per la sua forza politica mutare l'orientamento già annunciato.
  Ricorda poi che il Presidente Meloni nel 2018 si dichiarava contrario alla privatizzazione, iniziata già nel 2015. Oggi un'ulteriore dismissione di quote comporterebbe uno sbilanciamento eccessivo, con due terzi delle quote azionarie in mano ai privati. Si chiede anzi che senso abbia l'osservazione di cui alla lettera b), visto che è già prevista una riduzione al 35 per cento della quota pubblica.
  Afferma di condividere la previsione di quote agevolate per i dipendenti e per i cittadini italiani e la tutela dei livelli occupazionali; svendere però un asset così importante non è un modo per ridurre il debito, destando anzi vive preoccupazioni in merito al mantenimento del livello dei servizi offerti, oggi altissimo, e alla tutela dei dati sensibili in possesso di Poste italiane. Preannunzia dunque il proprio voto contrario.

  Antonino IARIA (M5S) ricorda che attualmente le quote di controllo pubblico diretto o indiretto in Poste italiane arrivano al 65 per cento, tra MEF e CDP, e che svendere come oggi si sta decidendo di fare la quota del MEF farà perdere il controllo della società senza ridurre il debito pubblico; anzi, appunto ai fini della gestione del debito pubblico sarebbe stato assai importante l'uso di uno strumento come Poste. Si tratta, continua, di un asset fondamentale, che dà utili e offre servizi essenziali sul territorio, specialmente nelle aree montane e spopolate; il risparmio in buoni postali è da sempre considerato un investimento non molto fruttifero, ma estremamente garantito.
  Ricorda poi che è stata da poco decisa l'acquisizione di una quota importante di Pag. 190PagoPA da parte di Poste Italiane: operazione legittima, ma che, se Poste italiane divenisse privata, comporterebbe automaticamente l'inaccettabile monopolio privato di un servizio essenziale. In conclusione, argomenta, si tratta di un'operazione errata dal punto di vista sia etico che finanziario, che non risolve il problema del debito pubblico e tradisce le promesse elettorali della maggioranza. Preannunzia dunque voto contrario.

  Giorgio FEDE (M5S) ribadisce ancora che l'atto in esame tradisce le promesse elettorali del Presidente del Consiglio. Soprattutto, ricorda, è chiaro che per controllare una società occorre la maggioranza assoluta delle azioni; oggi si progetta di farlo con il 35 per cento, vale a dire poco più di un terzo del capitale azionario. Poste italiane oggi fa moltissimo per i piccoli comuni e tutela i piccoli risparmiatori; si vuole invece vendere per poco una quota di una società così importante, che fattura 12 miliardi e ne produce di 2 di utile, senza alcun sollievo per il debito pubblico. Ribadisce in conclusione il voto contrario della sua forza politica.

  Andrea CASU (PD-IDP), ricollegandosi a quanto già detto dal presidente di gruppo Barbagallo, manifesta la propria delusione rispetto alla proposta di parere del relatore, che è arrivata a ridosso della seduta senza alcun miglioramento rispetto ai contenuti dell'Atto in esame. Ricorda che si è trattato di un'operazione affrettata, nata dalla conferenza stampa di fine anno del Presidente del Consiglio; sono poi arrivate le inutili rassicurazioni del Ministro Urso sul mantenimento di una quota pubblica al 51 per cento, in risposta ad un'interrogazione del Partito Democratico, e ora si vota questa proposta di parere.
  Argomenta che in alcuni passaggi del parere vi è sincerità: l'operazione muove dalla ricerca del profitto, ma non corrisponde né a un interesse generale né a un effettivo vantaggio per le casse dello Stato. Lamenta, per un'operazione del valore di 4 miliardi, la mancanza di una relazione tecnica, più volte richiesta, che avrebbe dovuto contenere verifiche ben precedenti alla decisione di alienare. Non è stato inoltre possibile avere il piano strategico 2024-2028, che invece i sindacati hanno visionato, e che prevede un taglio di 10.000 dipendenti in cinque anni, un decimo dei dipendenti attuali, sotto forma di esuberi con esodo.

  La Commissione approva la proposta di parere favorevole con osservazioni del relatore (vedi allegato 1).

  Salvatore DEIDDA, presidente, avverte che, a seguito dell'approvazione del parere del relatore, le proposte alternative di parere del Gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, del Gruppo del MoVimento 5 Stelle e del Gruppo Partito Democratico – Italia democratica e progressista risultano precluse (vedi allegati 2, 3 e 4).

  La seduta termina alle 15.30.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 3 aprile 2024.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.30 alle 15.35.