ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00068

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 19
Seduta di annuncio: 68 del 14/03/2023
Abbinamenti
Atto 7/00007 abbinato in data 23/03/2023
Atto 7/00053 abbinato in data 23/03/2023
Atto 7/00057 abbinato in data 23/03/2023
Atto 7/00066 abbinato in data 23/03/2023
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00010
Firmatari
Primo firmatario: BONETTI ELENA
Gruppo: AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE
Data firma: 14/03/2023


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Stato iter:
04/04/2023
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 04/04/2023
GEMMATO MARCELLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 04/04/2023
BONETTI ELENA AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 23/03/2023

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 23/03/2023

AUDIZIONE INFORMALE IL 23/03/2023

DISCUSSIONE IL 04/04/2023

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 04/04/2023

IN PARTE ACCOLTO E IN PARTE NON ACCOLTO IL 04/04/2023

PARERE GOVERNO IL 04/04/2023

VOTATO PER PARTI IL 04/04/2023

IN PARTE APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 04/04/2023

CONCLUSO IL 04/04/2023

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00068
presentato da
BONETTI Elena
testo di
Martedì 14 marzo 2023, seduta n. 68

   La XII Commissione,

   premesso che:

    l'accordo sancito il 16 dicembre 2010 in sede di conferenza unificata Stato-regioni-enti locali sul documento concernente: «Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo» ha impegnato le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano ad attuare 10 linee di azioni per la ridefinizione dell'organizzazione dei punti nascita ospedalieri in grado di garantire qualità, sicurezza ed appropriatezza dell'assistenza materno-neonatale;

    tale accordo ha previsto, inoltre, l'istituzione del Comitato percorso nascita nazionale (CPNn), istituito presso il Ministero della salute con decreto ministeriale in data 12 aprile 2011. Il Comitato, nello svolgimento delle sue funzioni di coordinamento e verifica delle attività contemplate nell'accordo stesso, supporta tutte le regioni e province autonome nell'attuare le migliori strategie di riorganizzazione dei punti nascita e verifica che siano coerenti con quanto definito nell'accordo Stato-regioni, con «piena facoltà di declinare e rendere operative opportune misure di monitoraggio sui requisiti operativi, tecnologici e di sicurezza dei Punti nascita di I e II Livello, sull'integrazione tra i Livelli di assistenza materno/neonatale territoriale e ospedaliera, sulla piena implementazione delle Linee Guida nazionali relative agli aspetti materno/neonatali e sulla formazione del personale»;

    l'accordo del 2010 ha fissato la soglia di almeno 1.000 parti/anno quale parametro standard cui tendere per il mantenimento/attivazione dei punti nascita, con possibilità di abbassare la soglia a 500 parti/anno in caso di effettive difficoltà territoriali, riconducendo inoltre a due i precedenti tre livelli assistenziali definiti dal progetto materno-infantile – decreto ministeriale 24 aprile 2000;

    nell'attuazione delle strategie di riorganizzazione dei punti nascita, serve tenere conto della necessità di assicurare una serie di misure standard che consentano lo svolgimento dell'evento nascita in totale sicurezza, sia dal lato materno che neonatale, garantendo la presenza dell'organico completo delle figure sanitarie coinvolte, la disponibilità di una adeguata sala operatoria, la possibilità di effettuare gli esami ematochimici e diagnostici, la disponibilità di sangue ed emoderivati;

    le suddette misure sono definite nell'ambito del decreto del Ministro della salute 2 aprile 2015, n. 70, che ha fissato gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi in materia di assistenza ospedaliera necessari a garantire livelli di assistenza adeguati alle migliori tecniche e il rispetto del diritto alla salute costituzionalmente riconosciuto;

    con decreto ministeriale 11 novembre 2015, al CPNn è stato attribuito l'ulteriore compito di esprimere un parere «consultivo» su richieste di deroga relativamente a punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti/anno avanzate da regioni e province autonome. A tal riguardo, il CPNn ha predisposto il documento «Protocollo Metodologico per la valutazione delle richieste di mantenere in attività punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti/annui e in condizioni orogeografiche difficili», parte integrante del decreto ministeriale 11 novembre 2015;

    la legge n. 24 del 8 marzo 2017 affronta in modo specifico la gestione del rischio clinico e della responsabilità professionale in ambito sanitario, fornendo specifiche indicazioni sull'organizzazione della sicurezza delle cure e sulle questioni giuridiche inerenti alla responsabilità;

    l'accordo Stato-regioni del 24 gennaio 2018 recante «Linee guida per la revisione delle reti cliniche – Le reti tempo dipendenti» ha ribadito l'importanza della progressiva riduzione dei punti nascita con meno di 1000 parti/anno e dei tagli cesarei (massimo 15 per cento nei centri di I livello con numero di parti/anno compreso tra 500 e 1000 e massimo 25 per cento nei centri di II livello con numero di parti/anno maggiore di 1000);

    in base ai dati contenuti nel documento «Certificato di assistenza al parto (CeDAP), Analisi dell'evento nascita» relativi all'anno 2021, l'88 per cento dei parti è avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati, l'11,4 per cento nelle case di cura e solo lo 0,2 per cento altrove (altra struttura di assistenza, domicilio, e altro); il 62,8 per cento dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui; tali strutture, in numero di 140 rappresentano il 35,1 per cento dei punti nascita totali; il 7,1 per cento dei parti ha luogo invece in strutture che accolgono meno di 500 parti annui;

    l'Unità di terapia intensiva neonatale è presente in 119 dei 399 punti nascita; 95 unità Tin sono collocate nell'ambito dei 140 punti nascita dove hanno luogo almeno 1.000 parti; si consideri che l'accesso alla terapia intensiva per i neonati estremamente pre-termine e molto pre-termine è determinante per la sopravvivenza e la futura qualità della vita del bambino, è tra gli indicatori raccomandati dalla Commissione europea ai fini del monitoraggio della salute perinatale (indicatori PERISTAT) ed è inoltre inserito nella cosiddetta griglia Lea tra gli indicatori di monitoraggio dell'assistenza ospedaliera nelle regioni italiane. Nei punti nascita con meno di 500 parti all'anno, la frequenza dei parti pre-termine raggiunge il 3,59 per cento, di questi il 2,40 per cento è costituito da parti molto pre-termine e lo 0,90 per cento è costituito da parti estremamente pre-termine. Nei punti nascita con meno di 500 parti e senza la presenza di unità operativa di neonatologia e/o terapia intensiva neonatale tali percentuali sono, rispettivamente 2,40 per cento, 1,59 per cento e 0,50 per cento;

    nel 2021 in 5 regioni, tutte collocate al Centro-nord del Paese, oltre il 70 per cento dei parti si è svolto in punti nascita di grandi dimensioni (almeno 1000 parti annui): Lombardia, Emilia-Romagna, provincia autonoma di Trento e Bolzano, Umbria. Un'organizzazione opposta della rete di offerta si registra nelle regioni del Sud dove oltre il 38 per cento dei parti si svolge in punti nascita con meno di 1000 parti annui. In particolare, in Molise tutti i punti nascita hanno effettuato nel 2021 meno di 1000 parti annui;

    i tagli cesarei in Italia sono calati dal 25 per cento nel 2015 al 22 per cento nel 2021, senza subire particolari effetti dalla pandemia Covid, ma la percentuale è ancora alta e presenta grande diversità tra regioni, «con uno spiccato gradiente Nord-Sud». È quanto emerge dai risultati del Programma nazionale esiti (Pne), presentato dall'Agenzia Nazionale dei Servizi, Sanitari regionali;

    il tasso di mortalità perinatale (Pmr, perinatal mortality rate) secondo la definizione dell'Oms è un indicatore chiave dell'assistenza sanitaria al neonato che, mettendo insieme i nati morti tardivi e la morte neonatale precoce, è in grado di riflettere direttamente la qualità dell'assistenza prenatale, al parto e dopo la nascita. Relativamente alla mortalità perinatale, l'Istat ha stimato per l'anno 2013 un tasso nazionale pari a 4,1 morti per 1000 nati, evidenziando una notevole variabilità per area geografica (con un tasso pari a 4,7/1000 in Sicilia e 3,6/1000 in Lombardia). Si stima un rapporto di mortalità materna (Mmr, maternal mortality ratio) pari a 8,9 per 100.000 nati vivi per gli anni 2006-2012, in 8 regioni che coprono il 73 per cento dei nati in Italia. Si evidenzia un'ampia variabilità regionale: l'Mmr è pari a 5,6 in Toscana e a 12,9 in Campania, con valori più bassi nelle regioni del Nord (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna) rispetto a quelle del Centro (Lazio) e del Sud (Campania, Puglia, Sicilia);

    anche il Consiglio di Stato, con una sentenza del 2019 ha stabilito che «il diritto fondamentale sancito dall'articolo 32 implica, nel caso di specie, non già necessariamente la vicinanza del punto nascita, ma un'organizzazione finalizzata all'obiettivo, fatto proprio dalla Giunta regionale con la contestata deliberazione, di garantire ad ogni gestante ed ad ogni neonato il massimo della qualità delle cure». Tuttavia, la qualità e sicurezza delle cure non dipendono soltanto dal numero di parti che vengono assistite, ma anche e soprattutto da come queste vengono assistite. Vi sono certamente dei limiti determinati dal numero di parti, che al di sotto di alcuni limiti può non consentire agli operatori di raggiungere standard assistenziali ottimali, ma questi limiti possono, in una certa misura, essere superati grazie alla formazione degli operatori, ergo sulla capacità di educare, aggiornare e avviare gli operatori a un lavoro di cambiamento e rinnovamento continuo delle loro capacità assistenziali;

    il Ministro Schillaci, nell'illustrazione delle sue linee programmatiche, ha affermato di ritenere necessario avviare un approfondimento quanto all'organizzazione dell'assistenza ospedaliera di cui al decreto ministeriale n. 70 del 2015, anche in ragione del tempo intercorso dall'entrata in vigore dello stesso, con specifico riferimento agli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera, anche in considerazione della progressiva riduzione dei pronto soccorso e dei punti nascita;

    la necessità dell'aggiornamento del decreto del 2015, già previsto dal patto per la salute 2019-2021 ed affidato ad un gruppo di lavoro individuato nell'ambito della cabina di regia del patto per la salute, è stata richiamata anche dalla Conferenza unificata Stato-regioni-enti locali in particolare rispetto agli standard ospedalieri, da aggiornare in base alle risultanze e alle criticità regionali, e alla definizione di specifici indirizzi per alcuni ambiti assistenziali, con specifiche deroghe per le regioni più piccole;

    si è riconosciuta, in definitiva, l'urgente esigenza di una sanità di prossimità, in grado di garantire la continuità tra l'ospedale e il territorio, tra le prestazioni rispettivamente offerte, richiedendo una revisione delle politiche socio-sanitarie incentrate su un'assistenza sanitaria di qualità;

    l'investimento in interventi precoci di protezione e promozione della salute dei bambini nelle prime epoche della vita tramite un approccio intersettoriale è una delle priorità individuate dalle organizzazioni mondiali in sanità pubblica, a partire dall'organizzazione mondiale della sanità, che alla necessità di presidi assistenziali e ospedalieri essenziali per la natalità e per la salute di donne e bambini dedica una particolare attenzione. È, questo, un tema di enorme importanza sanitaria che richiede investimenti e risorse, rappresentando una componente fondamentale della salute pubblica. Di fatti, migliorando l'approccio e l'accesso alle cure, e rendendo più disponibili assistenza qualificata, trattamenti farmacologici e formazione degli operatori, ma anche semplici interventi preventivi nel corso della gravidanza, del parto e dei primi anni di vita del bambino, è possibile prevenire le morti evitabili;

    allargando l'analisi oltre il momento «nascita», è dunque quanto mai opportuno analizzare i percorsi preventivi e assistenziali offerti alla donna, alla coppia e ai genitori per promuovere i primi 1000 giorni di vita del bambino, quali l'assistenza preconcezionale, prenatale, al parto e dopo la nascita nei primi due anni di vita del bambino, la promozione delle competenze genitoriali, il supporto alla salute mentale perinatale, la prevenzione della violenza e degli incidenti;

    anche in tale ambito si riscontra una grande variabilità tra le diverse aree del Paese in ordine alle modalità organizzative ed al ventaglio delle prestazioni proposte nell'ambito della rete di offerta per l'area materna-infantile, sia per quanto attiene le modalità di accesso alle cure, sia la capacità di reale prevenzione e presa in carico dei problemi e per la connessione tra territorio ed ospedale. Queste differenze spesso pesano in modo significativo sul superamento delle diseguaglianze tra la popolazione, con una maggiore penalizzazione per i cittadini più fragili sul piano culturale, sociale ed economico;

    in questo quadro, non si può non ricordare che l'Italia sta attraversando una grave crisi demografica durante la quale si registra un record negativo delle nascite: nel 2021 le nascite della popolazione residente sono state 400.249, circa 4.500 in meno rispetto al 2020 (-1,1 per cento), con un nuovo superamento del record di denatalità; dal 2008, le nascite sono diminuite di 176.410 unità (-30,6 per cento),

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a:

    a) introdurre il meccanismo di monitoraggio della sussistenza e del rispetto dei requisiti standard previsti per i punti nascita e a valutare, nell'ambito delle deroghe per i punti nascita, l'effettiva sussistenza delle condizioni che lo consentono;

    b) riorganizzare i punti nascita in modo da garantire le necessarie abilità e competenze tecniche per far fronte alle complicanze del parto anche integrato ai servizi offerti dagli ospedali di comunità. Il numero di parti deve essere tale da garantire le abilità necessarie a far fronte a tutte le possibili complicanze del parto, ed è fondamentale disporre anche di personale specializzato in terapia rianimazione neonatale;

    c) riorganizzare l'assistenza territoriale in un'ottica di prevenzione e continuità delle cure, potenziando i servizi di presa in carico della salute materno-infantile e le attività dei consultori familiari, anche tramite un'integrazione con le case di comunità, istituendo la figura dell'ostetrica di comunità al fine di aumentare e implementare l'erogazione dei servizi anche nelle aree interne. Le aziende sanitarie in cui è attivo un punto nascita, devono sviluppare una carta dei servizi specifica per il percorso nascita, in cui, in conformità ai principi di qualità, sicurezza e appropriatezza siano contenute indicazioni riguardanti le informazioni generali sulla operatività dei servizi contenenti i principali indicatori di esito, sulle modalità assistenziali dell'intero percorso nascita, sulle modalità per favorire l'umanizzazione del percorso nascita, sulla rete sanitaria ospedaliera-territoriale e sociale per il rientro a domicilio della madre e del neonato atta a favorire le dimissioni protette, il sostegno dell'allattamento al seno ed il supporto psicologico;

    d) implementare in tutto il territorio nazionale percorsi di screening prenatale, nonché l'affiancamento di figure sanitarie specializzate in ogni aspetto della salute materno-infantile affinché le esigenze della donna in gravidanza e della neomamma siano soddisfatte dall'intervento di strutture e di operatori specializzati nei diversi momenti della gravidanza, del parto e del post partum, sia con attività di monitoraggio e di counselling che con vera e propria assistenza nelle scelte che riguardano la gestazione, il parto e i primi periodi di vita del bambino;

    e) farsi promotore di una piattaforma integrata per fornire adeguate informazioni, anche per favorire la prevenzione e la consapevolezza dei genitori, e che contenga tutte le informazioni utili sui servizi erogati per salute materno-infantile, in particolare nell'ottica dei 1000 giorni, e formativa per gli operatori coinvolti nella presa in carico della salute della mamma e del bambino;

    f) prevedere le risorse economiche e finanziarie necessarie per l'incremento del personale sanitario, medico e ostetrico al fine di garantire una presa in carico adeguata in tutti i contesti e per aumentare e migliorare la dotazione tecnologica delle strutture sanitarie, per migliorare la qualità professionale e le competenze in materia di sicurezza in sala parto rendendo obbligatoria la certificazione professionale di tutti gli specialisti in ostetricia e ginecologia che operano in sala parto, organizzando corsi di formazione (in collaborazione con le società scientifiche) mediante simulazione per favorire, attraverso l'acquisizione non solo di competenze teoriche, ma anche le abilità necessarie a far fronte alle utenze più frequenti e gravi del parto;

    g) supportare le iniziative dell'Iss sulla mortalità materna e infantile (osservatorio epidemiologico nazionale, formazione mediante simulazione) e promuovere le buone pratiche per la sicurezza del parto (applicazione della Checklist WHO Safe Childbirth per individuare precocemente le criticità prima, durante e dopo il parto; introduzione del Modified early Obstetric Warning System).
(7-00068) «Bonetti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prima infanzia

diritto alla salute

rischio sanitario