ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00057

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 19
Seduta di annuncio: 61 del 02/03/2023
Abbinamenti
Atto 7/00007 abbinato in data 07/03/2023
Atto 7/00053 abbinato in data 07/03/2023
Atto 7/00066 abbinato in data 23/03/2023
Atto 7/00068 abbinato in data 23/03/2023
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00008
Firmatari
Primo firmatario: MALAVASI ILENIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA
Data firma: 02/03/2023
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FURFARO MARCO PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA 02/03/2023
CIANI PAOLO PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA 02/03/2023
GIRELLI GIAN ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA 02/03/2023
STUMPO NICOLA PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA 02/03/2023


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Stato iter:
04/04/2023
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 07/03/2023
MALAVASI ILENIA PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA
QUARTINI ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE
 
PARERE GOVERNO 04/04/2023
GEMMATO MARCELLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 07/03/2023

DISCUSSIONE IL 07/03/2023

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 07/03/2023

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 23/03/2023

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 23/03/2023

AUDIZIONE INFORMALE IL 23/03/2023

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 04/04/2023

IN PARTE ACCOLTO E IN PARTE NON ACCOLTO IL 04/04/2023

PARERE GOVERNO IL 04/04/2023

VOTATO PER PARTI IL 04/04/2023

IN PARTE APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 04/04/2023

CONCLUSO IL 04/04/2023

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00057
presentato da
MALAVASI Ilenia
testo di
Giovedì 2 marzo 2023, seduta n. 61

   La XII Commissione,

   premesso che:

    il percorso nascita è il processo di presa in carico assistenziale per accompagnare le donne e le coppie dalla gravidanza fino al parto, dalla consulenza preconcezionale alla diagnosi prenatale, dal test di screening agli esami strumentali richiesti nel corso della gestazione;

    il compito pubblico è quello di rendere il percorso meno accidentato possibile, riducendo i fattori di stress, rendendo disponibili le informazioni, alimentando le competenze dei neo-genitori, riducendo ansia e dolore, favorendo la prosecuzione di un sostegno assistenziale e umano anche dopo l'uscita dalle strutture sanitarie e bilanciando le esigenze e gli standard di sicurezza clinica con il riconoscimento della nascita, salvo casi specifici, come un fenomeno naturale;

    le linee guida Oms, del febbraio 2018, realizzate per garantire che in tutto il mondo vengano applicati analoghi standard di assistenza alla gravidanza e al parto fisiologici si declinano in 56 raccomandazioni relative al travaglio e al post partum che passano in rassegna diversi aspetti dell'assistenza e ribadiscono, comunque, l'unicità di ogni singola esperienza della nascita riconoscendo la necessità di un'assistenza personalizzata e rispettosa dei tempi fisiologici del travaglio-parto;

    nel 2010 (Governo Berlusconi) furono emanate le nuove «Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo» approvate poi in conferenza Stato regioni e province autonome di Trento e Bolzano, sulla base del punto 51 del Piano sanitario nazionale 2006-2008, che misero nero su bianco, oltre a tutti i requisiti tecnici e di personale, che l'optimum minimo per un punto nascita era di 1.000 parti l'anno prevedendo però la possibilità di tenere aperti, proprio per andare incontro alle esigenze delle zone disagiate, anche quelli che effettuavano un minimo di 500 parti questo sulla base del presupposto che più i punti nascita siano grandi, organizzati, dotati di standard clinici all'avanguardia (si pensi per esempio alla terapia intensiva neonatale) minore è la possibilità di commettere errori;

    il provvedimento diede il via al processo di chiusura che scatenò fin da subito numerose proteste e polemiche anche perché i piccoli punti nascita in Italia erano molti ed alcuni molto efficienti. Per questo motivo nel 2015 con il decreto ministeriale 70 «Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera» si diede alle regioni la facoltà di chiedere delle deroghe;

    nello stesso Patto per la salute 2019-2021 si prevede una revisione del decreto ministeriale 70 e della disciplina dei «punti nascita» sotto i 500 parti l'anno, questione che vede fin dal suo inizio, da ormai dieci anni, un aspro confronto tra medici e ostetriche da un lato che chiedono di chiudere i punti nascita con meno di 500 parti l'anno, applicando così quanto previsto dalle norme e dai protocolli Oms perché poco sicuri e dall'altro le regioni e i comuni che raccolgono le proteste dei cittadini che vedono negato il diritto ad essere seguiti vicino casa durante la gravidanza e il parto;

    il compito di valutare la possibilità di deroga è stato affidato dal Ministero della salute al Comitato percorso nascita secondo un protocollo metodologico in base al quale valutare caso per caso (decreto ministeriale 11 novembre 2015 );

    il Comitato percorso nascita nazionale (Cpnn), costituito con decreto ministeriale 12 aprile 2011, è stato ricostituito con decreto ministeriale 11 aprile 2018 e rinnovato con decreto ministeriale 30 giugno 2021 ed assicura la funzione di coordinamento permanente tra le istituzioni centrali e periferiche in funzione della qualità e sicurezza del percorso nascita, come previsto dall'Accordo Stato regioni del 16 dicembre 2010;

    secondo gli ultimi dati disponibili del 2018 in Italia su 418 punti nascita ben il 15 per cento presenta meno di 500 parti/anno e circa 27.000 bambini sono nati in tali strutture;

    un numero giudicato ancora eccessivo da parte di ginecologi, ostetriche, pediatri, e neonatologi che attraverso le società scientifiche dell'area ostetrica e ginecologica, neonatologica e pediatriche esprimono da sempre la convinzione che i punti nascita sotto i 500 parti non siano in grado di garantire la migliore esperienza clinica e l'organizzazione necessarie per prevenire ed eventualmente affrontare le pur rare situazioni a rischio che si potrebbero verificare;

    affinché vi sia un percorso nascita in piena sicurezza ci devono essere alcune condizioni inderogabili: spazi adeguati ed attrezzati; personale sanitario (medico, ostetriche, infermieri, personale di supporto) parametrato alle nuove esigenze: controllo della gravida in travaglio in un rapporto «one to one» da una parte, gestione delle urgenze in piena sicurezza dall'altra, con disponibilità immediata di personale neonatologico ed anestesiologico (infermieri, medici) competente ed in numero adeguato;

    la possibilità di partorire vicino casa non deve mai mettere a rischio la salute e il benessere del bambino e della madre specialmente in una società come la nostra dove l'età media della partoriente è sempre più alta;

    nelle condizioni geografiche particolari, come ad esempio le aree di montagna o le zone disagiate, dove è stato ritenuto opportuno tenere aperto un punto nascita con un volume di attività inferiore ai 500 parti annui, questo deve comunque avvenire secondo criteri di sicurezza ed adeguatezza dei mezzi di trasporto in caso di necessità, come previsto dal decreto ministeriale 11 novembre 2015;

    in questi anni sono stati messi in campo tutti gli strumenti normativi per ottenere le deroghe e in molte regioni l'accorpamento dei punti nascita è stato ben gestito;

    è importante garantire, attraverso una integrazione tra assistenza territoriale ed ospedaliera, a tutti i soggetti coinvolti durante il percorso nascita, a cominciare dalla fase preconcezionale e fino al puerperio e all'allattamento una presa in carico completa al fine di assicurarne la loro salute;

    la continuità assistenziale strutturata e sicura tra il livello delle cure primarie durante la gravidanza, l'assistenza in ospedale durante il parto e poi di nuovo sul territorio nei mesi successivi è fondamentale per la presa in carico delle donne in situazioni di maggiore fragilità emotiva e sociale, non solo rafforzando e rendendo omogenei sul territorio i servizi di supporto psicologico durante la gravidanza, il parto e nel post parto attraverso un lavoro di continuità tra consultori e ospedali, ma anche migliorando la presa in carico emotiva, l'accompagnamento nella difficoltà, nell'ascolto;

    in un momento storico come quello che stiamo vivendo in cui vi è una forte diminuzione del tasso di natalità è necessario che il percorso di accompagnamento alla nascita assicuri la massima attenzione alle richieste delle coppie che devono essere accompagnate nel loro percorso genitoriale da personale che sappia coniugare la competenza con l'empowerment, che sappia cioè guidare la coppia nell'evoluzione della gravidanza e del parto, anche mediante l'esecuzione delle indagini più opportune ed indicate nel singolo caso, enfatizzando, nello stesso tempo, quel rapporto umano, fondamentale in un momento così complesso e delicato come il travaglio, il parto e i primi giorni dopo la nascita;

    per realizzare questo è necessario che la donna possa eseguire in gravidanza le analisi necessarie, a carico del Ssn e che le aziende ospedaliere predispongano servizi che soddisfino queste richieste;

    uno dei periodi della vita a maggior rischio per le donne è rappresentato dalla gravidanza e dal post partum. Studi epidemiologici condotti in nazioni e culture diverse evidenziano che la depressione post partum colpisce, con diversi livelli di gravità, dal 7 al 12 per cento delle neomamme ed esordisce generalmente tra la 6a e la 12a settimana dopo la nascita del figlio, con episodi che durano tipicamente da 2 a 6 mesi. La donna si sente triste senza motivo, irritabile, facile al pianto, non all'altezza nei confronti degli impegni che la attendono;

    in tale ottica è necessario sia ridare slancio ai consultori istituti con la legge n. 405 del 1975 quali servizi sociosanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari per attuare gli interventi previsti a tutela della salute della donna, delle persone in età evolutiva e in adolescenza, delle coppie e delle famiglie inserendoli a pieno titolo nella riorganizzazione territoriale prevista dal Pnrr e dagli atti attuativi sia rivedere i protocolli di accoglienza nelle unità di ostetricia per assicurare l'accesso del padre o di una persona di fiducia della donna durante il travaglio, il parto e la degenza ospedaliera visto che l'esperienza della gravidanza, della nascita e dell'allattamento sono elementi fondanti della genitorialità consapevole, della nurturing care e della promozione della salute delle madri, dei padri e dei bambini e bambine come esplicitato dal sito web dell'Istituto superiore di sanità;

    protocolli di accoglienza diventati stringenti durante la pandemia per salvaguardare la salute di tutti che ora presentano una estrema variabilità rispetto all'accoglienza nelle unità di ostetricia del padre o di una persona di riferimento della donna durante il travaglio, il parto e la degenza ospedaliera lasciando disorientata la donna e il suo nucleo familiare. Per le donne COVID-19 sospette o positive, la presenza dell'accompagnatore durante il travaglio, il parto e la degenza talvolta non è prevista, in altri casi è subordinata al rispetto delle misure di screening all'ingresso, delle misure di prevenzione primaria e all'applicazione di una rigorosa limitazione degli spostamenti all'interno della struttura. In alcuni casi l'esclusione della presenza dell'accompagnatore è prevista anche per la normale gestione del parto delle donne COVID-19 negative;

    un sistema sanitario vicino a tutte le donne deve garantire, in tutte le regioni, il diritto all'interruzione di gravidanza come sancito dalla legge n. 405 del 1978, risolvendo definitivamente il grave contrasto tra il diritto all'obiezione di coscienza del personale sanitario e il diritto della donna di abortire in una struttura pubblica, in sicurezza e nei tempi previsti,

impegna il Governo:

   a valutare la possibilità ad assumere, nel rispetto della tutela della salute e del benessere del bambino e della madre, iniziative volte a rivedere gli standard relativi ai punti nascita previsti dal decreto ministeriale 70 del 2015;

   a predisporre, per quanto di competenza, linee guida volte a ridurre dove possibile, l'approccio medicalizzato e rafforzando invece aspetti come l'informazione, l'accoglienza, la riduzione del dolore e dello stress, l'accompagnamento dei neogenitori alla cura del bambino, con una particolare attenzione all'addestramento delle mamme all'allattamento al seno;

   a predisporre, per quanto di competenza, misure uniformi su tutto il territorio nazionale al fine di assicurare, nel rispetto della salute di tutti i soggetti coinvolti, misure volte a garantire nei percorsi nascita e durante la degenza ospedaliera la presenza del padre o di una persona a scelta della donna anche oltre il mero orario di visita;

   a predisporre, per quanto di competenza, programmi di screening per l'individuazione delle donne a rischio di sviluppare depressione post partum, effettuati già in occasione della prima visita con il medico di famiglia o con lo specialista, o, nell'immediato post partum, come parte integrante della valutazione del benessere psicofisico della donna;

   a favorire la continuità dell'assistenza e l'integrazione tra ospedale e territorio, adottando iniziative di competenza volte a sviluppare la rete dei consultori familiari (Cf) quali servizi territoriali, di prossimità, multidisciplinari, fortemente integrati con altri presidi socio-sanitari e caratterizzati da un approccio olistico della salute, a tutela della salute della donna, degli adolescenti, della coppia e della famiglia diffusi sull'intero territorio nazionale e orientati ad attività di prevenzione e promozione della salute;

   ad adottare iniziative al fine di ridurre le disparità territoriali, a cominciare dal divario tra regioni del centro nord e regioni del sud;

   ad adottare le iniziative di competenza volte a garantire, anche attraverso campagne d'informazione sulle maggiori reti televisive nazionali il diritto della donna di poter partorire in completo anonimato in qualsiasi struttura ospedaliera senza giudizi colpevolizzanti ma con interventi adeguati ed efficaci, per assicurare – anche dopo la dimissione – che il parto resti in anonimato;

   a predisporre campagne d'informazione affinché le cittadine straniere in stato di gravidanza presenti in Italia anche in modo irregolare possano rivolgersi alle strutture mediche per ricevere le cure e le prestazioni gratuite di cui hanno diritto;

   ad assumere le iniziative di competenza volte a rendere disponibile e gratuito in tutta Italia l'accesso alla contraccezione tramite dispositivi ormonali e medici, in linea con i princìpi posti dalla legge n. 194 del 1978, superando l'arretratezza del nostro Paese su questo fronte, per ridurre gravidanze indesiderate e l'incidenza di malattie sessualmente trasmissibili come l'Hiv, garantendo la tutela della salute sessuale e riproduttiva delle giovani generazioni anche grazie al potenziamento dei programmi di educazione e salute sessuale;

   ad adottare le iniziative di competenza volte a far sì che in tutte le regioni sia garantito il diritto all'interruzione di gravidanza come sancito dalla legge n. 405 del 1978, risolvendo definitivamente il grave contrasto tra il diritto all'obiezione di coscienza del personale sanitario e il diritto della donna di abortire in una struttura pubblica, in sicurezza e nei tempi previsti senza dover pellegrinare da un ospedale all'altro o peggio da una regione all'altra;

   a rivedere il sistema di rimborso, ormai fermo da oltre dieci anni, delle prestazioni, sia ambulatoriali che in regime di ricovero previste durante il percorso nascita al fine di tener conto delle sue caratteristiche e dell'evoluzione avvenuta in questi anni.
(7-00057) «Malavasi, Furfaro, Ciani, Girelli, Stumpo».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti della donna

politica sanitaria

professione sanitaria