ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00100

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 19
Seduta di annuncio: 262 del 14/03/2024
Abbinamenti
Atto 6/00096 abbinato in data 14/03/2024
Atto 6/00097 abbinato in data 14/03/2024
Atto 6/00098 abbinato in data 14/03/2024
Atto 6/00099 abbinato in data 14/03/2024
Atto 6/00101 abbinato in data 14/03/2024
Firmatari
Primo firmatario: ZANELLA LUANA
Gruppo: ALLEANZA VERDI E SINISTRA
Data firma: 14/03/2024
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GRIMALDI MARCO ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/03/2024
BONELLI ANGELO ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/03/2024
BORRELLI FRANCESCO EMILIO ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/03/2024
DORI DEVIS ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/03/2024
EVI ELEONORA ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/03/2024
FRATOIANNI NICOLA ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/03/2024
GHIRRA FRANCESCA ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/03/2024
MARI FRANCESCO ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/03/2024
PICCOLOTTI ELISABETTA ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/03/2024
ZARATTI FILIBERTO ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/03/2024


Stato iter:
14/03/2024
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 14/03/2024
Resoconto FITTO RAFFAELE MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (AFFARI EUROPEI, IL SUD, LE POLITICHE DI COESIONE E IL PNRR)
 
INTERVENTO GOVERNO 14/03/2024
Resoconto FITTO RAFFAELE MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (AFFARI EUROPEI, IL SUD, LE POLITICHE DI COESIONE E IL PNRR)
 
DICHIARAZIONE VOTO 14/03/2024
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO MISTO-+EUROPA
Resoconto MARATTIN LUIGI ITALIA VIVA-IL CENTRO-RENEW EUROPE
Resoconto ROMANO FRANCESCO SAVERIO NOI MODERATI (NOI CON L'ITALIA, CORAGGIO ITALIA, UDC, ITALIA AL CENTRO)-MAIE
Resoconto GRIMALDI MARCO ALLEANZA VERDI E SINISTRA
Resoconto BONETTI ELENA AZIONE-POPOLARI EUROPEISTI RIFORMATORI-RENEW EUROPE
Resoconto PELLA ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE
Resoconto SCUTELLA' ELISA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto CANDIANI STEFANO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto PAGANO UBALDO PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA
Resoconto PIETRELLA FABIO FRATELLI D'ITALIA
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 14/03/2024

NON ACCOLTO IL 14/03/2024

PARERE GOVERNO IL 14/03/2024

DISCUSSIONE IL 14/03/2024

RESPINTO IL 14/03/2024

CONCLUSO IL 14/03/2024

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00100
presentato da
ZANELLA Luana
testo di
Giovedì 14 marzo 2024, seduta n. 262

   La Camera,

   udite le Comunicazioni del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza,

   premesso che:

    1) il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) costituisce il programma di utilizzo delle risorse del Recovery Fund messe a disposizione dall'Unione europea per il finanziamento dell'iniziativa Next Generation UE (NGEU). Il «Recovery and resilience facility – RRF» ha una dotazione di 723,8 miliardi di euro, di cui 338 miliardi di grants (ossia sovvenzioni) e 385 miliardi di loans (ossia prestiti). In tale ambito l'Italia ha ricevuto uno stanziamento pari a 191,5 miliardi, di cui 122,6 miliardi di prestiti e 68,9 miliardi di sovvenzioni;

    2) a seguito del negoziato con la Commissione europea sulle modifiche al PNRR, conclusosi con l'approvazione della decisione dell'8 dicembre 2023 da parte del Consiglio ECOFIN, la dotazione finanziaria complessiva del Piano del nostro Paese è passata dai suddetti 191,5 miliardi di euro a 194,42 miliardi di euro – 122,6 miliardi di prestiti e 71,8 miliardi di sovvenzioni – per un incremento pari a 2,9 miliardi di euro dovuto ai contributi aggiuntivi a fondo perduto (per un totale pari 2,76 miliardi di euro) assegnati all'Italia per l'iniziativa REPowerEU (quel piano ambizioso, parte integrante del PNRR, volto a ridurre la dipendenza dell'Unione europea dai combustibili fossili russi e accelerare la transizione verde) e all'adeguamento della dotazione finanziaria del PNRR connessa alla rivalutazione del PIL (circa 140 milioni di euro);

    3) il nuovo PNRR revisionato con la succitata Decisione del Consiglio UE l'8 dicembre 2023 comprende 66 riforme, sette in più rispetto al piano originario, e 150 investimenti;

    4) è stata inoltre prevista una nuova Missione 7 dedicata al REPowerEU: a Missione 7 contiene cinque nuove riforme e 12 nuovi investimenti volti a conseguire gli obiettivi del piano REPowerEU per rendere l'Europa indipendente dai combustibili fossili russi prima del 2030. Sono inoltre stati previsti cinque investimenti rafforzati nell'ambito di misure preesistenti;

    5) le modifiche al PNRR dovute a circostanze asseritamente oggettive riguardano 96 misure: 30 misure non sono più parzialmente realizzabili perché l'elevata inflazione ha aumentato i costi inizialmente stimati, 6 misure non sono più parzialmente realizzabili a causa delle interruzioni della catena di approvvigionamento, 7 misure non sono più parzialmente realizzabili a causa dei cambiamenti nella domanda del mercato derivanti da cambiamenti nelle condizioni di mercato, inclusi i costi più elevati che influiscono sulle procedure di appalto; 1 misura non è più parzialmente realizzabile a causa della mancanza di domanda; 43 misure sono state modificate per attuare alternative migliori al fine di raggiungere l'ambizione originaria della misura; 3 misure non sono più realizzabili nei termini specifici previsti nel PNRR originario a causa di nuove circostanze impreviste;

    6) le risorse liberate dalla rimozione o dalla modifica delle misure sono state utilizzate per includere 6 nuove misure: M1C2, Riforma 2.3 (Razionalizzazione e semplificazione degli incentivi alle imprese); M1C1, Investimento 1.10 (Sostegno alla qualificazione e all'E-Procurement); M1C2, Investimento 7 (Sostegno al sistema produttivo per la Transizione Ecologica, Tecnologie Net – Zero e competitività e resilienza delle filiere strategiche); M2C1, Investimento 3.4 (Fondo Rotativo Contratti di Filiera (FCF) a sostegno dei contratti di filiera per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, selvicoltura, floricoltura e vivaismo); M3C, Investimento 1.9 (Collegamenti interregionali); M3C2, Investimento 2.3 (Cold ironing);

    7) l'aumento di 145 milioni di euro derivante dall'aggiornamento del contributo finanziario massimo è utilizzato per implementare l'Investimento 1.7 (Borse di studio per l'accesso all'Università), nell'ambito della Mission 4, componente 1. Con la stessa base giuridica (articolo 18, comma 2, del Reg. 2021/241) è stata inoltre aggiunta la nuova Riforma 1.9.1 – Riforma per accelerare l'attuazione della politica di coesione, nell'ambito della Missione 1 della componente 1;

    8) la citata nuova Missione 7 relativa al REPowerEU comprende 5 nuove riforme e 17 investimenti: cinque investimenti erano già presenti nel PNRR iniziale e sono stati ampliati e ricondotti nella Missione 7. Il capitolo REPowerEU comprende anche misure ampliate che interessano 4 misure nell'ambito delle componenti M1C1, Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA, e M2C2, Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile;

    9) al 31 dicembre l'Italia ha ricevuto dall'Unione europea risorse pari a € 101.930.714.506,00; le spese sostenute sono pari a 45,6 miliardi di euro, che scendono a poco meno di 43 miliardi se si considera che 2,6 miliardi fanno riferimento a misure che sono state stanziate dal nuovo PNRR; nel 2023 sono state spese risorse per 21,1 miliardi di euro;

    10) complessivamente, pertanto, al 31 dicembre l'Italia ha speso il 42 per cento delle risorse ricevute e il 22 per cento del totale del budget del PNRR. Di conseguenza, per completare il Piano, nel triennio 2024-2026 l'Italia dovrà spendere circa 151 miliardi di euro, per una media di 50 miliardi per ciascun anno, più del doppio di quanto fatto finora;

    11) tuttavia, non è dato comprendere in che modo debba realizzarsi il necessario cambio di passo, indispensabile per la compiuta realizzazione del Piano;

    12) peraltro, si protrae il lungo e tortuoso percorso caratterizzato da una totale opacità dei processi decisionali e da un coinvolgimento veramente limitato, per non dire assente, del Parlamento e delle parti sociali;

    13) nonostante le rassicuranti parole della Presidente del Consiglio e quelle del Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il PNRR la quarta relazione al Parlamento suscita particolari preoccupazioni sullo stato di attuazione del PNRR, sulla realizzabilità dei progetti, sull'efficienza dell'impiego delle risorse stanziate;

    14) infatti dalla Relazione si evince come gli investimenti diretti in opere pubbliche siano fermi all'11 per cento del plafond disponibile, su temi come Lavoro, Politiche sociali, Salute le percentuali di spesa oscillano tra lo 0,8 e il 3,7 per cento;

    15) nel dettaglio, la spesa sostenuta è particolarmente bassa: il Ministero della Salute ha speso appena il 3,7 per cento dei 15,6 miliardi disponibili e il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali appena lo 0,8 per cento. Particolarmente preoccupante è dato di fondo che riguarda gli investimenti diretti in opere pubbliche che come detto sono fermi a un preoccupante 11 per cento del plafond disponibile, mentre il grosso della spesa è consistito fin qui nell'erogazione di incentivi automatici;

    16) si rileva, oltretutto, che la Nadef del 2022 conteneva una previsione di spesa per il 2023 pari a oltre 40 miliardi di euro, mentre ne sono stati spesi poco più della metà. Altrettanto preoccupante risulta essere la mancanza di dati relativi all'entità specifica delle risorse spese per ciascuno dei progetti in essere: come è noto, essi riguardano interventi che erano in parte già considerati negli andamenti di finanza pubblica precedenti al PNRR e nelle previsioni di crescita macroeconomica del nostro Paese, a tali progetti sono stati destinati circa 67 miliardi di euro, di cui 15,6 miliardi di euro riferibili al Fondo Sviluppo e Coesione sotto forma di anticipazione della programmazione 2021-2027;

    17) una risposta del tutto insufficiente oltre che inadeguata sembra arrivare dagli ultimi provvedimenti emanati dal Governo i quali avrebbero dovuto affrontare e risolvere il delicato tema della copertura di quegli interventi non più finanziati, totalmente o in parte, dal PNRR a seguito della riformulazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato dal Consiglio dell'ECOFIN l'8 dicembre 2023;

    18) com'è noto, oggetto di definanziamento sono stati gli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei comuni (6 miliardi di euro di cui 2,6 miliardi già spesi); Aree interne – Potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità (725 milioni); promozione impianti innovativi (incluso offshore) (675 milioni); valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (300 milioni); i progetti di rigenerazione urbana (da 3,3 miliardi a 2 miliardi); i piani urbani integrati (da 2,493 miliardi a 900 milioni); il finanziamento di progetti presentati da giovani ricercatori (da 600 a 210 milioni); i finanziamenti per l'utilizzo dell'idrogeno in settori hard-to-abate (da 2 a 1 miliardo);

    19) la copertura degli incrementi e delle autorizzazioni di spesa è ottenuta attraverso una lunga serie di tagli, di cui si elencano di seguito gli interventi più significativi:

    a) Fondo Sviluppo e Coesione:

     FSC 2014-2020 (annualità dal 2024 al 2025): – 110 milioni;

     FSC 2021-2027 (annualità dal 2024 al 2027): – 4,908 miliardi;

     FSC 2021-2027 (annualità dal 2028 al 2030): – 1,663 miliardi (solo in termini cassa);

    b) Piano Nazionale Complementare (PNC) al PNRR: – 3,813 miliardi nel triennio 2024-2026;

    c) Riduzione di fondi dei Ministeri: – 1,361 miliardi nel triennio 2026-2028;

    d) Fondo per investimenti a favore dei comuni istituito presso il Ministero dell'interno (articolo 1 comma 44 della legge n. 160 del 2019): – 1,060 miliardi nel triennio 2027-2029;

    e) Fondo per le opere indifferibili: – 900 milioni per il biennio 2025-2026;

    f) Contributi ai comuni per investimenti relativi a opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio (articolo 1 comma 139 della legge n. 145 del 2018): – 734,5 milioni di euro nel biennio 2026-2027;

    g) Investimento «Verso un ospedale sicuro e sostenibile»: – 690 milioni di euro mediante corrispondente versamento all'entrata del bilancio dello Stato delle somme iscritte in conto residui nello stato di previsione del Ministero della Salute;

    h) Contratti di sviluppo relativi ai progetti di sviluppo industriale (articolo 1 comma 253 della legge n. 213 del 2023): – 400 milioni nel biennio 2024-2025;

    20) è inoltre previsto l'utilizzo di 400 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2027 e 2028, delle risorse disponibili nello stato di previsione della spesa del MEF, nell'ambito della missione 29 «Politiche economico-finanziarie e di bilancio e tutela della finanza pubblica», programma 5 «Regolazioni contabili, restituzioni e rimborsi di imposte», unità di voto 1.4;

    21) riguardo al Piano Nazionale Complementare (PNC) occorre segnalare che le risorse sono spalmate fino al 2028 e non fino al 2026, come nella versione precedente. Le risorse spostate negli anni 2027 e 2028 sono pari a 2,335 miliardi di euro (ad esempio gli interventi di messa in sicurezza di ponti, viadotti e tunnel su strade come la A24 e la A25 vengono posticipati al 2027-2028); l'ammontare complessivo del PNC scende a 29,4 miliardi di euro con una riduzione di 1188,51 mln di euro rispetto alle risorse originarie; i tagli si concentrano sostanzialmente sugli investimenti del Ministero della Salute (-677 milioni di euro), sul rinnovo delle flotte di navi verdi (-575,5 milioni di euro), sugli Ecosistemi per l'innovazione al Sud in contesti urbani marginalizzati (-105,75 milioni di euro). È stato invece incrementato di 330 milioni di euro l'investimento relativo allo Sviluppo dell'accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici;

    22) si ribadisce come la copertura degli interventi cancellati o ridimensionati nella nuova versione del PNRR, avvenga con modalità inaccettabili: si utilizzano significative risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, che vengono di fatto sottratte in particolare alle regioni del Sud, con la previsione che possano rientrare con possibili definanziamenti del Piano Complementare al PNRR, si tagliano pesantemente le risorse del Ministero della Salute, non si ripristinano le risorse per la prevenzione del dissesto idrogeologico: in sostanza si confermano scelte politiche regressive del Governo nei confronti del Mezzogiorno, che contribuiranno ad ampliare i divari tra i territori del Paese, compromettendo i diritti fondamentali delle persone come quello alla salute;

    23) l'emergenza pandemica ha esplicitato la necessità di rafforzare la capacità del SSN di fornire servizi adeguati sul territorio, in particolare per affrontare le rilevanti questioni che derivano dall'invecchiamento della popolazione, tenuto conto che una quota significativa e crescente della stessa, pari circa al 40 per cento, è afflitta da malattie croniche;

    24) dalla revisione del PNRR il Governo ha operato un taglio di 510 strutture tra ospedali e case della comunità riducendole da 1350 a 936 le Case della Comunità e da 400 a 304 gli ospedali. Tuttora il rafforzamento del Servizio sanitario nazionale e dei servizi territoriali, anche dopo il taglio derivante dalla revisione, è messo a rischio anche dalla grave carenza di medici di medicina generale, di infermieri e di pediatri;

    25) la missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), relativa alla salute destina risorse al potenziamento della rete di assistenza territoriale, sanitaria e socio-sanitaria attraverso lo sviluppo delle case di comunità, l'assistenza domiciliare integrata (Adi), la telemedicina, nonché attraverso gli ospedali di comunità; in tale contesto è stato emanato il cosiddetto «DM71», recante gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi delle strutture dedicate all'assistenza territoriale e al sistema di prevenzione in ambito sanitario, ambientale e climatico, ma la carenza di medici – e, più in generale, di personale sanitario – rischia di impedire l'attuazione effettiva di quanto recato dalla Missione 6 del PNRR;

    26) gli investimenti del PNRR richiederanno un incremento, sia pure progressivo, delle spese per la gestione dei nuovi servizi, così come si dovrebbe procedere alla ulteriore implementazione dei livelli di assistenza, ad esempio inserendo in tale ambito anche la riabilitazione delle persone affette da tumori;

    27) i servizi di psichiatria in Italia presentano da anni numerose criticità, negli anni scorsi si è assistito ad un calo dei dipartimenti, passati da 183 a 141, così come si registrano in calo i posti letto, ridottisi di 400 posti, una percentuale del 10 per cento; così come si assiste ad una carenza del personale che produrrà tra 2 anni la mancanza di mille psichiatri e circa 10 mila tra infermieri e altro personale; le risorse, anch'esse in calo, sono ampiamente sotto la media europea: destiniamo il 2,9 per cento del Fondo sanitario, mentre in sede di Unione europea si indica una percentuale del 10 per cento; contestualmente in corso una riduzione anche degli utenti passati dai 850 mila del 2017 ai 730 mila del 2020, una riduzione non dovuta certo ad una diminuzione delle patologie mentali, anzi, i problemi di salute mentale risultano in crescita costante, e il Covid ha ulteriormente incrementati;

    28) servono interventi per una salute mentale di comunità, ponendo sempre al centro il paziente, per poter dare una risposta rapida, appropriata ed efficace alla complessità dei problemi connessi ai disagi psichici. Una concreta attuazione, su tutto il territorio nazionale, di misure adeguate a garantire a tutte le persone con sintomi di disagio l'effettivo accesso ad un'assistenza sanitaria e socio-sanitaria che tenga conto delle loro specifiche esigenze;

    29) quanto alla non autosufficienza: per l'estrema esiguità delle risorse stanziate, di cui nel biennio 2025-2026 potrà beneficiare una platea estremamente ridotta, che va da 13 mila a 19 mila persone a fronte di 3,8 milioni di anziani non autosufficienti, di cui almeno un milione assistito da assistenti familiari: occorre investire con un progressivo, certo, strutturale e ben più consistente incremento dei fondi sanitari e sociali per sostenere l'assistenza per milioni di persone non autosufficienti e le loro famiglie;

    30) è necessario destinare risorse adeguate finalizzate alla piena attuazione della Missione 6 del PNRR per garantire l'assistenza territoriale, nonché la spesa di personale dipendente da assumere nelle case e negli ospedali di comunità, da reclutare anche in deroga ai vincoli in materia di spesa di personale previsti dalla legislazione vigente;

    31) nella Missione 5 del PNRR, rubricato «Inclusione e coesione», si prevede il supporto alla partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, il rafforzamento delle politiche attive del lavoro, nonché il sostegno all'inclusione sociale. Eppure, si portano avanti misure discutibili: si fanno saltare le clausole previste per incentivare l'occupazione femminile e giovanile. Come si sa, la consistenza delle risorse destinate al nostro Paese era direttamente proporzionale alla consistenza dei divari da colmare: quelli di genere, tra le generazioni e territoriali, e che caratterizzano l'economia e il mercato del lavoro del nostro Paese a svantaggio della società intera. Più occupazione femminile equivale a più Pil e facilita la natalità;

    32) più occupazione giovanile corrisponde alla costruzione di futuro: peccato che tali vincoli siano stati fatti saltare. Con l'ultimo provvedimento emanato in ordine di tempo si prevede il perfezionare la disciplina preesistente, più volte modificata tra il 2008 e il 2022, della «patente» di conformità aziendale alla normativa in materia di igiene e sicurezza del lavoro, rilasciata dall'ispettorato del lavoro, necessaria all'impresa o al lavoratore autonomo per operare nei cantieri edili. La proposta di valutare la sicurezza e gli incidenti sul lavoro è incongrua se non inutile in quanto la cosiddetta «patente a punti» parte da 30 crediti e consente di operare con una dotazione pari a 15; si prevede un taglio di 20 punti in caso di incidente mortale. Punti che però potranno essere recuperati con un semplice corso di formazione, consentendo così alle imprese di riottenere i requisiti minimi. La decurtazione è di 15 o 10 punti se l'infortunio determina un'inabilità, da 10 a 7 punti per altre violazioni. Non può che trattarsi di una proposta «beffa»: ad esempio, se fosse stata in vigore tale disposizione sulla patente a punti le aziende eventualmente coinvolte nel crollo del cantiere Esselunga avrebbero pagato una sanzione e, partecipando a corsi di formazione, tornare alle loro attività dopo pochi mesi. Pertanto, con tutta evidenza si tratta di una proposta coerente con quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio, allorquando al suo insediamento affermò la sua volontà di lasciare le mani libere alle aziende, facendo pagare il caro prezzo in termini di vita quotidianamente a lavoratrici e lavoratori, mentre si sarebbe dovuto intervenire in ben altro modo e con ben altre proposte, per esempio: estendere le tutele del Codice degli appalti pubblici al privato;

    33) di contro, alla richiesta di maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro, il Governo risponde con un aumento degli ispettori, ancora insufficienti, ma in tale contesto tale maggiore dotazione deriva da iniziative partite negli anni scorsi e da altri esecutivi. È necessario intervenire, in particolare, sulla prevenzione, sulla formazione e sulla cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché sui sub appalti;

    34) nell'ambito dei negoziati intrattenuti l'estate scorsa con l'Unione europea il Governo ha scelto 'deliberatamente ed unilateralmente di colpire i fragili ed aumentare le diseguaglianze della società civile, tagliando risorse già destinate ad interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana delle periferie delle grandi metropoli, come il Corviale, Tor Bella Monaca, Santa Maria della Pietà a Roma, ma anche il progetto per la «nuova Scampia» del Comune di Napoli, deludendo le aspettative dei residenti di quei quartieri che nei progetti vedevano il riscatto da una condizione di marginalità e la possibilità di emancipazione dalla criminalità organizzata;

    35) non è stata prevista una modifica da più parti auspicata sul dimensionamento scolastico che non va nella direzione indicata dagli obiettivi del Piano sia in ordine alla riduzione del numero degli studenti per classe sia in termini di riduzione dei divari territoriali: l'effetto concreto comporterà dal prossimo anno scolastico un aumento degli studenti per classe, nelle prime della scuola secondaria superiore fino a 27 e 30 alunni, diversamente abili compresi. Poi, a latere, ci saranno le prime classi del Made in Italy e quelle della sperimentazione della Filiera Tecnologica Professionale che, ad invarianza di organico assegnato ad ogni scuola – soprattutto a quelle che con vibrante orgoglio e inflessibile determinazione, hanno aderito alla sperimentazione – non supereranno i 13/15 alunni per classe;

    36) negli ultimi provvedimenti adottati dal Governo è contenuta anche una stretta sulle rendicontazioni attraverso la previsione di azioni di recupero in caso di mancato o incompleto raggiungimento degli obiettivi: si procederà dunque con l'attivazione del potere sostitutivo che potrebbe colpire le scuole più in difficoltà e rischia di essere un'operazione autoritaria in mancanza di supporto fornito per tempo alle scuole. Se può essere considerata come positiva la valorizzazione del consiglio di orientamento rilasciato dalle istituzioni scolastiche agli alunni della classe terza della scuola secondaria di I grado, la previsione di un decreto del Ministro per l'adozione di un modello unico nazionale da integrare nell'E-portfolio rappresenta una misura del tutto negativa, che limiterà l'autonomia delle istituzioni scolastiche e va nella direzione della standardizzazione dell'orientamento implementando più lo strumento dell'E-portfolio che le inclinazioni degli alunni;

    37) in materia di alloggi e residenze universitarie gli interventi fino ad oggi previsti sono assolutamente insufficienti a dare adeguata risposta alle richieste avanzate dalle studentesse e dagli studenti: a fronte della necessità di una garanzia degli investimenti pubblici in materia di diritto allo studio sempre più marcato appare l'intento di favorire il mercato privato. Si continuano ad incentivare le Università telematiche che continuano a non rispettare gli standard in ricerca e didattica, oltre a non garantire una seria formazione accademica. Di contro le Università statali non sempre riescono a garantire spazi adeguati e solo a titolo di esempio i supervisori di tirocinio per i corsi di Scienze della Formazione primaria non sono sufficienti, nonostante ci sarebbe un importante bisogno di incrementare le maestre e i maestri abilitati. Le tende montate davanti alle facoltà delle principali città italiane hanno acceso i riflettori su uno dei tanti problemi dell'università italiana: la carenza di alloggi per studenti a prezzi accessibili. Al fine di dare risposte alle esigenze di nuove residenze universitarie il Governo ha intrapreso la strada di introdurre forme di semplificazione per il cambio di destinazione d'uso degli immobili, esenzioni da alcune norme urbanistiche, protezioni per i fondi allocati e l'opportunità per l'Agenzia del demanio di selezionare immobili statali inutilizzati anche al di fuori del PNRR, fungendo da stazione appaltante per progetti di alloggi universitari;

    38) le finalità di tali misure, cioè incrementare i posti letto degli alloggi universitari, sono ovviamente condivisibili mentre discutibili appaiono le modalità di realizzazione. Con il «Pacchetto Housing-PNRR» il Governo prevede di avere 60.000 nuovi posti in residenza entro il 31 giugno 2026, un numero totalmente insufficiente se rapportato con l'attuale numero (in crescita) di fuorisede che sfiora i 600.000, andando a coprire, pertanto, meno del 10 per cento del reale fabbisogno di posti letto. Inoltre, da qui al 2026, non sono ancora previste soluzioni concrete per chi attualmente non ha possibilità di entrare in uno studentato. Ci sarebbe bisogno di soluzioni immediate per poter permettere a tutti di svolgere il proprio percorso di studi. Il Pacchetto prevede la possibilità anche per soggetti privati di partecipare alla costruzione/realizzazione/offerta di residenze per studenti. In questo caso gli studentati privati saranno vincolati a destinare solo il 30 per cento dei posti assegnati a studenti nelle graduatorie DSU, mentre il resto dei posti dovrà avere un prezzo inferiore ai canoni di mercato del 15 per cento. Con un recente provvedimento il Governo, al fine di assicurare la realizzazione degli alloggi universitari entro il 30 giugno 2026, ha introdotto misure per semplificare il procedimento di cambio di destinazione d'uso del patrimonio edilizio esistente per realizzare nuovi studentati, intervenendo sulla normativa urbanistico-edilizia, garantendo snellimenti procedimentali e incentivazioni economiche. Ancora una volta si lascia la possibilità ai privati di lucrare sulle vite e sulle necessità degli studenti fuorisede, mentre sarebbe necessaria una gestione degli alloggi universitari totalmente pubblica e realmente efficace. Il cambio di destinazione d'uso degli immobili e la procedura accelerata, nonostante siano delle modalità utili a semplificare l'aspetto burocratico dell'apertura di nuovi studentati, non possono che essere un regalo per le aziende private, ma devono comunque garantire trasparenza e sicurezza nella gestione degli alloggi e sui costi ed in particolare su chi accede;

    39) i medesimi provvedimenti prevedono misure di rafforzamento della capacità amministrativa mediante incremento di dotazioni organiche per diversi Ministeri, ad esclusione del comparto «Istruzione e Ricerca», per il quale si limita a prevedere solo anticipazioni di annualità successive ad invarianza di organico, come nel caso della scuola, o ad ampliare la platea dei precari come per le assunzioni a tempo determinato dei ricercatori nelle università e negli enti pubblici di ricerca;

    40) occorre escludere in modo netto qualunque utilizzo delle risorse del PNRR per investimenti e acquisti in armamenti, e comunque è necessario informare il Parlamento su qualunque decisione attinente tali risorse, in linea con i documenti di indirizzo votati all'unanimità dal Parlamento;

    41) in tema di giustizia, i risultati raggiunti sono del tutto insufficienti e non in linea con l'obiettivo assegnato: sono stati adottati infatti sedici atti attuativi di cui nove per la riforma civile e sette per quella penale e gli indicatori di durata che segnano il rapporto tra processi pendenti e processi definiti, segnalano al 30 giugno 2023 una riduzione rispetto al 2019 del 19,2 per cento nel settore civile e del 29 per cento nel settore penale. Questi dati non sono comunque sufficienti per il raggiungimento degli obiettivi concordati inizialmente con l'Unione europea, che prevedevano entro la fine del corrente anno 2024 la riduzione del 65 per cento dell'arretrato presso i tribunali e del 55 per cento presso le Corti di appello e la riduzione del 90 per cento dell'arretrato sia presso i Tribunali che presso le Corti d'appello entro il 2026 ma risultano non in linea neanche con i target revisionati che prevedono che entro dicembre 2024 venga ridotto del 95 per cento l'arretrato al 31 dicembre 2019 dei Tribunali e delle Corti di appello, mentre entro il giugno 2026 si arrivi alla riduzione del 90 per cento delle cause pendenti al 31 dicembre 2022 e relative ai fascicoli iscritti al 1° gennaio 2017. Appare fondamentale inoltre provvedere alla stabilizzazione dei contratti a tempo determinato del settore e integrare definitivamente nell'organico del Ministero gli addetti dell'ufficio per il processo;

    42) in materia ambientale si segnala che l'ultimo ciclo del semestre europeo è stato avviato il 21 novembre 2023, con la presentazione dell'analisi annuale per la crescita sostenibile 2024, in cui la Commissione europea ha riassunto le dinamiche macro-economiche e le criticità legate all'attuale situazione geopolitica, e come queste possono essere affrontate attraverso le strategie europee adottate e in corso d'attuazione, considerando anche le misure straordinarie del PNRR;

    43) di valenza strategica, integrativa all'analisi annuale per la crescita sostenibile 2024, è la raccomandazione relativa alla garanzia di una transizione equa verso la neutralità climatica adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 7 giugno 2022. Questa raccomandazione ha una valenza trasversale strategica nell'unire gli obiettivi ambientali con la dimensione delle politiche sociali ed economiche dell'Unione europea, all'orizzonte 2030 e oltre. Rappresenta di fatto una guida per gli Stati membri nell'attuare il principio di transizione giusta del Green Deal europeo, in coerenza con il piano d'azione per il pilastro europeo dei diritti sociali, legando e mettendo a sistema diverse iniziative strategiche già avviate dall'Unione europea;

    44) la Commissione europea ha evidenziato i risultati ottenuti dal febbraio 2022 in termini d'indipendenza dalle importazioni di fonti fossili dalla Russia con l'azzeramento dell'import di carbone, 90 per cento in meno di petrolio, 2/3 in meno d'import del gas; con le attuali condizioni del mercato dell'energia favorevoli, la Commissione chiede la fuoriuscita dai sussidi alle fonti fossili e dando atto che 23 Paesi hanno presentato gli aggiornamenti dei PNRR con il programma REPowerEU ne chiede una rapida attuazione. Ciò andrà attuato in coerenza con la prospettiva dei piani nazionali integrati energia e clima (PNIEC), che dovranno essere consegnati nella loro versione finale a giugno 2024;

    45) in proposito la Commissione chiede agli Stati membri di seguire le precedenti raccomandazioni per Paese del pacchetto di primavera del semestre europeo 2023, e annuncia che a dicembre 2023 presenterà raccomandazioni specifiche sui PNIEC per ciascun Paese (Goal 7, Goal 13). Queste misure dovranno essere sostenute integrandosi con il piano industriale net-zero e rafforzando gli investimenti in ricerca e innovazione. Nel contesto, la border carbon tax (Goal 7) sosterrà la parità di condizioni con la concorrenza extra-Unione europea evitando fenomeni di delocalizzazione;

    46) lo sviluppo delle azioni per la decarbonizzazione dovrà essere combinata con gli sforzi per invertire la perdita di risorse naturali, sviluppare pratiche agricole sostenibili, preservare i servizi ecosistemici e adattarsi meglio e più rapidamente a un clima più avverso, in particolare nel settore della resilienza idrica. Inoltre, la Commissione indica che per preservare la stabilità di bilancio e prevenire gli shock finanziari in futuro, è sempre più necessario che gli Stati membri considerino e si preparino all'impatto fiscale di eventi meteorologici eccessivi e altri rischi climatici nella loro pianificazione di bilancio a medio termine. L'attuazione delle misure necessarie al rispetto degli obiettivi in materia ambientale è del tutto inadeguata, e neanche nell'ultimo provvedimento emanato dal Governo c'è traccia di misure realmente efficaci per la realizzazione dei progetti;

    47) ad esempio in materia di mobilità sostenibile il PNRR si mostra del tutto inadeguato: ad esempio si prevede di acquistare 3.400 autobus elettrici, ma avremmo bisogno di almeno 7.000 unità. Riguardo al trasporto rapido di massa sono previsti 38 progetti e il livello di attuazione alla data odierna è poco superiore del 12,50 per cento. Il Piano prevede lo stanziamento di 11 km di nuove linee della metropolitana, ma ne servirebbero almeno 200 per le nostre città metropolitane per soddisfare almeno parzialmente le esigenze di mobilità dei grandi centri. Avremmo inoltre bisogno di 400 km di tranvie, 400 km di filobus e 1000 treni per superare il deficit di offerta di Trasporto Pubblico Locale;

    48) sulla mobilità ciclistica i progetti previsti sono 189 e lo stato di attuazione è del 14 per cento. C'è quindi una preoccupazione forte, che riguarda – a poco più di due anni dalla scadenza prevista – i tempi della realizzazione dei progetti del PNRR;

    49) le linee ferroviarie regionali vengano definanziate per 250 e 160 milioni di euro nel 2024 e 2025, ma rifinanziate in pari misura nel 2027 e 2028. Stesso discorso per i fondi destinati al cold ironing, con i 90 e 80 milioni di euro decurtati dalle previsioni per 2024 e 2025 che torneranno fra tre e quattro anni, e per quelli (5+5 milioni) per ultimo e penultimo miglio ferroviario o stradale;

    50) nel dettaglio, sono eliminati o ridimensionati i finanziamenti all'alta velocità nel Sud per 787 milioni; ridimensionati, con l'eliminazione della Pescara-Roma, le connessioni diagonali per 692,2 milioni; ridimensionato il sistema Ertms, con una riduzione dei finanziamenti per 504 milioni; ridotte per 345 milioni le risorse per il miglioramento delle stazioni ferroviarie del Sud. Per contro, viene aumentata la dotazione finanziaria relativa ai collegamenti di alta velocità nel Nord, portandola a 8.730 milioni di euro (+159,9 mln.). Anche l'ultimo provvedimento emanato in ordine di tempo dal Governo conferma i timori su definanziamento e rimodulazione degli investimenti ferroviari al Sud, materiale rotabile ferroviario, upgrade tecnologico rete e la cancellazione del limite del 2026 per la realizzazione degli investimenti;

    51) l'attuale versione del PNRR, che avrebbe nell'eliminazione del gap di genere uno dei suoi tre assi trasversali, secondo le stime del MEF destina il 79,8 per cento degli investimenti in settori commerciali a maggioranza di lavoratori uomini, e di fatto solo il 6,8 per cento delle risorse contribuirà a colmare il divario di genere nel lungo termine;

    52) in un gioco di matrioske il Governo porta avanti un progetto di ricalibrazione temporale e di risorse del Paese e per il Paese basato, in sostanza, sul fatto che all'entrata in vigore del decreto siano state o meno assunte obbligazioni giuridicamente vincolanti', per alcuni interventi finanziati dal PNC e il definanziamento o il rifinanziamento di altri, senza alcun coinvolgimento delle parti sociali. Tutto questo mentre si azzerano le risorse del fondo di perequazione infrastrutturale, che costituisce la premessa per il riequilibrio tra le diverse aree geografiche del Paese. Il Mezzogiorno continua a pagare il prezzo più alto in termini di desertificazione industriale, produttiva, sociale e demografica;

    53) inoltre nella riscrittura del PNRR, dei 15,9 miliardi di euro definanziati, i Comuni perdono circa 13 miliardi, tra efficienza energetica, rigenerazione urbana, piani urbani integrati e riduzione rischio idrogeologico, con la garanzia, opaca, che queste risorse saranno comunque garantite;

    54) questa riscrittura che si traduce in drastici tagli a finanziamenti e investimenti di importanti voci del PNRR, a cominciare da quelle di carattere sociale e ambientale, sollevano fortissime preoccupazioni e certificano definitivamente il fallimento politico dell'Esecutivo;

    55) a fronte dei suddetti drastici definanziamenti, non danno alcuna garanzia le rassicurazioni del Ministro;

    56) giova qui ricordare che uno dei principali obiettivi del PNRR è quello della riduzione delle disuguaglianze territoriali il cui raggiungimento oggi appare assai incerto, a causa sia dei criteri di riparto delle risorse utilizzati dal Governo Draghi, sia della revisione del Piano;

    57) va anche ricordato che la riduzione delle disuguaglianze territoriali è un elemento essenziale del Next Generation EU (NGEU) e quindi dei piani nazionali. Insieme alla riduzione delle disuguaglianze generazionali e di genere, la riduzione delle disuguaglianze territoriali è uno dei grandi obiettivi trasversali del PNRR italiano;

    58) tuttavia, il PNRR non ha una esplicita dimensione territoriale: in esso mancano sistematicamente i criteri che dovrebbero ispirare l'allocazione geografica delle risorse di ciascuna delle sue misure. Mancano, cioè, indicatori relativi ai livelli di sviluppo delle diverse aree, alla gravità dei problemi occupazionali o di dotazione territoriale di infrastrutture e servizi pubblici rispetto ai quali modulare gli interventi;

    59) gli stessi obiettivi da raggiungere sono quasi sempre declinati come medie nazionali. Il Piano fino ad oggi procede per linee settoriali, e l'unica chiave territoriale del Piano italiano è la norma generale che prevede che almeno il 40 per cento delle risorse territorializzabili siano allocate nelle regioni del Sud, criterio che si applica a tutte le misure del PNRR;

    60) l'effettiva allocazione territoriale delle risorse è stata frutto dei criteri, assai differenti da caso a caso, adoperati dai Ministeri, a partire dal giugno 2021, per la scelta dei progetti da finanziare, e quindi la loro localizzazione;

    61) tocca poi al dipartimento per le politiche di coesione verificare il rispetto dell'obiettivo di allocazione del 40 per cento nel Mezzogiorno attraverso apposite relazioni periodiche;

    62) nonostante le previsioni di legge secondo i dati riportati nell'ultima relazione disponibile risalente al settembre 2022, l'obiettivo della quota Sud (circa 86,9 miliardi di euro di spesa) risulta raggiungibile, ma non necessariamente garantito: quello che piuttosto emerge con chiarezza è che la percentuale di allocazione delle risorse nel Mezzogiorno è molto diversa fra Ministeri, ed è particolarmente bassa per il Ministero delle Imprese e del Made in Italy oltre che per il turismo;

    63) la grande rilevanza quantitativa della Misura Transizione 4.0, per la quale non sono stati previsti dall'allora MISE vincoli di destinazione territoriale, amplifica il rischio che lo sviluppo industriale italiano si polarizzi ancora di più. Inoltre, se non si rafforza la molto capacità produttiva al Sud, l'impatto di lungo termine del PNRR sarà molto minore, perché la domanda aggiuntiva si indirizzerà principalmente ad importazioni e non stimolerà la produzione locale,

impegna il Governo:

   1) ad assegnare priorità assoluta al rafforzamento del Servizio sanitario nazionale e dei servizi territoriali, a garantire in ogni caso la realizzazione delle Case della comunità e degli ospedali previsti dalla Missione 6 del PNRR, al fine di attuare un intervento strutturale essenziale per il Servizio sanitario nazionale, individuando ulteriori finanziamenti e al contempo ad assumere tutte le iniziative necessarie ad affrontare la grave carenza di medici e di infermieri essenziali per un Servizio sanitario pubblico in grado di affrontare le criticità evidenziatesi durante l'emergenza sanitaria;

   2) sulla salute mentale, a prevedere misure adeguate a garantire a tutte le persone con sintomi di disagio l'effettivo accesso ad un'assistenza sanitaria e socio-sanitaria che tenga conto delle loro specifiche esigenze;

   3) a rispettare gli impegni di investimento in materia di formazione, rafforzamento delle politiche attive del lavoro, sostegno all'inclusione sociale; a garantire il rispetto delle clausole volte a incentivare l'occupazione femminile e giovanile; a rivedere la disciplina della «patente» di conformità aziendale alla normativa in materia di igiene e sicurezza del lavoro e a prevedere l'assunzione di un più congruo numero di ispettori del lavoro;

   4) a rivedere l'organizzazione delle competenze quanto alle politiche di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori in termini di gestione unitaria e coordinata, al fine di garantire maggiore incisività ed efficacia ai controlli;

   5) a garantire il pieno rispetto nelle procedure di affidamento degli appalti del PNRR e del Piano nazionale complementare della clausola che obbliga le imprese che si aggiudicano la gara a occupare almeno il 30 per cento di donne e di giovani sotto i 36 anni;

   6) a ripristinare nell'ambito del PNRR le risorse già destinate alla riqualificazione e rigenerazione urbana delle periferie, rifinanziando in particolare: la misura M5C2/2.1 (3,3 miliardi di euro), che prevede interventi per la rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di emarginazione e degrado sociale; la misura M5C2/2.2 (circa 2,5 miliardi) dedicata ai piani urbani integrati, che prevede una progettazione urbanistica partecipata, con l'obiettivo di valorizzare grandi aree urbane degradate, colmando deficit infrastrutturali e di mobilità, nonché la misura M5C3/1.1.1 (circa 725 milioni di euro) relativa al potenziamento dei servizi e delle infrastrutture sociali di comunità nelle aree interne;

   7) ad adottare tutte le iniziative, anche in coordinamento con gli enti territoriali, necessarie a rispettare gli investimenti e gli obiettivi del PNRR in materia di istruzione e servizi educativi;

   8) a individuare nuove risorse al fine di evitare il dimensionamento scolastico che inficia soprattutto le aeree deboli del Paese e a garantire un organico aggiuntivo per ridurre il numero degli alunni per classe;

   9) a garantire trasparenza e sicurezza nella gestione degli alloggi universitari, sugli effettivi costi e sulla platea dei beneficiari;

   10) a garantire il rispetto degli impegni assunti in materia ambientale, l'assegnazione di tutte le risorse attualmente stanziate per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico così in materia di infrastrutture e mobilità sostenibili, da attuare in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, valorizzando la riduzione del gap, infrastrutturale esistente al Sud e nelle Isole;

   11) ad escludere dal sistema incentivante tutti i sussidi ambientalmente dannosi, in particolare i sussidi ai combustibili fossili come da impegni assunti a livello internazionale;

   12) a escludere espressamente che le risorse del REPowerEU sostengano piani di investimento anche promossi e sostenuti da aziende pubbliche quali Enel, Eni, Terna, Snam, che riguardino fonti fossili e che non siano finalizzati alla decarbonizzazione dei sistemi produttivi;

   13) a implementare il finanziamento degli obiettivi volti ad accelerare l'incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, favorendo l'autoproduzione e la produzione diffusa, nonché un sensibile snellimento delle relative procedure di autorizzazione;

   14) sempre per quanto concerne il capitolo REPowerEU, a escludere dall'utilizzo delle risorse ad esso destinate il finanziamento di progetti e piani di investimento che riguardino direttamente o indirettamente combustibili fossili al fine di garantire le necessarie risorse per il loro superamento attraverso investimenti nel settore delle fonti rinnovabili e delle energie alternative;

   15) ad aumentare significativamente il livello delle risorse da investire nei settori commerciali a maggioranza di lavoratrici donne, al fine di colmare il divario di genere nel lungo termine;

   16) a stabilizzare il personale a tempo determinato assunto alle dipendenze del Ministero della giustizia e ad individuare e attuare idonei strumenti di stabilizzazione degli addetti all'ufficio del processo;

   17) a escludere qualunque utilizzo delle risorse del PNRR per investimenti e acquisti in armamenti, e informare il Parlamento su qualunque decisione attinente tali risorse.
(6-00100) «Zanella, Grimaldi, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Mari, Piccolotti, Zaratti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

investimento

sicurezza del lavoro

lavoro femminile