ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00061

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 19
Seduta di annuncio: 184 del 25/10/2023
Abbinamenti
Atto 6/00059 abbinato in data 25/10/2023
Firmatari
Primo firmatario: SCUTELLA' ELISA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 25/10/2023
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SILVESTRI FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 25/10/2023
SCERRA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE 25/10/2023
BALDINO VITTORIA MOVIMENTO 5 STELLE 25/10/2023
BRUNO RAFFAELE MOVIMENTO 5 STELLE 25/10/2023
GUBITOSA MICHELE MOVIMENTO 5 STELLE 25/10/2023
LOMUTI ARNALDO MOVIMENTO 5 STELLE 25/10/2023
ONORI FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 25/10/2023
PELLEGRINI MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 25/10/2023


Stato iter:
25/10/2023
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 25/10/2023
Resoconto FITTO RAFFAELE MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (AFFARI EUROPEI, IL SUD, LE POLITICHE DI COESIONE E IL PNRR)
 
INTERVENTO GOVERNO 25/10/2023
Resoconto MELONI GIORGIA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 25/10/2023
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO MISTO-+EUROPA
Resoconto LUPI MAURIZIO NOI MODERATI (NOI CON L'ITALIA, CORAGGIO ITALIA, UDC, ITALIA AL CENTRO)-MAIE
Resoconto FRATOIANNI NICOLA ALLEANZA VERDI E SINISTRA
Resoconto RICHETTI MATTEO AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE
Resoconto ROSSELLO CRISTINA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE
Resoconto CONTE GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto CANDIANI STEFANO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto SCHLEIN ELLY PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA
Resoconto CAIATA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA
Resoconto SOUMAHORO ABOUBAKAR MISTO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 25/10/2023

NON ACCOLTO IL 25/10/2023

PARERE GOVERNO IL 25/10/2023

DISCUSSIONE IL 25/10/2023

RESPINTO IL 25/10/2023

CONCLUSO IL 25/10/2023

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00061
presentato da
SCUTELLÀ Elisa
testo di
Mercoledì 25 ottobre 2023, seduta n. 184

   La Camera,

   premesso che:

    nel prossimo Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre 2023, i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri saranno chiamati ad affrontare importanti questioni, non solo di carattere economico e di politiche di bilancio, ma soprattutto di politica internazionale per fare il punto sugli ultimi sviluppi del conflitto in Ucraina, per affrontare le conseguenze del nuovo fronte bellico apertosi in Israele e approfondire il tema della gestione europea dei flussi migratori;

    alla luce dei brutali attacchi terroristici di Hamas contro Israele e del tragico scenario che si sta delineando nella Striscia di Gaza a seguito dell'assedio, lo scorso 17 ottobre si è tenuta una riunione straordinaria del Consiglio europeo, in cui i capi di Stato e di Governo hanno ribadito la loro condanna agli attacchi terroristici di Hamas e il diritto di Israele di difendersi, in linea con il diritto umanitario e internazionale;

    in particolare il Consiglio europeo ha sottolineato la mobilitazione dell'Unione per garantire l'accesso agli aiuti umanitari da parte delle persone più bisognose, soprattutto l'accesso all'acqua, all'elettricità, al cibo e ai medicinali in collaborazione con le Nazioni Unite e soprattutto un costante monitoraggio della situazione e un coordinamento per mantenere l'unità;

    è urgente che il Governo italiano, di concerto con i partner europei, rafforzi l'azione diplomatica con l'Egitto per una duratura apertura di un corridoio umanitario al valico di Rafah per consentire l'ingresso di aiuti umanitari e per evacuare temporaneamente i feriti più gravi e i civili più vulnerabili, a partire dai bambini, con un impegno sia da parte di Israele che di Hamas a garantire la sicurezza stessa del corridoio;

    l'attacco terroristico da parte di Hamas, considerata una organizzazione terroristica dall'Unione europea, oltre alle numerose vittime civili innocenti, colpisce le aspirazioni di pace del popolo palestinese, rischiando di allontanare ulteriormente il percorso verso il pieno riconoscimento del proprio diritto all'autodeterminazione;

    il Parlamento europeo, il 19 ottobre, ha adottato in seduta plenaria una risoluzione non vincolante, dove alla ferma condanna degli attacchi terroristici di Hamas ha chiesto una «tregua umanitaria», e ha sottolineato che attaccare i civili e le infrastrutture civili, compresi gli operatori delle Nazioni Unite, gli operatori sanitari e i giornalisti, rappresenta una grave violazione del diritto internazionale;

    sia gli attacchi di Hamas che la risposta israeliana rischiano di intensificare il ciclo di violenza nella regione: è quindi quanto mai necessario richiamare la comunità internazionale alla ripresa di una prospettiva di pace giusta e credibile, nel rispetto della legalità internazionale in quanto l'ispirazione alla pace e alla convivenza è l'obiettivo cui la comunità internazionale deve tendere, riprendendo, dopo anni di colpevole abbandono, il Processo di Pace in Medio Oriente, che è l'unico che può garantire benessere e sviluppo a entrambi i popoli;

    lo stesso Consiglio europeo, così come il Parlamento europeo, ha espresso la volontà di continuare a dialogare a livello politico e diplomatico con i partner regionali per cercare una pace duratura e sostenibile basata su una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati e, cosa più importante, evitare qualsiasi escalation regionale del conflitto e valutare l'impatto del conflitto sui paesi vicini;

    ai confini orientali dell'Unione europea, l'aggressione della Federazione russa nei confronti dell'Ucraina si protrae da ormai 20 mesi, una guerra di logoramento che ha determinato in questi mesi un totale stallo degli interventi diplomatici per giungere a una soluzione di pace, cristallizzando di fatto gli interventi a sostegno dell'Ucraina nel mero invio di armamenti;

    il protrarsi delle ostilità e il fronte di sostegno a Kiev ha mostrato nelle ultime settimane una serie di criticità in Europa, anche a causa delle scadenze elettorali in alcuni Stati chiave per l'equilibrio geopolitico del confine orientale europeo;

    al di fuori dei confini dell'Unione europea le tensioni etniche e geopolitiche rischiano di aprire nuovi focolai, basti citare il Nagorno Karabakh e il Kosovo;

    il Consiglio Affari Esteri dell'Unione europea, che si è tenuto in via straordinaria a Kiev, lo scorso 2 ottobre, ha confermato l'appoggio incondizionato all'Ucraina per arrivare a una pace giusta, una ricostruzione rapida e a un percorso graduale di ingresso dell'Ucraina nell'Unione europea, ma al contempo si è confermato una nuova dotazione di cinque miliardi di euro, per il prossimo anno, del Fondo europeo della pace a difesa di Kiev;

    il Governo italiano, da parte sua, ha proposto al Presidente Ucraino Zelensky un ulteriore sostegno militare: il ministro degli esteri Antonio Tajani ha avanzato la concreta proposta di un ottavo invio di armamenti, che contemplerebbe non solo equipaggiamenti, ma anche sistemi d'arma letali ancora da definire;

    si delinea un ulteriore sforzo militare europeo e nessuna prospettiva diplomatica reale e ravvicinata nel tempo per porre fine alle operazioni belliche in territorio ucraino, le prospettive di ricostruzione e pace giusta sembrano solo dei proclami;

    relativamente al tema migratorio gli ultimi mesi hanno messo a dura prova la frontiera meridionale dell'Unione europea dell'isola di Lampedusa, andando a determinare una situazione di estrema criticità non solo per i migranti in arrivo stremati da giorni di navigazione e vessazioni da parte dei trafficanti, ma anche per la popolazione residente e per le infrastrutture dell'isola;

    a 10 anni di distanza dalla tragedia di Lampedusa, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nella sua visita a Lampedusa dello scorso 17 settembre 2023, ha annunciato un piano di dieci azioni immediate per far fronte alla pressione migratoria sull'isola: dal sostegno degli organismi europei preposti, quali l'Agenzia dell'Unione europea per l'asilo (EUAA) e della guardia di frontiera e costiera europea (Frontex) per gestire l'elevato afflusso di migranti, le operazioni di identificazione e il controllo delle frontiere via mare e via area, l'attivazione del meccanismo europeo di solidarietà per il trasferimento verso altri Stati membri soprattutto per i minori non accompagnati e le donne, nonché il rafforzamento delle operazioni di rimpatri, a fronte però di accordi di concertazione con gli stati di arrivo tra cui Guinea, Costa d'Avorio, Senegal e Burkina Faso, nonché incrementare i rimpatri volontari;

    di difficile attuazione sembrano i punti relativi a eventuali misure per limitare l'uso di imbarcazioni non idonee alla navigazione e l'adozione di azioni per contrastare le catene di approvvigionamento e la logistica dei trafficanti, anche con le nuove tecniche di approdo tramite i cosiddetti «barchini», di cui l'isola di Lampedusa è divenuta oramai una distesa, un cimitero di relitti;

    più complessi si fanno gli eventuali controlli delle partenze dai Paesi di transito, visto il raffreddarsi delle relazioni con la Tunisia e con il presidente Kaïs Saïed, che ha rifiutato la prima tranche di aiuti da parte dell'Unione europea facente parte del memorandum siglato dalla due parti nel mese di luglio scorso a fronte di un impegno tunisino al controllo e blocco delle partenze di migranti sulla rotta tunisina;

    lo scorso 4 ottobre 2023, il Consiglio dell'Unione europea ha approvato il mandato negoziale sul regolamento concernente le situazioni di crisi, compresa la strumentalizzazione della migrazione, e di forza maggiore nel settore della migrazione e dell'asilo. L'ultimo tassello mancante al nuovo Patto europeo sulla migrazione e l'asilo;

    il nuovo regolamento, una volta approvato, andrebbe a delineare un quadro che consentirebbe agli Stati membri di affrontare le situazioni di crisi nel settore dell'asilo e della migrazione, prevedendo nuove procedure semplificate per quanto riguarda la registrazione delle domande di asilo e delle procedure di asilo alla frontiera, nonché apposite misure di solidarietà e sostegno dell'Unione europea e degli Stati membri;

    il sistema solidaristico fra Stati membri si delineerebbe sotto tre forme: la ricollocazione dei richiedenti asilo o dei beneficiari di protezione internazionale dallo Stato membro che si trova in una situazione di crisi agli Stati membri contributori; compensazioni di competenza, ossia lo Stato membro che offre sostegno assumerebbe la competenza per l'esame delle domande di asilo al fine di alleviare lo Stato membro che si trova in una situazione di crisi o infine contributi finanziari o misure alternative di solidarietà;

    il meccanismo di solidarietà, su base volontaria, scatterebbe solo a seguito dell'autorizzazione del Consiglio, secondo i principi di necessità e proporzionalità e nel pieno rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini di paesi terzi e degli apolidi;

    all'ultima riunione dei ministri dell'Economia e delle finanze dello scorso 17 ottobre sulla riforma del quadro di governance economica dell'Unione europea, si è assistito all'ennesimo nulla di fatto e ad un ulteriore rinvio del negoziato politico sulla definizione della nuova governance alla prossima riunione dell'Ecofin prevista per il 9 novembre;

    il pacchetto di proposte di riforma avanzato lo scorso 26 aprile dalla Commissione europea, nel quadro di un lungo percorso pluriennale di riflessione e dibattito, contiene elementi di profonda contrarietà in relazione a diversi punti critici, tra cui il mantenimento dei vecchi parametri di riferimento del 3 per cento per il disavanzo e dell'obiettivo del 60 per cento per il rapporto debito su prodotto interno lordo, nonché l'assenza della previsione di una golden rule per escludere determinati investimenti dalle norme fiscali dell'Unione europea, in modo particolare quelli destinati a sostenere le transizioni verde e digitale, oltreché gli investimenti in ambito istruzione e sanità;

    desta altresì perplessità il versante esecutivo del futuro sistema come presentato dalla Commissione, con la creazione di un nuovo strumento per far adempiere agli impegni di riforme/investimenti del percorso di aggiustamento del debito e l'automaticità della procedura per i disavanzi eccessivi per le devianze dal suddetto percorso, oltre alle modifiche dell'impianto sanzionatorio;

    a seguito della esperienza pandemica e della crisi energetica, appare quanto mai urgente oltreché di fondamentale importanza, introdurre opportuni strumenti di flessibilità delle regole, suscettibili di evitare una loro rigidità: al contrario, la disciplina di bilancio delineata dalla Commissione appare basarsi su parametri e obiettivi riferiti ai singoli Stati membri isolatamente considerati. Ne discende un difetto di impostazione della riforma che non tiene in adeguata considerazione l'interdipendenza fra i vari Stati membri, né gli effetti che le politiche di bilancio praticate da uno Stato producono sugli altri e che, in ultima istanza, omette di porsi obiettivi di stabilità finanziaria e di crescita economica dell'Unione nel suo complesso;

    tale prospettata ipotesi di riforma non può considerarsi evidentemente conclusiva, avendo peraltro la Commissione europea preannunciato – anche in occasione dell'ultimo discorso sullo Stato dell'Unione pronunciato il 14 settembre 2023 dalla Presidente Von der Leyen – ulteriori orientamenti e possibili proposte legislative, sulle quali auspica di registrare il consenso prima dell'inizio del processo di approvazione dei bilanci nazionali per l'anno 2024;

    la necessità di una riforma del quadro della governance economica europea appare giustificata e non più rinviabile in ragione di regole ormai obsolete, concepite a partire dagli anni Novanta e destinate a essere applicate in un contesto economico estremamente mutato, oltre che eccessivamente complesse, incapaci di raggiungere i risultati prospettati, non in grado di favorire gli investimenti pubblici, poco trasparenti nelle procedure, di difficile applicazione – anche in virtù della tipologia di sanzioni previste – ed infine non in grado di attenuare gli effetti del ciclo economico;

    il mancato raggiungimento di un accordo sulle proposte legislative di revisione della governance europea desta forte preoccupazioni in vista del rischio di riattivazione dei vecchi parametri fiscali, considerato che all'inizio del prossimo anno verrà disattivata la clausola di salvaguardia generale del Patto, azionata da marzo 2020;

    il tema dell'aggiornamento e della revisione del quadro della governance economica europea rappresenta, pertanto, una questione centrale nel dibattito europeo non più rinviabile a fronte della nuova realtà economica – pesantemente influenzata dalle crescenti tensioni e dai mutati scenari geo-politici internazionali – e da rilanciare il prima possibile per sostenere una crescita inclusiva e la sostenibilità di bilancio a lungo termine;

    nell'ambito dell'accordo sul bilancio, la Commissione europea ha presentato, lo scorso 20 giugno, un pacchetto di proposte per la revisione intermedia del Quadro finanziario pluriennale (QFP) dell'Unione europea 2021-2027 e l'introduzione di nuove risorse proprie dell'Unione europea;

    gli ulteriori sviluppi della crisi pandemica, la crisi economica, la sfida migratoria, la guerra russa in Ucraina e la conseguente crisi umanitaria ed energetica, la rapida accelerazione dell'inflazione e dei tassi di interesse, le ripetute perturbazioni delle catene di approvvigionamento globale hanno infatti inciso, a partire dal 2020, anno della sua adozione, sul bilancio a lungo termine dell'Unione, con una serie di sfide senza precedenti;

    in sintesi, la Commissione europea ha proposto di incrementare il QFP UE 2021-2027 con: 50 miliardi di euro per lo Strumento per l'Ucraina; 15 miliardi di euro per le migrazioni; 10 miliardi di euro per la piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa (STEP); 18,9 miliardi di euro per coprire i costi aggiuntivi legati ai prestiti di Next Generation EU; 1,9 miliardi di euro per coprire i costi amministrativi europei; 3 miliardi di euro per lo Strumento di flessibilità;

    la Commissione ha proposto altresì di adeguare le proposte del dicembre 2021 per l'istituzione di due nuove risorse proprie basate sulle entrate provenienti dallo scambio di quote di emissioni (ETS) e sulle risorse generate dal meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere dell'Unione europea (CBAM), nonché di introdurre una nuova risorsa propria (temporanea) basata su dati statistici relativi agli utili delle imprese,

impegna il Governo:

   in relazione alla questione israelo-palestinese:

    a) ad attivarsi immediatamente affinché l'Italia partecipi e sostenga ogni iniziativa, sia in seno all'Unione europea che, insieme ai nostri alleati e alle organizzazioni internazionali, consenta di giungere alla liberazione di tutti gli ostaggi, di evitare un allargamento e l'inasprirsi del conflitto, di proteggere le popolazioni civili e garantire a Israele il diritto di esistere e difendersi, nel rispetto del diritto internazionale e umanitario, e mettere in campo ogni sforzo per ricostruire un processo di pace e riaffermare il diritto di Israele e Palestina alla coesistenza sulla base dello spirito e delle condizioni poste dagli accordi di Oslo, per l'obiettivo dei «due popoli e due Stati»;

    b) ad adoperarsi con urgenza a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, per consentire l'immediata e duratura apertura di adeguati corridoi umanitari al fine di consentire l'ingresso di aiuti umanitari e, al contempo, permettere l'evacuazione dei civili più vulnerabili, tra cui i feriti in gravi condizioni, bambini e anziani;

   con riferimento agli ultimi sviluppi relativi al conflitto in Ucraina:

    a) a profondere il massimo sforzo sul piano diplomatico, in sinergia con gli altri Paesi europei, per l'immediata cessazione delle operazioni belliche con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare, portando il nostro Paese a farsi capofila di un percorso di soluzione negoziale del conflitto che non lo impegni in ulteriori forniture di materiali di armamento, per il raggiungimento di una soluzione politica in linea con i principi del diritto internazionale;

    b) ad intraprendere tutte le azioni necessarie atte a scongiurare la distrazione delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza a favore del co-finanziamento dell'industria della difesa, in particolare per la produzione di armamenti, considerato che tali fondi rappresentano lo strumento principale di ripresa e rilancio dell'economia del Paese provato dalla recente pandemia e non uno strumento di supporto ad una economia di guerra;

    c) a rafforzare in modo massiccio e costante l'invio di aiuti umanitari per la popolazione ucraina, nonché le misure di accoglienza adottate per le persone in fuga dalla crisi bellica, con particolare attenzione alle esigenze dei soggetti minori, anche al fine di assicurare la tutela dei diritti loro riconosciuti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e alle esigenze dei soggetti più fragili, tra cui anziani e disabili;

   in materia di gestione dei flussi migratori:

    a) a sostenere, nelle more dell'approvazione del nuovo Patto europeo sulla migrazione, il superamento dell'attuale disciplina della gestione dei flussi migratori, basata su uno strumento, il Regolamento di Dublino, penalizzante per i paesi di primo approdo come l'Italia, per arrivare ad una redistribuzione con quote obbligatorie di migranti per tutti gli Stati europei, con sistemi solidaristici automatici e non volontari che, se così non fosse, renderebbe di fatto il nuovo Patto europeo sulla migrazione e l'asilo una non-riforma del sistema vigente;

    b) con riguardo alle operazioni di salvataggio in mare, sia in condizioni di particolare emergenza che in condizioni ordinarie, in particolare per quel che riguarda il soccorso a imbarcazioni di migranti, a lavorare per un cambio di prospettiva che miri a considerare frontiere europee le frontiere marittime, in modo da assicurare una gestione più stabile e più solidale tra Stati membri di coloro che arrivano nel territorio dell'Unione europea dopo essere stati salvati in mare, al fine di prevenire situazioni di estrema criticità, infrastrutturale, sociale e umanitaria per le isole di frontiera, come Lampedusa;

    c) a rafforzare la cooperazione dell'Unione europea con le Nazioni Unite, in particolare con l'UNHCR e con l'OIM, per incentivare corridoi umanitari sicuri per l'arrivo in territorio europeo al fine di garantire l'assistenza umanitaria necessaria e il rispetto dei diritti umani dei migranti e promuovere canali di ingresso legali nell'Unione europea attraverso una progressiva programmazione di flussi di lavoratori a livello europeo;

   in relazione alle politiche economiche e di bilancio:

    a) nell'ambito del processo di riforma in corso delle regole fiscali del Patto di stabilità e crescita, a lavorare per il superamento degli ormai irrealistici parametri quantitativi del 3 per cento e del 60 per cento, privi di una reale giustificazione economica e spesso oggetto di critiche, con il conseguente superamento della fase preventiva e quella correttiva del PSC, la cui applicazione si è dimostrata a più riprese incoerente, e garantire altresì un'applicazione omogenea della procedura per gli squilibri macroeconomici, al fine di affrontare adeguatamente il fenomeno della pianificazione fiscale aggressiva e gli eccessivi surplus di specifici Stati membri, prevedendo, inoltre, percorsi di rientro dal debito realistici che tengano conto delle specificità degli Stati membri e del loro quadro macroeconomico complessivo e, inoltre, superando l'utilizzo prevalente di indicatori non osservabili come il saldo strutturale, al fine di ancorare la sorveglianza macroeconomica a indicatori direttamente osservabili e misurabili;

    b) conseguentemente, a disegnare una strategia complessiva di riforma della nuova architettura dell'Unione europea più favorevole alla crescita economica, finalizzata a rendere le norme sul debito più semplici, più applicabili e concepite per sostenere le priorità politiche per la doppia transizione verde e digitale, con adeguati investimenti pubblici e privati, in senso coerente con l'interesse dell'Italia, opponendosi a qualsiasi meccanismo che implichi una ristrutturazione automatica del debito pubblico e che finisca per costringere alcuni Paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti ed automatici, con sostanziale esautorazione del potere di elaborare in autonomia politiche economiche efficaci;

    c) a non disperdere l'esperienza positiva del dispositivo di ripresa e resilienza nella nuova architettura della politica di bilancio europea, trasformando il programma NGEU in uno strumento permanente, da finanziare attraverso il bilancio europeo, con la conseguente istituzione di nuove fonti di entrate nella forma di risorse proprie dell'Unione europea e l'inclusione dell'emissione di debito comune europeo come strumento stabile, finalizzati a sostenere l'impegno comune per il rafforzamento degli investimenti nella produzione di «beni pubblici» che consentano di rispondere al meglio alle esigenze concordate a livello europeo, come ricerca innovazione, sicurezza e transizione energetica, al fine di assicurare all'Unione europea un proprio spazio fiscale autonomo, capace di avviare una politica economica anticiclica; nonché prevedere lo scorporo dal calcolo del deficit di determinate categorie di investimenti pubblici nazionali produttivi, che sono ostacolati dall'attuale quadro di bilancio – tra i quali gli investimenti destinati all'istruzione, quelli in ambito di spesa sanitaria, gli investimenti green, quelli destinati alle energie rinnovabili e ai beni pubblici europei – nonché esentare, dalla regola di spesa, gli investimenti finanziati dai prestiti del programma Next Generation EU che promuovono gli obiettivi a lungo termine dell'Unione europea, per rendere l'economia e il sistema energetico dell'Unione europea più competitivi, sicuri, omogenei e sostenibili;

    d) a scongiurare, nell'ambito dei negoziati sulla nuova governance economica europea, il rischio che la spesa per la difesa, in particolare quella destinata alla produzione di armamenti, venga esclusa dai vincoli europei di bilancio;

   in relazione al quadro finanziario pluriennale:

    a) a proseguire i negoziati in corso sulla revisione intermedia del Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 congiuntamente all'esame delle proposte per l'istituzione di nuove risorse proprie – strutturate come durature, eque e che possano contribuire a promuovere le priorità politiche dell'Unione – per adeguare il bilancio dell'Unione alle nuove sfide globali e garantendo al contempo un bilancio di dimensioni adeguate, per consentire il finanziamento delle nuove priorità, senza compromettere l'efficacia delle politiche tradizionali, e che disponga di appropriati margini di flessibilità, anche per poter reagire in futuro adeguatamente e tempestivamente alle eventuali emergenze ambientali, sociali e alle crisi internazionali.
(6-00061) «Scutellà, Francesco Silvestri, Scerra, Baldino, Bruno, Gubitosa, Lomuti, Onori, Pellegrini».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

asilo politico

risorse proprie

organismo e agenzia UE