ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00003

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 19
Seduta di annuncio: 8 del 09/11/2022
Abbinamenti
Atto 6/00001 abbinato in data 09/11/2022
Atto 6/00002 abbinato in data 09/11/2022
Atto 6/00004 abbinato in data 09/11/2022
Atto 6/00005 abbinato in data 09/11/2022
Atto 6/00006 abbinato in data 09/11/2022
Firmatari
Primo firmatario: ZANELLA LUANA
Gruppo: ALLEANZA VERDI E SINISTRA
Data firma: 09/11/2022
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BONELLI ANGELO ALLEANZA VERDI E SINISTRA 09/11/2022
BORRELLI FRANCESCO EMILIO ALLEANZA VERDI E SINISTRA 09/11/2022
DORI DEVIS ALLEANZA VERDI E SINISTRA 09/11/2022
EVI ELEONORA ALLEANZA VERDI E SINISTRA 09/11/2022
FRATOIANNI NICOLA ALLEANZA VERDI E SINISTRA 09/11/2022
GHIRRA FRANCESCA ALLEANZA VERDI E SINISTRA 09/11/2022
GRIMALDI MARCO ALLEANZA VERDI E SINISTRA 09/11/2022
MARI FRANCESCO ALLEANZA VERDI E SINISTRA 09/11/2022
PICCOLOTTI ELISABETTA ALLEANZA VERDI E SINISTRA 09/11/2022
SOUMAHORO ABOUBAKAR ALLEANZA VERDI E SINISTRA 09/11/2022
ZARATTI FILIBERTO ALLEANZA VERDI E SINISTRA 09/11/2022


Stato iter:
09/11/2022
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 09/11/2022
Resoconto ALBANO LUCIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 09/11/2022

NON ACCOLTO IL 09/11/2022

PARERE GOVERNO IL 09/11/2022

DICHIARATO PRECLUSO IL 09/11/2022

CONCLUSO IL 09/11/2022

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00003
presentato da
ZANELLA Luana
testo di
Mercoledì 9 novembre 2022, seduta n. 8

   La Camera,

    in sede di esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2022 e relativa integrazione (Doc. LVII n. 01-bis e Doc. LVII n. 01-bis – Integrazione), degli allegati e del relativo annesso;

   premesso che:

    con l'integrazione alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2022 il neo Governo ha rivisto e corretto, nell'ambito di un quadro economico mutato le previsioni macroeconomiche e tendenziali di finanza pubblica varate il 28 settembre u.s. dal suo predecessore elaborando anche lo scenario programmatico per il triennio 2023-2025 che vede destinare per il 2023 circa 21 miliardi di euro alle misure di contrasto all'aumento dei costi energetici principale responsabile anche della vorticosa impennata dell'inflazione, risorse alle quali aggiungere circa 9 miliardi di euro derivanti dall'applicazione ai cosiddetti market player del settore energetico che hanno conseguito consistenti extra profitti a seguito del sensibile incremento dei prezzi sulle materie prime del contributo straordinario di cui all'articolo 37, del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21;

    nello stesso documento la previsione di crescita del Pil nello scenario tendenziale a legislazione vigente è stata rivista al rialzo per il 2022, passando dal 3.3 per cento al 3.7 per cento, mentre quella per il 2023 è stata definita a 0,6 per cento. Per l'anno 2023 il documento indica una crescita programmatica dello 0.6 per cento mentre per gli anni 2024 e 2025 le previsioni sono rimaste invariate, all'1,8 per cento e all'1,5 per cento;

    riguardo alle stime del deficit tendenziale vengono confermate quelle di settembre: nel 2022 e nel 2023 l'indebitamento netto è previsto pari, rispettivamente al 5,1 per cento e al 3.4 per cento del Pil. Sono invece riviste lievemente al rialzo le previsioni di deficit per il 2024, dal 3,5 al 3,6 per cento del Pil, e per il 2025, dal 3,2 al 3,3 per cento;

    sul fronte del debito è prevista nei prossimi anni una discesa costante fino al 141.2 per cento nel 2025, mentre grandi aspettative sono riversate sull'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), da cui dipendono gli investimenti per rilanciare la crescita sostenibile dell'economia del Paese;

    nonostante il flebile abbassamento degli attuali prezzi dell'energia, gli stessi toccano livelli ancora assai elevati con il rischio di una loro nuova impennata durante i mesi invernali, circostanza aggravata dal fatto che l'approvvigionamento di gas dell'Italia si basa principalmente su flussi di importazione soggetti a rischi di varia natura nell'attuale contesto geopolitico;

    sulla base di tale scenario il Governo ha espresso la volontà di adottare nel breve periodo misure per liberare alcune estrazioni di gas naturale favorendo e ampliando le concessioni in essere e autorizzandone di nuove; in cambio i concessionari, che potranno scavare alla ricerca di nuove scorte di gas a partire da sole 9 miglia dalle coste, dove le attività estrattive erano vietate da 30 anni, dovranno mettere a disposizione delle aziende più energivore, uno o due miliardi di metri cubi di gas a prezzi calmierati;

    in tale contesto, l'obiettivo prioritario del Governo sembra essere quello di limitare quanto più possibile l'impatto del caro energia sui bilanci delle famiglie, specialmente quelle più fragili, nonché di garantire la sopravvivenza e la competitività delle imprese italiane sia a livello globale sia nel contesto europeo, anche in considerazione dei corposi interventi recentemente annunciati da altri Paesi membri dell'Unione europea e non solo, circostanze che hanno determinato il Governo nel confermare l'obiettivo di deficit per il 2022 del DEF pari al 5,6 per cento del Pil e di utilizzare una quota maggioritaria del risultante spazio di bilancio, quantificabile in poco più di nove miliardi, a copertura di nuove misure di mitigazione del costo dell'energia, quali la riproposizione dei crediti di imposta a favore delle imprese e il taglio delle accise sui carburanti fino al 31 dicembre;

    riguardo alla manovra finanziaria 2023-2025, stante l'incertezza del suddetto quadro economico e della necessità di continuare a contrastare il caro energia, il Governo ha deciso di richiedere con la Relazione che accompagna la Nadef 2022 l'autorizzazione del Parlamento a fissare un nuovo livello programmatico in rapporto al Pil per l'indebitamento netto della PA ponendolo al 4,5 per cento per il 2023, al 3,7 per il 2024 e al 3,0 per cento per il 2025. Quanto alle risorse della manovra netta, queste saranno impiegate per il contrasto al caro energia nei primi mesi del 2023, così come saranno monitorati su base continuativa nei primi mesi del 2023 andamento dei prezzi energetici e il loro impatto su imprese e famiglie saranno monitorati su base continuativa nei primi mesi del 2023 con la previsione di eventuali interventi di calmierazione delle bollette e di aiuti a famiglie ed imprese da esporre nel prossimo DEF 2023;

    le stime della spesa per la sanità non sono variate nella nuova Nota di aggiornamento, ma essendo variata al rialzo quella della crescita del Pil l'effetto è un ulteriore abbassamento del peso della sanità su quest'ultimo. La nuova Nota non cambia neanche le previsioni in valori assoluti della spesa sanitaria per il periodo dal 2022 al 2025 della Nota licenziata dal Governo Draghi che li aveva fissati a: 133,998 miliardi di euro per il 2022; 131,724 miliardi per il 2023; 128,708 miliardi per il 2024 e 129,428 miliardi per il 2025;

    la spesa sanitaria risente anche del diverso andamento del Pil a legislazione vigente che la nuova Nadef, come si è visto, prevede con stime riviste al rialzo per il 2022, dal 3,3 per cento a 3,7 per cento, mentre quella per il 2023 con stime al ribasso dallo 0,6 per cento allo 0,3 per cento. Le previsioni per i due anni successivi sono invece rimaste invariate, all'1,8 per cento e all'1,5 per cento, questo comporta come conseguenza una nuova previsione dell'incidenza della spesa sanitaria sul Pil con un decremento dello 0,1 per cento, passando così dal 7,1 per cento della precedente Nadef al 7 per cento nel 2022, dal 6,7 per cento al 6,6 per cento nel 2023 e dal 6,1 per cento al 6,0 per cento nel 2025, mentre la stima del 2024 risulta invariata al 6,2 per cento;

    la pesante emergenza sanitaria ed economica derivante dal Covid ha segnalato la necessità del rafforzamento a tutti i livelli del Servizio sanitario nazionale pubblico da quello preventivo territoriale a quello di cura e assistenziale, non appare, quindi, condivisibile la previsione della Nadef in esame, che propone una riduzione della spesa sanitaria con una invarianza della spesa relegata al 2024, già avversata dalle regioni in occasione del varo della versione Nadef del Governo Draghi;

   valutato che:

    ad un primo impatto emerge che la nuova Nota di aggiornamento, che rappresenta il principale strumento di programmazione del bilancio dello Stato, è prevalentemente dedicata alle componenti negative della congiuntura economica (aumento dei costi dell'energia e inflazione, ribasso delle stime della crescita per il 2023, misero aumento del Pil, peggioramento della bilancia commerciale, battuta d'arresto della produzione industriale e mancato decollo del PNRR);

    l'inflazione prevista è vicina al 10 per cento, ma non si intravede traccia sui possibili effetti di una sua ricaduta sul potere d'acquisto dei salari e quindi sulla crescita di sacche di povertà e diseguaglianza. Tale ritorno dell'inflazione ha dimostrato quanto sia indifeso il lavoro davanti alla crescita dei prezzi, in assenza di un sistema che indicizzi automaticamente i salari e le pensioni all'aumento del costo della vita. La soluzione sarebbe il ritorno ad un sistema in cui a cadenza almeno semestrale si proceda automaticamente ad alzare i salari e le pensioni in proporzione alla crescita dell'inflazione, in assenza di accordi intervenuti in questo senso nel periodo fra le parti sociali. Allo stesso tempo occorrere prevedere nelle fasi di crescita dei prezzi indotta da meccanismi speculativi, la possibilità di blocco degli stessi, limitatamente ad un paniere di beni e servizi essenziali;

    ai suddetti e sconfortanti indici del rapporto deficit-Pil (oltre il 5 per cento) e del debito pubblico (oltre il 140 per cento nel 2025) va affiancato il temuto ritorno in vigore, nel 2024, dei vincoli del Patto di stabilità e di crescita, che si spera venga riformato in chiave meno restrittiva;

    la NADEF sembra consegnare al nuovo Governo una situazione complicata la cui strada obbligata da intraprendere per evitare l'impoverimento di una larghissima parte del Paese è quella di adottare politiche di giustizia fiscale, come del resto anche proposto da Philip Lane (capo economista della BCE), nella direzione di una tassazione dei patrimoni e dei redditi più alti, in favore di un alleggerimento della pressione fiscale dei redditi dei ceti medio-bassi e, soprattutto, politiche pubbliche volte a sostenere i redditi e a rafforzare i sistemi di welfare. Gran parte delle risorse potrebbero pervenire dalla lotta all'evasione fiscale. Su questo fronte grande ausilio lo offrirebbe la tecnologia grazie alla quale sarebbe possibile procedere alla tracciabilità assoluta dei pagamenti, anche promuovendo l'uso della moneta elettronica, il ricorso alle banche dati per incrociare i dati dei contribuenti, oltre al rafforzamento di strumenti come la fatturazione elettronica e lo split payment, soprattutto sugli acquisti on line e tramite POS;

    con riferimento al cosiddetto «contributo straordinario» di cui all'articolo 37 del decreto-legge n. 21 del 2022, esso appare un intervento una tantum su extra profitti realizzati market players del settore energetico in un arco temporale di soli sette mesi, ed è pertanto prevedibile che rapportando l'operazione all'intero anno, l'incremento della base imponibile sarebbe di gran lunga superiore ai 40 miliardi di euro stimati e, di conseguenza la percentuale di prelievo risulterebbe a consuntivo di molto inferiore a quella attuale fissata al 25 per cento. La risposta, inoltre, appare inadeguata alla dimensione delle sofferenze e dell'insostenibile aumento dei costi, palesando ancora una volta una triste realtà, ossia che la responsabilità sociale dell'impresa si ferma di fronte a extra dividendi maturati senza alcun merito. Di contro, la drammatica situazione avrebbe richiesto un prelievo più incisivo e coraggioso, in grado di generare un importante gettito erariale da destinare a misure atte a sostenere i soggetti maggiormente colpiti dall'impennata dei costi dell'energia e dalle conseguenze della guerra;

    una risposta adeguata da parte del Governo potrebbe arrivare, prima di ipotizzare uno scostamento del deficit dall'obiettivo programmato, elevando al 100 per cento la relativa aliquota (oggi fissata al 25 per cento) attingendo così al totale dei 40 miliardi di euro di extraprofitti accumulati dalle imprese del settore energetico, inspiegabilmente e colpevolmente recuperati soltanto in piccola parte, per mettere in campo interventi immediati per il taglio delle tasse o dei contributi sui redditi da lavoro e per i rimborsi dei maggiori costi per le imprese, così da proteggere il potere d'acquisto dei lavoratori e gli utili delle imprese in sofferenza;

    allo stesso tempo, al fine di fronteggiare l'eccezionale instabilità del sistema energetico nazionale derivante dall'impennata del costo del gas e dei prodotti energetici, per effetto della guerra in Ucraina e delle sanzioni economiche internazionali disposte nei confronti della federazione Russa, il Governo dovrebbe dare un forte impulso all'installazione diffusa di impianti di produzione di energia rinnovabile elettrica, le cui autorizzazioni rimangono ostaggio della burocrazia; le maggiori aziende elettriche italiane che aderiscono a Elettricità Futura, che riunisce oltre 500 imprese che operano nel settore elettrico e che rappresentano il 70 per cento del nostro mercato elettrico, aveva chiesto al precedente Governo di autorizzare entro giugno 60 GW di nuovi impianti rinnovabili, pari a un terzo delle domande di allaccio già presentate a Terna, da realizzare entro il 2024, che consentirebbe di risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni o, ovvero il 20 per cento del gas importato;

    un'esigenza improcrastinabile sarebbe quella di ridurre le diseguaglianze che sempre più stanno lacerando la società italiana. Infatti, mentre quasi un quarto dei residenti in Italia versa in condizioni di povertà assoluta (cinque milioni di persone) o relativa (otto milioni di persone), tre singoli individui posseggono tanta ricchezza quanto il 10 per cento più povero della popolazione. Una polarizzazione spaventosa, un'ingiustizia odiosa e intollerabile: tanto più perché ingiustificabile anche alla luce della retorica dominante. L'accumulo di patrimoni ammontanti a decine e decine di miliardi di euro non è, infatti, frutto del merito dei loro titolari (semplicemente, non può esserlo), bensì della crescente ingiustizia di un sistema tributario che, da decenni, in aperta violazione del disegno costituzionale, sposta di anno in anno il peso del carico fiscale dai più forti ai più deboli;

    sul fronte del lavoro, i recenti dati divulgati dall'INPS non confortano. La pandemia ha infatti lasciato il segno nella distribuzione dei redditi ove si registra che la diseguaglianza oltre che essere aumentata, è pervasiva e attraversa tutte le dimensioni di genere, di età, di cittadinanza, di territorio, originando dal moltiplicarsi delle forme contrattuali (oggi pari a ben 1.011) molto spesso non rappresentative. Inoltre all'interno del lavoro dipendente la distribuzione dei redditi si è ulteriormente polarizzata, con una quota crescente di lavoratori che percepiscono un reddito da lavoro inferiore alla soglia di fruizione del reddito di cittadinanza, con il 23 per cento dei lavoratori che guadagna meno di 780 euro/mese, considerando anche i part-time, mentre l'1 per cento dei lavoratori meglio retribuiti ha visto un ulteriore aumento di un punto percentuale della loro quota sulla massa retributiva complessiva. Nel solo 2021 molti dei nuovi lavoratori immessi sul mercato sono impiegati per un numero ridotto di ore e percepiscono retribuzioni che non permettono ai singoli di vivere dignitosamente: guardando, infatti, alla generalità degli occupati, la metà più povera ha perso quote di reddito tra il 2005 e 2020;

    il nostro è diventato un Paese in cui 8 nuovi contratti di lavoro su 10 sono a termine, di questi, solo 1 su 100 dura più di un anno, 3 su 10 meno di un mese, 1 su 10 un giorno. Mille sono invece le forme di precarietà: tirocini, contratti a chiamata, staff leasing, tempo determinato, collaborazioni occasionali, partita iva a monocommittenza, etc. È del tutto evidente che in una simile situazione diventa impossibile per chiunque progettare il proprio futuro con serenità, come dovrebbe invece essere diritto di ciascuno. Occorrerebbe, invece, ritornare alla normalità del contratto a tempo indeterminato, con un tempo di prova iniziale o, in alternativa, al contratto a termine, ma solo per causali che ne giustifichino l'impiego;

    nel nostro Paese il 32 per cento dei pensionati vive con meno di 1.000 euro al mese, più precisamente da un'analisi del ventesimo percentile di reddito pensionistico (cioè fino a 10.000 euro nel 2021) emerge che solo il 15 per cento dei pensionati in questa fascia riceve un assegno sociale e il 26 per cento una pensione al superstite. Su un campione di 14 milioni di pensionati quasi il 60 per cento ha una pensione di vecchiaia o anticipata dal Fondo lavoratori dipendenti, un dato che riflette ampiamente il discusso fenomeno della cosiddetta povertà lavorativa e che induce a pensare che chi è povero lavorativamente oggi sarà un povero pensionisticamente domani;

    l'attuale sistema pensionistico non è socialmente sostenibile poiché costringe le persone a rimanere al lavoro oltre limiti di età compatibili con la propria sicurezza, contribuisce alla stagnazione della produttività, rappresentando in prospettiva un forte ostacolo al ricambio generazionale. D'altra parte, con l'esaurimento del sistema misto e il dilagare della precarietà, ci si prepara, come si è visto, ad un futuro di povertà certa per milioni di lavoratrici e lavoratori;

    il SSN ha subito un progressivo indebolimento tale da mettere in discussione il diritto alla salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione. Si è assistito, in particolare durante l'emergenza sanitaria nella fase pandemica, come il SSN si sia trovato impreparato, nonostante la generosità e il sacrificio del personale sanitario. Tutto questo perché negli anni si è determinato un progressivo definanziamento, il taglio dei posti-letto, senza un adeguato potenziamento della sanità territoriale e delle cure intermedie; una riduzione del personale ed, infine, ma non di minore importanza, una serie di politiche che hanno inciso negativamente sulla tenuta dei servizi territoriali e di prevenzione;

    anche con il precedente Governo, la sanità è tornata ad occupare la parte bassa della classifica delle priorità del nostro Paese, avendo visto maggiori finanziamenti, ma in relazione alla necessità di affrontare la pandemia;

    la pandemia ha messo in evidenza la necessità di una solida cornice unitaria dei servizi sanitari regionali e di un potenziamento della capacità – politica e tecnica – di indirizzo programmatorio nazionale, sarebbe pertanto indispensabile espellere il tema Sanità dalla eventuale attuazione dell'autonomia regionale differenziata;

    altra priorità è quella di avviare un rinnovamento strutturale del modello di cura, rendendolo effettivamente in grado di accogliere e accompagnare le persone nei percorsi di cura e promozione della salute, superando il vecchio modello centrato sull'attesa e sull'ospedale;

    la prevenzione primaria deve diventare una bussola per intervenire affinché le persone non si ammalino, agendo sui fattori di rischio legati all'ambiente di lavoro e di vita sui principali fattori di rischio delle malattie croniche dovute in particolare ad inquinamento, fumo, obesità, sedentarietà;

    il primo grande segnale concreto deve venire da un aumento del fondo sanitario di 10 miliardi di euro nei prossimi tre anni;

    è urgente un nuovo progetto per i Consultori Familiari, da anni oggetto di depauperamento progressivo. Il modello assistenziale di cura alla donna è negativamente impregnato di pregiudizi che ostacolano il cambiamento culturale verso scelte consapevoli e autonome in tema di salute femminile riproduttiva e sessuale, in tale contesto va affrontata la piena attuazione della legge 194 anche attraverso normative che consentano solo a personale infermieristico e medico non obiettore di partecipare ai concorsi pubblici. Così come è indispensabile che contraccezione, aborto ed esami ed eco in gravidanza siano realmente a disposizione in forma gratuita nei Consultori, e che il personale sanitario tutto sia formato alla medicina di genere;

    si deve procedere alla definizione di un Piano straordinario di investimenti pubblici per l'ammodernamento strutturale e tecnologico della sanità pubblica evitando complessi e costosi progetti di finanza privata, dando priorità alla messa in sicurezza delle strutture non obsolete;

    il 74 per cento degli spostamenti riguarda distanze entro i 10 km e viene soddisfatto per oltre il 62 per cento ricorrendo all'auto privata. Infatti, in relazione all'offerta di trasporto pubblico locale sussistono ancora molteplici carenze organizzative sia in materia di infrastrutture che di dotazione di mezzi, che ad oggi non garantiscono compiutamente una elevata qualità del servizio erogato;

    si ravvisa sempre più la necessità di avviare un «Piano straordinario del trasporto pubblico» anche attraverso la rimodulazione del fondo complementare del PNRR, che è pari a 30 miliardi di euro per destinarlo in via prioritaria agli investimenti sul trasporto pubblico favorendo al contempo lo smart working per tutti i lavoratori e lavoratrici la cui presenza non è richiesta fisicamente, prevedendo altresì che i trasporti pubblici locali e i treni regionali siano resi gratuiti per gli Under 30, così da promuovere concretamente nuovi modelli di mobilità fra le giovani generazioni nonché per studenti e lavoratori pendolari,

impegna il Governo:

  1) Sul fronte della Sanità:

   a) a prevedere l'incremento delle risorse disponibili per il finanziamento e il potenziamento del SSN incluse la domiciliarità e la medicina territoriale, rafforzando la governance dei distretti sanitari e promuovendo una rinnovata rete sanitaria territoriale attraverso modelli organizzativi integrati, nonché per superare le attuali carenze del sistema delle Residenze sanitarie assistenziali;

   b) ad individuare adeguate risorse per il rinnovo del contratto di lavoro per il personale del comparto sanitario nonché per concludere la reinternalizzazione dei lavoratori impegnati nei servizi esternalizzati nonché per il superamento del precariato;

   c) ad aumentare nel prossimo triennio il fondo sanitario nazionale di 10 miliardi di euro;

   d) a prevedere un piano straordinario di investimenti pubblici per rammodernamento strutturale edilizio e tecnologico della sanità pubblica;

   e) a prevedere lo stanziamento di adeguate risorse per i consultori familiari, garantendo in tal modo la piena attuazione della legge n. 194;

  2) a valutare l'opportunità, nelle more della normalizzazione dei prezzi del gas, dell'energia elettrica e delle materie prime, di elevare al cento per cento la percentuale del contributo straordinario sugli extraprofitti realizzati dalle imprese operanti nel settore energetico, destinando il maggiore gettito ad interventi di sostegno alle famiglie e ai settori in crisi e ad adottare le necessarie iniziative normative finalizzate a dare continuità al periodo di riferimento della base imponibile;

  3) istituire un fondo per l'acquisizione, da parte dello Stato, degli immobili posti a garanzia di crediti deteriorati nel sistema bancario, al prezzo di cessione di questa categoria di NPL, al fine di acquisire rapidamente una quota importante del patrimonio immobiliare, senza contribuire al consumo di suolo;

  4) ad introdurre una legge sul salario minimo di lavoro;

  5) ad istituire un meccanismo per adeguare i salari al costo della vita, e tutelare i redditi più colpiti dall'aumento incontrollato dei prezzi;

  6) Sul fronte della Mobilità:

   a) a sostenere e favorire il trasporto pubblico attraverso la definizione di un Piano straordinario che determini nuovi modelli di mobilità e al contempo una progressiva e ulteriore rinnovamento della dotazione di mezzi e nello sviluppo delle metropolitane;

   b) a prevedere una rimodulazione del fondo complementare del PNRR per destinarlo prioritariamente sia agli investimenti sul trasporto pubblico nonché sostenendo tutte le iniziative che prevedono una mobilità alternativa all'auto e tra queste la previsione della gratuità del trasporto pubblico locale e dei treni regionali gratuito per giovani sotto i trenta anni per studenti e lavoratori pendolari;

   c) ad ampliare e mettere in sicurezza percorsi ciclabili e pedonali, nonché sostenere la digitalizzazione dei servizi di mobilità;

   d) incentivare il trasporto pubblico locale agendo anche nell'ambito delle tariffe con l'obiettivo di sostenere reali alternative di trasporto all'auto;

  7) Sul fronte della Fiscalità:

   a) ad abolire l'IMU e l'imposta di bollo sugli investimenti;

   b) ad istituire un'imposta ordinaria sostitutiva unica e progressiva sui grandi patrimoni la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 500.000 euro derivante dalla somma delle attività mobiliari ed immobiliari al netto delle passività finanziarie, posseduta ovvero detenuta sia in Italia che all'estero, da persone fisiche, con aliquota crescente dallo 0,2 per cento fino al 2 per cento per redditi oltre i 50 milioni di euro;

  8) Sul fronte della transizione energetica:

   a) a prevedere la nomina di un Commissario straordinario per l'autorizzazione, in via d'urgenza, entro il 30 marzo 2023 di almeno 60 GW di impianti a fonte rinnovabile da realizzare entro due anni dalla data di rilascio dei titoli autorizzativi;

   b) a istituire nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica un apposito Fondo denominato «Fondo di garanzia per la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili», con l'obiettivo di garantire una parziale assicurazione ai crediti concessi dalle banche e da altri soggetti abilitati all'esercizio del credito in Italia per la realizzazione delle Comunità energetiche rinnovabili, previste dal decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199;

   c) a istituite presso il Ministero dell'economia e delle finanze un fondo rotativo a tasso agevolato, finalizzato ad assicurare garanzie e tassi agevolati per l'accesso al credito per interventi sul patrimonio edilizio esistente, per l'efficientamento energetico e l'installazione di impianti elettrici e termici da fonti rinnovabili (solari, microeolico, ecc.), pompe di calore e sistemi di accumulo finalizzato ai quartieri a maggiore disagio socioeconomico;

   d) a prevedere che tutti i nuovi edifici e per gli edifici sottoposti a ristrutturazioni edilizia di cui all'articolo 3, comma 1, lettera d) del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia), in particolare sui tetti piani di edifici pubblici, ospedali, scuole, centri commerciali, ipermercati, capannoni industriali e agricoli, siano dotati di tetti solari o altri impianti di autoproduzione di energia rinnovabili;

   e) a istituire presso il Ministero della transizione ecologica un fondo finalizzato all'erogazione di contributi per la realizzazione di infrastrutture elettriche per l'integrazione delle tecnologie di ricarica dei veicoli elettrici negli edifici residenziali con posti auto, nonché per l'acquisto e l'installazione di dispositivi per la ricarica di veicoli elettrici in ambito residenziale.
(6-00003) «Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Soumahoro, Zaratti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prodotto interno lordo

professione sanitaria

prezzo dell'energia