ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/00190

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 19
Seduta di annuncio: 29 del 30/12/2022
Firmatari
Primo firmatario: BOLDRINI LAURA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA
Data firma: 29/12/2022
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA 28/12/2022
PORTA FABIO PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA 28/12/2022
AMENDOLA VINCENZO PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA 28/12/2022


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 29/12/2022
Stato iter:
18/01/2023
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 18/01/2023
Resoconto SILLI GIORGIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
REPLICA 18/01/2023
Resoconto BOLDRINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 30/12/2022

DISCUSSIONE IL 18/01/2023

SVOLTO IL 18/01/2023

CONCLUSO IL 18/01/2023

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-00190
presentato da
BOLDRINI Laura
testo presentato
Venerdì 30 dicembre 2022
modificato
Mercoledì 28 dicembre 2022, seduta n. 29

   BOLDRINI, QUARTAPELLE PROCOPIO, PORTA e AMENDOLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Afghanistan, il regime dei talebani ha annunciato il divieto alle donne di lavorare anche nelle organizzazioni non governative;

   il Ministero dell'economia ha detto che revocherà le licenze d'esercizio di tutte le organizzazioni che si rifiutino di licenziare le donne che hanno lavorato per loro fino ad ora – circa 180 realtà sotto il cappello della Agency Coordinating Body for Afghan Relief and Development. L'Onu sembrerebbe essere esclusa dal provvedimento, ma si avvale per i suoi programmi, della collaborazione di Ong che invece ne sono state colpite;

   una decisione che mette a serio rischio la fornitura di servizi fondamentali che queste organizzazioni da decenni mettono a disposizione della popolazione. Senza il personale femminile, potrebbero svanire infatti, assistenza sanitaria, istruzione, protezione dell'infanzia e nutrizione per migliaia di persone, in particolare donne e bambini. Già Save the Children, Norwegian Refugee Council, Care International e l'International Rescue Committee – una delle presenze più corpose nel Paese con uno staff di oltre 8 mila persone, di cui più di 3 mila donne – hanno annunciato l'interruzione delle loro attività. «Se non abbiamo il permesso di impiegare donne, non possiamo aiutare chi ha bisogno» ha comunicato l'Irc in una nota;

   dal ritorno dei talebani al potere, l'economia afghana si è ridotta di oltre un terzo a causa dell'interruzione del flusso da 3,5 miliardi di dollari l'anno di aiuti internazionali, che incidevano su oltre il 40 per cento del Pil, e il congelamento degli asset della banca centrale afghana, sprofondando il Paese, già povero, al tracollo;

   le Nazioni Unite stimano che i cittadini bisognosi di assistenza umanitaria lieviteranno dai 24,4 milioni del 2022 a 28,4 milioni nel 2023, l'equivalente del 70 per cento della popolazione. L'Unicef avverte che 8 mila bambini rischiavano la vita per insicurezza alimentare a dicembre, mentre il 97 per cento della popolazione vive sulla soglia della povertà;

   il colpo inferto al lavoro delle Ong, peraltro in pieno inverno, aggraverà ulteriormente la situazione umanitaria, oltre a mettere a repentaglio la tenuta del sistema sociale;

   il malcontento sociale, tra regole repressive particolarmente punitive e anacronistiche soprattutto per i giovani e le donne e le gravissime condizioni economiche, è già fortemente diffuso. Da quando hanno riottenuto il potere, i talebani hanno limitato sempre di più le libertà personali e si sono in particolare accaniti contro i diritti delle donne afghane avvicinandosi progressivamente alle regole che vigevano durante il primo regime talebano, durato dal 1996 al 2001 e considerato allora uno dei più rigidi e oscurantisti al mondo. Soltanto la settimana scorsa, per esempio, hanno vietato alle donne di accedere all'università, dopo averle già escluse da gran parte delle scuole secondarie, un provvedimento che ha scatenato l'indignazione internazionale e boicottaggi interni agli stessi atenei-:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo affinché venga consentito alle donne afghane di ricevere gli aiuti e l'assistenza necessari e per garantire la partecipazione dell'Italia alle iniziative annunciate dalle Nazioni Unite, e quali iniziative diplomatiche intenda mettere in atto per indurre il Governo di Kabul a fare marcia indietro su questa scelta scellerata che infligge un altro duro colpo ai diritti delle donne e all'assistenza umanitaria in Afghanistan.
(5-00190)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 18 gennaio 2023
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-00190

  Il Governo italiano continua a seguire con estrema attenzione la situazione in Afghanistan. Siamo molto preoccupati per la progressiva erosione dei diritti di donne e ragazze. Attenzione condivisa dall'opinione pubblica italiana che ha manifestato straordinaria solidarietà e grande partecipazione per le sorti della popolazione afghana nei giorni concitati dell'agosto 2021, ma anche nei mesi successivi.
  La vicinanza fra i due popoli è stata rafforzata dalla lunga assistenza prestata dall'Italia all'Afghanistan per un ventennio, per difendere le libertà fondamentali, i diritti civili, i diritti di donne e bambine e delle minoranze, per contrastare il terrorismo.
  Grazie all'impegno di quel periodo, sono stati raggiunti importanti risultati. Abbiamo sostenuto la riforma della giustizia afghana. Abbiamo contribuito allo sviluppo di infrastrutture, ospedali e sistemi idrici. La mortalità infantile si è più che dimezzata. Il tasso di alfabetizzazione dei giovani è più che raddoppiato, dal 31 per cento nel 2005 al 64 per cento nel 2020. Tra il 2001 e il 2018, il tasso di iscrizione femminile alla scuola primaria è passato da un valore prossimo allo zero a oltre 1'80 per cento. In venti anni, abbiamo contribuito a formare una generazione con una visione della società basata sui diritti e sulle libertà fondamentali.
  La caduta di Kabul ha drammaticamente riportato l'orologio indietro.
  Nell'agosto del 2021, nella fase emergenziale della crisi afghana, abbiamo trasferito in Italia quasi 5.000 cittadine e cittadini afghani che avevano collaborato con le istituzioni italiane o si erano esposti per il nostro Paese. Fra questi, molte donne e bambini, giornalisti e attivisti, difensori dei diritti umani.
  Conclusa quella fase, abbiamo avviato un'azione di più ampio respiro, disegnando un «Piano italiano di sostegno al popolo afghano» che ha racchiuso in maniera organica iniziative delle Amministrazioni centrali e locali, con il contributo delle organizzazioni della società civile, a favore di cittadine e cittadini afghani, sia di coloro che sono riusciti a lasciare il Paese sia di coloro che ancora si trovano in Afghanistan.
  Al «Piano italiano» si è accompagnata l'esperienza dei corridoi umanitari dall'Iran e dal Pakistan per trasferire nel nostro Paese cittadini afghani vulnerabili (in molti casi accompagnati dai rispettivi nuclei familiari), grazie alla collaborazione tra Governo, Organizzazioni della società civile e organismi internazionali. Del progetto potranno beneficiare 1.200 afghani. I primi trasferimenti hanno avuto luogo tra luglio e novembre 2022, per un numero complessivo di 455 beneficiari.
  In risposta al rapido aumento dei bisogni umanitari a seguito degli eventi dell'estate 2021, l'Italia ha stanziato circa 150 milioni di euro per sostenere la popolazione rimasta nel Paese o in fuga, di cui oltre 100 destinati a interventi umanitari. L'Italia sostiene da molti anni l'Afghanistan Reconstruction Trust Fund (ARTF), un fondo multilaterale amministrato dalla Banca Mondiale. Nel 2022 abbiamo confermato la nostra vicinanza al popolo afghano, stanziando 40 milioni di euro per iniziative di emergenza nel Paese.
  Tutti i programmi di assistenza ai quali l'Italia ha contribuito, nei settori della sicurezza alimentare, dei servizi sanitari, del sostegno agli sfollati e ai rifugiati afghani, si rivolgono in via prioritaria a donne e ragazze.
  A valere sui fondi 2022, si ricordano gli 8 milioni di euro a favore del Fondo della Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) per la fornitura di servizi essenziali e a favore della salute sessuale e riproduttiva e per la prevenzione e il contrasto della violenza sessuale e di genere e 5 milioni di euro a favore del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF), per contribuire alla riduzione della vulnerabilità, della morbilità e della mortalità dei minori e delle persone vulnerabili. L'attenzione alla situazione delle donne e delle bambine ha costituito un fattore comune alle numerose iniziative finanziate con i fondi 2021, fra le quali ricordiamo i complessivi 6 milioni di euro a favore del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA), al fine di contribuire al miglioramento dell'accesso ai servizi di salute riproduttiva e sessuale e al contrasto alla violenza di genere a beneficio delle donne in diverse aree del Paese, e i 5 milioni di euro a favore del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF), per l'attuazione di un progetto volto anche a sostenere l'accesso all'educazione delle bambine.
  Per l'attuazione delle iniziative di assistenza, è stato fondamentale potersi avvalere del supporto operativo sul terreno delle Nazioni Unite e delle loro Agenzie che, con la loro presenza diffusa nel Paese, sono stati imprescindibili punti di riferimento. Il timore che la situazione sul terreno possa addirittura peggiorare a seguito delle ultime decisioni della Autorità di fatto di Kabul è purtroppo concreto.
  La dirigenza talebana si è mostrata ancora una volta indisponibile a venire incontro alle attese della popolazione afghana, e ai principi irrinunciabili che la Comunità internazionale ha posto come criteri di un eventuale riconoscimento del loro esercizio del potere.
  Con i nostri partner europei e internazionali abbiamo promosso iniziative volte a stabilire, con approccio pragmatico, canali di contatto a livello tecnico con la leadership talebana, per fare pressioni su Kabul affinché vi siano aperture sul fronte dei diritti della persona, a partire dai diritti delle donne, dei gruppi etnici e delle minoranze, in vista di una loro inclusione nella vita sociale e nel governo del Paese.
  Di fronte alle ultime, preoccupanti decisioni restrittive delle autorità di fatto di Kabul che vietano alle donne l'istruzione universitaria e l'impiego presso le organizzazioni non governative abbiamo reagito con ferme condanne, sia a livello nazionale, sia livello multilaterale, in ambito europeo e G7 allargato. Con i nostri partner abbiamo reso pubbliche chiare prese di posizione contro questi sviluppi negativi.
  Come ben evidenziato dall'Onorevole Boldrini, il divieto alle donne operatrici umanitarie di lavorare in Afghanistan ha purtroppo prodotto un impatto immediato sulla conduzione delle attività umanitarie. Poiché solo le operatrici possono avere accesso alla popolazione femminile per fornire servizi essenziali come cure mediche e assistenza di base alle famiglie in cui il capo famiglia sia una vedova, le ONG devono poter contare su una componente di donne. Il risultato è che il divieto al lavoro per le donne nelle ONG crea un ostacolo non aggirabile alle attività umanitarie e finisce per colpire ulteriormente le fasce più deboli della popolazione locale.
  Ancora prima di quest'ultima involuzione, l'esclusione nei fatti delle donne afghane dalla forza lavoro, aveva già avuto gravi conseguenze sull'economia del Paese determinando, secondo stime del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), la perdita di circa un miliardo di dollari, pari al 5 per cento del PIL, accelerando il collasso economico dell'Afghanistan.
  Questo dimostra in maniera del tutto evidente come la partecipazione egualitaria delle donne ai processi di pace e alla vita socio-economica del Paese sia una priorità che riguarda l'intera società afghana.
  Continuiamo quindi a partecipare attivamente a tutte le iniziative multilaterali, e in particolare a quelle promosse dalle Nazioni Unite, per sensibilizzare le Autorità afghane di fatto sul ruolo cruciale della componente femminile della popolazione nella vita del Paese e nell'assistenza umanitaria.
  Anche a livello bilaterale, sosteniamo la valorizzazione delle donne afghane. Cito le iniziative più emblematiche.
  Nel 2022 l'Italia ha finanziato il progetto di Women in International Security/WIIS – Italy dal titolo «Il ruolo delle donne di fronte alle nuove sfide della sicurezza internazionale: un focus su Afghanistan e Ucraina» le cui attività proseguono anche nel 2023.
  Il progetto ha consentito di realizzare una piattaforma di dialogo con la partecipazione di donne afghane che hanno ricoperto ruoli apicali in ambito politico, diplomatico e negoziale in Afghanistan e in diaspora, mediatrici e negoziatrici, esperte internazionali di mediazione, genere e sicurezza. Lo scopo è di creare una rete di solidarietà e promuovere uno scambio di esperienze, per dar voce alle stesse donne afghane affinché possano contribuire al cambiamento.
  Il 13 dicembre, il Sottosegretario Tripodi ha presieduto la conferenza internazionale «La partecipazione delle donne al processo di pace e di stabilizzazione dell'Afghanistan: quale ruolo per l'Italia» organizzata da WIIS Italy con la collaborazione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con l'obiettivo di mantenere alta l'attenzione sul tema delle donne afghane.
  Anche sul piano politico, continuiamo a sensibilizzare i nostri partner sulla necessità di tenere al centro dell'agenda Afghanistan la componente femminile della popolazione, i suoi diritti e le sue aspirazioni.
  Ritengo che la stessa designazione di una donna a capo della nostra Ambasciata in Afghanistan, sia pure temporaneamente dislocata a Doha, costituisca un importante segnale di attenzione in tale direzione.
  Il contributo che le donne e le ragazze hanno dato e potranno dare per la costruzione del futuro dell'Afghanistan è cruciale. È indispensabile continuare a puntare, con convinzione, su di loro.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti della donna

aiuto umanitario

donna