ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00116

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 19
Seduta di annuncio: 87 del 14/04/2023
Abbinamenti
Atto 1/00056 abbinato in data 17/04/2023
Atto 1/00083 abbinato in data 17/04/2023
Atto 1/00098 abbinato in data 17/04/2023
Atto 1/00118 abbinato in data 17/04/2023
Atto 1/00122 abbinato in data 17/04/2023
Firmatari
Primo firmatario: BONELLI ANGELO
Gruppo: ALLEANZA VERDI E SINISTRA
Data firma: 14/04/2023
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ZANELLA LUANA ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/04/2023
FRATOIANNI NICOLA ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/04/2023
ZARATTI FILIBERTO ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/04/2023
BORRELLI FRANCESCO EMILIO ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/04/2023
DORI DEVIS ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/04/2023
EVI ELEONORA ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/04/2023
GHIRRA FRANCESCA ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/04/2023
GRIMALDI MARCO ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/04/2023
MARI FRANCESCO ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/04/2023
PICCOLOTTI ELISABETTA ALLEANZA VERDI E SINISTRA 14/04/2023


Stato iter:
09/05/2023
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 17/04/2023
Resoconto ZARATTI FILIBERTO ALLEANZA VERDI E SINISTRA
 
PARERE GOVERNO 09/05/2023
Resoconto GAVA VANNIA VICE MINISTRO - (AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA)
 
DICHIARAZIONE VOTO 09/05/2023
Resoconto BICCHIELLI PINO NOI MODERATI (NOI CON L'ITALIA, CORAGGIO ITALIA, UDC, ITALIA AL CENTRO)-MAIE
Resoconto BONELLI ANGELO ALLEANZA VERDI E SINISTRA
Resoconto RUFFINO DANIELA AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE
Resoconto SQUERI LUCA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE
Resoconto L'ABBATE PATTY MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto ZINZI GIANPIERO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto DI SANZO CHRISTIAN DIEGO PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA
Resoconto ZUCCONI RICCARDO FRATELLI D'ITALIA
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 17/04/2023

DISCUSSIONE IL 17/04/2023

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 17/04/2023

PROPOSTA RIFORMULAZIONE IL 09/05/2023

NON ACCOLTO IL 09/05/2023

PARERE GOVERNO IL 09/05/2023

DISCUSSIONE IL 09/05/2023

VOTATO PER PARTI IL 09/05/2023

RESPINTO IL 09/05/2023

CONCLUSO IL 09/05/2023

Atto Camera

Mozione 1-00116
presentato da
BONELLI Angelo
testo presentato
Venerdì 14 aprile 2023
modificato
Martedì 9 maggio 2023, seduta n. 100

   La Camera,

   premesso che:

    l'Italia ha sottoscritto gli obiettivi climatici dell'Onu a partire dall'accordo di Kyoto e dalla COP 21 di Parigi, nonché nelle istituzioni europee in linea con gli obiettivi del Green Deal e della legge sul clima entrata in vigore il 29 luglio 2021, regolamento CEE/UE 2021 n. 1119 che stabilisce l'obiettivo vincolante della neutralità climatica entro il 2050;

    il piano Fit for 55 dell'Unione europea impone un'accelerazione nei processi di modernizzazione industriale a partire dal settore automobilistico che, secondo un'analisi dell'Università Ca' Foscari di Venezia, porterà ad un aumento dell'occupazione in questo settore del 6 per cento;

    il piano Fit for 55 vincola il sistema energetico del nostro Paese al raggiungimento entro il 2030 di almeno il 72 per cento della generazione elettrica da fonti rinnovabili, fino a raggiungere il 100 per cento nel 2050;

    molti Paesi europei hanno adeguato i loro piani energetici a questi ambiziosi obiettivi; la Germania prevede che nel 2030 l'80 per cento del proprio fabbisogno di energia elettrica sarà soddisfatto da fonti rinnovabili, per arrivare al 100 per cento nel 2035, e sta definitivamente chiudendo le sue centrali nucleari, mentre l'Italia ha un Pniec, piano energia e clima, che ad oggi non rispetta gli obiettivi climatici previsti dall'Unione europea;

    il 19 gennaio 2023, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha dichiarato che «Dobbiamo prendere in seria considerazione il nucleare di quarta generazione che dà dei margini di sicurezza maggiore e che può essere il futuro del nostro Paese fino a poi arrivare alla fusione. Nel medio lungo periodo non l'Italia o la Unione europea, ma il mondo deve trovare forme di energia più avanzate. (...) Dobbiamo ripensare al nucleare di quarta generazione, non è il tema del referendum che riguardava prima e seconda generazione»;

    numerosi scienziati, esperti di energia nucleare, tra cui il fisico Angelo Tartaglia, Politecnico di Torino, il fisico Massimo Scalia, Università di Roma «La Sapienza», il chimico Vincenzo Balzani, Università di Bologna e Accademia dei Lincei, il fisico Francesco Gonella, Università Ca' Foscari di Venezia, il chimico ambientale Sergio Ulgiati, Università Parthenope di Napoli, il fisico Federico Butera, Politecnico di Milano, hanno rimarcato che la principale caratteristica dei reattori di quarta generazione è quella di non esistere. Si tratta ancora di progetti, di varia tipologia, ma la tecnologia utilizzata è sempre quella della fissione nucleare dei precedenti modelli di prima, seconda e terza generazione, che non risolve nessuno dei problemi che le sono intrinseci riguardo alla sicurezza e alla gestione delle scorie, con riferimento specifico ai prodotti della fissione. Tra questi, si continua a parlare dei cosiddetti reattori veloci autofertilizzanti, con ancora maggiori problemi di sicurezza e gestione delle scorie. Si tratta in generale di investimenti enormi su tecnologie i cui tempi di realizzazione sono semplicemente incompatibili con l'urgenza imposta dalla situazione eco-climatica. A rendere ancor meno sensata la scelta del nucleare, si tratterebbe di investimenti sottratti a tecnologie già disponibili e ingegnerizzabili su larga scala (solare, eolico), che richiedono investimenti infrastrutturali già largamente penalizzati a favore dei sussidi alle fonti fossili, che con la scelta nucleare rischierebbero di veder accantonata l'unica strategia energetica coerente ed efficace nei tempi richiesti dalla situazione emergenziale;

    è ormai risaputo e sono consolidati i risultati di innumerevoli studi epidemiologici e sperimentali che mettono in evidenza l'aumento di tumori di varie sedi anche a dosi molto basse, ripetute e prolungate nel tempo, com'è il caso per gli addetti alle centrali e le popolazioni residenti vicine a centrali o depositi di scorie; senza parlare poi dei danni alla salute derivanti da un incidente nucleare che purtroppo non si può mai escludere. La produzione di energia da fonte nucleare rilascia, è vero, una più bassa quantità di Co2 rispetto alle fonti fossili, ma non rispetto alle fonti rinnovabili (solare, eolica, idroelettrica, biomassa, geotermica). Inoltre, non si può definire «pulita», perché ha enormi impatti negativi di altra natura sull'ambiente circostante. Le centrali nucleari oggi in funzione sfruttano l'energia liberata nelle reazioni di fissione e lasciano come residuo i prodotti della fissione stessa, radioattivi e nocivi per migliaia di anni. La gestione definitiva di tali scorie non è stata risolta e la maggior parte delle scorie prodotte finora nel mondo si trova in depositi temporanei;

    non esistono al mondo, al momento, depositi definitivi per le scorie radioattive. Negli Stati Uniti un deposito geologico «definitivo» è stato ipotizzato nella Yucca Mountain, nello Stato del Nevada. Autorizzato dal Congresso nel 2002, lo stesso Congresso ha tagliato i fondi nel 2011, con una complessa vicenda di stop-and-go che ha lasciato il deposito in un limbo di incertezza rendendo di fatto impossibile la sua realizzazione. Particolarmente istruttiva è la vicenda del sito tedesco di Schacht Asse II, ora dismesso. Ricavato in una ex-miniera di salgemma e di potassio a profondità comprese tra 500 e 750 metri, ha cominciato ad essere utilizzato a fine anni '60. L'uso è stato interrotto a fine anni '90, dopodiché si sono cominciati a fare dei piani di chiusura del sito, previa però la riestrazione delle scorie radioattive già immagazzinate. Quest'ultima operazione si sta rivelando estremamente complessa e costosa, oltreché parzialmente impossibile. Attualmente si prevede l'avvio delle operazioni di recupero e spostamento dei materiali in un deposito superficiale temporaneo a partire dal 2033. L'unico deposito per ora dichiarato ufficialmente «definitivo», anche se non ancora operativo, è quello di Onkalo in Finlandia, prossimo al sito di Olkiluoto che ospita le tre centrali nucleari di Olkiluoto, attive, che alimentano la rete elettrica finlandese. Il deposito, è stato scavato dentro un basamento di granito a profondità comprese tra i 400 e i 500 metri; dovrebbe entrare in funzione a partire dal 2025. Ovviamente, anche di questo deposito al momento non si può dire nulla circa sicurezza e costi globali. Prima di parlare di ipotetici nuovi progetti di energia nucleare in Italia, sarebbe bene che il Governo dicesse cosa intende fare con le scorie dei precedenti impianti nucleari italiani (Caorso, Latina, Trino Vercellese, Garigliano e altri minori), dismessi ma tutt'altro che smantellati e in sicurezza, precisando dove, come e quando verrebbe realizzato un impianto definitivo, per tali scorie, prima di produrne altre. Inutile dire che tale impianto dovrà essere discusso con le popolazioni locali garantendone sicurezza e affidabilità;

    come riportato da uno studio della danese Aarhus University sui rischi di progetto delle varie tecnologie per la produzione elettrica, il nucleare è un vero disastro in quanto a costi che lievitano e a ritardi di costruzione. Dei 180 impianti nucleari censiti dallo studio, per 117,6 gigawatt di potenza, a fronte d'investimenti iniziali per 459 miliardi di dollari si sono avuti sforamenti per 231 miliardi e per 9 centrali su 10 si è speso più di quanto preventivato;

    nella centrale nucleare di Flamanville, in Francia, con reattore di «terza generazione plus» da 1,6 gigawatt, in costruzione dal 2007 e i cui lavori non sono ancora terminati, i costi sono passati da 3,7 miliardi di euro a 19 miliardi di euro. Nella centrale nucleare di Olkiluoto 3 (OL3) da 1,6 gigawatt, in Finlandia, il costo è passato da 3 miliardi di euro a 11 miliardi di euro, senza tener conto degli oneri finanziari. La società Areva è fallita a causa delle perdite economiche del cantiere di OL3 ed è stata riorganizzata con due nuove newco. A Hinkley Point, Inghilterra, sono in costruzione due reattori da 1,6 gigawatt l'uno, i lavori non sono terminati, ma i costi sono arrivati a 26 miliardi di sterline ovvero 30 miliardi di euro con un aumento del 50 per cento rispetto alle previsioni;

    il costo medio a consuntivo per 1 gigawatt di energia nucleare per gli impianti costruiti in Europa, prendendo a riferimento il costo più basso, è di 10 miliardi di euro: realizzare 40 gigawatt di energia nucleare significherebbe per lo Stato italiano un investimento di non meno di 400 miliardi di euro, pari a circa il 21 per cento del prodotto interno lordo italiano nel 2022. Va sottolineato che Next Generation EU raccomanda che il 40 per cento degli obiettivi energia-clima al 2030 sia realizzato entro il 2025, cioè, per l'Italia, almeno altri 28 gigawatt da installare entro quella data;

    EDF, il colosso dell'energia francese che gestisce le centrali nucleari, dopo una capitalizzazione in borsa pari a 3,1 miliardi di euro e la nazionalizzazione del restante 16 per cento di azioni pari a 9 miliardi di euro, ha subìto nel 2022 una perdita di 17,9 miliardi di euro arrivando ad un debito di 64,5 miliardi di euro, il più pesante della sua storia. Vale la pena ricordare che la sua esposizione debitoria, come quella di Areva, sono state assorbite dal Governo francese nel bilancio nazionale, ma in realtà ricadranno anche sui cittadini europei, italiani inclusi, a seguito dell'inserimento del nucleare nella tassonomia «verde». In Francia, su 58 reattori nucleari, una buona parte sono fermi a causa della corrosione e della siccità (un reattore da 1 gigawatt necessita di 1.800.000 litri di acqua al minuto per il raffreddamento). In particolare quest'ultimo problema non può essere trascurato, in considerazione della notevole siccità che affligge il nostro Paese e l'Europa nel suo insieme;

    la società EDF e il Governo inglese hanno ratificato un'intesa che stabilisce il prezzo dell'energia prodotta dalla centrale di Hinkley Point, sterilizzato per i prossimi 35 anni a 120 euro/megawattora. Per competere con le fonti rinnovabili, il nucleare dovrebbe arrivare a un Lcoe di «40-80 USD/MWh, compresi i costi di smantellamento e gestione dei rifiuti». Al momento, è ben lontano da questa possibilità (Lazard's levelized cost of energy analysis-version 15.0);

    l'alto costo dell'energia nucleare non risolve il problema che il sistema economico e sociale si trova a fronteggiare dopo lo shock drammatico della speculazione energetica che ha portato ad un aumento insostenibile delle bollette, ovvero non assicura la disponibilità di energia pulita e a basso costo;

    l'Italia nel 2022 ha consumato 68,5 miliardi di metri cubi di gas con una diminuzione di 7 miliardi di metri cubi rispetto al 2021, mentre la disponibilità di gas è stata di 75,7 miliardi di metri cubi nel 2022, un dato invariato rispetto al 2021. Una quantità pari a 4,6 miliardi di metri cubi è stata esportata all'estero. Questi dati dimostrano che l'attuale sistema di infrastrutturazione energetica in Italia per l'approvvigionamento di gas non solo ha garantito il fabbisogno industriale e civile, ma ha visto aumentare le esportazioni rispetto al 2021 del +199 per cento;

    i dati succitati evidenziano come le autorizzazioni per i rigassificatori di Piombino e Ravenna non siano funzionali a garantire la sicurezza energetica, ma piuttosto a trasformare l'Italia in un hub del gas per venderlo in Europa. Ciò anche alla luce della volontà del Governo di voler realizzare nuovi rigassificatori, ritardando così la transizione energetica verso le fonti rinnovabili;

    in una strategia energetica coerente con gli obiettivi europei e dell'Onu anche l'economia circolare assume un ruolo strategico. In questa ottica, il perseguire l'obiettivo di realizzare nuovi inceneritori, come previsto a Roma, non appare coerente a tali obiettivi,

impegna il Governo:

1) a sostenere gli impegni europei sul Green Deal, sulla legge sul clima, sul piano Fit for 55 e sulla direttiva sul risparmio energetico;

2) ad aggiornare quanto prima il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec), adeguandolo agli obiettivi climatici previsti dall'Unione europea;

3) a rispettare la volontà degli italiani espressa contro il nucleare, con ben due referendum popolari;

4) a fornire ogni elemento utile al Parlamento, prima del G7 di Hiroshima, in merito alla posizione che intenderà assumere sull'energia e su come intenderà raggiungere l'obiettivo 72 per cento di fabbisogno elettrico da rinnovabili entro il 2030;

5) a fornire ogni elemento utile al Parlamento in merito alle iniziative che intende adottare per l'individuazione del deposito unico nazionale da definire entro il 1° gennaio 2024, e garantire la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale di tutti i siti temporanei e delle strutture del territorio nazionale dove sono attualmente collocati i rifiuti radioattivi;

6) ad adottare iniziative volte a finanziare la ricerca per i nuovi sistemi più efficienti di accumulo di energia e favorire le imprese che sono impegnate nella produzione dei sistemi di accumulo;

7) a proseguire nella ricerca sulla fusione nucleare;

8) ad adottare iniziative volte a rivedere le autorizzazioni per gli impianti di incenerimento di rifiuti a partire dalla gestione commissariale di Roma Capitale, che sono impianti energeticamente a saldo negativo e non coerenti con gli obiettivi dell'economia circolare;

9) ad adottare iniziative volte a semplificare le procedure autorizzative per l'installazione di impianti a fonti rinnovabili, assegnando ad ogni regione obiettivi chiari e non derogabili e a investire nell'adeguamento della rete di trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica ai nuovi obiettivi di energie rinnovabili;

10) a favorire la diffusione delle comunità energetiche rinnovabili (Cer) approvando i decreti attuativi ancora mancanti o incompleti e accelerare la pubblicazione dei bandi del PNRR per la concessione di contributi a fondo perduto per i comuni, riducendo il costo dell'energia elettrica per famiglie e imprese;

11) ad adottare iniziative volte a prevedere entro dicembre 2023 un piano strutturale di 15 anni per il risparmio energetico edilizio che preveda incentivi per i redditi medio bassi finanziato anche attraverso l'eliminazione graduale dei Sad, sussidi ambientalmente dannosi, stimati in 41 miliardi di euro/anno;

12) ad adottare iniziative volte a revocare, alla luce dei dati del bilancio energetico del gas del 2022, le autorizzazioni per i rigassificatori di Piombino e Ravenna e a confermare la chiusura delle centrali a carbone nei tempi previsti dalla Sen.
(1-00116) «Bonelli, Zanella, Fratoianni, Zaratti, Borrelli, Dori, Evi, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

gestione dei rifiuti

prezzo dell'energia

energia rinnovabile