ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00062

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 19
Seduta di annuncio: 50 del 13/02/2023
Abbinamenti
Atto 1/00038 abbinato in data 08/03/2023
Atto 1/00043 abbinato in data 08/03/2023
Atto 1/00054 abbinato in data 08/03/2023
Atto 1/00057 abbinato in data 08/03/2023
Atto 1/00058 abbinato in data 08/03/2023
Firmatari
Primo firmatario: RUFFINO DANIELA
Gruppo: AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE
Data firma: 03/02/2023
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
RICHETTI MATTEO AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE 10/02/2023
MARATTIN LUIGI AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE 13/02/2023
BENZONI FABRIZIO AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE 13/02/2023
DE MONTE ISABELLA AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE 13/02/2023
DEL BARBA MAURO AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE 13/02/2023
COSTA ENRICO AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE 13/02/2023
GADDA MARIA CHIARA AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE 13/02/2023
GRIPPO VALENTINA AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE 13/02/2023
SOTTANELLI GIULIO CESARE AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE 13/02/2023


Stato iter:
08/03/2023
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 08/03/2023
Resoconto GEMMATO MARCELLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 08/03/2023
Resoconto SEMENZATO MARTINA NOI MODERATI (NOI CON L'ITALIA, CORAGGIO ITALIA, UDC, ITALIA AL CENTRO)-MAIE
Resoconto BONELLI ANGELO ALLEANZA VERDI E SINISTRA
Resoconto DE MONTE ISABELLA AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE
Resoconto BATTISTONI FRANCESCO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE
Resoconto SANTILLO AGOSTINO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto GIGLIO VIGNA ALESSANDRO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto SIMIANI MARCO PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA
Resoconto LAMPIS GIANNI FRATELLI D'ITALIA
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 02/03/2023

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 08/03/2023

NON ACCOLTO IL 08/03/2023

PARERE GOVERNO IL 08/03/2023

DISCUSSIONE IL 08/03/2023

VOTATO PER PARTI IL 08/03/2023

RESPINTO IL 08/03/2023

CONCLUSO IL 08/03/2023

Atto Camera

Mozione 1-00062
presentato da
RUFFINO Daniela
testo presentato
Lunedì 13 febbraio 2023
modificato
Mercoledì 8 marzo 2023, seduta n. 65

   La Camera,

   premesso che:

    il 15 dicembre 2021 la Commissione europea ha presentato una proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia (COM (2021) 802 final), parte del programma di lavoro della Commissione stessa per il pacchetto cosiddetto «Fit for 55%» (Pronti per il 55%), la quale «definisce la visione per il conseguimento di un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050»;

    la posizione negoziale del Consiglio dell'Unione europea sulla relativa proposta di revisione è stata approvata dal Consiglio dei ministri dell'energia del 25 ottobre 2022, con voto favorevole del Ministro Picchetto Fratin; al contempo il Parlamento europeo sta elaborando la propria posizione negoziale in seno alla Commissione industria, energia e ricerca (cosiddetta Commissione Itre), con la prossima votazione fissata per febbraio; il testo finale sulla revisione della direttiva sarà il frutto di un negoziato tra i co-legislatori europei – Consiglio dell'UE e Parlamento europeo – che si terrà nei prossimi mesi;

    tra le altre cose, nel testo che il Consiglio ha concordato il 25 ottobre 2022 adottando l'approccio generale della proposta, che sarà all'esame della Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (Itre) del Parlamento europeo nelle prossime settimane, la direttiva impone emissioni zero per tutti gli edifici di nuova costruzione a partire dal 1° gennaio 2030, ovvero dal 1° gennaio 2028 per quelli di nuova costruzione di proprietà di enti pubblici o occupati da enti pubblici;

    per quanto concerne il parco immobiliare già esistente, agli Stati membri è fatto obbligo di stabilire norme minime di prestazione energetica corrispondenti alla quantità massima di energia primaria che gli edifici possono utilizzare annualmente per m², sia per gli edifici non residenziali che per quelli residenziali, e ogni Stato dovrà poi stabilire un piano nazionale di ristrutturazione – sottoposto a successiva valutazione della Commissione – al fine di ottenere, entro il 2050, un parco immobiliare completamente «decarbonizzato» e trasformare anche gli edifici già esistenti in edifici a emissioni zero;

    per quanto riguarda gli edifici residenziali, l'intero parco immobiliare dovrà essere ristrutturato in modo che tutti gli edifici in media raggiungano entro il 2033 la classe di prestazione energetica D – quindi ancor più restrittiva rispetto alla proposta originale presentata dalla Commissione il 15 dicembre 2021 – con una traiettoria di ulteriore progressivo miglioramento delle prestazioni, da verificare con un secondo punto di controllo nel 2040, in vista dell'obiettivo ultimo di trasformare l'intero parco immobiliare residenziale in edifici a emissioni zero nel 2050;

    la Commissione Itre avrebbe raggiunto un compromesso su un margine di flessibilità maggiore nel percorso di riqualificazione – pari a più di un quinto degli immobili interessati, fino al 31 dicembre 2036, per ragioni oggettive, come quelle di carattere finanziario, manodopera, materiali e altro, sia inserendo esenzioni specifiche per gli edifici storici e vincolati e per quelli utilizzati per meno di quattro mesi all'anno, sia stanziando 86 miliardi di euro per finanziare il fondo sociale green volto ad accompagnare la transizione per le fasce più deboli della popolazione –, ma il testo continua a non essere soddisfacente;

    gli edifici ad uso residenziale in Italia sono oltre 12 milioni, per un totale di circa 32 milioni di abitazioni, e una grossa parte di questi risale a prima degli anni Settanta;

    questi dati fanno capire come obiettivi così stringenti applicati a tutti gli edifici, non tengono in considerazione le differenze intrinseche tra gli stock edilizi dei diversi Paesi; se è vero che essi possono illustrare le proprie ragioni alla Commissione in caso di mancato seguito alle eventuali raccomandazioni successivamente ricevute, la direttiva rappresenta in ogni caso, in base all'articolo 288 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue) un vincolo per gli Stati membri;

    l'articolo 1 della direttiva indica l'obiettivo di «conseguire un parco immobiliare ad emissioni zero entro il 2050», aggiungendo il riferimento «all'efficacia sotto il profilo dei costi», e ancora agli articoli 5 e 8 viene ribadito che, per gli edifici esistenti, i requisiti minimi di prestazione energetica sono da relazionare a «livelli ottimali in funzione dei costi»;

    tale prescrizione, corretta nella sostanza, in quanto derivante dalla stessa definizione tecnico-economica dell'efficienza energetica, imporrebbe quindi cautela ed attenzione nella definizione dei livelli ottimali dell'intervento di ristrutturazione profonda, la quale dovrebbe consentire il raggiungimento del livello di prestazione energetica che comporta il costo più basso durante il ciclo di vita economico stimato dell'immobile;

    va da sé che la valutazione, per risultare oggettiva, andrebbe fatta, nel quadro metodologico che produrrà la Commissione, esclusivamente sulla base di costi diretti, ovvero il costo dell'investimento per la cosiddetta «ristrutturazione profonda», i costi di manutenzione, i costi dell'energia (se pur di stima incerta nel ciclo di vita) e gli eventuali ricavi derivanti dalla cessione di energia in eccesso generata in loco;

    includere nel calcolo le esternalità ambientali e sanitarie del consumo di energia, come prevede l'allegato VII della direttiva, è ridondante, poiché esse sono già comprese nel costo dell'energia; inoltre introdurrebbe nel calcolo elementi di discrezionalità ed aleatorietà tali da rendere inefficace la stessa valutazione del livello ottimale;

    l'obiettivo ultimo di trasformare tutti gli edifici esistenti in edifici ad emissioni zero entro il 2050, e frattanto quelli ad uso residenziale mediamente in classe di prestazione energetica D entro il 2033, contraddice palesemente il principio che la stessa direttiva richiama del perseguimento del livello ottimale in funzione dei costi;

    la tabella di marcia che ogni Stato membro dovrà definire per il proprio patrimonio immobiliare dovrebbe, invece, avere come obiettivo il raggiungimento del livello ottimale di prestazione energetica per ciascun edificio o tipologia di edificio, ricavato da un'analisi costi-benefici oggettiva;

    un'ulteriore problematica riguarda l'impostazione ideologica della direttiva che fa riferimento alle fonti rinnovabili invece che alle fonti «low carbon», come dovrebbe essere alla luce della tassonomia europea, il cui atto delegato è entrato in vigore dal 1° gennaio 2023; così facendo, si esclude qualsiasi riferimento alla strategia di decarbonizzazione basata su fonti a bassissime emissioni, tra cui il nucleare, ma anche transitoriamente il gas naturale – possibilmente con cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica – e il risultato è che un edificio a fabbisogno energetico basso o quasi nullo, viene considerato a «emissioni zero» se alimentato esclusivamente da energia rinnovabile e non per esempio da un mix di energia nucleare e rinnovabile, pur non emettendo anidride carbonica in entrambi i casi;

    la direttiva, nella consapevolezza che l'imposizione di ristrutturazioni massive comporterebbe per le fasce di popolazione meno abbienti costi difficilmente affrontabili, prevede che gli Stati membri adottino strumenti di incentivazione per sostenere i proprietari privati, le piccole e medie imprese e le società di servizi nell'immane sforzo di ristrutturazione previsto dal piano;

    a tal punto, è utile ricordare come la Banca d'Italia ha stimato che il cosiddetto «superbonus» – il quale fa parte di questa categoria di strumenti di incentivazione e ha contribuito, secondo l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), ad interventi di efficientamento solamente per l'1,5 per cento del totale dei condomini italiani – raggiungerà un saldo finanziario neutro solamente nel 2067, o più probabilmente, non prima del 2100;

    prevedere uno sforzo simile per la stragrande maggioranza degli edifici residenziali e non da qui ai prossimi 10 anni, e ancor maggiore fino al 2050, è un esercizio economico e sociale decisamente più difficile;

    considerando, a maggior ragione, che i consumi dell'Unione europea rappresentano circa il 10 per cento delle emissioni globali di anidride carbonica – includendo anche le emissioni dovute alle importazioni – alla luce di un Pil che equivale al 15 per cento di quello mondiale e che le stesse emissioni dell'Unione europea, a differenza di quelle di molte altri Paesi, sono calate in modo netto a partire dagli anni Novanta, lo sforzo economico e le sue conseguenze sociali appaiono decisamente disallineate e sproporzionate rispetto agli obiettivi ambientali globali che, naturalmente vanno perseguiti, ma a livello globale, appunto, per il bene degli ecosistemi e degli esseri umani;

    per quanto riguarda l'Italia, la direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia comporterebbe, dunque, un piano nazionale eccessivamente stringente, sia nei tempi che nei risultati, rispetto alla natura e allo stato del patrimonio immobiliare nazionale, costituendo così un serio rischio per i proprietari, soprattutto più piccoli, per il valore degli immobili, per il sistema di credito e per il generale andamento dell'economia, già duramente colpita sia dai rincari energetici che dalla recente spirale inflazionistica,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di competenza volte ad evitare che i costi di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare italiano derivanti dall'attuazione della direttiva siano sostenuti da famiglie e imprese ovvero scaricati unicamente sullo spazio fiscale degli Stati nazionali;

2) a discutere in sede europea la possibilità di finanziare il suddetto piano tramite un'emissione apposita di passività finanziarie comuni, che, oltre a dare l'impronta comunitaria al piano, rappresenterebbe anche un tassello decisivo nell'avanzamento del processo di integrazione economica europea, nella forma di emissione di debito comune per finanziare beni pubblici europei;

3) ad adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, per unificare e armonizzare i catasti termici regionali in un unico catasto termico nazionale, nonché ad adottare opportune iniziative normative affinché la certificazione energetica degli edifici sia univoca in tutta Italia e non più su scala regionale.
(1-00062) «Ruffino, Richetti, Marattin, Benzoni, De Monte, Del Barba, Enrico Costa, Gadda, Grippo, Sottanelli».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

normativa energetica

prezzo dell'energia

energia rinnovabile