ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/00908/020

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 19
Seduta di annuncio: 60 del 01/03/2023
Firmatari
Primo firmatario: BONELLI ANGELO
Gruppo: ALLEANZA VERDI E SINISTRA
Data firma: 01/03/2023
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
EVI ELEONORA ALLEANZA VERDI E SINISTRA 01/03/2023
ZANELLA LUANA ALLEANZA VERDI E SINISTRA 01/03/2023
BORRELLI FRANCESCO EMILIO ALLEANZA VERDI E SINISTRA 01/03/2023
DORI DEVIS ALLEANZA VERDI E SINISTRA 01/03/2023
ZARATTI FILIBERTO ALLEANZA VERDI E SINISTRA 01/03/2023


Stato iter:
02/03/2023
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 01/03/2023
BERGAMOTTO FAUSTA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (IMPRESE E MADE IN ITALY)
 
DICHIARAZIONE VOTO 02/03/2023
Resoconto BONELLI ANGELO ALLEANZA VERDI E SINISTRA
Fasi iter:

NON ACCOLTO IL 01/03/2023

PARERE GOVERNO IL 01/03/2023

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 01/03/2023

DISCUSSIONE IL 02/03/2023

VOTATO PER PARTI IL 02/03/2023

RESPINTO IL 02/03/2023

CONCLUSO IL 02/03/2023

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/00908/020
presentato da
BONELLI Angelo
testo presentato
Mercoledì 1 marzo 2023
modificato
Giovedì 2 marzo 2023, seduta n. 61

   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame, reintroduce l'immunità penale a favore di chi gestisce le attività degli impianti Ilva e modifica la disciplina del sequestro per poter garantire la continuità produttiva, se viene applicato il modello organizzativo che è predisposto dai gestori;

    in definitiva i poteri della magistratura sono ulteriormente limitati dal provvedimento in esame nel caso dell'Ilva. È l'azienda che con propria valutazione decide se ha predisposto modelli organizzativi atti a prevenire reati e a bilanciare valori costituzionali che non sono sullo stesso piano, la continuità dell'attività produttiva non può essere sullo stesso piano della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute, dell'ambiente, come invece prevede la norma. Lo stato di salute degli abitanti desta ancora preoccupazione in base ai recenti dati scientifici;

    i risultati dello studio pubblicato sulla rivista internazionale Environmental Research, della Società italiana di medicina ambientale (Sima) di concerto con il Comune di Taranto e Università di Bari Aldo Moro, rileva che nei tre quartieri a nord di Taranto, Tamburi, Paolo Vi e Città Vecchia-Borgo, i più vicini all'area industriale c'è un eccesso di mortalità maggiore rispetto agli altri quartieri e al resto della regione nel periodo compreso fra il 2001 e il 2020;

    durante l'anno appena concluso, l'Arpa e l'ASL di Taranto hanno riscontrato vari picchi di benzene nella centralina Machiavelli ai Tamburi, con un trend in aumento. A gennaio e febbraio 2023 la stessa centralina ha riportato picchi elevati;

    secondo i dati ARPA Puglia aggiornati al 26 febbraio 2023, gennaio e febbraio di quest'anno sono stati i peggiori degli ultimi dieci anni per media di benzene e di PM10 in via Orsini, al popolare quartiere Tamburi di Taranto;

    l'Arpa Puglia ha attribuito questi picchi di benzene alla cokeria Ilva sulla base di apposite indagini. Le centraline dell'ARPA Puglia ai Tamburi e dell'ISPRA negli impianti hanno registrato nei mesi di dicembre 2021 e gennaio 2022 picchi di benzo(a)pirene mai rilevati nei cinque anni precedenti;

    il benzene e il benzo(a)pirene sono entrambi classificati come «cancerogeni certi» dallo IARC;

    tutto questo avviene con una produzione di circa 3,5 milioni di tonnellate di acciaio all'anno negli ultimi anni, di molto inferiore agli 8/10 milioni del passato;

    pochi giorni fa è stato pubblicato, a cura dell'ISS, il Sesto Studio SENTIERI che indaga lo stato di salute delle popolazioni che vivono nei Siti Inquinati italiani di Interesse nazionale per le bonifiche (SIN) e studia in particolare l'emergere, nelle popolazioni esposte, delle malattie collegate agli inquinanti immessi in quel Sito;

    come scrive la dottoressa Annamaria Moschetti, premiata come «Ambientalista dell'anno» 2023 e referente dell'Associazione Culturale Pediatri di Puglia e Basilicata: «Lo studio SENTIERI racconta dello stato di salute dei bambini che vivono nell'infelice SIN di Taranto documentando nel periodo di studio 2015-2018 un eccesso di bambini con malformazioni congenite, nel periodo di studio 2014 –2018 un eccesso di bambine ricoverate per tutti i tumori maligni e tumori del sistema nervoso e un eccesso di leucemie mieloidi e linfoidi sia tra le bambine che tra i bambini;

    documentato anche un eccesso di decessi per leucemia nelle bambine. Questi bambini tarantini si sono ammalati e sono morti mentre gli impianti, sotto sequestro della Magistratura per aver causato morte e malattia nella popolazione, funzionavano (e funzionano ancora) perché si ritenne che le nuove prescrizioni dell'Autorizzazione Integrata Ambientale del 2012 fossero tali da “bilanciare” le esigenze della produzione con quelle della salute e della vita e si consentì dunque la prosecuzione dell'attività produttiva. La morte e la malattia di questi bambini tarantini, eventi “sentinella” di una situazione ambientale critica, devono indurci a riflettere se quella valutazione non sia stata drammaticamente errata.»;

    lo studio «L'impatto ambientale e sanitario delle emissioni dell'impianto siderurgico di Taranto e della centrale termoelettrica di Brindisi» del 2019, frutto di una collaborazione tra diverse realtà italiane (tra cui ARPA Puglia e ASL Taranto) e pubblicato sulla più importante rivista di epidemiologia, Epidemiologia e Prevenzione, stima un «rischio non accettabile a Tamburi anche per lo scenario 2015, con una produzione di 4,7 milioni di tonnellate di acciaio, inferiore a quella autorizzata dall'AIA (8 milioni di tonnellate acciaio)»;

    la Valutazione dell'impatto sanitario delle attività dell'impianto siderurgico di Taranto è stata effettuata su richiesta della regione Puglia all'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). È del giugno 2021. Nelle conclusioni si legge: «Gli impatti prevedibili di mortalità sono di 5 morti l'anno nello scenario più favorevole», ossia nel caso di adozione delle migliori tecnologie disponibili prescritte con l'AIA. L'OMS prevede fra le 50 e le 80 morti premature evitabili a Taranto anche in presenza di lavori di adeguamento degli impianti Ilva;

    la Corte europea dei diritti umani (Cedu), dopo aver già condannato nel 2019 l'Italia, ha pronunciato 4 nuove condanne nei confronti dello Stato Italiano a causa delle emissioni dell'Ilva responsabili di mettere a rischio la salute dei cittadini. Le condanne riguardano i ricorsi presentati tra il 2016 e il 2019 da alcuni dipendenti dell'impianto siderurgico oltre che da oltre 200 abitanti di Taranto e di alcuni comuni vicini;

    il 31 gennaio 2023 si è appreso che Acciaierie d'Italia ha sperimentato a luglio scorso l'utilizzo della plastica al posto del carbon coke negli altiforni, senza che le autorità locali e sanitarie ne fossero informate;

    in data 3 febbraio 2023 si è verificato l'ennesimo infortunio grave ai danni di un operaio impegnato negli impianti Ilva. Le organizzazioni sindacali lamentano da tempo che la mancata manutenzione degli impianti mette a rischio l'incolumità degli operai;

    l'Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata nel 2012 prevedeva che le prescrizioni fossero attuate entro il 2014, ma il Piano Ambientale attuale prevede il completamento entro agosto 2024, a ben dieci anni di distanza;

    Franco Bernabè, Amministratore delegato di Acciaierie d'Italia, ha dichiarato in audizione al Senato e alla stampa che per implementare la produzione con i forni elettrici occorrono dieci anni;

    gli impianti dell'ex Ilva di Taranto producono solo il 12 per cento della produzione di acciaio italiano, secondo i dati di FederAcciai;

    il lavoro nel settore siderurgico non risulta qualificato come «usurante», ma nei fatti lo è a causa delle condizioni di lavoro in un ambiente altamente inquinato e in impianti con alte temperature e turni di lavoro notturni;

    va ricordato che sono in vigore, dopo oltre dieci anni, le ordinanze del Presidente della regione che prevedono limitazioni significative all'esercizio delle attività di pascolo e di mitilicoltura;

    Taranto è un sito a rischio di incidente rilevante per la presenza di due complessi industriali, gli impianti dell'ex Ilva e la raffineria ENI con l'oleodotto Tempa rossa. Nella rada antistante al porto di Taranto stazionano navi petroliere e portacontainer oltre ai pescherecci e alle imbarcazioni da diporto;

    la recente riforma costituzionale ha introdotto la tutela dell'ambiente nell'articolo 9 della Costituzione e ha rafforzato la tutela della salute, dell'ambiente e della sicurezza dei luoghi di lavoro anche nel campo delle attività produttive. L'articolo 41 recita: «L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all'ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.» È evidente che il costituente ha indicato i valori secondo un certo ordine ribadendo che il diritto alla salute è prioritario, essendo al primo posto dell'articolo 41. Il diritto alla salute è anche l'unico definito «fondamentale» dalla Costituzione;

    la sentenza della Corte costituzionale n. 58 del 2018 ha dichiarato la illegittimità costituzionale dell'articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2015, n. 92 proprio in materia di sequestro di uno degli impianti Ilva. L'esito dell'analisi della norma denota un'eccessiva sproporzione in favore della prosecuzione dell'attività di impresa rispetto alla tutela del diritto alla salute, alla vita (articoli 2 e 32 della Costituzione) e del diritto al lavoro in un ambiente sano, sicuro e non pericoloso (articoli 4 e 35 della Costituzione). La lesione dei suddetti diritti porta infine anche a una violazione dell'articolo 41 della Costituzione, dovendo l'attività d'impresa non recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana;

    il 13 maggio 2021 l'Eurispes ha presentato un Rapporto: chiudere ex Ilva Taranto, in 30 anni, riconvertire e salvare occupazione, basta reminiscenze autarchiche. Guardare al futuro con lenti nuove;

    il Rapporto Eurispes azzarda anche una previsione sui tempi di riconversione. «Secondo calcoli, sia pure approssimativi (ma l'istituto ha deciso di verificare attraverso un'approfondita analisi i costi e i benefici di una possibile riconversione), occorrerebbero dieci anni circa per la prima fase, smontare gli impianti, altri dieci anni per bonificare il territorio e altri dieci anni per avviare una serie di attività alternative legate al settore del turismo, dei servizi, dell'ambiente, dell'agricoltura mantenendo gli stessi livelli occupazionali se non, addirittura, incrementandoli», spiega sottolineando l'importanza di guardare al futuro dell'ex gruppo Ilva «con nuove lenti»;

    serve, infatti, conclude, «una nuova cultura del lavoro e del territorio per non rimanere appesi ad un passato di politica industriale che non ha più senso né prospettive. Le reminiscenze autarchiche nella produzione dell'acciaio sono compatibili solo con l'antica stagione della “politica delle cannoniere”, di infausta memoria»,

impegna il Governo:

   a informare preventivamente la popolazione e le autorità locali responsabili della salute e dell'ambiente di eventuali ulteriori sperimentazioni volte a modificare il ciclo produttivo, fornendo indicazioni su eventuali precauzioni da rispettare;

   a verificare il pieno rispetto della normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro;

   a rispettare le sentenze della magistratura disponendo il fermo immediato degli impianti sotto sequestro dell'area a caldo dell'Ilva;

   ad avviare tutte le iniziative, di concerto con la regione Puglia ed il comune di Taranto tese a favorire l'adeguamento del sistema formativo territoriale alle nuove sfide dell'innovazione digitale e ambientale e alle esigenze di bonificare il territorio, formando in loco le maestranze necessarie e riqualificando i lavoratori per le successive opere di bonifiche e di tutela ambientale;

   a predisporre un piano di prepensionamento e incentivi all'esodo per i lavoratori più anziani del comparto siderurgico e riconoscere come lavoro usurante quello della siderurgia e delle fonderie;

   a tutelare il reddito degli operai attraverso un piano di riqualificazione nell'ambito delle bonifiche, della portualità, di manutenzione del territorio e di settori innovativi dell'edilizia e delle energie;

   ad avviare tutte le iniziative al fine di liquidare le ditte dell'indotto che vantano ancora crediti da Acciaierie d'Italia e supportarle in un percorso di diversificazione produttiva;

   a conciliare realmente Salute, Ambiente e Lavoro, valutando di chiudere gli impianti, e a provvedere alla bonifica e decontaminazione dei terreni inquinati attraverso il reimpiego degli stessi operai, compresi quelli in esubero, come riportato anche dallo studio Eurispes;

   a non collocare alcun impianto di rigassificazione in mare e per terra a Taranto in considerazione del rischio di incidente rilevante già dichiarato.
9/908/20. Bonelli, Evi, Zanella, Borrelli, Dori, Zaratti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

industria siderurgica

diritto alla salute

luogo di lavoro