ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/01627/068

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 19
Seduta di annuncio: 220 del 29/12/2023
Firmatari
Primo firmatario: PELUFFO VINICIO GIUSEPPE GUIDO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA
Data firma: 29/12/2023


Stato iter:
29/12/2023
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 29/12/2023
Resoconto ALBANO LUCIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

PROPOSTA RIFORMULAZIONE IL 29/12/2023

NON ACCOLTO IL 29/12/2023

PARERE GOVERNO IL 29/12/2023

RESPINTO IL 29/12/2023

CONCLUSO IL 29/12/2023

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/01627/068
presentato da
PELUFFO Vinicio Giuseppe Guido
testo di
Venerdì 29 dicembre 2023, seduta n. 220

   La Camera,

   premesso che:

    l'esame del disegno di legge di bilancio per il 2024 si inserisce in un contesto macroeconomico che desta forti preoccupazioni: nel secondo trimestre dell'anno il prodotto interno lordo (PIL) ha subito un rallentamento e, secondo le prime stime dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), l'andamento nel terzo trimestre è rimasto stazionario. La crescita acquisita per il 2023 si stabilizza pertanto allo 0,7 per cento, ad un livello inferiore alle attese, mentre per il 2024 il paventato raggiungimento di una crescita del 1,2 per cento, come evidenziato dalla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2023, appare ottimistico e difficilmente raggiungibile;

    le più recenti stime di organismi internazionali, infatti, collocano la crescita del PIL italiano per il prossimo anno tra lo 0,5 e lo 0,8 per cento: tale andamento prefigura, pertanto, il primo vero arresto della crescita per due trimestri consecutivi a partire dal gennaio 2021, evidenziando l'esaurimento della spinta economica ereditata dalla precedente legislatura e tutta l'inefficacia delle politiche attuate dall'Esecutivo in carica, a partire dall'incerto apporto alla crescita da parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) a seguito del rallentamento degli interventi e della rimodulazione dei programmi;

    alcune delle misure contenute nel disegno di legge di bilancio in esame costituiscono un pericoloso passo indietro i cui effetti potrebbero rendere ancor più incisivi i rischi al ribasso sull'andamento dell'economia, con un deterioramento dei conti pubblici a partire già dal 2024 che rischia di mettere in serio pericolo la solidità dei fondamentali dell'economia italiana;

    l'evidenza empirica ci insegna che l'espansione del bilancio non si traduce automaticamente in un sostenuto aumento del prodotto, se le misure non sono adeguate a favorire la crescita potenziale nel lungo periodo. Al contrario, questa manovra di bilancio, di ammontare pari a 25,5 miliardi di euro, non contiene vere e proprie misure espansive (che si riducono a pochi interventi) mentre le fonti di finanziamento a deficit ammontano ad oltre 15 miliardi di euro 2024 e sono affiancate da preoccupanti tagli di spesa e riduzioni di entrate. Il tutto in un contesto dove il debito pubblico non diminuisce e la volatilità sui mercati finanziari è tornata ad aumentare e i tassi di interesse sul debito pubblico risultano molto elevati;

    gli effetti della protratta incertezza degli investitori sugli orientamenti del Governo, con posizioni spesso conflittuali sui più importanti argomenti di discussione in seno alle istituzioni europee, in particolare in merito al processo di revisione del quadro della governance economica europea e alla mancata ratifica dell'Accordo di modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (MES), e sulla credibilità dell'impegno a conseguire i risultati di crescita annunciati, stanno determinando una situazione di scarsa credibilità anche nel contesto internazionale;

    nel disegno di legge di bilancio in esame si ravvisano scelte incoerenti e controproducenti, sia sul fronte sociale e della crescita sostenibile sia con riferimento alle decisioni che stanno maturando in sede europea; esattamente al contrario di quanto sarebbe necessario per il nostro Paese, molte delle raccomandazioni espresse a livello europeo sono disattese, in particolare per quanto riguarda gli investimenti e riforme atti a migliorare la produttività e ad aumentare la crescita sostenibile, l'adeguato assorbimento delle risorse europee, l'accelerazione sulla transizione verde e digitale, la riduzione delle imposte sul lavoro e l'aumento dell'efficienza del sistema fiscale, preservandone la progressività e migliorando l'equità, tutti elementi fortemente manchevoli nel disegno di legge di bilancio. Inoltre, il provvedimento in esame contiene una serie di scelte penalizzanti per le fasce più deboli della cittadinanza;

    le misure sul cuneo fiscale si limitano alla proroga per un solo anno dell'intervento per un costo totale una tantum di 10,7 miliardi di euro mentre gli interventi sulla riduzione delle aliquote d'imposta sui redditi delle persone fisiche prefigurano vantaggi minimi per i redditi più bassi;

    il decreto legislativo di riforma IRPEF-IRES prevede, per il solo anno 2024, l'accorpamento dei primi due scaglioni dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) al 23 per cento. Nel complesso, il carico fiscale viene ridotto di 4,3 miliardi nel 2024 e i contribuenti coinvolti sono oltre 24,9 milioni, di cui gran parte riguarda quelli con redditi tra 15.000 e 50.000 euro annui. L'effetto combinato tra i due interventi si tradurrà in pochi euro in più sulle buste paga dei lavoratori rispetto a quelle del 2023. In particolare, per effetto della revisione IRPEF, il beneficio medio stimato per il 2024 è di appena 172 euro anno, con un picco massimo di 260 euro per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro;

    preoccupano inoltre, le insufficienti misure per fronteggiare l'andamento dell'inflazione e i tagli alla spesa pubblica che colpiscono in particolare la sanità pubblica, in rapida decrescita con il rapporto spesa sanitaria/PIL che scende al 6,2 per cento nel 2024 rispetto al 6,6 per cento del 2023, e il personale sanitario, già carente in ragione della mancanza di oltre 15.000 medici con riflessi devastanti sull'aumento delle liste d'attesa; scarse le risorse per l'istruzione e quelle la disabilità, mentre nulla è previsto con riguardo al riconoscimento di un salario minimo a tutela dei lavoratori più fragili;

    preoccupa profondamente lo stato di attuazione del PNRR che rappresenta un fondamentale volano per la crescita futura del nostro Paese. Su tale aspetto, al contrario, il Governo italiano ha adottato modifiche del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in termini di contenuti e di tempistica degli investimenti, mettendo a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi del Piano stesso e i finanziamenti correlati, con pesanti ed irreparabili conseguenze per l'intero sistema economico italiano;

    inoltre, la sezione I del disegno di legge di bilancio non dedica, per la prima volta dopo diversi anni, un titolo o un capo specifico alle politiche per le imprese e si attribuisce alle imprese soltanto l'8 per cento delle risorse complessive messe a disposizione per la manovra che non prevede specifiche misure dirette a rilanciare la crescita e la competitività del nostro sistema economico o per favorirne gli investimenti, a partire da quelli per la transizione energetica, misure per affrontare il grave problema dell'accesso al credito;

    per il settore edilizio rimangono irrisolte le problematiche dei crediti incagliati del Superbonus, con cantieri che rischiano il blocco totale dei lavori, con riflessi sull'intero indotto delle imprese fornitrici di materiali;

    sul fronte delle imprese colpiscono gli effetti della revisione dell'imposta sul reddito delle società (IRES). Il decreto legislativo di riforma IRPEF-IRES prevede, per il solo 2024, una maggiorazione del 20 per cento del costo ammesso in deduzione in presenza di nuove assunzioni a cui si affianca l'abrogazione dal 2024 dell'Aiuto alla crescita economica (ACE), che permetteva di dedurre dall'imponibile netto il rendimento figurativo degli incrementi di capitale proprio delle imprese. Il saldo per le imprese è negativo: a regime il carico fiscale per le imprese aumenterà di 2,8 miliardi;

    le misure per fronteggiare l'andamento dei costi energetici seppur in diminuzione rispetto ai mesi scorsi ma pur sempre su livelli elevati non sono state prorogate nell'anno 2024, mentre nel testo in esame proliferano numerosi interventi contraddittori, iniqui e con un ingente spreco di risorse;

    relativamente alla Tabella 3, recante lo stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in Italy, colpiscono i peggioramenti previsti per il 2024, rispetto alle previsioni assestate della legge di bilancio 2023, relativi al programma 1.3 «Incentivazione del sistema produttivo», (8.844.085.862 euro complessivi relativi alla sezione I e alla sezione II che subisce una consistente riduzione rispetto alle previsioni assestate del 2023, pari a 10.226.634.225 euro). In tale ambito l'azione relativa ai finanziamenti agevolati, contributi in conto interessi e in conto capitale per lo sviluppo delle imprese passa da 4,6 miliardi dell'assestato 2023 ai 3,4 miliardi disponibili per il 2024; l'azione relativa alle Garanzie e sostegno al credito delle piccole e medie imprese (PMI) subisce una riduzione di 174,6 milioni di euro;

    al programma 1.4 «Lotta alla contraffazione e tutela della proprietà industriale» le risorse complessive passano da 122,8 milioni di euro a 89,9 milioni di euro disponibili;

    la sintesi delle misure per le imprese finora descritte non disegna in alcun modo un quadro coerente per sviluppare un'efficace politica per la crescita e gli investimenti tali da giustificare il raggiungimento dell'obiettivo di incremento del PIL fissato dal Governo e anche sul punto della formazione e della ricerca non troviamo traccia di misure per migliorare le competenze, ridurre le disuguaglianze sociali, promuovere la competitività economica e la salvaguardia dei lavoratori in una fase di transizione che vede molti settori produttivi coinvolti, rendere più efficace il processo di trasformazione tecnologica e digitale delle imprese;

    è quindi fondamentale dotare il sistema delle imprese, anche delle piccole e medie imprese che caratterizzano il nostro settore produttivo, di quell'aggiornamento necessario alla transizione, allo sviluppo delle competenze dei lavoratori necessarie per affrontare la transizione digitale ed ecologica con specifico riferimento alla qualificazione delle competenze del personale,

impegna il Governo

a definire col primo provvedimento utile le risorse necessarie a estendere il credito d'imposta Formazione 4.0 anche ai periodi di imposta successivi, aumentando la percentuale e il massimale del credito.
9/1627/68. Peluffo.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prodotto interno lordo

imposta sulle persone fisiche

piccole e medie imprese