ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/01624/016

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 19
Seduta di annuncio: 223 del 10/01/2024
Firmatari
Primo firmatario: RICCIARDI TONI
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA
Data firma: 10/01/2024


Stato iter:
10/01/2024
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 10/01/2024
CIRIELLI EDMONDO VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
DICHIARAZIONE VOTO 10/01/2024
Resoconto RICCIARDI TONI PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 10/01/2024
Resoconto CIRIELLI EDMONDO VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

NON ACCOLTO IL 10/01/2024

PARERE GOVERNO IL 10/01/2024

DISCUSSIONE IL 10/01/2024

RESPINTO IL 10/01/2024

CONCLUSO IL 10/01/2024

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/01624/016
presentato da
RICCIARDI Toni
testo di
Mercoledì 10 gennaio 2024, seduta n. 223

   La Camera,

   premesso che:

    l'A.C. 1624, recante «Disposizioni urgenti per il “Piano Mattei” per lo sviluppo in Stati del Continente africano», prevede la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano. Il Piano Mattei individua ambiti di intervento e priorità di azione, tuttavia risulta incompleto nella sua definizione operativa;

    la sua stessa definizione di «Piano» ci rimanda alla mente una fase storica, nella quale, il livello di cooperazione internazionale, toccò probabilmente uno dei suoi momenti massimi, attraverso il «Piano Marshall». Andava ricostruita l'Europa uscita in macerie dalla Seconda guerra mondiale ed in essa un paese come l'Italia che registrava un surplus di forza lavoro ed una tendenza demografica ancora in forte espansione. L'Italia che, dal 1876 fino allo scoppio della Prima guerra mondiale si era caratterizzata per essere stata protagonista assoluta del fenomeno migratorio in uscita, individuò nell'emigrazione una possibile soluzione ai suoi atavici problemi socioeconomici;

    sul versante delle istituzioni internazionali, il secondo dopoguerra, rappresenta con ogni probabilità il momento di massima volontà di governare i fenomeni migratori attribuendo agli Stati, non solo di arrivo, ma di partenza, un ruolo decisivo nella propria gestione. Infatti, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, la questione migranti si fece di nuovo impellente e si sentì la necessità di effettuare una classificazione degli stessi, per esempio tra sfollati e profughi. In base all'appartenenza ad una categoria o all'altra, cambiava anche l'organismo di gestione a cui fare riferimento. La prima categoria era sottoposta alla protezione dell'OIR, Organizzazione internazionale dei rifugiati, che aveva il compito di rimpatriare o ricollocare in un altro paese rifugiati oppure sfollati. Nel 1952 l'OIR fu liquidata e la gestione di questa categoria di emigrati passò nelle mani dell'Alto Commissariato per i rifugiati;

    la seconda categoria di emigrati era sottoposta al controllo dell'OIL, Organizzazione internazionale del lavoro, e dell'OECE istituita per la ricerca della cooperazione europea e per la corretta gestione degli aiuti tra i beneficiari del Piano Marshall. Quest'ultima istituì un Comitato interno (Manpower Committee) al fine di migliorare la possibilità di movimento dei lavoratori fra paesi membri. L'OECE, tramite il Piano Marshall (o European Recovery Program ERP), garantì una sovvenzione gratuita di 988.000 dollari all'OIL, 788.000 dollari accordati direttamente dal programma ERP e 200.000 dai paesi membri, al fine di istituire un programma di estensione internazionale, che potesse garantire una migliore emigrazione a livello europeo. La maggior parte di questi fondi furono utilizzati per effettuare missioni nei paesi di destinazione e nei paesi di esodo, per consigliare i governi sui metodi più appropriati da seguire per la scelta delle procedure di emigrazione;

    nel 1952 l'OIL chiese ulteriori stanziamenti agli Stati Uniti che si dimostrarono contrari in quanto non volevano più mettere a disposizione fondi propri, di cui avrebbero potuto beneficiare paesi dell'Unione Sovietica o suoi Satelliti, data la loro mancata partecipazione al programma ERP. Con questa opposizione americana cessò la ragione d'essere dell'OIL che, nel 1952, fu chiuso;

    l'Italia, nell'ambito della gestione dei migranti, partecipò in maniera molto attiva: infatti i suoi funzionari si distinsero poiché sollevarono in maniera ripetitiva il problema dell'occupazione italiana proponendo soluzioni a livello internazionale al problema. L'OECE riconobbe l'importanza del tema emigratorio ed emanò una dichiarazione in cui ribadì ai paesi europei di stipulare accordi bilaterali con l'Italia, ma anche tra le altre nazioni europee;

    conclusosi il mandato dell'OIL, la gestione dei migranti mossi da motivazioni economiche passò nelle mani di un nuovo organo provvisorio denominato CPIMME (Comitato provvisorio intergovernativo per il movimento dei migranti dall'Europa). Lo scopo dell'ente era quello di organizzare e sussidiare il trasporto dei migranti che non potevano permettersi di pagare il viaggio verso paesi che potevano offrire possibilità di insediamento permanente;

    il CPIMME si occupò dello spostamento e ricollocazione di una cifra consistente di emigranti, circa un milione. Nel corso del tempo assunse sempre più i connotati di un'Agenzia sulla migrazione, in quanto subì un'evoluzione di nomi, mentre l'attività restava sempre la stessa fino a farlo diventare l'organo di riferimento degli spostamenti tra emigranti. Il CPIMME perse velocemente i connotati di organo provvisorio e questo venne sottolineato immediatamente nel suo nome che si modificò in CIME, Comitato intergovernativo per la migrazione europea; nel 1980 assunse il nome di ICM, Comitato intergovernativo per la migrazione, fino a che nel 1989 acquisì i caratteri di Agenzia per la migrazione, tanto da modificare il nome in Organizzazione internazionale per le Migrazioni;

    il gruppo più ampio che usufruì dell'assistenza del CPIMME fu il gruppo etnico tedesco, a cui il Comitato riuscì a trovare un passaggio via mare per 27.700 persone. Tra tutti i migranti e rifugiati che usufruirono di assistenza finanziaria da parte del Comitato, il gruppo italiano rappresentava una quota esigua, circa il 12,5 per cento sul totale di 5.600 persone. Il CPIMME era composto da 19 Stati ed aveva una struttura basata su una doppia voce di bilancio: amministrativo ed operativo. Il primo era composto da contributi finanziari annuali decisi di comune accordo tra gli stati membri, mentre il bilancio operativo, utilizzato per mettere in pratica la politica dell'istituto, era composto da varie voci come contributi volontari degli stati membri, variabili da 40 a 60 dollari per emigrante, pagamenti diretti dei migranti oppure finanziamenti derivanti da programmi di assistenza internazionale;

    l'Italia fu uno dei maggiori finanziatori dello CPIMME, in quanto garantì 198.161 dollari per il bilancio amministrativo e circa 60 dollari per emigrante, in partenza per mete oltreoceano. Considerando che nel 1952, l'emigrazione assistita riguardò 86.840 persone, il finanziamento destinato al bilancio operativo da parte dell'Italia ammontava a 5.210.400 dollari. La quota di partecipazione italiana alla costituzione del bilancio amministrativo ammontava al 7,9 per cento, mentre la quota di partecipazione relativa al bilancio operativo ammontava al 15,3 per cento, poiché concesse 5.210.400 dollari su un totale di 34.608.475;

    sul versante della mobilità in Europa, fu istituito il CIME (Comitato intergovernativo per le migrazioni europee), che operò all'interno delle nazioni e a livello europeo ed internazionale. Il Comitato in Italia fu molto forte in quanto finanziò l'apertura di sei «Centri per l'emigrazione» con il compito di selezionare e dirigere gli emigranti verso le mete del Nuovo continente, sia verso mete interne all'Europa. Questi Centri furono istituiti con il decreto legislativo n. 381 del 15 aprile 1948 che si occupava del «Riordinamento dei ruoli centrali e periferici del Ministero del lavoro e della previdenza sociale»;

    nello specifico, all'articolo 3: Gli Uffici del lavoro e della massima occupazione sono istituiti in ogni capoluogo di provincia ed esercitano le seguenti funzioni:

     a) sovraintendono alla raccolta dei dati necessari per lo studio della situazione relativa alla disoccupazione locale;

     b) provvedono al collocamento dei lavoratori nel territorio della Repubblica;

     c) provvedono all'esame delle domande di espatrio per ragioni di lavoro e assistono i lavoratori che emigrano e le loro famiglie, curando anche il loro avviamento ai centri di cui al terzo comma;

     d) svolgono compiti di conciliazione nelle vertenze di lavoro;

     e) adempiono alle funzioni ad esso attribuite dalle disposizioni generali e particolari dirette conseguire la massima occupazione possibile;

     f) svolgono tutte le altre funzioni che sono loro demandate da disposizioni legislative e regolamentari;

    gli Uffici di lavoro e della massima occupazione, istituiti nei capoluoghi di provincia che sono anche capoluoghi di regione, assumono la denominazione di Uffici regionali del lavoro e della massima occupazione ed esercitano anche azione di coordinamento e di vigilanza sugli Uffici provinciali della circoscrizione regionale;

    infine, il Ministro per il lavoro e la previdenza sociale è autorizzato ad istituire «Centri di emigrazione» in numero non superiore a cinque per il raggruppamento, l'alloggiamento, la vittuazione e l'assistenza in genere dei lavoratori che emigrano o rimpatriano e delle loro famiglie. È altresì autorizzato ad istituire Sezioni staccate degli Uffici del lavoro e della massima occupazione non oltre il numero di duecento;

    in pratica la funzione di questi Centri per l'emigrazione era quella di dare azione ai patti bilaterali siglati tra le nazioni. Ne costituisce un esempio il centro CIME a Trieste in cui vennero organizzati viaggi per emigranti in partenza per l'Australia, circa 10.000, e l'attività volta a facilitare il deflusso verso le miniere in Belgio oppure verso le industrie tedesche. L'azione del CIME in Italia può essere sintetizzata dai dati: per il periodo 1951-1965, il numero di espatri si attestò intorno ai 4,5 milioni;

    il CIME supportò all'incirca un milione di questi cittadini italiani per raggiungere Canada, USA, Argentina, Brasile ed Australia, e lo spostamento di altri 600.000 verso altre mete extra-europee. Il numero di emigrati assistiti dal CIME fu di 1.626.538;

    la rilevanza dell'intervento del CIME in Italia, oltre che nel numero totale di emigranti assistiti, è data anche dalla percentuale degli emigranti sussidiati sul totale del periodo. Se la media si attesta intorno a quota 38 per cento, tra il 1959-1961 vengono rilevati i valori più elevati, addirittura superiori al 50 per cento fino a sfiorare il 60 per cento;

    attraverso le richieste formulate al CIME era possibile operare una selezione della manodopera: la selezione veniva operata sia a livello sanitario, ma anche ed in maniera molto rilevante, a livello di competenze, potendo richiedere determinate figure professionali destinate a colmare la penuria di manodopera, specializzata e non, in determinati settori agricoli, industriali e terziari dei paesi europei ed extra-europei di destinazione, evitando così un surplus di arrivi con la stessa qualifica che avrebbero soltanto aggravato la situazione occupazionale in detti paesi. Il CIME per far fronte a queste richieste e mantenere uno svolgimento più fluido possibile della propria attività, si impegnava a formare le figure professionali richieste;

    per tutte le premesse sovraesposte e vista la lunga esperienza in materia, legislativa, organizzativa e operativa della Repubblica italiana, viste le condizioni demografiche del paese, viste le enormi esigenze di forza lavoro che manca in questo paese,

impegna il Governo

a prevedere nella Cabina di regia del Piano Mattei, un settore che si occupi di studiare un piano straordinario di gestione e programmazione di misure di cooperazione internazionale in materia di mobilità umana tra Africa e Italia, e che preveda uno schema puntuale dei soggetti e delle istituzioni coinvolti nelle varie fasi di attuazione del piano stesso.
9/1624/16. Toni Ricciardi.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

OIM

migrante

migrazione