ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/01341-A/003

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 19
Seduta di annuncio: 210 del 06/12/2023
Firmatari
Primo firmatario: BOSCHI MARIA ELENA
Gruppo: ITALIA VIVA-IL CENTRO-RENEW EUROPE
Data firma: 06/12/2023
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FARAONE DAVIDE ITALIA VIVA-IL CENTRO-RENEW EUROPE 06/12/2023


Stato iter:
06/12/2023
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 06/12/2023
Resoconto VALENTINI VALENTINO VICE MINISTRO - (IMPRESE E MADE IN ITALY)
Fasi iter:

PROPOSTA RIFORMULAZIONE IL 06/12/2023

NON ACCOLTO IL 06/12/2023

PARERE GOVERNO IL 06/12/2023

RESPINTO IL 06/12/2023

CONCLUSO IL 06/12/2023

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/01341-A/003
presentato da
BOSCHI Maria Elena
testo di
Mercoledì 6 dicembre 2023, seduta n. 210

   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca una serie di disposizioni finalizzate alla valorizzazione, promozione e tutela del made in Italy, e si inserisce in uno scenario macroeconomico che vede la manifattura italiana al centro di una complessa fase di transizione post-pandemica legata alla strozzatura delle filiere globali, alla crisi energetica, nonché agli effetti recessivi innescati dal conflitto in Ucraina;

    l'articolo 4 del provvedimento istituisce nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze il «Fondo nazionale del made in Italy», con la dotazione iniziale di 700 milioni di euro per l'anno 2023 e di 300 milioni di euro per l'anno 2024;

    tale dotazione avverrà in parte sottraendo inopinatamente risorse al Fondo Start-up, con una decisione che ha suscitato più di una presa di posizione da tutto il mondo dell'innovazione perché percepito come una sottrazione di risorse al settore;

    tale fondo dovrà sostenere la crescita, il sostegno, il rafforzamento e il rilancio delle filiere strategiche nazionali, anche in riferimento alle attività di approvvigionamento di materie prime, ma numerosi esperti hanno già messo in guardia il legislatore sul rischio che tale fondo potrebbe paradossalmente favorire chi ha impianti all'estero (si veda per esempio, «Il ddl Made in Italy ha un bug che rischia di aiutare le produzioni all'estero» su HuffPost del 1° dicembre);

    lo strumento ha una dotazione iniziale pubblica, ma i privati potranno contribuire con un altro miliardo e al momento alcuni fondi sovrani stranieri, per esempio sauditi, avrebbero mostrato interesse;

    come investire e a quali condizioni sarà deciso con un decreto dell'Economia, ma in norma l'unico divieto esplicito è quello di investire in banche o assicurazioni e l'unico prerequisito è che la sede legale dovrà essere in Italia, senza però prevedere la stessa condizione per gli impianti di produzione, che quindi potrà tranquillamente essere all'estero, con un evidente cortocircuito rispetto alla presupposta tutela del Made in Italy;

    il combinato disposto tra la possibilità per il fondo di dotarsi di finanziatori stranieri e di investire in stabilimenti collocati all'estero potrebbe portare a sostenere aziende solo dietro l'impegno, più o meno esplicito, di detta azienda a delocalizzare nel Paese che finanzia il fondo, con grave danno per la tenuta occupazionale nel nostro Paese,

impegna il Governo

a introdurre, nei regolamenti attuativi della disposizione di cui in premessa, vincoli per l'utilizzo delle risorse del fondo esclusivamente verso le imprese o gli altri soggetti che si impegnino a mantenere la propria produzione sul territorio italiano.
9/1341-A/3. Boschi, Faraone.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

denominazione di origine

investimento industriale

guerra