ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00712

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 554 del 04/08/2021
Abbinamenti
Atto 7/00681 abbinato in data 22/09/2021
Atto 7/00721 abbinato in data 22/09/2021
Atto 7/00730 abbinato in data 12/10/2021
Atto 7/00731 abbinato in data 12/10/2021
Firmatari
Primo firmatario: ERMELLINO ALESSANDRA
Gruppo: MISTO-CENTRO DEMOCRATICO
Data firma: 03/08/2021


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 22/09/2021
ERMELLINO ALESSANDRA MISTO-CENTRO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 22/09/2021
BOLDRINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO
ORSINI ANDREA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
FORMENTINI PAOLO LEGA - SALVINI PREMIER
 
INTERVENTO GOVERNO 22/09/2021
DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 22/09/2021
FASSINO PIERO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 12/10/2021
SERENI MARINA VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 12/10/2021
FASSINO PIERO PARTITO DEMOCRATICO
BOLDRINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 22/09/2021

DISCUSSIONE IL 22/09/2021

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 22/09/2021

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 12/10/2021

DISCUSSIONE IL 12/10/2021

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 12/10/2021

AUDIZIONE INFORMALE IL 06/07/2022

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00712
presentato da
ERMELLINO Alessandra
testo di
Mercoledì 4 agosto 2021, seduta n. 554

   La III Commissione,

   premesso che:

    nell'Accordo-Quadro di pace in Medio Oriente, sottoscritto nel 1978 dal Primo Ministro israeliano Begin e dal Presidente egiziano Sadat, su spinta dell'allora Presidente americano Carter, nell'ambito dei cosiddetti accordi di Camp David, si legge: «Dopo quattro guerre in trenta anni, e nonostante gli intensi sforzi umani, il vicino Oriente, culla della Civiltà e fonte delle tre grandi religioni, non gode ancora dei benefici della pace»;

    la cornice storica che racchiude il passaggio sembrerebbe rimasta indenne al tempo, sebbene la crisi israelo-palestinese abbia giovato della forza propulsiva a partire dalla Conferenza di Madrid del 1991, del successivo biennio 1993/1994 che vide la concretizzazione degli Accordi di Oslo, con il piano d'autonomia dei territori occupati – cominciando da Gaza e Gerico –, il riconoscimento reciproco tra lo Stato ebraico e l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), la dichiarazione di principi sugli accordi transitori di autonomia, il passaggio dei territori sotto l'amministrazione di un'Autorità nazionale palestinese appositamente nominata, in attesa delle elezioni del Consiglio palestinese, e, infine, l'affidamento della sicurezza a un corpo di polizia palestinese. Ma anche gli accordi di Israele e Giordania del 1994, l'Accordo interinale del 1995, gli Accordi su Hebron del 1997, l'Accordo di Wye Plantation del 1998, il Memorandum di Sharm el-Sheik del 1999, i negoziati di Camp David, il vertice di Sharm el-Sheik, l'espressa posizione di Onu e Unione europea e la proposta di mediazione del Presidente americano Clinton, tutti nell'anno 2000, solo per citare gli sviluppi meno recenti della vicenda;

    alcune tappe sono state realizzate; tuttavia, il percorso verso una soluzione positiva e condivisa è divenuto via via più accidentato e i tempi si sono allungati senza mai trovare un approdo definitivo alla questione. Non più tardi del 21 maggio storse infatti, al termine di alcuni giorni di conflitto, il Governo israeliano e Hamas hanno dichiarato l'ultimo cessate il fuoco;

    risulta ormai imprescindibile avere una lettura complessiva del quadro storico e dello scenario attuale per cercare di addivenire a una linea propositiva e concreta. Innanzitutto, nella nuova coalizione di Governo di unità nazionale, che prevede una rotazione tra Bennet e Lapid, figura anche – e per la prima volta nella storia di Israele – il partito arabo Ra 'am, guidato da Mansour Abbas con l'espressione di due Ministri. Questa inedita realtà politica potrebbe, nel breve periodo, accelerare il percorso verso una ricomposizione dell'assetto statale interno e favorire l'inclusione della minoranza arabo israeliana;

    si segnala, inoltre, come il presidente americano Joe Biden abbia mostrato fin dal suo insediamento un profilo collaborativo e certamente più distensivo del suo predecessore. Si rileva anche la volontà del Governo israeliano, pur mantenendo la sua assoluta contrarietà, di conservare con gli Stati Uniti un'interlocuzione in merito all'accordo sul nucleare con l'Iran. Necessario è infine l'accenno agli Accordi di Abramo che hanno consentito nuove opportunità di dialogo fra Israele ed alcuni rilevanti Paesi arabi;

    parallelamente ai sopracitati profili di attualità, è utile rilevare che Israele e la Palestina rimangono il fulcro di un ingranaggio fragile in quanto in esso convergono i conflitti tra i mondi sciita e sunnita insieme al disegno della Fratellanza Musulmana. Ne fanno parte i Paesi del Golfo, con la differenziazione del Qatar più prossimo alla Turchia di Erdogan, Hamas, l'Iran, gli Hezbollah del Libano, dove tra l'altro è presente da anni un contingente italiano e infine i campi profughi palestinesi in Giordania;

    come ha suggerito Janiki Cingoli, in audizione davanti alla Commissione esteri il 6 luglio 2021 in qualità di esperto in Medio Oriente e Mediterraneo, già presidente del Centro italiano per la pace in Medio Oriente (Cipmo), l'Europa e quindi l'Italia devono porsi come attori internazionali capaci di perseguire un percorso di costruzione della pace che sia innanzitutto aderente alla realtà, attraverso la valutazione di passi concreti per farlo effettivamente ripartire. Ad oggi, nessuno pensa a un accordo complessivo che punti tangibilmente alla pace, migliorando ad esempio la condizione dei palestinesi, riaprendo il consolato degli Stati Uniti a Gerusalemme est, organizzando un meccanismo serio di controllo sui fondi stanziati per la ricostruzione della città di Gaza, affinché essi siano effettivamente destinati alle famiglie e alle case danneggiate;

    in questo senso è necessario superare facili schemi ideologici che puntano a individuare «il colpevole», il che non significa rinunciare a individuare responsabilità precise all'interno di entrambe le parti, ma riconoscere che non si ha a che fare con blocchi omogenei, ma piuttosto nel contesto, con realtà che presentano infinite sfumature e radicali contrapposizioni. Non bisogna dimenticare poi, che da tempo diversi think tank, tra cui il Council on Foreign Relations, iniziano a considerare il vecchio approccio consistente nella difesa della proposta dei due Stati non più conciliabile con la realtà sul territorio, come ha recentemente scritto Foreign Affairs, circostanza che sembra avvalorata anche dal consenso di buona parte della minoranza palestinese sul territorio;

    è necessario infine prendere anche atto della crescente influenza di un'intera generazione di arabi-israeliani (ormai il 20 per cento della popolazione) che hanno accettato di diventare cittadini dello Stato ebraico, imparando la lingua, studiando e divenendo parte integrante della società civile. Su questo versante si cita il riuscito esperimento della West-Eastern Divan Orchestra che, fondata nel 1999 da Daniel Barenboim e dallo scrittore di origine palestinese Edward Said, riunisce giovani musicisti provenienti da Israele e da numerosi Paesi arabi, oltre che da Turchia e Iran,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative di competenza, nelle relazioni bilaterali e nelle sedi europee e internazionali:

    a) affinché sia valorizzato il compito ineludibile della Repubblica Italiana, intesa come Stato membro dell'Unione europea e parte della Comunità internazionale, nel contribuire a preservare la tregua sopracitata senza valutarla come un semplice epilogo temporaneo di un conflitto;

    b) affinché possa essere seriamente considerata ogni proposta, alternativa agli approcci tentati in passato e risultati ormai fallimentari, in relazione al conflitto di cui in premessa, che possa concretamente contribuire a costruire una pace duratura;

    c) affinché sia rivalutato il ruolo delle migliaia di Cristiani che, pur convivendo con le dinamiche di scontro tra israeliani e palestinesi, non sono stati finora debitamente coinvolti, sebbene costituiscano una risorsa decisiva su cui investire per un processo di distensione;

    d) affinché sia valutato nell'alveo di un percorso di pacificazione, la questione delle diaspore che, in mondi diversi ma interconnessi, vantano da entrambe le parti una grande trasversalità politico-culturale.
(7-00712) «Ermellino».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

questione palestinese

capo di Stato

minoranza nazionale