ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00681

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 524 del 15/06/2021
Abbinamenti
Atto 7/00712 abbinato in data 22/09/2021
Atto 7/00721 abbinato in data 22/09/2021
Atto 7/00730 abbinato in data 12/10/2021
Atto 7/00731 abbinato in data 12/10/2021
Firmatari
Primo firmatario: BOLDRINI LAURA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 15/06/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BOCCIA FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO 15/06/2021
BRUNO BOSSIO VINCENZA PARTITO DEMOCRATICO 15/06/2021
DELRIO GRAZIANO PARTITO DEMOCRATICO 15/06/2021
FASSINA STEFANO LIBERI E UGUALI 15/06/2021
FASSINO PIERO PARTITO DEMOCRATICO 15/06/2021
LA MARCA FRANCESCA PARTITO DEMOCRATICO 15/06/2021
PALAZZOTTO ERASMO LIBERI E UGUALI 15/06/2021
QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO 15/06/2021


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 04/08/2021
BOLDRINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 04/08/2021
ERMELLINO ALESSANDRA MISTO-CENTRO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 22/09/2021
BOLDRINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO
ORSINI ANDREA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
FORMENTINI PAOLO LEGA - SALVINI PREMIER
 
INTERVENTO GOVERNO 22/09/2021
DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 22/09/2021
FASSINO PIERO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO GOVERNO 12/10/2021
SERENI MARINA VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 12/10/2021
FASSINO PIERO PARTITO DEMOCRATICO
BOLDRINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 04/08/2021

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 04/08/2021

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 22/09/2021

DISCUSSIONE IL 22/09/2021

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 22/09/2021

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 12/10/2021

DISCUSSIONE IL 12/10/2021

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 12/10/2021

AUDIZIONE INFORMALE IL 06/07/2022

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00681
presentato da
BOLDRINI Laura
testo di
Martedì 15 giugno 2021, seduta n. 524

   La III Commissione,

   premesso che:

    il 21 maggio 2021, dopo undici giorni di conflitto, il Governo israeliano e Hamas hanno dichiarato un cessate il fuoco «reciproco e simultaneo»;

    questo è stato il risultato di forti pressioni internazionali su ambedue i contendenti, a cominciare da quelle del Presidente Usa Joe Biden, che hanno indotto le parti ad accettare l'iniziativa di mediazione messa in atto dall'Egitto e dalle Nazioni Unite;

    secondo il report del Coordinatore speciale dell'Onu per il processo di pace in Medio Oriente Tom Wennesland, al Consiglio di sicurezza, dal 10 al 21 maggio 2021, 253 palestinesi, di cui almeno 66 bambini, 38 donne e 3 persone con disabilità, sono stati uccisi durante attacchi aerei e bombardamenti israeliani;

    nello stesso periodo, 9 israeliani – tra cui 2 bambini e 5 donne – e 3 cittadini stranieri sono stati uccisi da razzi e colpi di mortaio lanciati da Hamas, mentre un soldato è stato ucciso da un missile anticarro vicino alla recinzione perimetrale di Gaza;

    si è trattato quindi di un conflitto sanguinoso e violento, che ha causato ingenti vittime civili e distruzione di edifici e infrastrutture essenziali nella Striscia di Gaza, la cui ricostruzione costituisce, oggi, un impegno prioritario della comunità internazionale;

    il Commissario generale dell'Unrwa Philippe Lazzarini, in visita a Gaza, ha dichiarato che l'Agenzia «ha bisogno di 38 milioni di dollari per l'immediata assistenza ai rifugiati palestinesi che hanno perso le loro case e i mezzi di sussistenza, il 70 per cento della popolazione di Gaza»;

    è questo il risultato del lancio di razzi e ordigni incendiari da parte di Hamas verso città israeliane e della reazione sproporzionata messa in atto dal Governo israeliano con bombardamenti massicci su Gaza;

    dopo il cessate il fuoco, il Governo egiziano ha assunto l'iniziativa di promuovere negoziati «indiretti» tra il Governo israeliano e Hamas, attraverso colloqui al Cairo, che le parti avrebbero accettato e che avranno al centro vari temi tra i quali la ricostruzione di Gaza e lo scambio di ostaggi e di prigionieri, con lo scopo di trasformare il cessate il fuoco in una tregua più stabile e duratura;

    il cessate il fuoco e la tregua tra Hamas e Israele non sono tuttavia sufficienti a scongiurare il rischio che una crisi simile a quella appena superata possa riprodursi, se non interviene, da parte della comunità internazionale e nello specifico da parte del «quartetto per il Medio Oriente» (Onu, Ue, Usa e Russia), una iniziativa politica volta a rimuovere le cause che hanno prodotto nel corso degli anni in Israele e in Palestina tensioni, violenze e infine, recentemente, un conflitto aperto;

    ci sono oggi nuove condizioni per avviare questa iniziativa, per la tregua che è stata siglata, per la svolta politica che – in discontinuità con dodici anni di governi guidati da Nethanyahu – si è determinata in Israele con la formazione di un nuovo governo di ampia convergenza, che include anche rappresentanti di partiti arabi, e per l'arrivo alla Casa Bianca con il Presidente Biden di un'amministrazione che ripropone le basi essenziali di una prospettiva di pace. Ne ha dato testimonianza la recente visita a Gerusalemme e a Ramallah del Segretario di Stato americano Antony Blinken, il quale, ribadendo la legittima aspirazione di Israele alla propria sicurezza, ha tuttavia condannato «azioni unilaterali che possono minare le prospettive per una giusta e durevole pace», come ad esempio «attività di colonie, demolizioni di case, annessioni di territori», ha annunciato l'apertura di un consolato a Gerusalemme est e risorse per la ricostruzione di Gaza e ha rilanciato la soluzione «due popoli, due Stati», Blinken ha anche aggiunto che gli Stati Uniti «faranno in modo che gli aiuti per Gaza non finiscano per rafforzare la posizione di Hamas»;

    il rilancio della prospettiva di una doppia statualità non può che essere fondata – come gli accordi di Oslo e di Washington sottoscritti da Rabin e Arafat – sul reciproco riconoscimento della piena legittimità delle aspirazioni dei due popoli con l'obiettivo di realizzare un assetto condiviso volto alla nascita dello Stato di Palestina che conviva in pace e nella sicurezza reciproca, sulla base dei confini del 1967, con lo Stato di Israele in conformità con le risoluzioni dell'Onu;

    il rilancio del processo di pace richiede che da parte delle autorità israeliane si intraprenda una nuova strada non dando corso a ulteriori insediamenti di coloni in Cisgiordania e revocando gli insediamenti illegali, riconoscendo il carattere plurale di Gerusalemme e i diritti della popolazione palestinese lì residente, rinunciando al progetto di annessione della Valle del Giordano, rimuovendo quindi tutte le scelte che impedirebbero la realizzazione di uno Stato palestinese;

    altrettanto urgente è salvaguardare, nelle città israeliane, la convivenza tra arabi ed ebrei, consolidata da tempo, così come garantire, per la popolazione palestinese di Gerusalemme est, l'agibilità quotidiana e l'esercizio dei propri diritti recentemente messi a rischio dagli interventi delle forze di sicurezza sulla Spianata delle Moschee, dalla chiusura della Porta di Damasco e dalla requisizione di alloggi palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah;

    c'è da auspicare che il «Governo di unità nazionale» presieduto da Naftali Bennet, che si è insediato il 13 giugno 2021 in Israele, promuova – come dichiarato dai suoi principali esponenti – una politica di dialogo e di pacificazione come chiedono sempre più settori della società e dell'economia israeliana che anche durante i giorni del conflitto hanno manifestato contro le politiche di aggressione;

    un significativo contributo alla coesione della società israeliana e alla ripresa di un percorso di pace potrà venire dal nuovo presidente di Israele Isaac Herzog, che sempre ha sostenuto politiche di inclusione sociale, di parità dei diritti per tutti i cittadini israeliani – arabi ed ebrei – e l'accordo tra israeliani e palestinesi;

    nel campo palestinese, ripresa dell'azione delle componenti più estremiste quali Hamas e i gruppi della Jihad islamica, che ancora ufficialmente contestano l'esistenza stessa dello Stato di Israele, sostenuti da Iran, Qatar, Hezbollah libanese e Turchia, che forniscono non solo sostegno politico, ma anche finanziario e logistico, rischia di pregiudicare una soluzione di pace basata sul presupposto del mutuo riconoscimento;

    la ripresa di un percorso di dialogo e di pace richiede il rifiuto di ogni ipotesi di cancellazione dello Stato di Israele, indicato come obiettivo nello Statuto di Hamas, così come va condannato ogni atto di terrorismo praticato da organizzazioni radicali jihadiste;

    la ripresa del processo di pace potrà consentire all'Autorità nazionale palestinese e al presidente Abu Mazen di riprendere credibilità è autorevolezza, indebolite dal continuo rinvio delle elezioni per l'Autorità nazionale palestinese, dal disimpegno della comunità internazionale negli ultimi anni verso il Medio Oriente, dal perdurare dell'occupazione e dell'annessione de facto di territori palestinesi, dall'affievolirsi della speranza di uno Stato autonomo;

    gli «Accordi di Abramo», siglati per la prima volta il 15 settembre 2020 a Washington, contribuiscono positivamente alla normalizzazione dei rapporti bilaterali di Israele con Emirati Arabi Uniti e Bahrain prima, e con Sudan e Marocco. Ma il loro contributo alla soluzione del conflitto israelo-palestinese si rivelerà effettivo soltanto se saranno coinvolte le autorità palestinesi;

    il Segretario generale Guterres, nel corso del suo intervento all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 20 maggio 2021, ha ribadito che «occorre lavorare per una ripresa dei negoziati che pongano fine all'occupazione, e consentano la realizzazione di una soluzione a due Stati sulla base dei confini del 1967, con Gerusalemme come capitale sia di Israele sia della Palestina, in conformità con le risoluzioni delle Nazioni Unite, con il diritto internazionale e gli accordi reciproci»;

    nelle conclusioni della riunione straordinaria del Consiglio europeo del 24-25 maggio 2021 oltre ad accogliere con favore il cessate-il-fuoco, si afferma che l'Unione europea continuerà a collaborare con i partner internazionali per riavviare un processo politico, ribadendo il fermo impegno a favore della soluzione dei due Stati;

    con una risoluzione approvata il 27 maggio 2021 il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha promosso l'istituzione di una Commissione d'inchiesta internazionale, nominata dal Presidente del Consiglio dei diritti umani, incaricata di indagare le presunte violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati, inclusa Gerusalemme Est e in Israele,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative di competenza, nelle relazioni bilaterali e nelle sedi europee e internazionali:

    a) affinché tutte le parti in conflitto riconoscano la legittimità dei rispettivi diritti, del diritto dei palestinesi a uno Stato autonomo e sovrano e del diritto di Israele a vivere in sicurezza;

    b) per contrastare la prosecuzione di tutte quelle azioni volte a pregiudicare il rilancio del processo di pace da qualunque parte provengano;

    c) per sostenere tutte le iniziative messe in atto da associazioni di volontariato e della società civile, anche israeliana e palestinese, a sostegno del dialogo e della pace;

    d) per promuovere e sostenere la ricostruzione della Striscia di Gaza, con un più efficace sistema di distribuzione dei fondi che non siano in alcun modo utilizzati da Hamas per le sue attività;

    e) per incrementare, a ogni livello, il sostegno materiale e l'agibilità di lavoro dell'Unrwa e delle Ong italiane e internazionali impegnate in questo senso.
(7-00681) «Boldrini, Boccia, Bruno Bossio, Delrio, Fassina, Fassino, La Marca, Palazzotto, Quartapelle Procopio».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

questione palestinese

territorio occupato

diritti umani