ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00679

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 523 del 14/06/2021
Abbinamenti
Atto 7/00659 abbinato in data 16/06/2021
Atto 7/00667 abbinato in data 16/06/2021
Atto 7/00690 abbinato in data 29/06/2021
Firmatari
Primo firmatario: DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 14/06/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CIABURRO MONICA FRATELLI D'ITALIA 14/06/2021


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Stato iter:
30/06/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 16/06/2021
DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA
 
INTERVENTO GOVERNO 16/06/2021
DI STEFANO MANLIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 16/06/2021
GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 30/06/2021
GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE
DI STASIO IOLANDA MOVIMENTO 5 STELLE
FORMENTINI PAOLO LEGA - SALVINI PREMIER
DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA
 
PARERE GOVERNO 30/06/2021
DI STEFANO MANLIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 16/06/2021

DISCUSSIONE IL 16/06/2021

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 16/06/2021

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 29/06/2021

AUDIZIONE INFORMALE IL 29/06/2021

DISCUSSIONE IL 30/06/2021

NON ACCOLTO IL 30/06/2021

PARERE GOVERNO IL 30/06/2021

RESPINTO IL 30/06/2021

CONCLUSO IL 30/06/2021

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00679
presentato da
DELMASTRO DELLE VEDOVE Andrea
testo di
Lunedì 14 giugno 2021, seduta n. 523

   Le Commissioni III e XIII,

   premesso che:

    il 6 maggio 2021, a circa 35 miglia dalla costa libica di Misurata, è avvenuto l'ennesimo episodio di violenza e prevaricazione da parte degli uomini della guardia costiera libica a danno di pescatori ed armatori italiani;

    l'incidente è avvenuto a nord di Misurata, dove il gruppo di nove imbarcazioni italiane, impegnate nella pesca del gambero rosso, è stato raggiunto da una motovedetta libica. Allo scopo di fermare i pescherecci del gruppo, la motovedetta libica ha aperto il fuoco in direzione di nave Aliseo, colpendo in pieno la plancia di comando e provocando ferite di striscio alla testa del comandante;

    la vedetta della Guardia costiera libica che ha sparato è il pattugliatore 660 Ubari, ex classe-Corrubia Gdf, consegnato dall'Italia alle autorità libiche nell'ambito degli accordi di cooperazione per il pattugliamento delle coste libiche in funzione anti-immigratoria;

    molto spesso, però, tali navi sono usate dalle truppe di Erdogan come una «marina ausiliaria» nel mediterraneo, dopo aver avuto in concessione per 99 anni la base navale di Misurata, porto di prossimità rispetto a dove è avvenuta l'aggressione;

    solo il tempestivo intervento delle navi della Marina militare italiana ha evitato il ripetersi di quanto già avvenuto il 2 settembre 2020 con i pescherecci di Mazara del Vallo Medinea e Antartide;

    giova ricordare anche la vicenda dei 18 membri dell'equipaggio di queste due navi, sequestrati e detenuti dalle milizie di Haftar senza alcun capo d'accusa per oltre 108 giorni, assaltate dalla guardia costiera libica quanto i due pescherecci si trovavano a 40 miglia da Bengasi, in acque che il diritto della navigazione riconosce essere internazionali, ma sulle quali da 50 anni la Libia rivendica unilateralmente la propria territorialità;

    in generale, secondo alcuni dati del Distretto della pesca siciliano, riportati il 17 dicembre 2020 dalla testata inglese Guardian, negli ultimi 25 anni sono più di 50 le barche sequestrate e 2 quelle confiscate dalla Libia, mentre circa 30 pescatori provenienti dall'Italia sono stati arrestati e decine di persone ferite;

    ancora una volta a tenere banco è l'annosa vicenda dell'autoproclamata estensione della Zona economica esclusiva libica da 12 a 74 miglia, in base a una convenzione stipulata fra Libia e Turchia nel 2009 che prevede l'estensione della Zona economica esclusiva (Zee), e dell'unilaterale instaurazione della Zona di protezione della pesca estesa fino a 74 miglia nautiche dalle linee di base, nel febbraio 2005;

    l'Italia aveva espresso riserve formali sulla proclamazione libica per il tramite delle Presidenze britannica e tedesca dell'Unione europea nel 2006 e nel 2007, che si erano concentrate essenzialmente sulla chiusura del Golfo della Sirte e non sulla legittimità della zona di pesca protetta in se, e non ha mai contestato formalmente le decisioni libiche;

    nel corso di alcuni interventi alla Camera dei deputati, il Governo ha dato risposte, ad avviso del firmatario del presente atto, inaccettabili sotto il profilo della difesa degli interessi nazionali e del lavoro italiano nel Mediterraneo;

    in particolare, giova ricordare che il Governo ha riconosciuto la legittimità dell'autoproclamata delimitazione libica, ha confermato la mancata contestazione formale delle decisioni unilaterali libiche sia da parte dell'Unione europea che da parte del Governo italiano e, cosa ancora più grave, ha scaricato sui pescatori la colpa di essersi recati volontariamente a pescare in quelle acque;

    sotto quest'ultimo aspetto, a più riprese la Direzione pesca del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha raccomandato ai pescatori italiani di tenersi a notevole distanza dalla zona di protezione libica, rinunciando alla pesca del prezioso gambero rosso, anche al fine di non pregiudicare i rapporti bilaterali con tale nazione;

    il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale nella sua informativa del 19 maggio 2021 ha dichiarato: «Si tratta di una zona che il Comitato di coordinamento interministeriale per la sicurezza dei trasporti e delle infrastrutture ha definito, già dal 20 maggio 2019, con una misura tuttora in vigore, ad alto rischio per tutte le navi battenti bandiera italiana, senza distinzione di tipologia. A più riprese, tale rischio era stato segnalato dal Ministero degli affari esteri, da ultimo anche con una lettera del capo dell'Unità di crisi al sindaco di Mazara del Vallo, dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, dalla Guardia costiera e dalla Marina militare»;

    ancora più gravemente ha dichiarato: «La questione non è tanto quella di sapere se i nostri pescatori possano andare a pescare in quelle acque. Conosciamo già la risposta e la risposta è negativa. La questione principale e più urgente è quella di individuare strumenti alternativi di supporto economico per sostenere le categorie di pescatori e armatori che più direttamente subiscono le conseguenze di questa condizione»;

    infatti, come ricordato anche dal Viceministro Sereni in Commissione Affari esteri, la pesca nelle acque autoproclamate libiche «è suscettibile di essere giudicata contraria anche alla legislazione europea, in particolare al Regolamento 1005/2008. In base a questo regolamento, nel 2012, l'Italia è già stata oggetto di una messa in mora per la condotta di alcuni pescherecci italiani proprio nella Zona di Pesca Protetta libica. La stessa legislazione italiana, in particolare il decreto legislativo n. 4 del 2012, prevede specifiche sanzioni per chiunque peschi “in acque sottoposte alla sovranità di altri Stati”»;

    quanto dichiarato dal Governo in merito alla legittimità e alla conformità con il diritto internazionale pattizio e consuetudinario delle proclamazioni unilaterali delle delimitazioni delle Zone economiche esclusive e delle Zone di protezione di pesca, corrisponde al vero nella misura in cui gli Stati rivieraschi confinanti o aventi rive opposte decidano di non contestare o di accettare esplicitamente tali decisioni unilaterali, cedendo la propria sovranità o rinunciando alle proprie pretese;

    occorre, quindi, che Italia ed Unione europea, ciascuna per la propria competenza, escano dall'immobilismo e dall'accettazione passiva dello status quo, esercitando i propri diritti. Poiché ad oggi sono state espresse solo riserve formali e non contestazioni da parte dell'Unione europea e dell'Italia; il primo passo per ristabilire la pace e l'equilibrio nel Mediterraneo è la formale contestazione di tali decisioni autoproclamate al fine di addivenire a una soluzione pattizia lunga e duratura;

    nelle more della conclusione di accordi con gli Stati vicini, invece, il Governo ha preferito rinunciare a una decisione politica sulla vicenda scaricando sui privati l'onere di una contrattazione «spot» con la controparte libica, basata su contingenti numerici di autorizzazioni alla pesca, la creazione di «joint venture» in aree definite tra operatori libici e italiani e la creazione di cooperative a partecipazione mista,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative per procedere alla contestazione formale, per la parte di competenza nazionale, delle autoproclamate Zone economiche e di pesca libiche;

   a promuovere, nelle opportune sedi europee e per la parte di competenza europea, la contestazione formale delle autoproclamate Zone economiche e di pesca libiche;

   ad adottare iniziative per contestare, ai sensi della Convenzione di Montego Bay del 1992, ogni delimitazione di acque da parte di Stati rivieraschi adiacenti o frontisti che ricadano nelle 200 miglia marittime dalla linea di base italiana o che superino la linea mediana, al fine di addivenire ad accordi specifici di delimitazione delle rispettive zone economiche;

   ad adottare iniziative per sostenere i pescatori italiani, nelle more degli accordi sulla definizione delle rispettive Zone economiche esclusive tra l'Italia e la Libia, con adeguati ristori economici che consentano almeno la copertura dei costi fissi.
(7-00679) «Delmastro Delle Vedove, Ciaburro».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

zona protetta

sicurezza dei trasporti

prevenzione dell'inquinamento