ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00635

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 491 del 21/04/2021
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00169
Firmatari
Primo firmatario: VISCOMI ANTONIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 20/04/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MURA ROMINA PARTITO DEMOCRATICO 29/06/2021


Commissione assegnataria
Commissione: XI COMMISSIONE (LAVORO PUBBLICO E PRIVATO)
Stato iter:
27/04/2022
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 05/05/2021
VISCOMI ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 05/05/2021
GIACCONE ANDREA LEGA - SALVINI PREMIER
INVIDIA NICCOLO' MOVIMENTO 5 STELLE
FRATE FLORA MISTO-AZIONE-+EUROPA-RADICALI ITALIANI
RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA
ZANGRILLO PAOLO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
MURA ROMINA PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 27/04/2022
VISCOMI ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO
MURELLI ELENA LEGA - SALVINI PREMIER
 
DICHIARAZIONE VOTO 27/04/2022
INVIDIA NICCOLO' MOVIMENTO 5 STELLE
 
PARERE GOVERNO 27/04/2022
NISINI TIZIANA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 05/05/2021

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 05/05/2021

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 29/06/2021

AUDIZIONE INFORMALE IL 29/06/2021

AUDIZIONE INFORMALE IL 07/07/2021

AUDIZIONE INFORMALE IL 20/07/2021

AUDIZIONE INFORMALE IL 28/07/2021

AUDIZIONE INFORMALE IL 21/10/2021

AUDIZIONE INFORMALE IL 03/11/2021

AUDIZIONE INFORMALE IL 04/11/2021

AUDIZIONE INFORMALE IL 09/11/2021

AUDIZIONE INFORMALE IL 16/11/2021

AUDIZIONE INFORMALE IL 17/11/2021

AUDIZIONE INFORMALE IL 23/11/2021

AUDIZIONE INFORMALE IL 24/11/2021

DISCUSSIONE IL 27/04/2022

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 27/04/2022

ACCOLTO IL 27/04/2022

PARERE GOVERNO IL 27/04/2022

APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 27/04/2022

CONCLUSO IL 27/04/2022

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00635
presentato da
VISCOMI Antonio
testo presentato
Mercoledì 21 aprile 2021
modificato
Martedì 29 giugno 2021, seduta n. 532

   L'XI Commissione,

   premesso che:

    il tema dell'occupazione è da sempre un tema critico in Italia, che nel confronto internazionale rimane, di norma, nelle zone finali delle classifiche;

    benché nell'anno 2018 il numero di occupati (sia pure con un maggior numero di lavoratori part time e atipici) fosse risalito oltre i livelli del 2007, le ripetute flessioni congiunturali dell'occupazione registrate dall'inizio dell'emergenza sanitaria fino a gennaio 2021 hanno invece determinato un crollo dell'occupazione rispetto a febbraio 2020 (-4,1 pari a -945 mila unità, comunque un dato elevato in sé quand'anche depurato dagli effetti derivanti dall'introduzione di un diverso criterio di individuazione dei soggetti da ritenere occupati o meno). La diminuzione in esame coinvolge uomini e donne, dipendenti (-590 mila) e autonomi (-355 mila) e tutte le classi d'età. Il tasso di occupazione scende, in un anno, di 2,2 punti percentuali. Nell'arco dei dodici mesi, crescono le persone in cerca di lavoro (+0,9 per cento pari a +21 mila unità), ma soprattutto gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+5,4 per cento pari a +717 mila). A peggiorare le condizioni generali, è opportuno poi sottolineare che, su dieci contratti non confermati, sette riguardano donne lavoratrici, riportando indietro di anni il difficile percorso di parità di genere sul lavoro. Al momento in cui terminerà il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione guadagni straordinaria, è presumibile un'impennata della riduzione dei posti di lavoro nelle imprese che stanno subendo le maggiori perdite a causa della contrazione dei consumi, tanto che secondo alcune stime la diminuzione potrebbe arrivare a addirittura a un milione di posti di lavoro;

    va inoltre osservato che la transizione digitale, anch'essa fortemente accelerata durante la pandemia, porterà ad una trasformazione radicale dei processi produttivi e degli stessi beni prodotti che non potranno che riflettersi sulle stesse dinamiche del mercato del lavoro. Non è certo scontato che si possano concretizzare le previsioni di contrazione più pessimistiche, con scenari alla Asimov in cui le macchine sostituiscono le lavoratrici ed i lavoratori, ma è certo che le competenze richieste dai mercati del lavoro e dalle filiere produttive richiederanno un profondo ripensamento. Non a caso è possibile osservare che, dal 2007 alla fine del 2020, per quanto la disoccupazione sia aumentata per tutti, i laureati sono passati da un tasso di disoccupazione del 4,4 ad uno del 5,1 per cento, «reggendo» meglio rispetto a chi non ha ottenuto nemmeno il titolo di scuola media inferiore, che ha visto un crollo nell'occupazione passando dal 7,4 al 15,1, con una punta addirittura del 17,8 nel terzo trimestre 2020. Inoltre, è interessante osservare che il recupero di occupazione degli ultimi anni è stato proporzionale al titolo di studio: più alto il titolo di studio, più si è riusciti a ridurre la disoccupazione. Pertanto, aiutare le persone a trovare (o mantenere) lavoro significa aiutarle a riqualificarsi, il che rende imperativo investire in formazione professionalizzante ed in linea con i fabbisogni delle imprese;

    attualmente il sistema di politiche attive del lavoro è gestito da una rete che vede la presenza a livello centrale di Anpal e in sede decentrata di organismi pubblici e privati che se ne occupano con particolare riferimento ai bilanci di competenze, alla formazione e all'avviamento al lavoro. Una rete preziosa, dunque, ma che richiede di essere potenziata a motivo delle criticità e crucialità delle sfide che dovrà affrontare nel prossimo futuro;

    proprio per questo motivo, il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/02790-bis-AR/041 alla legge di bilancio con cui si è «impegnato il Governo ad adottare ogni iniziativa utile, con il coinvolgimento delle Regioni e delle parti sociali, per la realizzazione di una governance pubblica di un sistema integrato pubblico-privato di servizi per l'impiego anche attraverso un sistema di convenzioni delle agenzie per il lavoro con i centri per l'impiego». Risulta del tutto evidente che queste risorse devono garantire il massimo risultato possibile in termini di efficacia: in una situazione così critica, ogni euro investito deve generare un beneficio per la collettività; un beneficio chiaro, concreto, individuabile e significativo;

    a tale stregua, appare necessario dotarsi di uno strumento di misurazione tempestivo e incisivo del valore pubblico generato dal sistema dei servizi dedicati all'impiego, andando oltre quanto previsto dall'Unione europea, fin dal 2008, con lo Small business act in tema di valutazione d'impatto della normativa, rendendo possibile una valutazione che, oltre a dare conto degli effetti dell'investimento, consenta di individuare rapidamente le azioni necessarie a migliorarne l'efficacia. Previsione, questa, che si muove in coerenza con le indicazioni del Dipartimento della funzione pubblica, che ha evidenziato l'importanza di introdurre la prospettiva del valore pubblico nel valutare la performance delle pubbliche amministrazioni;

    tuttavia, ogni attività di valutazione richiede la preliminare individuazione di pertinenti indicatori connessi con le finalità strategico-politiche dell'intervento, affiancati da misurazioni tecniche, da analisi della soddisfazione degli utilizzatori dei servizi e, ultimo, ma non meno importante, da valutazioni del rapporto tra costo e beneficio, dove il beneficio – chiaramente – non è solo di tipo economico, ma è, ad esempio, connesso con la perequazione sociale o la parità di genere. Tale quadro può essere utilmente integrato con le dimensioni macroeconomiche del benessere, quali, ad esempio, incremento della ricchezza del Paese, distribuzione equa della ricchezza, qualità della vita. Questi indicatori consentono non solo di dar conto alla collettività dell'utilizzo delle risorse pubbliche, ma permettono anche di avere indicazioni tempestive sulla necessità di eventuali correttivi nelle strategie e/o nella loro attuazione, nel caso in cui si dovessero registrare degli effetti al di sotto delle aspettative;

    le politiche attive del lavoro hanno, per loro stessa natura, tempi relativamente lunghi prima di esplicare i propri effetti: passano mesi dal momento in cui si fa il bilancio delle competenze e si evidenzia il gap formativo, fino al momento in cui lavoratrici e lavoratori hanno maturato le competenze necessarie per intercettare la domanda di lavoro. D'altra parte, è evidente che l'effetto delle misure di sviluppo dell'autonomia ha un effetto moltiplicativo rispetto alle misure assistenziali e restituisce alle donne e agli uomini la dignità del ruolo di lavoratori, riconosciuto come fondante anche nella Costituzione. Perciò, è necessario definire chiaramente quali risultati è possibile aspettarsi dagli investimenti in politiche attive del lavoro e raccogliere in tempo reale le informazioni che consentono di misurare gli effetti delle iniziative attivate, in modo da poterne verificare l'efficacia il prima possibile ed individuare tempestivamente la necessità di eventuali correttivi nelle strategie e/o nella loro attuazione;

    misurare il valore pubblico consente, inoltre, di attivare meccanismi efficaci di rewarding dei privati che collaborano alla rete. È evidente, infatti, che le partnership con i privati possono portare spunti innovativi e innesti di competenze specialistiche preziose per l'efficacia delle azioni a livello di sistema. D'altro canto, è noto anche che in questo tipo di collaborazioni esiste il rischio del cosiddetto «cherry picking», cioè che il privato trovi, all'interno dell'accordo, strategie per accaparrarsi le ciliegie migliori (nel nostro caso, le lavoratrici e i lavoratori più facilmente reimpiegabili, che quindi comportano processi di inserimento più rapidi e, di conseguenza, meno costosi), lasciando al pubblico le ciliegie acerbe o troppo mature. Un sistema di indicatori basati sul valore pubblico generato aiuta anche a monitorare questo rischio, intervenendo tempestivamente, se necessario,

impegna il Governo:

   a identificare indicatori di misurazione del valore pubblico che consentano di considerare le risorse investite e le politiche attuate, valutandone l'impatto in termini di riqualificazione delle competenze delle lavoratrici e dei lavoratori, l'incrocio della domanda ed offerta di lavoro che assicuri un lavoro di qualità, in linea con le competenze e le aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori, il rapporto fra costi e benefici, gli impatti a livello macroeconomico e di benessere delle politiche attuate;

   a utilizzare indicatori di valore pubblico per monitorare in tempo reale l'efficacia degli interventi, attivare tempestivamente eventuali correttivi al fine di massimizzare i benefici che le risorse investite generano per il territorio, verificare gli equilibri del contributo profuso e dei payoff per ciascun attore della rete, anche al fine di rivedere i sistemi di rewarding per identificare best practice da mettere a sistema, ove possibile, così assicurando una risposta concreta, tempestiva ed efficace alle lavoratrici e ai lavoratori, provati economicamente e psicologicamente dalla crisi;

   con particolare riferimento all'ambito delle politiche attive del lavoro, ad utilizzare i meccanismi, fino ad oggi rimasti inoperanti, introdotti dall'articolo 5, comma 01, lettera a) e comma 1, del decreto legislativo n. 150 del 2009, con le modifiche apportate dal decreto legislativo n. 74 del 2017 che consentono al Governo di indirizzare, anche attraverso apposite linee guida e con appositi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, l'azione delle amministrazioni pubbliche, nella direzione in una appropriato utilizzo di strumenti di misurazione del valore pubblico in una prospettiva multidimensionale, con la definizione di obiettivi generali nell'ambito dei quali le amministrazioni interessate imposteranno il proprio ciclo della performance.
(7-00635) «Viscomi, Romina Mura».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

disoccupato

lavoro femminile

soppressione di posti di lavoro