ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00550

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 404 del 07/10/2020
Abbinamenti
Atto 8/00126 abbinato in data 16/06/2021
Firmatari
Primo firmatario: LATTANZIO PAOLO
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 07/10/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FUSACCHIA ALESSANDRO MISTO-CENTRO DEMOCRATICO-RADICALI ITALIANI-+EUROPA 07/10/2020
NITTI MICHELE MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 07/10/2020


Commissione assegnataria
Commissione: VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 14/10/2020
LATTANZIO PAOLO MISTO
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 14/10/2020
ORRICO ANNA LAURA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (BENI E ATTIVITA' CULTURALI E TURISMO)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 18/11/2020
CASA VITTORIA MOVIMENTO 5 STELLE
LATTANZIO PAOLO MISTO
VACCA GIANLUCA MOVIMENTO 5 STELLE
MOLLICONE FEDERICO FRATELLI D'ITALIA
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 14/10/2020

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 14/10/2020

AUDIZIONE INFORMALE IL 10/11/2020

DISCUSSIONE IL 18/11/2020

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 18/11/2020

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 16/06/2021

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00550
presentato da
LATTANZIO Paolo
testo di
Mercoledì 7 ottobre 2020, seduta n. 404

   La VII Commissione,

   premesso che:

    la cultura è senza dubbio uno dei principali motori di sviluppo per il nostro Paese: risulta dunque essenziale promuovere una riflessione per cui è necessario ripartire dalla cultura intesa come prezioso bene comune e come occasione di condivisione;

    i mesi di emergenza che si sono vissuti hanno fortemente potenziato tale visione, favorendo una riscoperta per il pubblico della rilevanza della cultura anche nella sfera della vita privata. Si evidenzia che la chiusura prolungata ha comportato notevoli difficoltà per il comparto culturale nel suo complesso, rendendo evidente il bisogno di politiche orientate ad una maggiore tutela ed una concreta valorizzazione;

    la cultura rappresenta uno strumento fondamentale di miglioramento della qualità della vita e del benessere degli individui e delle loro comunità di appartenenza, promuovendo la diversità e il dialogo interculturale, contribuendo a rafforzarne il senso di appartenenza e favorendo una comprensione e un rispetto maggiori tra i popoli; inoltre, contribuisce a ridurre le disparità sociali e ad agevolare l'inclusione sociale, offrendo anche possibilità di sviluppo delle competenze e della creatività innovativa e rappresentando un efficace strumento educativo ai fini dell'istruzione formale ed informale;

    già nel 2005 la «Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore dell'eredità culturale per la società» – più comunemente riconosciuta come Convenzione di Faro, finalmente ratificata – dava un nuovo significato al concetto di patrimonio culturale, introducendo la più innovativa idea di «eredità-patrimonio culturale», considerandolo come «un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione»;

    con tale visione, il cittadino diventa dunque promotore della gestione e promozione del patrimonio culturale: come specifica l'articolo 4 della convenzione, egli «da solo o collettivamente, ha diritto a trarre beneficio dall'eredità culturale e a contribuire al suo arricchimento» e «ha la responsabilità di rispettare parimenti la propria e l'altrui eredità culturale e, di conseguenza, l'eredità comune dell'Europa»;

    tutela adeguata e promozione diffusa: sono dunque questi due elementi che devono caratterizzare una strategia congrua di valorizzazione del patrimonio culturale per il nostro Paese. In tale prospettiva, lo sviluppo della rete e degli strumenti digitali rappresenta un elemento da tenere in assoluta considerazione, al fine di garantire lo sviluppo di un «diritto di ogni cittadino ad essere educato alla conoscenza e all'uso responsabile del digitale per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale e dei luoghi della cultura». Ancora una volta la fase emergenziale ha reso irrinunciabile lo strumento digitale, che ha permesso di radicare nuovi collegamenti e mantenere stabili le connessioni tra individui, nonché tra le comunità e le attività culturali;

    le conclusioni del Consiglio dell'Unione europea del 21 maggio 2014 sul «Patrimonio culturale come risorsa strategica per un'Europa sostenibile», al punto 2, inquadrano in maniera precisa l'evoluzione del digitale nell'ultimo decennio, arrivando alla seguente definizione di patrimonio culturale: «il patrimonio culturale è costituito dalle risorse ereditate dal passato, in tutte le forme e gli aspetti – materiali, immateriali e digitali (prodotti originariamente in formato digitale e digitalizzati), ivi inclusi i monumenti, i siti, i paesaggi, le competenze, le prassi, le conoscenze e le espressioni della creatività umana, nonché le collezioni conservate e gestite da organismi pubblici e privati quali musei, biblioteche e archivi. Esso ha origine dall'interazione nel tempo fra le persone e i luoghi ed è in costante evoluzione. Dette risorse rivestono grande valore per la società dal punto di vista culturale, ambientale, sociale ed economico»;

    nella successiva comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, «Verso un approccio integrato al Patrimonio Culturale per l'Europa del 22 luglio 2014», si evidenzia che: «La digitalizzazione del patrimonio culturale apporta un contributo all'agenda europea per la cultura, migliorando l'accesso del pubblico alle diverse forme di espressioni linguistiche e culturali. Anche digitalizzare il patrimonio culturale, renderlo accessibile online e sostenere la sua valorizzazione economica sono attività al centro dell'agenda digitale per l'Europa. La digitalizzazione moltiplica le possibilità di accesso al patrimonio culturale e coinvolge il pubblico, mentre gli strumenti digitali come la scansione 3D possono facilitare la salvaguardia e il recupero dei beni culturali fisici.»;

    con il decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020 – conosciuto come «decreto-legge Rilancio» – viene istituito – con l'articolo 184 – un fondo cultura nello stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo finalizzato, tra le altre cose, anche alla digitalizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale;

    a giugno 2020, la Commissione europea ha presentato gli ultimi risultati relativi all'indice Desi, che misura la digitalizzazione dell'economia e della società all'interno dei Paesi dell'Unione europea;

    la Commissione ha fatto riferimento al fatto che, nel contesto della pandemia di COVID-19, le tecnologie digitali si sono rivelate essenziali supportando anche il processo di resilienza degli individui e delle comunità;

    inoltre, si ricorda che il Governo, nella definizione delle linee guida per l'utilizzo dei fondi provenienti dal Recovery Fund, ha posto i processi di digitalizzazione come prioritari per l'ammodernamento del Paese, anche a promozione del miglioramento della qualità della vita delle comunità;

    il «sapere» digitale, quindi, sta assumendo parallelamente una sempre maggiore rilevanza nel contesto della vita quotidiana, ma anche maggiore valenza metodologica ed epistemologica, strutturale e di contesto, attraverso la dimensione dell'integrazione fra saperi umanistici tradizionali e conoscenze di metodi e tecniche computazionali nella strutturazione della nuova Cultura digitale, per un'idea rinnovata di «spazi di apprendimento» nei sistemi educativi e formativi, tanto formali che non;

    si tratta di un pensiero di grande attualità che, come detto, ha assunto enorme rilievo in conseguenza della pandemia da COVID-19, ma che già in passato aveva assunto un peso sempre maggiore: ne è un esempio la riflessione apertasi dopo la tragedia di Venezia, dove il 12 novembre 2019 l'acqua alta aveva raggiunto l'allarmante livello di 187 centimetri, danneggiando sia una gran parte del patrimonio di archivi, biblioteche ed istituti culturali presenti nella città, nonché la struttura di numerosi siti di altissimo valore storico e culturale. Tale drammatico evento, associato a tutte le considerazioni ponderate in fase emergenziale, dimostra come sia essenziale completare con urgenza il processo di digitalizzazione e pubblicizzazione dell'immenso patrimonio archivistico, bibliografico e culturale del nostro Paese. L'imprevedibilità che caratterizza il nostro presente, infatti, rende necessaria maggiore lungimiranza nell'ottica di una proiezione al futuro, anche a beneficio delle generazioni che verranno, nel quadro di una dimensione di sostenibilità sociale e culturale;

    alle precedenti considerazioni si aggiunge che la Cultura – protagonista assoluta nel rendere incommensurabilmente bello il nostro Paese – è un elemento distintivo e competitivo sui mercati di scala globale. Le tecnologie digitali, in tale ambito, potrebbero offrire un ampio ventaglio di possibilità per la valorizzazione e comunicazione del nostro patrimonio, non solo per rendere più competitivi i nostri musei, ma anche per favorire e semplificare il processo di internazionalizzazione delle nostre piccole e medie imprese attraverso la tessitura di relazioni commerciali, finanziarie, politiche e soprattutto culturali;

    diventa urgente, allora, migliorare gli strumenti capaci di diffondere il «sapere» digitale, anche attraverso la definizione di nuovi «spazi di apprendimento» nei sistemi educativi e formativi, tanto formali che non. Si aprono allora nuove prospettive per favorire la progettazione e realizzazione anche di strumenti educativi e didattici quali prerequisito e parte essenziale dei nuovi percorsi di educazione civica e cittadinanza digitale nelle scuole, attraverso la diffusione di una cultura digitale omogenea e condivisa, che abbia quale presupposto la conoscenza approfondita delle problematiche legate alla conservazione e valorizzazione dei dati digitali, soprattutto di natura culturale. Tale tipologia di formazione deve essere destinata tanto alle studentesse ed agli studenti, quanto al personale docente, poiché costituisce un indispensabile completamento, nell'ambito della cultura digitale, del rinnovamento della conoscenza;

    lo sviluppo esponenziale che il digitale ha conosciuto in questi anni e che sta assumendo sempre più i connotati di una vera e propria rivoluzione culturale, prefigura scenari e sfide rilevanti al di là del mero uso strumentale di tali tecnologie. L'attenzione costante all'innovazione e alla ricerca nei temi del Digital Cultural Heritage e delle Digital Humanities, va promossa presso la nostra comunità scientifica i cui ambiti e domini sono ormai una realtà consolidata, con attività condotte da centinaia di ricercatori provenienti dalle diverse aree disciplinari del nostro sistema della ricerca la cui eccellenza e preparazione è riconosciuta a livello internazionale;

    in questo contesto, appare ancora più fondamentale il riconoscimento del ruolo della ricerca nelle Digital Humanities e nel Digital Cultural Heritage, considerando innanzitutto il loro pieno e indiscusso valore accademico e la necessità di rendere tutte le riflessioni teoretiche negli ambiti sopra citati, elemento imprescindibile di una nuova stagione per la formazione di ricercatori e docenti della nuova scuola, di cui in questi mesi si è tanto discusso;

    c'è bisogno di un punto di riferimento in grado di trasferire buone pratiche e metodi per avviare la vera rivoluzione digitale: quella che deve portare alla progressiva co-creazione di una cultura digitale reale, sostanziata, omogenea, condivisa, e quindi sostenibile, coerente con le sfide ancora aperte, come per esempio quelle poste dalla Digital Research Infrastructure for the Arts and Humanities (Dariah), la rete di eccellenza europea nella quale le migliori risorse della ricerca degli Stati dell'Unione europea concorrono a progettare e sviluppare metodi di ricerca partecipata sui temi «caldi» del Digital Cultural Heritage e delle Digital Humanities;

    appare allora evidente il bisogno di creare nel nostro Paese un Istituto nazionale di ricerca nel settore delle Digital Humanities e del Digital Cultural Heritage, per superare tale vuoto nel sistema della ricerca nazionale, in grado di contribuire alla riflessione teorica e concretizzarsi come un luogo di conservazione delle esperienze e di programmazione della ricerca nei nuovi domini della digital culture, al fine di sostenere quell'alleanza tra digitale, ricerca, educazione per riformare il sistema della ricerca nazionale nelle Digital Humanities;

    nel complesso risulta quindi necessario avviare un processo di sistematizzazione di tutte le iniziative dedicate alla digitalizzazione del patrimonio culturale, in modo da definire un impianto organico d'azione capace di rispondere alle istanze di tutto il sistema Paese. Occorre, inoltre, costruire e consolidare una cultura digitale omogenea e condivisa, che abbia quale presupposto la conoscenza approfondita delle problematiche legate alla conservazione e valorizzazione dei dati digitali. Tale obiettivo può essere raggiunto anche attraverso la creazione di un unico ente di riferimento, che possa svolgere il ruolo di coordinamento della ricerca per l'applicazione delle competenze e delle strategie digitali per la tutela e promozione del patrimonio culturale, e rappresentare contemporaneamente un osservatorio aggiornato della ricerca nel Paese nel settore,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per sostenere un sempre più preciso indirizzo verso la digitalizzazione del patrimonio culturale del Paese – sulla scia delle previsioni del decreto-legge Rilancio e delle indicazioni di utilizzo del Recovery Fund in tale ambito – finalizzato alla sua tutela, conservazione e diffusione, alla semplificazione dei processi di diplomazia culturale sul piano internazionale, alla promozione della cultura in connessione alla crescita del comparto turistico, tutti elementi utili per la crescita strategica ed economica del Paese;

   a definire nuove linee guida «educative» per favorire la progettazione e realizzazione anche di strumenti educativi e didattici quali prerequisito e parte essenziale dei nuovi percorsi di educazione civica e cittadinanza digitale nelle scuole, attraverso la diffusione di una cultura digitale omogenea e condivisa;

   ad adottare iniziative per incentivare la creazione di un Istituto di ricerca nazionale sulle Digital Humanities ed il Digital Cultural Heritage di riferimento per la comunità scientifica, educativa e produttiva nazionale, orientato alla promozione della digitalizzazione del patrimonio culturale nazionale, con il ruolo di coordinamento e promozione della ricerca scientifica e tecnologica nei domini delle Digital Humanities e del Digital Cultural Heritage, ancorché luogo di raccolta delle esperienze e di programmazione della ricerca nei nuovi domini della digital culture per sostenere quell'alleanza tra digitale, ricerca ed educazione.
(7-00550) «Lattanzio, Fusacchia, Nitti».