ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00218

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 679 del 20/04/2022
Abbinamenti
Atto 6/00219 abbinato in data 20/04/2022
Atto 6/00220 abbinato in data 20/04/2022
Atto 6/00221 abbinato in data 20/04/2022
Firmatari
Primo firmatario: SURIANO SIMONA
Gruppo: MISTO-MANIFESTA, POTERE AL POPOLO, PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA-SINISTRA EUROPEA
Data firma: 20/04/2022
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SARLI DORIANA MISTO-MANIFESTA, POTERE AL POPOLO, PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA-SINISTRA EUROPEA 20/04/2022
EHM YANA CHIARA MISTO-MANIFESTA, POTERE AL POPOLO, PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA-SINISTRA EUROPEA 20/04/2022
BENEDETTI SILVIA MISTO-MANIFESTA, POTERE AL POPOLO, PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA-SINISTRA EUROPEA 20/04/2022


Stato iter:
20/04/2022
Partecipanti allo svolgimento/discussione
DICHIARAZIONE VOTO 20/04/2022
Resoconto EHM YANA CHIARA MISTO-MANIFESTA, POTERE AL POPOLO, PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA-SINISTRA EUROPEA
Resoconto PLANGGER ALBRECHT MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto COLUCCI ALESSANDRO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI-RINASCIMENTO ADC
Resoconto ROMANIELLO CRISTIAN MISTO-EUROPA VERDE-VERDI EUROPEI
Resoconto MANIERO ALVISE MISTO-ALTERNATIVA
Resoconto FASSINA STEFANO LIBERI E UGUALI
Resoconto BARATTO RAFFAELE CORAGGIO ITALIA
Resoconto DEL BARBA MAURO ITALIA VIVA
Resoconto FOTI TOMMASO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto PELLA ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto MELILLI FABIO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BORGHI CLAUDIO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto BUOMPANE GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE
 
PARERE GOVERNO 20/04/2022
Resoconto FRENI FEDERICO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 20/04/2022

NON ACCOLTO IL 20/04/2022

PARERE GOVERNO IL 20/04/2022

DISCUSSIONE IL 20/04/2022

DICHIARATO PRECLUSO IL 20/04/2022

CONCLUSO IL 20/04/2022

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00218
presentato da
SURIANO Simona
testo di
Mercoledì 20 aprile 2022, seduta n. 679

   La Camera,

   esaminato il Documento di economia e finanza 2022;

   premesso che:

    nello scenario programmatico, il Governo ha deciso di confermare l'obiettivo di rapporto tra deficit e PIL del Documento Programmatico di Bilancio, pari al 5,6 per cento del PIL per l'anno in corso, al 3,9 per cento per il 2023 e al 3,3 per cento per il 2024;

    dato il contesto geopolitico in forte mutamento e data la necessità di considerare anche il prezzo del gas tra le variabili esogene, è probabile che tali stime si rivelino errate;

    la tavola R1 del presente documento già mostra l'errore di previsione per il 2021, dimostrato dagli scostamenti tra la previsione di settembre e i dati di consuntivo pubblicati dall'ISTAT a marzo, e, già rispetto alle stime recenti della Commissione europea, la crescita del PIL tendenziale per il 2022 risulta meno accentuata;

    l'evolversi del conflitto tra Russia e Ucraina avviene in una cornice di incertezza riguardo sia la durata sia gli esiti;

    tra gli eventuali scenari, si è già ipotizzato, nel Programma di Stabilità, che il prezzo del gas risulti nel 2022 più elevato rispetto a quello indicato nel DEF del 37 per cento (69 per cento nel 2023), il prezzo del petrolio del 9 per cento (4,5 per cento nel 2023) e quello dell'elettricità del 30 per cento;

    nell'ipotesi di interruzione dei flussi di gas dalla Russia, il tasso di crescita del PIL risulterebbe inferiore rispetto a quello illustrato nello scenario tendenziale di 0,8 punti percentuali nel 2022 e di 1,1 punti nel 2023, con uno scenario ancor più catastrofico secondo cui l'incremento dei prezzi delle materie energetiche, la minore disponibilità di gas per le utenze domestiche e la riduzione della domanda estera concorrerebbero a determinare una contrazione del tasso di crescita del PIL rispetto allo scenario tendenziale di 2,3 punti percentuali nel 2022 e di 1,9 punti percentuali nel 2023;

    tuttavia, nonostante siano riportate tali prospettive, nel Programma Nazionale di Riforma non se ne tiene conto, mantenendo gli obiettivi e le misure fissate già lo scorso anno nel Pnrr, di cui è tutt'altro che scontata la compiuta e corretta realizzazione, e ignorando totalmente, altresì, nuovi periodi di restrizioni dovute all'eventuale riacuirsi della pandemia da SARS-CoV-2;

    il rialzo dell'inflazione, dovuto alla crescita dei prezzi dei beni energetici – nel contesto di una ripresa della domanda mondiale di combustibili – ha prodotto un aumento dei prezzi dei beni, maggiore rispetto a quella dei servizi;

    il documento in esame già rileva una solo parziale riattivazione della produzione, la quale non ha assecondato a sufficienza il robusto recupero della domanda, innescando pressioni sulla capacità esistente – peraltro accompagnato a interruzioni nelle catene di fornitura e conseguenti scarsità di materiali – e alimentando tendenze inflazionistiche;

    a marzo l'Istat rileva un consistente peggioramento sugli ordini e sulle vendite per le imprese dei servizi di mercato e del commercio al dettaglio;

    i dati congiunturali di inizio anno, precedenti all'insorgere del conflitto, segnalavano già un indebolimento della crescita della produzione industriale, e le ultime indagini congiunturali di marzo denotano un netto peggioramento della fiducia degli operatori;

    il clima di fiducia dei consumatori, in riduzione da dicembre del 2021, è arretrato sensibilmente a marzo (a 100,8 dal 112,4 di febbraio), riflettendo gli esiti incerti della guerra in Ucraina;

    il Programma di Stabilità indica, nell'analisi del quadro macroeconomico, una ripresa dei consumi delle famiglie (5,2 per cento), tuttavia ancora insufficiente a recuperare i livelli pre-crisi;

    l'impatto del rialzo dei prezzi energetici su imprese e famiglie, nonostante gli interventi finanziati con la Legge di bilancio 2022 e i successivi provvedimenti del Governo, inciderà sul potere d'acquisto delle famiglie;

    il ripiegamento dell'indice di fiducia spinge i consumatori a rivedere le scelte d'acquisto, invertendo il trading up attuato nel 2021 e adottando strategie di risparmio, evitando gli sprechi e gli acquisti non necessari, e privilegiando negozi, marchi e prodotti meno costosi, con ripercussioni evidenti sulle piccole e medie imprese italiane e sugli artigiani – l'ossatura dell'economia italiana – che operano nella produzione e vendita di generi alimentari, abbigliamento e molti altri prodotti;

    IRI prevede che l'inflazione crescerà tra il 4,2 per cento e il 5,8 per cento su base annua, comportando un aumento dei prezzi dei prodotti di largo consumo che, a parità di carrello della spesa, costringerà gli italiani a spendere dall'1,6 per cento al 2,2 per cento in più rispetto al 2021;

    tale istituto stima che nel 2022 le famiglie spenderanno dai 125 ai 200 euro in più per continuare a fare la spesa al supermercato, con un aumento degli incassi di una cifra compresa tra 1,2 e 1,7 miliardi di euro per la grande distribuzione, ma con una perdita dal 2,5 per cento al 3,6 per cento dei volumi venduti;

    a livello distributivo, ciò si traduce in un inasprimento della concorrenza orizzontale: i primi cinque retailer controllano il 57 per cento del mercato (+6 per cento rispetto al 2019), i primi cinque discounter sono arrivati al 17 per cento (+2,5 per cento) e tre catene sono entrate tra le prime 10 nazionali, a discapito delle categorie già citate;

    nel DEF, le misure fiscali indicate non sarebbero in grado di porre adeguato rimedio a tali distorsioni, né a favore della competitività delle piccole e medie imprese, né per obiettivi di equità sociale, né a favore delle famiglie con redditi medi e bassi;

    tra gli interventi previsti a riduzione della pressione fiscale, è stata avviata dal 1° gennaio 2022 la revisione dell'IRPEF con la rimodulazione delle aliquote e dei corrispondenti scaglioni e la riorganizzazione della disciplina sulle detrazioni per reddito da lavoro dipendente e assimilati, da lavoro autonomo e da pensioni;

    per ridurre l'evasione fiscale, sono previste misure per incoraggiare l'adempimento degli obblighi fiscali e migliorare l'efficacia dei controlli – cosiddetto «tax compliance»;

    dalle stime su entrate tributarie e contributi sociali, lo Stato nel 2022 incasserà 38 miliardi in più, risorse che al momento non prevede di utilizzare efficacemente;

    lo stesso Governo stima che l'impennata dei prezzi sia anche il frutto di una speculazione che, per poche aziende, produrrebbe almeno 40 miliardi di euro di profitti straordinari: un dato inaccettabile se si considera che il prezzo di tali profitti grava sui lavoratori;

    non è possibile confidare esclusivamente nelle dinamiche del mercato, quale rimedio a lungo termine a effetti economici frutto di comportamenti che con il mercato hanno poco a che fare, e che sembrano essere il risultato di una distorsione provocata da un sistema di oligopolio di distributori di prodotti energetici;

    la recente Legge di bilancio, per contenere gli aumenti dei prezzi energetici, ha attribuito contributi straordinari, sotto forma di crediti d'imposta, alle imprese, a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti per l'acquisto della componente energetica nel primo e nel secondo trimestre 2022 e per l'acquisto di gas naturale consumato nel secondo trimestre dell'anno 2022;

    per i consumi di gas è prorogata per il secondo trimestre 2022 la riduzione al 5 per cento dell'IVA sulle somministrazioni per combustione per usi civili e industriali, e la diminuzione delle aliquote degli oneri generali di sistema;

    per gli utenti domestici economicamente svantaggiati o che versano in gravi condizioni di salute, vengono rideterminate anche per il secondo trimestre le agevolazioni relative alle tariffe elettriche e le compensazioni per la fornitura di gas naturale;

    al fine del contenimento dei prezzi dei carburanti, sono ridotte le aliquote di accisa su benzina e gasolio per un breve periodo di trenta giorni;

    il Pnrr, inoltre, indica la necessità di ricorrere al passaggio da combustibili fossili ai combustibili ricavati da fonti rinnovabili come idrogeno, bioenergie e carburanti sintetici, l'elettrificazione e il ricorso a cattura e stoccaggio della CO2 residua, riorientando, infine, le aliquote di accisa dei prodotti energetici in modo da spostare il carico fiscale alle attività più inquinanti;

    nel Documento vi è il riferimento alla dismissione dell'uso del carbone entro il 2025 per favorire l'uso delle fonti rinnovabili, il cui uso dovrebbe raggiungere il 72 per cento nel 2030;

    il Piano di Transizione Ecologica porta l'obiettivo nazionale di emissioni al 2030 intorno a 256 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, ipotizzando uno sforzo ulteriore nelle politiche di risparmio energetico, soprattutto nei settori dei trasporti e dell'edilizia, e un'elettrificazione del sistema dell'energia primaria, nella prospettiva di raggiungere l'obiettivo di zero emissioni nette nel 2050;

    tali indicazioni non sono accompagnate, tuttavia, da previsioni di riforme strutturali che possano consentire la realizzazione degli obiettivi auspicati, e le misure adottate non conducono a soluzioni definitive tali da favorire una netta inversione di rotta della politica energetica, alternativa alle politiche che hanno contraddistinto gli ultimi decenni e che hanno causato una dipendenza dell'Italia sempre più insostenibile, tenendo presente che il 40 per cento del gas naturale consumato in Italia è importato dalla Russia;

    lo scorso anno, il numero di occupati, rilevato dalla contabilità nazionale, è cresciuto dello 0,6 per cento, dopo il calo del 2,1 per cento registrato nel 2020, con un tasso di occupazione ancora inferiore rispetto ai livelli pre-crisi, pari al 58,2 per cento;

    a prescindere dagli ultimi avvenimenti e nonostante i recenti miglioramenti, per diversi segmenti della popolazione, permangono difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro, con deboli margini di recupero dell'occupazione femminile, e tra i giovani l'incidenza del lavoro a termine sul totale dell'occupazione dipendente è passata dal 19 per cento del 2004 al 36,8 per cento del 2019, già prima dell'inizio dell'emergenza sanitaria;

    nella fase prebellica, il dato occupazionale era caratterizzato da una vera e propria esplosione di contratti precari e part-time involontari;

    il DEF, non tenendo conto di una possibile recessione derivante dalla crisi energetica e non prevedendo investimenti importanti sulla formazione, né ulteriori sgravi fiscali a favore del lavoro giovanile, prevede, per il quadriennio 2022-25, una diminuzione del tasso di disoccupazione, che scenderebbe dal 9,5 per cento del 2021 all'8,7 nell'anno in corso per poi attestarsi all'8,0 per cento;

    in Italia più di un lavoratore su dieci si trova in situazione di povertà, e, secondo l'ISTAT, la povertà assoluta è tornata a crescere, raggiungendo il livello più elevato dal 2005, superando i 5,6 milioni di individui nel 2020, con una maggiore concentrazione al Sud, tra i giovani e tra le famiglie di soli stranieri;

    il gruppo di lavoro «Interventi e misure di contrasto alla povertà lavorativa» istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha recentemente presentato una proposta di riforma che include la garanzia di minimi salari adeguati: una riforma di cui ancora non si conoscono i caratteri;

    il Reddito di cittadinanza costituisce una indispensabile garanzia di un reddito minimo e la possibilità di inserimento nel mercato del lavoro, anche se non sono mancate le difficoltà di individuazione di un nuovo impiego: l'INPS sottolinea che il 70 per cento dei beneficiari che hanno iniziato a percepire il reddito di cittadinanza tra aprile e giugno del 2019 è risultato essere ancora destinatario dell'assegno nel secondo semestre del 2021;

    in tale contesto, risulta secondaria e ulteriormente pregiudizievole per i lavoratori, i giovani e le famiglie, la discussione sull'aumento delle spese militari, considerando inoltre che la manovra in esame comporta già un aumento dell'indebitamento netto di circa 23,2 miliardi nel 2022, 29,6 miliardi nel 2023, 25,6 miliardi nel 2024 e 30,6 miliardi nel 2025, indebitamento che graverà sulle future generazioni;

    all'unità che si riscontra a livello europeo nella individuazione delle sanzioni, non corrisponde una medesima unità nel fronteggiare gli impatti della guerra e delle sanzioni, così come la definizione unitaria della politica di difesa;

    in relazione al conflitto bellico in atto in Ucraina, sono state adottate misure d'urgenza finalizzate ad assicurare la partecipazione di personale militare italiano all'iniziativa della NATO per l'impiego della forza ad elevata prontezza, denominata Very High Readiness Joint Task Force (VJTF);

    tale scelta non corrisponde alle esigenze attuali del nostro Paese e non migliora il quadro geopolitico internazionale, né aiuta particolarmente la popolazione ucraina nella lotta di difesa dei suoi confini, della sua sovranità e della libera autodeterminazione del proprio popolo;

    l'Italia è all'ultimo posto dei Paesi dell'Unione europea in tema di investimenti in istruzione e ricerca;

    investire su istruzione, università e ricerca costituisce un presupposto imprescindibile per modernizzare il nostro Paese e per offrire alle giovani generazioni gli strumenti adeguati per il loro sviluppo professionale;

    il Governo, su tale ambito, ha operato un ulteriore e progressivo disinvestimento (dal 4 per cento del PIL del 2020 al 3,5 per cento nel 2025);

    l'intero sistema scolastico vive da anni una condizione di estrema crisi: organici docenti e ATA sottodimensionati, precarizzazione del lavoro, edifici fatiscenti e in molti casi non a norma, aule e strumentazioni inadeguate;

    nel 2020, in Italia, quasi 1 cittadino su 10 ha dichiarato di aver rinunciato – per motivi legati a difficoltà di accesso – a visite o accertamenti, pur avendone bisogno, e nel 2019 la quota era pari al 6,3 per cento;

    la spesa per la sanità sarà ridimensionata di un punto di PIL in tre anni: nel 2022 le risorse equivarranno al 7 per cento del PIL (-0,2 per cento rispetto all'anno precedente), per ridursi al 6,6 per cento nel 2023, 6,3 per cento nel 2024, e arrivare infine al 6,2 per cento nel 2025;

    i due anni di pandemia hanno dimostrato quanto gli investimenti sul comparto sanitario e socio-assistenziale siano prioritari, sia per garantire a tutti il diritto alla salute – e, ancor prima, alla vita – sia perché, senza un efficiente servizio sanitario, è a rischio la stabilità dell'intero sistema economico e sociale del Paese;

    infine, il DEF indica, tra i provvedimenti collegati, il Disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza, che si propone di rimuovere gli ostacoli regolatori, di carattere normativo e amministrativo, all'apertura dei mercati;

    in particolare, l'articolo 6 delega il Governo ad adottare un decreto legislativo di riordino della materia dei servizi pubblici locali;

    il provvedimento renderà sostanzialmente residuale la forma di gestione in autoproduzione (cosiddetto «in house providing»), ossia l'autorganizzazione del servizio, compresa la vera e propria gestione pubblica: gli enti locali che opteranno per l'autoproduzione del servizio dovranno «giustificare» il mancato ricorso al mercato mediante una motivazione anticipata e qualificata, sottoponendola al giudizio dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato;

    ciò produrrà conseguenze sulle scelte future e sulle gestioni in essere da parte delle pubbliche amministrazioni su servizi pubblici essenziali;

    inoltre, in tale provvedimento, si prevedono «premialità» volte a favorire le aggregazioni tra aziende, con il chiaro scopo di favorire le grandi società multiservizi quotate in Borsa, che diventeranno i soggetti monopolisti a tempo indefinito, in palese contraddizione con l'obiettivo di favorire la concorrenza – più volte sottolineato nel DEF;

    tali disposizioni condizionerebbero la qualità e i prezzi della fornitura di beni vitali, universali e indisponibili come l'acqua, con servizi pubblici che si troverebbero a dipendere da scelte di carattere privatistico ed individuale, e da logiche volte a produrre profitto, a discapito dell'efficienza;

    dal provvedimento, inoltre, emerge chiaramente la volontà di affidare tali servizi al libero mercato, anche grazie alla previsione dell'onere – in capo agli enti locali – di produrre una semplice relazione sulla qualità del servizio e sugli investimenti effettuati,

impegna il Governo:

   a conseguire i saldi di finanza pubblica in termini di indebitamento netto rispetto al PIL, nonché il rapporto programmatico debito/PIL, nei termini indicati nel quadro programmatico del Documento di economia e finanza, e a realizzare l'implementazione delle riforme strutturali indicate;

   a dedicare specifica attenzione alle incognite e agli elementi di rischio insiti nel quadro economico internazionale e valutare come il loro materializzarsi possa ripercuotersi sull'economia italiana;

   a porre adeguato rimedio ai pregiudizi sui consumi che l'attuale crisi produrrà;

   ad adoperarsi per produrre misure adeguate a favore della competitività delle piccole e medie imprese, dell'equità sociale, e a sostegno delle famiglie con redditi medi e bassi;

   ad adottare ulteriori interventi per un allargamento della tassazione sugli extra profitti;

   ad adottare la misura straordinaria, finora mai adottata, della tassazione sulle grandi ricchezze: anche solo l'introduzione di un'imposta pari all'1 per cento sui grandi patrimoni – ad esempio sopra 1,3 milioni di euro (il 5 per cento più ricco dei contribuenti) – assicurerebbe già un gettito potenziale di 6 miliardi di euro;

   a fronteggiare gli impatti della guerra e delle sanzioni, così come adoperarsi al fine di individuare una politica europea unitaria di difesa, senza destinare alcuna risorsa all'aumento di produzione e acquisto di armamenti né a investimenti sull'esercito;

   a destinare maggiori risorse sulla sanità, istruzione, università e ricerca, e operare un taglio del cuneo contributivo-fiscale, grazie al maggior gettito fiscale derivante da una tassa sui grandi patrimoni, dal risparmio di spesa sul riarmo, dalle maggiori entrate tributarie e dai maggiori contributi sociali – citati in premessa;

   a tal fine, ad ampliare l'organico docenti e ATA, e destinare ulteriori risorse per la riqualificazione degli edifici scolastici;

   a liberalizzare maggiormente l'accesso alle professioni sanitarie e alla facoltà universitaria di Medicina, ad ampliare gli investimenti per l'edilizia sanitaria e per l'acquisto di strumenti tecnologici a favore delle strutture sanitarie e ospedaliere, prevedendo la stabilizzazione del personale assunto in emergenza durante la pandemia da SARS-CoV-2, con contratti a termine;

   a valutare l'opportunità di utilizzare tutti gli strumenti disponibili per tutelare i redditi più bassi: il potenziamento della decontribuzione sui redditi fino a circa 25.000 euro, l'ampliamento della platea dei beneficiari della cosiddetta «quattordicesima» per i pensionati, l'indicizzazione della detrazione per lavoro e pensioni, un bonus fiscale per il 2022 anche legato al ritorno del fiscal drag, vincolare in parte le risorse del Pnrr al lavoro stabile eliminando gli incentivi che non siano rivolti a contratti a tempo indeterminato, prevedere ulteriori sgravi contributivi per i giovani e finanziamenti più sostenuti alla formazione; adeguare i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro all'inflazione;

   ad accompagnare alla «tax compliance» una seria lotta all'evasione che assicuri trasparenza dei redditi e delle ricchezze, a partire dalla riforma del catasto;

   a rivedere gli obiettivi del Pnrr, alla luce del rialzo dell'inflazione, anticipando alcuni obiettivi del cronoprogramma e finalizzando maggiormente le risorse;

   a garantire che l'erogazione delle risorse pubbliche sia condizionata alla tutela e alla crescita occupazionale a tempo indeterminato;

   a realizzare riforme strutturali tali da favorire una netta inversione di rotta della politica energetica, nel segno di una sempre maggiore indipendenza dell'Italia rispetto agli altri stati;

   a sostenere ancor più efficacemente e rapidamente la transizione ecologica e lo sviluppo delle energie rinnovabili, spostando ulteriormente il carico fiscale dal lavoro alle attività più inquinanti e maggiormente dannose per l'ambiente;

   ad assicurare che il Gruppo di lavoro «Interventi e misure di contrasto alla povertà lavorativa» istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, presenti a breve la riforma che includa la garanzia di minimi salari adeguati;

   a migliorare l'efficacia dell'istituto del Reddito di cittadinanza, correggendo l'ambito e i requisiti di applicazione, puntando a incentivare l'inserimento nel mondo del lavoro, e prevenendo frodi;

   a cogliere appieno tutte le opportunità connesse alle risorse finanziarie che saranno poste a disposizione dal Pnrr;

   a garantire agli enti locali un recupero delle proprie funzioni sull'offerta di servizi pubblici, come il servizio idrico;

   a valutare l'opportunità di eliminare dall'elenco dei provvedimenti collegati, il disegno di legge sulla concorrenza.
(6-00218) «Suriano, Sarli, Ehm, Benedetti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prodotto interno lordo

politica energetica

liberalizzazione del mercato