ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00183

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 492 del 22/04/2021
Abbinamenti
Atto 6/00184 abbinato in data 22/04/2021
Atto 6/00185 abbinato in data 22/04/2021
Atto 6/00186 abbinato in data 22/04/2021
Atto 6/00187 abbinato in data 22/04/2021
Firmatari
Primo firmatario: LOLLOBRIGIDA FRANCESCO
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 22/04/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MELONI GIORGIA FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
ALBANO LUCIA FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
BELLUCCI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
BIGNAMI GALEAZZO FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
BUCALO CARMELA FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
BUTTI ALESSIO FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
CAIATA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
CARETTA MARIA CRISTINA FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
CIABURRO MONICA FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
CIRIELLI EDMONDO FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
DE TOMA MASSIMILIANO FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
DEIDDA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
DONZELLI GIOVANNI FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
FERRO WANDA FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
FOTI TOMMASO FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
FRASSINETTI PAOLA FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
GALANTINO DAVIDE FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
GEMMATO MARCELLO FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
LUCASELLI YLENJA FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
MANTOVANI LUCREZIA MARIA BENEDETTA FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
MASCHIO CIRO FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
MOLLICONE FEDERICO FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
MONTARULI AUGUSTA FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
OSNATO MARCO FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
PRISCO EMANUELE FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
ROTELLI MAURO FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
SILVESTRI RACHELE FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
SILVESTRONI MARCO FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
TRANCASSINI PAOLO FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
VARCHI MARIA CAROLINA FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
VINCI GIANLUCA FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021
ZUCCONI RICCARDO FRATELLI D'ITALIA 22/04/2021


Stato iter:
22/04/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 22/04/2021
Resoconto GUERRA MARIA CECILIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
INTERVENTO GOVERNO 22/04/2021
Resoconto GUERRA MARIA CECILIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 22/04/2021
Resoconto TASSO ANTONIO MISTO-MAIE-PSI
Resoconto ANGIOLA NUNZIO MISTO-AZIONE-+EUROPA-RADICALI ITALIANI
Resoconto ROSSINI EMANUELA MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto MURONI ROSSELLA MISTO-FACCIAMO ECO-FEDERAZIONE DEI VERDI
Resoconto COLUCCI ALESSANDRO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI-RINASCIMENTO ADC
Resoconto NAPOLI OSVALDO MISTO-CAMBIAMO!-POPOLO PROTAGONISTA
Resoconto MANIERO ALVISE MISTO-L'ALTERNATIVA C'È
Resoconto FASSINA STEFANO LIBERI E UGUALI
Resoconto D'ALESSANDRO CAMILLO ITALIA VIVA
Resoconto FOTI TOMMASO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto RUSSO PAOLO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto DAL MORO GIAN PIETRO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BORGHI CLAUDIO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto LOVECCHIO GIORGIO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto SGARBI VITTORIO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI-RINASCIMENTO ADC
Resoconto SODANO MICHELE MISTO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 22/04/2021

NON ACCOLTO IL 22/04/2021

PARERE GOVERNO IL 22/04/2021

DISCUSSIONE IL 22/04/2021

DICHIARATO PRECLUSO IL 22/04/2021

CONCLUSO IL 22/04/2021

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00183
presentato da
LOLLOBRIGIDA Francesco
testo di
Giovedì 22 aprile 2021, seduta n. 492

   La Camera,
   premesso che:
    il Documento di economia e finanza presentato alle Camere manca, anche quest'anno, del Programma Nazionale di Riforma, che, stando alla lettura del testo, sarà sostituito dal Piano nazionale di ripresa e resilienza; «Tale Programma non sarà pertanto presentato separatamente, mentre il PNRR sarà definito nei prossimi giorni e presentato alla Commissione Europea nei termini previsti»;
    in base alle vigenti norme sul bilancio dello Stato il Piano nazionale di riforma (PNR) che dal 2011 accompagna il DEF, illustra annualmente la portata degli interventi strategici messi in atto dalle amministrazioni nazionali e regionali, la loro coerenza con gli orientamenti dell'Unione europea e il loro impatto atteso; inoltre il PNR presenta una agenda di interventi, previsti per i mesi successivi, con cui si definisce il percorso attraverso il quale l'Italia intende conseguire gli obiettivi definiti a livello europeo, garantendo la stabilità delle finanze pubbliche;
    l'assenza di questo documento, dunque, sostituito da un altro che non sarà neanche discusso dal Parlamento ma spedito direttamente in Europa, dimostra ancora una volta l'esautorazione del Parlamento in una fase cruciale della nostra storia, con il Paese allo stremo;
    il Documento di economia e finanza conferma il calo del PIL 2020 dell'8,9 per cento in termini reali, definendola «una contrazione dell'attività economica senza precedenti in tempi di pace», a fronte di una flessione dell'economia globale pari al 3,3 per cento;
    di contro immagina una ripresa 4,5 per cento nel 2021, mitigata al 4,1 per cento nel dato tendenziale, ascrivendo, quindi, ai provvedimenti emanati sinora e al prossimo decreto sostegni, che, come si legge nel Documento, dovrebbe essere l'ultimo, un effetto positivo sulla crescita di quasi mezzo punto percentuale, e del 4,8 per cento nel 2022;
    improntate a un pericoloso ottimismo appaiono anche le previsioni sull'aumento del PIL negli anni successivi, quantificato in 2,6 per cento nel 2023 e 1,8 per cento nel 2024;
    preoccupanti sono anche i dati sul rapporto deficit-Pil, arrivato all'11,8 per cento e quello sul debito pubblico rispetto al PIL che sfiora nell'anno in corso il 160 per cento, per poi – secondo le previsioni – diminuire al 156,3 per cento nel 2022, al 155 per cento nel 2023 e al 152,7 per cento nel 2024;
    in questo quadro di profonda incertezza sugli equilibri dei principali fattori macroeconomici, il DEF non indica soluzioni per la sostenibilità del debito ma si limita ad affermare che «Il percorso di riduzione del debito rifletterà il progressivo miglioramento dei saldi di bilancio e beneficerà della maggiore crescita economica indotta dall'attuazione del Piano di ripresa e resilienza incentrato sulle riforme e sugli investimenti, nonché dal programma di investimenti aggiuntivi che il Governo ha deciso di finanziare fino al 2033»;
    il peso del debito pubblico condiziona in modo decisivo l'economia nazionale, impedendo investimenti strategici nel sostegno di settori di prioritario interesse nazionale, l'efficientamento delle reti infrastrutturali e dei servizi pubblici di supporto all'economia;
    per quanto attiene invece al rapporto deficit/PIL il DEF prevede che l'indebitamento netto della PA segua «un sentiero discendente fino ad arrivare ad un deficit di circa il 3,4 per cento nel 2024», una previsione, tuttavia, largamente smentita dai maggiori attori e osservatori dell'economia nazionale, che, anzi, stanno già chiedendo la proroga della general escape clause, ovvero della sospensione del Patto di stabilità e crescita, fino al 2026;
    l'Italia si trova in una situazione emergenziale di estrema difficoltà, con centinaia di migliaia di lavoratori e imprese messi a durissima prova dalla pandemia e dalle illogiche politiche di restrizioni cui i Governi succedutisi negli ultimi 14 mesi hanno costretto le imprese di ogni genere e i professionisti;
    le politiche economiche e le misure sanitarie confuse messe in campo sinora hanno inciso in maniera determinante sul crollo del PIL anche a causa della generale situazione di incertezza che hanno generato;
    i dati dimostrano, infatti, come l'andamento del PIL sia stato condizionato principalmente dal crollo della domanda interna: i consumi delle famiglie hanno subito una flessione particolarmente marcata accompagnata da un ancora più marcato aumento della propensione al risparmio, che si è attestata, in media d'anno, al 15,8 per cento, un valore eccezionalmente elevato rispetto alla media degli ultimi dieci anni;
    nello scenario prospettato dal DEF la ripresa dei consumi non è tenuta in alcuna considerazione quale elemento propulsivo della ripresa post-pandemica, ruolo esclusivamente affidato agli investimenti sostenuti dal PNRR;
    tra i settori economici nazionali più colpiti figura sicuramente quello dei servizi e, in particolare, di tutte le attività a maggiore contatto con la clientela e il turismo, che ha penalizzato a livello globale tutti gli Stati a rilevante vocazione turistica;
    in Italia il turismo ha subito flessioni fino all'80 per cento di fatturato; quasi la metà (il 49,2 per cento) delle aziende dei comparti legati al turismo prevede seri rischi di chiusura dell'attività nel primo semestre del 2021, con picchi nei comparti di agenzie di viaggio e tour operator e del trasporto aereo vicini al 70 per cento, e nella ristorazione, dove sfiora il 53 per cento, e in questi comparti si registrano anche le quote più elevate di unità che segnalano rischi di illiquidità;
    considerando anche l'indotto, vale a dire i settori tourism-related, includendo quindi anche le altre strutture ricettive per visitatori, le attività di ristorazione, il trasporto ferroviario di passeggeri e le attività culturali, ricreative e sportive, si arriva ad oltre 670 mila imprese, pari al 15 per cento del totale dell'economia, al 12,8 per cento degli addetti (circa 2,2 milioni) e al 5,8 per cento del fatturato;
    il Documento di economia e finanza lega le prospettive di crescita essenzialmente a due fattori: le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza e la rapida attuazione del Piano vaccini;
    sotto il profilo dei vaccini l'Italia sconta pesanti ritardi dovuti a una serie di decisioni errate, l'ultima e più gravosa nelle sue conseguenze è quella di non aver dato avvio a una produzione nazionale;
    la progressione delle vaccinazioni nelle diverse Nazioni si sta tramutando in una capacità di ripresa potenziata per gli Stati più efficienti e si sta, quindi, risolvendo in un ennesimo danno per l'Italia;
    il rapido raggiungimento dell'obiettivo vaccinale è, quindi, essenziale per la ripresa economica oltre che per la libertà di tutti i cittadini;
    per quanto riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza occorre considerare che la riuscita dello stesso dipende in larga parte dall'attuazione di riforme e dalla velocizzazione e semplificazione del quadro normativo e regolativo, sui quali bisognerà intervenire con urgenza se l'Italia non vuole perdere l'aggancio alle altre economie europee nella fase di ripresa;
    secondo il rapporto del 2018 del Sistema conti pubblici territoriali, infatti, in Italia i tempi medi per la realizzazione di opere di valore superiore ai dieci milioni di euro è di oltre dodici anni, sui quali incidono, specie in fase di progettazione, la complessa trama di processi di dibattito pubblico e i conflitti nei territori direttamente interessati, specie per le opere soggette alla Valutazione di impatto ambientale, oltreché la mole di oneri burocratici e amministrativi e la rigidità di talune previsioni;
    per quanto attiene, invece, alle risorse del PNRR è già stato segnalato come queste rischiano di non risolvere la questione dell'occupazione;
    l'Italia ha perso oltre novecentomila posti di lavoro, e al termine del blocco dei licenziamenti, previsto per il prossimo 30 giugno e al 30 ottobre per i lavoratori che non hanno accesso ai trattamenti ordinari, le previsioni parlano di almeno un altro milione di lavoratori che sarà senza occupazione;
    le stime di riassorbimento della disoccupazione determinatasi durante la pandemia, sostenute dal Documento in esame, che lega direttamente la ripresa dell'occupazione alla ripresa economica, a sua volta indotta dalle risorse del PNRR, potrebbe scontrarsi con i nuovi modelli organizzativi del lavoro che si sono affermati nell'ultimo anno e che comportano un minor costo del lavoro, spingendo quindi verso un più basso numero di occupati;
    come è stato rilevato è in corso una transizione verso modelli di business più flessibili, che potrà comportare effetti deflattivi della domanda di forza lavoro, disoccupazione e contrazione dei salari. Un trend che potrebbe essere rafforzato anche dal Recovery fund, la cui finalità è proprio quella di sostenere processi di innovazione economica e organizzativa delle imprese;
    simili scenari sono quelli che prefigurano, in ultima analisi, la jobless recovery, la ripresa senza occupazione, uno scenario reputato probabile dagli analisti e colpevolmente sottovalutato dal Documento in esame;
    come rilevato anche dal Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro in sede di audizione, «l'assunzione di fondo del Def che sia sufficiente la ripresa delle attività economiche e della domanda aggregata per riassorbire il sottoutilizzo di ore lavorate e le perdite occupazionali accumulate finora potrebbe non bastare»;
    occorre, invece, un sostegno più forte alla crescita dell'occupazione, al fine di innalzarla ai livelli europei;
    parallelamente all'adozione di politiche volte a migliorare i tassi occupazionali, occorre altresì proseguire il percorso verso un compiuto sistema di tutele di tutti i lavoratori, avviato con la legge di bilancio 2021 con l'introduzione dell'indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa (ISCRO), finanziata dalla gestione separata INPS e volta a salvaguardare la continuità dell'attività professionale in caso di flessione del volume d'affari per i suoi iscritti;
    un ulteriore tema al quale il Documento in esame non sembra attribuire il giusto rilievo è quello della liquidità delle imprese e dei numerosissimi fenomeni da sovra-indebitamento che ne stanno mettendo a rischio la stessa sopravvivenza;
    l'indebitamento delle imprese è aumentato del 30 per cento, come anche l'importo medio richiesto alle banche, rispetto al quale si è registrato un incremento del 61 per cento, e sono in rapido aumento anche le aziende che pagano i fornitori con ritardi superiori al mese (12,8 per cento del totale nel 2020, +21,9 per cento sul 2019 e il doppio rispetto a dieci anni fa);
    i prestiti che molte imprese hanno dovuto contrarre per sopravvivere nella fase pandemica e riuscire a fare fronte ai costi fissi determinano una riduzione della liquidità che può metterne a rischio la solvibilità;
    in tema di liquidità, i dati forniti periodicamente dell'apposita task force e contenuti nel Focus «Garanzie pubbliche» presente nel DEF 2021 evidenziano come, alcuni strumenti volti a favorire l'accesso al credito delle imprese introdotti dal precedente Governo attraverso il decreto-legge 23 del 2020, cosiddetto «decreto Liquidità», abbiano avuto effetti limitati rispetto a quelli previsti e annunciati; in particolare, il cosiddetto fondo «Garanzia Italia» gestito da SACE S.p.A., istituito dall'articolo 1 del citato decreto, con un massimale previsto di 200 miliardi di nuova liquidità generabile, ha fatto registrare un tiraggio di poco superiore a un decimo contribuendo ad attivare finora finanziamenti pari a 22,8 miliardi di euro;
    la flessione delle entrate tributarie registrata nel 2020 si rivela in realtà un aumento se messa in rapporto al PIL, il che significa che a fronte di ricavi in perdita le imprese, i lavoratori e le famiglie hanno continuato a sopportare il peso fiscale;
    incidono in maniera fortemente negativa sull'esposizione debitoria di imprese e famiglie le nuove regole EBA in base alle quali le banche classificano in stato di default prudenziale i debitori, entrate in vigore lo scorso 1o gennaio, e che hanno ridotto di ben quattro punti percentuali la cosiddetta soglia relativa di rilevanza delle obbligazioni creditizie in arretrato;
    con la vigenza delle nuove norme, sia per le famiglie che per le piccole e medie imprese c’è il rischio concreto non solo di una improvvisa mancanza di piccola liquidità, derivante dallo stop improvviso ai conti in rosso, ma anche di una significativa stretta al credito, oltre al fatto che l'entrata in vigore dei nuovi parametri può avere comportato una condizione di insolvenza per le imprese anche laddove la situazione debitoria sia rimasta invariata;
    le nuove regole europee sul debito si risolveranno in un ulteriore aggravio della condizione patrimoniale di cittadini e imprese, già duramente colpiti dalla pandemia e, in ultima analisi, incideranno in maniera molto negativa sulla stabilità dell'intero sistema economico e produttivo nazionale;
    le nuove regole, inoltre, daranno origine a una nuova ondata di crediti deteriorati, alla quale le banche risponderanno molto probabilmente con una nuova stretta creditizia che rischia di infliggere il colpo di grazia a migliaia di lavoratori e aziende in sofferenza;
    appare assolutamente necessario, quindi, sospendere la nuova regolamentazione posto che in piena pandemia rischia di produrre effetti molto negativi sui risparmiatori e sulle aziende, nonché sul sistema del credito, mentre per contro ora più che mai occorre un sistema bancario espansivo a sostegno della ripresa economica;
    secondo alcune stime, sono oltre trentacinquemila le imprese italiane che hanno delocalizzato all'estero a causa dell'elevato costo del lavoro, l'alto livello della tassazione e la mancanza di manodopera qualificata;
    la delocalizzazione ha progressivamente indebolito le potenzialità del Made in Italy, distruggendo buona parte del tessuto produttivo di qualità fatto di piccole e medie imprese, con le annesse ripercussioni sui livello generale di disoccupazione, a favore di grandi multinazionali che inevitabilmente puntano alla standardizzazione del prodotto;
    nella sua tragicità, la pandemia ha portato alla luce la strategicità di alcuni settori produttivi attualmente delocalizzati e ha dimostrato cosa può succedere a una nazione membro del G8 e seconda potenza manifatturiera d'Europa nella sciagurata ipotesi in cui vengano interrotte le catene di approvvigionamento di materie prime e semilavorati;
    nel Documento di economia e finanza 2021 non si assumono iniziative per favorire il c.d. «reshoring» delle imprese in Italia;
    l'Italia attraversa da molti anni un «inverno demografico», che si traduce in un crollo significativo delle nascite e in un progressivo invecchiamento della popolazione; tra le principali conseguenze dell'invecchiamento vi sono le ripercussioni in termini di calo della produttività conseguente alla contrazione della forza lavoro, l'aumento della spesa pensionistica e della spesa sanitaria nonché i rischi in merito alla sostenibilità del debito pubblico;
    tali aspetti sono stati adeguatamente presi in considerazione nel Documento di Economia e Finanza e il Governo ha individuato le due alternative politiche percorribili per invertire il trend in materia di denatalità; la prima strada è sostenere la nascita di nuove vite sul territorio nazionale; la seconda strada è importare forza lavoro immediatamente operativa da paesi extracomunitari;
    nei vari scenari individuati dal DEF emerge come sostenere nuove nascite sul territorio nazionale sia una strada lunga e non in grado di sostenere la crescita nell'immediato, e, di conseguenza, il Governo ritiene di voler sostenere l'economia razionale attraverso l'incremento del flusso netto migratorio di un terzo rispetto al previsto, asserendo che questa misura permetterebbe di diminuire il rapporto debito/PIL nel successivo ventennio;
    se il problema è quello di sostenere la crescita per sostenere il debito, appare evidente come vi siano altre alternative rispetto a quella dell'aumento dei flussi di immigrati indicata dal Governo, come la riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e da attività d'impresa;
    sotto il profilo strettamente economico e degli investimenti pubblici il DEF 2021 lega la ripresa post pandemica quasi esclusivamente al Piano nazionale di ripresa e resilienza – del quale alcuno conosce i contenuti precisi- senza alcun ulteriore rilevante apporto da parte di autorità di Governo territoriali e centrali, e senza riconoscere la giusta importanza alla ripresa dei consumi in ambito nazionale ed internazionale, ed è per questo che potrebbe essere definito vago, timido e incolore,

impegna il Governo:

   1) ad adottare ogni opportuna iniziativa finalizzata al rapido completamento del Piano di vaccinazione, tutelando prioritariamente i soggetti fragili e mettendo in sicurezza la popolazione, anche al fine di permettere la ripresa di tutte le attività economiche;
   2) a dare impulso alla ricerca medica, anche al fine di avviare una produzione nazionale di sostanze vaccinali;
   3) ad operare nel senso di un rafforzamento del sistema sanitario nazionale, soprattutto attraverso il potenziamento dell'assistenza territoriale e della medicina digitale;
   4) ad adottare iniziative per garantire che i nuovi indicatori per l'analisi del rischio epidemico si fondino su valide e solide basi scientifiche che garantiscano omogeneità nella valutazione dei dati a livello nazionale e non pregiudichino ingiustamente le regioni più virtuose in cui vengono effettuati e conteggiati un più elevato numero di tamponi;
   5) a proseguire, anche nei prossimi mesi, nel perseguimento di politiche espansive sia di sostegno alle imprese ed ai lavoratori colpiti dalla crisi, sia per aumentare il volume degli investimenti;
   6) in questo quadro, ad adottare specifiche iniziative di sostegno in favore di imprese e professionisti per fare fronte ai costi fissi;
   7) con riferimento alla liquidità, a proseguire nel sostenere le imprese nell'accesso al credito, provvedendo, laddove necessario, a rivedere il funzionamento di strumenti che hanno evidenziato una scarsa efficacia;
   8) con riferimento alla realizzazione dei progetti del PNRR a promuovere la semplificazione della normativa sulle opere pubbliche, e dotare le Amministrazioni coinvolte delle capacità progettuali e manageriali necessarie;
   9) ad avviare subito una riforma organica della materia fiscale che comprenda una più decisa lotta all'evasione e una più efficiente tassazione delle multinazionali, realizzando meccanismi virtuosi e conseguendo una riduzione dell'imposizione fiscale complessiva che costituisce freno alla ripresa dei consumi e della filiera produttiva;
   10) a disporre la proroga della moratoria sui prestiti bancari in scadenza a giugno e l'allungamento dei tempi per il rimborso dei prestiti assistiti da garanzie pubbliche, senza che ciò implichi una riduzione del livello della copertura attualmente offerta;
   11) ad adoperarsi per il completamento di un sistema di tutele che permetta di estendere ai lavoratori autonomi le misure già previste per i lavoratori dipendenti, avviato con l'introduzione dell'indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa;
   12) ad adottare misure per sostenere lo sviluppo dell'imprenditorialità, anche attraverso una revisione e implementazione dei meccanismi d'incentivazione elaborati per le piccole e medie imprese;
   13) ad adottare le opportune iniziative in ambito europeo per prolungare la sospensione del Patto di stabilità e crescita fino al 2026;
   14) ad agire nelle opportune sedi dell'Unione europea affinché siano ampliati i parametri stabiliti dall'Autorità bancaria europea, al fine di prevedere piani di ammortamento finanziari più ampi riferiti alle esposizioni, scongiurando l'accumulazione di crediti deteriorati;
   15) ad introdurre misure strutturali per il sostegno della natalità e della famiglia, proteggendo la maternità, potenziando i servizi territoriali destinati alla cura dei bambini e agevolando le famiglie con figli sotto il profilo della fiscalità;
   16) a definire, nell'ambito delle politiche sul lavoro e a tutela delle imprese italiane, un piano di interventi volto a favorire e incentivare l'occupazione, anche mediante meccanismi premiali per le imprese ad alta intensità occupazionale, ritenendo imprescindibile, in particolare in questa fase di profonda sofferenza, il superamento delle previsioni introdotte con il decreto-legge n. 87 del 2018 (decreto dignità), la cui rigidità normativa rappresenta un freno per il mercato del lavoro; al contempo, prevedere l'abolizione dei costi connessi ai rinnovi dei contratti a tempo determinato, al fine di evitare una perdita di competitività e produttività per le imprese italiane con conseguente ulteriore contrazione dell'occupazione;
   17) ad adottare iniziative di contrasto alla delocalizzazione, e per elaborare e mettere in atto strategie efficaci per il reshoring delle nostre aziende.
(6-00183) «Lollobrigida, Meloni, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».